Interrogazione n. 1093/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Interrogazione n. 1093/A

(Discussa in Aula il 06/07/2021 ai sensi dell’articolo 123 bis del Regolamento)

(Pervenuta risposta scritta in data 04/08/2021)

AGUS – CIUSA – GANAU – COCCO – CADDEO – LOI – ORRÙ – PIU – SATTA Gian Franco – ZEDDA Massimo – MANCA Desiré Alma – LI GIOI – SOLINAS Alessandro – COMANDINI – CORRIAS – DERIU – MELONI – MORICONI – PINNA – PISCEDDA – LAI, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata attuazione del Protocollo d’intesa tra il Ministero della difesa e la Regione Sardegna del 18 dicembre 2017.

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I sottoscritti,

premesso che:
– negli anni ’50 gli Stati Uniti stipularono con il Governo italiano una serie di accordi, tra cui l’Accordo bilaterale di “Mutua Sicurezza”, siglato il 7 gennaio 1952, con cui gli Stati Uniti reclamarono delle postazioni in territorio italiano;
– a partire dagli anni ’50 la NATO assegnò alla Sardegna il ruolo di piattaforma addestrativa per la sua posizione periferica rispetto alla “soglia di Gorizia”, punto operativo dell’apparato militare italiano; risale a quel momento, infatti, la nascita delle tre grandi basi addestrative di Teulada, Salto di Quirra e Decimomannu – Capo Frasca;

posto che:
– il 24 dicembre 1976 venne promulgata la legge n. 898 “Nuova regolamentazione delle servitù militari”; la normativa, che disciplinava tutta la materia delle servitù militari, pose fine alla supremazia degli interessi della Difesa nazionale rispetto a quelli locali;
– con questa legge fu infatti istituito per ogni regione italiana il Co.Mi.Pa, Comitato Misto Paritetico per le Servitù Militari, per un confronto costante tra esercito e istituzioni civili; i rappresentanti regionali sono nominati dal Presidente della Giunta regionale;
– le esercitazioni, le nuove installazioni militari e le relative servitù vengono da allora sottoposte obbligatoriamente al parere del Comitato, che deve valutare la compatibilità dei programmi militari con i piani di sviluppo territoriali;

considerato che:
– il 10 gennaio 1980 la Commissione Difesa della Camera decise di attuare un “piano per la ridislocazione delle forze armate su territorio nazionale finalizzato ad alleggerire le relative installazioni militari e servitù nelle regioni Friuli Venezia Giulia e Sardegna”;
– il 10 aprile 1981 il Consiglio regionale, a seguito del dibattito sul tema, approvò l’ordine del giorno Cogodi – Mannoni – Corona – Rojch, con cui si sollecitava il Governo ad attuare le decisioni prese e si impegnava la Giunta a convocare in tempi brevi una conferenza regionale sul “problema delle servitù e installazioni militari in Sardegna, coinvolgendo le forze vive della società sarda e le rappresentanze istituzionali dei Comuni sardi più direttamente interessati”;
– nel mese di aprile si svolse la Conferenza regionale sulle servitù militari, e il 5 e 6 maggio 1981 quella nazionale voluta dal presidente del Consiglio Forlani e dal Ministro della Difesa Lagorio;
– in tale circostanza si evidenziò una forte presenza di servitù militari in Sardegna, molto più elevata rispetto a quella sul territorio nazionale, e il Governo riconobbe la gravosa situazione dell’isola, assumendo impegni per un piano di redistribuzione delle servitù nel territorio nazionale; in particolare il Ministro Lagorio si impegnò a “ricercare in relazione agli esiti della Conferenza, la riduzione quantitativa e qualitativa dei gravami connessi con le esercitazioni a fuoco delle unità terrestri e aeree della Sardegna “, impegno rimasto ancora oggi inattuato;

rilevato che:
– a seguito della vicenda di “Punta dello Zucchero”, a La Maddalena, dove le servitù venivano prorogate, contro il parere del Comitato, il 22 marzo 1986 il Ministro della Difesa Giovanni Spadolini si impegnò formalmente per costituire entro 15 giorni una Commissione, composta dai rappresentanti del Ministero della Difesa e della Regione, con poteri istruttori e di proposta e il compito di redigere una mappatura dei beni considerati dismissibili;
– il 2 maggio 1990 la Sardegna ottenne l’emanazione di una nuova legge per tutelare le regioni maggiormente oberate da servitù, che apportava diverse modifiche e integrazioni alla precedente legge n. 898/1976; in base alla nuova normativa, ogni cinque anni deve essere stilato un elenco delle regioni maggiormente oberate da servitù militari; già dal primo elenco la Sardegna risultò al primo posto;
– la legge prevede anche l’erogazione di un contributo annuo in base alla percentuale dei gravami militari da destinare ai comuni più oberati, da utilizzare per la realizzazione di opere pubbliche e servizi sociali, laddove le esigenze militari incidano maggiormente sull’uso del territorio e sui programmi di sviluppo economico e sociale;

