Mozione n. 607

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Mozione n. 607

CIUSA – LI GIOI – MANCA Desiré Alma – SOLINAS Alessandro sulla necessità di avviare una campagna di screening HCV gratuito presso gli hub vaccinali territoriali.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
– secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), nel mondo sono circa 80 milioni le persone colpite dal virus dell’epatite C (HCV), pari all’1,1 per cento della popolazione globale, con un’ampia variabilità di distribuzione geografica;
– l’OMS ha inoltre stimato che le prevalenze maggiori si registrano nell’Africa occidentale, Est Europa e Asia Centrale (>2,5 per cento), e che le persone dipendenti da droghe per via iniettiva rappresentino il gruppo a più alta prevalenza (fino al 67 per cento);
– occorre sottolineare che tali dati potrebbero rappresentare una sottostima del reale quadro epidemiologico globale dell’epatite C, che decorre spesso in modo asintomatico in quanto chi contrae l’infezione può non manifestare anche per molti anni alcun segno della malattia;
– l’HCV è trasmissibile per via parenterale, ossia attraverso il contatto con sangue infetto o fluidi corporei che lo contengono;
– l’epidemiologia italiana rispecchia due momenti pandemici: la trasmissione tramite trasfusione di sangue/emoderivati infetti o a seguito di procedure sanitarie condotte in condizioni non sterili, fino al 1991 circa, e la trasmissione tramite utilizzo di stupefacenti endovena, dal 1970 ad oggi, legata all’uso promiscuo di aghi e siringhe contaminati;
– le persone che fanno uso di droghe per via iniettiva (PWID) rappresentano un continuo reservoir dell’epidemia di epatite C in tutto il mondo. Esistono altre modalità di trasmissione come i rapporti sessuali non protetti o la trasmissione verticale;
– la trasmissione per via sessuale dell’HCV è emersa come fattore di rischio dal 2000, in particolare in MSM (uomini che fanno sesso con uomini) HIV-positivi. In assenza di coinfezione da HIV, questa modalità di trasmissione è stata osservata raramente in coppie sierodiscordanti. La trasmissione da madre a figlio avviene nel 6 per cento delle madri con infezione da HCV e nell’11 per cento delle madri con coinfezione da HIV;
– in Italia, la diffusione dei virus HCV ha toccato la massima intensità tra gli anni 60 e la metà degli anni 80;
– da tale periodo è iniziato un declino della incidenza di infezioni legato principalmente alle migliori conoscenze delle vie di trasmissione, l’introduzione dei test per il controllo del sangue e derivati destinato alle donazioni e alla produzione degli emoderivati, alla diffusa adozione di materiali medici monouso e, più in generale, all’elevarsi del livello igienico sanitario;
– l’infezione da HCV ha generato un numero cospicuo di portatori cronici del virus a causa dell’elevato tasso di cronicizzazione;
– l’epatite C in Italia è la causa principale delle epatiti croniche, delle cirrosi, dei tumori al fegato, dei trapianti di fegato, dei decessi di malati di AIDS (coinfetti);
– la caratteristica clinica peculiare dell’epatite C è la spiccata tendenza ad un decorso cronico asintomatico prolungato nel tempo, con tardiva comparsa di sintomi solo nelle fasi più avanzate di malattia. Ciò comporta che in molti soggetti (circa il 50 per cento del totale) l’infezione non sia ancora stata identificata;
– le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità raccomandano di diagnosticare il 90 per cento dei pazienti e di trattarne l’80 per cento, per raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione;
– con il decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, è stato disposto lo screening nazionale gratuito dell’infezione attiva dell’HCV al fine di rilevare le infezioni da virus dell’epatite C ancora non diagnosticate, migliorare la possibilità di una diagnosi precoce, avviare i pazienti al trattamento onde evitare le complicanze di una malattia epatica avanzata e delle manifestazioni extraepatiche, nonché interrompere la circolazione del virus impendendo nuove infezioni;
– l’articolo 25-sexies della legge n. 8 del 2020 ha istituito in via sperimentale, per gli anni 2020 e 2021, uno screening gratuito, al fine di prevenire, eliminare ed eradicare il virus dell’epatite C, destinato;
– lo screening è rivolto a:
– tutta la popolazione iscritta all’anagrafe sanitaria, inclusi gli Stranieri temporaneamente presenti, e nata dal 1969 al 1989;
– ai soggetti seguiti dai servizi pubblici per le Dipendenze (SerD), indipendentemente dalla coorte di nascita e dalla nazionalità;
– i soggetti detenuti in carcere, indipendentemente dalla coorte di nascita e dalla nazionalità;
– la legge prevede che le operazioni di screening debbano essere organizzate dalle regioni nei seguenti modi:
– attraverso il test sierologico, con la ricerca di anticorpi anti HCV (HCV Ab) ed il reflex testing (se il test per HCV Ab risulta positivo, il laboratorio eseguirà immediatamente, sullo stesso campione, la ricerca dell’HCV RNA o dell’antigene HCV-HCV Ag);
oppure:
– attraverso un test capillare rapido e conferma successiva del HCV RNA nel caso di risultato positivo;
– b) per i soggetti in carico ai SerD e la popolazione detenuta lo screening avverrà preferenzialmente attraverso test rapido, eseguibile su sangue intero con prelievo capillare, o con l’HCV Ab (POCT – Point of Care Test) o direttamente con l’HCV RNA test rapido (POCT – Point of Care Test). La scelta della tipologia di esame avverrà sulla base della valutazione del contesto epidemiologico locale;
– il Ministero della salute, di concerto con MEF, ha quindi indicato i criteri e le modalità che le Regioni dovranno seguire per l’esecuzione dell’attività di screening, precisandone la conclusione entro il 31 dicembre 2022;
– i fondi destinati allo screening nazionale sono pari a 71,5 mln di euro ripartiti tra le regioni a statuto ordinario e la Regione siciliana al netto delle regioni e PA a statuto speciale che non hanno accesso al Fondo nazionale;

