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Resoconto della seduta n. 213 del 05/07/2022

BOZZA PROVVISORIA

CCXIII SEDUTA

Martedì 5 luglio 2022

(ANTIMERIDIANA)

Presidenza del presidente Michele PAIS

Indi

Del Vicepresidente Giovanni Antonio SATTA

Indi

Del Presidente Michele PAIS

La seduta è aperta alle ore 11 e 10.

CUCCU CARLA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 24 febbraio 2022 (202), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. I consiglieri regionali Francesco Agus, Sara Canu, Angelo Cocciu, Daniele Secondo Cocco, Giampietro Comandini, Diego Loi, Annalisa Mele, Pietro Moro e Aldo Salaris hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 5 luglio 2022.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che, vista l'ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Cagliari n. 313/21 RNR; n. 3707/21 GIP; n. 2708/22 GIP; n. 3697/22 PM, depositata in Cancelleria il 4 luglio 2022, è venuta meno la causa di sospensione dalla carica di consigliere regionale del sig. Valerio De Giorgi disposta ai sensi degli articoli 7 e 8 del Decreto legislativo n. 235 del 2012 e accertata con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'11 aprile 2022. Pertanto, a far data dal giorno
4 luglio 2022 il sig. Valerio De Giorgi è reintegrato nella carica di consigliere regionale ai sensi dell'art. 8, comma 5, del D. Lgs n. 235 del 2012. Conseguentemente, dalla medesima data, cessano le funzioni di supplenza del sig. Pierpaolo Congiu.

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle interrogazioni numero 152, 225, 263, 708, 1318, 1236, 1246, 1252, 1263, 1272, 1325, 1493.

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

CUCCU CARLA, Segretaria. Sono state presentate le interrogazioni numero 1517, 1518, 1519, 1520, 1521, 1522.

Annunzio di mozione

PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.

CUCCU CARLA, Segretaria. È stata presentata la mozione numero 600.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Franco Satta. Ne ha facoltà.

SATTA GIAN FRANCO (Progressisti). Per segnalare a lei e all'Assessore dell'ambiente che oggi non è presente, io pensavo che visto l'argomento all'ordine del giorno dovesse essere presente, immagino che sia presente dopo, il 15 giugno ho inviato una PEC all'Assessore dell'ambiente e al commissario di Forestas per segnalare il fatto che in alcuni comuni, in particolare quelli dell'Anglona, contrariamente agli altri anni, la campagna antincendio non ha avuto inizio, quindi con le squadre di Forestas che non sono sul posto. Dal momento che non ho ricevuto nessun riscontro, io vorrei che questa cosa rimanga agli atti di questo Consiglio perché è una cosa gravissima, e mi auguro che non succeda niente in quei territori.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salvatore Corrias. Ne ha facoltà.

CORRIAS SALVATORE (PD). Oggi il rettore dell'Università di Cagliari è intervenuto, come un fulmine in un cielo in tempesta, sulla situazione conclamata dell'ERSU di Cagliari che dal 4 di marzo non ha più commissario e da tempo immemore non ha un presidente e un CDA. Noi a più riprese da questi banchi abbiamo sollecitato il Presidente della Giunta perché provveda a fare quello che gli spetta e ad oggi la situazione è grave, con forte detrimento e disagio per gli studenti sardi. È urgente intervenire, visto che il tempo stringe è opportuno che questo messaggio l'aula lo riceva pienamente.

PRESIDENTE. Onorevole Corrias, le devo togliere la parola perché non si possono utilizzare questi interventi…

Discussionecongiunta delle mozioni: Manca Desiré Alma - Ciusa - Li Gioi - Solinas Alessandro sulla necessità di ribadire la specialità della Sardegna e del suo Statuto, di difendere e preservare il patrimonio ambientale, identitario, storico culturale e paesaggistico dell'Isola (539); Fancello - Mula - Chessa - Gallus - Lancioni - Maieli - Marras - Satta Giovanni - Schirru - Usai sulla necessità di impegnare il Presidente della Regione e la Giunta ad assumere tutte le iniziative politiche necessarie presso il Governo italiano, per rivendicare la più ferma opposizione al rilascio delle concessioni demaniali marittime per l'installazione di parchi eolici off-shore al largo delle coste sarde (598); Deriu - Meloni - Comandini - Corrias - Ganau - Moriconi - Pinna - Lai - Cocco - Satta Gian Franco - Agus - Piu - Orrù - Caddeo - Zedda Massimo - Li Gioi - Manca Desiré Alma - Ciusa - Solinas Alessandro sul progetto inerente ai parchi eolici marini di fronte alla Costa Smeralda, alla Gallura e alla Baronia (599).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 539, 598, 599. Si tratta di un tema che riguarda l'intera Aula e il fatto che le mozioni portino la firma di tutti i consiglieri, evidenzia l'attualità e l'importanza del tema che deve essere trattato con la massima condivisione e unione di questo Consiglio regionale.

Dichiaro aperta la discussione.

Uno dei presentatori della mozione numero 539 ha facoltà di illustrarla.

LI GIOI ROBERTO (M5S). Innanzitutto ringrazio tutto l'arco consiliare per aver accolto con entusiasmo la richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio per parlare di questo tema così importante. È un momento di unità, sono stati pochi i momenti di unità in questa legislatura, ed è importante che su un argomento del genere si sia trovata questa unità e questa compattezza. Oggi il Consiglio regionale sardo deve alzare la voce in maniera perentoria e inequivocabile raccontando la verità ai sardi. Non possiamo infatti non prendere posizione sulla vicenda vergognosa che calpesta i nostri diritti di sardi, perché come sardi stiamo per subire un oltraggio alla nostra storia, alla nostra identità, al nostro territorio e al nostro paesaggio. Un oltraggio che se non fermato, determinerà conseguenze irrimediabili e irreversibili, tutto questo in seguito ad una manovra subdola e infame che sta consegnando a beceri speculatori il nostro paradiso. Una manovra che utilizza viscidamente il concetto di transizione energetica anziché chiamarla con il suo vero nome, speculazione energetica. Una speculazione energetica che vuol fare man bassa delle nostre coste, occupandole con iniziative dai nomi fantasiosi e blaterando e altrettanto fantasiose migliaia di nuovi posti di lavoro. La verità è che siamo circondati, da Nord a Sud, da Est a Ovest, un'azione di stampo colonizzatore che non guarda in faccia a nessuno, un'invasione in piena regola che noi sardi dobbiamo respingere, abbiamo l'obbligo di respingere. La nostra terra, quest'isola meravigliosa bramata da sempre da predatori senza scrupoli ha subito nei secoli depredazioni violente dalle conseguenze devastanti che hanno disboscato per realizzare le linee ferroviarie di tutta Italia. Ci hanno inquinato, invadendoci con servitù militari sconfinate che hanno prodotto e continuano a produrre malattie e morte, hanno riempito i nostri pascoli con capannoni industriali, illudendo intere generazioni per poi fuggire con il malloppo lasciandosi alle spalle disoccupazione e miseria. Adesso vogliono rubare il nostro vento per venderlo a peso d'oro, senza lasciare qui da noi neanche un centesimo e nemmeno un kilowattora. Uno scempio che ha le sembianze di foreste di pale eoliche alte come grattacieli newyorkesi, da piantare di fronte alle nostre coste incontaminate. Uno scempio, il cui progetto è stato dolosamente tenuto nascosto sino all'ultimo momento utile, per non dare il tempo a chi legittimamente si oppone di preparare e presentare adeguate contromisure. Numerosissimi Consigli comunali si sono espressi sdegnosamente e orgogliosamente, opponendosi all'unanimità a questo assalto indiscriminato, un assalto che gli speculatori tentano di celare prevedendo l'installazione delle pale appena fuori dalle acque territoriali. Ma è bene ricordare e tenere bene in mente che le centrali di trasformazione in energia del vento rubato e i relativi cavidotti, sono previsti, e non potrebbe essere altrimenti, sul nostro suolo, su quella terra che abbiamo il dovere morale di preservare dai predatori del ventunesimo secolo. Oggi abbiamo l'obbligo di stare al fianco degli amministratori locali e dei cittadini che essi rappresentano, sostenendo senza se e senza ma le loro rimostranze, dando quindi al presidente Solinas pieno mandato affinché ponga in essere tutte le azioni nelle sue possibilità per difendere il nostro futuro turistico, economico e ambientale. Questa non è una battaglia, è una guerra, gli speculatori energetici fanno fermati ad ogni costo.

PRESIDENTE. Io procederei in questo modo, questo non è il primo intervento ma è solamente l'illustrazione della mozione, darei adesso la parola all'onorevole Fancello che illustrerà l'altra mozione e successivamente all'onorevole Deriu e da lì apriamo…

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 598 ha facoltà di illustrarla.

FANCELLO ELENA (PSd'Az) Presidente, secondo i dati Terna 2 del 2019 la Sardegna produce circa 13.000 gigawatt di energia destinata al consumo, a fronte di un fabbisogno interno pari a poco più di 9000. Rispetto alle nostre esigenze, quindi, abbiamo un surplus di 3500 gigawatt che vengono esportati. Questa energia deriva per il 70 per cento da fonti termoelettriche tradizionali, mentre il 30 per cento deriva da fonti rinnovabili. Quindi il problema della Sardegna non è quello di produrre più energia, ma di cambiare le fonti, aumentando la quota delle rinnovabili fino a diventare carbon free a emissioni zero. Ci troviamo di fronte a un bivio dal quale non si può tornare indietro, ma ciò di cui deve discutere il Consiglio regionale è il modo in cui proseguire una strada inevitabile. La mozione di cui sono prima firmataria parte dal caso delle numerose richieste di autorizzazioni per impianti eolici in mare in diversi punti al largo delle nostre coste, troppo numerose, tanto numerose che aumentano di giorno in giorno. È in corso un vero e proprio accerchiamento al quale ci dobbiamo ribellare. Siamo dunque contrari alle energie rinnovabili? Assolutamente no, siamo contrari solo all'impianto di nuove servitù finalizzate agli interessi altrui, che occupino porzioni del nostro territorio, o del nostro mare, senza alcun vantaggio per i sardi. Sì, perché è chiaro che in nome della transazione energetica siamo chiamati dal Governo italiano a pagare il nostro tributo, senza avere nulla in cambio. A proposito di questo stiamo molto attenti, perché non è vero che la Regione Sardegna non abbia voce in capitolo sulle concessioni per l'installazione di questo tipo di impianti, esiste un Codice dei beni culturali e del paesaggio secondo il quale le bellezze panoramiche, e così pure quei punti di vista o di belvedere accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di queste bellezze, sono soggetti a tutela per il loro notevole interesse pubblico. Così nel caso di apertura di strade e di cave, di posa di condotte per impianti industriali e civili e di palificazioni, questo aspetto paesaggistico va considerato e valutato, e il parere è vincolante. Questo significa che la Regione ha, eccome, voce in capitolo e a questa voce va data forza. È recente la notizia del finanziamento nazionale di 12 milioni di euro per realizzare, nel centro ricerche Sotacarbo, un laboratorio avanzato di valenza internazionale per la produzione di idrogeno e altri combustibili da energia rinnovabile. Questa è la strada che la Sardegna deve percorrere, questo è il ruolo che dobbiamo rivendicare a livello nazionale, perché la nostra isola si è sempre dimostrata sede ideale per ricerca e innovazione. Qui si inserisce anche il discorso di su Einstein Telescope, in tanti, da ogni fronte politico, abbiamo manifestato perplessità sull'impatto che certe strutture potrebbero avere sul sito di Sos Enathos, abbiamo indagato, ci sono state fornite rassicurazioni in merito, ma sempre con un margine di dubbio, di verifica. Noi quel dubbio, anche se infinitesimale, non lo possiamo accettare, perché è su progetti come ET che si basa il futuro sostenibile della nostra isola. È arrivato il momento di porre la transizione energetica al centro della nostra agenda, ma alle nostre condizioni. La Sardegna deve prendere in mano la questione energetica e governarla a proprio vantaggio. Va aggiornato il Piano energetico regionale e disegnata una mappa delle fonti che tenga conto delle caratteristiche peculiari dei territori. Oltre all'eolico e al fotovoltaico vanno presi in esame anche gli altri sistemi di produzione di energia pulita, come il geotermico, che nella nostra isola ha potenzialità enormi, soprattutto per quanto riguarda l'autonomia degli edifici, ma che langue in uno spaventoso vuoto normativo. Seguo con interesse i lavori dell'Ordine dei geologi regionale sul tema, e ritengo doveroso instaurare il prima possibile un tavolo tecnico, in cui la politica possa lavorare fianco a fianco con gli studiosi, per assumere decisioni efficaci e fondate. La questione non è essere contro le fonti rinnovabili, noi siamo a favore, ma vogliamo goderne i vantaggi, non solo pagarne il prezzo. Gli avvenimenti degli ultimi anni, pandemia, guerra, cambiamenti climatici, ci obbligano ad accelerare il passo verso una transizione che non dobbiamo subire, ma dobbiamo governare. È a disposizione un'enorme quantità di fondi che sarà perfino difficile da spendere, a meno che non si decida di indirizzarli verso un grande investimento rivoluzionario: costruire noi stessi gli impianti di energia alternativa. La proprietà regionale degli impianti sarebbe l'unico modo per evitare speculazioni esterne che, come già accaduto nella nostra storia, lascino qui le macerie e altrove i profitti. Non è un'idea nuova, ma è di certo l'unica adatta a garantire alla Sardegna di essere per una volta finalmente padrona del proprio destino. E proprio il caso di dire: fortza paris!

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 599 ha facoltà di illustrarla.

DERIU ROBERTO (LEU-DEMOS-Possibile). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, noi non siamo per il no a tutto, noi non siamo per le posizioni dei nimbi, noi non siamo per dire che non bisogna costruire niente e mai, ma noi non accettiamo che si compromettano i beni comuni in modo permanente, non accettiamo che non ci sia uno studio indipendente alla base di una scelta strategica che coinvolge tutta la Repubblica in uno sforzo gigantesco, quello di garantire l'indipendenza energetica all'Italia. Allora ci si deve dire per quale motivo, in che misura, la Sardegna debba sostenere uno sforzo gigantesco in presenza di un surplus energetico già prodotto, in presenza di uno sforzo notevole sulle energie alternative compiuto negli ultimi anni, in presenza di tutte le servitù che a vantaggio dell'insieme della Repubblica la Sardegna ha già concesso e vede installate nel suo territorio. In questo senso l'unità del Consiglio regionale è indispensabile. Io spero che noi arriviamo a un documento congiunto, perché non si tratta più come sembrava in un primo momento di interventi che andavano a ledere questo o quel bene paesaggistico naturale, ma si tratta del progetto di costruire una Sardegna intorno alla Sardegna fatta di gigantesche installazioni industriali per produrre l'energia evidentemente per tutto il Paese. Questo è incompatibile con il disegno che tutte le forze politiche sarde hanno in mente per la Sardegna. Questo è incompatibile con l'immagine stessa, l'identità stessa della Sardegna. Per cui è necessario che la Giunta regionale, il Presidente della Regione, assumano l'iniziativa della composizione di una inchiesta tecnicamente supportata, scientificamente sostenuta e autorevolmente indipendente, per chiedere conto al Governo di eventuali scelte sull'autorizzazione di un'immensa e vastissima distesa di impianti industriali per la produzione di energia sul mare della Sardegna. E non ci fermeremo di fronte alle fasulle tecnicalità che ci dicono che dalla spiaggia non si vedono le pale, questa è una presa in giro, questa è una sciocchezza. Insomma è abbastanza chiaro il nostro pensiero e lo abbiamo scritto nella mozione a nostra firma e invitiamo il Consiglio a convergere su un ordine del giorno unitario, che preveda con determinazione, con chiarezza, il ruolo della Regione Sardegna nel proporre all'intera Repubblica le ragioni che ci portano ad essere volontariamente e consapevolmente partecipi dello sforzo di tutta l'Italia per raggiungere l'indipendenza energetica, ma a tutela sempre e comunque dei nostri beni ambientali che noi consideriamo Comuni, che consideriamo identitari e consideriamo proprietà di tutto il mondo e delle generazioni future.

