Nota stampa della seduta n. 96

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVII Legislatura

Ufficio Stampa

Nota stampa della seduta n. 96 – Antimeridiana

Mercoledì 5 novembre 2025

  Approvata la proposta di legge n.146 “Modifiche alla legge regionale 5 dicembre 2024, n. 20 (Misure urgenti per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all’installazione e promozione di impianti a fonti di energia rinnovabile (FER) e per la semplificazione dei procedimenti autorizzativi”).   Respinta la mozione n.24 (Ticca e più) sull’autonomia differenziata e l’urgenza di adottare le norme di attuazione dello Statuto finalizzate a rafforzare la competitività della Sardegna.   Via libera alla mozione n.72 (Solinas Antonio e più) sul sostegno all’agricoltura in Sardegna e contrarietà ai tagli ai fondi della Politica agricola comune (PAC) e all’ipotesi di fondo unico.   Rinviata la discussione sulla mozione n.70 (Porcu e più) sull’istituzione di un fondo regionale per incentivare la presenza stabile del personale sanitario nei presidi e nei territori marginali e a maggior rischio spopolamento della Sardegna.   La seduta n. 96 della XVII^ Legislatura del Consiglio regionale è stata aperta dal presidente Piero Comandini (Pd) che, dopo le formalità di rito, ha annunciato la discussione della Pl 146 (Solinas Antonio – Pd e Gianluca Mandas – M5S) che introduce modifiche alla legge regionale n. 20 del 2024. L’obiettivo principale – a giudizio dei proponenti – è chiarire e semplificare alcune disposizioni per favorire l’installazione di impianti a fonti di energia rinnovabile (FER) e accelerare la transizione energetica. Le modifiche proposte mirano a sbloccare gli impianti fotovoltaici su coperture: le superfici di edifici, tettoie e altre strutture, anche entro la fascia di 1000 metri dai centri abitati, saranno idonee per l’installazione di impianti fotovoltaici e relativi accumuli. Valorizzare le aree industriali e logistiche: nelle zone urbanistiche D e G, gli impianti fotovoltaici e eolici di piccola e media taglia saranno considerati idonei, rispettando le normative territoriali, urbanistiche e paesaggistiche. Regolamentare le aree non idonee: la Regione emanerà un regolamento entro 90 giorni per definire le direttive per la realizzazione di impianti FER in aree non incluse tra quelle idonee. Tuttavia, durante questo periodo, le istanze di autorizzazione per tali aree saranno sospese. La proposta di legge è stata approvata a maggioranza dalle Commissioni Quarta e Quinta, con l’astensione delle forze di minoranza. Tuttavia, l’opposizione ha espresso preoccupazioni riguardo al comma 7 bis, che prevede la sospensione temporanea delle istanze nelle aree non idonee, considerandolo un potenziale ostacolo alla transizione energetica e un rischio di contenzioso costituzionale. La legge, che non comporta nuovi oneri finanziari per il bilancio regionale,  intende promuovere l’energia rinnovabile, garantendo al contempo la tutela del paesaggio e la semplificazione dei procedimenti autorizzativi, per favorire famiglie, imprese e territori della Sardegna. Il relatore Antonio Solinas, ha illustrato all’Aula il provvedimento e ha ribadito la finalità di voler chiarire, attraverso l’approvazione delle opportune modifiche della legge 20 gli aspetti che sono stati oggetto di dubbi interpretativi. Antonio Solinas ha quindi preannunciato la presentazione di due emendamenti alla proposta di legge 146 (n.1 e n.2) per apportare alcune correzioni al testo. Il relatore di minoranza, Emanuele Cera (FdI) ha illustrato la posizione delle forze di centrodestra – e in particolare di Fratelli d’Italia – sulla proposta di legge n. 146/A, che interviene in modo correttivo sulla legge regionale n. 20 del 2024 relativa all’individuazione delle aree idonee e non idonee per gli impianti da fonti di energia