Mozione n. 296

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Mozione n. 296

LI GIOI – MANCA Desiré Alma – CIUSA – SOLINAS Alessandro sulla necessità di porre rimedio alle gravi carenze di personale sanitario medico e non, di adeguata strumentazione e strutturali che affliggono da tempo l’Ospedale Paolo Merlo di La Maddalena.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che
– il documento di “Ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna” approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 25 ottobre 2017 inquadra l’Ospedale Paolo Merlo di La Maddalena nel Presidio unico DEA I livello Gallura e lo individua come Stabilimento di sede disagiata insulare;
– l’Allegato 1 al decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, precisa, a tale proposito, che le regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano possono prevedere presidi ospedalieri di base per zone particolarmente disagiate, distanti più di 90 minuti dai centri hub o spoke di riferimento (o 60 minuti dai presidi di pronto soccorso), superando i tempi previsti per un servizio di emergenza efficace, e che in tali presidi occorre garantire un’attività di pronto soccorso con la conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto, attività di medicina interna e di chirurgia generale ridotta;
– il decreto ministeriale n. 70 del 2015 precisa che tali strutture devono essere integrate nella rete ospedaliera di area disagiata e devono essere dotate indicativamente di:
– un reparto di 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri;
– una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day surgery o eventualmente in Week Surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina (obiettivo massimo di 70 per cento di occupazione dei posti letto per avere disponibilità dei casi imprevisti) per i casi che non possono essere dimessi in giornata; la copertura in pronta disponibilità, per il restante orario, da parte dell’equipe chirurgica garantisce un supporto specifico in casi risolvibili in loco;
– un pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato all’emergenza-urgenza, inquadrato nella disciplina specifica così come prevista dal decreto ministeriale 30 gennaio 1998 (Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza) e, da un punto di vista organizzativo, integrata alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce il servizio e l’aggiornamento relativo, con la possibilità di eseguire indagini radiologiche con trasmissione di immagine collegata in rete al centro hub o spoke più vicino e indagini laboratoristiche in pronto soccorso;
– il documento di ridefinizione della rete ospedaliera sarda del 2017 recepisce le indicazioni del suddetto decreto ministeriale, giacché prevede che i presidi di zona disagiata siano dotati di:
– un pronto soccorso presidiato h24 da un organico medico dedicato all’emergenza-urgenza, preferibilmente inquadrato nella disciplina specifica così come prevista dal decreto ministeriale 30 gennaio 1998 (Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza) e, da un punto di vista organizzativo, integrato alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce il servizio e l’aggiornamento relativo;
– una unità di degenza di 20 posti letto di medicina generale con proprio organico di medici e personale sanitario non medico;
– una chirurgia elettiva a media/bassa intensità di cura che effettua interventi in day-surgery e/o week-surgery, con attività non prettamente di urgenza, ma che assicura, con proprio personale medico, anche attraverso l’istituto della pronta disponibilità, l’urgenza di bassa/intermedia complessità risolvibile in loco e che svolge la propria attività in stretto raccordo con il pronto soccorso; il team chirurgico è in grado di disporre delle professionalità necessarie ad affrontare nelle 24 ore l’emergenza chirurgica secondo i protocolli di trattamento; l’area di degenza è organizzata in un unico modello di ricovero (con procedure di ricovero a ciclo continuo) dove è prevista un’area di degenza modulare (modulo di area medica e modulo di area chirurgica dotata di posti letto aggiuntivi) a sviluppo preferibilmente orizzontale; sono presenti un’area per gli esami di diagnostica di laboratorio, un servizio di radiologia con trasmissione di immagine collegato in rete al centro HUB o SPOKE più vicino, di anestesia, di farmaceutica e di emodialisi, un’emoteca, nonché gli ulteriori servizi specialistici di supporto alle attività internistiche e chirurgiche;
– il documento approvato dal Consiglio regionale stabilisce, inoltre, che l’atto aziendale disciplini le modalità di rinforzo del Pronto soccorso negli ospedali di zona disagiata soggetti per stagionalità a forti variazioni di utenza e che negli ospedali di zona disagiata insulare vengano assicurati tre posti letto tecnici aggiuntivi di pediatria;

