Mozione n. 514

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Mozione n. 514

(Discussa il 01/10/2021 – Approvato Ordine del giorno n. 64 il 01/10/2021)

MANCA Desiré Alma – CIUSA – LI GIOI – SOLINAS Alessandro in merito all’istituzione di un percorso di tutela delle vittime di violenza.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
– secondo il report realizzato dal servizio analisi criminale della direzione della Polizia criminale su violenza di genere e omicidi volontari con vittime donne, in Italia il numero di assassini volontari nei primi sei mesi del 2020 è sceso a 131, contro i 161 dello scorso anno, ma quello di donne uccise è salito da 56 a 59;
– nel primo semestre del 2020 sono infatti calati gli omicidi rispetto allo stesso periodo del 2019, ma non quelli di genere perpetuati contro le donne;

CONSIDERATO che:
– la morte è il prezzo più alto pagato dalle donne che si trovano ad avere a che fare con la violenza maschile, ma non è l’unico; i soprusi, infatti, hanno molte forme e quando si manifestano per la prima volta sono spesso quasi irriconoscibili, anche perché, nella maggior parte dei casi, il carnefice è colui che dice di amare: un marito o un fidanzato;
– stalking e aggressioni verbali e psicologiche sono i primi campanelli d’allarme, il controllo ossessivo del cellulare e delle frequentazioni segue a ruota, non meno grave di soprusi fisici o sessuali;
– queste forme di supremazia affondano le radici in un patriarcato sistemico, che convince molti uomini di poter disporre come meglio credono di compagne e non solo, che non possono contraddirli né lasciarli, pena la vendetta, che nel 2020 passa anche dal digitale;
– le donne spesso faticano a rivolgersi alle forze dell’ordine per paura di ritorsioni ulteriori, perché convinte in qualche modo di meritarsi quello che subiscono, per paura di non essere credute o perché non si sentono abbastanza tutelate dalla legge;
– nonostante la legge n. 69 del 2019, ovvero il famoso codice rosso, rafforzi il quadro giuridico globale, a scoraggiare la denuncia è anche la non certezza della pena, la lunghezza dei processi e l’alto numero di archiviazioni di casi, spesso dovuti alle inadempienze dei tribunali e a un sistema giuridico e burocratico che, nel suo insieme, non tutela la donna e i suoi diritti;
– secondo l’ISTAT, al 31 dicembre 2018, sono 302 i centri antiviolenza segnalati dalle regioni che hanno aderito all’Intesa Stato-regioni del 2014, di questi, 30 hanno iniziato la loro attività nel 2018;
– nello stesso anno le donne che si sono rivolte ai CAV sono state 49.394, +13,6 per cento rispetto al 2017;
– quelle avviate a un percorso di uscita dalla violenza sono 30.056, delle quali il 63,5 per cento lo ha iniziato nel 2018; il 63 per cento di loro ha figli, minorenni nel 67,7 per cento dei casi e le straniere sono il 28 per cento;
– i servizi più frequenti offerti dai centri sono: ascolto e accoglienza, orientamento e accompagnamento ad altri servizi della rete territoriale (96,5 per cento), supporto legale (93,8 per cento), supporto e consulenza psicologica (92,2 per cento), sostegno all’autonomia (87,5 per cento), percorso di allontanamento (84,0 per cento) e orientamento lavorativo (80,5 per cento);
– la forma di finanziamento principale prevede un mix di fondi pubblici e privati (51,4 per cento dei casi); il 39,3 per cento riceve esclusivamente finanziamenti pubblici, il 2,7 per cento solo finanziamenti privati; in totale, i finanziamenti pubblici alimentano l’attività del 90 per cento dei CAV;
– il 25 novembre 2020 l’agenzia Donne in Rete contro la violenza (Di.Re.), ha reso noti i dati dell’indagine per l’anno 2019 condotta su 93 dei suoi 103 centri antiviolenza:
– oltre la metà (56 per cento) ha almeno una struttura di ospitalità (nel 2018 erano 50);
– circa il 91 per cento, oltre ad accoglienza e consulenza legale, offre supporto psicologico e percorsi di orientamento al lavoro;
– il 56 per cento sostiene le donne con gruppi di auto-aiuto (65 per cento) e consulenza genitoriale (58 per cento);
– quasi 1’80 per cento è in grado di offrire consulenza alle donne immigrate non in regola;
– settantuno centri su 93 hanno la possibilità di beneficiare di finanziamenti pubblici regionali, il 61 per cento comunali e il 40 per cento provenienti dal Dipartimento pari opportunità (DPO) per una media annuale rispettivamente di 38.855 euro, 39.831 euro e 15.742 euro; i finanziamenti privati costituiscono una fonte per 62 centri, ma si tratta di cifre più basse, mediamente 15.317 euro all’anno;
– nel 2019 sono state accolte complessivamente 20.432 donne con un incremento, rispetto al 2018 (19.715), di 717; si tratta quasi sempre di italiane (solo il 26,5 per cento straniere), il 48,5 per cento ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni, il 33,8 per cento è a reddito zero e il 36 per cento può contare su un reddito sicuro (36 per cento);

