Mozione n. 404

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Mozione n. 404

PIGA – GIAGONI – MURA – SECHI – COCCIU – MULA – CAREDDA – SALARIS – PERU – ENNAS – MUNDULA – CERA – MAIELI – TUNIS – COSSA – OPPI – TALANAS – LANCIONI – MARRAS – CANU – GALLUS – PIRAS – SATTA Giovanni Antonio – SATTA Giovanni – DE GIORGI – MORO – FANCELLO – SAIU – SCHIRRU – MANCA Ignazio – MELE – USAI per candidare al Governo la Regione Sardegna affinché nell’Isola possa essere sperimentato un progetto pilota di cambiamento del reddito di cittadinanza in “Lavoro di Cittadinanza”, utilizzando i percettori del sussidio per sostenere il sistema economico produttivo (delle piccole, medie, grandi partite IVA), con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
– con decreto legge n. 4 del 2019 convertito, con modificazioni, nella legge n. 26 del 28 marzo 2019 è stato istituito il Reddito di cittadinanza (RdC), quale misura nazionale di politica attiva del lavoro a garanzia del diritto al lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, nonché diretta a favorire il diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione e alla cultura, attraverso politiche volte al sostegno economico e all’inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro;
– il RdC così come previsto dall’articolo 1, comma 1, del su menzionato decreto legge, costituisce altresì livello essenziale delle prestazioni nei limiti delle risorse disponibili;
– l’erogazione del beneficio in argomento è condizionata alla dichiarazione dì immediata disponibilità al lavoro, da parte dei componenti del nucleo familiare maggiorenni, operata tramite apposita piattaforma digitale ed è altresì collegata coi Centri per l’impiego;
– ai fini della erogazione delle somme previste ai beneficiari, all’atto della dichiarazione di immediata disponibilità all’attività lavorativa succitata, il percettore di RdC deve altresì aderire al “Patto per il lavoro e l’inclusione sociale” di cui all’art, 4 del decreto legge n. 4 del 2019;
– i Patti per il lavoro e per l’inclusione sociale, ex articolo 4 del decreto legge n. 4 del 2019, si sostanziano in un progetto personalizzato di attivazione lavorativa e/o sociale, destinato all’accompagnamento del soggetto beneficiario nell’inserimento lavorativo e alla maggiore inclusione sociale, che prevede obbligatoriamente attività al servizio della comunità, di riqualificazione professionale, di completamento degli studi intrapresi nonché ulteriori impegni, individuati dai servizi competenti, finalizzati all’inserimento del soggetto nel mercato del lavoro e all’inclusione sociale;
– all’interno dei patti è prevista, per i tenuti agli obblighi, la partecipazione ai Progetti utili alla collettività (PUC), quali progetti in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni, cui il beneficiario del RdC è tenuto a offrire la propria disponibilità, ai sensi dell’articolo 4, comma 15, del decreto Legge n. 4 del 2019;
– principio cardine dei PUC è che le attività previste nell’ambito dei progetti non sono in alcun modo da intendersi o assimilabili ad attività di lavoro subordinato o para subordinato o autonomo, ma come attività di restituzione sociale per coloro che ricevono il beneficio del RdC e rappresentano una occasione di inclusione e di crescita per i beneficiari e per la collettività;
– il servizio pubblico individuato, dal Legislatore, ai fini dell’inserimento lavorativo dei beneficiari del RdC è il Centro per l’impiego territorialmente competente che individua i percettori, tramite la piattaforma digitale di cui all’articolo 6, comma 2, decreto legge n. 4 del 2019, ai fini della successiva convocazione, entro trenta giorni dal riconoscimento delle somme, per la prosecuzione dell’iter di attivazione lavorativa e sociale e la preparazione dei piani personalizzati di inserimento socio lavorativo;
– in sede di conferenza unificata per i rapporti tra Stato e regioni, ex articolo 8 del decreto legislativo n. 281 del 1997, sono altresì definiti accordi specifici in materia di RdC al fine di assicurare concertazione istituzionale ed omogeneità di trattamento;
– beneficiano, attualmente, del reddito di cittadinanza 843 mila nuclei familiari per un totale di circa 2,2 milioni di persone in Italia;

RILEVATO che:
– le recenti stime all’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL), indicano che solo il 3,6 per cento dei beneficiari ha trovato un impiego o comunque ha ricevuto dai Centri per l’Impiego una o più proposte lavorative;
– ad oggi le offerte di lavoro, all’interno del “Patto per il lavoro e l’inclusione sociale”, sono del tutto insoddisfacenti (solo 220 mila) e solo 196 mila percettori hanno trovato o, sarebbe più opportuno dire, avrebbero trovato occupazione lavorativa, mentre i veri beneficiari di tale provvedimento sono stati i 2.900 “navigators” contrattualizzati fino al mese di aprile 2021;

DATO ATTO dei persistenti ritardi nell’attuazione delle così dette misure “anti divano” ovvero dei PUC – Progetti utili alla collettività – a cui i beneficiari del reddito di cittadinanza sono tenuti a partecipare, per almeno 8 ore settimanali, se non esonerati in base a certe condizioni psico-fìsiche individuali;

ATTESO che il RdC ha, nelle intenzioni del legislatore, il duplice obiettivo di sostenere da un lato i nuclei familiari con un aiuto economico di natura socio assistenziale, dall’altro favorire progetti di inclusione sociale e lavorativa al fine di agevolare i percettori nell’inserimento lavorativo attraverso la guida dei cosiddetti navigator, i circa 3 mila dipendenti dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL), che offrono consulenza presso i tradizionali Centri per l’impiego;