rinnovabile (FER). Ha ribadito, in apertura del suo intervento,  il principio guida del gruppo («sì alla transizione energetica, ma con tutela del paesaggio e dei territori, con certezza del diritto e con la centralità di famiglie, imprese e Comuni sardi»), sottolineando l’esigenza di norme chiare e stabili per garantire investimenti sicuri e tempi certi. Il relatore ha riconosciuto gli aspetti positivi del testo, in particolare lo sblocco degli impianti fotovoltaici sulle coperture e nelle aree industriali e logistiche, ritenuti coerenti con gli obiettivi di riduzione del consumo di suolo e di semplificazione amministrativa. Ha tuttavia espresso forte contrarietà all’introduzione del nuovo comma 7 bis, che prevede la sospensione temporanea delle istanze relative alle aree non ancora classificate come idonee in attesa di un regolamento attuativo. Tale disposizione – ha spiegato – costituirebbe una “mini-moratoria”, già censurata dalla Corte costituzionale (sentenze n. 28 e n. 134 del 2025), e rischierebbe di bloccare i procedimenti in corso, creare incertezze e nuovi contenziosi, penalizzando famiglie, imprese e Comuni. Il consigliere ha quindi proposto di eliminare il comma 7 bis e di introdurre: una revisione periodica delle aree idonee e non idonee; una corsia rapida per fotovoltaico e accumuli su tetti e in zone D/G; un monitoraggio annuale sull’attuazione della legge; criteri proporzionati per evitare “divieti di fatto” e garantire coerenza con il decreto legislativo n. 199/2021 e con la normativa statale e UE. In conclusione, pur confermando un atteggiamento “costruttivo e collaborativo”, il relatore ha avvertito che l’approvazione del comma 7 bis comporterebbe “una revisione della posizione delle opposizioni”, che restano comunque aperte al dialogo per un testo più equilibrato, chiaro e conforme ai principi costituzionali. Mula (Fdi), ha lamentato la mancata trasmissione all’esame della IV^ commissione della Pl 146, in considerazione degli aspetti di materia urbanistica in essa contenuti. A giudizio del consigliere di opposizione, il nuovo intervento normativo dimostra che “nella legge 20 c’è qualcosa non va”. Mula ha invitato la maggioranza ad eliminare l’articolo 7 bis della Pl 146 “perché rimandando ad un nuovo regolamento in realtà si bloccano tutte le procedure” ed ha chiesto lumi sui riferimenti agli impianti del fotovoltaico presenti nella Pl. Il consigliere Sorgia (Misto) ha criticato la legge 20/2024 e denunciato “il fallimento di Giunta e maggioranza nelle iniziative intraprese per tentare di fermare la speculazione energetica in atto in Sardegna”. A giudizio dell’esponente della minoranza si deve ripartire dalla proposta di legge popolare Pratobello: «Unica proposta in grado di fermare la speculazione, con il suo ancoraggio all’articolo 3 comma f dello Statuto Speciale». In conclusione del suo intervento, il consigliere, ha criticato la proposta di legge 146: «Non basta correggere qualche comma ma serve un cambio di rotta». Il consigliere Antonello Floris (FdI), ha ribadito le critiche alla legge 20/2024 («legge scritta male per sopperire alla moratoria impugnata») ed ha chiesto l’eliminazione dell’articolo 7 bis della Pl 146. L’esponente del centrodestra ha quindi evidenziato come nella relazione dei proponenti si faccia rifermento agli impianti fotovoltaici senza che vi sia riscontro nell’articolato. Il consigliere Stefano Tunis (Sardegna 20/Venti), rivolgendosi direttamente all’assessore dell’Urbanistica, ha affermato che la decisione di proporre all’Aula una modifica della legge 20/2024 attraverso una proposta di legge (iniziativa consiliare) invece che con un disegno di legge (iniziativa della Giunta), come fatto nel recente passato in materia di energia rinnovabili, sia una dimostrazione degli errori fatti, nel contenuto e nella strategia, dalla maggioranza