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Resoconto della seduta n. 111 del 04/03/2021

CXI Seduta

Giovedì 4 marzo 2021

Presidenza del Presidente Michele PAIS

La seduta è aperta alle ore 11 e 48.

MELE ANNALISA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 3 febbraio 2021 (104), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Sara Canu, Daniele Secondo Cocco, Michele Cossa, Carla Cuccu, Roberto Franco Michele Li Gioi, Pietro Moro, Francesco Paolo Mula, Rossella Pinna e Aldo Salaris hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 4 marzo 2021.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Non ci sono ulteriori comunicazioni, quindi possiamo proseguire con la discussione sul punto all'ordine del giorno, cioè la il testo unificato PL 6-20-155-176/A, inerente la riforma dell'assetto del territorio della Regione.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Agus. Ne ha facoltà.

AGUS FRANCESCO (Progressisti). Intanto ho apprezzato il fatto che la Conferenza dei Capigruppo all'unanimità abbia scelto una calendarizzazione dei tempi compatibile con la difficoltà del testo, e quindi avere qualche giorno in più consentirà sicuramente di evidenziare qualche problematica e magari vi consentirà anche di correre ai ripari. Piuttosto, vista anche la presenza in Aula del Presidente della Commissione sanità, segnalo l'urgenza di una convocazione della Commissione per approfondire la tematica della campagna vaccinale; non ne discuto qui proprio perché non è un tema che possiamo relegare a un intervento estemporaneo sull'ordine dei lavori, chiedo però che subito prima, quindi lunedì, o subito dopo la prossima seduta già calendarizzata, sia convocata la Commissione sanità alla presenza dell'Assessore e dei Direttori dell'ATS delle diverse aree socio-sanitarie, affinché la Commissione sia messa a conoscenza di tutte le specifiche di una campagna cara ai sardi e strategica per la nostra Isola. Per cui, Presidente, io lo dico a lei perché in quest'Aula ci si rivolge al Presidente del Consiglio, c'è il Presidente della Commissione che già più volte a questi appelli ha risposto con una convocazione solerte… la ringrazio.

PRESIDENTE. Scusate! Onorevole Agus, stavo solamente richiamando l'Aula a un minimo di silenzio per consentirle di poter esprimere…

AGUS FRANCESCO (Progressisti). In conclusione posso solo dire che recentemente, più di due settimane fa, abbiamo fatto una riunione di questo tipo in Commissione, devo dire che alcune delle previsioni che abbiamo avuto si sono puntualmente verificate, altre invece non corrispondevano alle informazioni che abbiamo avuto e, anzi, in alcuni casi si sono verificati fatti diametralmente opposti, per cui credo sia necessario un supplemento di indagine in Commissione e sia anche necessario che il Consiglio regionale, e chiudo, verifichi e controlli su una politica che non possiamo lasciare al semplice indirizzo burocratico.

PRESIDENTE. Assolutamente concordo, sarà premura del Presidente… no, non la faccio intervenire, Presidente, è chiarissimo quanto detto dall'onorevole Agus, e quindi sollecito la Commissione affinché possa anche occuparsi di questi aspetti.

Discussione dell'articolato del testo unificato: Riforma dell'assetto territoriale della Regione. Modifiche alla legge regionale 4 febbraio 2016, numero 2.

(PL 6-20-155-176/A).

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1.

È iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facolt��.

ZEDDA MASSIMO (Progressisti). Grazie, Presidente. Intanto veniamo dai lavori della Commissione e abbiamo avuto modo di verificare anche diversi emendamenti che sono stati presentati, che intaccano un ragionamento generale che è stato fatto nel corso della discussione generale sul testo riguardante l'autonomia degli Enti locali, delle Province e del sistema delle autonomie in Sardegna. Con diversi emendamenti sono state poste una serie di questioni che negano totalmente gli argomenti sostenuti giusto nella giornata di ieri. Nel corso della giornata di ieri si è posta la questione del valore dei piccoli centri, del rafforzamento delle autonomie locali, dell'importanza del ruolo, compiti, rafforzare comuni e province perché lo sviluppo porta dal basso, e poi alla fine il primo atto che viene compiuto è quello di togliere competenze agli enti locali e le province, con gli emendamenti legati al piano di utilizzo dei litorali spostando la competenza in capo alla Regione sottraendola ai Comuni, quindi violando le norme sulla pianificazione urbanistica, e l'altro aspetto è quello che riguarda l'Autorità d'ambito e l'Ente di gestione dell'acqua in Sardegna, sottraendo le competenze sul controllo analogo e trasferendole al controllore, che diventerebbe controllore e controllato di se stesso. Valga l'esempio giusto per quanto attiene questo aspetto di quel che noi facciamo nel bilancio consolidato, chi svolge il controllo analogo delle società partecipate dalla Regione essendo capogruppo? La Regione. Sarebbe come dire ad ogni società gestitevi in totale autonomia, controllatevi da sole. È chiaro che viola alcuni principi, oltretutto sanciti non da nostre opinioni, ma da elementi dati da sentenze della Corte costituzionale, che vanno esattamente nella direzione opposta sul controllo analogo, sul rispetto dei principi anche di anticorruzione e via dicendo. Per non parlare dell'aspetto legato ai segretari generali. Per riuscire a svolgere la funzione di Segretario generale di un grande Comune è necessario partecipare a un corso, solo successivamente dopo un corso di quasi un anno si può partecipare al concorso, una volta vinto il concorso nazionale si entra nell'ambito dell'albo dei Segretari comunali, si può svolgere il ruolo di Segretario comunale in un piccolo centro, e solo dopo ulteriori passaggi con corsi e concorsi si può accedere, dopo una carriera di vent'anni all'incirca, alla possibilit�� di svolgere la funzione di Segretario generale in un grande Comune. Quindi a tutti coloro che hanno fatto questa carriera e che sono in attesa di svolgere quelle funzioni gli diciamo che colui che ha svolto una funzione da funzionario di vice Segretario può serenamente svolgere la stessa identica funzione, superando coloro che hanno superato concorsi, si sono formati, e sono in attesa di ulteriori passaggi per la loro crescita dal punto di vista professionale. L'altro elemento è che vi lascio immaginare il rischio nel mettere in difficoltà i Sindaci. Cioè, essendo il Segretario generale nei Comuni il notaio del Comune, dovendo emettere pareri di legittimità sugli atti, chi si prenderà la responsabilità di adottare atti con pareri forniti da persone che non hanno titolo per poter esprimere quel parere? Tenendo conto che il Segretario generale del Comune ha obblighi sull'anticorruzione e risponde direttamente all'ANAC, non deve neanche informare il Sindaco nel caso in cui avverta delle problematiche legate alla violazione di norme e di leggi. L'altro aspetto è quello dei principi più generali, cioè la finalità della legge. Come sempre nell'ambito delle leggi che voi scrivete ci sono principi mirabolanti in termini di crescita, sviluppo, occasioni di lavoro, occupazione, attenzione per le autonomie locali. La verità è che questa legge non fa altro che moltiplicare gli assetti nell'ambito territoriale e si limita, né più né meno, a individuare le risorse per i Segretari generali, gli amministratori, il Collegio dei Revisori né più né meno. E se si limitasse a questo non ci sarebbe una sottrazione di risorse agli altri enti, invece siccome il fondo unico è rimasto invariato, l'aver aumentato ovviamente il numero delle province determinerà la sottrazione di risorse perché saranno più enti a partecipare nell'ambito della distribuzione delle risorse, almeno per il funzionamento ordinario. Anche questo arrecherà un danno a tutto il sistema delle Autonomie locali. E l'altro elemento è dato dalla incapacità di riformare se stessi. E cioè l'iter della legge avrebbe dovuto prevedere un approfondimento maggiore sulla riforma della Regione, e a quel punto in base a una riforma della Regione delegare poteri e competenze, anche perché in una situazione del genere sarebbe stato in quel caso probabilmente opportuno ragionare in una articolazione diversa anche con un aumento degli enti intermedi, ma in assenza della riforma della Regione questo né più né meno vanificherà tutte le finalità contenute nell'articolo 1.

PRESIDENTE. Poiché nessun Altro domanda di parlare articolo 1, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano. Chi non lo approva alzi la mano.

(È approvato)

Passiamo all'esame dell'articolo 2. All'articolo 2 è stato presentato l'emendamento numero 1.

Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Antonello Peru, relatore di maggioranza.

PERU ANTONELLO (UDC Cambiamo), relatore di maggioranza. Il parere è rimesso all'aula.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta sugli emendamenti ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica.

SANNA QUIRICO, Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica. Parere conforme.

PRESIDENTE. Il Consiglio è sospeso per tre minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 12, viene ripresa alle ore 12 e 20.)

Passiamo all'esame dell'articolo 2, al quale 2 è stato presentato un emendamento.

È iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA MASSIMO (Progressisti). L'articolo 2 inizia il ragionamento nel merito, rispetto all'articolo 1 che invece poneva semplicemente finalità più generali, poi negate nei fatti dagli emendamenti presentati, e pone la questione dell'istituzione della Città metropolitana di Sassari. Il vero problema nell'ambito dell'istituzione della Citt�� metropolitana di Sassari, ma vale anche per le altre Province, è che, come è stato segnalato dall'onorevole Piu nel suo intervento, riguarda alla fin fine la difficoltà di funzionamento e la possibilità di spendita delle risorse, perché, avendo creato un ibrido senza aver creato la possibilità di avere una struttura dedicata all'interno della Provincia di Sassari per lo sblocco di quelle procedure, ovviamente c'è stato un problema di non funzionamento della Rete metropolitana, che si chiama Rete metropolitana ma di fatto opera come se fosse un accordo tra Comuni di area vasta senza avere strutture e senza avere il riconoscimento giuridico. La verità è che tutti questi limiti… cioè perché è emersa questa esigenza a Sassari, perché emerge questa esigenza in Ogliastra, nel Medio Campidano e nel Sulcis Iglesiente, è alla fin fine anche nelle Province storiche, salvo la Città metropolitana di Cagliari? Perché noi non abbiamo il funzionamento delle Province, perché abbiamo il commissariamento delle Province ormai da tantissimo tempo. Se la Provincia di Sassari fosse andata ad elezioni di secondo livello, visto che la legge attuale lo prevede, e avessero potuto individuare sindaci e consiglieri nell'ambito del governo della Provincia di Sassari, è verosimile pensare che il Sindaco di Sassari immediatamente dopo avrebbe chiesto e avrebbe organizzato la macchina amministrativa della Provincia per avere una stazione appaltante in relazione a quei progetti strategici di ambito metropolitano nel territorio di Sassari. Il vero problema di questa richiesta oggi è il mancato funzionamento e il sistematico commissariamento delle Province ormai da sette anni, con un'unica figura, il commissario straordinario, e i commissari straordinari sono persone normali che di straordinario non hanno nulla, nel senso che dovrebbero sostituire un Presidente di Provincia, l'articolazione della Giunta provinciale, il consiglio provinciale, l'assemblea dei Sindaci: un'unica persona che dovrebbe sostituire tutto l'apparato politico. È chiaro che questa cosa in sette anni ha determinato l'impossibilità per una persona singola, al netto dei subcommissari che poi sono stati individuati, di poter operare nella soluzione dei problemi. Poi c'è l'altro aspetto dato dal fatto che non è una vera riforma, perché, come hanno segnalato sia l'onorevole Corrias sia l'onorevole Loi nel corso dei loro interventi, intanto non determina possibilità di operare con nuovo personale, nuove risorse e competenze (anzi con gli emendamenti vorreste sottrarre anche quelle poche competenze che sono rimaste), e nell'ambito dell'Unione dei Comuni non viene valutato assolutamente l'Unione che funziona, e quindi anche comprendere perché ha funzionato, e il confronto con l'Unione dei Comuni che stentano a decollare e a funzionare. Bisognerebbe approfondire il tema, in particolar modo con coloro che stanno facendo funzionare le Unioni dei Comuni, per copiare le buone pratiche e dare una mano d'aiuto alle Unioni dei Comuni che non stanno funzionando, voi invece affiancate alle Unioni dei Comuni, che sono anni che vi chiedono la possibilità di avere personale, perché abbiamo creato anche in quel caso istituzioni che sono prive di capacità e gambe per poter andare avanti, operare e dare un supporto reale agli enti locali, e questa cosa qua sta determinando l'implosione del sistema, altro che riscrittura. Vi accorgerete poi nel corso dei mesi che sarà ancor più difficile fare le manutenzioni della scuola, ancor più difficile fare le manutenzioni delle strade provinciali. Chiedevo giusto ieri all'onorevole Piu quanti fossero i dirigenti della Provincia di Sassari che andranno ridistribuiti tra la Provincia di Sassari che nella vostra proposta, non in quella dell'onorevole Piu, dovrebbe avere un'equivalenza con la Provincia di Sassari ristretta e la Provincia della Gallura. Di quanti dirigenti stiamo parlando? Mentre oggi la stazione appaltante per le strade, per quanto le difficoltà di funzionamento, è in capo al dirigente del Settore Infrastrutture della Provincia di Sassari, compresa ovviamente la parte della Gallura che ancora non ha ottenuto l'autonomia, domani dovranno decidere quel dirigente tecnico dove andrà: andrà nella Provincia di Sassari-Città metropolitana di nuova istituzione, o andrà nella Provincia della Gallura? E uno dei due enti non avrà la possibilità di determinare appalti e spendita di risorse per quanto riguarda le manutenzioni.

L'altro elemento ��: a fronte di una riforma di questo tipo, bisognerebbe definire le strategie di sviluppo. Uno degli argomenti e dei temi che negano la verità come si rappresenta nel suo insieme la Sardegna è il termine di sviluppo omogeneo. Non è vero che può essere omogeneo lo sviluppo, perché lo sviluppo è per forza di cose diversificato, perché quel che può esser fatto nelle grandi città non può esser fatto nei piccoli centri, quello che serve come argine allo spopolamento nell'ambito dei Comuni montani non è vero che è lo stesso sviluppo, identico a quello che può, o dovrebbe accadere nei territori costieri. Invece bisognerebbe proprio strutturare in funzione delle vocazioni dei luoghi, che sono differenti da caso a caso, sviluppo in relazione alle vere capacità…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zedda, il tempo a sua disposizione è terminato.

È iscritto a parlare il consigliere Francesco Agus. Ne ha facoltà.

AGUS FRANCESCO (Progressisti). Un breve excursus sulla questione Città metropolitane. Intanto la Città metropolitana non nasce con la nostra Costituzione, nasce con una riforma della nostra Costituzione, o meglio la prima disposizione di legge è degli anni Novanta, ed era estremamente migliore di quella che poi fu concretizzata in legge solo vent'anni dopo con la riforma Del Rio. Fa parte degli enti territoriali sanciti dall'articolo 114 riformato nel 2001, diviene effettiva quindici anni dopo, anno pi�� anno meno, con la riforma Del Rio, che crea a livello nazionale per le Province delle Regioni a statuto ordinario l'equivalenza tra il territorio della Provincia di una grande città che automaticamente diventa Città metropolitana. È totalmente diversa questa disposizione rispetto anche a quella che la legge del '90 avrebbe previsto, e oggi le Città metropolitane sono uno dei grandissimi flop dell'architettura istituzionale del nostro Paese. C'è stata una stagione in cui si parlava spesso di Città metropolitane, quando il Governo nazionale pensava di poter abrogare le Province e puntava sulle Città metropolitane: sono nate nuove funzioni, sono nati i canali di finanziamento dedicati alle sole Città metropolitane, è nata una speranza che è subito morta. Non funziona la governante, perché l'elezione di secondo livello di fatto ha sancito ovunque un blocco, soprattutto in Provincie molto ampie in cui pochi consiglieri comunali, pochi eletti nei consigli metropolitani decidono per tutti, e un blocco anche legato al fatto che le realtà più forti, con questo sistema antidemocratico (perché le elezioni di secondo livello è un sistema profondamente antidemocratico), hanno ulteriormente drenato risorse su se stesse lasciando ai territori marginali delle realtà metropolitane, delle città metropolitane meno delle briciole, perché la vocazione di quel territorio con le leggi attuali è una vocazione profondamente incentrata sulla dinamica tra il capoluogo e il resto del territorio. Dove quella dinamica è molto forte si concentrano risorse e si ottengono anche finanziamenti extra, dove quella dinamica è residuale poco arriva alla periferia. Inoltre, parallelamente, si è verificato lo svuotamento delle finanze degli enti locali con una grande differenza tra noi e il resto del Paese, il resto del Paese ha ottenuto attraverso dei fondi dedicati nelle diverse finanziarie dello Stato delle risorse compensative per gestire strade e scuole, erano riservate agli enti locali delle Regioni a Statuto ordinario, la Sardegna non ha mai beneficiato, quindi noi abbiamo avuto anche qualcosa in meno. A livello nazionale non se ne parla più, la città metropolitana per i Sindaci di Roma, di Torino, di Milano è un'incombenza, un fardello pesante che ormai tutti i sindaci metropolitani svolgono con peso, non è più un orgoglio, non è più un orgoglio perché è pesante per chi deve gestire già comunità complesse, bilanci complessi, gestire di fatto un altro ente locale che alle funzioni delle province ne assomma altre, e comporta anche rischi, difficoltà, interlocuzioni strette con comunità molto diverse per chi è già oberato, appunto, da una funzione amministrativa di primo ordine come l'essere sindaco di una grande città. In Sardegna è successo qualcosa di diverso, siamo l'unica Regione in cui un Consiglio regionale può discutere di città metropolitane avendo nella parola città metropolitana un'accezione positiva, da noi è percepito invece come qualcosa di utile, come qualcosa che funziona rispetto al resto che non funziona. Questo è legato al fatto che potendo utilizzare una potestà legislativa primaria si è riusciti grazie a quella potestà legislativa a fare una legge adatta, cucita addosso alla realtà sarda. Senza entrare nel merito, perché entreremmo nel merito dopo, oggi si sta decidendo invece di utilizzare né più né meno il vestito cucito per il resto del Paese, al resto del Paese quel vestito sta stretto, non funziona, non vedono l'ora di cambiarlo, non ci sono riusciti semplicemente perché, non avendo maggioranze omogenee a livello statale, nessuno oggi ha una riflessione politica compiuta attorno al futuro degli enti locali, però questa situazione, anche per quanto riguarda le città metropolitane, non può che collassare perché era sbagliata nell'impianto. Anche a livello nazionale la volontà di fare, perché noi abbiamo spesso a livello nazionale, ma anche qua, però è un vizio che noi abbiamo copiato, non è originale di questo Consiglio regionale, c'è la volontà a volte di fare tanto per fare, c'era a livello nazionale la volontà di creare le città metropolitane e si è scelta una scorciatoia, non partire dalle persone, dai bisogni, dalle connessioni che servivano, ma riuscire a fare una legge che dall'oggi al domani creasse un ente che non c'era. E allora si è detto: "Le Province di Milano, di Torino, di Napoli diventano automaticamente Città metropolitane", e abbiamo chiamato con lo stesso nome realtà molto diverse. Si è citata Torino, Torino è quella che funziona meno, prima di creare la legge numero 2 venne a parlare il Sindaco di Torino in Sardegna, un convegno…

PRESIDENTE. Prego.

AGUS FRANCESCO (Progressisti). …parlò di una legge che lui aveva già chiesto di poter modificare perché non era adatta a fotografare la situazione, per cui parlò di sé stesso, della sua situazione con grande difficoltà, e disse chiaramente: "Il Comune di Bardonecchia, anche se tutti i consiglieri comunali si mettessero d'accordo per votare e per fare massa critica, conta meno di un decimo del consigliere comunale del Comune di Torino". È chiaro che il Comune di Bardonecchia, nella Città metropolitana di Torino, non tocca palla. Viceversa, e chiudo, la Città metropolitana di Napoli è più piccola dell'area metropolitana di Napoli che si estende sino a Caserta, dove le dinamiche urbane metropolitane sono più ampie rispetto al perimetro della Citt�� metropolitana, e questo lo dice il sindaco de Magistris. Magari può essere utile almeno vedere cosa accade a livello nazionale giusto per abbassare anche i toni del dibattito e riuscire a integrarlo con qualcosa di costruttivo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Antonio Piu. Ne ha facoltà.