Dichiaro aperta la discussione generale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Michele Ciusa. Ne ha facoltà.

CIUSA MICHELE (M5S). Presidente, il tema del cambiamento climatico non è più trascurabile e ci impone un necessario cambiamento del nostro modello di sviluppo, a tutto questo si è aggiunta la drammaticità della guerra con le ingenti conseguenze economiche ed energetiche, che impongono all'Italia di avere il prima possibile una maggiore indipendenza energetica dal gas russo. In questo quadro così complesso e di così difficile ed immediata risoluzione le nostre coste sarde, da sempre meta ambita dei vacanzieri, vengono prese d'assalto da progetti calati dall'alto per l'installazione di pale eoliche in mare, senza nessuna condivisione e senza alcun confronto pubblico con le popolazioni maggiormente interessate da questa azione speculativa. Sappiamo tutti che la transizione energetica verso le fonti rinnovabili è necessaria e va sostenuta, ma sicuramente non si può accettare che essa si trasformi in un mero business a vantaggio di pochi privati, ai danni di tutti i sardi, di tutta la Sardegna. Con le solite modalità poi, prendo tutto ciò che mi serve e scappo via, lasciando in Sardegna solo miseria e macerie. Bisogna dirlo subito in maniera chiara e netta, questo tipo di manovra va rispedito al mittente, perché è sotto gli occhi di tutti i sardi, che in questa vicenda non c'è alcun vantaggio per la nostra terra, nessuno. Ed è giusto domandarsi se in tutto questo tempo la Giunta sia stata presente nei tavoli con il Ministero, per analizzare i pro e contro, perché è in quei tavoli che bisogna alzare la voce e tutelare la nostra terra. Altrimenti troveremo una situazione fotocopia che è già successa tanti anni fa, la stagione dei poli industriali, dell'industria petrolchimica, una grande illusione, che ha lasciato nella nostra terra cattedrali nel deserto, disoccupazione ed inquinamento. Tutte questioni ancora aperte e mai risolte, che hanno contribuito a rendere la Sardegna ancora più povera di quando quei processi ebbero inizio. Ora non ci è permesso compiere lo stesso errore, ci sono domande che necessitano una risposta chiara e trasparente, ci rubano il nostro vento il nostro mare in cambio di qualche vantaggio? La cessione di queste aree marine comporterà dei problemi per il turismo da diporto, da sempre fattore economico per la nostra terra. Cosa sarà delle pale eoliche una volta che questa tecnologia sarà superata? E chi avrà l'onere di rimuovere tutto questo? Sono interrogativi necessari e le risposte sono eloquenti, perché siamo di fronte a un nuovo tipo di servitù, la servitù energetica, dopo quelle militari possiamo tollerare questo tipo di servitù? No, non possiamo. Oggi la politica è chiamata ad un atto di responsabilità, perché l'opportunità della transizione energetica deve essere governata dalle istituzioni, coinvolgendo le popolazioni e dando reali e tangibili vantaggi. Perché è noto a tutti che gli strumenti che abbiamo oggi per favorire la transizione verde hanno necessariamente un impatto sul patrimonio paesaggistico, per questo le Istituzioni devono essere protagoniste, per garantire alle popolazioni interessate che i loro territori non saranno depredati, senza l'ottenimento di alcun vantaggio concreto reale. E sottolineo che la Sardegna ha tutte le carte in regola per essere una Regione Green, al passo con le sfide che ci chiedono le nuove generazioni, in cui sviluppo e ambiente sono legati senza che l'uno intacchi la dimensione dell'altro. E su queste basi bisogna aggiornare il Piano energetico regionale. Oggi i costi dell'energia sono arrivati alle stelle, sappiamo tutti le grandi difficoltà che vivono i cittadini, potere ottenere vantaggi netti da questa transizione sarebbe una boccata d'ossigeno per famiglie e imprese, e consentirebbe un forte rilancio a determinati territori, ma tutto questo deve scaturire da un confronto serio e franco con le popolazioni, lo ribadisco, con una politica capace di governare, essere garante, essere parte attiva di questo processo e non succube dei soliti predoni. In caso contrario questo processo sarà una sconfitta per l'intera comunità e contribuirà ad impoverirla ancora di più. Pertanto oggi in quest'Aula ribadiamo il no agli speculatori, ma sì a un processo di transizione energetica in cui le istituzioni investono in prima persona, in accordo con le comunità, per un progetto che vada a garanzia di tutti e non di pochi per una società inclusiva e proiettata verso il futuro.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Michele Cossa. Ne ha facoltà.

COSSA MICHELE (MISTO). Presidente, il problema della transizione energetica e della autonomia e autosufficienza energetica del nostro Paese è un problema reale. L'invasione russa dell'Ucraina ci ha dimostrato che noi non possiamo dipendere da Stati terroristi e questo implica delle scelte a cui la Sardegna non si può sottrarre. La Sardegna fa parte di questo Stato, non è un mondo a parte, e noi dobbiamo concorrere al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. Io credo che questo noi dobbiamo tenerlo ben presente. Questo tuttavia non può significare che è concesso tutto e che è ammesso tutto, e non può significare che decisioni così importanti, come quelle della autorizzazione di parchi eolici con impianti che sono alti due volte la Statua della Libertà, per chi ha visto cosa è la Statua della Libertà si rende conto di cosa stiamo parlando, non può essere affidata al Comandante della Capitaneria di Porto di Olbia, la quale scrive ai Comuni invitandoli a eccepire entro 30 giorni se hanno qualcosa da dire su impianti di questo genere. Questo è inaccettabile! Ed è inaccettabile che la Regione non venga minimamente coinvolta su situazioni che hanno un impatto di questo genere. Colleghi, noi non possiamo dire di no a tutto, perché se noi ci mettiamo nella condizione di quelli che dicono di no a tutto ci mettiamo in una posizione indifendibile, però noi vogliamo concorrere alle scelte, e dobbiamo concorrere alle scelte sulla base di argomenti solidi, che sono prima di tutto di natura costituzionale. Perché è vero che la competenza della Regione in materia energetica è limitata, ma è entrato in vigore da poco l'articolo 9 che dice che la Repubblica tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. Cioè le scelte che noi facciamo oggi devono essere calibrate non soltanto nell'immediato, e ripeto, è necessario fare delle scelte, ma anche nell'interesse di future generazioni. Pale eoliche alte 220 metri vanno in questa direzione? Io non lo so, noi non abbiamo gli strumenti per valutare, perché noi nulla sappiamo, tutti gli atti sono presso la Capitaneria di Porto di Olbia. Ma è ammissibile una cosa di questo genere? Ed è appena entrato in vigore l'articolo 41 della Costituzione, novellato, che dice che l'attività economica privata è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale e in modo da arrecare danno all'ambiente, e comunque la Repubblica la indirizza e la coordina a fini sociali e ambientali. Ma c'è di più, il 18 di luglio - permettetemi di parlare come Presidente della Commissione speciale per l'insularità, e io non posso non cogliere anche questa occasione per ringraziare i componenti per tutto il lavoro che hanno fatto in questi anni - il 18 luglio la Camera dei deputati ha iscritto all'ordine del giorno la modifica dell'articolo 119, che ha visto questo Consiglio regionale schierato in prima fila, che introduce come sappiamo il principio di insularità. Il principio di insularità non può significare che la nostra Isola, o le isole italiane possono essere un territorio franco nel quale installare, a discrezione, pale eoliche con il solo parere della Capitaneria di porto e della Guardia costiera di Olbia, ma deve significare, così come recita il testo che speriamo a luglio venga approvato in via definitiva dalla Camera, che le isole vengono valorizzate, non penalizzate, dallo Stato, anzi la Repubblica concorre a abbattere il fattore insulare.

Allora, colleghi, è chiaro che un'Isola che si vuole avviare verso una nuova politica economica, verso una nuova identità, che non può essere che una nuova identità anche ambientale, deve essere prima di tutto un'Isola green secondo le indicazioni dell'Unione europea, e che il vero nemico non è né l'eolico né il solare ma il carbone, sono le fonti inquinanti, ma è altrettanto chiaro che scelte di questo genere debbono vedere la Regione come protagonista. Ed è chiaro che per fare questo la Regione deve avere prima di tutto le idee chiare su come procedere, attraverso un piano energetico regionale che fa delle scelte precise e delle altrettanto precise scelte di sviluppo economico. Io credo che questi debbano essere gli argomenti, che io ritengo molto forti e molto solidi, da utilizzare nei confronti dello Stato per impedire che una barbarie che va a insediarsi se non dentro sicuramente ai limiti di un parco naturale, e probabilmente dentro il santuario dei cetacei di La Maddalena, venga bloccata in maniera definitiva.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianfranco Satta. Ne ha facoltà.

SATTA GIANFRANCO (Progressisti). Comprendere le sempre più articolate relazioni tra energia, economia e ambiente è una capacità ormai indispensabile per riuscire a costruire una politica energetica che sia capace di soddisfare obiettivi multisettoriali. Senza trincerarsi, così come detto dagli interventi che mi hanno preceduto, dietro idealismo di parte ma semplicemente osservando la realtà, possiamo affermare con ragionevole certezza che per anni abbiamo assistito a rapporti totalmente sbilanciati in favore della componente economica, dove tra l'altro spesso gli interessi privati hanno colliso con quelli collettivi. Un riequilibrio di questo schema non può essere solo un'ambizione, deve diventare una regola. Puntare sulle energie rinnovabili significa scegliere un presente e soprattutto un futuro compatibile con l'ambiente, e non possono esistere equivoci su questo tema. Non raramente chiunque provi a far valere questi principi viene tacciato quale oppositore dello sviluppo, come se per sviluppare un territorio occorra per forza sottometterlo nelle sue componenti ambientali, e al contempo adoperarsi per preservare l'immenso patrimonio naturalistico, archeologico, storico e culturale della nostra Sardegna sia in contrasto con la possibilità di progresso. Niente di più sbagliato: i più accorti e moderni sistemi di sviluppo insegnano che si può, anzi si deve vivere secondo modelli sostenibili i quali rappresentano oggi anche un'importante opportunità di crescita.

L'ambiente è il bene più prezioso che abbiamo, tutelarlo e valorizzarlo non rappresenta solo un dovere ma anche uno stimolo morale ed etico. Già a settembre del 2020 chiedevamo un disegno di legge che disciplini in modo organico l'installazione di impianti eolici a terra e a mare, un vero e proprio atto di pianificazione su scala regionale che vada ad effettuare una serie di programmazioni del settore, tenendo conto dei reali fabbisogni energetici della Sardegna, per questo ci tengo a precisare che non è vero che diciamo no a tutto, è che abbiamo visto con i nostri occhi cosa siano capaci di fare i sistemi privi di controllo. Il vecchio schema di sfruttare il sole, il mare, il vento a tal punto che sul territorio non rimanga nulla se non la deturpazione dei paesaggi, non può assolutamente esistere.

Giusto per riportare un'esperienza vissuta, nel 2005 i comuni di Nulvi e di Tergu stipulavano una convenzione con una società privata per la realizzazione e gestione di un parco eolico. Furono realizzate 35 turbine complessive in quei territori; la produzione dell'impianto è iniziata nel 2008 e per tutta la durata della convenzione, prevista in trent'anni, la società privata si era impegnata a riconoscere a quei Comuni, a quei territori la compensazione, dei canoni comprensivi di oneri di servitù e di disagio arrecato alla comunità in fase di realizzazione, esercizio e manutenzione degli impianti. La società privata nel 2015, dopo sette anni dall'entrata in funzione, ha eccepito la validità di quegli accordi sottoscritti, obbligando i Comuni a promuovere una causa davanti al TAR e al Tribunale civile. E' intervenuto per fortuna il Governo con l'approvazione nel 2018 della legge 145, articolo 1, comma 953, che ha definitivamente chiarito che, ferma restando la natura giuridica di libera attività di impresa dell'attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica, i proventi economici liberamente pattuiti dagli operatori del settore con gli enti locali nel cui territorio insistono impianti alimentati da fonti rinnovabili sulla base di accordi bilaterali sottoscritti prima del 3 ottobre 2010 in materia, restano acquisiti nei bilanci degli enti locali mantenendo gli accordi piena efficacia. Con molta probabilità avranno già presentato richiesta per cambiare quelle turbine, su 35 pali si passerà dagli attuali 30 megawatt a circa il triplo, bene, noi stiamo pianificando nella nostra Sardegna la possibilità che questi facciano grossi guadagni e non abbiamo una disciplina in materia che impegni le società private che faranno lauti guadagni, e alle comunità, ai territori, alla nostra Sardegna non rimarrà niente di tutto questo. Per questo, sì all'energia ma senza calpestare i diritti dei sardi, per questo ci tengo a precisare che se per il benessere generale si deciderà di investire ancora sull'energia eolica, sarà necessaria una regia condivisa tra Regione, Comuni e portatori di interesse; i Sindaci non possono essere lasciati soli rispetto alla possibilità che questi intervengano e occupino il territorio lasciando macerie.

PRESIDENTE. Comunico all'Aula che l'onorevole Comandini è rientrato dal congedo.

È iscritto a parlare il consigliere Giovanni Antonio Satta. Ne ha facoltà.

SATTA GIOVANNI ANTONIO (Misto). Anche i parchi eolici stanno dividendo i sardi, tant'è che nelle nostre spiagge il tormentone dell'estate del 2022 è diventato "parchi eolici sì, parchi eolici no": ci sono quelli che vogliono pale eoliche dappertutto e a tutti i costi, e quelli che non le vogliono per principio.

Per questa Assemblea credo sia giunto il momento di elaborare un ragionamento sul tema finalizzato a definire una posizione unitaria, anche perché questa materia sembra destinata a segnare il futuro della nostra Isola sul piano ambientale, sul piano economico e la segnerà in maniera marcata anche sul piano culturale e antropologico. La Sardegna, se sarà invasa da questi impianti, sarà una terra diversa rispetto a come oggi appare agli occhi dei sardi e dei tanti che a vario titolo sono nostri ospiti.

La questione, sia ben chiaro, è da trattare in sede politica, sbaglia chi pensa che la si possa confinare nel campo della sola tecnica. In Sardegna, con la realizzazione di tutti gli impianti proposti, avremmo una produzione di energia elettrica almeno quadrupla rispetto ai fabbisogni della terra sarda, e il surplus energetico verrebbe trasferito in altre regioni italiane; inoltre noi funzioneremmo solo come base di installazione di questi impianti, dai quali ai sardi non arriverà pressoché nulla, stiamo parlando infatti di impianti di proprietà di società straniere, eseguiti con macchinari prodotti e commerciati anch'essi all'estero.

Credo che noi sardi con lo Stato italiano siamo già a credito in tanti ambiti: già oggi siamo la palestra di tutti gli eserciti della NATO, oggi il 60 per cento di tutte le servitù militari tricolori sono in Sardegna; abbiamo il primato di ospitare il maggior numero di condannati in regime di detenzione speciale, perché adesso dobbiamo anche stracaricare nel nostro mare di turbine eoliche per produrre energia elettrica che andrà fuori dall'Isola? Perché invece da Bologna in su non si registrano installazioni di impianti eolici? Sapete quante pratiche sono state presentate per installare queste macchine sulle Alpi? Zero! E questo nonostante il grosso delle aziende energivore si trovino al Nord Italia. L'ultimo quadro sinottico sull'argomento pubblicato giorni fa su Il Sole 24 ore riporta quanto vi ho appena detto, cioè in Italia la maggior parte dell'eolico è al sud.

