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La presidente Lombardo a Macomer al convegno “Statuto sardo e proposte di modifica”

Data: 06/03/2010 – Macomer

La presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo a Macomer al convegno “Statuto sardo e proposte di modifica”


 


 


 Macomer, 6 marzo 2010 – “Su un tema di immensa rilevanza come la nostra autonomia  si deve creare un clima di sostanziale positiva unità per superare tutti i particolarismi e per far diventare protagonista il  popolo sardo. Questa fase può essere avviata, magari attraverso un atto straordinario, che chiami a raccolta gli stati generali, presso la casa comune dei sardi, cioè il Consiglio regionale, per discutere modalità e tempi attraverso il concorso di tutti”. E’ l’appello rivolto questa mattina a Macomer dalla presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo che ha partecipato ai lavori del Convegno “Statuto sardo e proposte di modifica” organizzato dai Lions club. Per la presidente è necessario dare  compiutezza alla riforma dello Statuto di Autonomia Speciale. In sessantadue anni di vita  gli avvenimenti e le modificazioni – ha detto la presidente nel suo intervento –   hanno inciso profondamente nel tessuto socio economico, politico e culturale della Sardegna. In questo lasso di tempo è stata superata dalla storia una visione autoconservativa dello Statuto, tendente a considerarlo un documento chiuso: una sorta di monumento da guardare con rispetto senza tener conto del suo naturale deperimento istituzionale. Lo Statuto oggi – ha proseguito –   viene concepito come un documento vivo, che segue le metamorfosi della società e funge da stimolo per ragionamenti giuridici attuali sulla persona, sulle istituzioni, sui problemi e le difficoltà della convivenza.  Ci troviamo di fronte a una realtà completamente diversa, in piena epoca di globalizzazione economica e culturale, e con una società che sta andando verso la multirazzialità a causa  delle diminuite distanze del pianeta grazie ai grandi progressi della tecnologia in materia di velocità dei collegamenti. La contestualizzazione delle problematiche legate agli sviluppi della società  sarda moderna, rispetto al contesto passato nel quale lo Statuto nacque e si formò – ha aggiunto Claudia Lombardo –   deve portare tutti noi ad interrogarci sul valore ancora attuale dello Statuto proiettato quale ponte tra passato e avvenire. Il naturale deperimento giuridico delle norme contenute nello Statuto, la sua limitata capacità competenziale di autogoverno dei sardi, riconosciuta sin dalla sua genesi, rendono indifferibile l’urgente necessità di provvedere a una riscrittura di questa norma in chiave moderna per regolare le fondamenta del nostro essere Nazione e Popolo all’interno della Repubblica italiana.  Per la presidente  è tutto il cammino autonomistico che va ripensato e rivisitato. Ricordiamo che la nostra – ha asserito –  è una autonomia che nasce zoppa, depotenziata  e che deluse perfino i padri stessi dell’autonomia. Quei consultori regionali che tanto si spesero per riscrivere lo Statuto dei sardi. E sull’insufficienza dell’istituto autonomistico si sono spesi fiumi di parole, tutti i grandi politici dell’Isola si sono confrontati su questi temi ma, sostanzialmente, lo Statuto tale era e tale è rimasto.  E’ mancato cioè un favorevole clima unitario che, superati gli schieramenti  e gli schematismi della politica di parte e faziosa, agevolasse la riforma. Eppure il dibattito sullo Statuto è più vivo che mai. E’ proprio su come i sardi intendono e vivono la loro autonomia che dobbiamo riflettere per avviare un grande processo culturale che risvegli le coscienze sopite del nostro popolo. Per molto tempo si è pensato e agito dando un significato ristretto a questo termine, intendendo cioè l’autonomia come il semplice frutto di una norma tesa a conferire alla Regione un definito ambito di capacità decisionale esclusiva, concorrente o attuativa rispetto al potere statale. Si voleva intendere che i sardi erano autonomi per un diritto che discende da una norma fissata dall’alto: dal potere statale verso quello regionale, Questo nel tempo ha creato i presupposti  per un rapporto di sudditanza culturale e psicologica dei sardi verso il potere centrale.  I quali  sardi non sentivano come propria la responsabilità sulle grandi scelte necessarie per disegnare il futuro dell’Isola. In questa cornice l’autonomia è stata recepita come  responsabilità decisionale autolimitata, in quanto derivata dal potere centrale e sottoposta  al  potere di indirizzo  e controllo che lo Stato  esercitava su di essa. Bisogna quindi ripartire dalle origini di questo concetto per affermare che l’autonomia per i sardi è, e deve essere, prima di tutto culturale e spirituale. Lo stato d’animo di un Popolo che con orgoglio sente di poter esercitare un ruolo da protagonista del proprio futuro. Non un’autonomia, quindi, imposta e voluta da una norma,  ma sentita e vissuta come esercizio del diritto all’autogoverno del Popolo sardo,  permeato sui caratteri identitari, storici e linguistici peculiari della sua nazionalità. Data questa necessaria premessa, trova concretezza e si afferma il  principio che l’autonomia e l’indipendenza sono forme avanzate di approfondimento della democrazia nei rapporti e negli equilibri della Repubblica e che sta ai sardi esercitarle sino in fondo. E’ di fondamentale importanza concepire l’autonomia come una forma in continua evoluzione che per i sardi si deve tradurre in effettiva capacità di autodeterminazione, sempre all’interno dell’indivisibilità della Repubblica,  ma in una


struttura ordinamentale dello Stato in senso federale che esalti le potenzialità dei singoli territori. Dunque, è necessario  provvedere – ha detto la presidente –  ad una drastica riforma del sistema autonomistico regionale, che dia un nuovo slancio al sistema Sardegna e le garantisca quegli strumenti necessari per l’autogoverno delle proprie problematiche. Riformulare l’attuale Statuto non condurrebbe di sicuro ad un successo, in quanto continueremo a scrivere norme nuove su norme vecchie, creando così maggiori problemi di quanti attualmente ne esistono. Bisogna in sostanza pervenire ad un nuovo concetto della realtà autonoma vista nell’ottica dei passi da gigante che fanno altre realtà autonome nel resto d’Europa. Per fare questo occorre innanzitutto, ripensare alle fondamenta l’autonomia sarda, cercando di fare emergere non solo l’insularità ma la sua realtà storico-geografica in un contesto moderno ed europeo. Il concetto da utilizzare – per la presidente –  deve essere simile a quello Catalano. Occorre in sostanza cercare di creare un’autonomia sancita in Costituzione, ma comunque frutto di una libera trattativa tra gli organi di governo statali e regionali per definire in quali parametri scrivere l’autonomia. Un’autonomia – ha concluso la presidente – che porti realmente al centro dell’agenda politica i veri problemi  dell’Isola e che allo stesso tempo dia alla stessa gli strumenti necessari per risolverli.   (R.R.)

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