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Autonomia, la Presidente Lombardo replica alle dichiarazioni di Bonanni (Cisl)

Data: 26/04/2013 – Cagliari

«Le parole in libertà, come quelle espresse da Bonanni sull’esercizio dell’autonomia in Sardegna sono zeppe di luoghi comuni e del tutto prive di senso reale e, quindi, fuorvianti». È la replica della Presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo alle dichiarazioni del segretario nazionale della Cisl Raffaele Bonanni. Il segretario del sindacato stamattina ha dichiarato che l’autonomia della Sardegna dovrebbe essere abolita.
Pronta la risposta della Presidente Lombardo: «La Sardegna vive oggi una tale condizione di arretratezza e sottosviluppo proprio a causa delle mancate risposte dello Stato, come nella vicenda delle entrate fiscali, tanto che appare quest’ultimo a voler abbandonare l’Isola al suo destino e non il contrario. La Sardegna con dignità e orgoglio rivendica una maggiore autonomia per gestire il proprio futuro in piena consapevolezza e responsabilità non per staccarsi dalla Penisola, ma per abbattere quelle odiose barriere come la mancata continuità territoriale e l’assenza di fonti energetiche, infrastrutture e servizi, che fanno i sardi cittadini di serie “B” all’interno dello stato».


«Non abbiamo scelto noi di essere un’Isola periferica», rimarca la Presidente, «la più lontana dalla terra ferma di tutto il Mediterraneo. Lo siamo e basta!» e prosegue ancora: «La specialità non è un privilegio, ma il riconoscimento di uno “status” di diritto che si fonda su ragioni storiche, politiche e geografiche in ragione di una diversità tanto evidente che appare perfino banale sottolineare».


«Il saggio Bonanni», conclude la Presidente Lombardo, «ci dica piuttosto perché fra le sue tante battaglie in favore dei più deboli non si è mai battuto perché alla nostra Isola siano riconosciute le misure compensative che l’Unione Europea concede alle regioni insulari e ultraperiferiche per colmare le diseconomie che tale condizione comporta. Forse in tal modo ci sentiremo più italiani e più facenti parte della Repubblica, senza sentirci cittadini disastrati e orfani di uno stato troppo spesso patrigno, ma che nessuno sogni di chiederci di rinunciare ad essere un popolo distinto, con una storia una lingua e una cultura che sono il lascito di una antica civiltà di cui andiamo fieri e orgogliosi. Italiani sì, ma prima sardi!».

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