DATO ATTO che:
– la violenza più frequente è quella psicologica, subita dal 79,5 per cento delle vittime, seguita da quella fisica (60 per cento), economica (35 per cento), sessuale (15,3 per cento) e stalking (14,7 per cento);
– l’autore è nel 79 per cento dei casi italiano, nel 46 per cento ha tra i 30 e i 59 anni e nel 40 per cento ha un lavoro stabile e quasi sempre si tratta del partner (55 per cento dei casi) o ex partner (quasi il 20 per cento);
– al 15 ottobre 2020, le risorse ripartite dal DPO per il biennio 2015-2016 sono state liquidate dalle regioni per il 72 per cento, per il 67 per cento per quelle del 2017 e per il 39 per cento per il 2018, ovvero circa 7,6 milioni di euro a fronte dei 19,6 stanziati;
– per l’annualità 2019, il DPO ha ripartito alle regioni 20 milioni da destinare al funzionamento ordinario di case rifugio e centri antiviolenza e 10 milioni per il Piano antiviolenza, ma le risorse effettivamente liquidate per l’annualità 2019 sono pari al 10 per cento;
– per quanto riguarda il 2020 è notizia del 10 novembre che la Conferenza Stato-regioni abbia dato il via libera alla ripartizione di 28 milioni di euro da destinare ai centri antiviolenza, alle case rifugio e alle altre iniziative di competenza regionale in materia di violenza maschile contro le donne, dopo la firma dell’apposito decreto, la cifra si andrà ad aggiungere ai 5,5 milioni già stanziati per il finanziamento di interventi urgenti a seguito della pandemia da coronavirus, che ha inasprito ulteriormente la spirale di violenza;

CONSIDERATO, altresì, che le richieste di intervento al numero gratuito d’emergenza, 1522, tra marzo e giugno 2020, infatti, se inizialmente hanno visto un calo drastico dovuto alla convivenza forzata tra vittima e carnefice che impediva qualunque denuncia, successivamente si sono impennate,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

