Mozione n. 377

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Mozione n. 377

MORICONI – GANAU – COMANDINI – CORRIAS – DERIU – MELONI – PINNA – PISCEDDA sul Piano di Recovery Fund della Regione.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
– il 12 dicembre 2020 il Presidente della Regione ha comunicato, con una scarna nota stampa, di avere inviato al Governo un pacchetto di 206 progetti per un valore complessivo di 7 miliardi 690 milioni 693 mila euro, destinati a contribuire alla definitiva stesura del Recovery Plan nazionale;
– il Recovery Plan costituisce per la Sardegna non solo l’occasione per la ripresa post Covid-19, così come per tutte le altre regioni d’Italia e i paesi membri UE, ma la più grande opportunità di ricostruzione e recupero dei ritardi accumulatisi nei decenni, paragonabile ad un vero e proprio nuovo Piano di rinascita, per la portata finanziaria e gli effetti che potrebbe produrre a beneficio dell’Isola;
– per colmare il deficit infrastrutturale relativo alle reti ferroviarie, stradali, portuali e aeroportuali, ai settori energetico, ambientale e sanitario; per rimuovere le cause che determinano il rallentamento dello sviluppo economico dell’isola, la bassa competitività, il ritardo nelle politiche di crescita dell’innovazione, l’evoluzione negativa di tutti gli indicatori demografici su insularità e perifericità, istruzione, denatalità e spopolamento delle zone interne, etc., questa del Recovery Fund rappresenta per la Sardegna una occasione irripetibile, tanto da costituire, in termini di impegno per la classe politica regionale, una responsabilità la cui assunzione avrà effetti che decideranno il futuro dei sardi per i prossimi decenni;

LETTO lo striminzito comunicato stampa diramato dalla Presidenza della Regione dal quale poco o nulla si evince dei termini di coerenza ai criteri di valutazione, alle linee guida e ai regolamenti nazionale e UE, che stanno alla base della redazione del Recovery Plan; ancor meno si rilevano elementi riconducibili ad una ipotesi di strategia, di visione o all’idea di Sardegna che dovrebbe guidare la stesura di un documento di programmazione di tale rilevanza e la selezione dei relativi interventi, scelti per favorire la ripresa e la resilienza della nostra Regione;

RILEVATO che il Recovery Plan, per la Regione, anziché una grande, unica e irripetibile occasione di condivisione del più grande progetto di rilancio e sviluppo mai capitato dal Piano di rinascita ad oggi, sembrerebbe sia stato derubricato, più semplicemente, a pacchetto di proposte progettuali raccolte nelle seguenti macro-aree:
– 53 progetti del valore di 1 miliardo 469 milioni 460mila euro in “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo”;
– 66 progetti per 3 miliardi 329 milioni 535mila euro in “Rivoluzione verde e transizione ecologica”;
– 21 progetti per 1 miliardo 822 milioni 983mila euro in “Infrastrutture per la mobilità”;
– 42 progetti per 351 milioni 713mila euro per “Istruzione, formazione, ricerca e cultura”;
– 19 progetti per 472 milioni 500mila in “Equità sociale, di genere e territoriale”;
– 5 progetti per 244 milioni 500mila euro in “Sanità”;

EVIDENZIATO che diversamente dalle informazioni contenute nella nota stampa, con la quale si riferisce ai sardi di un presunto “lavoro di squadra, partecipato dagli Assessorati”, di cui agli atti della Giunta, nulla risulta nonostante l’importanza e la straordinarietà dell’atto di programmazione rappresentato dal Piano proposto al Governo;

STIGMATIZZATO:
– l’esautoramento del Consiglio regionale al quale, invece, ai sensi dell’articolo 4 della legge regionale 7 gennaio 1977, n. 1, tuttora vigente, devono essere presentati tutti gli atti di programmazione adottati dalla Giunta regionale, prima per il relativo e preliminare esame da parte della Commissione consiliare competente in materia di programmazione e, successivamente, per la discussione e il giudizio finale della massima Assemblea regionale;
– il mancato coinvolgimento dei massimi rappresentanti delle autonomie locali e delle parti sociali ed economiche isolane, dei parlamentari eletti in Sardegna, insieme, irrinunciabili protagonisti ai fini del qualificato dibattito sempre auspicato e purtroppo invano invocato, specie su temi di tale portata e dalle ripercussioni irreversibili sulle future generazioni;