Tutto parte dal decreto legge 31 maggio 2021 n. 77, famoso decreto semplificazioni del Governo Draghi, da cui prende il via questo processo che ha portato alla situazione attuale, e se andate a leggere la norma scoprite che sistematicamente il ruolo della nostra Regione viene banalizzato, marginalizzato se non annullato: decide il Presidente del Consiglio, il Ministero dello sviluppo economico e quello delle infrastrutture, la Regione autonoma della Sardegna non ha, e per le signorie loro non deve avere, alcun ruolo.

La mozione di oggi, spero unitaria, costituisce un sussulto di dignità contro l'iniziativa che, camuffata con l'emergenza energetica, vuole trasformare la Sardegna nel gruppo elettrogeno d'Italia, consentendo guadagni incredibili a società che in buona parte hanno basi operative all'estero e che non determina incrementi occupazionali o di reddito in Sardegna.

Io vengo da un territorio che ospita un importante complesso eolico, forse il più grande d'Europa, e posso parlare con sufficiente cognizione di causa per aver avuto rapporti con queste società per dieci anni da Sindaco. Posso dire che se è poco quello che i signoridel vento concedano alle nostre casse comunali per la presenza dei parchi eolici a terra, le royalty infatti sono appena il 3 per cento dei certificati verdi, nulla invece, ribadisco nulla, resterà i sardi a seguito dell'installazione dei parchi eolici a mare.

Noi sardi, cari consiglieri, abbiamo già dato anche tanto, troppo; i Savoia ci hanno rubato legno, minerali, ci hanno tolto la lingua; lo Stato italiano che ci ha tolto la lingua e la storia ci vuole privare dell'anima identitaria e autonomista. Adesso ci vogliono sottrarre il vento e il sole con i quali produrre energia da consumare fuori dalla nostra terra, e se ci concedono un'elemosina dobbiamo pure ringraziare. Diceva e saggista Cicitu Masala che un popolo che non ricorda è come un uomo senza memoria: potrà mai costui programmare il suo futuro se non sa chi è e chi è stato? Unu populu chen 'e memoria si che moridi, diceva appunto il saggista di Nughedu San Nicolò. Possiamo ancora far finta di non sapere? Forse ce lo può consentire la nostra ragione, ma la nostra coscienza non può più permetterselo.

Io credo, Presidente, che ricorrano tutti gli estremi per affidarsi ad un esperto costituzionalista per capire se in questa vicenda legislativa nazionale non si riscontrano elementi di illegittimità e incostituzionalità per richiedere un parere e conseguentemente un giudizio presso la Consulta a tutela della nostra autonomia. Oggi il Consiglio regionale è forse l'unico presidio in grado di fermare questa devastazione coloniale, e mi auguro di cuore che tutti insieme di ciò possiamo prendere coscienza e difendere le ragioni del nostro popolo e della nostra terra davanti alle imposizioni della politica italiana, che in questo, come in altri casi, ha fatto male i suoi conti. Ma, come ci hanno insegnato i nostri avi, a contos male fattos si bi torrat.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Stefano Tunis. Ne ha facoltà.

TUNIS STEFANO (Misto). Innanzitutto raccolgo immediatamente l'auspicio di un documento unitario che scaturisca da questa discussione, prima di tutto perché è importante un'ampia condivisione sui temi ma anche perché, valutando singolarmente ognuna delle proposte, trovo non votabile nessuna di queste, per i seguenti motivi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIOVANNI ANTONIO SATTA

(Segue TUNIS.) Il collega Deriu, proponente di una, annuncia che non si tratta di NIMBY, che è l'acronimo di not in my back yard, e identifica l'atteggiamento di chi dice "va benissimo purché non sia dove disturba la mia vista", però nell'impegno che chiede al Presidente della Regione c'è quello di assumere l'impegno di non collocarla in una precisa area geografica, quindi si annuncia una cosa ma nei fatti se ne propone un'altra. Per quanto ben costruita, l'altra mozione, quella credo del Movimento 5 Stelle… tenderei a non focalizzare l'attenzione esclusivamente sulla compensazione, perché l'energia è un fattore di produzione ed è un elemento necessario al nostro sviluppo, e già di per sé questo rappresenta un elemento centrale, e poi andiamo a vedere perché. L'altra mozione mi pare eccessivamente tranchant dal punto di vista della negazione, quasi, della discussione sul punto, che sfocerebbe essenzialmente nell'autoescludersi dalla discussione. Perché, vede Ciusa, lei ha detto "ci domandiamo se la Regione ha avuto le interlocuzioni con il Governo su questi temi": lo domanda chi non sa che al MITE non esiste nessuna di queste domande, perché siamo in una fase preliminare rispetto a quella in cui verranno scritte le deleghe, altri probabilmente lo diranno meglio di me, ma quando si assumono questi atteggiamenti si autorizza, così come si è sentito autorizzato a fare il primo, il secondo governo Conte e poi il Governo Draghi a bypassare il rapporto con la Regione. Perché quando ha voluto mandare giù con l'imbuto le decisioni sull'energia ha usato il DL semplificazione, proprio per non avere bisogno del concerto della Regione. Quindi questo è un elemento strategico sul quale tutti noi dobbiamo condividere un atteggiamento, perché altrimenti ci chiamiamo fuori dalla discussione in un momento in cui, secondo me, non è il caso di farlo.

Allora dati alla mano, noi in questo momento senza fare troppe distinzioni, fatto 100 l'energia che utilizziamo il 30 per cento la prendiamo da rinnovabili, il 70 per cento da termiche. Siccome è stabilito, e credo che gli eventi di questi giorni non ci possono che spingere ulteriormente in questa direzione, che entro il 2050 noi dobbiamo smetterla, dobbiamo avere cessate tutte le produzioni da energia climalterante, chiamiamola così, allora è evidente che dobbiamo installare almeno due volte la potenza installata di rinnovabili che abbiamo in questo momento e non serve un fenomeno della matematica per comprenderlo. Quindi siccome in questo momento noi abbiamo una produzione di rinnovabili che è fatta per larghissima parte di eolico e di fotovoltaico e per una parte più piccola di idroelettrico, che rientra nella categoria delle rinnovabili, allora noi dobbiamo dare per certo che dobbiamo installare due volte la potenza di eolico che c'è oggi, due volte la potenza di fotovoltaico che c'è oggi e sull'idroelettrico ci sarebbe da ragionare perché impatta in maniera particolare sui nostri territori perché servono dighe importanti.

Allora per fare questo il tema non è sposare una causa piuttosto che un'altra, io dico usiamo tutto; io dico usiamo tutte le opzioni a partire da quelle che ho ritrovato intelligenti e fondate come quella del revamping di tutto l'eolico che abbiamo installato in questo momento, che non ci fa raggiungere quelle soglie, però a un certo punto dovremmo ragionare sul tema: usiamo altro suolo oppure proviamo a valutare di usare una parte del mare? Io non ho una risposta dico entriamo nel merito! Per entrare nel merito dobbiamo entrare nella partita. È vero che c'è già tantissimo fotovoltaico e io sono fermamente convinto che il fotovoltaico debba andare più verso la prossimità al consumo, quindi verso la singola abitazione e la comunità energetica, ma non posso dire che è tutto. Allora per ottenere questo risultato noi dobbiamo subito accettare la grande scommessa di entrare nella partita, ed entrare nella partita significa sedersi con il Governo a scrivere le regole, perché in questo momento alcune di queste proposte, che ha un occhio minimamente attento non hanno neppure la minima credibilità, perché a un occhio tecnico non gli verrebbe mai in mente di considerare credibile la proposta di tutta quella potenza installata nel nord est delle nostre acque. Perché è completamente fuori tara rispetto al consumo, rispetto all'infrastrutturazione della conduzione elettrica, è un soggetto che ha messo giusto l'equity per fare centinaia di queste proposte in tutto il mondo. E sta captando risorse per poter concludere. Viceversa è più ragionevole immaginare che dove c'è la maggiore quantità di consumo ad oggi, ricordiamoci che il consumo di cui parliamo oggi che incide secondo quelle percentuali, non tiene conto di aziende energivore come per esempio l'ex Alcoa che oggi sono spente. Quindi noi dobbiamo immaginare di quanta energia avremo bisogno da qui al 2050, quanto crescerà la nostra richiesta di energia e quanta ne servirà per poter finalmente fare a meno dei combustibili fossili per ottenere questo obiettivo. Ma per fare questo noi ci dobbiamo essere, non possiamo dire no, no, no, assolutamente no! Senza poi avere di fatto, e lo ha dimostrato gli ultimi decreti semplificazione, la possibilità di ottenere questo risultato. Perché seppure fosse anche immaginabile che noi rifiutiamo queste cose del tutto ragionevolmente otterremo soltanto il risultato di non partecipare al processo decisionale. Per questo dico io condivido l'animus a cui sono rivolte queste mozioni che è quello più alto cioè di tutelare il nostro ambiente, ma suggerisco se posso sommessamente di scrivere un documento e di condividerlo che dica che noi nella partita ci vogliamo stare, perché così con queste proposte stiamo soltanto dicendo, si decida da un'altra parte, tanto noi non abbiamo la volontà di esercitare la nostra leadership sul popolo sardo, non mischiandoci, non mettendoci in mezzo alla gente ma come dovrebbe fare chi ha responsabilità politiche un passo davanti a quelli che rappresentano per assumersene le responsabilità.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Valter Piscedda. Ne ha facoltà.

PISCEDDA VALTER (PD). Grazie Presidente, mi tocca parlare dopo l'onorevole Tunis ed è sempre un problema perché con l'onorevole Tunis ci siamo confrontati anche in altre situazioni. Cioè io capisco l'appello a provare a fare un documento unitario che esca da questo Consiglio e porti all'unisono la nostra posizione. Però, cioè non voglio essere io l'ostacolo, ma la vedo difficile perché il problema è che la pensiamo diversamente e quindi mettere posizioni diverse su un documento è complicato e ovviamente non lo sto dicendo solo a voi, lo dico anche alla mia stessa parte, anche al nostro interno ci sono posizioni diverse. Il fatto è che un tema così delicato non si può risolvere in cinque minuti o in dieci minuti con un documento nostro, ci vorrebbe una bella elaborazione, un bel ragionamento. Perché quello che sta succedendo attorno a noi, cioè vedere i ghiacciai che si staccano, vedere il Po praticamente vuoto, cioè a me che ho una figlia di sei anni non lascia indifferente. Cioè preferirei vedere dalla finestra una pala eolica che non il Po vuoto, preferirei vedere dalla finestra una pala eolica che non il ghiacciaio staccato. È chiaro che però questi ragionamenti non si possono fare così, perché ho detto una bella cosa io, ma ha detto una bella cosa anche ciascuno di voi che è intervenuto prima. Quindi si tratta di capire qual è l'interesse in gioco, qual è la posta in gioco e che cosa certamente può fare un Governo, ma anche che cosa può fare una Regione. E questo a me sembra del tutto evidente, io non me la voglio prendere con l'Assessora, o con voi, con la Giunta, con il Presidente, dico che i percorsi vanno costruiti e mi sembra che ci sia ancora anche qui in Sardegna parecchia strada da fare. Cioè quando si citano i decreti semplificazione che sono stati approvati come minimo l'anno scorso e qualcuno dice oggi sono contro il fatto che la Capitaneria di porto debba rilasciare… cioè non vedo il nesso. Non vedo il nesso! Anche perché non mi pare che a quei decreti qualcuno si sia opposto. Peraltro sappiamo che c'è un grande contenzioso in Italia sulla questione procedura di VAS e procedura di VIA, sappiamo che c'è da parte di qualunque imprenditore la tendenza a fare profitto, quindi qual è il nostro ruolo. Sicuramente di dire chiaramente qual è la nostra posizione, io la mia lo dico chiaramente io sono per le fonti di energia rinnovabile, sono per le FER. Ovviamente non a qualsiasi costo, questo no! Servono regole chiare, bisogna dire… io poi non so se sto dicendo delle cose che sono strane ma a me sembra ovvio che ci dovrebbe essere una carta che dica dove si possono fare, una carta che dica dove non si possono fare, peraltro documenti obbligatori anche per legge, sono del parere che andrebbero declinate le modalità con cui devono essere fatte, andrebbero fatti gli studi per capire gli studi a monte per capire quali possono essere gli impatti tenendo conto delle conoscenze che abbiamo oggi ovviamente, bisognerebbe riuscire a proiettarsi e capire che cosa può succedere dopo, perché nessuno dice: questi parchi poi a fine vita che fine faranno. Ma nessuno è in grado oggi, cioè secondo me non c'è quasi direi che non c'è nemmeno il tanto di preoccuparsi. Ovviamente non lo posso dire perché tutto quello che stiamo leggendo vuol dire che la preoccupazione c'è, vuol dire che i Sindaci non sono stati coinvolti, vuol dire che appunto le comunità locali non sono state coinvolte, ma non nella quantificazione di un eventuale compensazione, a me questo ragionamento non piace. Non mi pare che quando sono stati fatti altri interventi imprenditoriali la Regione si sia seduta a valutare compensazioni o quant'altro. Quindi io dico proviamo a fare il ragionamento del buon padre di famiglia, cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando, di quali strumenti possiamo dotarci, di quali strumenti dovrebbe dotarci il Governo e di quali strumenti dovrebbe dotarsi la Sardegna, c'è ormai una terza camera in Italia di cui nessuno sa niente che si chiama Conferenza Stato - Regioni dove prendono la maggior parte delle decisioni che non prende né la Camera né il Senato, quindi anche lì cerchiamo di capire insieme alle altre regioni di che cosa stiamo parlando. Andiamo a dotarci di quegli strumenti minimali che dicano con certezza documentata finalmente, perché anche qui si dicono cose contraddittorie, qual è il fabbisogno di energia in questa Regione, come viene prodotta e da quali fonti viene prodotta, e cerchiamo anche in qualche modo di fare pace con noi stessi, perché spesso io sento ragionamenti di chi è contrario a tutto, e nell'arco di una vivace discussione dice tutto e il contrario di tutto, cioè dire che siamo per le fonti di energia rinnovabile, e poi dire che non vogliamo le pale eoliche, che non vogliamo i pannelli, che non vogliamo questo, che non vogliamo quell'altro, e io non ho capito come la dovremmo fare questa produzione da fonti di energia rinnovabile. Ovviamente bisogna fare attenzione e lo ribadisco in questa sede, che fare le affermazioni che sto facendo io non vuol dire che sono d'accordo alla speculazione dei parchi eolici fotovoltaici, perché bisogna dirlo, perché se no qui si rischia che la semplificazione ci porti a essere etichettati per quello che non siamo. Quindi io sono per le fonti di energia rinnovabile, sono contro le speculazioni, sono per un sistema di regole chiaro e di cui dobbiamo dotarci e soprattutto condiviso e sono affinché il tema energia, così come mi aveva promesso l'Assessora, prima o poi arrivi in quest'Aula, non come richiesta di discussione di mozioni ma come punto all'ordine del giorno per trattare dalla A alla Z il tema energie siano esse rinnovabili o non rinnovabili, perché anche delle altre dobbiamo parlare comprese le fossili, che c'è il rischio che se continua questa accidenti di guerra vengano di nuovo all'attenzione dei tavoli regionali, grazie.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Ignazio Manca. Ne ha facoltà.

