Mozione n. 612

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Mozione n. 612

MANCA Desirè Alma – LI GIOI – CIUSA – SOLINAS Alessandro – GANAU – COMANDINI – CORRIAS – MORICONI – MELONI – PINNA – PISCEDDA – DERIU – ORRÙ – CADDEO – COCCO – LAI – AGUS – LOI – PIU – SATTA Gian Franco – ZEDDA Massimo sul riparto delle risorse nuova PAC.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
– la politica agricola dell’Unione europea è una politica dinamica che, attraverso riforme successive, si è adattata alle nuove sfide che si pongono all’agricoltura europea;
– il 1° giugno 2018 la Commissione europea ha presentato tre proposte legislative sul futuro della PAC:
– un regolamento sui piani strategici della PAC;
– un regolamento che modifica i regolamenti relativi all’organizzazione comune dei mercati (OCM) dei prodotti agricoli, ai regimi di qualità e alle misure a favore delle regioni remote;
– un regolamento orizzontale sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della PAC;
– i regolamenti proposti dovevano inizialmente applicarsi a decorrere dal 1° gennaio 2021 ma, a causa di alcuni ritardi nei negoziati, in parte connessi ai negoziati sul bilancio a lungo termine dell’Unione europea, nell’ottobre 2019 la Commissione ha proposto un regolamento transitorio, che è stato successivamente adottato dal Consiglio e dal Parlamento europeo, per il periodo 2021-2022; di conseguenza, la PAC riformata si applicherà integralmente dal 2023 al 2027;
– la nuova politica include i seguenti elementi a livello dell’Unione europea:
– un insieme comune di obiettivi fissati a livello dell’Unione europea per la PAC nel suo insieme, in cui sono illustrati i traguardi per gli agricoltori, i cittadini e il clima che la politica vuole raggiungere;
– un ampio strumentario di vari tipi di interventi convenuti a livello dell’Unione europea, in cui sono definiti i possibili contributi degli Stati membri per conseguire gli obiettivi della PAC;
– un insieme comune di indicatori concordato a livello dell’Unione europea per garantire parità di condizioni nella valutazione dell’efficacia delle misure adottate;
– ogni paese è libero di scegliere gli interventi specifici che ritiene più efficaci per conseguire i propri obiettivi specifici, sulla base di una chiara valutazione delle proprie esigenze;
– gli elementi principali della politica sono:
– pagamenti diretti e interventi di sviluppo rurale più mirati e soggetti a programmazione strategica;
– nuova architettura “verde” basata su condizioni ambientali che gli agricoltori devono rispettare e su misure volontarie supplementari nel quadro di entrambi i pilastri;
– un approccio basato sull’efficacia in base al quale gli Stati membri devono riferire annualmente in merito ai progressi compiuti;
– le nuove disposizioni precisano che, a livello degli Stati membri:
– ogni Stato membro dell’Unione europea deve effettuare un’analisi SWOT di ampio respiro, individuare le proprie esigenze specifiche e mettere a punto un piano strategico della PAC;
– ogni piano illustra come lo Stato membro intende utilizzare i finanziamenti della PAC per soddisfare tali esigenze, indicando anche gli strumenti cui ricorrere e definendo obiettivi specifici;
– ogni piano strategico della PAC deve essere approvato preventivamente dalla Commissione, per garantirne la coerenza con gli obiettivi a livello dell’Unione europea;
– i paesi presentano alla Commissione relazioni sull’efficacia dell’attuazione per illustrare i progressi verso gli obiettivi fissati come indicatori di risultato;

CONSIDERATO che:
– il 21 giugno scorso la Conferenza Stato-regioni ha dato il via libera all’accordo sull’assegnazione dei fondi tra le regioni e province autonome sbloccando così la programmazione del futuro Piano strategico della PAC 2023-2027 che dovrà essere completata da parte delle regioni e del Governo nazionale nei prossimi mesi con la definizione puntuale degli interventi;
– la nuova PAC mira a:
– rafforzare il contributo dell’agricoltura agli obiettivi ambientali e climatici dell’Unione europea;
– fornire un sostegno più mirato alle aziende agricole di piccole dimensioni;
– consentire agli Stati membri una maggiore flessibilità nell’adattamento delle misure alle condizioni locali;
– la ripartizione dei fondi comunitari rappresenta una tappa fondamentale per il futuro della politica per lo sviluppo rurale, che permette al settore di avere un’importante iniezione di liquidità nei prossimi cinque anni;
– la delicata fase di finalizzazione ed approvazione del Programma nazionale PAC 23-27 vede riuniti per la prima volta in un unico quadro programmatico i due pilastri della PAC, il FEAGA e il FEASR;
– inizialmente, in Italia, erano stati previsti 9 ecoschemi, che sono stati, poi, ridotti a 7 e solo successivamente si è giunti alle definitive 5 tipologie, strettamente correlate ed integrate con la condizionalità rafforzata;
– agli ecoschemi verranno destinate il 25 per cento delle risorse per i pagamenti diretti, che corrispondono a circa 888,64 milioni di euro, di cui il 42 per cento all’ecoschemi 1, il 19 per cento all’ecoschema 4, il 17 per cento sia all’ecoschema 2 che all’ecoschema 3 e il rimanente 5 per cento all’ecoschema 5:
– pagamento per il benessere animale e la riduzione degli antibiotici (376,41 milioni di euro pari al 42 per cento);
– inerbimento colturale pluriennali (155,59 milioni di euro pari al 17 per cento);
– salvaguardia olivi di particolare valore paesaggistico (150,27 milioni di euro pari al 17 per cento);
– sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento (162,94 milioni di euro pari al 19 per cento);
– misure specifiche per gli impollinatori (43,43 milioni di euro pari al 5 per cento);