1) ad adottare ogni atto necessario alla costituzione e implementazione della “Rete regionale contro la violenza di genere”, predisponendo uno schema generale di protocollo d’intesa interistituzionale;
2) a definire l’iter per l’attuazione del percorso di protezione denominato “Percorso di tutela delle vittime di violenza” e la costituzione delle équipes multidisciplinari all’interno delle strutture ospedaliere di pronto soccorso e presso i DEA di I e Il livello;
3) a istituire il “codice rosa” quale codice aggiuntivo di accesso al triage di pronto soccorso, visibile ai soli operatori sanitari;
4) ad adottare il “Piano regionale triennale di prevenzione e contrasto alla violenza e alle discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere”, da sottopone all’approvazione del Consiglio regionale;
5) a sostenere e potenziare le strutture e i servizi di presa in carico, accoglienza e reinserimento psicologico, sociale e lavorativo dei soggetti vittime di violenza fisica o psicologica e di discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere e gli interventi a sostegno dei figli delle vittime di violenza;
6) a favorire e sostenere la realizzazione degli sportelli d’ascolto e dei rifugi arcobaleno per le persone LGBT vittime di discriminazioni e violenza di genere;
7) a promuovere interventi volti a sostenere l’autonomia economica e psicologica delle vittime di violenza, ai fini dell’inserimento o reinserimento lavorativo, anche attraverso forme di sostegno a iniziative imprenditoriali e contributi per la formazione professionale;
8) a promuovere percorsi specifici per assicurare ai figli delle vittime di violenza un adeguato sostegno psicologico, il diritto allo studio e alla formazione, anche attraverso l’erogazione di contributi economici, nonché azioni per agevolare il loro inserimento nel mondo lavorativo;
9) a istituire presso la Giunta regionale un tavolo di coordinamento permanente regionale, quale sede di confronto, scambio di informazioni, condivisione e valutazione dei risultati raggiunti, in funzione della pianificazione e programmazione regionale unitaria;
10) a promuovere l’organizzazione dei “tavoli di coordinamento d’ambito del sistema degli interventi per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere e della violenza di genere e per il reinserimento socio-lavorativo delle vittime”, con il compito di agevolare l’attività d’indirizzo, di programmazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche territoriali di prevenzione e contrasto alle discriminazioni e alla violenza di genere e l’integrazione con le politiche sociali e del lavoro, predisponendo apposti schemi di accordi e protocolli d’intesa da adottare a livello di ambito territoriale;
11) a promuovere la formazione e l’aggiornamento secondo standard uniformi a livello regionale, del personale interno e dei soggetti esterni operanti, a diverso titolo, nell’ambito della rete regionale contro la violenza;
12) a promuovere il collegamento di tutti i centri antiviolenza e gli sportelli arcobaleno con la rete nazionale del numero di pubblica utilità “1522”;
13) a sostenere iniziative rivolte a far emergere la violenza sommersa, anche mediante strategie d’intervento indiretto, condotte con l’ausilio di educatori professionali;
14) a promuovere, nel settore della comunicazione e dei new media, campagne informative e di sensibilizzazione, rivolte in particolare ai giovani, agli insegnati e agli operatori del settore, in merito ai potenziali rischi del mondo digitale e alle possibili contromisure, sfruttando le potenzialità del web e dei social per favorire la diffusione di modelli positivi nelle relazioni di genere;
15) a promuovere, in ambito lavorativo, scolastico, formativo e nei luoghi di istruzione non formale, nei centri di aggregazione sportiva, culturale e di svago, campagne informative e azioni di sensibilizzazione sul tema dell’affettività, della cultura del reciproco rispetto, dei modelli sociali positivi volti al superamento degli stereotipi di genere o basati sull’orientamento sessuale, contrastando l’uso di termini, immagini, linguaggi verbali e non verbali, lesivi della dignità della persona;
16) a promuovere appositi programmi, anche all’interno delle carceri, per il recupero delle persone maltrattanti su indicazione degli organi giudiziari o dei servizi sociali competenti e a favore di coloro che li richiedano;
17) a provvedere alla raccolta e all’aggiornamento dei dati, ivi compreso il censimento dei centri antiviolenza e delle case rifugio, degli sportelli e dei rifugi arcobaleno, garantendo il coordinamento delle banche dati già esistenti per favorire l’emersione e la conoscenza del fenomeno e promuovere la creazione di un sistema di rilevazione e monitoraggio unico regionale degli interventi attuati;
18) ad assicurare il patrocinio legale alle vittime di violenza di genere attraverso l’istituzione del fondo di solidarietà e nei limiti dei criteri e delle modalità stabiliti dal regolamento attuativo, avente la facoltà di costituirsi parte civile in tutti i processi celebrati nel suo territorio aventi a oggetto reati che presuppongono l’esercizio di condotte violente ai danni delle donne e dei minori di età, ovvero delle vittime di discriminazione motivata dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere;
19) a garantire, altresì, attraverso l’istituzione del “Fondo di solidarietà alle vittime di violenza” alle vittime di violenza e ai loro figli, interventi di sostegno a titolo di contributo spese per le cure mediche e psicologiche e per il completamento del percorso formativo e di autonomia.

Cagliari, 29 settembre 2021

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