Mozione n. 248

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Mozione n. 248

MELE – PIRAS – SAIU – GIAGONI – MANCA Ignazio – ENNAS sulla grave situazione determinata dalla nuova ondata di migranti nel territorio nazionale e nella nostra Isola in concomitanza con l’emergenza Covid-19.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
– l’emanazione del decreto legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante “Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.”, aveva determinato un brusco arresto all’ingresso incontrollato dei migranti, grazie a precise regole, fondamentali per una corretta e puntuale gestione e controllo dei flussi migratori in Italia di migliaia di persone provenienti principalmente dall’Africa;
– dopo un primo percorso virtuoso verso il graduale ripristino di regole eque e, al contempo, garanti dei diritti dei cittadini italiani e delle persone migranti realmente e oggettivamente bisognose di tutela e protezione, durato meno di un anno, si è tornati, nel giro di pochi mesi, ad una situazione più grave della precedente, facendo precipitare nel vuoto tutti gli sforzi di tutela del nostro Paese;
– l’attuale Governo ha riaperto frontiere e porti in un momento particolarmente grave della storia non solo nazionale, ma mondiale, conseguente all’emergenza epidemiologica derivante dalla diffusione del coronavirus, ovvero SARS-CoV-2;
– l’attuale Governo, senza neppure preoccuparsi di modificare le disposizioni vigenti, ha soverchiato il sistema di accoglienza contravvenendo esso stesso alle disposizioni in precedenza votate e approvate, riaprendo porti e frontiere senza il benché minimo controllo rispetto agli ingressi;
– l’osservanza delle norme deve partire da chi sta al governo e non solo da chi è “governato”, al fine di dare piena attuazione democratica alle disposizioni di legge;
– tale atteggiamento di totale discrezionalità da parte del Governo rispetto alla osservanza o meno delle norme di legge da parte dei soggetti che ricoprono posizioni di potere e apicali prefigura un sistema che nulla ha di democratico;
– l’assenza di controllo all’ingresso in Italia, in un momento di così grave precarietà per effetto dell’emergenza pandemica in corso, rischia di vanificare gli sforzi ed i sacrifici richiesti a tutti gli italiani (cittadini, professionisti, imprese, aziende) dal Governo, ma nel contempo si aprono, non le porte, bensì i portoni ai migranti senza effettuare i necessari controlli mentre proseguono senza sosta (e senza controllo) gli ingressi clandestini;

PRESO ATTO che:
– i dati relativi all’ingresso dei migranti in Italia danno evidenza, per il primo trimestre 2020, dei seguenti dati:
– a gennaio 2019 gli immigrati arrivati in Italia furono 202, a gennaio 2020 sono ben 1.275;
– dal 1° fino al 27 febbraio in Italia sono entrate irregolarmente 1.211 persone. Il confronto con lo stesso periodo, ma dell’anno scorso, è impietoso: a febbraio 2019 infatti sono arrivati nel nostro Paese appena 60 migranti. Il trend è confermato anche nel raffronto con il mese di febbraio del 2018. In quei 28 giorni, infatti, sono entrate irregolarmente in Italia 1.065 persone, 136 in meno rispetto a questo mese di febbraio che si è chiuso con un numero di arrivi superiore sia allo stesso periodo del 2019 che del 2018;
– nel mese di marzo gli ingessi sono stati 241;
– nei primi 10 giorni di aprile si contano 256 arrivi sulle nostre coste;
– il 2020, quindi, sembra si sia aperto con un’impennata di sbarchi con pochi precedenti negli anni recenti, che non comprendono gli ingressi clandestini e, quindi, sconosciuti al Governo e alle forze dell’ordine;
– tradizionalmente i mesi invernali erano quelli che meno preoccupavano sul fronte immigrazione, viste soprattutto le condizioni meteo e del mare; quest’anno il Mediterraneo ha offerto condizioni più favorevoli che negli altri anni. Ma è anche vero, però, che se già nei primi tre mesi e 10 giorni dell’anno i numeri mostrano un netto aumento degli sbarchi, in vista della primavera e dell’estate ci si dovrebbe aspettare l’emergenza già vista in altre gravose annate;

CONSTATATO che:
– il decreto sicurezza n. 113 del 2018, più volte citato, aveva anche ridotto il contributo giornaliero riconosciuto per il mantenimento di ogni singolo migrante, adeguandolo agli importi previsti dagli altri Stati membri dell’UE, di seguito elencati unitamente al contributo previsto: Germania 26 euro al giorno, Austria 23 euro, Polonia 20 euro e la Francia 25 euro;
– alla luce di tali considerazioni il contributo giornaliero per il mantenimento di ciascun migrante è stato ridotto da 35 euro giornalieri (pagati in tutto il territorio nazionale) ad un range compreso tra un minimo di 19 euro ed un massimo di 26,38 euro giornalieri (media 25,19), in relazione al caro vita nelle diverse aree del Paese;

RILEVATO che:
– lo stesso Viminale, alla luce dei dati prima esposti, sta cercando di correre in qualche modo ai ripari, disponendo che le Prefetture si attivino con la pubblicazione dei nuovi bandi per la gestione di nuovi centri;
– numerosi bandi lanciati dalle Prefetture sarebbero andati deserti, creando così un problema che le stesse si sono premurate di segnalare al Viminale, il quale ha deciso di aumentare il contributo giornaliero;
– le trattative con la Libia rispetto alle modifiche del memorandum ha richiesto un maggiore esborso;
– la rinegoziazione in corso ed il rilancio del business ha indotto anche le cooperative a rilanciare sui costi, con il rischio che vengano ripristinate le vecchie mangiatoie, solo temporaneamente sospese durante il Governo Conte 1;
– Confagricoltura e Coldiretti sostengono che “l’Italia è il secondo Paese produttore di ortofrutta in Europa, con un fatturato di 13 miliardi, e una quota importante di export”, e che “nelle campagne italiane mancano all’appello 250 mila braccianti”, mentre altri affermano un fabbisogno “di circa 350 mila”, se si valutano le nuove prospettive di sviluppo nel settore agro-alimentare;