RILEVATO che:
– nel documento della Commissione UE del 31 marzo 2022 contenente le varie osservazioni al Piano strategico nazionale della PAC si invita l’Italia a voler tenere conto nelle fasi di programmazione della necessità di intervenire a sostegno dei territori e dei settori più bisognosi sulla base della diversità dell’agricoltura delle zone rurali in Italia;
– le diverse criticità presenti all’interno del PSN per quanto riguarda il comparto agro pastorale possono essere così di seguito sintetizzate:
– nell’ambito degli interventi riferibili all’eco schema 1 a livello 2 si stanziano risorse a favore degli allevamenti che si impegnano al rispetto di obblighi specifici nel benessere animale e che svolgono per l’intero ciclo, o una parte di esso, pascolamento o allevamento brado, per i soli allevamenti bovini e suini escludendo pertanto l’allevamento ovicaprino che in Sardegna presenta tali caratteristiche;
in Sardegna il maggior numero degli allevamenti è rappresentato dal comparto ovicaprino e proprio questo viene escluso dagli interventi di finanziamento previsti all’interno del suddetto eco schema, comportando così una rilevante penalizzazione;
questo significa che per le imprese pastorali della Sardegna, la quale dispone della maggior presenza di capi ovicaprini in Italia (3.039.160 capi ovini, pari al 48 per cento del patrimonio nazionale e 298.424 caprini, pari al 28 per cento del totale italiano), si costituisce un danno economico ingente, assolutamente inaccettabile;
occorre prevedere uno stanziamento aggiuntivo al fine di compensare le perdite dovute al mancato inserimento del comparto ovicaprino dall’eco schema 1 a livello 2;
– l’eco schema 1 a livello 2 prevede inoltre il possesso di adeguata certificazione “sistema di qualità nazionale per il benessere animale” o in alternativa zootecnica biologica per gli allevamenti di bovini e suini, certificazioni che le aziende sarde nella maggior parte dei casi non possiedono;
questa mancanza di certificazione da parte delle aziende sarde rischia di penalizzare le stesse escludendole dall’ottenimento del beneficio;
occorrerebbe pertanto riconoscere il beneficio applicando quelle deroghe previste per gli allevamenti di piccole dimensioni a tutte le aziende che praticano il pascolamento brado e quindi anche in assenza di certificazione;
– esiste infine una importante criticità legata al livello della media dei titoli sardi che è di gran lunga inferiore alla media dei titoli nazionali e il valore di tali titoli, al termine della PAC 2023/2027, si attesterà a circa euro 175 per la media dei titoli nazionali e circa euro 132 per la media dei titoli della Regione;
occorre quindi individuare un metodo di riallineamento al fine di addivenire ad un titolo unico che possa dare garanzia di equità e omogeneità a tutti i titoli all’interno della stessa nazione,

impegna il Presidente della Regione
e l’Assessore regionale dell’agricoltura e della riforma agro-pastorale

1) a voler promuovere un’azione concreta al fine di riconoscere ulteriori somme aggiuntive, anche a valere su altri fondi comunitari, da attribuire esclusivamente al completo sostegno del settore ovicaprino e compensare così le perdite dovute al mancato inserimento del comparto ovicaprino dall’eco schema 1 a livello 2;
2) a volere mettere in campo adeguate misure di sostegno rivolte a tutte le aziende che praticano il pascolamento brado e prive della certificazione SQBNA/Zootecnia biologica;
3) a voler individuare un metodo di riallineamento al fine di addivenire ad un titolo unico che possa dare garanzia di equità e omogeneità a tutti i titoli all’interno della stessa nazione;
4) a voler introdurre, tra gli ecoschemi, un ecoschema specifico che tenga conto del metodo di allevamento pastorale sardo al fine di compensare le perdite del mancato riconoscimento dell’ovicaprino e che il criterio del redistributivo tenga conto della storicità del metodo di allevamento e che non abbia una riduzione drastica delle somme che le aziende ricevono e sia più proporzionata alla situazione economico sociale attuale.

Cagliari, 21 settembre 2022

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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