di governo. L’esponente dell’opposizione ha quindi definito “dilatorio” l’atteggiamento dell’esecutivo sulla materia («dopo la moratoria puntate alla “moratorietta” con l’articolo 7 bis») ed ha rimarcato “l’affanno con cui operano le strutture amministrative della Regione a causa dell’intrecciarsi delle norme e delle disposizioni a carattere statale e regionale. «Il tema non è urbanistico – ha affermato Tunis – ma di configurazione infrastrutturale e come tale non può essere derubricato a cimitero di autorizzazioni». A giudizio del consigliere centrista si “deve prendere coscienza della situazione attuale e della sconfitta della strategia della giunta, perché tra non molto si dovrà rincominciare da capo e tutte le pulsioni che covano sotto la cenere torneranno prepotentemente a galla”. (A.M)   Cristina Usai (FdI) ha parlato di una proposta di legge fatta di luci e ombre, sottolineando che il vero problema è il comma 7 bis che, secondo la consigliera, è “una moratoria mascherata”. L’esponente di Fratelli d’Italia ha sottolineato che c’è il rischio di una paralisi amministrativa priva di fondamento legislativo, oltre al rischio di un’altra impugnazione da parte dello Stato. Una situazione che si ripercuoterebbe sulle famiglie e sui cittadini sardi. Usai, in chiusura, ha chiesto di riformulare il comma 7 bis e ha esortato la Giunta e la maggioranza ad evitare di bloccare la Sardegna con norme come questa. Roberto Deriu, capogruppo del Pd, ha messo in evidenza le responsabilità del governo nazionale. Il consigliere ha spiegato che quella contenuta nella proposta di legge “è una piccola fase, la grande partita è successiva”. Deriu si è detto d’accordo con il collega Stefano Tunis sul fatto che tutti debbano essere coinvolti, maggioranza e minoranza,  alla ricerca di soluzioni che portino verso una indipendenza energetica. Il capogruppo del Pd ha quindi auspicato che “questo piccolo passaggio con questo piccolo provvedimento” sarebbe potuto essere un modo per iniziare a sperimentare una convergenza tra gli schieramenti. “Auspico che a partire da questo episodio di possa concretizzare una convergenza maggiore”, sottolineando l’importanza della Commissione speciale in tema di energia. Gianluca Mandas (M5S) ha spiegato che con la proposta di legge in esame “stiamo dicendo che tutti gli impianti fotovoltaici, che sono realizzati sui tetti sulle superfici libere, ma sempre abbinati a un contesto di autoconsumo, di comunità energetica, fatti da privati, da famiglie o da aziende, hanno il diritto di idoneità rispetto alla non idoneità”. Qualora, ha proseguito, ci fossero situazioni per le quali un’abitazione dovesse rientrare in un contesto di non idoneità, poiché l’impianto è realizzato su un tetto per autoconsumo, a sostegno della famiglia o dell’impresa, prevale l’idoneità. Questa variazione si è resa necessaria, ha detto, perché si stavano creando alcuni cortocircuiti interpretativi da parte degli uffici locali e da parte degli uffici regionali. “Questo testo serve a dipanare ogni dubbio interpretativo” in modo tale che le famiglie, le imprese, e tutti coloro che vogliono installare un impianto per abbattere la propria spesa energetica, per alleggerire i costi aziendali o la bolletta di casa, possano beneficiare dei contributi che la Regione Sardegna, grazie alla legge regionale 20, ha messo in campo. Parliamo, ha continuato, di 678 milioni,  e soltanto per il 2025 sono disponibili 49 milioni di euro, “un contributo ingente a sostegno delle famiglie”.  