PIU ANTONIO (Progressisti). Grazie Presidente, buongiorno alle colleghe e ai colleghi. Continuando nella discussione e analizzando l'articolo 2, e istituita la Città metropolitana di Sassari, io ripeto, l'ho già fatto ieri, credo che questo sia un grandissimo passo in avanti per quanto riguarda un territorio e la gestione principalmente delle risorse. Però tendo a rimarcare, soprattutto nei confronti dell'Assessore, l'idea che la lotta e il lavoro iniziano ora, perché parto col dire, sulla metropolitana di superficie del Comune di Sassari, 36 milioni di euro, la sua realizzazione è ferma da circa dodici anni, la progettazione è in capo all'ARST, quindi la progettazione preliminare, la definitiva e l'esecutiva, e in questo momento gli amministratori di Sassari e il Sindaco di Sassari aspettano con ansia di vedere finalmente realizzato un progetto almeno sulla carta che è partito ancora prima dell'inizio della metropolitana di superficie di Cagliari. Ora, qual è il problema quando si parla di enti locali e di amministrazione degli enti locali? Sono le competenze. Perché se l'ARST, e continuiamo a lasciare in capo a livello regionale grandi progetti sulle infrastrutture come quelli che la città e il nostro territorio stanno aspettando ormai da anni, io credo che a poco serva istituire la Città metropolitana di Sassari. Quindi mi spiego meglio, le competenze sui trasporti, sulle grandi opere, sui grandi asset o vengono gestiti decentrati direttamente dalla Città metropolitana, oppure di metropolitana di superficie ne vedremo purtroppo nel corso degli anni e dei decenni ancora tante altre. E non vado a dare o ad imputare la colpa a qualcuno, ma io credo realmente che quel decentramento amministrativo vada fatto e stia iniziando oggi un piccolo passo, che è quello della Città metropolitana, che va riempito di contenuti. Come ho già detto ieri, ottanta milioni di progetti per la rete metropolitana sono nati per cercare di fare in modo che si creasse un'autonomia territoriale, un'appartenenza territoriale che nella Provincia di Sassari mancava principalmente perché le competenze della Provincia sono molto inferiori a quelle che da la legge rispetto alla città metropolitana, che invece sono state istituite. Io credo che poi la differenza la dovrà fare la politica, la dovranno fare le persone che saranno elette all'interno dei consigli metropolitani, i Sindaci che fanno parte della Città metropolitana e gli indirizzi che devono essere dati per far sì che tutti i Comuni si sentano e abbiano un senso di appartenenza nei confronti dell'ente. Io ho presentato una legge, l'onorevole Peru lo sa bene, il mio perimetro era molto più circoscritto, una Città metropolitana che doveva partire con venticinque Paesi e che poi man mano in base ai consigli comunali si poteva estendere e allargare, perché credo molto nell'interconnessione tra capoluogo di provincia e piccoli paesi, e capire anche come questa interconnessione debba far sviluppare delle politiche di economia socio-economiche importanti per tutti i territori o diversamente la Sardegna continuerà a spopolarsi. Se la politica e gli enti locali non prendono realmente decisioni e hanno in capo decisioni importanti per il futuro del proprio territorio, io credo che solo ed esclusivamente le grandi città continueranno a non perdere abitanti, ma tutto attorno sarà assolutamente un deserto. Ecco perché sono importanti gli enti intermedi, ecco perché sono importanti le competenze soprattutto degli enti intermedi, diversamente la Sardegna, la città di Sassari continuerà ad avere opere incompiute per la mancanza di visione, di strategia, ma soprattutto anche per il distacco che 220 chilometri, soprattutto da un punto di vista amministrativo, hanno portato e stanno continuando a portare perché le scelte che ricadono sulla testa di tutti sono scelte che si possono realizzare solo ed esclusivamente se si ha la conoscenza reale di quello che manca, e Sassari, il territorio di Sassari, ho parlato di metropolitana di superficie, potrei fare e farò tantissimi esempi, oltre 50 azioni di progetti messi in capo già da sette anni che, ripeto, hanno visto solo ed esclusivamente la loro realizzazione per l'1,5 per cento. Io credo che questa percentuale vada modificata, e se allo strumento della Città metropolitana non gli vengono date funzioni, competenze, risorse che ci sono già, che sono già in capo alla rete metropolitana, allora forse oggi non abbiamo fatto un gran passo, e io credo invece che gli enti locali e l'istituzione della Città metropolitana per il Comune di Sassari sia un grande vantaggio e spero che lo sia per tutti i paesi che interagiscono con il comune. Comunque la discussione è lunga, Presidente, quindi mi riservo di intervenire per i prossimi articoli. Grazie.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Diego Loi. Ne ha facoltà.

LOI DIEGO (Progressisti). Grazie, Presidente. Intervengo sull'articolo perché il tema, quello della riforma dell'assetto territoriale complessivo, che �� il cuore diciamo di questa proposta di legge, mi vede sostanzialmente dissentire integralmente su quella che è la volontà dichiarata, cioè quella di una riorganizzazione del territorio a livello regionale, è quello che nella sostanza avviene, avverrà, cioè la definizione e il riconoscimento di alcune velleità dei territori, sui quali io anche in Commissione ho già detto e lo ribadisco qua di essere d'accordo, ovvero che quando avviene che i territori sentano un problema di rappresentatività, così come è stato espresso in maniera forte da queste porzioni di territori, mi riferisco alla Gallura, mi riferiscono alla Città metropolitana di Sassari, l'Ogliastra e via via tutti gli altri, io credo che questo sia un'attestazione della quale bisogna prendere atto in maniera molto intelligente ed acuta, rispetto probabilmente a un problema di esercizio della democrazia, esercizio della rappresentatività e di conseguenza anche, si sta dicendo credo, direttamente o indirettamente, rispetto al ruolo che la Regione ha svolto fino ad ora, quindi qual è stato, qual è il motivo per il quale i territori hanno necessità ed esprimono in maniera forte un'esigenza di rappresentatività sovra locale. Ed è il problema sicuramente, l'abbiamo sentito in tutto questo periodo da parte degli onorevoli colleghi, che hanno spiegato le loro richieste, le hanno assolutamente documentate ed enfatizzate rispetto appunto alle loro esigenze che sono determinate dalla possibilità di avere un insieme di servizi migliori nel proprio territorio, un insieme di azioni che consentissero di poter sentirsi, come dire, meno isolati, meno distanti dal centro del potere, in questo caso nello specifico da ciò che rappresenta l'Istituzione regionale. Quindi credo che forse una riflessione maggiore questo provvedimento, proprio data la sua eccezionale importanza, l'avrebbe dovuto avere. Riflessione maggiore che, appunto, è il motivo per il quale io dissento nel suo complesso da questo provvedimento, perché in realtà non racconta nulla divisione di architettura istituzionale moderna ed evoluta, non parla nulla, non racconta nulla di quali saranno gli strumenti, l'abbiamo detto in tutto questo periodo, lo abbiamo detto anche ieri, quali sono gli strumenti che diamo agli enti per poter funzionare? Quale è il personale del quale noi ci avvaliamo, ci si avvarrà perché le attività e le azioni degli enti funzionino? Quali sono le risorse economiche che mettiamo in campo, o continuiamo ad erodere il fondo unico sottraendo possibilità di azione e le autonomie locali caricandoli di responsabilità e di azioni e di adempimenti, ma senza avere la possibilità di fare? Perché questo provvedimento non è stato accompagnato da un piano di riorganizzazione del personale? Perché in Finanziaria non abbiamo messo… abbiamo detto "lo faremo con la variazione, vedremo ulteriori risorse al sistema delle autonomie locali", perché non ci si chiede il motivo per il quale, anziché arroccarsi in questa continua assunzione di, come se fosse un postulato, quasi un dogma indiscutibile del fatto che le Unioni di comuni non funzionano, perché non si analizzano i motivi per i quali qualcuno di voi dice che queste non funzionano? Il tema è quello dell'organizzazione, badate, non quello esclusivamente della cornice. Si dice "si farà dopo"; bene, io credo che questo sia un principio sbagliato, quello del fare dopo, si sarebbe dovuto fare contestualmente per riuscire a sostanziare questo provvedimento, che quando finiranno i commissari, quando finirà dicevo la riorganizzazione del personale, se mai ci sarà, quando finirà il percorso di stanziamento, di trasferimento delle risorse ritorneremo forse a qualche coinvolgimento popolare nuovo, fatto sotto forma non (…) cosa, dove chiederemo se funzionano le province. Io credo che questo sia concettualmente un modo molto sbagliato di immaginare un percorso di riforma, che ha un nome altisonante ma nella sostanza reale, attenzione, non sulla parte di contenuti, soprattutto per quello che riguarda il riconoscimento delle velleità territoriali, avrà ben poco effetto. Si sarebbe dovuto parlare di competenze, di funzioni, di rapporti tra il centro e la periferia, tra Regione e tra autonomie locali, riorganizzare bene il quadro delle competenze, e allora lì, probabilmente, ci sarebbero potute essere ragioni di maggiore sostanza per poter dire che si predisponeva una riforma vera, quella che anche nei giorni scorsi abbiamo richiamato, avrebbe e dovrebbe caratterizzare una svolta. Per questo motivo questo provvedimento, per me, nella sua sostanza non è ciò di cui ha necessità la Regione Sardegna. Grazie.

PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Pinna è rientrata dal congedo.

Ha domandato di parlare il consigliere Massimo Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZEDDA MASSIMO (Progressisti). Grazie, Presidente. Intanto mi ricollego a quello che dicevano i colleghi poc'anzi. L'aspetto ovviamente dell'emendamento attiene al nome, poi non ho avuto modo di interloquire con l'onorevole Meloni che nel formulare questo emendamento indica una direzione per dare un significato più ampio della dimensione Gallura, tenendo conto che il territorio della provincia della Gallura dovrebbe essere più ampio rispetto al territorio geografico indicato col termine Gallura. Ma, al di là di questo, perché devo dobbiamo essere sinceri, è un elemento che più attiene all'identificazione di coloro che vivono in quel territorio; su questo è molto difficile intervenire perché attiene proprio a un elemento di riconoscibilità, alla fin fine è il nome, e il nome solitamente viene attribuito dai genitori, e anche in ambito familiare, nel caso di individuazione del nome a una figlia o un figlio, si aprono sentieri e percorsi tortuosi, perfino nell'ambito familiare. C'è chi preferisce il nome del nonno materno, e lì si apre un conflitto col nonno paterno e via dicendo, quindi se già in ambito familiare si aprono discussioni di mesi su questi aspetti, possiamo immaginare nel coinvolgimento non di due soggetti, padre e madre, ma di un'intera popolazione nell'ambito della scelta del nome, di come riconoscersi e quale nome attribuire alla neonata provincia, è elemento alquanto difficile. Oggettivamente l'elemento fornito, cioè di individuazione del nome come provincia del Nord Est è un aspetto che mortifica l'individuazione dei toponimi in ambito geografico, mentre la provincia della Gallura immediatamente determina il riconoscimento, probabilmente sarebbe preferibile, ma lì lascio e do semplicemente il mio contributo in termini di suggerimento, di elencare semmai i nomi, i toponimi dati dalla radice storica, dall'evidenza culturale dei luoghi, e cioè dai nomi che veramente vengono usati nei territori. Nessuno definisce se stesso "nord est", se ti chiedono da dove vieni, nessuno di noi risponde sud-est, o centro tra est e ovest, ma uno dice sono…

