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Resoconto della seduta n. 5 del 08/05/2019

V SEDUTA

Mercoledì 8 maggio 2019

Presidenza del Presidente Michele PAIS

La seduta è aperta alle ore 11 e 47.

CERA EMANUELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 28 aprile 2019 (4), che è approvato.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Regione, in applicazione dell'articolo 24 della legge regionale 7 gennaio 1977, n. 1, ha trasmesso l'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute dell'8, 11, 15, 22, 29 gennaio; 5, 12, 19 e 22 febbraio; 5 e 14 marzo 2019.

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le proposte di legge numero 5, 6, 8.

Annunzio di presentazione di disegni di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il disegno di legge numero 7.

Annunzio di presentazione di proposte di legge Statutaria

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la proposta di legge Statutaria numero 2.

Annunzio di presentazione di proposte di legge nazionali

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la proposta di legge nazionale numero 2.

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alla interrogazione numero 1.

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

CERA EMANUELE, Segretario. Sono pervenute le interrogazioni numero 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11.

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

CERA EMANUELE, Segretario. Sono pervenute le interpellanze numero 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8.

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

CERA EMANUELE, Segretario. Sono state presentate le mozioni numero 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10.

PRESIDENTE. L'ordine dei lavori reca le dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA MASSIMO (Progressisti). Grazie, grazie Signor Presidente, Signori Consiglieri, Presidente della Giunta, assessori Assessori. Vorrei chiedere, per l'organizzazione dei lavori, anche per poter organizzare le nostre risposte, se il Presidente della Giunta intende anche presentare gli Assessori oppure limitarsi alle dichiarazioni programmatiche, in questo secondo caso, cioè solo le dichiarazioni programmatiche non la presentazione della Giunta, le chiederei dieci minuti di sospensione, a nome del dell'opposizione.

PRESIDENTE. Quindi mi sembra che lei stia chiedendo dieci minuti di sospensione, io ovviamente se vuole posso mettere in votazione la sospensione, se lei vuole, per specificare quello che lei chiede, però la richiesta deve essere rivolta a me non al Presidente della Giunta. Io per altri non posso dare risposte, sulle mie prerogative posso darle risposte, su prerogative di singoli consiglieri, di assessori e di Presidente della Giunta non posso dare risposta, quindi la prego di specificare meglio la domanda, grazie.

ZEDDA MASSIMO (Progressisti). Ho capito che non verrà presentata la Giunta ma solo le dichiarazioni programmatiche, stando a quello che è di sua competenza e conoscenza, ovviamente Presidente, quindi le chiederei dieci minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni io la concederei, mi sembra che non ci siano opposizioni in merito, però io ridurrei la sospensione anche a meno, se fosse possibile a cinque minuti, quindi i lavori sono sospesi per cinque minuti, grazie.

Convocherei la Conferenza dei Capigruppo.

Scusate un attimo…

(Interruzioni dai banchi della minoranza)

…scusate un attimo, sto riaprendo la seduta.

MANCA DESIRÈ (M5S). No, la seduta è sospesa!

LI GIOI ROBERTO (M5S). No Presidente, la seduta è sospesa!

PRESIDENTE. Scusate un attimo.

(L'opposizione, tra le proteste, ribadisce che la seduta è sospesa)

La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 02, viene ripresa alle ore 12 e 08.)

Dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione

PRESIDENTE. La seduta è riaperta. L'ordine del giorno reca le dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione, ai sensi dell'articolo 78 del Regolamento ha a disposizione 60 minuti Presidente. Grazie.

Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.

SOLINAS CHRISTIAN, Presidente della Regione. Grazie Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri. Consentitemi in primo luogo di rivolgere un doveroso e deferente tributo a questa Assemblea legislativa, erede della plurisecolare tradizione parlamentare ed autonomistica della nostra isola, nella quale ancora una volta qualche giorno fa, il 28 aprile, hanno trovato sintesi i simboli più autentici della nostra identità di Popolo, i valori fondanti e riconosciuti di una comunità antica, il vissuto di una Nazione in cammino verso quella che l'indimenticato professor Giovanni Lilliu definì felicemente la frontiera Paradiso. Sono qui oggi per testimoniare il rispetto istituzionale che porto nei confronti del Parlamento dei sardi, in qualità di loro Presidente, eletto direttamente e con prerogative e responsabilità nuove…

(L'opposizione rientra in Aula con proteste)

…rispetto ad un passato…

(Tumulti in Aula)

PRESIDENTE. Convoco la Conferenza dei Capigruppo. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 12, viene ripresa alle ore 12 e 54.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori con la prosecuzione dell'intervento del Presidente della Regione che stava esponendo le dichiarazioni programmatiche.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA MASSIMO (Progressisti). Grazie Presidente, sull'ordine lavori. E' stato riferito dai Capigruppo che sono rientrati, con i quali lei ha discusso nella Conferenza dei Capigruppo, che il Presidente della Regione avrebbe firmato i decreti di nomina degli Assessori mancanti. Ora, dal punto di vista dell'ordine dei lavori non si capisce perché non presentare la Giunta o non rinviare le dichiarazioni programmatiche a Giunta completata, avendo comunicato il Presidente della Regione, a lei e ai Capigruppo, che addirittura sono stati firmati i decreti di nomina. Non si capirebbe perché voler comprimere le dichiarazioni programmatiche, quasi volendo sminuire se stessi nell'ambito di dichiarazioni che riguardano il quinquennio futuro di Governo, a fronte della decisione già assunta, così come comunicato, con la firma addirittura dei provvedimenti di nomina degli Assessori, altrimenti diventa una questione sine die, e sine die non è possibile, in assenza di Giunta, con l'interim mantenuto in capo al Presidente della Regione, in violazione di leggi costituzionali, oltretutto.

PRESIDENTE. Non ci sono ancora i numeri dei decreti, comunque nella Conferenza dei Capigruppo abbiamo deciso di proseguire; nella Conferenza dei Capigruppo nella quale erano presenti tutti i Gruppi abbiamo deciso di proseguire con i lavori, dopodiché ovviamente la discussione sulle dichiarazioni programmatiche verrà rinviata a un'altra seduta per consentire al Consiglio di esercitare tutte le prerogative in ordine ai propri diritti. Grazie.

Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Agus. Ne ha facoltà.

AGUS FRANCESCO (Progressisti). Io ero presente alla Conferenza dei Capigruppo e la Conferenza è stata chiusa con l'annuncio, tanto atteso, da parte del Presidente della firma dei decreti. Capisco che ci sia una ragione tecnica che impedisce oggi agli Assessori di essere in Aula a giurare, io credo però che, dopo aver aspettato 72 giorni dalle elezioni, sia meglio a questo punto rimandare la seduta di oggi a domani, visto che si tratta solo di un problema tecnico, e di consentire al Presidente di discutere le sue dichiarazioni programmatiche avendo accanto tutta la Giunta. Lo dico perché la Giunta composta oggi non è rispettosa di leggi costituzionali, è a rischio ricorsi, crea problemi e crea agitazione anche tra gli addetti ai lavori ed al personale del Consiglio. Io credo che anche formalmente sarebbe meglio iniziare questa legislatura avendo tutti gli organi costituzionali pienamente composti.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Mula. Ne ha facoltà.

MULA FRANCESCO (PSd'Az). Io inviterei i colleghi, quando si fanno le Conferenze dei Capigruppo e si raggiunge un accordo, e credo si sia raggiunto un accordo di massima condivisione… poi se torniamo in Aula e stravolgiamo il tutto, allora se permettete a me non mi sta bene. Qui mi sembra che si voglia perdere del tempo. Inviterei gli altri colleghi, quelli che erano presenti… cioè abbiamo deciso tutti insieme un percorso, oggi ce lo vogliamo rimangiare? Abbiamo detto: dichiarazioni programmatiche; il Presidente ha detto "la Giunta è stata eccetera, eccetera", l'ha comunicato, lo comunicherà, ora invece vogliamo ritirare… non so… di incostituzionale. Io non ho capito, noi vogliamo lavorare, se voi ci siete proseguiamo perché era questo l'accordo che abbiamo preso con voi, non è che ce lo siamo inventati. Quindi vi chiedo un attimino un senso di responsabilità, se vogliamo continuare, se invece vogliamo perdere ancora tempo, ditecelo!

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis. Ne ha facoltà.

TUNIS STEFANO (Misto). Grazie signor Presidente, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, stiamo iniziando un cammino lungo e che ha un obiettivo comune e alto, che è quello di risolvere i numerosi problemi che affliggono l'economia della nostra Regione, chiudere le numerose vertenze rimaste aperte dopo la scorsa legislatura, ma soprattutto quello di contribuire a dare un'immagine più alta di quest'Assemblea legislativa e che vada oltre la banale dialettica. Io comprendo che il Regolamento, l'esiguità dei numeri in Aula renda necessario a volte utilizzare anche dei meccanismi che facciano un pochettino di rumore continuare in questo modo non aggiungerà null'altro rispetto a quello che già verrà riferito domani, quello che conta oggi è ascoltare quali sono le ricette, le proposte che il Presidente e la Giunta faranno per risolvere i problemi dei Sardi. Ciò che conta è usare bene il nostro tempo per se ne abbiamo da replicare, replicare, se abbiamo da aggiungere da aggiungere. Però io ritengo che avendo impegnato il nostro tempo in questioni più alte, avendo lasciato aperta la questione delle entrate, avendo gli enti locali bloccati sulla spesa, non per scelte di questa Giunta, avendo numerose vertenze aperte non per responsabilità di questa Giunta ma di una sfavorevole congiuntura economica, onorevole Deriu, nessuno vi sta dando le colpe del mondo, però pochi minuti fa io vedevo la soddisfazione nei volti di alcuni di voi che era quella dei giocatori del Barcellona dopo la partita d'andata. Non ho visto com'è andata a finire ieri, ma non mi va neanche di saperlo. Di conseguenza, cari colleghi, se è possibile recuperiamo il nostro status e iniziamo a lavorare.