Sul comma 7 bis ha spiegato che il testo specifica l’introduzione di un regolamento attuativo, necessario per dare delle linee guida anche alle aree non idonee, perché nella legge regionale 20,  “per le aree non idonee, abbiamo previsto la possibilità che i Comuni sviluppino degli accordi pubblici-privati da proporre alla Regione Sardegna per impianti che magari, a livello locale, hanno dei risvolti significativi e che possono liberarsi, eventualmente, della non idoneità”. Per normare questo, ha continuato Mandas, è necessario un regolamento che dica ai Comuni e anche agli eventuali investitori quali siano i paletti che vanno rispettati. Paolo Truzzu ha evidenziato che questa proposta di legge ha avuto il merito di portare all’interno dell’Aula il dibattito sull’energia e sulla Commissione Speciale per l’energia “perché penso che quello sia il luogo in cui il Consiglio si possa misurare e dimostrare anche le sue competenze e qualità su questi temi, a servizio dell’Isola”.  Per Truzzu la modifica del 7 bis forse è stata una distrazione della maggioranza visto che sta andando a creare un’altra moratoria, nonostante le sentenze della Corte costituzionale abbiano confermato che le moratorie non sono consentite.  Truzzu si è detto favorevole alla collaborazione con la maggioranza e ha fatto una proposta: “Eliminiamo il 7 bis e l’approviamo subito la proposta di legge”. Gianluigi Rubiu ha confermato di essere favorevole alla transizione energetica, ma con tutela del paesaggio, senza consumo del suolo e con semplificazioni effettive e reali. “Sono interventi che danno credibilità alle famiglie, alle imprese e ai Comuni e che possono rendere la Sardegna all’avanguardia nel settore delle rinnovabili”.  “Per tutti noi è auspicabile e utile – ha detto – far approvare questo testo normativo perché condividiamo la filosofia e la direzione intrapresa. Lo sblocco degli impianti fotovoltaici su tutte le coperture e la scelta di indirizzare gli investimenti verso le aree già trasformate, le zone industriali e logistiche, sono scelte sagge e lungimiranti”, ma ha anche aggiunto “c’è un punto del testo su cui, con grande senso di responsabilità, dobbiamo esprimere una profonda preoccupazione. È un dissenso motivato”, ha detto “e mi riferisco al comma 7 bis dell’articolo 1, che introduce una sospensione delle istanze autorizzative per le aree non ancora classificate in attesa di un regolamento attuativo”. Per Rubiu questo meccanismo, per quanto un atto fatto forse con l’intento di garantire uniformità, rischia di produrre l’effetto opposto, bloccando progetti e investimenti già avviati, facendo venir meno i principi di certezza del diritto. Anche per il consigliere della minoranza il comma 7 bis esporrebbe la Regione a un concreto rischio di contenzioso “poiché la Corte Costituzionale con recenti sentenze ha già chiaramente censurato misure simili”. Rubiu ha esortato tutti a cercare di lavorare insieme per scrivere una legge migliore. Per la Giunta è intervenuto l’assessore regionale dell’Industria, Emanuele Cani, il quale ha confermato che la proposta di legge 146 ha la finalità di chiarire, attraverso modifiche puntuali, specifiche disposizioni della legge regionale 20 del 5 dicembre 2024,  che sono state oggetto di dubbi interpretativi. A questo si aggiunge, ha spiegato Cani, la proposta presentata dai consiglieri regionali, accolta dalla Giunta con convinzione, che dà al Consiglio la facoltà di approvare entro 90 giorni un regolamento che aiuti a definire il quadro normativo di riferimento.  L’assessore ha, poi, sottolineato che il tema energia, dal punto di vista normativo, per una responsabilità del legislatore nazionale, è in continuo movimento e ha manifestato in questi anni una strutturale instabilità e una difficoltà di applicazione. “Questo è un dato oggettivo”. Cani, parlando della Conferenza Stato-Regione, ha ricordato che la Regione ha dovuto assumere un provvedimento, imposto dal legislatore nazionale, frutto di un decreto del 18 luglio 2025, che ha imposto alla Regione Sardegna e a tutte le altre Regioni d’Italia di provvedere alla presentazione entro il 21 agosto 2025 di un piano sulle cosiddette aree di