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giuseppe Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MELONI GIUSEPPE (PD). Presidente, ma brevemente, semplicemente per dire che ho sottoscritto l'emendamento del collega Giovanni Antonio Satta perché già nella proposta di legge che è stata presentata nella precedente legislatura, ma anche in questa legislatura, sottoscritta e presentata insieme al collega Giovanni Satta, il sottoscritto e anche dai colleghi Angelo Cocciu e Dario Giagoni, abbiamo previsto il nome come Provincia del Nord-Est, e c'è un motivo, il motivo è semplice, è lo stesso motivo innanzitutto per il quale già da prima la Provincia non si chiamava "Gallura", c'è stato un dibattito che è durato per anni. Io posso essere considerato un gallurese doc, sono stato credo il primo consigliere regionale che ha parlato in gallurese in quest'Aula durante un intervento ufficiale, ricorderanno i colleghi nella giornata de Sa die de sa Sardigna, quando erano ospiti insomma la delegazione della Corsica, tengo tanto a queste radici galluresi però questo non significa chiudersi in se stessi. Questa Provincia non sarebbe chiusa in se stessa, non lo è stata in passato e non lo sarà in futuro. Esiste anche il Monteacuto che già fa parte della provincia prima di Olbia-Tempio e adesso di questa provincia, e poi le possibilità che diamo in legge ad altri territori eventualmente di potersi aggregare, io credo che debbano essere prese in considerazione rispetto al fatto che altre zone limitrofe che non si sentono Gallura possano non trovare un cancello, uno sbarramento, nel poi eventualmente fare quella scelta tramite i loro Consigli comunali o tramite un referendum. Quindi credo che sia assolutamente un emendamento di buon senso quello che il collega Giovanni Antonio Satta ha presentato e quindi mi sono sentito di doverlo sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dario Giagoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

GIAGONI DARIO (LEGA). Presidente, giusto perché vorrei apporre la firma all'emendamento, però vorrei fare una considerazione. Inizialmente avevo delle perplessità per quanto riguarda il termine "nord-est", però visto che la legge prevede anche la possibilità dell'inserimento di nuovi Comuni in base all'articolo 7, quindi secondo me è anche una visione lungimirante nel portare avanti il termine nord-est. È anche pur vero che al di fuori del perimetro del Bel Paese ci conoscono come Gallura. Spero che da un punto di vista di ritorno economico non crei dei problemi, ma credo che potrà essere superato perché alla fine pur essendo chiamata provincia del nord-est rimarrà sempre nel cuore "Provincia della Gallura".

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giovanni Satta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SATTA GIOVANNI (PSd'Az). Presidente, anch'io vorrei apporre la firma all'emendamento proposto dal collega Giovanni Antonio Satta, che tra l'altro proviene dallo stesso Comune dal quale provengo io. La proposta del Consigliere Satta è dirimente rispetto a tutte le controversie che ci potrebbero essere, anche perché la Gallura è un territorio contraddistinto dalla parlata, cioè è quel territorio ampio che sta appunto all'interno del nord-est della Sardegna dove si parla il gallurese, ci sono però all'interno di quel territorio, che oggi viene individuato più in senso lato come provincia, alcuni territori dove il gallurese non si parla, la stessa Olbia per esempio, Olbia città, tradizionalmente parlava in sardo logudorese, mentre le sue frazioni hanno sempre parlato e parlano il Gallurese. Per cui sono pienamente convinto, non c'è stata come ha ventilato il collega Massimo Zedda nessun tipo di rissa o di litigio, è semplicemente dirimente. Lo stesso assessore alla cultura, Andrea Biancareddu, che proviene dalla città gallurese per eccellenza che è Tempio, che è la vera capitale della Gallura, ha trovato questa proposta assolutamente di buon senso e quindi con questa si chiudono tutte le eventuali polemiche sul nome. Quindi, ben venga la nuova provincia del nord-ovest della Sardegna.

COCCIU ANGELO (FI). Presidente, per apporre la mia firma!

PRESIDENTE. Va bene!

Ha domandato di parlare il consigliere Giovanni Antonio Satta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SATTA GIOVANNI ANTONIO (MISTO). Presidente, solo per chiarire perché ho espresso questo tipo di volontà, che credo che sia una volontà non solo mia ma di un intero territorio. La circoscrizione provinciale, cosiddetta Gallura, indicata nel disegno di legge è composta da 26 comuni che già da quasi un trentennio lottano per ottenere questa istituzione per autodeterminarsi. La questione del nome è stata proprio una delle argomentazioni che forse ha preso più tempo nella costituzione di questo territorio in forma di ente provinciale, perché? Per vari motivi. Olbia, Tempio, ma questo territorio non è solo Olbia, Tempio, Santa Teresa, la Maddalena, c'è una parte importante che è il Monteacuto, con la sua storia, con la sua lingua come ha detto Giovanni. Giovanni mi ha preceduto come Sindaco in un Comune che fa parte del Monteacuto e per anni abbiamo parlato sempre di queste cose, cercando di individuare però, cercando di trovare sintesi anche nella individuazione di un nome che comprendesse un territorio, tutte le culture, tutte le tradizioni di un intero territorio. Ci sono, fra i 26 comuni, i comuni di San Teodoro e di Budoni che non son proprio Gallura, sono parte della baronia. Questo per dire che il senso del nuovo nome, cosiddetto, che poi nuovo non è perché è stato utilizzato anche da l'onorevole Giuseppe Meloni e l'onorevole Giovanni Satta nella prima stesura della norma. Lo stesso consorzio industriale di Olbia viene chiamato Cipnes, che significa Consorzio provinciale del nord-est della Sardegna, molti lo volevano chiamare in assemblea Consorzio provinciale della Gallura, no, l'Assemblea decise in quel momento, proprio per dare una ulteriore possibilità di inserimento di altri Comuni all'interno di quel Consorzio, Consorzio del nord-est della Sardegna. È una scelta di apertura a possibili ingressi nel nuovo ente provinciale. Parlo del Monteacuto nel senso che se i comuni ne fanno parte già della provincia, ma ci sono Comuni che sono confinanti con Buddusò, per dire Pattada, Ozieri, Tula e altri, e parte anche del Goceano, che potrebbero decidere come previsto dalla norma, con referendum, di far parte della nuova provincia. Questo è un segno di apertura, non un segno di individuazione solo geografica.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giorgio Oppi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

OPPI GIORGIO (UDC Cambiamo). Come al solito perdiamo un sacco di tempo su cose che sono inutili. Sì, c'erano piccole differenziazioni, se partiamo da lontano si chiamava Olbia-Tempio. Una volta Tempio era la città faro, e l'altro era praticamente una struttura che però è cresciuta in termini macroscopici, tant'è che ha un incremento demografico notevolissimo, è Olbia. Poi la si voleva chiamare Olbia, poi si è messo il nome "Nord-Est", qualcuno diceva "Gallura". Qual è l'obiettivo? Se parliamo sempre dei Comuni contermini è una frase inutile, perché tutte le Province hanno Comuni contermini e di conseguenza ha una scarsa validità, se non il fatto che poi ne fate una questione di lingua, oppure di dialetto. C'è un'opzione, il collega Meloni ogni tanto fa l'acrobata e ha ritenuto opportuno di essere più veloce degli altri facendo questa proposta unitamente ai colleghi della Gallura del centrodestra: benissimo, siamo tutti d'accordo, quindi qual è il problema? Metteremo tutti quanti la firma… chi la vuole mettere, il nostro Gruppo la mette perché io, che pure non sono gallurese, ho simpatia per la Gallura e l'ho sempre difesa, quanto voi e forse in talune circostanze più di voi. Per cui siamo d'accordo e pertanto il mio Gruppo vota completamente a favore di questa soluzione.

PRESIDENTE. Poiché nessuno altro domanda di parlare sull'emendamento numero 1, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.

(È approvato)

Metto ora in votazione il testo dell'articolo 2. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.

(È approvato)

È aperta la discussione sull'articolo 3.

È iscritta a parlare la consigliera Desirè Manca. Ne ha facoltà.

MANCA DESIRÈ (M5S). Non potevo non intervenire nell'articolo 3. Città metropolitana di Sassari. Allora, l'ho dichiarato anche ieri, non è sicuramente il modo in cui avrei onestamente costituito la Città metropolitana ma è comunque un punto di inizio, un punto da dove davvero il territorio che rappresento, il mio territorio, la mia città e le città del Nord-Ovest della Sardegna possono rincominciare ad acquisire quella dignità che è stata loro sottratta in diversi anni, ed è quel punto da cui mi piace comunque pensare che si possa partire per ridare, appunto, dignità e a risollevare le sorti del Nord-Ovest della Sardegna, un Nord-Ovest che ha visto in questi anni purtroppo una forte crescita della disoccupazione. Noi l'abbiamo già dichiarato ieri, questa legge non ci trova assolutamente d'accordo, siamo contro l'istituzione delle Province e abbiamo anche spiegato il motivo: crediamo che la volontà dei sardi espressa nei referendum debba essere in assoluto rispettata e con questa legge non si rispetta. Ma in questa legge è contenuto questo articolo che ha rappresentato per me, l'ho già dichiarato ieri, una battaglia che ho portato avanti in cinque anni nel Consiglio comunale di Sassari, per cui la sposo in pieno e dichiaro fin da adesso che su questo articolo il mio voto sarà assolutamente a favore.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA MASSIMO (Progressisti). Per quanto riguarda l'articolo 3, diciamo che definisce i confini della Città metropolitana di Sassari, e la stessa identica cosa che si vorrebbe fare per la Città metropolitana i Sassari verrebbe replicata per quanto riguarda la Città metropolitana di Cagliari, cioè l'estensione dei confini territoriali fino ad una equivalenza con la Provincia. La domanda è molto semplice: nel momento in cui vengono individuate delle Città metropolitane che hanno un'equivalenza territoriale con le Province, che differenza c'è con le Province? Nessuna. Nacque a livello nazionale questo problema perché all'epoca della discussione sull'istituzione delle Città metropolitane vi era contestualmente la discussione, che poi approdò con il referendum del 4 di dicembre, per la scomparsa delle Province. Avendo seguito i lavori in tutta quella fase, l'idea era che solo temporaneamente si sarebbe avuta un'equivalenza tra Città metropolitane e Province perch�� tanto si stava andando nella direzione dell'eliminazione delle Province, quindi quella legge avrebbe avuto bisogno di una rivisitazione immediatamente dopo il referendum. Il referendum è andato com'è andato, con il mantenimento delle Province, e la legge Del Rio è rimasta tale. Cosa accadrà? Non avranno nessun problema i Comuni già individuati nella rete metropolitana, che sono comunque di medie dimensioni, non foss'altro perché nell'ambito della rete metropolitana attuale fanno parte i Comuni di Alghero, Porto Torres e Sassari, giusto per citare i tre Comuni maggiori, il vero problema sarà - vale per Cagliari e vale per Sassari - per quei Comuni che pensano di trovare nell'ambito della Città metropolitana di Cagliari o di Sassari un luogo dove finalmente poter esprimere le loro esigenze. Il Consiglio metropolitano è composto da 14 membri, l'Assemblea dei Sindaci ha solo poteri di indirizzo, siccome abbiamo raggiunto un numero di 60-70 Comuni per quanto riguarda la Città metropolitana di Sassari e la Città metropolitana di Cagliari, e le regole nazionali sancite in una grande riforma economico sociale, che quindi noi non possiamo superare, sono quelle del voto ponderato in funzione della popolazione residente nei singoli Comuni, i consiglieri di Sassari, di Alghero e di Porto Torres pesano talmente tanto che neanche volendo mettere insieme tutto il resto dei Comuni che fanno parte della rete metropolitana, città metropolitana un domani, di Sassari o di Cagliari, i Comuni piccoli saranno in grado di poter esprimere un consigliere. Quindi i Sindaci si limiteranno a dare degli indirizzi e i consiglieri in seno al Consiglio saranno solo ed esclusivamente dei grandi centri, e i piccoli Comuni resteranno al palo, non avendo più la possibilità di riconoscersi. Ecco perché la proposta dell'onorevole Piu era invece più corrispondente ad esigenze reali di erogazione di servizi in ambito metropolitano. È stato detto prima cosa dovrebbe fare la Regione per far funzionare le Città metropolitane, badate, ormai c'è uno stallo anche nella Città metropolitana di Cagliari, al di là di alcuni progetti che son partiti, cosa che invece non è accaduto per i limiti dati dalla carenza di personale e l'assenza di stazione appaltante nell'ambito della rete metropolitana di Sassari, ma al di là di questo non è successo poi nulla. In teoria dovremmo definire nell'ambito della Città metropolitana di Sassari l'ambito ottimale del trasporto pubblico, l'Arst dovrebbe riorganizzare se stesso cedendo potere, mezzi, strumenti a personale in modo tale che il trasporto pubblico locale possa essere erogato nell'ambito della rete metropolitana, Città metropolitana un domani, nel territorio di Sassari così come nel territorio di Cagliari.