PRESIDENTE. Grazie onorevole, no io vorrei prima sull'ordine dei lavori, scusate, giusto che abbiamo posto una questione importante. Io vorrei capire se l'onorevole Agus abbia posto un problema, una questione sospensiva, perché in quel caso può parlare solo… e allora no, perché allora io vorrei solamente dire due parole; noi abbiamo fatto una lunga conferenza di Capigruppo, lei, onorevole Agus, era presente e insieme unanimemente abbiamo deciso di consentire al Presidente della Regione di poter esporre le dichiarazioni programmatiche e abbiamo anche deciso di rinviare il Consiglio regionale, programmato per venerdì, ad un'altra data della settimana prossima per consentire al consiglio, alla democrazia presente in Consiglio di poter espandere quanto più possibile le proprie prerogative in termini di discussione e di critica legittima e democratica delle dichiarazioni programmatiche stesse. In quella seduta di qualche, non dico un minuto, di qualche secondo fa, la Conferenza di Capigruppo nella quale era presente ha deciso con il suo voto di procedere, col suo consenso, di procedere in questo in questo modo. E ci siamo lasciati in questi termini, perché poi diventa difficile cambiare idea ogni piè sospinto, ma soprattutto non dare corso a quelle che sono le decisioni che noi stessi, che noi stessi assumiamo. Adesso io veramente inviterei il Consiglio in uno sforzo anche di democrazia e un esercizio di democrazia alta di consentire al Presidente, al Governatore di poter esprimere le proprie dichiarazioni programmatiche, abbiamo deciso che le dichiarazioni programmatiche verranno trasmesse nella loro integrità a tutti i Consiglieri regionali, perché ne prendano visione e ne possano prendere contezza, rinviando a ogni discussione, a ogni dibattito a una data che non fosse troppo vicina a quella odierna. Quindi io invito tutti i Consiglieri, cioè quest'Aula, a uno sforzo… un attimino, ho capito però mi lasci finire vedo che lei ha il dito alzato, le do di nuovo la parola, però la prego, la prego, invito tutti i Consiglieri a esercitare le proprie prerogative, i propri diritti in maniera tale però da consentire l'esercizio anche degli altri. Quindi ho interrotto due volte il Governatore che ha detto di aver firmato i decreti di nomina degli Assessori che giureranno la prossima seduta. Quindi quest'Aula potrà esercitarsi, ciascun Consigliere potrà esercitarsi nel proprio diritto di intervento e di critica. Quindi l'invito che faccio sommessamente all'Aula a tutti quanti noi, a me stesso per primo, è quello di assumere un livello quanto meno prima ancora di dare la parola al Governatore un livello che ci consenta di poter dire, insomma, di essere dei legislatori quindi degni di questo nome. Grazie vuole ancora intervenire oppure perché altrimenti diventa una replica… sì, sì ci sono, scusate un attimo, è iscritto l'onorevole Cocco, penso, immagino sull'ordine.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (LEU). Allora noi siamo ansiosi di sentire le dichiarazioni programmatiche del presidente Christian Solinas. Ha ben rappresentato in Capigruppo quello che lui oggi farà, tra l'altro di fatto completerà la Giunta, così ci ha detto, manca solo un passaggio di tipo tecnico - burocratico per poter consentire ai nuovi Assessori di giurare. Abbiamo chiesto noi, è vero, di poter rinviare la discussione sulla replica, sulle dichiarazioni programmatiche a martedì, perché avevamo necessità chiaramente di ascoltare. Il Presidente ha anche detto che visti i tempi avrebbe cercato di sintetizzare il suo discorso e comunque ci avrebbe mandato le sue dichiarazioni integrale e a noi tutto questo è ben accetto. Noi consentiremo questo, però, Stefano, dammi l'opportunità la possibilità di dirti che tutto quello che hai detto non lo pensi davvero, perché l'assunzione di responsabilità, la perdita di tempo, le partite aperte da chiudere sicuramente non sono tutte in capo a questa parte dell'Aula, tu lo sai bene, lo sai meglio di noi, comunque noi consentiremo, come ha detto il Presidente, con questo esercizio di alta democrazia, di far parlare il Presidente, di ascoltare le sue dichiarazioni programmatiche che attendiamo da qualche giorno.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gianfranco Ganau. Ne ha facoltà.

GANAU GIANFRANCO (PD). Sì grazie Presidente, ma io per confermare quello che ha detto lei rispetto all'esito della Conferenza dei Capigruppo, dove l'accordo è di sentire oggi le dichiarazioni programmatiche del Presidente, che si è impegnato poi alla fine a dichiarare la composizione della Giunta. Quindi questa era una delle richieste forti che noi abbiamo fatto e consentitemi anche a me di dire che non si può spacciare come ostruzionismo la nostra azione di sollecitazione per avere una Giunta, dopo 74 giorni di attesa non può essere imputato certamente a noi il ritardo dell'avvio della consiliatura a regime pieno, grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giorgio Oppi. Ne ha facoltà.

OPPI GIORGIO (UDC). Allora tutti quanti dicono di essere rapidi veloci, ma

rapidità non sanno neanche che cosa sia. Io credo che il nome che può fare il Presidente è quello di Biancareddu, perché Biancareddu ha giurato, soltanto che non era arrivato il numero di repertorio, e voi sapete che il Presidente del Consiglio non può fare i nomi se non ha allegato il numero di repertorio. Quindi, una volta che il Presidente ha firmato e ha trasmesso all'organo competente, si è in attesa che arrivi, sia repertoriato, e quindi si leggano in questa sede anche i numeri. Io credo quindi, siccome c'è stato questo impegno, che il Presidente possa dare i nomi, quindi basta aspettare e verificare, e se qualche nome… perché purtroppo noi viviamo una realtà nella quale oggi ci siamo, domani non ci siamo… qui ce ne sono molti che portano scarogna, quindi lunga vita ai nomi che sono stati prospettati. A questo punto, però, abbiamo un po' di pazienza perché nessuno qui è santo. Quando noi eravamo all'opposizione, molte volte avete perso un'ora e mezza, molte volte non ci avete consentito di fare certe cose, adesso visto che abbiamo anche le elezioni, peraltro anche nella città di Cagliari, e non soltanto di Cagliari, abbiate la pazienza di ascoltare in modo tale che alla fine probabilmente ci saranno i nomi. Non sono molto d'accordo, lo dico a te, Cocco, perché abbiamo un grande rapporto, perché anche le Commissioni devono funzionare, alcuni presidenti erano pronti a convocare per la settimana ventura, ma sempre per esigenza di questo o di quell'altro, il ritardo c'è per responsabilità di tutti, questo lo voglio dire.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Agus. Ne ha facoltà.

AGUS FRANCESCO (Progressisti). La Conferenza dei Capigruppo che si è tenuta poc'anzi è stata convocata a seguito di un tumulto, perché così è scritto nel Regolamento, cioè è la fattispecie prevista dal Regolamento. Buona parte di quel discorso, ovviamente, è stata legata anche agli avvenimenti accaduti in aula che, tra maggioranza, opposizione e Presidente del Consiglio, sono stati chiariti. C'è una preoccupazione che abbiamo esternato in aula in relazione soprattutto alla composizione degli organi costituzionali, preoccupazione che è stata poi al termine della Capigruppo risolta dal Presidente della Regione, che ci ha dato una notizia che non era in nostro possesso sino all'inizio della seduta, che è stata anche quella che ha generato la richiesta di sospensione da parte delle forze dell'opposizione. La mia richiesta, al termine dell'ultimo intervento, non era la messa in votazione di una questione pregiudiziale, non è quella la richiesta, ho semplicemente posto alla maggioranza e al Presidente della Regione l'eventualità, la possibilità di discutere le sue dichiarazioni programmatiche avendo accanto appunto il plenum della Giunta e non quella che oggi è una Giunta non rispettosa dei principi costituzionali. Era una proposta, la maggioranza può farla propria, io al posto del Presidente lo farei, oppure può continuare a discutere delle dichiarazioni programmatiche ben sapendo però che i giornali di domani non si occuperanno tanto di quello che dirà il Presidente, ma si occuperanno dei nomi degli assessori, degli spoiler, come quello che il Capogruppo che ha parlato prima di me ha appena detto all'Aula, insomma i temi rischiano per l'ennesima volta di essere sorpassati e superati anche nell'opinione pubblica da quelli che sono i rumors di palazzo, che purtroppo stanno condizionando la politica sarda, per vostra responsabilità, nell'ultimo mese.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Agus, come vede le ho dato la possibilità di intervenire sull'ordine dei lavori sullo stesso argomento, e il Regolamento non lo consente, ma questo per dire quanto siamo favorevoli all'esercizio della democrazia completa.

Ha domandato di parlare il consigliere Paolo Truzzu. Ne ha facoltà.

TRUZZU PAOLO (Fratelli d'Italia). Io comprendo che gli amici dell'opposizione vogliano offrirci numerosi suggerimenti, evidentemente non si sono ancora ripresi dalla sconfitta. Però, Presidente, noi abbiamo fatto un pre-dibattito prima ancora di avere sentito le dichiarazioni del Presidente della Regione. Quindi, io le chiedo di esercitare le sue funzioni, signor Presidente, di chiudere questo pre-dibattito sulle dichiarazioni di voto e andare subito ad ascoltare il Presidente.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Desirè Manca. Ne ha facoltà.