accelerazione terrestre. Cani ha, poi, reso noto all’Aula di aver ricevuto una nota, in qualità di coordinatore della Commissione Energia nella conferenza Stato-Regioni, sulla mancata intesa delle Regioni sulle modifiche del decreto legislativo 190 per l’opposizione della Regione Sardegna su un provvedimento proposto dal Governo, ha spiegato, che modifica strutturalmente le norme di realizzazione, con una sottrazione alle Regioni della facoltà di poter decidere come e dove fare gli impianti. Cani ha, quindi, confermato che l’Aula sarà nuovamente chiamata a parlare del tema nei prossimi mesi o settimane “perché il quadro normativo di riferimento è stato demolito”, in quanto “il decreto Pichetto Fratin, che ha originato la legge 20, è stato demolito dal Tar” dicendo al Governo di riscrivere il testo entro 60 giorni e “il Governo, per non riscriverlo, ha deciso di opporsi e andare al Consiglio di Stato”. Il risultato, ha spiegato Cani, è che manca la base normativa per la legge 20 “e saremo tutti costretti, ognuno nel rispetto del proprio ruolo, a riscrivere le norme”. Cani, infine, ha detto che la proposta di legge in esame è “un atto democratico e necessario”, che consente di spendere 678 milioni di euro, “di cui 50 milioni di euro nel 2025, con due bandi,: 20 milioni gestiti il collega Piu per le famiglie con Isee fino a 15.000 euro e 30 milioni che stiamo gestendo come industria”. Per il bando riservato alle famiglie, ha concluso, sono già arrivate richieste per 100 milioni di euro. Il vice presidente Frau ha messo quindi in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato. L’Aula è poi passata all’esame dell’articolo 1 e degli emendamenti. Il presidente della Commissione Attività produttive, Antonio Solinas, ha proposto un emendamento orale al comma 7 bis per aggiungere la frase “fatte salve le istanze finalizzate all’autoconsumo e a comunità energetiche” Franco Mula (FdI) ha detto che il suo gruppo è favorevole a permettere in edilizia libera per gli impianti da realizzare sui tetti senza ulteriori regolamenti e ha chiesto l’eliminazione del comma 7bis. In caso resti la norma ha annunciato il voto contrario. Messo in votazione l’emendamento n. 1 (Antonio Solinas e più), soppressivo parziale, è stato approvato: “Nel comma 1 dell’articolo 1, quanto contenuto nella lettera a) è soppresso”. Sull’emendamento n. 3 è intervenuto Paolo Truzzu che ha annunciato voto favorevole e ha ribadito la sua contrarietà al comma 7bis. Il capogruppo del Pd, Roberto Deriu, ha chiesto una breve sospensione dei lavori per la convocazione di una Conferenza dei capigruppo. Il vice presidente Frau ha sospeso i lavori per qualche minuto. (eln)   Alla ripresa dei lavori il presidente Frau ha dato la parola al consigliere Truzzu che ha ribadito il voto a favore dell’emendamento 3 con richiesta di voto elettronico. L’emendamento è stato respinto dall’Aula con 28 contrari. L’articolo 1 è stato approvato e l’emendamento aggiuntivo 2. Ok anche all’articolo 2, il 3. Per dichiarazione di voto finale sulla Pl 146/A l’on. Franco Mula ha annunciato il “voto decisamente contrario perché la maggioranza non può prendere in giro l’Aula facendo finta di confrontarsi con noi. Torneremo in quest’Aula per dire che questa legge sarà impugnata dal Governo”. Per il consigliere Truzzu “è necessario votare contro perché è grave che il Consiglio regionale vada contro la Corte costituzionale con un evidente abuso di potere”. Sempre dai banchi del centrodestra l’on. Antonello Floris ha detto: “Non si capisce bene il senso del comma 7 bis, non abbiamo procedimenti amministrativi in essere nelle aree ordinarie”. Il Consiglio ha approvato la pl 146/A.   