DATO ATTO che dalle informazioni diramate sulla proposta di piano non si desume in alcun modo, a parte il mero dato numerico, quali siano stati i criteri adottati ai fini della selezione delle proposte progettuali incluse e, più in particolare, chi, quali figure, quale organismo e con quali procedure abbia stabilito la scala delle priorità adottate, i motivi dell’esclusione dei progetti non inseriti, la strategia che dovrebbe animare la più importante delle opportunità di ricostruzione e rilancio della nostra regione degli ultimi 50 anni;

CONSIDERATO che:
– oramai sta per scadere il tempo a disposizione delle regioni per la presentazione delle relative proposte progettuali al Governo nazionale, il quale, nei termini compresi tra il 1° gennaio 2021 e il 30 aprile 2021, dovrà, a sua volta, trasmettere il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) alla Commissione europea;
– l’ammissibilità delle singole proposte progettuali, le quali insieme comporranno il PNRR, verrà valutata in ultima analisi in sede di Commissione europea, e dipenderà dal rispetto delle linee guida prescritte per la redazione dei Recovery Plan, dalla coerenza dello stesso piano con le raccomandazioni definite in modo specifico per ciascun paese, dalla valutazione della capacità di rafforzamento del potenziale di crescita e della creazione di posti di lavoro, dalla resilienza economica e sociale che il piano sarà in grado di produrre;
– ai fini dell’assegnazione dei relativi punteggi ai piani la Commissione valuterà anche altri elementi, di cui in fase di redazione degli stessi si dovrà opportunamente tener conto, tra i quali la coerenza tra investimenti e riforme ad essi correlate e qualificante il pacchetto complessivo dei progetti presentati a composizione del piano;
– per non incorrere nel rischio di dover recriminare, tardivamente, la perdita delle enormi e irripetibili opportunità di finanziamento che il Recovery Fund offre anche alla Sardegna, occorre non tralasciare nessuno dei criteri stabiliti dalle linee guida e dai regolamenti UE nella composizione del pacchetto delle proposte progettuali e del relativo Recovery plan regionale;

RILEVATO che:
– tra gli altri criteri di ammissibilità dei progetti, le linee guida contemplano:
– la piena coerenza con gli obiettivi strategici e macro-settoriali del PNRR;
– il significativo impatto positivo sulla crescita del PIL potenziale e dell’occupazione;
– che i costi e gli impatti economici, ambientali e sociali devono essere quantificabili, motivati e ragionevoli;
– l’esplicitazione dei legami e della coerenza con riforme e politiche di supporto;
– l’indicazione della tempistica e le modalità di attuazione, con target intermedi e finali;
– la chiara identificazione del soggetto attuatore;
– tra i criteri di valutazione positiva dei progetti, le linee guida contemplano:
– la rapida attuabilità/cantierabilità del progetto, soprattutto nella prima fase del PNRR;
– la monitorabilità del progetto in termini di specificazione delle realizzazioni attese, dei traguardi intermedi e finali, nonché il collegamento tra tali realizzazioni e gli obiettivi strategici del PNRR;
– progetti con effetti positivi rapidi su numerosi beneficiari, finora scartati per mancanza di fondi;
– progetti che per l’implementazione e il finanziamento prevedono forme di partenariato pubblico-privato, ovvero progetti che prevedano capitali privati per la loro realizzazione;
– patto occupazionale oppure stima affidabile del beneficio occupazionale;
– progetti che comportano basso consumo di suolo e favoriscono l’utilizzo efficiente e sostenibile di risorse naturali;
– progetti che contribuiscono al raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni;
– sulla base dei criteri di valutazione negativa dei progetti, le linee guida contemplano l’esclusione di:
– progetti finanziabili integralmente tramite altri fondi UE e QFP 2021-27;
– infrastrutture che non hanno un livello di preparazione progettuale sufficiente, dati i tempi medi di attuazione e la dimensione del progetto;
– progetti “storici” che hanno noti problemi di attuazione di difficile soluzione nel medio termine, pur avendo già avuto disponibilità di fondi;
– progetti o misure che non hanno impatti duraturi su PIL e occupazione;
– progetti che non presentano stime attendibili sull’impatto economico atteso (tasso di ritorno economico, impatto occupazionale duraturo, numero di beneficiari);
– progetti per i quali non è individuato il modo di monitorarne la realizzazione;