MANCA DESIRÈ (M5S). Noi non ci siamo mai preoccupati di quello che i giornalisti o la stampa il giorno dopo scrivono. È anche vero che questa discussione è la continua dimostrazione del distacco tra la realtà che si vive fuori questa istituzione e l'istituzione…

PRESIDENTE. Onorevole Manca, mi perdoni…

MANCA DESIRÈ (M5S). Sull'ordine dei lavori, Presidente, sempre sull'ordine dei lavori, Presidente.

PRESIDENTE. Mi ponga la questione sull'ordine dei lavori, perché le ricordo che anche lei era lì e mi ha detto: "Sono d'accordissimo"…

MANCA DESIRÈ (M5S). Le ricordo, Presidente, visto che ero lì…

PRESIDENTE. Sto parlando io, mi perdoni, veramente, è una preghiera. Grazie.

MANCA DESIRÈ (M5S). Mi faccia parlare, non sa neanche cosa sto dicendo, lei prima mi fa parlare, poi in merito a quello che dico mi può anche rispondere, a meno che non ha il dono di sapere che cosa voglio dire, me lo dica.

Le stavo dicendo… quindi, continuo distacco tra realtà e istituzione, non solo noi abbiamo chiesto più volte la nomina degli Assessori per poter lavorare, mi sembra corretto, corretto, non partecipare a questa discussione tra destra, sinistra, chi ha fatto, chi non ha fatto, noi abbiamo accettato poco fa in Conferenza dei Capigruppo - per cui vede, Presidente, mi faccia finire di parlare - quello che è stato l'accordo sia di destra, di centro e di sinistra. L'ordine dei lavori adesso è quello di ascoltare le linee programmatiche, e ricordiamoci che un atto fondamentale è che la gente fuori da questa istituzione sta aspettando che noi veramente iniziamo a lavorare, parliamo di lavoro, non più di parole.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Manca, mi ha stupito, e quindi va bene.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pierluigi Saiu. Ne ha facoltà.

SAIU PIERLUIGI (LEGA). Prendo la parola sull'ordine dei lavori per chiedere che l'Aula possa ascoltare con attenzione le dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione, che peraltro è il motivo per il quale siamo stati convocati qui oggi, allontanando quegli elementi di confusione e di disordine, visto che stiamo parlando di ordine dei lavori, e consentire quindi al Presidente della Regione, all'Aula e alla Sardegna di ascoltare quale sarà il programma di governo per i prossimi cinque anni. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Saiu, ringrazio tutti gli onorevoli consiglieri che sono intervenuti.

Dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'illustrazione delle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione.

Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.

SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az), Presidente della Regione. Consentitemi in primo luogo di rivolgere un doveroso e deferente tributo a questa Assemblea legislativa, erede della plurisecolare tradizione parlamentare autonomistica della nostra isola, nella quale ancora una volta qualche giorno fa, il 28 aprile, hanno trovato sintesi i simboli più autentici della nostra identità di popolo, i valori fondanti e riconosciuti di una comunità antica, il vissuto di una nazione in cammino verso quella che l'indimenticato professor Giovanni Lilliu definì felicemente la "frontiera-paradiso". Sono qui, oggi, per testimoniare il rispetto istituzionale che porto nei confronti del Parlamento dei sardi in qualità di loro Presidente, eletto direttamente e con prerogative e responsabilità nuove rispetto ad un passato troppo spesso inopportunamente e strumentalmente richiamato in queste settimane, fino all'insulsa affermazione secondo la quale l'avvio dei lavori del Consiglio regionale sarebbe stato bloccato dalla mancata presentazione delle mie dichiarazioni programmatiche.

Ebbene, dinanzi alla prospettiva di una legislatura che si apre, avverto per parte mia l'esigenza di affermare primieramente, pur nella diversità di vedute e di ruoli, nel riconoscimento del sacrosanto diritto e dovere di critica, specie da parte delle opposizioni, un principio etico di verità, di correttezza e di onestà intellettuale nei nostri rapporti.

L'introduzione dell'elezione diretta del Presidente della Regione ha fatto venir meno il voto di fiducia del Consiglio, tipico della forma di governo parlamentare, e dunque degli strumenti allora pertinentemente apparecchiati dall'ordinamento per definire tale rapporto anche mediante la discussione e la votazione delle dichiarazioni programmatiche che accompagnavano la proposta di Giunta. Questo Consiglio, fin dal suo insediamento, ha dunque piena legittimazione a svolgere tutti i propri lavori indipendentemente dall'attività del Presidente della Regione, che trae parimenti autonoma legittimazione direttamente dal voto popolare, che lo ha eletto ed ha con ciò approvato contestualmente il suo programma di Governo. Pertanto, come ebbe a dire in quest'Aula il Presidente Soru all'esordio del nuovo modello istituzionale nel 2004, ho chiesto, non con l'intento di rendere delle dichiarazioni programmatiche, ma utilizzando la possibilità che il regolamento dà di fare comunicazioni all'Aula, di poterci incontrare per la prima volta ed iniziare con voi un dialogo, un confronto e una collaborazione che sono sicuro sarà proficua per il futuro. Per questo vorrei sottrarmi alla celebrazione di un rito stanco, di una liturgia consunta, di una contraddizione irrisolta nella confusione di norme e forme di governo che continuano a convivere mentre ciascuno si ritiene chiamato a svolgere acriticamente una parte di maggioranza o minoranza che si pone aprioristicamente rispetto ai contenuti. Ho riletto e meditato a lungo le dichiarazioni rese nel passato, ad alcune delle quali ho avuto anche l'onore di contribuire o di partecipare sia da posizioni di governo che di opposizione; sono tutte interessanti, perché investono i problemi della realtà sarda, ma ne ho tratto il dato che da oltre cinquant'anni ricorra più o meno lo stesso schema, al di là dei diversi schieramenti e delle differenti formule politiche. Alle enunciazioni generali di contesto, di analisi della situazione politica, economica e sociale, seguono i temi riferibili agli specifici compiti dei diversi Assessorati. Tuttavia viene a mancare, a mio avviso, un filo conduttore che renda il discorso fortemente unitario. Emerge, così, una ricchezza di elementi settoriali disgiunti, ciascuno che si giustifica in se stesso ma non tiene conto dell'ineluttabile interconnessioni e delle relazioni necessarie, insomma, come se vi fossero pregevoli parti di un motore realizzate senza una comunanza di scala e di progetto, talché alla fine queste non si possono assemblare in un disegno organico che doni il miracolo del movimento. Restano singole parti, immobili e sospese nel tempo, di una contemplazione sterile. Così i problemi strutturali e nodali dell'Isola sono purtroppo divenuti storici, tanto che molti di voi, nella precedente seduta, hanno addirittura citato il memoriale di Giovanni Maria Angioy del 1799 per denunciare temi, ahimè, ancora attuali. Purtroppo le citazioni di questo tenore si perdono in una quantità innumerevole: dai puntuali rilievi posti a fondamento della questione sarda del Giudice di Ploaghe Giovanni Maria Lei-Spano, al giovane valoroso intellettuale soldato Attilio Deffenu, fino al rapporto conclusivo sugli studi per il Piano di rinascita elaborato dalla Commissione economica istituita nel dicembre 1951 con decreto del Presidente del Comitato dei Ministri del Mezzogiorno. Ancora; Mario Melis, nella sua Relazione programmatica in quest'Aula nel 1984, indicava tra le urgenze di allora un programma straordinario per l'occupazione, adeguate misure per i trasporti, la definizione in senso autonomistico della politica per l'intervento straordinario dello Stato, l'avvio della Riforma della Regione. Per anni, insomma, abbiamo circoscritto, esaminato, approfondito i grandi temi dell'Isola, senza mai giungere ad una soluzione definitiva. Abbiamo forse utilizzato parametri e strumenti errati, o quantomeno che non hanno dato i risultati attesi, partendo sempre tutti dalla medesima prospettiva. Oggi abbiamo bisogno di mutare questa prospettiva sui problemi e con essa l'approccio alle soluzioni percorribili. Vorrei pertanto proporre a questo Consiglio una sfida nuova, un confronto su un'idea complessiva e non settoriale di Sardegna, la cui valutazione non sia ricurva sul numero di righe dedicate a questo o quel comparto, quanto piuttosto su una prospettiva ed una visione entro la quale le politiche settoriali si coordinino. Occorre un motivo dominante su cui converge, un filo d'orbace capace di tessere tutte le specifiche tematiche del programma. Viviamo certamente un tempo di rapidi e profondi mutamenti, una crisi senza precedenti che non consente facili entusiasmi, non consente semplicistici ottimismi, ma impone a tutti responsabilità nuove e nuove consapevolezze, una crisi che, al di là dell'economia e della società, investe la credibilità e l'autorevolezza delle stesse Istituzioni democratiche. Sotto questo profilo la ricerca del consenso attraverso la delegittimazione e la demonizzazione della politica, dei partiti, costituzionalmente previsti per affermare il diritto di tutti i cittadini ad associarsi liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, o ancora la demonizzazione degli avversari, lungi dal rappresentare una modalità di emancipazione del popolo verso l'esercizio diretto della democrazia, rappresentano oggi la causa del più drammatico deterioramento dei rapporti politici e sociali. La chiave di lettura, che noi proponiamo come filo conduttore per l'interpretazione e l'idea di Sardegna che vogliamo affermare, è la sardità, intesa come identità sarda, che si declina dinamicamente in ogni proposito o proposta programmatica di settore attraverso la domanda: quale vantaggio per la Sardegna? Quale profitto per i sardi? In tal modo il tema dell'identità sarda non va riferita soltanto all'identità psicologica ed emotiva, "deo so sardu", tesa ad affermare un perimetro culturale ed antropologico chiuso, ma si realizza soprattutto come identità politica istituzionale, e cioè, quali riforme per creare un modello di governance che vada a vantaggio della Sardegna ed a profitto dei sardi? Identità economica; quale modello di sviluppo che vada a vantaggio della Sardegna ed a profitto dei sardi? Identità territoriale ed ambientale? Come governare il nostro territorio? Come abitarlo? Preservarlo o trasformarlo a vantaggio della Sardegna, ed a approfitto dei sardi? Identità linguistica e culturale, antropologica ed artistica, identità sociale del lavoro e della salute, identità artigianale ed industriale, identità rurale. Premettendo che l'identità non si eredita passivamente ma si costruisce, ne consegue che tutti gli interventi riguardanti l'economia, la società e la cultura devono essere orientati per realizzare un'autentica identità sarda, ed in definitiva una risposta originale all'esigenza di definire come essere sardi oggi nel mondo, con la consapevolezza che le identità che sapremo costruire dovrà necessariamente confrontarsi con le altre identità viventi ed operanti in questo tempo. Dunque nessuna chiusura, bensì apertura inclusiva. Infatti il corollario necessario di questa costruzione si sostanzia negli interrogativi: qual rapporto tra Sardegna e Italia, tra Sardegna e Europa, tra Sardegna e Mediterraneo, tra Sardegna e globalizzazione? Queste riflessioni sono anche fatalmente collocate in un tempo ricco di significati simbolici; le feste di primavera congiungono da sempre il rifiorire della natura e le migliori aspirazione di miglioramento dell'individuo della società. Il 21 aprile la nostra comunità è stata chiamata dalla tradizione a riconsiderare nella Pasqua cristiana i valori proposti da un giusto crocifisso; il 25 aprile, in ossequio ad una scelta delle Istituzioni, a ricordare la ripresa della democrazia dopo la vittoria sul nazifascismo, prima che, il 28 aprile, celebrassimo la nostra identità di sardi nella sua versione storica attraverso Sa Die de sa Sardigna, e dal primo maggio, nella dimensione delle tradizioni, con la festa religiosa e popolare di Sant'Efisio. Il messaggio è unico; l'impegno generoso per la comunità ed i suoi valori può costare caro e portare fino alla morte chi lo persegue, ma poi le vere grandi idee non muoiono mai. I popoli, ma più precisamente gli oppressi, prima o poi sanno riconoscere e distinguere i propri eroi ed i propri Santi. Lo scriveva Michelangelo Pira il 15 dicembre del 1975 ad un vecchio e malato Giovanni Battista Melis che si interrogava sul senso della propria militanza a favore della causa del popolo sardo. Onorevoli colleghe, colleghi consiglieri, consentitemi un appello che deriva dal doppio ruolo di Presidente della Regione e di Segretario del Partito sardo: questo è il Parlamento di un popolo che non vuole essere più oppresso, che attraverso voi e me chiede di essere difeso, e ci ha eletto per guidarlo verso la libertà e l'eguaglianza attraverso la fraternità; ci crediamo o meno la nostra azione verrà giudicata oggi dai cittadini elettori, domani dalla storia. Verso la storia abbiamo l'onore e l'onere del protagonismo cui ci siamo esposti ed impegnati chiedendo ai sardi il mandato di rappresentarli nella loro più importante istituzione. La situazione drammatica dell'economia, della condizione sociale, della fragilità culturale invoca oggi in Sardegna politiche nuove, esige intelligenza progettuale e capacità creativa. È il momento storico a dirci che non c'è posto per una politica di sopravvivenza, per l'ordinaria amministrazione e neppure per un progressismo moderato. Si tocca con mano lo stato di depressione e ancora peggio la chiusura di ogni orizzonte che ci fa dire troppo spesso: "Non ce la facciamo, non ne usciamo, non c'è nulla da fare". Troppe cose in Sardegna sono accadute senza ideazione e senza progetto, così si è offuscata persino la speranza di progettare, è stata cancellata la prospettiva del futuro, è stato tolto il diritto di sognare. Nell'idea di Sardegna manca l'amore della speranza perché non c'è tensione desiderante capace di creatività. Eppure proprio la situazione di stallo può diventare un fattore propulsivo e rivoluzionario, stimolo per un nuovo modo di dire e di fare, per un nuovo modo di rappresentare la Sardegna e noi stessi agli altri. Paradossalmente la situazione drammatica attuale diventa il dispositivo per il rilancio di una nuova costruzione. Per noi la Sardegna non è oggetto della mancanza e del fallimento se davanti a noi poniamo l'impresa, il progetto e il programma. Ciò che è crisi diventa dispositivo d'opera e di invenzione. Siamo convinti che dinanzi a noi c'è l'avvenire che non viene da sé e che si compie nel fare, a patto che la politica diventi invenzione, come l'economia, come la cultura. Niente scene del negativo, abbiamo cose da raccontare e da produrre, tutto da vivere e tutto da fare. L'identità sarda si costruisce nell'itinerario della produzione materiale e della produzione di senso.