A seguire l’’Aula si è concentrata sulle mozioni. Il capogruppo dei Riformatori Umberto Ticca ha chiesto la discussione per seconda della mozione 24, dopo la mozione 72 ma il presidente Deriu, capogruppo del Pd, ha suggerito la “convocazione di una conferenza dei capigruppo per valutare l’inversione dell’ordine del giorno richiesta dai Riformatori”. Il presidente Frau ha sospeso i lavori per convocare appunto una conferenza dei capigruppo e affrontare la richiesta dell’opposizione. Alla ripresa l’on. Ticca ha illustrato la mozione 24 “sull’autonomia differenziata e l’urgenza di adottare le norme di attuazione dello Statuto finalizzate a rafforzare la competitività della Sardegna” come deciso nella conferenza dei capigruppo. “E’ urgente adottare le norme di attuazione dello Statuto al fine di aumentare la competitività della Sardegna”, ha detto il presentatore, “se è giusto lavorare sulla riscrittura dello Statuto è ancora più giusto e urgente lavorare sulle norme di attuazione. In una fase di riassetto profondo dei rapporti tra lo Stato e le Regioni a causa dell’autonomia differenziata noi siamo fermi a una autonomia incompiuta con appena 37 norme di attuazione approvate in quasi 80 anni. Siamo in fondo alle classifiche europee delle Regioni sulla competitività, in tutti i campi: dalla continuità territoriale alle fiscalità per le imprese, delega di funzioni statali sulla scuola, belle arti, energia, lingua sarda e patrimonio archeologico, usi civici e ammortizzatori sociali”. Per l’on. Ticca “il Consiglio deve avviare la procedura d’intesa per approvate le norme di attuazione sulla competitività, dando un impulso maggiore alla Giunta a lavorare su questi temi”. Il presidente Comandini ha ringraziato l’oratore e ha detto: “Questa mozione è stata scritta prima dell’istituzione della commissione speciale e della commissione paritetica presieduta dal professor Demuro. In realtà, parte di questa mozione ritengo sia stata inserita dentro i passaggi successivi fatti da quest’Aula con ordini del giorno”. La mozione Ticca è stata votata dall’Aula e respinta.   A seguire la mozione 72, primo firmatario Antonio Solinas (Pd), “sul sostegno all’agricoltura in Sardegna e contrarietà ai tagli ai fondi della Politica agricola comune (PAC) e all’ipotesi di fondo unico”. “Il settore agricolo è identitario per noi e rappresenta anche il nostro futuro – ha detto Solinas – la politica agricola comunitaria non è un’opzione ma una necessità fondamentale. Non serve alla Sardegna, anzi è dannoso, un fondo unico nazionale come prospettato, che finirebbe per ridurre i fondi per la Sardegna in cambio dell’aumento di spese militari da parte dell’Unione europea. Tocca invece a noi affermare il principio che l’agricoltura non è un settore qualsiasi e non si possono accettare tagli alle risorse destinate all’agricoltura sarda”. Solinas ha sollecitato un voto bipartisan dell’Aula a sostegno della mozione. (c.c.)   Contro l’ipotesi di un taglio ai fondi Pac si è pronunciato  Emanuele Cera (Fratelli d’Italia): «Se venisse confermato ci sarebbe una forte riduzione dei trasferimenti europei destinate all’agricoltura e alla pesca. Un taglio secco del 20 per cento con effetti devastanti sui settori primari». Per Cera, agricoltura e pesca in Sardegna, viste le difficoltà che attraversano, avrebbero invece bisogno di un incremento degli investimenti: «Un taglio delle risorse è impensabile». Stesso giudizio da parte di Gianluigi Rubiu (Fratelli d’Italia) che ha chiesto di apporre la propria firma alla mozione: «Mi auguro che non sia una mozione-bandierina ma sia in grado di indirizzare delle scelte. La difesa delle aziende agricole l’ha già assunta il Governo nazionale e altre regioni come la Puglia. Siamo un po’ in ritardo. Questa è una battaglia comune da portare avanti per difendere il settore trainante dell’economia sarda. Siamo di fronte a un contesto preoccupante tenuto conto anche dalla novità dei dazi imposti dagli Stati Uniti. La Sardegna deve prendere posizione, lo faccia concretamente