Commissione Sanità: parere positivo alle delibere su case ed ospedali di Comunità, strutture per minori, formazione, procreazione assistita e oratori. La minoranza si è astenuta

La commissione Sanità, presieduta da Antonio Mario Mundula (Fdi) ha espresso parere favorevole, con l’astensione della minoranza, alle delibere di Giunta riguardanti Case ed ospedali di Comunità (P/199), strutture per minori (P/203), formazione degli operatori sanitari (P/204), procreazione assistita (P/208) ed oratori (P/209).

Approvato anche il Documento di economia e finanza regionale (Defr) con i voti favorevoli della maggioranza, l’astensione del Pd ed il voto contrario di Progressisti e Leu.

Le seconda parte della seduta, alla quale ha partecipato l’assessore della Sanità Mario Nieddu, è stata interamente dedicata ai problema della “copertura” territoriale del servizio sanitario regionale ed alle modalità di reclutamento del personale medico.

Il tema è stato introdotto dal capogruppo della Lega Pierluigi Saiu secondo il quale, a fronte del grande impegno della Giunta per ridurre le carenze di personale, la situazione delle realtà periferiche non è migliorata perché i vincitori di concorso si orientano verso le aziende più grandi. Il sistema, quindi, va corretto.

Per Daniele Cocco di Leu è necessaria la ricognizione urgente del personale medico sul territorio regionale per colmare il divario che penalizza le aziende più piccole e di conseguenza i cittadini, mettendo a rischio la loro salute e gli stessi livelli essenziali di assistenza. Le risorse ci sono, ha concluso, ma vanno utilizzate meglio.

Bisogna riconoscere, ha osservato il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus, che per molti professionisti il lavoro nel servizio sanitario regionale non è la prima scelta e in futuro sarà ancora peggio perché la “finestra” pensionistica di quota 41 causerà molte altre uscite. Nello stesso tempo, occorre intervenire anche sui punti di pronto soccorso, perché stanno diventando una alternativa agli ambulatori.

Per il Pd il capogruppo Gianfranco Ganau ha affermato che l’obiettivo della riforma di spostare la sanità verso i territorio è fallito più per problemi di cattiva organizzazione che per la mancanza dei medici, che c’è ma non appare drammatica, in base ai dati del Ministero della Salute. Sono stati stanziati 4 milioni per la sanità privata, ha concluso, ma non serviranno se saranno assegnati con criterio della spesa storica a Cagliari e (pochi) a Sassari.

Bisogna correggere il sistema ed applicare il principio del riequilibrio fra territori, ha detto il consigliere della Lega Michele Ennas, esaminando tutte le opzioni possibili compresa quella dell’utilizzo dei medici Usca, dopo la pandemia.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula ha evidenziato che il Nuorese, area sempre più marginale dell’Isola, è diventato l’epicentro della crisi del sistema sanitario ma in realtà si tratta di una crisi che tocca tutta la Sardegna. La crisi si può superare, ha concluso, con una revisione profonda del modello organizzativo e, in emergenza, col riequilibrio territoriale dei fondi per la sanità privata.

Le gravi difficoltà di oggi, ha commentato Rossella Pinna del Pd, vengono da lontano e sono riconducibili in buona parte alla mancate stabilizzazioni, al precariato ed ai concorsi fermi, in alcuni casi dal 2019. Lea e liste d’attesa sono alcune delle criticità più preoccupanti, ha aggiunto, ma i vuoti di organico vanno recuperati, anche ricorrendo al richiamo su base volontario dei pensionati.

Annalisa Mele dei Riformatori, infine, ha sollecitato radicali modifiche organizzative, senza tralasciare il ricorso a forme di reclutamento alternative come pensionati, rapporti di collaborazione ed utilizzo di specializzandi che abbiano frequentato almeno un triennio.

L’assessore Nieddu ha riconosciuto che quella della carenza di personale medico è la prima causa dell’emergenza del sistema, anche perché le scoperture non sono uguali in tutte le realtà ed e quella dei concorsi, che pure sono stati banditi in modo massiccio, si è rivelata una strada non risolutiva perché, da parte di molti professionisti, sono stati visti come un surrogato alla mobilità. Occorrono perciò, ha sostenuto, misure straordinarie che esulano però dalla competenze delle Regioni, Per questo, posto che non si possono “filtrare” le partecipazioni a questo o quel concorso, la stessa conferenza delle Regioni e tutti gli assessori regionali della Sanità hanno chiesto l’intervento del Governo nazionale. Se poi si volesse ripristinare il “surplus” dei contratti estivi, ha precisato, è chiaro che servono altre risorse.

Quanto alle liste d’attesa, Nieddu ha poi ricordato lo stanziamento di 21 milioni, impiegato molto parzialmente a causa del Covid ed ora rimodulato ma comunque insufficiente a colmare la carenza di medici ospedalieri. Mentre, per quanto concerne il riequilibrio della risorse alla sanità privata, esiste da un lato il problema della “spesa storica” che può essere modificato solo da una riforma legislativa nazionale e, dall’altro quello delle strutture, che non hanno una distribuzione omogenea sul territorio regionale.

La responsabile dell’Ares Anna Maria Tomasella, dopo aver premesso che i numeri impediscono di individuare soluzioni semplici a problemi complessi, ha parlato dei numerosi concorsi banditi che, in larghissima maggioranza, hanno riguardato le aziende del territorio e non gli “hub” e le due Aou. Gli esiti di queste procedure, ha concluso, hanno dimostrato che i concorsi non possono essere l’unica risposta.

La commissione, al termine si è riservata ulteriori approfondimenti, senza escludere un intervento legislativo (sollecitato in particolare dal consigliere di Forza Italia Marco Tedde) o una azione incisiva presso il Governo per introdurre parametri di reclutamento nuovi e più adatti alla specificità della Sardegna.

Infine, la commissione ha deciso di calendarizzare la Pl n. 53 (Cuccu e più) che prevede l’istituzione del Centro regionale per la famiglia.

(Af)

 

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