Il primo punto riguarda l'identità politica ed istituzionale. Quali riforme dunque per creare un modello di governance che vada a vantaggio della Sardegna e a profitto dei sardi? Noi rappresentiamo qui il popolo sardo nella sua coscienza di nazione con tutti i caratteri della sovranità. Questo diritto permane anche quando l'abbiamo vissuto nella ridotta forma del presente Statuto autonomistico, così come quando viene auspicato da chi sostiene l'urgenza della statualità. Il diritto del popolo sardo ad accedere alle mete istituzionali raggiunte da altri popoli nel mondo attraverso la formalizzazione di trattati e di principi universalmente riconosciuti, resta comunque un dato perenne. Esso si individua nella secolare storia istituzionale e politica della Sardegna, emergendo e inabissandosi nella coscienza quale portato dei successi e delle disavventure della storia. Costruire oggi l'identità politica e istituzionale della Sardegna significa disegnare ed attuare un modello di governance territoriale che sappia interpretare in termini normativi ed organizzativi le peculiarità geomorfologiche, storiche, corografiche e di mobilità dell'Isola, dando alle Istituzioni un assetto estensivo che favorisca la sopravvivenza delle comunità locali. La proposta politica che formuliamo è innanzitutto orientata a ridefinire gli spazi di autogoverno, i poteri e le risorse della Sardegna mediante un nuovo Statuto di autonomia speciale, la cui elaborazione sia affidata ad un'assemblea costituente del popolo sardo. L'attuale Statuto, infatti, con le sue istituzioni ha varcato la soglia dei settant'anni. La nostra Eleonora d'Arborea introduceva il suo aggiornamento di una rinnovata Carta de Logu per la ragione che di anni ne erano trascorsi appena sedici.

Dobbiamo rivendicare dallo Stato la definizione delle vertenze aperte in materia di entrate e di accantonamenti anche rivedendo le norme di attuazione per il calcolo delle quote di compartecipazione ed in particolare delle accise.

Dobbiamo approvare una riforma degli enti locali che ponga al centro i Comuni sardi come elemento fondante dell'architettura istituzionale ed affidi loro quante più competenze e con le relative risorse possano svolgere autonomamente, in ossequio ad un principio di sussidiarietà. Una riforma che attribuisca alla Regione compiti di programmazione generale, vigilanza e controllo, regia ed esecuzione di azioni strategiche di grande interesse. Una riforma che ripristini, quale ente intermedio tra Comuni e Regione, le sole Province con funzioni e risorse ben precisate e dotate di legittimazione popolare diretta con conseguente abrogazione di tutte le ulteriori forme aggregative stabili o temporanee tra enti locali a partire dalle Unioni di Comuni.

Dobbiamo definire la forma di governo e riformare conseguentemente gli assetti organizzativi della Regione, sia per la direzione politica che per la struttura burocratica, partendo dal superamento della legge regionale numero 1 del 1977 e dalla legge regionale 31 del 1998. Dobbiamo riformare gli enti, le agenzie e gli istituti regionali esaltandone le funzioni strumentali al soddisfacimento di particolari categorie produttive o di interessi pubblici anche mediante una significativa semplificazione ed accelerazione delle pratiche. Dobbiamo avviare un percorso di aggiornamento, riqualificazione e progressione del personale del sistema Regione finalizzato ad un percorso motivazionale che lo renda protagonista della stagione di riforme e cambiamento che la politica vuole affermare.

Dobbiamo abrogare l'attuale legge statutaria elettorale ed approvare una nuova norma in grado di dare equa rappresentanza ai territori e alle differenti sensibilità politiche presenti nell'Isola, ferme restando le esigenze di governabilità e di stabilità del sistema. Dobbiamo rivendicare il riconoscimento di una soggettività internazionale per la negoziazione con l'Unione europea di particolari forme di applicazione dei trattati e dei regolamenti al fine di compensare gli svantaggi strutturali permanenti derivanti dalla condizione di insularità, con particolare riferimento all'energia, ai trasporti, alla zona franca, alle misure di incentivazione per le imprese, al regime IVA e fiscale. Mutuando le parole di Mario Melis potremmo dire con certezza che nella costruzione dell'identità politica ed istituzionale della Sardegna dovremmo dare risposta alle rinnovate domande dell'autonomia, tra le quali vi è quella dell'identità culturale come processo di riappropriazione dell'identità etnica di ogni popolo che vuole restare se stesso, che non accetta né prevaricazione né estinzione, ma fa riemergere prorompente la propria soggettività culturale, etnica e quindi politica perché il dialogo sia reale. Non vi è dialogo, infatti, fra chi non esiste e chi invece, prevaricando gli altri, li estingue. Il dialogo è possibile solo fra pari dignità, fra pari titolarità e soggettività politica. Ecco il nuovo concetto di democrazia, l'autonomia passa attraverso questi valori. Certo, l'economia, lo sviluppo sono processi importanti, ma al fondo sono i valori quelli che contano: il diritto al lavoro, la solidarietà, la collettività nazionale, la soggettività politica dei gruppi che compongono la comunità statuale. La Regione deve finalmente riuscire ad esprimere capacità reali nel concorrere alle grandi scelte della programmazione soprattutto comunitaria. Questo è il ruolo della Regione, altrimenti si è sudditi e non cittadini, destinatari di decisioni pensate all'esterno ed attuate poi nella periferia. Nessuno accetta più di essere periferia e suddito di decisioni centralistiche prese al vertice da poteri lontani e indifferenti, incapace di cogliere i fermenti nuovi che rivitalizzano la società.