a partire dalla prossima finanziaria» A favore si è espresso anche Giuseppe Fasolino (Riformatori): «L’agricoltura ha bisogno di ulteriori finanziamenti e non di tagli. La Pac ha contribuito a creare una nuova agricoltura. Questa mozione merita un voto favorevole. Come Riformatori chiediamo di poter apporre anche la nostra firma » Gian Luca Mandas (M5S) ha annunciato voto favorevole alla mozione chiedendo di poter aggiungere le firme di tutto il gruppo del Movimento Cinque Stelle: «Il taglio della Pac è una conseguenza del piano di riarmo europeo. Si preferisce spostare risorse al settore della difesa. La tutela del comparto agricolo passa attraverso una mobilitazione generale contro il piano di riarmo. E’ contradditorio schierarsi al fianco degli agricoltori e, allo stesso tempo, sostenere il rafforzamento delle dotazioni militari».   Anche Maria Laura Orrù, a nome del gruppo Avs ha chiesto di aggiungere la sua firma e quella dei colleghi. Il presidente Comandini ha annunciato l’apposizione delle firme di tutte le forze politiche alla mozione.   A nome della Giunta regionale è intervenuto l’assessore all’Agricoltura Gianfranco Satta: «E’ un tema cruciale per l’agricoltura sarda e per la tenuta delle nostre aree rurali, per questo c’è la massima condivisione da parte della Giunta  – ha detto Satta – abbiamo espresso la nostra totale contrarietà a un taglio della Pac in più occasioni». Satta ha poi annunciato che il 20 di novembre ci sarà un incontro con il ministro Lollobrigida per affrontare il tema dei dazi imposti dagli Stati Uniti «Tutto ruota intorno alla proposta di un fondo unico che accorperebbe oltre alla Pac il fondo agricolo di garanzia, quello per lo sviluppo rurale, il plus. Molti gruppi hanno espresso contrarietà a questo progetto. La nostra preoccupazione è fondata: accorpando il fondo destinato alle politiche agricole con altri fondi si perde la centralità degli stati membri che hanno sempre lottato per un fondo dedicato. La Regione Sardegna farà la sua parte per ottenere il risultato sperato. Serve coesione con le altre regioni italiani ed europee».   In sede di replica, il primo firmatario della mozione Antonio Solinas ha ringraziato tutte le forze politiche per la sensibilità dimostrata: «Il rischio forte è che la Sardegna si debba far carico con risorse proprie del finanziamento del settore agricolo e agroalimentare. Il fondo unico nazionalizzato significa che in futuro saranno i singoli governi a guidare le politiche agricole. Pur con tutte le sue difficoltà, per l’Unione Europea il settore agricolo ha sempre rappresentato una priorità» Il presidente Comandini ha messo in votazione la mozione che è stata approvata all’unanimità. Ha quindi chiesto la parola il capogruppo del M5S Michele Ciusa: «La presidente Todde è stata in queste ore violentemente attaccata sui social. Credo sia opportuno che da quest’Aula arrivi un gesto unanime di condanna» Il presidente  Comandini, a nome di tutta l’Aula ha espresso solidarietà alla presidente Todde per gli attacchi ricevuti. Ferma condanna nei confronti degli odiatori social ha espresso anche il consigliere di Fratelli d’Italia Fausto Piga. L’Aula è quindi passata all’esame della mozione n.70 “sull’istituzione di un fondo regionale per incentivare la presenza stabile del personale sanitario nei presidi e nei territori marginali e a maggior rischio spopolamento della Sardegna”. Il documento è stato illustrato dal primo firmatario, il capogruppo di Orizzonte Comune Sandro Porcu. Il capogruppo del M5S Michele Ciusa ha posto una questione pregiudiziale chiedendo il rinvio ad altra data della discussione sulla mozione. Richiesta accolta dalla Conferenza dei Capigruppo. Il presidente Comandini ha quindi dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio. (Psp)
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