ricordato che:
– il 9 agosto 1999 il Presidente della Giunta regionale Federico Palomba siglava con il comandante Militare Angelo Lunardo, su delega del Ministro della difesa Carlo Scognamiglio, un protocollo un protocollo d’intesa sulla regolamentazione degli indennizzi, che sono riconosciuti non solo ai proprietari degli immobili, ma anche ai pescatori per il fermo pesca nelle zone interessate dalle esercitazioni;
– l’8 settembre del 2005 il Presidente Soru e il sottosegretario Cicu, su delega del Ministro della difesa, firmavano un protocollo aggiuntivo che stabiliva i criteri per il calcolo dell’indennizzo aggiuntivo dovuto agli operatori economici delle marinerie di Teulada e Sant’Anna Arresi; nello stesso anno veniva avviato un dialogo con il Ministero della difesa per la chiusura di due poligoni, Capo Frasca e Capo Teulada;
– nel febbraio 2008 si studiò con il Ministro Parisi la possibilità di spostare le esercitazioni all’estero e venne quantificata una spesa extra di 27 milioni di euro; ma poco dopo cadde il Governo e il percorso per l’individuazione delle soluzioni per il riequilibrio sulle servitù in Sardegna si arrestò;

considerato inoltre che:
– nonostante l’articolo 14 dello Statuto stabilisca che “la Regione, nell’ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo. I beni e diritti connessi a servizi di competenza statale ed a monopoli fiscali restano allo Stato, finché duri in tale condizione. I beni immobili situati nella Regione, che non sono di proprietà di alcuno, spettano al patrimonio della Regione”, questa disposizione è rimasta completamente inattuata;
– con lettera prot. n. 2/31433/10.3.20/06 del 20 luglio 2006 il Ministro della difesa, nel riconoscere che la Sardegna è storicamente interessata da servitù militari in termini significativamente superiori alla media nazionale, confermava l’importanza di istituire un Gruppo di lavoro Difesa-Regione, che affrontasse le singole problematiche definendo congiuntamente gli obiettivi finali, i criteri di soluzione e le tempistiche associate, in armonia con le iniziative che la Presidenza del Consiglio dei ministri avrebbe potuto intraprendere nell’ambito dell’Intesa Stato-Regione;
– nel 2006 e nel 2007, il Ministero della difesa e la Regione siglavano due protocolli di intesa che individuavano un elenco di immobili a destinazione militare ubicati in Sardegna per i quali si prevedeva, tramite il Ministero dell’economia e delle finanze (Agenzia del demanio), la dismissione immediata previa riallocazione di attività e funzioni in altre strutture messe a disposizione dalla Regione;
– l’Accordo di programma siglato nel 2008 tra Ministero della difesa, Agenzia del demanio e Regione autonoma della Sardegna, valido per tre anni, prevedeva l’attuazione delle intese precedenti con elenco dei beni dismissibili;