Come promesso nella Conferenza dei Capigruppo opererò alcuni tagli per rendere più sintetiche le dichiarazioni che troverete invece nel testo che verrà distribuito, quindi la parte riguardante la proposta federalista per l'Italia su iniziativa delle istituzioni sarde leggo il titolo per darvi atto che la troverete nel testo, ma la salto, al pari del dipartimento dell'identità e passo ai rapporti tra Regione Sardegna ed enti locali.

Mi chiedo se l'articolo 44 del nostro Statuto speciale, che prevede la Regione come ente di legislazione, programmazione e controllo e gli enti locali come organismi di gestione, sia ancora uno dei punti fondamentali del nostro ordinamento giuridico e conservi pertanto assoluta attualità. In passato tale disposizione è stata sottovalutata ed interpretata in modo spesso totalmente difforme. A noi pare che oggi debba tornare al centro della disciplina dei rapporti tra Regioni ed enti locali. Ci proponiamo pertanto di riservare alla Regione in linea di principio le fondamentali funzioni legislative, di programmazione e controllo, trasferendo agli enti locali la maggior parte delle funzioni gestorie ed esecutive e mantenendo in capo alla Regione le sole funzioni amministrative che abbiano un contenuto e caratteri riferibili alle sue caratteristiche dal proprio intero territorio. Ciò appare conforme anche al principio di sussidiarietà consacrato nella nostra Costituzione, ma anche nella disciplina europea, in base alla quale le funzioni esecutive devono essere allocate nei diversi enti in rapporto al loro valore contenuto ed efficacia anche sotto il profilo territoriale. Naturalmente tale intendimento ha diverse conseguenze anche in ordine al nostro programma, la prima consiste nel fatto che gli enti locali devono essere posti al centro dell'attività esecutiva e quindi valorizzati anche per il fondamentale rapporto diretto e immediato che essi hanno con i cittadini. A nostro giudizio si tratta di un orientamento assolutamente decisivo ed in linea con il basilare principio secondo cui la sovranità appartiene al popolo, ciò comporta quindi che vengano rispettate le condizioni e gli assetti che definiscono un rapporto più immediato tra cittadini e istituzioni. La terza conseguenza riguarda la necessità di una revisione totale di tutti gli enti e gli organismi che non sono stati creati anche nella nostra Regione e ai quali è stato riconosciuto un ruolo specifico e rilevante che però spesso ha portato non solo ad un esagerato numero di enti autonomi secondo la formula, ad ogni funzione deve corrispondere un ente, ma ha anche sottratto gli stessi enti al controllo degli organi di carattere più strettamente politico e quindi alla verificazione di ogni rapporto di collaborazione e contatto con i cittadini e gli enti locali rappresentativi dei medesimi.

Un capitolo importante è dedicato alla semplificazione della disciplina legislativa regionale.

Un'attenzione particolare va riservata anche al problema della legislazione regionale e al modo con cui essa si è formata nei precedenti decenni. Siamo in presenza non solo di un numero abnorme di provvedimenti normativi intervenuti spesso in forme contraddittorie e disomogenee, ma anche di procedure ingiustificatamente complesse e spesso tortuose aggravate da adempimenti e interventi non sempre necessari. Ci proponiamo di effettuare una disamina completa e dettagliata della legislazione regionale in vigore, allo scopo di pervenire ad una radicale semplificazione, quanto ai procedimenti previsti, al tempo necessario per la loro attuazione, alla limitazione ai soli interventi degli organi amministrativi competenti, alla durata degli stessi procedimenti. Oggi il nostro assetto sociale e produttivo richiede che gli organismi di rilievo pubblicistico provvedano ad esercitare le loro funzioni nel minimo tempo possibile, considerata non solo l'urgenza dei tempi in cui devono intervenire, ma spesso l'incidenza decisiva che essi hanno sugli obiettivi di carattere economico e sociale. Per il raggiungimento di tali fini semplificatori saranno costituite apposite commissioni di esperti provenienti in massima parte dagli uffici interni della Regione, con l'obiettivo di accorpare la legislazione regionale in appositi testi unici riferiti a materie con caratteristiche peculiari ed omogenee anche allo scopo di rendere più semplice l'attività interpretativa ed applicativa. Ci rendiamo conto che non si tratta di un lavoro facile ma comunque possibile ed in questo senso sentiamo di porci in continuità con analoghe iniziative intraprese nell'ambito della scorsa legislatura. Identità economica. Quale modello di sviluppo che vada a vantaggio della Sardegna ed a profitto dei Sardi? Il punto di partenza attuale del sistema economico e delle imprese dice che il nostro sistema economico produttivo è costituito per il 97 per cento da micro imprese.

Solo 12 imprese in Sardegna superano i 100 milioni di fatturato, il numero medio degli addetti è pari a 3,2 contro i 5,8 della media nazionale. Esso si caratterizza per una scarsa propensione all'innovazione e a una bassa intensità di ricerca e sviluppo che si traduce in bassi livelli di specializzazione, orientati verso produzioni tradizionali a basso contenuto tecnologico. Gli indicatori economici rilevati nel periodo 2014-2018 hanno certificato l'impoverimento della nostra Regione il cui PIL passa dal 76 al 71 per cento della media europea, tant'è che la stessa Commissione europea ha declassato la Sardegna di una categoria riportandola da Regione in transizione a meno sviluppata. Non può certamente essere ragione di consolazione il fatto che in conseguenza di ciò avremo più risorse dall'Unione europea nella prossima programmazione 2021-2027. Sono mancate scelte di programmazione che tendessero a superare davvero il gap esistente nel sistema economico produttivo tra la nostra Regione e le altre, soprattutto orientando le scelte alla valorizzazione dei punti di forza endogeni rappresentati dall'immenso patrimonio materiale ed immateriale di peculiarità e specificità che rendono l'isola unica al mondo. Si sono invece frazionate le risorse in una pluralità di bandi standardizzati rispetto alle altre realtà italiane ed europee per concedere contributi e finanziamenti alle imprese nei più disparati settori. Bandi peraltro che non hanno prodotto alcun risultato concreto per effetto di un eccesso di complicazioni documentali e burocratiche che porta i tempi di intervento a livelli insostenibili.

Basti pensare che a tutt'oggi le imprese che hanno partecipato ai bandi per la competitività delle piccole e medie imprese T2 e T3, nel lontano 2015 non hanno avuto ancora alcuna risposta.

Dobbiamo superare le vecchie logiche e concezioni di assistenza dando risposte concrete alle domande nuove che il nostro tessuto produttivo imprenditoriale ci propone. Non servono chiaramente annunci trionfalistici di risorse stanziate che non giungono mai a destinazione, è il momento di cambiare approccio e filosofia di intervento passando dal creare facili illusioni al fare concreto che consiste nel dare certezze sui tempi e sui diritti, su cosa si possa fare affidamento e su cosa no, su quali siano le linee di tendenza della programmazione economica regionale. Non esiste una ricetta facile, ma un dato è certo, quelle utilizzate finora non hanno migliorato la situazione economica, produttiva e occupazionale della Sardegna. Il numero di occupati nel periodo dal 2010 al 2017 è diminuito di oltre 40.000 unità, la spesa media delle famiglie si è ridotta in termini nominali del 18 per cento, il tasso di disoccupazione è pari al 17 per cento, il tasso di disoccupazione giovanile supera il 40 per cento.

Dobbiamo quindi lavorare perché il nostro sistema impresa riprenda vigore, consapevoli come siamo che il lavoro viene creato solo se le imprese operano in un contesto anche sociale, coerente con le loro politiche di sviluppo e di crescita. Per questo andremo a definire un vero e proprio piano industriale della Sardegna che coinvolgendo le varie competenze riesca a mettere finalmente in rete la programmazione socioeconomica.

Abbiamo visto troppe volte in questi anni annunciare i cosiddetti Piani strategici, non può esistere un piano strategico per il turismo che non tenga conto delle necessarie complementarietà con gli altri settori dell'economia, con la rete di infrastrutture, con le politiche della formazione professionale, con le politiche urbanistiche, con le politiche dei trasporti. Ecco perché diventa imprescindibile parlare oggi di piano industriale che includa in un unico omogeneo progetto l'essere Sardegna e che risponda principalmente a una domanda: "Quali risultati si vogliono ottenere in termini di sviluppo, reddito e occupazione e in che modo si possono ottenere?"

Siamo convinti che il tessuto imprenditoriale sardo sia in grado, se supportato adeguatamente dalle istituzioni con una programmazione consapevole e sostenibile, di dare le giuste risposte in termini di reddito e nuova occupazione. Intendiamo attivare un sistema virtuoso che consenta alle imprese di affrontare le sfide competitive in modo più semplice ed efficace, ad esempio sviluppando adeguate politiche di accesso al credito mediante un rafforzamento dei consorzi fidi e favorendo accordi tra sistema del credito e impresa, eliminando l'eccessiva burocrazia che va ad incidere negativamente sui processi decisionali delle imprese, migliorando le politiche di formazione professionale che sia orientata anche verso l'implementazione di una nuova cultura manageriale, favorendo la costruzione e il potenziamento delle reti di imprese.

