8 marzo, in Consiglio regionale un incontro sulla presenza delle donne nelle istituzioni.

Cagliari 8 marzo 2021 – Il palazzo di via Roma colorato di rosa e un incontro dedicato alla presenza femminile nelle istituzioni. Così il Consiglio regionale della Sardegna ha voluto celebrare la giornata dell’8 marzo. All’iniziativa hanno preso parte la vicepresidente della Giunta regionale Alessandra Zedda, le consigliere regionali elette nella XVI legislatura, alcune ex consigliere ed ex assessore, la presidente del Corecom Susi Ronchi, la presidente della Commissione regionale per le pari opportunità Francesca Ruggiu, la consigliera regionale di Parità Maria Tiziana Putzolu, e l’ex Garante per l’infanzia e l’adolescenza Grazia Maria De Matteis

La percentuale della presenza delle donne nei parlamenti di tutto il mondo è del 24,9% – ha ricordato in apertura dei lavori il presidente del Consiglio regionale Michele Pais – in Italia è del 31,27% al Senato e del 34,89% alla Camera. Un dato che colloca il nostro paese al 31esimo posto nella classifica mondiale. Va ancora peggio in Sardegna dove, alle ultime elezioni regionali del 2019, sono state elette solo 9 donne su 60 consiglieri, appena il 15% dei seggi assegnati. Percentuale tra le più basse d’Italia, nella speciale classifica delle regioni la Sardegna è quindicesima. Tutto questo nonostante la presenza nella legge elettorale della doppia preferenza di genere che non ha avuto gli effetti sperati».

Secondo il presidente del Consiglio è arrivato il momento di osare di più: «Dai dati emerge inequivocabilmente che la parità di genere nelle istituzioni regionali della Sardegna è ancora lontana e noi legislatori dobbiamo trovare il modo di ridurre questa differenza che sembra ancora oggi incolmabile – ha affermato Pais – occorrono prima di tutto una volontà politica più forte e un’azione concreta da parte, non solo delle donne, ma dell’intera società, per favorire una maggiore presenza femminile nei parlamenti o negli esecutivi. Solo rafforzando questa presenza, infatti, si possono migliorare i processi decisionali e si può sviluppare una democrazia maggiormente rappresentativa, al servizio del bene comune quale sintesi di punti di vista e di sensibilità diversi. Gli uomini e le donne hanno il dovere di lavorare insieme per raggiungere l’uguaglianza di genere».

Parole condivise dalla vicepresidente della Regione Alessandra Zedda: «I dati sulla presenza femminile nelle istituzioni fanno rabbrividire e preoccupare – ha sottolineato l’esponente dell’esecutivo regionale – una maggiore presenza delle donne darebbe un segnale importante ma c’è molto da fare. Mi onoro di aver contribuito nella scorsa legislatura all’approvazione della norma sulla doppia preferenza di genere. La vera sfida adesso è restare nelle istituzioni». Zedda si è poi soffermata sulle disparità tra uomo e donna  nel mondo del lavoro: «Il lavoro femminile non vale quello dell’uomo, è inutile negarlo, anche questa è una strada da colmare. Mi auguro che con l’impegno di tutti si riesca a farlo. Le donne non sono arrivate dove dovrebbero essere».

Concordi nel ribadire la necessità di affermare il principio della piena parità di genere le attuali consigliere regionali. Per Laura Caddeo (Progressisti) la scarsa presenza delle donne nelle istituzioni non è solo «una questione femminile ma un deficit di democrazia che abbiamo il dovere di denunciare. Occorre scrivere nuove politiche pubbliche in grado di frantumare le disparità. Non sono più tollerabili percentuali al di sotto del 50%».

Giudizio condiviso da Sara Canu (Riformatori): «La nostra è la legislatura con più donne elette. Non siamo però soddisfatte. In Consiglio non ci sono donne presidenti di gruppi politici, il presidente e i vicepresidenti dell’Assemblea sono uomini. Lo stesso accade a livello nazionale. La qualità degli incarichi per le donne non regge il confronto con quelle assegnate agli uomini». Secondo Rossella Pinna (Pd): «La parità di genere non sembra essere una priorità dell’agenda politica, anche di quella sarda. Ciò che bisogna cambiare sono gli stereotipi e i pregiudizi nei confronti delle donne».

Elena Fancello (Psd’Az) ha concentrato il suo intervento sul mancato coinvolgimento delle donne nell’elaborazione di una seria politica linguistica per la tutela del sardo: «Le polemiche sulle varianti hanno avvelenato il dibattito. Ciò che però salta agli occhi è l’assenza delle donne nei luoghi dove si decidono le politiche linguistiche. Le donne parlano in limba, il sardo è la nostra lingua mater,ha una matrice femminile. Siamo di fronte a uno stallo che forse solo il contributo femminile può risolvere».

Critico anche il giudizio di Desirè Manca (M5S): «Cosa c’è da festeggiare a parte il ricordo dell’origine della festa – ha rimarcato Manca – oggi permane una discriminazione nei confronti di tutte le donne, lo vivo tutti i giorni sulla mia pelle. La parità di genere è lontana. Le donne che stanno nelle istituzioni sono obbligate a lavorare e a studiare il doppio degli uomini».

La consigliera della Lega Annalisa Mele ha auspicato una modifica dell’impianto normativo e regolamentare per assicurare pari diritti a uomini e donne: «Le donne eccellono nello studio, in alcune disciplini si laureano più donne che uomini eppure ancora oggi fanno più fatica ad integrarsi nel mondo del lavoro».