MANCA IGNAZIO (LEGA). Grazie Presidente, Assessori, colleghi, ringrazio intanto i firmatari delle tre mozioni e devo dire che ho apprezzato gli interventi di chi mi ha preceduto. Tanto per anticipare il mio pensiero vi dico che ho condiviso totalmente le parole del collega Li Gioi prima di sviluppare qualsivoglia riflessione sul tema occorre una breve premessa, qualsiasi ragionamento deve partire da un'amara constatazione al giorno d'oggi le assemblee rappresentative, di qualsiasi ordine o grado, godono di una sempre più limitata autonomia. L'agenda politica viene dettata, quantomeno suggerita, da una regia che travalica i confini regionali, quelli nazionali e persino quelli europei. Eventi bellici, migrazioni economiche, persino le pandemie e la loro gestione ne sono testimoni, ciò non toglie come rappresentanti eletti del popolo sardo che non si debba prendere una posizione forte ed univoca di fronte all'ennesima decisione calata dall'alto nottetempo. È anzitutto una questione di principio che ancora una volta vede lesa la nostra bistrattata autonomia speciale, trattati sempre con un dispaccio, cioè una comunicazione fatta pervenire a mezzo corriere o di staffetta, così dice la traduzione etimologica del termine utilizzato dalle Capitanerie di porto per rendere pubblica la richiesta di volta in volta effettuata dalle multinazionali interessate al rilascio delle concessioni marittime da parte del Ministero delle infrastrutture e mobilità sostenibile. Di fronte a simili atti di imperio a poco vale riservare a chiunque ne abbia interesse la facoltà di proporre opposizione ed eventuali osservazioni entro trenta giorni dalla pubblicazione nell'albo pretorio. A mio avviso il tema per noi sardi resta prettamente politico e ideologico, prima ancora che economico, che pure esiste. Partiamo da due dati di fatto da un lato vi è l'esigenza di trovare energie alternative e dall'altro quella di rispettare l'ambiente, occorre trovare un giusto bilanciamento e penso che su questo siamo tutti d'accordo. A maggior ragione se per la Sardegna vi fosse una ricaduta economica, se non proprio con un alleggerimento sul costo dell'energia a favore delle famiglie quantomeno attraverso un'eventuale compensazione a favore delle economie messe a dura prova quali pesca e flusso turistico. Peraltro quel che peggio parrebbe che l'energia prodotta debba approvvigionare altre Regioni e questo sarebbe ancora più assurdo. Di fronte all'interesse nazionale sappiamo bene che come Regione non possiamo porre legittimazione giuridica alcuna, ma nell'ambito di una leale collaborazione tra due enti statali garbo istituzionale vorrebbe che determinate decisioni venissero quantomeno discusse tra gli interessati prima ancora della loro assunzione. Come sardi o meglio come coloni abbiamo già dato, vantiamo il triste primato per estensione di territorio a mare sottoposto a SIN pari a 35.164 ettari, il secondo posto dietro il Piemonte per estensione del territorio a terra con 21.625 ettari, vogliono imporci una nuova servitù senza benefici economici eventuali ed compensazioni, si mettano l'anima in pace multinazionali d'assalto, Stato e globalizzazione, subire l'ennesima decisione piovuta dall'alto non può e non deve trovarci ancora una volta disuniti. In conclusione senza sovranità energetica, che dobbiamo ricercare, non si avrà mai sovranità economica, senza quest'ultima non si otterrà mai con la politica. Chiudo con le parole del collega Li Gioi, questa è una guerra sarò in prima linea, grazie.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare la consigliera Maria Laura Orrù. Ne ha facoltà.

ORRÙ MARIA LAURA (Progressisti). Sì grazie Presidente, intanto per sottolineare in premessa il ritardo con cui si affronta il tema, e mi dispiace anche non vedere il Presidente della Regione che non ha preso posizione, non sta prendendo posizione o se lo sta facendo lo sta facendo in maniera molto annacquata. Io voglio chiarire subito un concetto, noi non siamo assolutamente contrari ai sistemi di produzione da fonti rinnovabili neanche dall'eolico offshore, ma ci sono delle cose che vanno chiarite immediatamente. Ovvero intanto dobbiamo inquadrare il contesto, noi siamo in un contesto nazionale e internazionale che va assolutamente verso la trasformazione del sistema energetico, che va verso la decarbonizzazione e che per ovvie ragioni è fortemente, diciamo così, l'elettrificazione è la scelta praticamente obbligata. Ma come, dove e cosa è stato fatto fino a oggi? Perché se, onorevole Tunis, lei ha detto delle cose importanti, ma badi bene che vorrei ricordare che tutte le richieste che stanno pervenendo nell'ambito dell'approvvigionamento da fonti di energia purtroppo sono rimaste nella competenza dello Stato, non per volere dello Stato, che sulla materia non ha competenza esclusiva, ma per inerzia della Regione che non legifera, pur avendo una potestà riparativa. Il che vuol dire che nei limiti dei principi dettati dallo Stato avrebbe avuto comunque il potere di legiferare e governare il sistema, il problema è che quando e cosa è stato fatto? Il Piano energetico regionale che doveva e deve essere aggiornato perché ovviamente la tecnologia è in evoluzione, quindi servirebbe non un ragionamento a compartimenti stagni o una mozione trattata in Consiglio, ma un tavolo permanente tecnico e politico, e cosa è stato fatto? Perché sull'aggiornamento del piano energetico regionale non è stato fatto niente, come non è stato fatto abbastanza nella mappatura delle zone idonee e non idonee. Perché se è vero che noi possiamo e dobbiamo decidere il futuro energetico per l'approvvigionamento di energia per il nostro fabbisogno, ma potremmo anche pensare di essere generosi, la generosità dall'altra parte deve avere una contropartita, e qual è la contropartita che voi avete chiesto al Governo nazionale e messo in campo? Avremmo potuto magari chiedere per una contropartita la possibilità di avere finanziate tutte le comunità energetiche dei nostri comuni? È stato fatto? No. A quel punto, se tu avevi la possibilità di avere un fabbisogno energetico da autoproduzione e autoconsumo con comunità energetiche su tutti i tuoi comuni e quindi rispondere al fabbisogno domestico della produzione di energia domestica, avresti potuto giocare la contropartita sul fatto che poi l'importanza di avere dell'energia per avere una stabilizzazione sulla produzione industriale, chiamiamola così, sarebbe stata importante. Abbiamo invece lasciato sì che fossero potenziati i cavi in uscita, il cavo nord e il Tyrrhenian link che è stato costruito, per fare che cosa? Per stabilizzare la potenza? Non penso che sia soltanto per stabilizzare la potenza, ma anche perché era necessario creare un potenziamento dell'uscita dell'energia o della potenza prodotta nella nostra regione. Allora è questo che voi non avete governato e non state governando, è qua che siete in ritardo, non è pensabile sedersi al tavolo adesso per dire no e, ahimè, io capisco tutti i colleghi che adesso sono in grossa difficoltà, ma noi siamo in ritardo su questa partita perché voi non avete fatto niente, e questo bisogna dirlo ed essere chiari. Anche perché l'altro tema è con quali tecnologie? Perché se in Europa si parla di piattaforme galleggianti, noi stiamo ancora parlando, e abbiamo visto alcuni progetti, di piattaforme stabili che sono un'altra cosa rispetto proprio all'eolico offshore, se di questo vogliamo parlare. E poi l'altra questione importante: cosa abbiamo investito in tecnologia, informazione, sviluppo e ricerca? Perché le tecnologie che avanzano hanno necessità anche di nuove competenze, di persone qualificate, formate, che possano lavorare in questi settori. Cosa avete fatto, dove sono i soldi per questo tipo di ricerca? Non è stato fatto niente, è qua un altro punto che secondo me deve essere valutato bene. Perché la proposta alternativa che la Regione doveva mettere in campo io sinceramente non la vedo e non l'ho vista, e oggi possiamo anche stare qua a parlare per cinque ore di questa mozione, ma voi non avete pensato a una Sardegna green, avete perso tempo a parlare della dorsale per il metano per tantissimo tempo, e l'avete fatto tra l'altro senza neanche partire dal presupposto che tutti i sistemi climalteranti nel giro di pochi anni dovevano essere abbattuti, e ne abbiamo parlato anche in quest'Aula di quella mozione, ma perché se invece si voleva puntare sull'elettrificazione? Perché probabilmente si rincorrono sempre e comunque le emergenze. Poi rimango ferma sulla questione delle contropartite, io penso che noi quando ci sediamo ai tavoli nazionali dobbiamo aver fatto un'analisi precisa e dobbiamo andare ai tavoli e sapere cosa vogliamo chiedere, perché se è vero che non possiamo dire di no, e non è neanche corretto dire di no, dobbiamo dire di sì in maniera convinta, avendo chiaro lo scenario alternativo, rendendo consapevoli i cittadini di quelle che sono le nostre scelte, e invece c'è sempre una grande bagarre e tanti problemi che poi vengono sollevati e, come diceva non mi ricordo chi, ci si trova sotto l'ombrellone a dire sì o no senza cognizione di causa, e non vorrei che i consiglieri regionali si trovassero come i cittadini comuni sotto l'ombrellone a fare questo tipo di ragionamenti senza avere dei principi stabili su cui parlare. Poi, provo a chiudere, quali sono le ricadute occupazionali che tutto questo dovrebbe determinare per il nostro territorio? Perché anche questo è un altro tema che dobbiamo affrontare, e quali sono i benefici, quali sono i benefici di avere effettivamente un surplus di produzione energetica sul nostro territorio. Questi sono i processi secondo me da governare e, guardate, il teorema di Hegel diceva questo, che quando un fenomeno cresce quantitativamente in parallelo il contesto cambia qualitativamente, ma è anche vero che la tecnica stabilisce il come, ma la politica dovrebbe decidere se, come, dove e perché. Se si devono fare le cose, secondo me noi avremmo dovuto e dovremmo fare questo, cioè occuparci della politica e governare i processi della tecnica e quindi dalla tecnologia che vanno avanti. Grazie.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Fausto Piga. Ne ha facoltà.

PIGA FAUSTO (FdI). Grazie Presidente. Negli ultimi mesi il caro bollette è una delle nostre maggiori preoccupazioni, un tema di drammatica attualità che sta condizionando la vita di famiglie e di imprese, il caro energia, il carovita, il caro materie prime hanno investito tutta Europa e in Europa l'Italia è il Paese più esposto, l'Italia è il Paese europeo che sta peggio. Oggi in Italia si paga il prezzo di scelte sbagliate nel passato e di scelte non fatte, in Italia nell'ultimo decennio non è stata fatta una politica di approvvigionamento energetico. I Governi hanno puntato moltissimo sul gas estero e poi con la guerra in Ucraina come sempre ci siamo accorti dei problemi quando ormai era troppo tardi. L'Italia doveva svegliarsi prima, ed oggi per provare a recuperare il tempo perduto ecco che il rimedio sembrerebbero le pale eoliche in mare, i cosiddetti impianti offshore che secondo le previsioni dovrebbero essere realizzati al largo delle coste di Romagna, Puglia, Calabria, Sicilia, Lazio, Toscana, Sardegna, la nostra Sardegna. Questo è lo sfondo su cui si sviluppano le paventate ipotesi che vedono le coste della Sardegna invase da pale eoliche, e di fronte a questa scellerata ipotesi bene fa oggi il Consiglio regionale a riunirsi. Oggi noi sappiamo che la competenza delle concessioni eoliche in aree demaniali è dello Stato e che gli spazi di manovra della Regione sono pressoché nulli, paragonabili a semplici passacarte. La Regione oggi è chiamata a esprimere pareri tecnico-amministrativi per giunta non vincolanti per il Governo, e ovviamente questo scenario non è tollerabile, ma non è uno scenario scelto dalla Regione, ma è uno scenario che segue una legge dello Stato. Ecco quindi che il Consiglio regionale oggi deve dire no a pale eoliche ovunque, ma deve dire anche che la Regione non accetta di subire dal Governo scelte calate dall'alto senza interlocuzioni e condivisione con i territori. Oggi il Consiglio regionale deve dire no a pale eoliche ovunque, ma deve dire che la Regione si mette a disposizione per provare a tracciare un percorso alternativo con il Governo, che crei i presupposti per ripercussioni positive e migliorative sia sul fronte dell'autonomia energetica di famiglie e imprese, sia su quello della sostenibilità ambientale e paesaggistica della nostra isola. Ebbene, le energie rinnovabili sono un'opportunità da cogliere? Sì. Le energie rinnovabili devono essere incentivate e sostenute? Sì. Ma la soluzione all'incapacità del Governo di gestire l'emergenza energia non può essere quella di invadere la Sardegna con impianti eolici a mare ovunque, l'atteggiamento dello Stato nei confronti della Sardegna è inaccettabile, e lo è ancora di più se si pensa ai trascorsi tra Governo e Regione quando si è discusso di Piano casa e di Piano paesaggistico. L'Italia di fatto ancora una volta è il Paese delle contraddizioni. Un cittadino in Sardegna vuole fare un ricovero per attrezzi in zona costiera o nell'agro, ma non può perché il Piano paesaggistico non glielo permette. Abbiamo il tratto di strada costiera, la Sassari-Alghero, ancora incompleto perché va contro il Piano paesaggistico regionale, però poi arrivano le pale eoliche che dovrebbero invadere tutte le nostre coste, ed ecco che il Governo e il Ministero non pensano più al paesaggio, non pensano più all'impatto visivo, questo non è più un problema. È chiaro che questo fa storcere il naso, fa arrabbiare. Dove è finita la leale collaborazione, dove è finita la copianificazione con il Ministero che tanto alla Sardegna viene imposta? L'energia pulita non è il lasciapassare per eolico ovunque, non è la deroga per un impatto visivo pesante sul paesaggio, e non è la deroga affinché il Governo decida tutto da solo. La tentazione di attaccare il Governo è tanta, è tanta soprattutto visto che non lo stimo, ma non è questo il momento, è il momento di un'interlocuzione con il Governo dove la Sardegna deve mettere in campo tutte le possibili diplomazie per fermare questa invasione, per scrivere delle regole condivise. I no ideologici non bastano, non basta urlare, non basta strillare, oggi il Consiglio regionale deve evidenziare dei concetti semplici e chiari per rimettere in equilibrio le esigenze di tutela del paesaggio con quelle dello sviluppo economico. No all'eolico ovunque, il Governo non può decidere da solo, la Regione e i territori devono avere voce in capitolo per individuare delle aree più adatte per nuovi insediamenti eolici, occorre avere delle garanzie per reali vantaggi anche nelle bollette di famiglie e imprese, alla Regione deve essere riconosciuto un ruolo nella gestione dello spazio marittimo, una possibilità di buon senso può essere la perimetrazione degli spazi marittimi già paesaggisticamente compromessi e con impatto visivo irrilevante, questo può essere il punto di partenza per un piano energetico che tuteli famiglie, imprese e territori, con nuove regole, certe, trasparenti e condivise. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Piga.

È iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA MASSIMO (Progressisti). Grazie Presidente. Il tema è un tema attualissimo, non solo per le vicende drammatiche, tragiche che hanno riguardato turisti, escursionisti nella Marmolada, ma per quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni nella devastazione di questo splendido pianeta che stiamo quotidianamente devastando. Ora, è chiaro che non saranno sufficienti gli interventi nel nord della Sardegna per porre rimedio alle questioni energetiche a livello globale, né tanto meno per porre freno alla devastazione dal punto di vista ambientale che riguarda l'intero pianeta, però è un tema indubbiamente importante in relazione al fatto che ognuno di noi deve fare qualcosa, altrimenti il rischio è fingere di non avere possibilità legate al far qualche cosa in termini di salute dell'ambiente e quindi immaginare che solo ad altri sia lasciato il ruolo e il compito di porre rimedio e freno alle questioni climatiche ambientali. Un primo punto però entrando invece nel dettaglio è quello relativo oggettivamente all'assenza della Regione, in particolar modo del Presidente della Regione, ma non nel dibattito odierno, anche perché ormai siamo abituati, nel senso che mi stupirebbe e sarei stupito, e forse insieme a voi, del contrario, cioè se fosse presente il Presidente della Regione sarebbe un elemento straordinario, eccezionale, visto che non partecipa mai ai dibattiti, però se fosse sistematicamente impegnato in riunioni legate all'energia sarebbe giustificata l'assenza in Consiglio regionale, e invece, sfogliando l'elenco dei verbali delle Conferenze Stato-Regioni, il Presidente della Regione non ha mai partecipato alle Conferenze Stato-Regione, mai. Quindi non solo è assente in Aula, è assente in Giunta, ma è assente nei luoghi dove si dovrebbe decidere o comunque partecipare insieme allo Stato alle decisioni, tanto è vero che il ministro Giorgetti e con lui il Governo hanno fatto ciò che noi non abbiamo fatto per mesi e per anni, non avendo definito una politica energetica, non avendo partecipato alle riunioni a livello nazionale, non avendo quindi deciso le sorti dal punto di vista energetico della Sardegna, altri, come sempre, hanno deciso per noi. Il primo temaè: lo deve fare il pubblico l'intervento energetico per abbattere i consumi e migliorare le condizioni di vita della popolazione e delle imprese o dobbiamo lasciare che solo ed esclusivamente privati, con un ovvio interesse economico e speculativo, mettano pale eoliche, fotovoltaico e tanto altro a beneficio delle casse private delle multinazionali e non a beneficio della popolazione e delle imprese, sarde o italiane non c'è una differenza su interventi di questo tipo che riguardano ovviamente questioni legate all'approvvigionamento energetico di livello nazionale, non stiamo certo parlando di questioni che riguardano un singolo comune. Quindi questo è dirimente, lo deve fare il pubblico e deve decidere il pubblico che cosa fare a beneficio della comunità o dobbiamo sistematicamente lasciare che altri facciano investimenti per poi lasciare inalterate le tariffe. Questo è il punto dirimente, è su questo che ci dobbiamo esprimere, e questo è più forte rispetto a tutti gli altri elementi, perché altrimenti ci diranno che siamo contrari, quello che dicevano prima l'onorevole Piscedda o altri, alle fonti rinnovabili e che abbiamo uno sguardo rivolto al passato, che siamo contro l'ambiente, che il mondo va in quella direzione, che la crisi economica, la guerra ha aggravato le questioni che già erano sotto gli occhi di tutti e quindi noi invece vorremmo stare fermi e segnare il passo. Il punto dirimente è: è un elemento questo investimento a beneficio delle nostre popolazioni e delle nostre imprese sarde o italiane, o è un elemento a beneficio di pochi? Perché gli elementi portati alla nostra attenzione da altre colleghe e colleghi, e dall'onorevole Li Gioi e altri, sono questi, cioè dobbiamo lasciare che l'intrapresa economica devasti tutto a beneficio di pochi che poi spariscono e ci lasciano i costi ambientali, oppure dobbiamo essere noi a definire le nostre strategie di sviluppo futuro. L'altro elemento è, e termino, Presidente, valutiamo anche con proposte serie come interloquire col Governo. Noi ad esempio sul fronte dell'idroelettrico abbiamo una produzione del 2 per cento che è bassissima, perché? Intanto perché da noi le dighe significano approvvigionamento idrico per le utenze domestiche e non domestiche, l'acqua potabile, e quindi siccome per far funzionare le turbine bisogna lasciar andare acqua, per noi è un problema legato all'approvvigionamento idrico. Però è anche vero che quelle dighe sono collaudate al 50 per cento, la maggior parte, è anche vero che il 65 per cento della risorsa idrica viene sprecata per le condotte colabrodo, è anche vero che il 70 per cento dell'acqua lavorata da Abbanoa serve l'agro, il 3 per cento l'industria, il 27 per cento le utenze domestiche e non domestiche. Allora probabilmente andando a lavorare in quella direzione dal 2 per cento si potrebbero guadagnare altri punti percentuali in modo tale da avere una fonte che è la più rinnovabile e la meno impattante dal punto di vista paesaggistico, perché le turbine sono inserite all'interno delle dighe già esistenti a differenza di altri sistemi che invece sono paesaggisticamente impattanti. Lasciamo perdere anche l'argomento della devastazione delle coste perché quell'argomento è più debole rispetto agli altri perché da un punto di vista della curvatura della terra, al di là di chi è convinto che la terra sia piatta, dal mare non è consentito vedere oltre i 10 chilometri al massimo, solo se si è in un grattacielo si riesce, con orizzonte totalmente pulito e libero da nebbia o foschia, a vedere oltre quei chilometri o miglia nautiche se vogliamo. Quindi questo elemento è un elemento rispetto a tutti gli altri difficilmente sostenibile da un punto di vista tecnico-scientifico, invece tutti gli altri elementi sono a mio parere elementi che dovremmo portare all'attenzione del Governo. Chiudo, Presidente, ho veramente chiuso, stiamo attenti a non dimenticare però il passato, l'accordo con Gazprom e la Russia è un accordo del 2009-2010 fatto dal Governo Berlusconi, quell'abbraccio mortale ha determinato un approvvigionamento energetico a basso costo, perché il gas russo costava poco, ma ha determinato, col senno di poi, un elemento drammatico nell'avere un approvvigionamento solo ed esclusivamente con un Paese che poi abbiamo visto aver determinato con il conflitto in corso un serio problema dal punto di vista energetico per l'intera Europa. Grazie.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Michele Ennas. Ne ha facoltà.

ENNAS MICHELE (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi e Assessori, io inizio premettendo il fatto che secondo me oggi è necessario che l'Assemblea, quest'Assemblea si esprima in modo unanime su questo argomento, credo che non si possa prescindere dal dare un segnale di unità e chiaramente ritengo anche che la questione debba essere declinata un pochettino più in maniera profonda.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MICHELE PAIS

(Segue ENNAS.) Ci sono due ordini di ragionamento, il primo intanto è che apparentemente o, anzi, forse sicuramente, sembrerebbe che da tutto questo che sta succedendo non ci sia nessun ritorno per la Sardegna, per le imprese sarde e per i cittadini sardi, e questo è il primo dato, il secondo è che sembrerebbe, anzi, sembra ed è che si subiscano passivamente delle scelte che in qualche modo qua, né a livello di Consiglio regionale né a livello di Esecutivo si possano gestire e credo che questo sia innanzitutto l'errore e la questione maggiore che dobbiamo affrontare, però la dobbiamo affrontare guardando quello che sta succedendo sul tema energetico e a livello europeo e a livello nazionale. Qua nessuno, oppure io non l'ho sentito, ha nominato il fatto o ha tenuto conto del fatto che recentemente il Governo italiano ha emanato un DPCM per la Regione Sardegna proprio sul tema energetico. Forse quando parliamo di cose calate dall'alto, mi permetto una provocazione, questo lo posso accettare per i cittadini non lo posso accettare per la classe politica, perché queste non sono calate dall'alto nel senso che sono arrivate dal nulla, sono il frutto di un percorso che si sta compiendo in cui noi apparentemente siamo soltanto spettatori, e questo francamente non è accettabile. È vero che la Regione non ha nessun o a pochi, non ha potere legislativo e forse anche, come spiegavano prima, il fatto che debba soltanto esprimere un parere, però a maggior ragione non ha, a mio parere, senso che la nostra posizione debba essere quella di dire "siamo assolutamente contrari, punto", è troppo semplicistico, perché se veramente queste cose sono destinate ad andare avanti in questa maniera, allora per noi questa cosa è troppo semplicistica, "lasciamo agli atti il fatto che eravamo contrari e poi le cose vadano avanti come devono andare"; no! Questo è troppo banale e credo anche che se facciamo questo non facciamo fino in fondo il nostro dovere. Il ragionamento è più complesso e riguarda il nostro sistema energetico, riguarda l'autonomia energetica della Sardegna, è quello che la Sardegna, inserita chiaramente in una Nazione, chiede e vuole fare. Ci sono dei processi che non sono sicuramente interrompibili da noi, che sottendono degli accordi anche internazionali, il meccanismo della transizione ecologica da qualche parte ci deve portare. Noi dovremo fare la nostra parte, però stavolta è arrivato il momento probabilmente di svolgere una rivendicazione di tipo diverso, innanzitutto analizzando quello che è il nostro sistema energetico, quello che è il divario tra il nostro sistema energetico e il resto d'Italia, quello che tutti i giorni da mesi andiamo anche un pochettino raccontando, non ultimo poco tempo fa del divario di competitività che c'è tra le aziende sarde, o quello delle Isole maggiori e il resto d'Italia; non abbiamo strumenti di compensazione, non abbiamo il gas, il Governo ci boccia sistematicamente un po' celandoli come aiuti di Stato, o giustificandoli come aiuti di Stato, tutto quello che viene proposto per tentare di creare una compensazione, adesso si sta avviando un processo importante dove si scontrano anche teorie diverse, perché c'erano quelli che il gas proprio non lo volevano, quelli che il gas invece ritengono che dovesse arrivare tout court in tutta la regione, quelli che ritengono invece che la Sardegna dovesse essere un sistema che bypassasse il gas e fosse completamente elettrificato, vi ricordate per esempio quello che aveva proposto come "isola verde" anche l'Enel, cioè noi non possiamo permetterci, la sintesi di questo discorso, un approccio soltanto: "Siamo contrari, punto". Lo dico a scanso di equivoci, recuperando un po' le parole di qualche collega, non perché vogliamo passare per essere invece d'accordo su una cosa di questo tipo fatta così, le speculazioni di qualsiasi tipo non sono accettate e non vanno bene, ma da più parti stiamo ricevendo, anche da chi rappresenta il mondo produttivo, una posizione per cui cerchiamo di governare ci dicono questi processi, cerchiamo di capire se esistono non soltanto in termini di compensazione ma in termini proprio di gestione di queste situazioni, di queste tematiche. È chiaro che se si applica e non si governa, o non si tenta di governare con il Governo nazionale questo processo il risultato sarà probabilmente una sconfitta. Io concludo, adesso in questi giorni e in queste ultime settimane, in questi mesi si sta chiudendo il procedimento della questione dell'insularità, è un tema che appassiona tutti, un tema importante, un tema che va a guardare quello che è il divario tra la Sardegna appunto e il resto d'Italia, però io auspico e mi piacerebbe che se cambiamo un pochettino anche il modello mentale rispetto al nostro rapporto tra la Sardegna e il resto d'Italia, non parliamo solo del gap "dateci la compensazione rispetto a quello", parliamo del fatto che noi vogliamo essere protagonisti di questi processi, questo è il senso della cosa, il tema è la nostra autonomia, il tema è che qualcuno sta cercando di venire ancora una volta a casa nostra, prendersi le nostre risorse e portarle da qualche altra parte senza lasciare niente qua, questo è il tema che noi dobbiamo affrontare, e sottende l'unico grande tema che deve essere sempre principali in quest'Aula, l'autonomia e il nostro ruolo di protagonisti.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giuseppe Meloni. Ne ha facoltà.

MELONI GIUSEPPE (PD). Pregevole. Grazie, Presidente. Che questo tema sia un tema che divide la politica, io direi anche i sardi, è noto, soprattutto perché non tutti noi, figuriamoci i sardi, veniamo messi nelle condizioni di poter conoscere, noi dovremmo attivarci assolutamente affinché ciò accada e come al solito arriviamo anche in ritardo. Per la verità se ne occuparono anche dei colleghi non solo del Consiglio regionale. Il 4 giugno del 2021 L'Unione Sarda titola: "Parchi eolici nel mare di Sardegna, il PD contro l'emendamento della Lega"; era un emendamento della Lega in Parlamento che prevedeva 100 milioni di euro per i parchi eolici in Sardegna, lo stanziamento di 100 milioni di euro… ascolti collega Manca… per i parchi eolici in Sardegna, e quello fu solo l'inizio di quello che ci saremmo dovuti aspettare, senza entrare nel merito di quell'emendamento, peraltro neanche lo ricordo ma ricordo bene il titolo e ricordo anche le prese di posizione, in questo caso di alcuni colleghi del mio Partito, che insomma si mostrarono fermamente contrari, 100 milioni di euro, probabilmente in quel caso per interventi pubblici immagino, non ricordo bene l'articolo, qualcuno addirittura oggi negli interventi ha dato delle aperture per i casi in cui ci siano degli interventi pubblici piuttosto che interventi da parte dei privati. Beh, com'è noto la nostra Isola dal punto di vista energetico è praticamente sempre stata penalizzata, il costo dell'energia consumata in Sardegna è sempre stato più alto del resto del Paese, le nostre imprese non hanno potuto competere con pari opportunità con le imprese della penisola e con quelle estere, grosse aziende hanno chiuso la loro attività a causa del costo dell'energia, anche, altre per le stesse ragioni non sono mai nate. Le scelte dei Governi nazionali e regionali non sono mai state molto chiare e soprattutto molto convinte, "metano si, metano no, gasdotto si, gasdotto no, dorsale si, dorsale no, dorsale forse, rigassificatori si, rigassificatori no, rigassificatori ovunque", l'altalena continua. Con questo voglio dire che la responsabilità non può essere ricercata in un unico Governo, sia esso della Regione piuttosto che appunto del Governo nazionale, però è vero che adesso, da oltre tre anni a questa parte, governate voi in Sardegna e soprattutto adesso che siamo entrati nel vivo rispetto a questa tematica sarebbe stato utilissimo, sarebbe utilissimo avere un piano energetico regionale che ci guidi e al quale poter lavorare per poter dare un'impronta regionale sul tema. Io sono intervenuto in un consiglio comunale aperto qualche mese fa, un mese e mezzo fa, ad Olbia quando si è acceso un dibattito importante con riferimento alla possibilità di un progetto per la costruzione di un rigassificatore, un progetto presentato da una società privata e al quale il comune ha dato sostanzialmente l'ok, c'è stata una levata di scudi da molti altri, rappresentanti istituzionali del territorio e da molti cittadini, e si è aperto un dibattito, tuttora in corso il procedimento di valutazione di impatto ambientale presso il Mite. Bene, in quell'occasione dissi che era evidente come mancava e manca una idea regionale sul tema, un progetto regionale, un piano regionale sul tema, la sensazione, ma più che una sensazione poi è diventata una certezza, una realtà, già in quel momento la chiamavo sensazione, era che ognuno potesse fare da sé, ma non solo sul GNL come in quel caso o piuttosto sull'eolico, quanto anche sul fotovoltaico. Quante volte veniamo contattati da imprenditori agricoli più o meno grandi che ci chiedono consiglio per il fatto di essere stati a loro volta contattati da multinazionali o imprese più o meno grosse che non solo nei loro capannoni agricoli ma anche nei terreni, in luogo della coltivazione volessero appunto realizzare degli impianti grossi anche di fotovoltaico in cambio di denaro, in cambio di un canone mensile o annuale che possa essere,e quindi chiedono consigli perché sono assolutamente allo scuro, al buio, in un contesto nel quale non vi è un una regia regionale. Bene, quando si è trattato di trattare il tema dell'eolico, ne ho discusso con il consigliere Deriu in particolare sulla mozione da presentare, beh, inizialmente io, debbo dir la verità, ero attento a capire questo progetto, volevo capire di cosa si trattasse, pensavo sinceramente che fosse, spero di sbagliarmi, qualcosa di più serio, invece ho dovuto constatare che da lì a poco, e quindi fino ad oggi ma sicuramente ce ne saranno anche domani, è un continuo susseguirsi di richieste di concessioni per intanto piazzare le tende, direi. L'ha detto chiaramente il collega Tunis, "intanto si richiedono le concessioni e poi si vedrà dover fare", ma quando le concessioni vengono richieste in determinati punti nevralgici della Sardegna, appare più come una provocazione che come la realtà di voler fare veramente le cose. Allora io dico questo, sediamoci tutti insieme, facciamolo, seppure in ritardo, e soprattutto l'Amministrazione regionale, la Giunta, ora ci sono soprattutto gli Assessori interessati, dicano qual è finalmente la posizione della Regione sul tema, facciano loro una proposta e la costruiscano insieme a noi e cerchino di stimolare un pronunciamento serio da parte del Consiglio regionale, che non sia un mero ordine del giorno nel quale far convogliare 3 mozioni, che sia una proposta utile per i sardi, altrimenti noi ci vedremo costretti fra tanti anni a piangere sul latte versato perché avremo ancora una volta in questo caso dato delle servitù a favore di altri senza alcun beneficio per i sardi, in questo caso nel mare, e diventeremo il parco eolico d'Italia. Io penso che nessuno di noi lo voglia, ma per fare questo occorre intervenire e la politica lo deve fare ora.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gian Filippo Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI GIAN FILIPPO (UDC Sardegna al Centro). Grazie, Presidente. La prima domanda a cui viene naturale rispondere a seguito delle notizie di queste settimane sulle numerose richieste di concessioni demaniali marittime per l'installazione di parchi eolici offshore in Sardegna è quali siano i benefici per la nostra Isola. Diciamo in premessa che siamo ovviamente favorevoli alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, sappiamo bene che ci sono precisi impegni da rispettare a livello europeo e sappiamo ancora meglio che il futuro dell'approvvigionamento energetico va proprio nella direzione delle fonti rinnovabili. Quello che oggi è in discussione è un principio troppo spesso calpestato che invece è uno dei capisaldi del nostro Statuto speciale: l'autonomia decisionale della Regione Sardegna su alcuni temi centrali, quel principio, sancito dall'articolo 4 dello Statuto, che recita testualmente: "Nei limiti dei principi stabiliti dalle leggi dello Stato, la Regione emana norme legislative sulle seguenti materie", e nell'elenco al capo e) viene citata la produzione e la distribuzione dell'energia elettrica. Quei limiti dei principi stabiliti dalle leggi dello Stato non sono un lasciapassare per poter consentire al Governo nazionale di intervenire in maniera esclusiva su decisioni che hanno un impatto così rilevante per la Sardegna. La Corte costituzionale, con una sentenza del 2003, ha ribadito che la Regione deve essere coinvolta nel processo decisionale, anche quando al Governo viene affidata eccezionalmente la competenza su determinati ambiti. Eppure, nonostante questo pronunciamento, il comma 3 dell'articolo 31 del decreto semplificazioni del 2021 ha completamente estromesso la Regione Sardegna dal processo decisionale riguardo l'individuazione delle opere e delle infrastrutture necessarie all'uscita dall'utilizzo del carbone nell'isola. Sulla scorta di questo comma è stato poi approvato l'ormai famoso DPCM dell'aprile scorso che, di fatto, cancella l'autonomia decisionale della Sardegna per quanto riguarda le scelte in ambito energetico. Già questo è un ottimo motivo per opporsi a quel DPCM, che poi di fatto sta creando, tra le altre cose, le condizioni per il proliferare di richieste, di autorizzazioni e di concessioni per parchi eolici offshore. Quello che non è presente in quel DPCM e che abbiamo riassunto nella domanda fatta in premessa è quale sia il vantaggio della Sardegna derivante da queste scelte strategiche, a fronte di questa invasione di pali nei nostri mari avremo tariffe più vantaggiose? La risposta è no. Tutta questa produzione di energia da fonti rinnovabili nella nostra Regione andrà a beneficio dei sardi? La risposta anche in questo caso è no. Quello che sta emergendo sempre di più è che tutta questa produzione pare destinata a essere trasferita nella penisola attraverso il Tyrrhenian Link, questo cavo sottomarino viene spacciato come un'opera indispensabile per la nostra Isola e invece appare come un investimento strategico per Terna e di fondamentale importanza per il resto del Paese. E potremmo allargare il dibattito anche sulle scelte