Un elemento fondamentale sarà l'implementazione di adeguate strategie che favoriscano lo sviluppo di processi di internazionalizzazione delle stesse. Salto ulteriori capitoli che riguardano lo sviluppo economico sardo.

Identità territoriale ed ambientale. Come governare il nostro territorio, come abitarlo, preservarlo, trasformarlo a vantaggio della Sardegna ed a profitto dei sardi? La questione fondamentale della politica sarda oggi deve porre al centro l'identità territoriale nella sua specificità del territorio fisico e antropico, di un particolare modo di abitare la terra, di un'antropologia dello spazio lavorativo e comunicativo.

Territorio quindi come risorsa, tanto come giacimenti storico-archeologici, artistici, antropologico-culturali, quanto come preziosa risorsa ambientale e turistica, ma soprattutto come potenzialità di sviluppo economico di un nuovo modello di produzione agropastorale, modello tutto da elaborare.

Il paesaggio sardo è davvero un unicum e per questo la costruzione di un'identità paesaggistica assume grande rilevanza.

Potremmo definire il paesaggio come la facies, il volto della Sardegna, come si è configurata la fisionomia territoriale lungo il percorso storico come testimonianza di un determinato rapporto con la natura, nell'esercizio delle proprie attività economiche e come rapporto comunicativo, dunque relazione produttiva tra paesaggio ed economia. Le offese al paesaggio sardo sono state inferte sempre da interessi esterni. Offese che si sono tradotte drammaticamente in danni economici incalcolabili. La deforestazione della Sardegna nell'Ottocento: è rimasto solo un quinto dei boschi sardi a favore della rete ferroviaria e dei cantieri navali italiani. Lo sfruttamento delle miniere a profitti capitalistici esterni, con lascito delle scorie che richiedono spese incalcolabili per un risanamento. L'industrializzazione petrolchimica che ha creato disoccupazione, inquinamento e malattie. La recente sciagurata decisione della chimica verde, che intendeva mettere a dimora il territorio settentrionale dell'isola a cardo, la parte meridionale a canne. Programma drammaticamente condiviso, voluto da una classe dirigente non solo politica, ma sindacale ed industriale. Il pericolo ora viene da un incontrollato incremento dell'eolico e del solare. Favorevoli certamente allo sviluppo dell'energia pulita, ma nei luoghi deputati e secondo regole ben precise.

La scommessa è questa. Come tradurre la singolare identità territoriale e ambientale in risorsa economica? Viva anche l'industria assolutamente necessaria, ma non inquinante e a profitto dei sardi.

Anche il discorso sul turismo deve configurarsi nel più vasto tema della territorialità e dell'ambiente, che non vuol dire essere contrari allo sviluppo turistico, che è una risorsa fondamentale, bensì occorre che lo sviluppo turistico non si traduca in semplice speculazione edilizia, in uno stravolgimento dell'identità costiera della Sardegna, senza senso, né progetto.

E comunque, ritorno alla domanda, sviluppo turistico a profitto dei sardi o di altri? Vengano pure i capitali stranieri, la Sardegna ne ha bisogno, ma quale profitto deriva ai sardi e a quali costi? Il tema dei vincoli sarà affrontato nell'ottica di garantire il giusto contemperamento tra lo sviluppo e l'esigenza di conservazione. Il punto di equilibrio non potrà prescindere dall'introduzione di una valutazione della qualità architettonica degli interventi e dalla loro idoneità a concorrere alla definizione dell'identità territoriale e turistica dell'isola. In questo senso e sotto il profilo normativo sarà proposta una nuova legge urbanistica che stabilisca un equilibrio tra questa, l'edilizia ed il paesaggio, in grado di restituire certezza del diritto ai cittadini e agli operatori, semplificazione delle procedure e rilancio del comparto.

Anche la Sardegna è parte del processo mondiale di aumento dell'urbanizzazione e del conseguente spopolamento delle zone rurali, ma la velocità è l'entità fanno prevedere per noi esiti più preoccupanti. La grave situazione del presente rappresenta l'esito delle politiche di settant'anni, perciò le proposte risolutive devono darsi progetti dal respiro temporale futuro altrettanto lungo. La questione dello spopolamento dei paesi non potrà mai risolversi se non in presenza di un intervento a tutto campo, negli aspetti culturali, istituzionali, politici, sociali ed economici. Considerando per un attimo il solo aspetto territoriale non si potrà intervenire nei paesi senza ragionare sul ruolo passato e futuro delle città, di Cagliari e Sassari innanzitutto. La programmazione delle risorse umane e materiali da distribuire nei territori, la definizione delle istituzioni del futuro della Sardegna e l'articolazione territoriale delle stesse, con il loro gangli operativi, non potranno esimersi dal considerare le condizioni dell'orografia e dalle ragioni della storia, non meno che tenere conto dell'accesso a nuove funzioni istituzionali, economiche e sociali da parte di città e comuni che vedono tramontare funzioni e ruoli precedenti. Sul punto merita un cenno per l'attualità che conserva nello stimolare una riflessione operativa il cosiddetto "documento Soddu", ultimo atto del periodo dell'Unità autonomistica, definitivamente interrottasi nel 1980. La riforma della Regione si fonda soprattutto su una diversa distribuzione dei poteri reali, che veda come protagonisti della politica regionale e dello sviluppo gli enti locali. Anzi, intorno agli enti locali dovranno avere rilevanza le forme di partecipazione democratica nella sfera economica, politica, sociale e culturale. I poteri di base diventeranno così i soggetti primari dell'autonomia.

Identità turistica. Il posizionamento attuale del turismo in Sardegna è caratterizzato da un tratto di sviluppo spontaneo, non è dunque il frutto di un Piano pensato e ritagliato sul territorio, ma piuttosto il risultato delle intuizioni e delle capacità di grandi e piccoli imprenditori, che nel corso degli ultimi cinquant'anni hanno impegnato il proprio talento e le proprie risorse, dando vita così al comparto turistico sardo.

Con l'affermarsi della destinazione turistica "Sardegna" è cresciuto, secondo convulse dinamiche endogene ed esogene, e senza alcun piano strategico Programma di sviluppo regionale, il numero degli alberghi e delle aziende turistiche che compongono l'intera filiera, aumentando notevolmente quantità e professionalità dell'occupazione. Oggi però, che vengano meno le condizioni di partenza, lo sviluppo si arresta. Diviene sempre più raro trovare investitori disponibili a realizzare nuove iniziative turistiche in Sardegna. Bisogna considerare che spesso è difficile perfino eseguire una semplice manutenzione di un albergo o ampliare le strutture esistenti e dotarle di nuovi e necessari servizi. D'altronde in un contesto che non consente neanche di pulire una spiaggia dalle alghe, o porre temporaneamente una semplice rete da beach volley senza infrangere una norma di legge, diventa difficile immaginare uno sviluppo di dimensioni significative, pur nel rispetto dell'ambiente. Allo stato attuale i limiti della crescita dell'ospitalità turistica in Sardegna dipendono in buona misura dal fatto che l'attività principale è ormai totalmente globalizzata. L'appetibilità delle nostre attrazioni turistiche, per quanto rilevanti, si deve confrontare con quelle di altri Paesi che spesso possono contare su elementi competitivi determinanti, come i minori costi di produzione, la facilità di accesso alla destinazione e le condizioni climatiche più favorevoli, e normative più semplici e favorevoli all'impresa. Questo è ancora più vero per l'offerta dei servizi turistici di massa, e comunque del livello medio al quale in larga misura la Sardegna si rivolge, e nell'ambito del quale registriamo una nostra sempre minore competitività.

Per favorire lo sviluppo del sistema dell'ospitalità turistica in Sardegna, e ricreare le condizioni migliori per il consolidamento e la crescita della destinazione, esistono alcuni ostacoli da rimuovere.

Il primo, i trasporti da e per la Sardegna. Le difficoltà di avvicinamento alla Sardegna sono sempre esistite, ma in più rispetto al passato deve essere considerato che la raggiungibilità della destinazione è diventato il più importante driver per la scelta di un viaggio. Pertanto se la destinazione è collegata direttamente al bacino d'utenza risulta appetibile, quando viceversa per raggiungere la propria meta è necessario un doppio volo, la stessa destinazione non risulterà più una scelta primaria per il proprio soggiorno. La facilità con cui ci si reca e si riparte da una destinazione è precondizione essenziale nella valutazione complessiva dell'appeal percepito dalla destinazione stessa, il tutto a costi contenuti e competitivi con altre realtà. Occorre un impegno concreto per affrontare e risolvere con efficacia i trasporti al servizio della destinazione, migliorandone sensibilmente i collegamenti, soprattutto aerei, da e per l'isola, ma non trascurando quelli marittimi, sia per i passeggeri che per le merci. Per lo sviluppo del settore turistico è essenziale poter contare su connessioni aeree, come detto, a prezzi bassi e con frequenze sufficienti per favorire la creazione di un'offerta competitiva che migliori e faccia crescere ancora di più gli aeroporti. Risulta vincente e dunque necessario superare i modelli di concentrazione del traffico aereo solo sugli hub di Roma e Milano, e riaprire una rete di collegamenti diretti con le città medie italiane ed europee.

Altro tema riguarda i trasporti interni. L'appetibilità dell'offerta sarda, soprattutto quella dei periodi meno balneari, è compromessa dalla inadeguatezza della logistica interna, che soffre di tempi di percorrenza e frequenza degli spostamenti dei turisti che non sono adeguati agli standard a cui sono abituati, soprattutto quanti provengono dai principali bacini cui l'isola si rivolge: Germania, UK, Francia, Svizzera, Europa del Nord.