rilevato inoltre che:
– il 31 agosto 2011 il Consiglio regionale approvava un ordine del giorno che impegnava la Giunta ad assumere le iniziative presso il Governo al fine di: rivisitare complessivamente la presenza delle servitù militari in Sardegna; contemperare le esigenze nazionali di sicurezza con quelle della tutela delle popolazioni e dei territori; riesaminare i pareri e le concessioni rilasciate a favore della installazione dei radar militari costieri, dei tralicci e delle apparecchiature; sollecitare la riconvocazione delle conferenze di servizio coinvolgendo i cittadini direttamente interessati;
– il 17 giugno 2014, in vista della seconda Conferenza Nazionale sulle servitù militari, il Consiglio regionale approvava all’unanimità un nuovo ordine del giorno unitario sulle servitù militari che impegnava la Giunta: a porre, come primo obiettivo nel quadro dei rapporti tra Stato e Regione, la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento dal punto di vista economico, sociale e ambientale, assicurando il mantenimento dei livelli occupazionali esistenti; a proseguire le interlocuzioni con il Governo per arrivare a un’intesa che definissse un riequilibrio in termini di compensazione economica rispetto ai danni ambientali sanitari ed economici subiti dall’Isola a causa del gravame militare; a prevedere la progressiva diminuzione delle aree soggette a vincoli militari e la dismissione dei poligoni; a disporre una valutazione sui danni all’ambiente e alla salute pubblica; a istituire in ciascun poligono osservatori permanenti per il monitoraggio ambientale; a chiedere risorse adeguate per le bonifiche ambientali delle aree in cui sono presenti servitù militari in via di dismissione;
– il 18 e il 19 giugno 2014, in occasione della seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari, il Presidente della Regione e il Ministro della difesa concordavano l’avvio di un tavolo istituzionale per l’individuazione delle misure di riduzione delle limitazioni derivanti dalla presenza militare e, -in particolare, sulla-sospensione delle esercitazioni nel periodo estivo, sulla cessione definitiva di Porto Tramatzu al comune di Teulada, di S’Ena e sarda, Punta s’Achivioni e del porticciolo di Capo Frasca al comune di Arbus, della Carserma Ederle al comune di Cagliari, e sull’istituzione di osservatori ambientali all’interno dei poligoni; veniva, quindi, ripreso il dialogo relativo al processo di dismissione dei beni non più utili ai fini istituzionali della difesa, a partire dagli accordi del marzo 2008;
– nel 2015, il Ministero difesa e la Regione siglavano un accordo per l’avvio di un tavolo di concertazione finalizzato a valutare la graduale dismissione dei poligoni militari e misure di riequilibrio e armonizzazione della presenza militare in Sardegna;
– il 12 dicembre 2017 il Consiglio regionale approvava due nuovi ordini del giorno sulle servitù militari: il primo, sulle dichiarazioni del Presidente della Regione in relazione al protocollo d’intesa tra Ministero della difesa e Regione per il coordinamento delle attività militari presenti nel territorio della Regione, impegnava il presidente a procedere con la sottoscrizione della bozza di intesa tra Ministero della difesa e Regione autonoma della Sardegna; chiedeva, inoltre, il mantenimento e il potenziamento di tutte le attività che la Vitrociset svolgeva in Sardegna, il mantenimento dei livelli occupazionali presenti nelle ditte esterne impegnate all’interno dei poligoni, il trasferimento delle attività esercitative svolte nel lago Omodeo presso i poligoni sardi; il secondo impegnava il Presidente ad agire energicamente nei confronti del governo nazionale perché venisse tempestivamente implementato il sistema SIAT (Sistemi integrati per l’addestramento terrestre) e a sostenere il completamento della Brigata Sassari attraverso la tempestiva dislocazione di un nuovo reggimento presso la caserma di Prato Sardo di Nuoro; si chiedeva, inoltre, di estendere la possibilità di utilizzo del sistema SIAT alla protezione civile regionale e all’Agenzia Forestas per l’addestramento antincendio, di riaprire il centro di reclutamento in Sardegna, di utilizzare i bunker militari a fini turistici, a verificare il tempestivo realizzarsi delle attività di bonifica;
– il 18 dicembre 2017 veniva sottoscritto un nuovo protocollo d’intesa tra il Ministero difesa e la Regione Sardegna, con validità di 24 mesi, per il coordinamento delle attività militari presenti nel territorio della Regione, che prevede l’attuazione di misure di riequilibrio e armonizzazione sulle esercitazioni militari in Sardegna e la cessione di alcune servitù militari alla Regione; l’articolo 3 del protocollo prevede che “le Parti convengono che alla presente Intesa sarà data attuazione per mezzo dì specifico Accordo da sottoscriversi entro tre mesi dalla sottoscrizione della presente Intesa, anche con l’eventuale coinvolgimento di altre amministrazioni interessate dalle attività discendenti dal presente atto”;

evidenziato che:
– l’11 febbraio 2019, al fine di dare attuazione al protocollo d’intesa del 18 dicembre 2017, è stato siglato un protocollo integrativo tra il Ministero della difesa e la Regione;
– con il protocollo veniva istituita una struttura organizzativa di livello politico e tecnico costituita da:
– una Cabina di regia, con funzione di coordinamento e controllo dello stato di attuazione delle misure individuate nel protocollo d’intesa Difesa-Regione del 18 dicembre 2017, costituita da un numero di 6 componenti permanenti di cui 3 indicati dalla Difesa e 3 indicati dalla RAS, appartenenti alle rispettive Parti o esperti di comprovata esperienza in materia provenienti dal settore pubblico o privato;
– 5 tavoli tecnici (uno per gli aspetti demaniali; uno per gli aspetti di natura operativa; uno per gli aspetti ambientali; uno per attività di ricerca, sviluppo e innovazione dual-use, nonché programmi di sviluppo industriale da localizzare nell’isola; uno per l’approfondimento di criteri certi per la definizione dei programmi di indennizzo e contributi da erogare a ristoro delle limitazioni subite), coordinati dalla cabina di Regia, costituiti anch’essi da 3 rappresentanti tecnici nominati dal Ministero della Difesa e 3 rappresentanti tecnici nominati dal Presidente della Regione autonoma della Sardegna;