Per Maria Laura Orrù (Progressisti): l’8 marzo più che un giorno di festa continua ad essere un giorno di lotta. «Oggi si continua a lottare per l’affermazione dei nostri diritti e l’eliminazione di ogni discriminazione – ha sottolineato Orrù – limitando i diritti delle donne si limita la democrazia. La contrapposizione uomo-donna non giova a nessuno. E’ necessario, per esempio, coinvolgere le donne nei progetti del Recovery Fund, solo così si può costruire un futuro diverso».

Concordi nel denunciare il mancato raggiungimento di una piena parità di genere anche le ex consigliere e assessore regionali. Per Mariella Pilo, ex consigliera di Forza Italia, i dati sono drammatici: «C’è un ostracismo della politica nei confronti delle donne. Nessuno vuole darci le chiavi di una casa della quale siamo comproprietarie. Le quote rosa non sono bastate, aumenta il numero delle donne nelle istituzioni ma diminuisce la loro presenza negli organi di governo. Per garantire la parità di genere occorre modificare norme e regolamenti».

Sulla stessa linea anche la collega di partito Gabriella Greco, che ha ricordato il suo tentativo di far approvare, nella XIV legislatura, la prima norma sulla doppia preferenza di genere: «Allora il Consiglio non era ancora pronto, la norma è stata approvata nella legislatura successiva ma non ha dato purtroppo i risultati sperati. Per raggiungere una piena parità di genere c’è bisogno di un cambio di mentalità».

Annamaria Busia, ex consigliera regionale del Centro Democratico, ha ricordato, citandole per nome, le tante vittime di violenza di genere le cui vicende hanno occupato le pagine della stampa nazionale e regionale. «984 donne uccise da mariti e fidanzate dal 2012 a oggi».

La presidente della Commissione regionale per le pari opportunità Francesca Ruggiu ha lamentato la scarsa considerazione del ruolo delle donne in tutti i settori nevralgici della società: «Eppure le donne sarde sono istruite, lo dimostrano quando vengono messe alla prova. Serve un cambio di rotta, non si può dire che le istituzioni abbiano messo in campo politiche ispirate a un’effettiva parità di genere».

         La consigliera regionale di Parità Maria Tiziana Putzolu: «Oltre 100 donne si sono rivolte al mio ufficio segnalando discriminazioni sul posto di lavoro – ha detto Putzolu – il nostro ufficio vigila su queste situazioni e e anche sulla presenza delle donne nelle istituzioni regionali e negli enti locali. Visti i dati credo che sia più che mai urgente una riflessione sulla partecipazione delle donne alla vita politica sarda».

La presidente del Corecom Susi Ronchi ha analizzato il rapporte tra donne e media: «Non è una situazione idilliaca – ha detto Ronchi – ci sono ancora molti ostacoli, la donne faticano ad avere visibilità all’interno degli organi di informazione. Esistono forme di sessismo intollerabili che ostacolano la formazione di leadership al femminile. Nell’informazione politica, telegiornali e trasmissioni, gli spazi dedicati alle donne sono il 15%. La fetta più grossa della torta è riservata agli uomini».

Una strategia educativa nelle scuole di ogni genere e grado ha auspicato l’ex Garante dell’Infanzia Grazia Maria De Matteis: «Nella mia esperienza di Garante ho potuto constatare che la parità di genere è ancora lontana – ha detto – il valore dell’identità di genere deve esser trasmesso in tenera età. a partire dagli asili nido. Ciò sarebbe di grande aiuto per le famiglie, servirebbe a rimuovere molti stereotipi che sono ancora presenti nella società».

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula si è detto d’accordo sulla necessità di rimuovere ogni forma di discriminazione di genere: «Occorre aprire momenti di discussione nelle scuole. La pandemia ha colpito pesantemente la componente femminile: 470mila lavoratrici hanno perso l’impiego. Su 100 posti persi, 55 appartenevano a donne, questi sono i dati. A tutte le donne del mondo va dedicato il nostro pensiero».

Il capogruppo del Movimento Cinque Stelle Michele Ciusa ha invitato gli uomini all’ascolto: «Mi è capitato di conoscere una donna vittima di stalking. Le ho offerto il mio aiuto ma ho capito che aveva bisogno di aver vicino una donna – ha detto Ciusa – ho capito che le donne devono essere più coinvolte in tutti i settori. Altimenti la nostra società sarà una società a metà. impariamo ad ascoltare le donne».

Il consigliere Walter Piscedda, a nome di tutto il gruppo del Pd, dopo aver ricordato il percorso difficile affrontato in questi giorni dal suo partito sul fronte della parità di genere ha detto: «Vedo quanto sia faticoso per le donne farsi carico delle responsabilità in famiglia e nel posto del lavoro, per cambiare le cose non bastano norme e regolamenti occorre cambiare profondamente la nostra mentalità e il nostro approccio culturale».

L’assessore regionale all’Agricoltura Gabriella Murgia: «Per me l’8 marzo non è una festa ma un giorno di lotta – ha detto – nella mia vita ho dovuto subire situazioni sfavorevoli ma questo mi ha aiutato ad autodeterminarmi. Per garantire la parità di genere, anche in agricoltura, occorre intervenire con misure straordinarie. Sono pochissime le aziende agricole a conduzione femminile. Di questo ne ho parlato anche con il Ministro Stefano Patuanelli».

Al termine dell’incontro il presidente Pais ha comunicato l’intenzione di istituzionalizzare la giornata dell’8 marzo: «Ogni anno sarà stabilito un tema sulla presenza delle donne nei diversi ambiti della società da affrontare e studiare in modo da creare le premesse per individuare gli strumenti più idonei a colmare la disparità di genere che ancora, purtroppo, esiste. Sarà inoltre nostro compito, per quanto di competenza, proporre specifici provvedimenti finalizzati a raggiungere tali obiettivi».

 

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