Nei propri numerosi rapporti sul fenomeno dell'abusivismo il CRENOS stima il peso del sommerso in Sardegna pari a circa il 73 per cento dell'intero settore turistico. Questo significa che ogni qualvolta incrociamo quattro turisti uno di loro rappresenta un'opportunità di sviluppo economico per la nostra isola con tutte le positive ricadute, gli altri tre rappresentano evasione fiscale, tenuta irregolare di rapporti di lavoro sottopagato, sfruttamento dei servizi pubblici resi dalle amministrazioni pubbliche senza correlato corrispettivo, giustificazione di una diffusa cultura dell'illegalità che ha permesso l'estendersi del fenomeno ai livelli attuali, ma anche ovviamente una forma reale di attività economica che genera entrate significative. Appare pertanto non ulteriormente procrastinabile che la Regione si faccia carico di coordinare le azioni necessarie per contrastare il fenomeno, raccordando l'operato delle Amministrazioni locali, i Comuni in particolare, con gli Uffici che si interessano dei controlli amministrativi e fiscali, Agenzia delle entrate e Guardia di finanza in primis, e si ponga l'obiettivo di ridurre drasticamente l'evasione derivante dagli abusi, anche attraverso l'adozione di uno strumento legislativo che chiarisca cosa è lecito e cosa non lo sia.

Conoscere per programmare, mancano i dati utili all'analisi e alla comprensione dei flussi turistici in chiave contemporanea, non possediamo dati certi e in tempo utile e profilati su presenze, composizione della domanda, tassi di occupazione delle strutture, prezzo medio e tipologia dei turisti, tipologia dei flussi, provenienza, permanenza, tipo di viaggio, motivazioni, metodologia della prenotazione, grado di soddisfazione, reclami. A tal fine, proponiamo un modello di osservatorio che preveda due distinte linee di attività: una destinata ad analizzare l'offerta e la relativa filiera, ricettivo, vettori, OTA, ADV, congressi servizi vari, risorse umane, consumi e produzioni. E un'altra dedicata ad analizzare la domanda tendente a comprendere ed anticipare le dinamiche che inducono le persone a viaggiare e capace di monitorare periodicamente i comportamenti e le intenzioni dei viaggiatori, al fine di orientare le azioni di operatori e amministrazioni nei confronti dei vari mercati. Occorre dotarsi, anche nel settore turistico, di una strategia digitale, premesso che oggi non avere una strategia digitale equivale a non avere alcuna strategia, appare che anche in questo senso il sistematico ricorso alle dichiarazioni strategiche da parte dei soggetti pubblici disincentivi l'impegno a portare a compimento idee e progetti.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a numerose, forse troppe enunciazioni da parte della Regione delle imminenti rivoluzioni digitali che si sono purtroppo rivelate fortemente inadeguate e prive degli effetti sperati, nonostante i relativi ingenti costi, le macro forze che stanno rivoluzionando il mondo del turismo connesso, la georeferenziazione, l'Internet of Thing, il Bigdata, … , l'intelligenza artificiale, lo star rating oppure il reviews and rating, rendono ancora di più l'attuale presenza istituzionale turistica on line della Sardegna assolutamente lontana dalle esigenze del mercato e degli operatori, ed impongono un intervento rapido, serio e radicale, in grado di offrire il necessario supporto allo sviluppo del settore.

Semplificazione normativa e pressione fiscale sono ulteriori elementi essenziali per l'affermazione delle imprese della filiera dell'ospitalità sarda, soggetta ad una pressione fiscale anche locale, insopportabile ed aggravata da adempimenti burocratici insostenibili. Identità linguistica e culturale, antropologica ed artistica, la rimetto alla lettura del testo che vi verrà inviato, per passare al capitolo sull'identità sociale del lavoro e della salute. La domanda qui che riproponiamo è quella su quale modello creare lavoro, garantire assistenza e salute che vada a vantaggio della Sardegna e a profitto dei sardi. Il lavoro in Sardegna rappresenta una delle grandi priorità per la quale costruire un modello virtuoso in grado di generare professionalizzazione ed occupazione a partire dalla valorizzazione delle peculiarità della nostra Isola. In particolare l'obiettivo di favorire l'inserimento e il reinserimento socio lavorativo delle fasce della popolazione più debole e disagiata, meglio definiti dalla Commissione europea come soggetti a rischio di esclusione sociale, si può realizzare creando opportunità per i giovani e meno giovani che si affacciano in un sistema del lavoro ormai flessibile per definizione, ma che tende ad essere esclusivo e non inclusivo. Da qui parte l'esigenza di disegnare un mercato del lavoro sardo che tenga conto, guardando al futuro, della nostra specificità con un forte approccio identitario, la Sardegna è terra di tradizioni millenarie che il mondo sta scoprendo, anche grazie alle tecnologie dell'informazione, il mercato globale ha fama di culture antiche, di sapori genuini, di aria pura, di tradizioni identitarie, ognuna delle quali esige di forti professionalità, oggi non presenti nel mercato del lavoro e che divergono da quelle generiche richieste dai grandi numeri del turismo seriale e delle produzioni di massa. Viceversa esiste un'esigenza di lavoro professionalizzato, maturo e ragionato, a servizio di un modello di offerta che promette di far vivere in loco quelle emozioni e quegli stili di vita che difficilmente il mondo occidentale può proporre oggi nei Paesi a più alta industrializzazione. Sarà nostra cura la valorizzazione delle produzioni tipiche sarde e la valorizzazione delle iniziative a tutti i livelli che si possono imporre nei mercati turistici maturi e consapevoli, col nostro marchio e il nostro stile di vita. Questo si può ottenere attraverso interventi formativi mirati, che partano dall'esigenza del mercato, ma anche da un confronto aperto e internazionale. La Sardegna non ha, nonostante la sua millenaria tradizione, una vera e propria formazione professionale delle tradizioni per codificare gli usi e costumi che il mondo ci invidia, bisogna mantenere intatta l'arte dei padri coniugandola con dei percorsi e dei precisi protocolli che impongano dei canoni per l'utilizzo dei materiali, il design, l'identificazione di un marchio di qualità che certifichi, non solo la provenienza del prodotto, ma anche la tipologia della lavorazione. È tempo di pensare ad una scuola sarda delle tradizioni che, prendendo spunto dalle ormai celebri produzioni artigianali, sia capace di coniugare tradizione, identità e capacità produttiva rendendo il prodotto sardo identificabile e non contraffabile, ma soprattutto facendo nascere professioni oggi non presenti nel territorio sardo. Il sistema lavoro Sardegna deve essere integrato con tutti i soggetti che ne fanno parte a livello regionale e mira a far crescere i livelli essenziali delle prestazioni. La creazione della rete territoriale dei servizi per il lavoro favorirà una nuova concezione di servizio a sostegno, non solo dei cittadini ma anche delle imprese, al fine di un migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro, favorendo, attraverso la costruzione di relazioni stabili e sistematiche con il mondo imprenditoriale, rilevando sul campo i fabbisogni formativi e professionali utili per la progettazione degli interventi di politica attiva del lavoro. Il sistema dei cantieri comunali deve essere rivisto, permettendo ai soggetti che lavorano periodicamente in questi settori, di accrescere fortemente la loro occupabilità alla fine del percorso lavorativo, tramite formazione specialistica e riqualificazione professionale. Altro campo di applicazione del sistema cantieri di grande utilità sarà la valorizzazione del grande patrimonio di beni archeologici della Sardegna, il professor Giovanni Lilliu ha dato un contributo fondamentale all'affermazione degli studi sulla civiltà nuragica, tanto antica quanto ancora da indagare e raccontare. I nuraghi, maestosa testimonianza del passato, tutt'oggi la più colossale opera architettonica dell'antichità mondiale dopo le piramidi di Giza non sono più l'unica testimonianza del passato. Le due Università sarde, da decenni, nonostante la scarsità di finanziamenti specifici, hanno riportato alla luce tracce di un mondo ancora tutto da esplorare, sono certi ormai in letteratura le connessioni e la rete culturale e commerciale creata nel mondo antico Mediterraneo dai sardi, sottoterra giace un vasto mondo di testimonianze di pietra da portare finalmente alla luce. L'Europa, grazie anche al programma …, aveva tracciato, già nel 2014 una strada che intendiamo continuare a percorrere e pertanto l'autorità regionale si impegnerà a finanziare i centri di restauro, le scuole di archeologia e i programmi comunitari di interscambio con i popoli del Mediterraneo. A supporto delle strategie e delle politiche fortemente connesse con la programmazione 2021-2027, si intende creare un vero osservatorio sul mercato del lavoro che fornisca analisi sull'andamento puntuale di interventi di politica attiva e fornisca i dati utili alla verifica del raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi del lavoro regionale. Il sistema sanitario regionale ha subito, negli ultimi cinque anni, una profonda modificazione che ha portato ad una totale centralizzazione delle decisioni e dei processi, con il risultato di allontanare i cittadini e gli stessi dipendenti del sistema sanitario, dal concetto comune finora conosciuto di servizio sanitario, tale situazione viene certificata nei documenti ministeriali e statistici pubblicati negli ultimi due anni, unito alle gravi prescrizioni del tavolo congiunto MEF e il Ministero della salute, alla ridefinizione della rete ospedaliera e dall'annunciata riforma sanitaria mai realmente decollato. La conseguenza è stata la perdita di capacità di dare risposte assistenziali adeguate, ma soprattutto il complessivo declino del sistema sanitario sardo verso livelli neanche lontanamente sfiorati in passato che fanno oggi della Regione Sardegna una delle peggiori regioni italiane in termini assoluti. Alcuni dati sono utili ad esemplificare la situazione dalla quale questa maggioranza dovrà partire, i tempi medi di attesa per le prestazioni vedono nell'ultimo anno un raddoppio inaccettabile per effettuare una visita oncologica, da 16 a 32 giorni, un elettrocardiogramma, da 49 a 81 giorni, un peggioramento di oltre 20 giorni su una mammografia ad un peggioramento complessivo sulla totalità delle prestazioni, la situazione economica e finanziaria è inquietante, affossata da 320,8 milioni di disavanzo, ancora non coperto, e che ha avuto un record storico negativo totalizzato nel 2016 con il disavanzo Sardegna maggiore di tutte le Regioni italiane assieme e nonostante i mutui contratti per coprire le perdite, che tutti i sardi inizieranno a pagare dal 2019; dalla preoccupante analisi del Ministero della salute pubblicata alcuni giorni fa sulla griglia di valutazione dei livelli essenziali di assistenza, che ci vede penultimi in Italia come mai successo in precedenza nella storia del sistema sanitario sarto. Pertanto, la ferma volontà è quella di modificare gli attuali modelli organizzativi, rimodulandoli sul fabbisogno reale degli utenti, ridando dignità alle professioni mediche dimenticate dall'accentramento di funzioni, puntando su obiettivi che mirino ad aumentare la qualità e quantità dei servizi erogati. Il nostro programma vuole fortemente integrare l'assistenza ospedaliera e territoriale in un modello di medicina locale vicino al cittadino ed in forte collaborazione con gli enti locali, coniugando sistemi di cura più efficaci all'efficienza produttiva, anche attraverso sistemi di telemedicina e sanità digitale. L'unica finalità è dunque quella di creare una relazione solida con l'utente, fatta di ascolto, presa in carico, del rispetto dei tempi delle prestazioni, e della qualità percepita, coinvolgendo pienamente tutti i protagonisti e gli osservatori che popolano il mondo complesso della sanità sarda per troppo tempo rimasti inascoltati. È un sistema che intende rispondere con alta specializzazione, che deve trovare il modo di aggiornarsi ai cambiamenti attraverso una netta riduzione della distanza struttura sanitaria-paziente, unita alla capacità di risposta e sostenibilità delle prestazioni sanitarie. Si va verso una pianificazione e programmazione del sistema sanitario su modelli assistenziali di prossimità, con uno spostamento dell'asse di cura sul territorio, del rispetto dei livelli essenziali di assistenza che rappresentano uno standard minimo da cui partire verso una maggiore qualità delle prestazioni erogate, passando velocemente dall'idea di curare a quella di prendersi cura.