PRESO ATTO che:
– lo Stato italiano intende far fronte a tali impellenti esigenze, nell’immediato, con la regolarizzazione di circa 200 mila stranieri irregolari e proseguire ad ottobre con altrettanti riconoscimenti, mentre si parla di oltre 600mila regolarizzazioni che l’attuale Governo ritiene “fondamentali” al fine di “aiutare il nostro Paese alla ripresa, al rilancio, alla rinascita”;
– in questo modo si intende sconfessare il vero problema che è il lavoro nero e sottopagato che allontana i lavoratori dalla campagna, unitamente alla impossibilità di approdare ad una stabilizzazione dei lavoratori agricoli mediante l’adozione di contratti dignitosi;
– tale nuova situazione sconfessa, altresì, la validità del reddito di cittadinanza erogato, nella maggioranza dei casi, a condizione che i richiedenti accettino l’opportunità di svolgere un’attività lavorativa regolare;
– in riferimento al precedente punto è necessario chiedersi quanti, su un milione ed oltre di persone che beneficiano del RdC, sono stati orientati al lavoro in agricoltura; infatti, una elevata percentuale di essi sarebbero nella condizione di lavorare presso le aziende agricole della propria regione e del proprio territorio;

ATTESO che:
– l’attuale situazione di grave disagio non deve mascherare azioni che sottendono altri interessi;
– il Ministro Bellanova delle politiche agricole, alimentari e forestali è impegnata a garantire il lavoro regolare agli immigrati e non a lavorare per consentire all’economia italiana di ripartire secondo un programma vero, reale, chiaro, percorribile, giustificando il suo accorato impegno come “risposta ad anni di propaganda e odio”;

PRESO ATTO che:
– il premier Giuseppe Conte ha appena comunicato agli italiani, in riferimento al nuovo decreto del 26 aprile, che di fatto dovremo restare chiusi in casa ancora per almeno due settimane abbondanti, visto che la Fase 2 inizierà dal 4 maggio;
– in riferimento alla tanto discussa Fase 2 non vi è ancora alcun programma, ma si trova il tempo per studiare le modalità per garantire lavoro regolare agli immigrati mentre per gli italiani sono previsti il RdC ed i 600 euro, quest’ultimo, per un periodo di due o quattro mesi, in relazione al periodo di interruzione dell’attività lavorativa;
– non è ancora noto il numero di persone che a seguito di tale brusca interruzione delle attività abbia perso il lavoro, come pure non è noto il numero di imprese e aziende che non potranno più riaprire e riavviare la propria attività, andando ad ingrossare il numero di nuovi disoccupati ai quali ancora non giunge alcun segnale concreto, ma si pensa a “dare risposte ad anni di propaganda e di odio” con la garanzia di un lavoro regolare agli immigrati, come sopra riportato, mentre per gli italiani si prevedono interventi assistenziali in luogo di prospettive reali di lavoro e di sviluppo;

ATTESO che:
– il 18 aprile scorso appariva sui quotidiani la notizia del centro di accoglienza straordinaria di Verona, dove su 140 migrati ospitati 100 sono risultati positivi al coronavirus;
– a seguito di tali situazioni, in alcuni centri, i profughi hanno scatenato delle vere e proprie rivolte, in quanto insofferenti all’idea di essere costretti alla quarantena ed evidentemente preoccupati all’idea di contagiarsi, esponendo democraticamente l’azione di protesta con materassi e lenzuola bruciati e finestre rotte;
– in altri centri, in cui sono stati evidenziati richiedenti asilo positivi al virus, gli altri migranti hanno colto l’occasione per protestare contro la mancanza di mascherine e misure di sicurezza; pertanto, barricatisi dentro la struttura, hanno bloccato dentro due operatrici fino all’arrivo salvifico delle forze dell’ordine;
– se questi sono i presupposti per convincere il Governo che l’unica soluzione sia “regolarizzare gli immigrati illegali”, concedere loro il diritto di risiedere e lavorare legalmente nel nostro Paese per evitare che continuino a vivere “in promiscuità”, allora è quanto mai necessario ed evidente l’urgenza di un intervento forte da parte delle istituzioni e dei cittadini;

CONSIDERATA la gravità delle notizie sopra riportate, alle quali non è stata data la giusta diffusione per evitare ulteriore allarme, si evidenziano, invece, la disparità e la dissonanza nei provvedimenti assunti, rendendo opportuna una urgente, mirata e capillare attività di controllo presso tutti i centri da parte del Ministero dell’Interno, come capita per le RSA ed i centri anziani, ora nell’ occhio del ciclone, per aver ospitato pazienti Covid ed essere diventati focolai di infezione;
alla luce della situazione sopra descritta,

impegna CON LA DOVUTA URGENZA il Presidente della Regione e gli Assessori competenti

affinché Giunta e Consiglio regionale esprimano con forza il proprio dissenso rispetto alle scelte di politica nazionale che si stanno adottando a livello di governo centrale. Il nostro dissenso deve giungere a Roma, ai vertici nazionali, da tutte le Regioni, unite dalla condivisione di principi e valori al centro dei quali vi è la tutela dell’Italia e dei suoi cittadini, unitamente alla tutela di tutte le persone nei modi e alle condizioni che saranno possibili e plausibili e in relazione a criteri di equità.

Cagliari, 4 maggio 2020

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