CONSIDERATO che:
– l’epatite C causa il maggior numero di decessi tra le malattie infettive trasmissibili. Tuttavia, l’introduzione delle nuove e più efficaci terapie antivirali è destinata a cambiare a breve lo scenario epidemiologico delle malattie epatiche croniche in Italia, con maggiore prevalenza di steatosi epatica e malattia alcool-relata;
– una delle caratteristiche principali dell’epatite C è sicuramente l’alta percentuale di persone che cronicizzano l’infezione, nelle quali cioè il virus riesce a insediarsi stabilmente;
– l’infezione cronica causata dal virus dell’epatite C (HCV) rappresenta in Italia e nel mondo una delle principali cause di morbosità e mortalità correlate a malattia di fegato;
– purtroppo in Italia non sono mai stati realizzati studi di prevalenza dell’infezione da HCV nella popolazione generale in grado di fornire valide statistiche nazionali;
– dagli studi disponibili, spesso datati, eseguiti solo in poche Regioni o in campioni di popolazione limitati, è possibile stimare una prevalenza di infezione attiva, ovvero di pazienti viremici nell’epoca pre-farmaci antivirali ad azione diretta (DAAs), fra lo 0,9 per cento e il 2,3 per cento;
– gli studi evidenziano inoltre due aspetti: l’esistenza di un gradiente crescente Nord-Sud di prevalenza e una maggior prevalenza nelle classi di età più avanzate (> 65 anni), nelle quali il gradiente è ancor più evidente.
– è però certo che l’Italia è il paese dove si muore di più di epatite virale in Europa dato che sono infatti 33 i decessi per milione di abitanti;
– in Italia circa l’1 per cento della popolazione è affetto da epatite C in forma cronica, con una maggiore diffusione fra le persone oltre i 35 anni, e in misura ancora maggiore in quelle over 50;
– al secondo posto si trovano la Lettonia (31) e poi l’Austria (19). Tra le regioni italiane, è la Sardegna la Regione con il maggior numero di decessi. La Sardegna ha infatti ogni anno 53 morti per milione di abitanti, seguita dalla Puglia con 51, Basilicata e Campania con 49, Calabria 42 e Sicilia 40 (fonte Eurostat);
– nella fascia di età over 75, ad esempio, la percentuale di casi di epatite C raggiunge il 6-7 per cento, mentre negli under 30 è intorno allo 0,2 per cento;
– il sommerso è ancora molto rilevante in Italia: a causa della natura silente di questa malattia, la maggior delle persone non sanno di esserne affette;
– si stima infatti che in Italia vi siano circa 250-300.000 persone inconsapevoli di aver contratto il virus dell’epatite C, considerando il particolare rilievo che riveste il trattamento delle cosiddette popolazioni speciali, che rappresentano il target più difficile da raggiungere: si tratta di migranti, detenuti, sex worker, tossicodipendenti;