RILEVATO anche che costituisce base di valutazione negativa, la frammentazione dei piani in tanti progetti isolati e non coerenti fra di loro, non collocati all’interno di chiare strategie intersettoriali e che non sfruttino le economie di scala e di scopo necessarie per un impatto significativo sugli obiettivi principali da perseguire;

VISTO l’ordine del giorno del 12 febbraio 2020, sulla valutazione degli effetti dell’accordo del 7 novembre 2019, stipulato tra lo Stato e la Regione autonoma della Sardegna, approvato a conclusione della mozione n. 133 del 19 dicembre 2019 con cui si impegnano il Presidente del Consiglio regionale e della Regione, ognuno per la parte di sua competenza, “di procedere alla convocazione straordinaria del Consiglio regionale, con la partecipazione dei parlamentari eletti in Sardegna e dei massimi rappresentanti delle autonomie locali e delle parti sociali ed economiche isolane, per identificare un mandato preciso per la trattativa sul tavolo tecnico politico ed attivare tutte le procedure propedeutiche e conseguenti”;

CONSIDERATO che:
– la finalità contenuta nell’ordine del giorno è la creazione di una straordinaria e unitaria occasione di mobilitazione politica, sociale e istituzionale dei sardi, finalizzata alla condivisione delle priorità, individuate anche insieme al Governo nazionale e al Parlamento, degli strumenti e delle misure necessari e utili al fine di colmare il gap di opportunità di sviluppo e crescita che separa la Sardegna dal resto delle altre regioni d’Italia;
– gli effetti dell’emergenza economica sanitaria da Covid-19, in contrasto dei quali la Commissione e il Parlamento europeo hanno adottato il Recovery Fund, hanno, di fatto, accelerato i processi politici e finanziari, facendo diventare la drammatica pandemia come una occasione irripetibile per provare ad intercettare le maggiori risorse che da sempre i sardi rivendicano;
– alla base dell’iniziativa politica di cui alla mozione n. 133, e del relativo ordine del giorno del 12 febbraio scorso, stanno le stesse ragioni che animano la presente mozione, come le altre grandi battaglie che da sempre i sardi combattono per affrontare i disagi strutturali derivanti dalle condizioni di insularità e le storiche questioni di inadeguatezza delle infrastrutture, sugli assi fondamentali della mobilità interna, dove manca un sistema ferroviario in grado di collegare i porti e gli aeroporti dell’isola; dell’energia, nell’unica regione in cui manca il metano; della continuità territoriale, per riconoscere, finalmente, ai sardi, lo stesso diritto di mobilità di tutti gli italiani; dell’ambiente e del digitale e di tutte le altre questioni che meriterebbero la giusta condivisione;

VISTA:
– la proposta di ordine del giorno “su misure e azioni da adottare per avviare la Sardegna della fase 2 verso un nuovo modello di sviluppo con gli strumenti finanziari determinati dal concorso dello Stato e dai finanziamenti europei (Recovery Fund)”, presentata al Consiglio regionale del 9 giugno 2020, nel corso della “discussione sulle misure strategiche per il rilancio economico e sociale ai sensi dell’articolo 54, commi 2 e 3, del Regolamento”, purtroppo non accolta dalla maggioranza che sostiene l’attuale Giunta regionale;
– la mozione n. 282 del 10 giugno 2020, in cui è stato convertito l’ordine del giorno di cui sopra, mai inserita all’ordine del giorno del Consiglio nonostante sia stata depositata ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento (“La riunione deve essere tenuta entro dieci giorni dalla richiesta”);