contenute sempre in quel decreto che riguardano l'arrivo del metano. E dunque, ritornando a quanto detto sull'importanza di puntare sulle fonti rinnovabili e ricordando che la Sardegna già ora ha di gran lunga superato gli obiettivi di produzione da fonti rinnovabili, non possiamo accettare che decisioni di questo tipo vengano assunte senza il necessario coinvolgimento della Regione, ma soprattutto senza che siano ben chiari i vantaggi e le compensazioni per i sardi. Questo è il motivo per il quale siamo favorevoli ad approvare un documento, che non solo rivendichi la nostra autonomia decisionale, ma che di fatto si oppone a concessioni e a scelte che non tutelano i diritti dei Sardi, e con un impatto così forte sia da un punto di vista ambientale che paesaggistico. In conclusione, Presidente, volevo, se me lo consentite, rivolgere un affettuoso saluto al caro Giorgio Oppi, con l'augurio di riaverlo presto seduto tra i nostri banchi, grazie.

PRESIDENTE. Un augurio a cui si unisce tutta l'Aula.

(Applausi da parte di tutti i consiglieri)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giampietro Comandini. Ne ha facoltà.

COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Io credo che noi dovremmo per prima cosa porre bene la domanda, come si fa a scuola. La domanda è se siamo favorevoli o no alla transizione energetica. Perché se noi non poniamo bene la domanda e ascoltando anche alcuni interventi dei colleghi, rischiamo di far capire a chi ci ascolta e anche a qualcuno di noi, che noi siamo contro la transizione energetica. Quindi è come se guardiamo all'indietro e tutto quello che ci siamo detti negli ultimi anni, che la transizione energetica è fondamentale per impedire tutto quello che di negativo succede a livello ambientale e di inquinamento ambientale e di creare un modello migliore per il futuro, non ci interessa più. E facciamo la politica dei nani, cioè quella politica dei nani dove veniamo condizionati dall'attualità invece di renderci conto che le scelte strategiche sono quelle che non vengono condizionate dall'attualità o in qualche modo da quelle che possono essere alcune proteste, io credo che la risposta deve essere che noi non siamo contrari alla transizione energetica, né all'energia prodotta da fonti alternative. Il problema è un altro, il problema è che purtroppo per i sardi al governo di questa Regione c'è una Giunta che, caro collega Tunis, non è scesa in campo, non è scesa in campo, non ci sono i giocatori, ma soprattutto non c'è neanche l'allenatore, che su un tema così importante avrebbe dovuto decidere di giocare una partita come protagonista. È quello il problema che noi vogliamo porre al centro dell'attenzione, che non è la scelta energetica futura per la Sardegna che deve essere giocata sulle fonti di transizione, ma è il ruolo della politica della Giunta sardo-leghista che è mancato in questi ultimi tre anni e mezzo su un tema così importante come la materia energetica. E mi sorprende che anche autorevoli consiglieri di maggioranza che conoscono, che si siano svegliati oggi, perché cari colleghi, voi vi siete svegliati oggi dal torpore che vi ha condizionato per questi tre anni e mezzo. Molti dei problemi che avete elencato, sono problemi che ci sono da tre anni e mezzo. Il decreto energia non è calato dall'alto, non è che ve lo siete trovati una mattina nel cassetto, avete avuto tutto il tempo per discuterlo e per condizionare quel decreto energia. La Regione Sardegna è rappresentata all'interno della Commissione Stato-regioni, la Regione Sardegna ha avuto diversi momenti in cui è stata convocata per portare le proprie osservazioni, eppure tutte quelle osservazioni non sono state in qualche modo neanche discusse in quest'Aula, Il problema è che quando si vogliono governare i processi, si gioca da protagonisti, non si sveglia una mattina e ci si rende conto che c'è una pala eolica fuori dalla finestra, perché quello lo fanno i nani, quello lo fanno i nani della politica. Io credo che su questo tema mi sorprende moltissimo che noi parliamo di un problema che è vero, che è quello dell'autonomia, però l'autonomia bisogna esercitarla, non bisogna urlarla, dovete esercitarla questa autonomia. E allora è questo che noi in qualche modo poniamo prima di tutto al centro della discussione, che sulla materia energetica manca la politica, e voi questa politica non l'avete voluta esercitare. E allora il problema è uno, cari colleghi, per voi questo è l'ennesimo fallimento, è l'ennesimo fallimento sul quale dovrete pagare caro nei confronti del consenso dei sardi, perché non avete voluto scegliere cosa fare per la Sardegna, e noi oggi mentre parliamo, è proprio di adesso, caro collega Ennas, che può preparare tutti gli ordini del giorno che vuole, ma è proprio di cinque minuti fa, mentre noi stiamo parlando sul problema delle pale eoliche e dell'autonomia, mentre stiamo ancora ragionando sui decreti che ci calano dall'alto, la nave galleggiante, quella per la rigassificazione che doveva arrivare a Portovesme, andrà a Ravenna, andrà a Ravenna, per cui noi anche su questa partita che riguarda la transizione energetica… collega Tunis, continui a rimanere in panchina almeno sino alla prossima Giunta, che è un buon ruolo il suo. Andrà a Ravenna, e anche su questo la possibilità di avere una transizione energetica in cui arrivava il metano su una scelta che noi abbiamo sempre combattuto, che era una scelta sbagliata, che andava discussa nel DPCM perché è una scelta fallimentare, che andava difeso quello che era stato fatto dal precedente Governo che era il patto per la Sardegna, laddove c'era una chiara transizione energetica con la quale sarebbe arrivato il gas, non soltanto nelle aziende ma anche nelle famiglie, eppure voi avete voluto mettere nel cassetto e avete ritenuto brutto e cattivo quel patto della Sardegna perché era fatto da una maggioranza che non era la vostra maggioranza, e oggi i sardi si troveranno senza metano, le imprese energivore si troveranno nella impossibilità di poter essere competitive. E allora, riportate la politica su questi temi, riportatela perché è soltanto con la politica che si governa la transizione che non è soltanto una transizione energetica, ma è anche una transizione di futuro, perché se noi non facciamo questo e oggi guardiamo la pagliuzza di un tema importante come le pale eoliche… dare una risposta del sì o no, ma è una risposta di decidere, perché, cari assessori, se voi aveste portato in quest'Aula uno dei compiti principali che è quello di definire attraverso la revisione del piano energetico regionale, noi avremmo discusso dove fare questi impianti di fotovoltaico ed impianti energetici alternativi, però anche su questo noi in qualche modo contiamo un vostro ritardo, di aver impedito di decidere quale fossero le aree idonee per fare l'impianto, allora oggi voi continuate ad accecare i sardi con le pagliuzze, però prima o poi quella trave penetrerà nelle vostre menti e nella vostra politica miope che avete fatto in questi anni.

PRESIDENTE. Ha chiesto, ma non lo vedo in Aula, di intervenire l'onorevole Moriconi. Dò la parola ai Capigruppo iniziando dall'onorevole Lai, nel caso darò la possibilità di intervenire all'onorevole Moriconi.

È iscritto a parlare il consigliere Eugenio Lai. Ne ha facoltà.

LAI EUGENIO (LEU-DEMOS-Possibile). Il tema energetico è forse quello più attuale in questo momento, lo è all'interno delle discussioni delle famiglie a causa dell'aumento del costo delle bollette e lo è all'interno delle discussioni delle aziende che si trovano in forte difficoltà, per una scarsa politica, diceva l'onorevole Comandini che è stata portata avanti. Io non voglio entrare in polemica con la Giunta regionale, per questo vorrei riprendere una parte dell'intervento dell'onorevole Meloni, dell'onorevole Giuseppe Meloni, quando al termine del suo intervento ha detto a chiare lettere: "Colleghi, la confusione nella maggioranza è tanta", avete parlato con diverse voci e con diverse opinioni, noi vorremmo capire però qual è l'idea che questa maggioranza, che questa Giunta, che questo Presidente, che anche oggi è assente, hanno sul tema energetico della nostra Isola. Perché va bene da parte vostra e possiamo anche comprenderlo, il fatto che individuate sempre e comunque nel governo, talvolta nell'Unione europea un capro espiatorio, però è anche vero che ad oggi questa Regione è la prima volta che discute di energia in quest'Aula, è la prima volta che maggioranza e opposizione, con diverse naturalmente sfaccettature, discutono di energia, discutono del futuro energetico di quest'Isola a fronte invece di un'emergenza che chiama a raccolta tutta la politica, non solo sarda su questo tema.

E lo è perché il tema della transizione energetica, anche a causa della guerra, è dirimente, è dirimente sapere che cosa la Giunta regionale e come la Giunta regionale intende affrontare questo tema, sapere a che punto è all'interno della discussione dei diversi Assessorati il Piano energetico regionale, l'aggiornamento del piano energetico regionale, sapere qual è l'idea da parte di questa Giunta regionale se tutta la Sardegna debba essere invasa da pale eoliche o da pannelli fotovoltaici, o proviamo a fare dei ragionamenti individuando aree idonee e aree non idonee, provando a fare ragionamenti anche di prospettiva nell'interesse delle nostre comunità. La collega Orrù parlava bene della questione delle comunità energetiche che può essere una strada per affrontare il problema del costo energetico delle famiglie, soprattutto in quelle piccole comunità dove potrebbe essere anche semplice attivare questo percorso, però ci sembra che voi su questo tema siate abbastanza confusi e non abbiate le idee chiare, e allora mi viene da dare ragione all'onorevole Comandini quando dice: "Manca una vera e propria linea politica da parte del Presidente della Regione". Manca una vera e propria linea politica che è stata anche assente in tutta questa fase di discussione sulle pale eoliche a mare, sulla questione del tema dell'energia per le famiglie. Alcuni comuni si sono organizzati, alcuni comuni hanno preferito investire sulle comunità energetiche, il mio comune, devo dire la verità, ha investito da tempo sulla questione del fotovoltaico in tutte le strutture pubbliche, oggi si trova ad affrontare una crisi molto meno grave rispetto ad altri enti locali grazie a quel tipo di investimenti, però il tema del cambiamento climatico, il tema della guerra impone delle riflessioni e su queste riflessioni il Governo regionale è in netto ritardo. Poi possiamo o potete continuare a dire che il Governo nazionale sta prendendo le decisioni, però noi vorremmo capire quali sono invece le proposte che arrivano da questa Giunta regionale, perché magari se noi dovessimo sentire alcune proposte sulle quali possiamo anche convergere, è tutta quest'Aula allora che va verso una direzione ben chiara e limpida, è normale che non ci sentirete mai e non mi sentirete mai dire no a un processo di transizione energetica, a un processo di superamento di alcune fonti talmente impattanti nel nostro ambiente che naturalmente meritano anch'esse un determinato ragionamento.

Noi siamo a favore dell'energia rinnovabile, però siamo contro la speculazione, e allora proprio per essere contro la speculazione e per garantire ai nostri concittadini, alle nostre imprese, alle nostre famiglie di avere dei benefici, dobbiamo capire qual è il punto di caduta che questa Giunta regionale vuole avere sul tema dell'energia, sul tema dell'ambiente. È naturale che oggi su un tema così importante avremmo gradito la presenza del Presidente della Regione a dirci qual è la politica energetica all'interno di una visione di sviluppo della nostra Isola, io credo che anche oggi finiremo ad approvare uno, due, non so quanti ordini del giorno. Spero che ci sia unanimità, però non è con gli ordini del giorno, colleghi, che si risolvono le questioni, è con una presa di coscienza politica forte da parte di tutta l'Aula su un obiettivo comune che naturalmente deve avere una visione energetica di quest'Isola, ma deve allo stesso tempo preservare il nostro territorio da speculazioni e soprattutto da visioni imprenditoriali che sono lontane dalle esigenze di quest'Isola.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Francesco Mura. Ne ha facoltà.