RILEVATO che:
– per la cura di questa malattia, in Italia dal 2015 sono disponibili farmaci efficaci e capaci di guarire oltre il 95 per cento dei pazienti trattati e ad oggi sono state implementate molte strategie di eliminazione e di screening;
– nel 2021 con lo stanziamento del fondo di euro 71,5 milioni il Ministero della salute ha previsto lo screening gratuito per l’epatite C con l’obiettivo di individuare le persone con l’infezione non diagnosticata e avviarle al trattamento onde evitare le complicanze di una malattia epatica avanzata e delle sue numerose manifestazioni extraepatiche, nonché per interrompere la circolazione del virus impedendo nuove infezioni;
– la Sardegna come Regione a statuto autonomo non avrà accesso a questo fondo, ragion per cui occorre intervenire con risorse proprie dato che a fronte di una popolazione residente di 1,653 milioni, le persone con una storia di infezione da virus C sono circa 10.000;
– sono 8 i Centri di riferimento della Regione per la cura di HCV ed i trattamenti farmacologici, seppur con le difficoltà legate allo stanziamento di budget (Regione a statuto autonomo senza accesso al Fondo innovativi non oncologici), hanno reso possibile eradicare il virus in numerosi pazienti: dei 10.000 pazienti stimati HCV positivi, sono stati 5.000 i trattamenti effettuati al 2019 (fonte AOU Cagliari);
– in questa cornice, merita una particolare attenzione la campagna vaccinale per Sars-Cov-2 che rappresenta un’occasione di contatto della popolazione con il sistema sanitario regionale e pertanto si ritiene opportuno sfruttare l’imponente campagna vaccinale per la realizzazione di una esperienza pilota dell’attività di screening HCV;
– l’attività di screening per la popolazione afferente ai centri vaccinali per Covid-19 dovrebbe essere gestita dalle ASSL territoriali prevedendo l’offerta del test a tutte le persone nate tra il 1969 ed il 1989 che si devono recare presso il centro vaccinale;
– presso gli hub vaccinali il personale addetto alla campagna di screening proporrebbe il test per HCV al paziente dopo che questo viene vaccinato, utilizzando il tempo di attesa post vaccinale, utilizzando test di screening per HCV di tipo rapido (point-of-care), avendo così la possibilità di comunicare il risultato al paziente prima che questo lasci il centro vaccinale;
– in caso di esito positivo, al paziente verrebbe prenotata una visita presso un centro specialistico entro sei mesi dalla data del test,

impegna il Presidente della Regione e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale

a voler promuovere un’azione pilota di screening HCV rivolta a tutte le persone nate tra il 1969 ed il 1989 che intendono recarsi presso i centri vaccinali territoriali per ricevere la vaccinazione anti-Covid-19, con l’obiettivo di individuare le persone con l’infezione non diagnosticata e avviarle al trattamento onde evitare le complicanze di una malattia epatica avanzata e delle sue numerose manifestazioni extraepatiche, nonché per interrompere la circolazione del virus impedendo nuove infezioni.

Cagliari 1° agosto 2022

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