La verità è che noi non ci crediamo, le chiamiamo Città metropolitane e le chiamiamo Province, ma poi sistematicamente il neocentralismo regionale tende a mantenere lo status quo in termini di potere: non cedere poteri alle Città metropolitane e alle Province, anzi sottrarre poteri alle Città metropolitane, alle Province e ai Comuni per attribuirli sempre sistematicamente alla Regione. Questo determina il fallimento della riscrittura dell'architettura istituzionale, che invece dovrebbe prevedere immediatamente, per dare gambe a questi nuovi enti, poteri, competenze, risorse e personale perché veramente si crede nel funzionamento e nell'erogazione di servizi in ambito metropolitano e in ambito provinciale. Pensate che le strade provinciali, o le strade provinciali che verranno trasferite alla Città metropolitana di Sassari, verranno manutenute in assenza di risorse aggiuntive? Saranno né più né meno tra qualche anno nelle stesse condizioni nelle quali sono state ereditate oggi, o verranno ereditata a breve dopo l'approvazione della legge, dalla Città metropolitana di Sassari o dalla Città metropolitana di Cagliari.

L'altro aspetto è: perché che si chiama Città metropolitana di Sassari, e non Città Metropolitana di quel territorio collocato nel Nord-Ovest, che confina e via dicendo? Perché, da che mondo è mondo, in tutta Italia le Province e le Città metropolitane vengono individuate col nome del capoluogo. Avete appena votato un emendamento che definisce per quanto riguarda la Provincia della Gallura l'individuazione del nome Nord-Est, solitamente le Province vengono individuate con nome del capoluogo e tutti si riconoscono perché è il capoluogo, è il luogo dove c'è il centro decisionale per quanto riguarda un territorio più ampio.

PRESIDENTE. Grazie, la stavo facendo concludere.

È iscritto a parlare il consigliere Antonio Piu. Ne ha facoltà.

PIU ANTONIO (Progressisti). Grazie Presidente. Nella discussione, questo è il mio secondo intervento e ci tengo nell'articolo 3 a rimarcare il perché la proposta della Città metropolitana di Sassari, ma la proposta sugli enti locali sia una proposta che mira principalmente a inserire un concetto, che è quello del decentramento amministrativo. Oggi, in Sardegna purtroppo viviamo, e il 90 per cento della Regione vive in periferia, non vive al centro, vive in periferia, nei servizi importanti che gli amministratori locali ogni giorno devono andare a rispondere o a mettere delle pezze sulle richieste dei cittadini: acqua, trasporti, edilizia popolare. Tutto è accentrato a Cagliari, tutte le funzioni sono accentrate a Cagliari, e difficilmente i percorsi e i progetti che gli enti locali portano avanti riescono ad essere incisivi su questi tre asset importanti e principali. E quando si è istituita la rete metropolitana, io ero Assessore a Sassari, ho espresso subito la mia contrarietà per un'invenzione da un punto di vista legislativo che non aveva né capo né coda. Ho già detto ieri che otto sindaci e un segretario generale non possono portare avanti 80 milioni di euro di progetti, che invece la Giunta Pigliaru ha dato alla rete metropolitana, ho detto che otto sindaci e un segretario generale non hanno nessuna competenza dal punto di vista gestionale per portare avanti progetti. Poc'anzi ho parlato dei 36 milioni di euro della metropolitana di superficie, ieri ho parlato dei 45 milioni di euro che collegano l'aeroporto di Alghero con lo scartamento ridotto, oggi se volete possiamo parlare del milione e mezzo che invece è un progetto fatto dalla rete metropolitana che collega Stintino con Sassari e le vie del mare. Oggi siamo fermi all'1,5 per cento della realizzazione dei progetti, nonostante Sassari abbia l'Accademia di Belle Arti, Conservatorio musicale, porto e aeroporto, Camera di Commercio, tribunale della Corte d'Appello, polo sanitario di primo livello, sistema integrato di comuni e degli assi viari che collegano le coste occidentali e orientali. Io non so di che cos'altro si abbia bisogno per riconoscere uno strumento che oggi manca, le province non hanno la potenzialità e non hanno la capacità di poter intervenire e di spaziare su tutti i temi perché possono decidere solo su ambiente, solo su scuola e solo sulle strade. Stanno continuando ad aumentare i debiti delle amministrazioni provinciali in tutta Italia e anche a Sassari nei confronti purtroppo di aziende e di imprese che sono chiamate in emergenza e in urgenza a dover intervenire, e poi, generalmente, la media per pagare questo tipo di aziende aumenta dai due ai tre anni, addirittura in Calabria alcune di queste sono anche fallite in attesa dei pagamenti. Quindi, quando si parla di enti locali, vorrei che dall'Aula emergesse, e mi rifaccio anche all'Assessore, che idea si ha dopo che siamo riusciti a ridefinire i perimetri, perché se dentro le città metropolitane, dentro le province non si inseriscono anche le funzioni questa legge cade e muore così com'è. Quindi, io mi auguro che nella sua replica, Assessore, ci dica anche dopo che oggi voteremo, magari la voteremo martedì e approveremo questo disegno di legge, su cui, ripeto, voterò a favore, perché se non si vota a favore su una legge per la Città metropolitana di Sassari, non si votano le province, non si sta prendendo una posizione, e io su questa partita, come ho fatto in campagna elettorale, sono molto chiaro anche in Aula senza paura e senza tentennamenti, perché se non dotiamo con degli strumenti chiari gli amministratori dei territori allora questi strumenti continueranno ad essere inefficienti come lo sono stati oggi, perché si sono eliminate le province solo ed esclusivamente per puro populismo, la politica ha lasciato indietro tutto il resto e ha fatto in modo che qualcun altro prendesse le decisioni e oggi continuiamo a stupirci perché nei nostri paesi, tra un paese e l'altro, quando le strade sono di competenza provinciale continuano ad essere piene di buche e a non avere un minimo di manutenzione. Noi in quest'aula siamo chiamati a prendere delle decisioni che servono e che devono essere spiegate, perché, quando si prendono delle decisioni come quelle che prendiamo oggi, il benessere economico, sociale, quello dei cittadini deve essere messo al primo posto in modo tale che gli amministratori locali, i sindaci in primis e gli assessori di quei paesi e di quelle città possano avere gli strumenti per dare risposte che ad oggi purtroppo non stanno dando, per la confusione delle scelte politiche del passato, e non mi riferisco a nessuno ovviamente in particolare, ma la politica ha il compito realmente di avere delle idee chiare, di dare una visione chiara sugli enti locali in modo tale che poi magari si capisce anche chi è il responsabile di certe scelte. Grazie.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gian Franco Satta. Ne ha facoltà.

SATTA GIAN FRANCO (Progressisti). Grazie Presidente. Vedete, colleghe e colleghi, è veramente disarmante quando si affronta una riforma così complessa e importante per la società sarda e per le autonomie locali senza tenere conto di alcuni aspetti che io valuto rilevanti, e cioè mi riferisco innanzitutto al trasferimento di competenze e risorse da parte della Regione verso le autonomie locali. In questo contesto, e in particolare in riferimento all'articolo 2, noi, con l'approvazione di questo articolo, su cui io lo dico in premessa voterò a favore, perché rappresenta comunque un riconoscimento rispetto a un territorio che è quello del nord Sardegna, e quindi di Sassari, dell'istituzione della città metropolitana, quindi voterò a favore perché insieme al collega Piu siamo stati nei mesi precedenti promotori anche di una proposta di legge che andava in una direzione diversa rispetto a quest'articolo, perché teneva conto invece di tutto quel lavoro che si è fatto in passato da parte, in questo caso, della rete metropolitana e tutta incentrata sulla programmazione ad esempio territoriale, dove abbiamo ingenti risorse, quel territorio omogeneo, quindi dal punto di vista dello sviluppo urbano si è organizzato per programmare per i prossimi vent'anni il proprio futuro. Bene, con questo articolo 2 noi stiamo pregiudicando quel lavoro che è stato fatto in anni, perché 66 comuni non possono assolutamente, per quanto mi riguarda e conoscendo anche la complessità delle autonomie locali dei Comuni, programmare assieme verso una visione di futuro che possa in qualche modo coincidere tra realtà diverse. Aggiungo anche un altro aspetto che qua viene trascurato probabilmente dai promotori, ma che richiama l'attenzione di tutti i consiglieri che hanno avuto un po' di cultura di governo delle Autonomie locali, noi abbiamo le unioni di comuni che dove hanno funzionato gestiscono funzioni complesse, mi riferisco alla raccolta dei rifiuti, mi riferisco alla delega paesaggistica, a tutte questioni che oggi sono in capo alle unioni di comuni. Con l'istituzione della Città metropolitana noi cancelliamo quelle unioni di comuni, cancelliamo la possibilità che quei comuni creino economie di scala rispetto alla gestione di quei servizi che, diversamente, andrebbero in capo alla Città metropolitana. Io veramente vedo difficile che il Sindaco di Sassari possa in qualche modo organizzare la gestione dei rifiuti con il Comune di Tergu, per non citarne altri, oppure che possa gestire assieme al comune di Tergu il comune di Sassari il Sindaco della Città metropolitana, diventa una cosa assolutamente ingovernabile, quindi voi state consegnando alle autonomie locali, in particolare alla provincia di Sassari, che di fatto è l'unica Provincia che può esistere, e con questo articolo noi stiamo cancellando la provincia di Sassari, e allora ancora siamo, a mio avviso, in tempo per rivedere alcune questioni che sono dirimenti e di importanza per la gestione delle autonomie locali, la gestione dei servizi, perché qua, in questa proposta di legge tra l'altro parliamo di funzioni. Le funzioni, per chi conosce il linguaggio giuridico, sono assolutamente cosa diversa dai servizi, le funzioni sono legate ai capitoli di bilancio, quindi ogni comune dovrà cedere il proprio capitolo di bilancio, insieme al personale collegato a quel capitolo e quindi quella funzione la Città metropolitana quindi perderebbe quel comune, quell'ente locale, perderebbe quell'autonomia e quella funzione. Quindi su questa cosa continuate a lavorare per migliorare il testo, c'è la possibilità se c'è la volontà da parte di questa Assemblea. Grazie.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Antonello Peru. Ne ha facoltà.

