SA DIE 2022 – Il saluto del Presidente del Consiglio Michele Pais

Benvenuti a tutti nel Consiglio Regionale della Sardegna, il luogo privilegiato per celebrare Sa die de sa Sardigna, la giornata della Sardegna, occasione di festa e di orgoglio per tutti i sardi.

 

Questa importante ricorrenza ci offre l’opportunità per riflettere sul momento storico che stiamo attraversando, sulla situazione sociale ed economica e sulle prospettive di sviluppo della nostra Terra.

 

Prima di tutto, voglio ringraziare quanti con il loro prezioso intervento hanno arricchito questa giornata. Saluto il Presidente della Regione Christian Solinas, Sua Eccellenza, l’Arcivescovo Mons. Giuseppe Baturi, tutte le autorità civili e militari presenti in quest’aula.

 

Finalmente, grazie alle minori limitazioni causate dal virus, che si è attenuato ma ancora non è stato sconfitto del tutto, possiamo celebrare il 28 aprile in presenza.

 

Ringrazio e porgo un particolare augurio all’Orchestra regionale dei Conservatori di Sassari e di Cagliari che ha voluto onorare questa importante festa del Popolo sardo.

 

È un esordio per l’Orchestra regionale della Sardegna, orgoglio per tutti noi, istituita dal Consiglio regionale con la legge n. 3 del 2022, formata dai maestri e dagli studenti virtuosi dei Conservatori di Musica Luigi Cànepa di Sassari e Pierluigi da Palestrina di Cagliari.

 

Questa prima esibizione nell’Aula del Consiglio regionale, proprio nel giorno della Festa dei sardi, rappresenta un punto di partenza che, sono sicuro, proseguirà con la conquista di molti e importanti traguardi.

 

Con la presenza dell’Orchestra della Sardegna vogliamo idealmente vincere il fragore delle bombe che anche in queste ore continuano a martoriare l’Ucraina. La musica, infatti, costituisce da sempre un veicolo universale di pace, amore e solidarietà.

 

A nessuno in questo momento è consentito “volgere lo sguardo altrove”! È un impegno che dobbiamo tutti onorare anche per trasmettere alle nuove e future generazioni l’impegno di quanti, anche con il sacrificio della loro vita, ci hanno consegnato un’Europa libera, pacificata e solidale.

 

L’immagine dell’orchestra assume, a questo proposito, un significato emblematico: numerosi strumenti, tra loro differenti per timbro e caratteristiche, dialogano tra loro producendo armonia, equilibrio, emozioni. La musica ci dice che il dialogo nella diversità è possibile, che si può vivere in pace contemperando differenti esigenze, senza soprusi nè violenze.

 

In occasione della Festa di un popolo che ha voluto lottare contro i soprusi, abbiamo invitato i nostri giovani musicisti a suonare nell’Aula del Consiglio regionale della Sardegna proprio per lanciare questo messaggio.

 

E proprio ai giovani sardi voglio rivolgere un saluto particolare. Non avrebbe senso guardare al futuro di questa Regione non riconoscendo alle nuove generazioni il ruolo centrale che meritano.

Penso ai ragazzi della “Next gereration Eu” di Sardegna, che devono proiettarsi verso il mondo ma rivendicando con orgoglio e fierezza, il loro senso di appartenenza, le radici profonde che ci legano a questa Terra.

Liberi di partire e, per quanti sono fuori, ancor più liberi di rientrare, ma consapevoli di trovare nella nostra Isola le condizioni di studio, di lavoro, di crescita e affermazione professionale.

 

Oggi è importante essere qui, non solo per celebrare il passato, ma soprattutto per costruire il nostro futuro, onorando le vite di uomini valorosi che hanno lottato per garantire a tutti noi il diritto alla libertà e alla parità di condizioni.

 

Il 28 aprile è quindi ricco di significati storici, culturali e sociali, che in nessun modo può essere ridotto a celebrazione formale. La tutela delle identità, dei diritti delle piccole patrie, dell’Autonomia, della specialità e della insularità sono temi attuali il cui mancato compimento continua a menomare la piena e stabile proiezione della Sardegna nel contesto nazionale ed europeo.

 

Solo così la strada aperta da Giovanni Maria Angioy, da Michele Obino, i sacrifici di uomini coraggiosi come Francesco Cilloco, non saranno sviliti, ma costituiranno i punti cardinali del nostro impegno.

 

Così come nel 1794 si passò da una Sardegna asservita al feudalesimo ad una Sardegna più consapevole della propria libertà, oggi dobbiamo incoraggiare il processo autonomistico, secondo il dettato del nostro Statuto e dall’articolo 5 della Costituzione.

 

Un obiettivo sempre attuale e strategico, che deve vedere protagonisti i 377 comuni della Sardegna, l’ossatura più solida della nostra terra, dal più piccolo al più grande, con pari dignità e unità di intenti.

 

Solo così, tutti insieme, uniti, saremo in grado di raccogliere il testimone dei motti rivoluzionari rievocati oggi, capirne senso ed importanza, e consentire così ai sardi e alla Sardegna di liberare forza, talenti, capacità di cui, nonostante le permanenti limitazioni storiche e attuali, danno costante dimostrazione.

Bona Die de sa Sardigna

Bona jornada de Sardenya

 

 

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