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Doppia Preferenza: la Presidente Lombardo riceve la delegazione di associazioni femminili

Data: 06/03/2013 – Cagliari

Sollecitano l’approvazione della Legge elettorale da parte del Consiglio regionale e rivolgono un appello ai consiglieri affinché non ricorrano in aula al voto segreto per l’approvazione dell’emendamento sulla Doppia preferenza di genere.
Lo ha ribadito stamattina una delegazione di associazioni femminili rappresentative della Sardegna ricevuta dalla Presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo e dai Capigruppo.


La delegazione ha sottolineato in particolare l’importanza che riveste l’approvazione della Doppia preferenza di genere nella nuova legge elettorale, strumento ritenuto indispensabile per facilitare la partecipazione delle donne nella vita politica delle istituzioni sarde.


Poco prima dell’incontro, l’Assemblea regionale aveva rimandato la discussione sulla legge elettorale per mancanza di un accordo, decisione che potrebbe rappresentare una sorta di capolinea per il futuro della norma.
“Mi auguro di essere smentita – ha sottolineato la Presidente Lombardo -, ma ho forti perplessità che la nuova legge elettorale venga approvata prima della fine della legislatura. Così come sono  scettica per l’approvazione, in particolare, della Doppia preferenza di genere, anche in considerazione del fatto che il testo arrivato in aula non prevede la Doppia preferenza di genere, a differenza di quanto è accaduto per l’Assemblea Costituente, dove è stata la stessa Commissione consiliare ad approvare l’emendamento che la introduceva”.


La delegazione di associazioni femminili ha ribadito alla Presidente Lombardo che terrà alta la pressione su tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale.
“Bisogna agire su due fronti:”, ha ricordato la Presidente Lombardo a conclusione dell’incontro, “favorendo la candidatura di un maggior numero di donne e promuovendo l’accesso alla carica elettiva attraverso la Doppia preferenza di genere che è bene ricordare come sia una facoltà e non un obbligo, in questo modo non si viola il principio di uguaglianza. Infatti, ciò che si rivendica è la parità di accesso e non di risultato. Ecco perché preferisco parlare di democrazia paritaria e non di quote rosa che umiliano e mortificano la dignità delle donne”. (S.L.)

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