CONSIDERATO che con la mozione n. 282 i proponenti intendevano impegnare il Presidente della Regione:
1) ad attivarsi, con tutti gli strumenti politici e istituzionali necessari, nei confronti del governo nazionale al fine di vigilare e concorrere, a tutela dei diritti e degli interessi della Sardegna, alla elaborazione dei criteri e dei documenti costitutivi il Recovery Plan di cui in premessa;
2) ad avviare, la predisposizione di un moderno Piano di Sviluppo, elaborato nel rispetto delle raccomandazioni dell’Unione europea, denominabile Sardegna Terzo Millennio III, da sostenere nella fase di elaborazione del Recovery Plan del Governo nazionale, al fine delle previsioni delle misure necessarie per fronteggiare le conseguenze immediate e future della pandemia e rilanciare l’attività economica, produttiva e sociale della nostra Isola;
3) a condividere con le parti politiche e sociali dell’isola l’elaborazione del piano di sviluppo per la Sardegna del terzo millennio, che dovrà essere fortemente caratterizzato dalla rivendicazione degli investimenti infrastrutturali e delle misure indispensabili per il superamento del ritardo di sviluppo, derivante dalle condizioni di insularità, e per assicurare, finalmente, il diritto alla continuità territoriale e alle nuove straordinarie opportunità, offerte dal Recovery Fund, per lo sviluppo nei settori del digitale, dell’economia verde, delle infrastrutture, della scuola, dell’educazione;

VALUTATO che dal 9 giugno 2020, data di presentazione dell’ordine del giorno sopra citato, “su misure e azioni da adottare per avviare la Sardegna della fase 2 verso un nuovo modello di sviluppo con gli strumenti finanziari determinati dal concorso dello Stato e dai finanziamenti europei (Recovery fund)”, al 12 dicembre scorso, giorno in cui il Presidente della Regione avrebbe inviato i 206 progetti al Governo, ai fini della loro inclusione nel Recovery plan nazionale, sono trascorsi più di sei mesi senza che sia stato dato il benché minimo riscontro alle summenzionate istanze depositate in Consiglio regionale, nonostante le previsioni di cui ai commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento, e neppure siano state rispettate le prerogative del Consiglio regionale, di cui alla legge regionale 7 gennaio 1977, n. 1;

RITENUTO che in aperta violazione delle procedure sancite dalla normativa regionale vigente sull’organizzazione amministrativa della Regione sarda e sulle competenze della Giunta, della Presidenza e degli Assessori regionali, in materia di atti di programmazione e relative competenze del Consiglio regionale, il Presidente della Regione ha inteso avocare a sé, unilateralmente, i poteri della ricognizione dei singoli progetti da proporre al Governo, ai fini della loro inclusione nel Recovery Plan, la valutazione dei loro termini di coerenza con le linee guida, i regolamenti, i criteri di ammissibilità, adottati dalla Commissione europea e dal Governo nazionale;

VALUTATO:
– irrinunciabile, da parte del Consiglio regionale, il dovere di un suo pronunciamento nel merito di un atto di programmazione di tale straordinaria portata;
– imprescindibile, da parte del Consiglio regionale, acquisire il contributo dei rappresentanti delle parti sociali ed economiche e delle autonomie locali isolane;
– necessario, quindi, elaborare una nuova proposta complessiva di Recovery plan regionale da inviare al Governo, con il conseguente ritiro della precedente trasmessa il 12 dicembre 2020,

impegna il Presidente del Consiglio regionale e il Presidente della Regione,

ognuno per la parte di sua competenza, ad assumere con estrema urgenza tutte le iniziative utili e necessarie alla costruzione e alla condivisione di un grande progetto di rinascita che nasca da una vera consultazione e la partecipazione delle parti sociali ed economiche, della Chiesa, delle istituzioni locali e dei rappresentanti sardi al Parlamento, procedendo alla convocazione straordinaria e urgente di una sessione aperta di una settimana, in Consiglio regionale, degli stati generali per la Sardegna, per discutere di indirizzi, criteri, strategia da adottare ai fini della selezione delle proposte progettuali e della redazione del piano di recupero e rilancio regionale.

Cagliari 19 dicembre 2020

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