Salto ulteriori passaggi che troverete scritti e vado al capitolo sull'identità rurale. Agricoltori, pastori e comunità rurali. Una strategia rurale nazionale sarda per i Comuni rurali. I Comuni rurali, dal punto di vista giuridico tutti i Comuni eleggibili per la strategia GAL, devono avere una loro strategia di livello nazionale, questo perché le comunità rurali vivono e progrediscono soprattutto grazie al settore primario, l'idea è che i piccoli e medi Comuni delle aree rurali diventino un interlocutore istituzionale al pari della Città metropolitana di Cagliari, questo a prescindere dalla costituzione di un ente intermedio, ma semplicemente con una rete di Comuni rurali, secondo regole stabilite democraticamente dagli stessi Comuni interessati e coordinati dall'Assessorato dell'agricoltura. Questa rete coordinata dall'Assessorato dovrebbe disporre delle risorse finanziarie dedicate all'agricoltura nonché di quelle turistiche, artigianali, piccole e medie industriali e derivanti da azioni destinate a favore degli enti locali. In poche parole tutte le risorse dedicate ai Comuni rurali dovranno essere allocate in una strategia complessiva, tale strategia può essere messa alla prova immediatamente con lo studio e la predisposizione di un piano di sviluppo rurale specifico per i Comuni montani e con due progetti pilota. Esistono già nell'ordinamento giuridico regionale due norme che consentirebbero questa sperimentazione: il primo è l'articolo 7 comma 10 della legge regionale 2 del 2016, circa la sperimentazione delle zone a burocrazia zero, di cui all'articolo 37 del decreto legge 21 giugno 2013 numero 69; e l'altra è quella relativa al riutilizzo dei beni immobili sottoutilizzati o non utilizzati di cui all'articolo 40 comma 9 della legge regionale 8 del 2015, le cosiddette case ad un euro. È necessario un taglio radicale della burocrazia in agricoltura, primo ostacolo per il pagamento regolare dei premi comunitari ad agricoltori e pastori, questo si può fare immediatamente con una legge, con norme già previste in molte altre Regioni d'Italia e che riguardano gli accrediti dei CAA, i Centri di assistenza agricola, che certificando i dati riportati dalle domande, sostanzialmente, configurano un'autorizzazione alla liquidazione dei premi. Istituire i cosiddetti "super CAA", come già fatto da altre Regioni virtuose, servirebbe per responsabilizzare coloro che presentano le domande ad una sorta di istruttoria privata. In particolare, i "super CAA", istituiti per legge regionale, creerebbero snellimento e semplificazione amministrativa per i procedimenti che interessano le imprese agricole, con tempi certi per la conclusione degli stessi. Occorre completare l'iter per la definizione del soggetto dell'ente pagatore degli aiuti e dei premi e contributi in agricoltura. Nello specifico l'articolo 22 ha definito la tempistica entro la quale il percorso di riforma sarebbe dovuto arrivare a compimento, il dettato normativo è rimasto tuttavia lettera morta lasciando l'ultima fase di liquidazione ed erogazione dei pagamenti agricoli in capo all'organismo pagatore statale. In questo collo di bottiglia si fermano tutte le buone intenzioni della Regione di essere leale nei confronti delle proprie aziende agricole, è cronaca quotidiana di ritardi ingiustificati e drammatici che stanno mettendo letteralmente al tappeto il comparto agricolo. Abbiamo la ferma intenzione di attivare l'organismo pagatore sardo nei primi mesi della legislatura e ancora da definire un termine entro il quale i pagamenti, con o senza anomalie, devono essere liquidati. Occorre un mutamento profondo nella valutazione del latte ovino che deve essere considerato non più ingrediente ma prodotto, tutte le riflessioni riguardo a questo punto sono contenute nella relazione integrale che riceverete.

E quindi mi avvio alla conclusione. Onorevole Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi consiglieri, mi avvio a concludere questa sintetica illustrazione delle linee programmatiche che intendo perseguire nel corso della Sedicesima Legislatura con l'ausilio della Giunta, del Consiglio regionale, del personale del sistema Regione, ed in definitiva di tutti i sardi. Concludo nonostante tutto con sentimenti di fiducia e propositi di speranza, senza enfasi, ma con la volontà e l'impegno di voler fare tutto il possibile per migliorare la vita dei sardi. È pur vero che su di noi pesano sentimenti di sfiducia per il carico di esperienze negative del passato, ma abbiamo il dovere di credere nel cambiamento, nella volontà e nella forza del Popolo sardo, abbiamo davanti progetti e programmi, c'è tanto da fare e il nostro impegno è totale. Non possiamo permetterci di procedere con la testa rivolta all'indietro di fronte all'accelerazione del mondo attuale, noi vogliamo che la rivoluzione politica non sia avvertita soltanto come esigenza ma come operazione concreta, non come lamento individuale ma come operazione collettiva, l'identità e il modo con cui noi ci apriamo al presente e programmiamo l'immediato futuro. Che Dio ci assista, che noi, pur nell'umile consapevolezza dei nostri tanti limiti, alla Sardegna e al suo miglior avvenire dedicheremo ogni nostra energia.

Forza Paris!

(Applausi)

PRESIDENTE. Grazie signor Presidente, abbiamo ascoltato con estrema attenzione il suo intervento, la seduta pertanto può dirsi… prego? Ah…

Ha domandato di parlare il consigliere Eugenio Lai. Ne ha facoltà.

LAI EUGENIO (LEU). Molto velocemente per non far perdere tempo a tutti i colleghi, però c'era stata la promessa o almeno l'impegno di annunciare i nomi di tutti gli Assessori. C'era l'impegno da parte del Governatore di dire tutti i nomi della Giunta, annunciare tutti i nomi della Giunta, prima della chiusura della seduta.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il Presidente della Regione. Ne ha facoltà.

SOLINAS CHRISTIAN, Presidente della Regione. Non ho dato lettura del decreto perché, come detto in anticipazione del Presidente del Consiglio, è in fase di registrazione, deve essere applicato il protocollo e tornare formalmente al Consiglio perché ci sia…. Non ci sono problemi a dare comunque l'elenco degli Assessori designati, sapendo che dovremo attendere la prossima seduta, vista l'ora, perché possano giurare coloro i quali non sono consiglieri regionali, per questo formalismo, cioè l'arrivo tecnico della nota col protocollo.

Assessore agli affari generali, personale e riforma della Regione: signora Valeria Satta; Assessore dell'agricoltura e riforma agropastorale: signora Gabriella Murgia; Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica: signor avvocato Quirico Sanna; Assessore dei lavori pubblici: signor avvocato Roberto Carlo Frongia; Assessore della pubblica istruzione: onorevole avvocato Andrea Mario Biancareddu; Assessore dei trasporti: signor Giorgio Todde.

(Applausi)

PRESIDENTE. Grazie, Presidente. Ora che abbiamo ascoltato anche i nomi degli Assessori possiamo riaggiornarci. Il Consiglio regionale verrà riconvocato a domicilio. La seduta è tolta.

La seduta è tolta alle ore 14 e 20.