posto che:
– il protocollo siglato l’11 febbraio 2019 ha una durata di 3 anni e le sue previsioni scadranno a febbraio del 2022;
– il Ministero della difesa ha dato seguito agli impegni di cui all’articolo 6 del protocollo d’intesa, individuando e nominando i propri rappresentanti nella cabina di regia e nei tavoli tecnici;
– la Regione autonoma della Sardegna, invece, non ha onorato gli impegni di cui all’articolo 7 del protocollo suddetto, che oltre alla attuazione del protocollo del 2017, prevedono l’individuazione e la nomina dei propri rappresentanti nei tavoli Tecnici e nella cabina di regia e le iniziative per favorire e velocizzare i processi di attribuzione di nuove destinazioni urbanistiche agli immobili della Difesa, al fine di promuovere la razionalizzazione e la valorizzazione degli edifici pubblici e del territorio a beneficio di una migliore offerta di servizi alle comunità locali;
– la Regione, inoltre, avrebbe dovuto istituire gli “Osservatori ambientali indipendenti” in forza dell’articolo 241 bis della legge n. 152 del 2006 (Codice dell’ambiente) e dei protocolli siglati da Regione e Ministero nel 2014 e nel 2017; il fatto di non aver proceduto in tal senso sta determinando un forte ritardo nelle operazioni di bonifica dei territori coinvolti, creando grande preoccupazione tra i cittadini e l’opinione pubblica.

visto che i rappresentanti del Comitato misto paritetico per le servitù militari in Sardegna hanno chiesto un incontro urgente con il Presidente della Regione per definire le linee e gli obiettivi da raggiungere, attraverso il coinvolgimento di tutto il Consiglio regionale, al fine di aprire un serio dibattito sul tema servitù militari in Sardegna; tale richiesta segue l’istanza già messa a verbale durante la riunione del 15 luglio 2020, formalizzato tramite mail il 20 luglio 2020 e ribadita, insieme alla richiesta di istituzione dei Tavoli tecnici, durante la riunione del 16 dicembre 2020;

visto, infine, che:
– i recenti riallineamenti politici internazionali, i mutamenti tecnici e tecnologici e i tagli alle spese per la difesa hanno portato al progressivo abbandono, totale o parziale, di diversi fabbricati e importanti aree, creando sfide particolarmente complesse di conservazione degli edifici e di riutilizzo appropriato delle aree;
– tali aree e fabbricati, essendo venuti meno i presupposti della loro reale utilità avuto riguardo alla funzione militare, sono un po’ dovunque oggetto di interesse pubblico e di processi di trasformazione finalizzati al recupero in termini civili,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione per conoscere:
1) quali siano le ragioni per cui non siano ancora stati individuati e nominati i rappresentanti della regione nella cabina di regia e nei tavoli tecnici, come definiti dal protocollo d’intesa dell’11 febbraio 2019;
2) quali iniziative siano state prese per favorire e velocizzare i processi di attribuzione di nuove destinazioni urbanistiche agli immobili della Difesa individuati per uso duale militare/civile, al fine di promuovere la razionalizzazione e la valorizzazione degli edifici pubblici e del territorio a beneficio di una migliore offerta di servizi alle comunità locali, secondo gli impegni assunti con la sigla del protocollo;
3) se sia stato definito con lo Stato un riequilibrio in termini di compensazione economica rispetto ai danni ambientali sanitari ed economici subiti dall’Isola a causa del gravame militare e se siano state stanziate opportune somme da destinare alla bonifica dei siti inquinati;
4) se si intendano attivare le necessarie procedure perché si passi dalla politica degli indennizzi a politiche di valorizzazione dei territori, capaci di creare sviluppo e nuove opportunità lavorative;
5) se si sia attivato per promuovere la progressiva diminuzione delle aree soggette a vincoli militari e la dismissione dei poligoni;
6) se abbia provveduto a istituire in ciascun poligono osservatori permanenti per il monitoraggio ambientale;
7) se abbia provveduto al costante monitoraggio dello stato di attuazione delle cessioni dei beni dal Demanio militare alla Regione autonoma della Sardegna, secondo gli accordi stipulati a partire dal 2008;
8) se intenda avviare un processo partecipativo finalizzato a individuare le più idonee destinazioni per l’utilizzo dei singoli beni alla luce delle esigenze dei comuni della Sardegna;
9) se intenda elaborare un piano di riconversione e riutilizzo dei beni, quantificando le risorse necessarie per eventuali bonifiche.

Cagliari, 25 giugno 2021

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