PERU ANTONELLO (UDC Cambiamo). Grazie, Presidente. Intervengo intanto per esprimere soddisfazione per l'approvazione dell'articolo 3, per la istituzione della Città metropolitana dell'area del nord-ovest della Sardegna, per esprimere soddisfazione anche per aver sentito, anche dai colleghi della minoranza, positività in merito, ad esclusione della confusione dell'ultimo intervento, che era un po' contraddittorio. Noi dicevamo che metropolitana, dal greco mater, il concetto attuale della Città metropolitana è vicino a quello antico, a quello che noi ne evidenziamo, cioè la madre che accompagna, che racchiude, che raccorda anche i territori più lontani, il contrario. È vero che non può funzionare, come tutte le cose che non funzionano, se non gli si dà gambe, se non gli si dà energia, se non gli si dà funzionalità, risorse, ma noi stiamo creando gli strumenti affinché funzioni. L'alternativa è tenere le province con le tre funzioni che oggi abbiamo: ambiente viabilità e scuole, che non funzionano nei territori più lontani alla Città capoluogo di provincia, oggi non funziona. Quindi noi stiamo creando gli strumenti, degli organismi affinché i territori più distanti possano dialogare, possano unirsi, possano creare sinergia, questo è l'obiettivo dell'area metropolitana, è trovare l'equilibrio tra il nord e il sud della Sardegna, le due Città metropolitane, questo dovranno fare con i loro territori, non solo chi sta vicino alla Città capoluogo si può scaldare, no, anche i territori più lontani con le loro peculiarità, ognuno mette a disposizione le proprie peculiarità, e questo deve esserci per creare veramente sviluppo e ricchezza nella nostra Sardegna, e questo lo dovrebbero fare anche le province con l'Unione delle province. Questa è la visione organica della riforma che noi siamo convinti sia la chiave dello sviluppo di quest'Isola, in quest'ottica la dobbiamo mettere in campo, in quest'ottica la dobbiamo vedere. Certo che è necessario riempirla di risorse e di funzioni e non decentrarle nuovamente alla Regione Sardegna, altrimenti non avremo fatto la riforma, e su questo obiettivo, su quest'ottica io sono convinto che tutta l'Aula, la buona volontà, la sensibilità dei legislatori possa veramente avere una visione con la Città metropolitane e le due città metropolitane, che hanno visione di area vasta, proprio la visione di area vasta, non chi è più lontano non può assolutamente dire la sua. E allora la soddisfazione, e io spero che questo possa essere generato per quanto riguarda tutte le azioni di riforma che stiamo portando avanti, e allora a nome del mio Gruppo innanzitutto, ma di tutta la maggioranza, io veramente esprimo una grande soddisfazione affinché possiamo centrare questi obiettivi tutti insieme. Grazie.

PRESIDENTE. Mettiamo in votazione l'articolo 3. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.

(È approvato)

Passiamo all'esame dell'articolo 4, a cui è stato presentato l'emendamento numero 8.

Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Antonello Peru, relatore di maggioranza.

PERU ANTONELLO (UDC Cambiamo), relatore di maggioranza. Sull'emendamento numero otto c'è un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dario Giagoni. Ne ha facoltà.

GIAGONI DARIO (LEGA). Grazie, Presidente. Sì, ritiro l'emendamento, però vorrei sottolineare una cosa importante. Lo ritiro perché? Lo ritiro perché la legge lo prevede all'articolo 7, prevede che un comune confinante con una nuova provincia, o una provincia già diciamo esistente, può esercitare l'iniziativa per il distacco purché, come ho detto prima, sia confinante, attraverso un referendum, entro i famosi 90 giorni, oppure una delibera che è stata già votata all'unanimità da parte del comune di Teulada, giusto anche per far capire, visto che io, come Capogruppo della Lega, che abito a 325 chilometri da Teulada, e per arrivarci ci vogliono oltre quattro ore, questo fa capire che l'intento da parte della Lega è quello di tener conto di tutti i territori, di essere sensibili alle richieste di chi, in questo momento, di quei comuni che sono anche al di fuori delle province di nostra competenza. Questo è quanto. Poi volevo soffermarmi anche su un altro aspetto, per quanto riguarda anche il comune di Seui che ha chiesto di entrare, ho avuto la possibilità di sentire il Sindaco, anche loro chiedono di poter entrare all'interno della provincia dell'Ogliastra. Mentre mi vorrei rivolgere al collega Zedda, che è contrario a questa riforma dell'assetto territoriale però, stranamente, mi risulta che il sub commissario del sud Sardegna ha una certa vicinanza al suo partito, però vedo anche che c'è un po' di divisione, un po' di frizione interna, perché ha una visione ben diversa l'onorevole Piu, che è più allargata, sicuramente anche condizionato dal fatto che abita nel sassarese, mentre la sua ha un paraocchi ed è limitata solo al comune di Cagliari.

PRESIDENTE. Quindi l'emendamento ritirato. È iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA MASSIMO (Progressisti). Grazie, Presidente. Intanto su un aspetto riguardante la lingua latina; è veramente difficile. Intanto metropoli deriva dal greco e non dal latino, perché è un termine composto dalla radice di "meter" che significa madre in greco e "polis" che significa città in greco. La citazione errata dell'onorevole Peru attiene al termine "mater" che tutti sanno essere di origine latina e non greca. Non intervengo nel merito di altre questioni sollevate dal capogruppo della Lega perché ritengo inutile intervenire e replicare, nel senso che oramai arrivati ad un certo punto si perdono anche le speranze. La città metropolitana invece di Cagliari, per quanto riguarda l'articolo 4, la decisione è quella di trasformarla in una Provincia. È già stato detto prima quali sono stati i limiti e quali sono le problematiche già oggi esistenti nell'ambito delle città metropolitane a livello nazionale, con questa equivalenza in termini di estensione territoriale con le vecchie province. È stato snaturato il significato stesso di città metropolitana. Nell'ambito della città metropolitana si dovrebbero erogare quei servizi che, al di là dei confini territoriali, determinano la possibilità che un miglioramento delle condizioni di vita in relazione ai servizi erogati sia esteso a una popolazione che in ogni caso vive, opera quotidianamente in un territorio più ristretto, o ha un collegamento quotidiano in termini di pendolarismo con la città capoluogo. Oppure che in ambito di erogazioni dei servizi per quanto riguarda l'estensione di questi possa essere raccolto un ambito, come bacino omogeneo, che renda verosimile il mettersi insieme per migliorare le condizioni dei servizi erogati e alla fine avere minori costi. L'idea, che ovviamente nasce da tutt'altro rispetto all'impianto della norma, che i Comuni che sono fuori dalla Città Metropolitana siano stati abbandonati è data dal fatto che sono rimaste le Province in uno stato confusionale di commissariamento per ormai sette anni, questo ha determinato l'assenza totale per territori fuori dalle città metropolitane di possibilità di interloquire e di avere dei punti di riferimento: non esiste Presidente, non esiste il Consiglio, non esiste l'Assemblea dei Sindaci, esiste solo un Commissario. L'idea che l'ingresso all'interno della Città metropolitana possa determinare un'occasione di sviluppo, anche per quei territori, arrecherà un danno a quei territori, intanto perché sarà difficilissimo per coloro che svolgono la funzione di Sindaci metropolitani gestire un territorio più ampio, ed è stato detto dall'onorevole Agus quali le difficoltà nell'ambito del territorio della città metropolitana di Torino, che pure è stata portata dall'Assessore come esempio di buon funzionamento. Ho avuto modo di parlare con i Sindaci della città di Torino più volte nell'ambito di quella articolazione con le dimensioni che sono arrivate a 312 comuni, numero che compone la Città Metropolitana di Torino, per cui il Sindaco della Città metropolitana di Torino si ritrova addirittura a dover gestire i valichi alpini, cosa che rende impossibile, persino la riunione sarà difficile, convocare 312 persone significa per noi quasi l'equivalenza di convocare tutti i Sindaci della Sardegna. Tant'è vero che non si riuniscono, non hanno relazioni, hanno dovuto organizzare se stessi in ambito di Unione dei Comuni, con assemblee territoriali per avere un minimo di rappresentanza, con tutte le difficoltà. L'altro elemento è che sono servizi totalmente differenti, nel senso che è impensabile che il servizio di trasporto pubblico locale possa operare in una dimensione che è quella invece che della media-lunga distanza che è il trasporto pubblico erogato dall'ARST. E quindi già un aspetto che è una delle poche questioni legate ai servizi da erogare in termini sovracomunale o di città metropolitana, ovviamente quei Comuni non beneficeranno di questo. L'altro aspetto è che da un lato determinerete il fallimento della possibilità di crescita per i comuni che si aggiungeranno alla Città metropolitana, dall'altro determinerete il fallimento della Città Metropolitana esistente. Vedrete tutte le difficoltà nel corso dei prossimi mesi per operare. Poi vi dirò anche in termini di norma finanziaria perché state determinando il fallimento di tutti gli enti di nuova istituzione, perché state sottovalutando quello che è un principio cardine del nostro ordinamento da un punto di vista finanziario, ma lo dirò alla fine della discussione, così vi accorgerete del vero dramma che state creando per quanto riguarda tutti gli enti di nuova istituzione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giampietro Comandini. Ne ha facoltà.

COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Presidente, ma questo è sicuramente un tema sulle città metropolitane che ha molto scaldato e interessato i lavori della Commissione e anche il dibattito di ieri e di oggi, e devo dire che soprattutto nella discussione noi dobbiamo tenere sempre presente quello che diceva e dice ogni tanto un giovanissimo Presidente della Giunta, è stato più volte Presidente della Giunta, Pietrino Soddu, che ricorda spesso quando interviene, ancora oggi, che soprattutto quando si siede in quest'Aula ci si deve svestire del proprio ruolo che si è avuto nella pubblica amministrazione come Sindaco, Consigliere, Presidente di provincia, e si deve in qualche modo vestire come ruolo di legislatore, perché qui vengono governati i processi più ampi della propria realtà di appartenenza, di provenienza. E credo che anche sul tema della riforma degli enti locali questo principio deve essere ben presente in ognuno di noi. Sulla città metropolitana di Cagliari dire che è soltanto un'estensione territoriale secondo me non si tiene ben presente qual è la storia della Città metropolitana e delle Città metropolitane, il cui il dibattito è lungo da 26 anni, 27 anni, era già presente nella 142 ricorderanno molti colleghi, e già da allora a Cagliari fu data la possibilità di diventare città metropolitana, però li prevalse la discussione, e non la scelta, si riempirono scaffali di studi, ci furono ore e giorni di discussione, e non si raggiunse nessuna conclusione finale. Poi, a seguito della legge Delrio, in un contesto ben specifico, ci fu la costituzione della Città metropolitana di Cagliari a 17, e devo dire che anche in quel caso, per onestà dobbiamo dire, il volano di quella scelta furono i finanziamenti del PON, furono i finanziamenti europei che rischiavano di essere persi dalla città metropolitana di Cagliari e che accelerò una discussione, arrivando a una conclusione che lasciò molti scontenti, al di là della residenza anagrafica. Devo dire che lasciò molti scontenti, perché noi abbiamo costituito, e me ne assumo le responsabilità storiche di quel momento, un'istituzione geografica politica territoriale, la provincia del Sud Sardegna, che metteva insieme tutto e il contrario di tutto, dove metteva assieme territori che non avevano assolutamente in comune neanche la Pro Loco, nulla. E devo dire che abbiamo scommesso, ha funzionato non bene, per tutti i limiti non solo per l'istituzione, ma anche per tutti i limiti finanziari, di personale, per il rodaggio, politici, e abbiamo continuato. Oggi abbiamo l'occasione di riflettere, di ripensare, perché oggi è cambiato il contesto. Oggi, per volontà delle popolazioni di alcuni territori e anche per alcune proposte di consiglieri regionali, vengono costituite due Province, Sulcis Iglesiente e Medio Campidano, per cui avremo una Provincia del Sud Sardegna che non è più territorialmente diffusa in termini territoriali di chilometri quadrati e di popolazione, ma avremo quello che rimane. E allora, così come è stata interessante la discussione sul chiamare la Provincia di Olbia-Tempio Provincia del Nord-Est, io farei un referendum su come chiamare la ciambella che rimane; potrei dire tantissimi termini di come dovremmo chiamarla, perché non è una provincia, è un insieme, forse, di Unioni di Comuni, con tutti i limiti istituzionali dell'Unione dei Comuni, in cui restanti 55 Comuni. Potrei dire, senza offendere nessuno, che sono la Provincia degli sfigati, la Provincia di quelli che non hanno nessuna cittadinanza politica. Bene, io in quest'Aula, anche da cittadino cagliaritano, voglio dare cittadinanza politica a quei 55 Comuni! Lo dico da cagliaritano, perché se da cagliaritani non capiamo che non possiamo pensare di governare Castello senza vedere cosa c'è oltre le mura della città di Cagliari, io credo che non abbiamo capito cosa significa governare i processi! E allora noi dobbiamo allargare lo sguardo, dobbiamo dare dignità politica a quei Comuni, dobbiamo in qualche modo prendere esempio dalle altre Città metropolitane; noi siamo l'unica Città metropolitana d'Italia e d'Europa in cui il territorio non coincide con l'ex Provincia: siamo i più bravi e i più furbi o quelli che non hanno capito come funzionano le cose? E allora da questo punto di vista oggi si può riparare a quell'errore, dovremmo riparare a quell'errore con coraggio perché altrimenti il primo che in quest'Aula pensa di dire che uno dei problemi della Sardegna è lo spopolamento, mi dovrebbe dire storicamente come si può bloccare lo spopolamento se si concentra tutta l'attività politica su Cagliari e Sassari! Io credo che il modo con cui dovremmo bloccare lo spopolamento è dare solidarietà e integrazione a quei territori, a quei Comuni, e farli risentire quelli che sono: parte integrante di una Provincia, di una Città metropolitana che non guarda solo i confini di Castello!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Eugenio Lai. Ne ha facoltà.

LAI EUGENIO (LEU). Potrei anche rinunciare all'intervento perché concordo totalmente con l'onorevole Comandini, e in precedenza per le stesse ragioni anche con l'Onorevole Piu: entrambi hanno ben illustrato il perché non si può fare un ragionamento del tipo mors tua vita mea, entrambi hanno fatto un ragionamento che, come ho anche provato ad illustrare ieri, deve avere una visione d'insieme della nostra Isola. In particolare l'ha fatto l'onorevole Comandini poco fa, non si può discutere di ambiti ragionando solo con i confini della propria città, del proprio paese, si deve provare ad andare oltre, si deve provare ad avere una visione di insieme che non dimentichi gli ultimi, non dimentichi l'elemento della solidarietà, non dimentichi neanche una visione che permette di accrescere l'intera Isola e non soltanto il proprio io o la propria città. E allora, quando sento parlare di rappresentatività all'interno della Città metropolitana o all'interno delle Province, io invito tutti i colleghi che fanno questi ragionamenti, perché li condivido anche in pieno, a sottoscrivere oggi stesso la proposta di legge nazionale dell'onorevole Deriu e più per l'elezione diretta degli organi di secondo livello, perché è solo così che si ridà dignità alle popolazioni permettendogli di scegliere da chi vogliono essere rappresentate, perché è solo così che si esce dall'ambiguità del fatto che solo perché una città ha un determinato numero di abitanti rappresenta una percentuale. È la stessa logica che ho sempre contrastato dentro l'assemblea dei soci di Abbanoa, dove due città e la Regione decidevano tutto per tutti, pur non avendo bacini, pur sfruttando l'acqua che veniva dai territori, quelli disabitati, quelli sfigati, così come li chiamava l'onorevole Comandini, quelli che, si dice sempre, rappresentano poco politicamente e quindi devono rimanere lontani dagli elementi che contano. E se dovessimo andare oggi a dire cos'è la Città metropolitana, io sfido chiunque all'interno di quest'Aula ad individuare una città che viene definita metropolitana: la Sardegna non ha città metropolitane, la Sardegna può avere medie città, può avere grossi paesi ma non può avere certamente una città metropolitana, ma di che cosa stiamo parlando? Allora, all'interno del nostro Statuto, perché anche questo è uno dei temi che ogni tanto viene in testa a diversi consiglieri, all'interno del nostro Statuto regionale sono previste tre Province, che sono quella di Cagliari, quella di Sassari e quella di Nuoro, anche la Provincia di Oristano fu istituita per legge nazionale e non è prevista all'interno del nostro Statuto, e qualcuno mi deve dire dove viene rispettata questa normativa al momento attuale; qualcuno mi deve dire se a qualsiasi tipo di unione dei Comuni e a qualsiasi tipo di territorio fossero state affidate 500 persone e bilancio non avrebbe fatto lo stesso tipo di interventi che è stato fatto all'interno della Città metropolitana. Quelle determinate risorse del PON che citava l'onorevole Comandini sono un elemento su cui tutti quanti noi dobbiamo ragionare, perché non possiamo solo andare a dire che dobbiamo farci riconoscere l'insularità nei confronti del Governo perché siamo una Regione che ha diverse problematiche rispetto al resto d'Italia, ma pensiamo a quei territori e a quei cittadini che vivono nelle aree interne. E quelle determinate risorse potevano essere gestite meglio e utilizzate per connettere tutti quei paesi con la città, e per connettere la città con i paesi allo stesso modo, e per permettere a tutti quegli studenti pendolari, per esempio, che abbandonano i propri paesi di rimanere nel proprio territorio e di prendere un treno la mattina che in venti minuti ti porti all'Università, piuttosto che sprecare in mille rivoli quelle risorse. Questo è il ragionamento che bisogna fare, che bisogna invertire nella nostra Isola, perché è troppo semplice partecipare a convegni sullo spopolamento, partecipare a convegni sul perché quella determinata strada provinciale ha delle buche, sul perché quella determinata scuola ha delle buche, o addirittura anche grossi convegni di luminari sul perché in determinate zone l'abbandono scolastico è più alto rispetto ad altri territori. Abbiamo dato in questa Isola le stesse opportunità a tutti i territori? No, non le abbiamo date, e allora bisogna invertire il trend, certo non sarà solo ed esclusivamente allargando i confini della Città metropolitana, sarà certamente dando risorse, provando a dare quelle determinate funzioni - e mi auguro che ci ripensiate - che volete revocare ai Comuni sul controllo dell'acqua o sul demanio. Pensateci, perché istituire solo da questo punto di vista delle scatole, non consente ai Comuni di essere rappresentati, il federalismo consente ai Comuni di essere rappresentati: bisogna ridare funzioni, dare servizi ai Comuni, agli enti locali, ai territori, alle Province, alle Città metropolitane, solo così possiamo pensare di ripartire e di rivoluzionare il sistema. La Regione, la città si deve spogliare talvolta per offrire…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lai, il tempo a sua disposizione è terminato.

È iscritto a parlare il consigliere Fausto Piga. Ne ha facoltà.

PIGA FAUSTO (FdI). Io quando ho chiesto alla maggioranza una scelta di coraggio, di rivedere il ruolo fallimentare della Provincia del Sud Sardegna e di rivedere la scelta frettolosa della Città metropolitana di Cagliari, pensavo di entrare in un in un percorso tortuoso quasi a vicolo cieco nel quale sarei rimasto schiacciato, invece ho avuto una maggioranza che mi ha dato sostegno, che ha abbracciato questa idea, e ho avuto anche il piacere di vedere colleghi dell'opposizione che hanno fatto retromarcia rispetto a quello che avevano deciso di fare nel 2016 con la legge numero 2, e quindi tutti insieme oggi stiamo dando forza a questa modifica, perché la città metropolitana di Cagliari è una forzatura tutta sarda, è un'anomalia nel panorama italiano, l'ho detto anche nei giorni scorsi, in Italia ci sono 14 città metropolitane, 13 hanno mantenuto il perimetro storico della provincia che in quel periodo c'era, una sola Città metropolitana, ed è quella di Cagliari, è stata costruita con un perimetro ristretto di 17 comuni. E, credetemi, non c'è nessuna giustificazione che può giustificare questa scelta, se non quella di aver creato disparit�� territoriali, perché non credo che il numero dei comuni sia una giustificazione, non credo alla superficie, l'estensione, la densità della popolazione, non c'è scelta. Pensate, neanche la distanza da Cagliari, perché Cagliari-Pula sono sui 30, 32, 33 chilometri, Cagliari-Senorbì ha gli stessi chilometri di distanza, quindi, ripeto, per me è solo ed esclusivamente una scelta politica forzata e dettata probabilmente dalle dinamiche politiche che in quel momento caratterizzavano il contesto politico. Quindi tornare alla vecchia Provincia di Cagliari, abolire il sud Sardegna è la scelta naturale per riprendere quel percorso di coesione territoriale, di uno sviluppo un pochettino più omogeneo valorizzando anche le diversit��, perché le diversità nessuno le nega rispetto al centro urbano più antistante a Cagliari rispetto a quello che rimane chiaramente un pochettino più distante, più periferico e meno densamente popolato, ma anche le diversità possono comunque aiutare a creare uno sviluppo. Poi, è evidente che non basta solo questa legge per dire che tutti i problemi che c'erano prima saranno risolti, sarà importante la fase di transizione, gestirla nel miglior modo possibile, perché dalla fase di transizione dipende poi il futuro del nuovo ente, chiamiamolo più che nuovo del rinnovato ente. Quindi quella fase sarà la fase che dobbiamo veramente gestire in modo attento, perché se non si gestisce bene quella fase sarà il caos e noi il caos chiaramente lo dobbiamo evitare. Rinnovo quindi la proposta assolutamente di scongiurare l'ipotesi di commissariamento della città metropolitana di Cagliari, intanto perché non è un nuovo ente, ma si tratta di un ampliamento, quindi sfruttiamo la buona pratica della città metropolitana che ha messo in campo sino ad oggi, lavoriamo affinché le competenze, i servizi siano allargati a tutti i territori più interni, facciamo sì che si metta in sicurezza l'ente, il personale, le risorse, e dare così immediata organizzazione e funzionamento a questo ente rinnovato di 71 comuni. Questo non vuol dire mettere in secondo piano gli altri Comuni, assolutamente, non vuol dire questo, ma vuol dire creare in modo ordinato una fase di transizione, perché se quella fase noi non la gestiamo bene, se noi non mettiamo le basi per gestirla bene, i vecchi problemi continueranno ad essere anche i futuri, e noi questo lo dobbiamo scongiurare perché non si tratta soltanto di una legge che modifica i confini geografici, ma di una legge che vuole riconsegnare ai cittadini una pubblica amministrazione efficiente.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Francesco Mura. Ne ha facoltà.