MURA FRANCESCO (FdI). Dal dibattito di oggi è emerso che comunque siamo consapevoli, la Sardegna è consapevole del fatto che stiamo vivendo la storia, stiamo vivendo un momento che segnerà, che sta segnando un cambiamento epocale nella nostra società, nella società occidentale e segnerà anche quello che dovrà essere il tracciato che le società occidentali dovranno percorrere nell'immediato futuro ma anche in un futuro con una visione ben più ampia. Io credo che, sempre dal dibattito di oggi, siano emersi due principali concetti, il primo è quello che con un assunto anglofono l'onorevole Tunis chiamava NIMBY, "not in my backyard", che ha poi anche una sua accezione sarda, che sarebbe: "Zustizia enzada, ma in domo mia non passede" e questo è un concetto che dal mio punto di vista tutte le forze politiche di questa Assemblea, così come la Giunta, così come tutti gli attori coinvolti in questa situazione, devono superare e sconfiggere, perché non si può, come è stato detto più volte in tutti gli interventi, dire di no a tutto, soprattutto in una fase delicata e di cambiamento come questa. Oggi non ce lo possiamo più permettere il lusso di dire di no a tutto, ma soprattutto non possiamo dire di no a quello che è un passaggio naturale di quelle che sono state le nostre richieste di anni, ossia il raggiungimento di un percorso che ci porta alla transizione energetica e quindi alla decarbonizzazione della produzione energetica della Sardegna e quindi alla produzione di energie da fonti rinnovabili. Noi, come è stato ben detto, abbiamo una produzione energetica da fonti rinnovabili che oggi è stimata, parlo della Regione Sardegna, intorno al 30 per cento, se vogliamo raggiungere una piena decarbonizzazione nei tempi che noi stessi ci siamo posti, dobbiamo per forza di cose agire con coraggio verso quello che è un nuovo percorso, una nuova produzione, aumentando la produzione di due volte quella che già è oggi la produzione, così da raggiungere appunto una condizione ottimale, una condizione ottimale che ci deve far superare anche il concetto semplicistico del fatto che produciamo più energia di quanta ne consumiamo.

Noi non è che dobbiamo puntare a produrre più energia di quanta ne consumiamo nel semplice concetto inteso così come è detto, dobbiamo raggiungere una produzione di energia pulita che possa dare finalmente alla Sardegna una condizione di rispetto ambientale degna di quello che ovviamente abbiamo davanti ai nostri occhi tutte le mattine quando ci svegliamo, che è il nostro ambiente. Questo ovviamente lo dobbiamo fare con coraggio raggiungendo livelli di produzione da fonti di energia rinnovabile, e se io dovessi fare una valutazione oggettiva su quello che deve essere il futuro della produzione da fonti rinnovabili, preferirei tra il consumo del suolo e il consumo del mare fuori dalle linee di veduta e quindi dall'offshore preferirei il mare, preferirei lavorare a un ragionamento che possa consentirci di preservare quello che è il nostro paesaggio locale ma anche quella che è la nostra produzione energetica da fonte rinnovabile. L'altro concetto che è emerso oggi è quello che io vorrei ricordare ricordando una persona che proprio oggi che il 5 luglio di cinque anni fa è venuta a mancare, oggi è il 5 luglio 2022, il 5 luglio del 2017 è venuto a mancare Doddore Meloni che è stato un personaggio tanto discusso ma anche tanto influente nel panorama politico sardo spesso, troppo spesso è stato dimenticato il suo sacrificio ma io voglio cogliere l'occasione di questo argomento che sarebbe stato senza ombra di dubbio un suo argomento, per ricordarlo, Doddore Meloni ha dato un'impronta al suo impegno politico dando un nome al suo partito, al suo ultimo partito, che è quello di "Meris in dommu nostra", e questo è l'altro concetto che oggi è emerso. Meris in dommu nostra cosa significa? Significa che la Sardegna deve essere protagonista delle scelte del proprio futuro e deve essere coinvolta a pieno titolo in quello che è il processo di transizione energetica. Come si raggiunge questo processo di transizione energetica? Io ovviamente non sono mai stato un indipendentista e non penso di diventarlo oggi, un ruolo da protagonisti lo si raggiunge cogliendo l'occasione, dimostrando di avere il coraggio di accogliere quelle che sono le sfide del futuro. È opportuno che ci sia un rapporto diverso con il Governo. E quelli che voi, ovviamente molti partiti di questa opposizione hanno trovato come interlocutori sono interlocutori sbagliati, perché gli appelli che avete rivolto alla Giunta Solinas, che bene sta operando rispetto a questo tema, dovete e avete il dovere di rivolgerli a quelle che sono le vostre segreterie di partito. Perché è fuori da ogni dubbio che chi stia agendo senza considerare, la Sardegna, la Regione dei sardi come protagonisti, è il Governo. È inutile poi andare a dire che noi cerchiamo sempre lo scudo del Governo inadempiente, in questo caso è così. Onorevole Ciusa lei non deve cercare il Presidente della Regione, cerchi il suo capo politico, dica al presidente Conte, che è parte di questo Governo, che deve coinvolgere la Sardegna, se non è così create un problema politico, questa è l'azione che bisogna fare, non certo andare a cercare questioni che non stanno né in cielo né in terra e che non hanno altri sensi se non quello utopistico di dover trovare una responsabilità politica ad ogni costo e in ogni occasione. Io concludo dicendo quindi che siamo sì a favore delle fonti rinnovabili, siamo sì a favore di quello che è il processo di transizione energetica della Sardegna, e ovviamente non siamo a favore del fatto che il Governo ci possa saltare a piè pari, così come sta facendo, quando poi invece in altre occasioni, come nell'occasione della discussione sul Piano paesaggistico regionale, ha impugnato qualsiasi nostro provvedimento e ha fatto sì che la copianificazione fosse un impedimento alla nostra legittima azione legislativa, invece oggi questa copianificazione sparisce dall'agenda politica del Governo e ci subiamo quelle che sono le loro decisioni, senza poter avere nessuna voce in capitolo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Dario Giagoni. Ne ha facoltà.

GIAGONI DARIO (LEGA). Presidente, io devo rimarcare una cosa che più volte è stata detta anche in altre sedi. In Italia e in Sardegna siamo bravi a curare ma non a preferire, purtroppo il tema che stiamo andando a discutere quest'oggi è un tema che ci siamo ritrovati, ma anche per colpa nostra. Io faccio un mea culpa perché più volte è stato detto, anche dal nostro Gruppo, anche dal collega Ennas, di parlare di energia e questo tema invece è stato snobbato. Dico questo anche in risposta… quindi una mancanza di programmazione ha comportato anche che dal Governo nazionale arrivassero degli emendamenti, come è stato citato dall'onorevole Meloni, però l'onorevole Meloni manca di un passaggio, anzi di due passaggi. Il primo passaggio è che attraverso i nostri rappresentanti a Roma quell'emendamento è stato stoppato, però risulta che il PD abbia votato per quanto riguarda la questione di Ravenna, cioè la realizzazione di una piattaforma offshore davanti alle coste romagnole. Questo aspetto qua forse le manca, collega. Rimarco quanto è stato detto dal collega Li Gioi, che ha detto che in quest'Aula c'è stata unità e compattezza, beh indubbiamente, la Sardegna non deve diventare una regione di conquista e neanche una pattumiera d'Italia. La compattezza che c'è stata sul no alle scorie c'è uguale, oggi, quando si parla di parchi offshore davanti alle nostre coste. È stato detto anche dal collega Mura, che in parte condivido, che è meglio intervenire sul mare che intervenire sul sottosuolo sardo, se vogliamo intervenire sul mare possiamo intervenire con un altro tipo di energia, energia cinetica, energia da moto ondoso. È stato fatto uno studio, dove in altre regioni, anche nazioni d'Europa, come l'Irlanda, la Danimarca, che dal moto ondoso si può produrre energia per anche due o tre anni per quella intera nazione. Stessa identica cosa, dagli studi che sono stati fatti, si può produrre energia per la Sardegna, trovando anche un accordo con la Francia, in quello spazio chiamato Bocche di Bonifacio, che distano due nazioni e due regioni, Sardegna e Corsica, distano meno di 18, e in alcuni tratti anche meno di 12 miglia. E' stato anche indicato l'aspetto insularità. Noi paghiamo sin da tempo quello che è il fatto della discontinuità, un divario importante con le altre regioni d'Italia, non essere competitivi. Abbiamo sposato, credo tutti quanti, è stato approvato anche al Senato, alla Camera, c'è l'ultimo passaggio, come è stato detto dal collega Cossa alla Camera, credo il 16 o il 18 luglio, mi sfugge la giornata, per finalmente avere il tema dell'insularità all'interno della nostra Costituzione, però serve un programma serio. Io chiedo ai miei colleghi di maggioranza, lo chiedo anche alla minoranza, ma lo chiedo soprattutto alla Giunta, sediamoci e facciamo una programmazione perché sul discorso dell'offshore noi siamo arrivati in ritardo, è un'autocritica che faccio anche a me stesso, che molto probabilmente da parte mia, da parte del Gruppo, da parte di tutti, forse sarebbe stato giusto intervenire con forza, con polso sulla questione, perché altrimenti lasciamo spazio a interventi che arrivano dal Governo nazionale. Portiamo avanti quel tema che han voluto anche sia in maggioranza, credo dallo stesso Assessore all'industria, dal collega Gian Franco Satta sulle comunità energetiche, portiamolo avanti, perché è giusto investire su quelli che sono i temi che riguardano anche le piccole comunità. C'è anche la comunità di Borutta che ha presentato un progetto però purtroppo è finito alle calende greche, e chiedo oltretutto che si riprenda in mano. Poi fa sorridere l'aspetto da parte del Governo nazionale soprattutto da un punto di vista di Soprintendenza. Cioè sul mare si va a realizzare pale eoliche di dimensioni stratosferiche, mastodontiche, però se uno va a realizzare la piccola verandina sulla villa al mare la Sovrintendenza ti scrive in Procura. C'è anche questo aspetto qua. Visto che siamo vincolati, indubbiamente è giusto che ci siano i vincoli, altrimenti ci sarebbe speculazione, mettiamo anche dei vincoli per quanto riguarda l'aspetto marino. Da poco ho visto quella che è la bozza di sintesi del collega Li Gioi, che condivido, che non è solo un no secco, ma oltretutto mette in campo, dà indicazioni che vi sia la possibilità sempre di andare avanti sull'aspetto di quelle che sono le energie pulite. Quindi concludo perché ho proprio poco tempo, cari colleghi, ripetendo che sono contrario a interventi impattanti che deturpano l'ambiente incantevole della nostra isola. L'esempio che ho fatto prima, energie legate agli impianti offshore, perché sono frutto di speculazione. Però dobbiamo essere anche propositivi, perché investire sull'energia pulita attualmente è fondamentale per il sistema economico della Sardegna. Quindi la mozione che stiamo andando a votare non deve fermarsi a un no secco, altrimenti è solo opposizione limitata, anche dalla stessa maggioranza bisogna essere propositivi e costruttivi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Francesco Mula. Ne ha facoltà.

MULA FRANCESCO (PSd'Az). Presidente, guardi devo dire che il dibattito oggi in Aula è stato veramente molto interessante e, per quanto mi riguarda, ho sentito anche delle considerazioni che io ritengo siano giuste e meritorie soprattutto di un approfondimento almeno, però non devo negare che sentire anche alcuni colleghi, e cito quello che ha detto il collega Tunis, e anche il collega Piga, che io su alcune cose dette condivido pienamente, quando noi continuiamo a dire che non abbiamo governi amici, che puntualmente le leggi che vengono fatte da questo Governo regionale vengono impugnate, soprattutto in materia paesaggistica, qualcuno mi dovrebbe spiegare che competenze, che ruolo ha avuto la Regione Sardegna, per quanto riguarda l'impianto di pale eoliche, chi è che ci ha mai coinvolti, e chi è che mai ci ha chiesto un parere per dire la competenza è solo dello Stato, a voi poco importa se vi montiamo queste pale eoliche al largo delle vostre coste. Ma non è lì il problema sulle competenze, è il fatto che noi continuiamo a subire una politica nazionale che nulla porta a questa terra. Cioè qui continuano a montare le pale eoliche e noi continuiamo a pagare l'energia una delle più care a livello nazionale, le nostre imprese stanno morendo, vorrei capire quali sono i benefici. Poi il collega Tunis dice: "Però non dobbiamo perdere l'occasione, perché ci dobbiamo sedere a un tavolo". Caro Tunis, se non ci fanno sedere a quel tavolo? Ma le vorrei ricordare, di pochi giorni fa, Draghi dice no, esplode la polemica. Penso abbiate letto questo per quanto riguarda il gas, che è stato presentato un emendamento proposto dalla Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, con cui prevedeva una misura compensativa nella misura del 25 per cento anche per l'acquisto di gas non naturale e di altri prodotti energetici sostituti, andava nella direzione di quello che serve alla Sardegna ed è stato bocciato. E c'è stata grande polemica. Ma non solo. Sapete cosa ha dichiarato alcuni giorni fa l'ex ministro dell'Ambiente, Corrado Clini? Mi meraviglio tantissimo, questa volta sì che qualche testata giornalistica gli ha dato anche rilievo e importanza, il quale alla domanda del giornalista del perché la Sardegna dovrebbe farsi carico di nuove servitù, quando esporta già buona parte dell'energia prodotta in casa, risponde che in un momento di emergenza nazionale la Sardegna non è fuori dall'Italia, quindi deve fare la sua parte. Cioè la Sardegna è sempre chiamata a fare la sua parte quando fa comodo. Cioè non è che ci chiamano quando ci sono delle cose importanti, deve fare la sua parte. Io credo che sul tema dell'energia noi abbiamo dato tanto, perché gli ultimi dati, e credo non siano sbagliati, anzi credo siano corretti, dove si dice che noi consumiamo circa 8761 gigawattora, ma ne produciamo circa 13.000. Cioè il surplus noi lo stiamo esportando, come no, è così, lei può dire quello che vuole, caro collega. No, ma io vorrei soltanto porre una domanda, e guardate io mi ricordo che il 20 maggio, quindi non ieri, e poi dopo era uscita sull'Unione credo, il giornalista aveva aperto una sorta di indagine tirando fuori chissà quali misteri e quant'altro, io ricordo che il 20 maggio noi, come gruppo del Partito Sardo d'Azione, avevamo fatto un comunicato per dire "no, siamo contrari", ma non che siamo contrari a prescindere, vogliamo sederci un attimino per cercare di capire se questa terra ancora deve fare dei sacrifici, qual è il tornaconto che noi possiamo avere da questi sacrifici? E nessuno mi può dire che non è impattante, perché vorrei capire perché hanno bocciato il progetto di Ploaghe, dove ci sono 60 pale, e il progetto prevedeva di diminuire il numero di pale però dovevano aumentare in altezza, ed è stato bocciato dalla Sovrintendenza, perché era impattante, ed è stato fatto ricorso anche da parte del Governo regionale. Io vorrei capire se pale alte fino a trecento metri al largo delle nostre coste non sono impattanti, poi qualcuno dice non le vediamo, ma come non le vediamo! Ma io veramente vorrei a tutti noi, in primis a me stesso, lo vogliamo fare un ragionamento serio se veramente questo è un intervento che serve a questa terra? Poi se mi permettete, il primo progetto che è stato presentato da queste grosse multinazionali, dove sembrerebbe l'amministratore delegato sia un ex dirigente Enel della Russia, con un capitale sociale di poche lire. Il primo progetto è stato presentato proprio nel momento in cui la Russia aveva attaccato l'Ucraina, boh sarà un caso, o forse hanno cercato di distogliere un po' l'attenzione? Ma noi ci poniamo il problema che veramente ci sia qualcosa di poco rispettoso per questa terra? Poi io condivido, vogliamo sederci, però metteteci nelle condizioni di sederci, non di dire avete 30 giorni di tempo per esprimere un parere, altrimenti silenzio assenso. Quindi io credo nella mozione che è stata presentata, intanto cerchiamo di dire stoppate un attimino che proviamo a sederci, senza dire no a prescindere, però possiamo sederci e cercare di capire che cosa volete fare? Almeno questo ci è dovuto, e chiudo, poco prego tempo fa è uscita un'intervista di un amministratore delegato di un'altra grossa multinazionale che ha presentato un progetto, la quale alludeva al fatto che voi ci date la possibilità di posizionare queste pale eoliche, noi faremo come compensazione daremo una pala eolica a quel Comune dove noi andiamo a disturbare, di questa pala eolica voi potete usufruirne in termini di energia, oppure potete rivendervi l'energia, ma vi sembra questo il modo di barattare per quanto riguarda la bellezza del nostro territorio? Se questa terra dovrebbe vivere di turismo, così come spesso sbandierato, ma vi sembra il modo corretto, l'approccio corretto? E poi mi raccomando, le Capitanerie, anche loro, grazie a Dio, con tutto il rispetto, pubblicano silenzio assenso, trenta giorni, fate qualcosa. Beh, io direi che questo Consiglio regionale dovrebbe invitare la Giunta intanto a fare opposizione. E poi vorrei anche sentire i Comuni, a parte che qualche Comune che mi sembra abbia dato l'assenso per dire che queste pale eoliche non danno nessun tipo di disturbo visivo, io inviterei molti e soprattutto noi a ragionarci attentamente su questa questione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianfranco Ganau. Ne ha facoltà.

