Interrogazione n. 1413/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Interrogazione n. 1413/A

(Pervenuta risposta scritta in data 11/11/2022)

MANCA Ignazio – ENNAS – MELE, con richiesta di risposta scritta, per conoscere quale sia stata la motivazione che ha portato l’Assessore regionale dell’agricoltura e riforma agro-pastorale a fissare una soglia minima di accesso per ottenere gli aiuti previsti dalla legge regionale del 9 marzo 2022, n. 3, così da escludere dal diritto alle sovvenzioni le aziende agricole minori o quelle miste.

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I sottoscritti,

premesso che:
– per la Sardegna il settore agropastorale rappresenta, da sempre, un’icona socio-culturale identitaria che conserva da secoli una specificità tramandata per intere generazioni;
– l’economia delle zone interne, quelle maggiormente colpite dal fenomeno dello spopolamento, ruota intorno al settore agropastorale, contraddistinto da aziende di piccole e medie dimensioni, specie nel comparto ovicaprino;
– nonostante il contatto ed il confronto interculturale con nuove forme di sviluppo economico, infatti, tali forme di economia familiare resistono tutt’ora, come si evince dalle 19.821 aziende e dall’alto numero di capi allevati (3.039.160 ovini e 298.424 caprini), tanto da collocare l’isola al primo posto tra le regioni italiane (48 per cento degli ovini e 28 per cento dei caprini);
– non di scarso rilievo è, altresì, l’allevamento bovino largamente diffuso in tutto il resto dell’Isola, rappresentato da 9.274 allevamenti con 261.923 capi (6° posto nazionale), dati al 31 dicembre 2019;
– alla Sardegna meridionale spetta il primato nell’allevamento suinicolo di tipo stabulato, appena il 10 per cento semibrado, con produzione orientata verso il suinetto ed il magrone;
– come sopra esposto, insieme alle grandi aziende, quelle ispirate dai recenti criteri dell’UE, resistono tutt’ora allevamenti a carattere familiare, spesso con tipologia mista;

considerato che:
– al momento della nascita della PAC (1962), insieme agli obiettivi di stabilizzare i prezzi di mercato, vi era quello di garantire la sopravvivenza del mondo rurale promuovendo l’occupazione nel settore agricolo;
– tale principio appare svilito da recenti provvedimenti nazionali, che hanno inspiegabilmente escluso il comparto ovicaprino dai criteri fissati nella stesura del Piano strategico nazionale (PSN) previsto dalla PAC 2023-2027, posto che la previsione contemplava soltanto l’allevamento dei bovini da latte e da carne e i suini;
– in data 7 aprile 2022 è stata emessa da parte dell’Assessorato all’agricoltura una proposta di ripartizione dei fondi stanziati dalla legge regionale n. 3 del 2022 (Legge di stabilità) che stanziava 40 milioni di euro a favore del comparto bovino e ovicaprino per indennizzi sui maggiori costi delle materie prime;
– la stessa legge regionale ha fissato le soglie minime di accesso per il diritto ad ottenere le sovvenzioni, indicate per le aziende di bovini da carne in 15 capi totali (6-7 vacche nutrici e 5-6 vitelli da ristallo), mentre per gli ovicaprini il numero è di 100 capi, di cui 80 pecore in lattazione;
– il criterio adottato appare oltremodo discriminatorio, in quanto andrebbe a colpire le aziende minori, oggi rappresentate da ben 6.479 aziende ovicaprine e 3.957 bovine, insediate quasi totalmente nelle zone interne;
– tanto appare confliggere con i principi ispiratori della PAC, ed in ogni caso darebbe un ulteriore schiaffo ad un comparto da tempo ricattato da prezzi sempre più bassi per latte e carne anche per effetto delle importazioni di bassa qualità dall’estero,

chiedono urgentemente di interrogare il Presidente della Regione e l’Assessore regionale dell’agricoltura e riforma agro-pastorale perché alla luce delle suesposte osservazioni, vada rivisto il contestato criterio al fine di rimediare alla ingiusta disparità.

Cagliari, 14 aprile 2022

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