MURA FRANCESCO (FdI). Grazie Presidente. In realtà, il mio vicino di banco Fausto ha espresso molto bene il concetto che avrei già voluto esprimere i, non vorrei ripetermi, però vorrei capire, ragionare con voi sul fatto che stiamo parlando di una condizione molto relativa rispetto al resto del mondo, è ovvio che Città metropolitana può definirsi Città del Messico con 20 milioni di abitanti, però la Sardegna ha questa particolarità di una densità abitativa e di popolazione molto bassa, pertanto noi cerchiamo di adattare il ragionamento alla Città metropolitana di Cagliari, che comunque nel bene o nel male qualche fattore positivo lo ha portato nella gestione del territorio, è innegabile. Quando si dice che si fa l'esempio della Città metropolitana di Torino e si porta all'attenzione di quest'Aula il peso che hanno comuni molto periferici rispetto alla gestione della Città metropolitana, ma soprattutto rispetto al peso politico che dentro la Città metropolitana hanno, non si fa né più e né meno un esempio uguale a quello che accade in tutte le altre province. La Provincia di Oristano è una provincia che ha 88 comuni, il mio Comune, un consigliere comunale di Nughedu Santa Vittoria vale molto probabilmente meno di un decimo di quello che vale un consigliere comunale della città di Oristano. Quindi la proporzione di peso politico che si avrebbe tra il Comune di Bardonecchia, che è stato portato ad esempio qua, e la città di Torino è più o meno la stessa che si ha nelle province, quindi il ragionamento calza a pennello, e calza a pennello per evidenziare quello che ha detto l'onorevole Comandini, al quale faccio l'invito, se vuole: facciamo la tessera di Fratelli d'Italia, passi da questa parte. Maggioranza e opposizione l'avete fatta tutta voi, fateci fare qualcosa anche a noi. E dice bene lei quando spiega ai suoi colleghi dei banchi dell'opposizione che dopo Monastir c'è un altro mondo, esiste un mondo, che si può uscire anche dopo lo scollinamento di Monastir e trovare un territorio che non può stare ibrido senza un'identificazione politica e geografica perché l'amministrazione del territorio, se davvero inclusiva deve essere, deve riconoscere anche ai territori più periferici una identità politica. Pertanto, nell'affermare nuovamente la nostra intenzione che vede come un aspetto positivo l'allargamento della Città metropolitana, vi invito a fare un ragionamento e a condividere un pochino tutti questo concetto qua. Grazie.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Maria Laura Orrù. Ne ha facoltà.

ORRÙ MARIA LAURA (Progressisti). Grazie Presidente. Io sono stata in silenzio in questi giorni, ho ascoltato bene la discussione generale e i vari interventi dei colleghi, però mi preme esprimere questo concetto intanto per chiarire all'onorevole Mura che non c'è nessuno in quest'Aula che possa insegnare qualcos'altro ai compagni, ai colleghi, piuttosto c'è un momento di confronto, e secondo me uscire da quest'Aula non avendo un percorso comune… scusi, Presidente, perché faccio fatica… uscire da quest'Aula e non avere una posizione comune fra tutti significa che effettivamente, probabilmente, nei territori non si sono fatte le giuste audizioni, non si è affrontato il tema in maniera importante come dovrebbe essere affrontato. Anche perché, l'ha detto molto bene l'onorevole Loi, o si partiva da un piano di riorganizzazione delle risorse umane ed economiche che deve stare all'interno di questa legge, oppure il rischio è che domani non dare risposte ai cittadini che le attendono da tempo possa diventare per tutta la politica un grossissimo problema. Anche perché ognuno di noi penso che si avvicini alla politica per il bene comune, però ad un certo punto si scontra con il consenso. Però noi dobbiamo mettere sempre il bene comune davanti al consenso, che esso sia territoriale, di parte, e quindi partitico, soprattutto su questo tipo di riforme, perché rincorrere il consenso rischia di far nascere e far crescere sistemi sotterranei, che stanno già crescendo, contro le istituzioni, perché qua le risposte le dovranno dare le istituzioni, e se le istituzioni non daranno risposte il rischio più grande è che sistemi aut organizzati, pericolosi, salgano a galla perché nessuno si interessa più dell'istituzione, e qualcuno l'ha detto ieri in quest'Aula, ha detto che se noi dovessimo mettere a referendum il fatto di abolire le regioni, qualsiasi cosa, probabilmente verrebbe spazzata via, perché i cittadini non vedono più nelle istituzioni qualcuno che possa dargli una risposta. Per cui io mi auguro che da quest'Aula emerga una legge che sappia dare delle risposte, non tra dieci anni, ma domani ai cittadini, perché è solo questo quello che si attendono, e l'astensionismo alle elezioni lo sta dimostrando, e il rischio è che domani in piazza qualcuno potrebbe spazzare via un qualche cosa di molto importante e mettere a rischio la tenuta democratica della nostra Regione e probabilmente dello Stato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Francesco Agus. Ne ha facoltà.

AGUS FRANCESCO (Progressisti). Grazie, vado per flash. Intanto, la differenza tra città metropolitane e province, l'unica, è l'elezione della governance, nel caso delle province viene eletto il Presidente con una elezione di secondo livello aperta ai Consiglieri comunali e ai Sindaci, nel caso della Città metropolitana è di diritto il sindaco della città capoluogo; questa è la differenza e non è derogabile con legge regionale, ed è una differenza non di poco conto, perché dà al sindaco della città capoluogo un ruolo a prescindere, quando si candida alle elezioni si candida anche per governare quell'ente. Secondo flash; Cagliari uno sguardo largo verso il territorio l'ha avuto per quarant'anni, sin dal 74 al 2016, prima ce l'aveva larghissimo, perché arrivava sino ad Oristano, visto che la provincia di Cagliari era una delle province più grandi d'Italia, forse la provincia più grande del Paese, in questi quarant'anni, però, lo sguardo lungo non è stato apprezzato dai cittadini, la carriera di quell'ente si chiuse con una elezione in cui andarono a votare il 24 per cento degli aventi diritto, perché quello non era un ente in connessione con i bisogni dei cittadini, quando un referendum sciagurato e illegittimo la cancellò e commissariò quegli enti eletti dal popolo, nessuno batté ciglio, anzi, l'unico comunicato contro quella decisione fu del mio partito di allora, che ebbe il coraggio di schierarsi contro la pancia del Paese dicendo che quel referendum era illegittimo e che le province non erano il male assoluto. Sicuramente il popolo non era connesso con quell'ente, non era connesso, non era apprezzato, eppure era un ente che aveva bilanci, dipendenti, aveva una governance che consentiva anche ai territori di essere rappresentati perché ogni collegio poteva eleggere, poteva esprimere, eppure non c'era, viceversa la Città metropolitana di Cagliari fotografava, in questa accezione ristretta, qualcosa che esisteva, e cioè una comunità che oggi vive anche se ci sono i confini tra i comuni, vivrà lo stesso anche cambiando la governance, si sta perdendo un treno. Qual è il treno? Non quello che abbiamo visto sinora, avere però un ente ristretto poteva permettere, per esempio, di gestire in maniera metropolitana il consorzio dei trasporti, gestire la metropolitana, quindi i trasporti rapidi, all'interno dell'area ed evitare per esempio che il capoluogo e le strade fossero inondate di auto, perché ovviamente quel tipo di gestione necessita di un ente che sovrintenda solo a quel tipo di aspetto e oggi non c'è, oggi abbiamo una parte dell'area vasta, anche segnata da un pendolarismo fortissimo, più del 50 per cento degli abitanti di interi comuni ogni giorno si spostano all'interno dell'area, che è servita invece da enti di trasporto che hanno una vocazione totalmente diversa. Si sarebbero potuti gestire insieme la pianificazione urbanistica, la pianificazione economica, perché aprire un ipermercato a Monserrato fa chiudere un negozio a Selargius e al centro di Cagliari, pensare di poterli gestire ancora a compartimenti stagni è una follia. C'è l'Assessore Chessa, ne approfitto per un flash. Quando la città di Cagliari ha presentato la candidatura per ospitare le Olimpiadi della vela, quel dossier fu possibile solo perché fu riconosciuto il fatto che la Città metropolitana ristretta si comportasse come una città, fosse una città, a livello internazionale già chiamarsi Città metropolitana aiutato, altrimenti la città di Cagliari non avrebbe avuto il numero di posti letto alberghieri necessari per ospitare quell'evento, perché fu soltanto grazie al fatto che quelle connessioni esistevano che è stato possibile competere con altro, sarà più difficile in futuro, e non ci vedrei niente di male se non fosse per il fatto che non vedo niente di bene in quello che si sta facendo, anche perché poi chi governa oggi quell'ente ha cercato in tutti i modi, tardivamente e magari con troppi balbettii, di spiegarci che non era proprio il caso. Sarà il tempo a parlare.

PRESIDENTE. Metto in votazione l'articolo 4 Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.

(È approvato)

Eravamo rimasti d'accordo che avremmo sospeso i lavori alle 14, sono le 14 e 07, i lavori sono aggiornati a martedì prossimo alle ore 16.

La seduta è tolta alle ore 14 e 07.