CONSIDERATO che:
– il RdC, allo stato attuale, si è rivelato una misura di natura squisitamente assistenziale piuttosto che rispondere alla auspicata politica attiva ai fini dell’inserimento lavorativo e sociale, come i su esposti dati INPS e ANPAL evidenziano;
– intere filiere produttive, allo stato attuale, risultano pesantemente colpite dall’emergenza pandemica in corso ed in grave difficoltà ed affanno nel restare all’interno del mercato del lavoro e continuare a svolgere la propria attività commerciale, in un contesto di grave congiuntura economico sociale, per il notevole calo di produzione, consumi e liquidità;
– nell’attuale situazione pandemica e di recessione economico lavorativa diventa oltremodo difficile collegare più efficientemente chi ricerca lavoro e chi lo offre, rendendosi opportuno e necessario un intervento di sistema per fare incontrare domanda ed offerta lavorativa;

EVIDENZIATO che:
– nei primi 18 mesi di applicazione del RdC, il contributo al calo del tasso di disoccupazione, da parte della misura nazionale di politica attiva del lavoro di cui trattasi, a garanzia del diritto al lavoro, non ha oggettivamente prodotto i risultati auspicati dal legislatore, come evidenziato dai dati citati;
– nell’ottica del corretto contemperamento dei vari interessi in gioco, le finalità occupazionali e di inclusione sociale dei numerosi cittadini in condizioni di forte disagio economico-sociale, dovrebbero essere rapportate alle difficoltà ed alle necessità del tessuto economico-produttivo del Paese il quale risulta, attualmente, in evidente affanno e non appare certamente in grado di assolvere alla finalità di reinserimento lavorativo dei cittadini percettori di RdC;

CONSIDERATO che:
– appare opportuno predisporre strumenti adeguati al fine di supportare le numerose attività produttive, colpite dalla crisi economica causata dall’emergenza sanitaria in corso, che consentano loro di potersi avvalere, a costo zero, del supporto lavorativo presso i propri stabilimenti, dei percettori del RdC, in tutte le attività inerenti la vigilanza sul rispetto delle misure antivirus e sostituire eventualmente il personale soggetto a quarantena volontaria, precauzionale o obbligatoria in quanto positivi al Covid-19;
– l’utilizzo, a costo zero, dei numerosi percettori di RdC all’interno delle realtà imprenditoriali, di piccole e medie dimensioni, avrebbe altresì indubbie ricadute positive sul benessere delle aziende coinvolte e dei lavoratori ivi attualmente impiegati, derivante dalla possibilità di sperimentare processi di diminuzione del monte ore lavorativo individuale senza perciò intaccare la busta paga dei singoli lavoratori o la produttività aziendale;
– con l’utilizzo dei percettori di RdC, all’interno dei comparti produttivi, le aziende potrebbero pertanto disporre di ulteriore forza lavoro da destinare all’ampliamento e/o alla conversione delle proprie attività imprenditoriali, con evidenti riflessi positivi sui conti economici, grazie al recupero di quote di produzione e di mercato;

RILEVATA, infine, l’indubbia ricaduta positiva, in termini motivazionali e di autostima, che deriverebbe a favore dei soggetti beneficiari di RdC dal loro coinvolgimento attivo nei processi di ripartenza economica del tessuto imprenditoriale italiano e sardo in particolare che la presente mozione si prefigge di perseguire,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale e l’Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale

ad adoperarsi mediante i rispettivi canali istituzionali, attivi presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al fine di candidare la Regione per un progetto pilota, che coinvolga le associazioni di categoria del sistema produttivo isolano, affinché si possa sperimentare una più efficiente ed efficace attuazione delle disposizioni nazionali del Reddito di Cittadinanza, trasformandolo in “Lavoro di Cittadinanza” e più precisamente:
1) si ponga al centro della strategia generale di intervento il tessuto produttivo delle piccole, medie e grandi partite Iva, dando priorità alle politiche attive occupazionali piuttosto che al solo fine assistenziale;
2) si coinvolgano, con la regia del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le associazioni rappresentative delle varie categorie produttive per lo studio di protocolli d’intesa con gli attori istituzionali prestabiliti, al fine di pianificare e garantire l’immediato ed effettivo impiego dei soggetti percettori del RdC nelle attività produttive a costo zero per i datori di lavoro;
3) siano salvaguardati i posti di lavoro esistenti, si sostengano le realtà produttive esistenti e si scongiurino ulteriori chiusure delle aziende in difficoltà, favorendo il rispetto delle misure organizzative anticovid, nuove attività di produzione, anche a seguito di riconversione aziendale, rendendo nel contempo la misura del RdC non solo un provvedimento prettamente assistenzialistico ma riconoscendogli la funzione, anche più nobile e dignitosa, di strumento ad effettivo supporto dello sviluppo produttivo, economico e sociale;
4) si incentivino modelli organizzativi aziendali per favorire il benessere lavorativo degli addetti presenti in organico, attraverso la riduzione dell’erario lavorativo a parità di retribuzione mensile e nel contempo inserire nel proprio organico nuova forza lavoro a costo zero, costituita dai beneficiari del RdC.

Cagliari, 8 febbraio 2021

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