GANAU GIANFRANCO (PD). Presidente, ma il tema che trattiamo oggi è un tema attualissimo che rientra a pieno nel titolo politiche energetiche della nostra Regione, su cui siamo in gravissimo e colpevole ritardo. Io credo che noi dovremmo sapere a questo punto quali sono gli interventi di correzione del piano energetico regionale rispetto agli obiettivi nuovi che sono stati dati a livello internazionale e a livello nazionale per i prossimi anni, quanta energia serva alla Sardegna, come questa debba essere e dove deve essere prodotta, come vada gestita la transizione energetica. Io credo che sia evidente un ritardo della Giunta regionale su questi temi, come ha dimostrato anche il DPCM sull'energia in Sardegna, che è stato minacciato di impugnazione dopo un anno che era possibile una interlocuzione col Governo, e dopo che abbiamo avuto il testo senza notificare neanche una singola nota di obiezione o di contrarietà, oppure anche il ritardo che abbiamo registrato sul PNRR per quanto riguarda la possibilità della produzione sperimentale e di idrogeno verde, come hanno fatto le altre Regioni sottoscrivendo un accordo nazionale che vale centinaia e centinaia di milioni per quelle Regioni, e credo che non valgano i 12 milioni che riceve la Sotacarbo a questo proposito, perché il tema è di altra ampiezza e di altra importanza. Quando la Sardegna poteva candidarsi, l'abbiamo proposto nell'unica discussione che c'è stata fatta sul PNRR, come prima Regione che utilizzava l'idrogeno come energia.

Noi ovviamente siamo favorevoli alla transizione ad un sistema che sia totalmente basato sulle rinnovabili, su questo non ci sono dubbi, però crediamo che questa transizione, questo passaggio debba essere fatto con una compatibilità e una tutela per quanto riguarda le risorse ambientali e le aspirazioni dei singoli territori, questo anche a partire da una definizione, che in questo momento manca, sulle aree e su cosa si possa realizzare come insediamenti di rinnovabili, che sia in grado anche di contrastare quella gravissima azione speculativa che è in atto con l'accaparramento di centinaia e centinaia di ettari di terreni agricoli per richiedere autorizzazioni sulle rinnovabili. Questo a maggior ragione se abbiamo la necessità, come diceva l'onorevole Tunis, di produrre due volte tanto l'energia rinnovabile che in questo momento stiamo producendo.

Oggi trattiamo il tema delle autorizzazioni di centinaia e centinaia di pale eoliche in impianti off-shore a poca distanza dalle nostre coste. Noi lo ribadiamo, come ha detto brillantemente l'onorevole Deriu in apertura di seduta, non siamo aprioristicamente contrari ma chiediamo di conoscere, tramite studi qualificati, quale sia il reale impatto paesaggistico, ambientale, turistico e commerciale di questi insediamenti; chiediamo di conoscere quali siano le ricadute di tali investimenti sull'economia della nostra Isola, per evitare che la nostra Regione diventi un enorme piattaforma energetica a vantaggio di altri territori, senza alcuna ricaduta positiva per la nostra comunità. Perché se è vero che la Sardegna fa parte dell'Italia, non c'è scritto da nessuna parte che deve essere la Sardegna a produrre energia a favore degli altri territori e non, per esempio, viceversa, visto che tra l'altro abbiamo una produzione che per il 30 per cento e superiore alle nostre esigenze già da oggi.

Su queste basi spero che il Consiglio regionale sia in grado di formulare in maniera univoca un ordine del giorno, e che questa posizione che verrà fuori dal Consiglio regionale sia fatta propria dalla Giunta regionale per giocare quella partita, di cui parlava l'onorevole Tunis, col Governo nazionale per tutelare gli interessi dell'Isola.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis. Ne ha facoltà.

TUNIS STEFANO (MISTO). Vorrei innanzitutto ringraziare tutti i colleghi che sono intervenuti, perché comunque sia è un inizio di dialogo virtuoso. È emerso dai tanti interventi che il tema più complesso della configurazione energetica della nostra Isola e del Paese non possa essere affrontato partendo da un unico punto di vista, che è quello di un particolare sistema di installazione di rinnovabili, il tema va necessariamente affrontato in termini più complessi, più articolati e più coerenti tenendo conto di tutte quante le fonti di energia che concorrono oggi alla transizione, domani a un mondo senza combustibili fossili.

Quindi, per non disperdere tutto il buono che è emerso oggi, e soprattutto l'altezza degli obiettivi che sono stati tracciati, per avere anche una maggiore completezza di informazioni che consentano di uscire dal luogo comune che l'energia in surplus la cediamo ad altri (non è su questo livello istituzionale un concetto accettabile), dobbiamo avere la pazienza oggi di sospendere la votazione di eventuali ordini del giorno, che non possono per ovvie ragioni essere completi, riaffrontare il tema, partendo dalla discussione di oggi, integrandolo con elementi importanti e decisivi come quelli che il collega Comandini ha portato rispetto a un fatto noto agli addetti ai lavori nell'ultimo mese ma ormai in possesso dell'opinione pubblica, che l'intera strategia sul gas naturale fatta dagli ultimi tre governi è andata a quel paese (scusatemi ma non saprei come dirlo diversamente), e che significa quello che ha detto il collega Comandini, quello che noi abbiamo detto quando abbiamo smesso di parlare di dorsale, cioè che la dorsale alla fine l'avremo comunque avuta, perché l'unico potenziale di rigassificazione è a Oristano, oggi, secondo la strategia del Governo, significa che la dorsale va giù con lo stura lavandini!

Allora, siccome tutto questo non può non trovare cittadinanza in un documento importante di tutto il Consiglio regionale, fermiamoci qui oggi, non votiamo nulla, integriamo l'argomento con tutta la questione energetica della Regione e troviamoci su questo, perché votare oggi un documento necessariamente incompleto non seve….

PRESIDENTE. Va bene, è chiara la sua posizione.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampietro Comandini. Ne ha facoltà.

COMANDINI GIAMPIETRO (PD). In Maniera molto breve, Presidente. Visto che abbiamo gli Assessori all'ambiente e all'industria e il tema ha toccato moltissimo la competenza dei due Assessorati, io ritengo che sia anche opportuno conoscere un po' la posizione della Giunta sul tema delle mozioni in discussione ma anche su un altro problema. È stato toccato anche da autorevoli esponenti della maggioranza il problema del DPCM, nessuno si dimentica, presidente Pais, in quest'Aula che è il presidente Solinas il 25 marzo ha dichiarato a mezzo stampa il ricorso a quel DPCM: credo che sia importante, anche per completare della discussione di stamattina, conoscere che fine ha fatto il ricorso del presidente Solinas al DPCM, perché altrimenti rischiamo di voler politicamente giudicare negativo un DPCM sulla stampa e poi di vedere soltanto parole e non fatti. Quindi io credo che al di là del merito sia importante conoscere anche a che punto è il ricorso del DPCM dichiarato dal presidente Solinas sulla stampa.

Discussionecongiunta delle mozioni: Manca Desiré Alma - Ciusa - Li Gioi - Solinas Alessandro sulla necessità di ribadire la specialità della Sardegna e del suo Statuto, di difendere e preservare il patrimonio ambientale, identitario, storico culturale e paesaggistico dell'Isola (539); Fancello - Mula - Chessa - Gallus - Lancioni - Maieli - Marras - Satta Giovanni - Schirru - Usai sulla necessità di impegnare il Presidente della Regione e la Giunta ad assumere tutte le iniziative politiche necessarie presso il Governo italiano, per rivendicare la più ferma opposizione al rilascio delle concessioni demaniali marittime per l'installazione di parchi eolici off-shore al largo delle coste sarde (598); Deriu - Meloni - Comandini - Corrias - Ganau - Moriconi - Pinna - Lai - Cocco - Satta Gian Franco - Agus - Piu - Orrù - Caddeo - Zedda Massimo - Li Gioi - Manca Desiré Alma - Ciusa - Solinas Alessandro sul progetto inerente ai parchi eolici marini di fronte alla Costa Smeralda, alla Gallura e alla Baronia (599).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'Assessore dell'industria.

PILI ANITA, Assessore tecnico dell'industria. Credo che innanzitutto oggi sia difficile dirsi contrari o favorevoli all'eolico in mare, così come è difficile dirsi contrari o favorevoli ai grandi impianti ad energia rinnovabile, è chiaro che i nuovi obiettivi europei rendono vecchio e desueto qualsiasi piano programmatorio energetico di qualsiasi Regione d'Italia, e questo lo dico perché non è vero che non esiste uno strumento di programmazione energetica in Regione: esiste il Piano energetico regionale, che è in fase di revisione da due anni perché deve essere necessariamente sottoposto a VAS, e proprio per questo abbiamo inserito all'interno della legge energia un articolo che vada a modificare l'iter autorizzativo di aggiornamento del PEARS, perché è chiaro che un percorso così lungo e tortuoso rende poco agevole e poco flessibile uno strumento che invece deve esserlo.

Le ultime emergenze contingenti hanno reso, come dicevo in apertura, gli obiettivi europei in termini energetici molto più sfidanti per le nostre regioni. La Regione Sardegna certamente non vuole sottrarsi alla responsabilitàdi produrre i 10 giga all'anno che sono stati individuati quale obiettivo europeo per la nazione italiana, che consentirebbero già nel 2025 di ridurre 7,5 miliardi di metri cubi di gas che attualmente costituiscono un quarto delle importazioni di gas russo in Italia. Credo che la Regione Sardegna abbia non soltanto presenziato nella Conferenza Stato-Regioni ma abbia guidato le altre Regioni, e lo posso dire perché presiedo la Commissione energia della Conferenza delle Regioni e insieme al Presidente della stessa Conferenza, Fedriga, abbiamo espresso i pareri su tutti i decreti energia che si sono susseguiti negli ultimi mesi, e in tutti i pareri è evidenziata la posizione delle Regioni, e quindi anche quella della Regione Sardegna, di contrarietà al metodo che il Governo nazionale sta utilizzando per implementare le rinnovabili e quindi rispondere all'emergenza energetica nel territorio nazionale.

Il Governo nazionale non può dimenticarsi della leale collaborazione istituzionale, non può venir meno a dei principi che sono sanciti dalla Carta costituzionale, non può dimenticarsi che la materia energetica è una materia concorrente, noi questo lo rivendichiamo a tutti i tavoli. Non è vero, e respingo al mittente, il fatto che la Sardegna non sia presente nelle occasioni in cui ci sia da rivendicare la propria autonomia, e di farlo in termini fattivi. Quello che purtroppo non c'è concesso, e non ci è concesso perché il Governo ha davvero attuato questa strategia, è quello di intervenire in maniera più importante nei testi di legge. Il percorso della Conferenza delle Regioni chiaramente non arriva alla conclusione dell'iter legislativo della norma, l'iter legislativo della norma viene poi completato all'interno del Parlamento, e molto spesso i pareri della Conferenza delle Regioni non vengono poi riportati in quelli che sono i testi di legge che vengono esitati formalmente. Questo chiaramente crea poi una distanza tra quello che è il volere delle Regioni e quello che è il volere del Governo.

Qualcuno ha citato il DPCM energia, il DPCM energia è l'unico DPCM che non ha seguito il percorso previsto per tutti gli altri decreti all'interno della Conferenza Stato-Regioni, abbiamo comunque collaborato alla scrittura di quel DPCM, ma non tutte le nostre istanze che sono state rappresentate attraverso il tavolo di Agenda industria, quindi non soltanto attraverso la Giunta regionale ma attraverso la rappresentanza sindacale, la rappresentanza di Confindustria e la rappresentanza dei Sindaci interessati dagli impianti energetici che in quel DPCM venivano inseriti. Però dobbiamo riconoscere che parte delle nostre richieste sono comunque state portate a termine e hanno prodotto dei risultati, perché se noi non avessimo lavorato come abbiamo lavorato non si sarebbe arrivati alla perequazione nei bacini che abbiamo già ultimato e a quelli che sono in fase di ultimazione, e non avremmo avuto neanche la perequazione del gas per l'unico deposito costiero che è attualmente in funzione, che è quello che ricade nel territorio di Oristano. Quindi io credo che comunque il lavoro porti sempre a raggiungere dei piccoli pezzi, io credo che sia necessario lavorare in maniera sistemica, in maniera ancora più forte rispetto a quanto non sia stato fatto sino ad ora, e bisogna farlo davvero in maniera compatta, anche attraverso la modifica dell'articolo che è inserito nella legge dell'energia, anche attraverso l'approvazione della legge sull'energia che consentirebbe di dare una prima dotazione ai Comuni della Sardegna in materia di Comunità energetiche, per cui ricordo che sono individuati 140 milioni del PNRR per i Comuni al di sotto dei 5000 abitanti nel territorio regionale sardo. E noi dobbiamo assolutamente consentire che i Comuni siano in grado di poter utilizzare quelle risorse.

Credo che la nostra politica sia quella non di raggiungere l'equità energetica ma finalmente l'uguaglianza.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Mula. Ne ha facoltà.

MULA FRANCESCO (PSd'Az). Soltanto per chiedere, a margine, appena abbiamo votato l'ordine del giorno, di convocare una Conferenza dei Capigruppo, perché credo che sia il caso che i lavori continuino, visto che abbiamo alcune urgenze che non sono più rinviabili. Quindi io chiederei, appena abbiamo votato, di fermarci cinque minuti, o quello che serve, per poterci confrontare.

PRESIDENTE. Va bene, allora mettiamo in…

TUNIS STEFANO (Misto). Presidente, non ritiene di mettere ai voti la proposta che ho avanzato io sull'ordine dei lavori?

PRESIDENTE. Possiamo allora fare adesso una sospensione per una Conferenza dei Capigruppo, e procediamo eventualmente alla votazione dopo la Conferenza dei Capigruppo.

Sospendo la seduta è convoco la Conferenza dei Capigruppo.

(La seduta, sospesa alle ore14 e 01, viene ripresa alle ore 14 e 35.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori per comunicare che il Consiglio è convocato questo pomeriggio alle ore 16 e 30.

Le Commissioni sono sconvocate naturalmente e le riprogrammiamo questa sera per domani mattina.

Però l'importante è che questa sera non si facciano Commissioni, grazie.

Grazie la seduta è tolta.

La seduta è tolta alle ore 14 e 36