RILEVATO, tuttavia, che:
– l’11 marzo 2020 con una circolare dell’ATS l’Ospedale Paolo Merlo è stato declassato da Pronto soccorso a Punto di primo intervento, come tale abilitato solo alla gestione delle non urgenze o delle urgenze minori, mentre i pazienti più urgenti sono destinati a essere trasferiti a Olbia tramite attivazione del servizio di elisoccorso, il cui arrivo, in condizioni meteorologiche ottimali, è previsto entro venti minuti, un tempo comunque eccessivo in caso di patologie tempo-dipendenti;
– in realtà, il depotenziamento del Pronto soccorso avveniva già da tempo, dato che l’attività da quasi un anno è garantita da soli cinque medici, compresi gli anestesisti, ma ne servirebbe almeno uno in più per assicurare la piena operatività della struttura;
– al Pronto soccorso mancano anche figure specialistiche chiave, quali il cardiologo, il pediatra, il chirurgo e l’ortopedico, senza le quali la Struttura viene sostanzialmente privata della sua utilità; non esiste l’Osservazione breve intensiva (OBI), di importanza fondamentale per il corretto inquadramento diagnostico del paziente al fine di stabilire la necessità o meno di un ricovero del medesimo e non si può fare affidamento su un’adeguata strumentazione diagnostica;
– la riattivazione del Pronto soccorso non ha alcun senso se la struttura non viene dotata del personale sanitario e della strumentazione necessari per il suo effettivo funzionamento;
– il problema della carenza di personale sanitario non riguarda soltanto il Pronto soccorso, ma si estende alle altre strutture del Presidio;
– in particolare, l’UO di Medicina generale può fare affidamento soltanto sul dirigente medico responsabile, in via di pensionamento a partire da novembre, e su due medici, di cui uno in attesa di essere collocato, a breve, in quiescenza, a fronte dei quattro che sarebbero necessari per garantire la piena operatività della struttura, per non parlare degli OSS, presenti in numero assolutamente insufficiente per soddisfare le esigenze dei pazienti;
– la grave carenza di personale medico ha perfino rischiato di portare, alla fine di aprile, alla chiusura del Reparto di medicina, allorquando, per l’assenza per malattia di uno dei pochi medici rimasti, non riuscendo a coprire il servizio nelle 24h, l’ATS ha disposto in un primo momento il trasferimento dei pazienti ricoverati per poi cambiare decisione grazie alle proteste del Sindaco di La Maddalena, del personale sanitario e dei pazienti stessi;
– ad aggravare la situazione dei cittadini dell’Isola, a La Maddalena manca anche un’ambulanza medicalizzata che possa garantire un intervento medico immediato nei casi più gravi;

EVIDENZIATO che:
– il primo segnale del progressivo smantellamento dei servizi dell’Ospedale risale alla chiusura, circa 15 anni or sono, del Reparto di chirurgia;
– nel 2015 è stata sospesa per carenza di personale l’attività h24 della camera iperbarica, con la chiusura di fatto alle urgenze per malattie da decompressione e intossicazione da monossido di carbonio;
– il Reparto di oncologia è chiuso da circa due anni e i pazienti oncologici sono costretti a curarsi a Olbia, con tutti i disagi che ne conseguono, considerate le fragili condizioni fisiche in cui si trovano;
– nell’Unità di radiologia risultano in servizio soltanto due medici e un tecnico;
– il macchinario utilizzato per eseguire le TAC, vecchio di 12 anni, rimesso in funzione a seguito di diversi mesi di inattività, dopo pochi giorni, a causa dell’aumento del numero di prestazioni, superata la fase acuta dell’emergenza da Covid, ha ripresentato quasi subito problemi tecnici;
– l’UO di Anestesia e rianimazione conta solo due anestesisti in organico;
– i ginecologi non possono eseguire nessun tipo di intervento perché l’unica sala operatoria è chiusa da tempo;
– per quanto attiene al Reparto dialisi, la sua operatività negli ultimi mesi è stata ridotta a causa, ancora una volta, della carenza di personale, se si pensa che il nefrologo è andato in pensione da quattro mesi e non è stato ancora sostituito;
– è di pochi giorni fa la notizia della sospensione del Progetto “Dialisi vacanze”, attivo da anni a La Maddalena, oltre che in altre località turistiche, un servizio fondamentale che consentiva anche a chi ha particolari problemi di salute di non privarsi di un periodo di vacanze nell’Isola;
– a tale proposito, il segretario regionale dell’Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto (ANED) ha scritto una lettera al Presidente della Regione e all’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale per denunciare gli effetti discriminatori derivanti dalla sospensione del servizio di dialisi per i non residenti, dato che, di fatto, impedisce ai turisti dializzati di recarsi in Sardegna, limitandone, in tal modo, parzialmente la libertà di circolazione sul territorio nazionale;
– tra l’altro, il trattamento sanitario in favore dei turisti non è a carico del Servizio sanitario regionale, bensì delle aziende sanitarie di appartenenza che rimborsano circa 800 euro per paziente;

EVIDENZIATO, inoltre, che:
– come noto, nonostante l’Ospedale Paolo Merlo sia inquadrato tra i presidi di zona particolarmente disagiata, il punto nascita è chiuso da anni, sicché le gestanti maddalenine sono costrette a recarsi a partorire all’Ospedale Giovanni Paolo II di Olbia, con i gravissimi disagi connessi alle distanze e ai lunghi tempi di percorrenza, se si considera che, tra l’altro, il servizio di elisoccorso non è garantito nelle 24 ore e che risente delle condizioni meteorologiche, spesso incompatibili con il trasporto aereo;
– in queste condizioni, sussiste il rischio che si verifichino disgrazie come quella che si è consumata lo scorso 27 marzo, allorquando una giovane donna alla 38esima settimana di gravidanza, a causa di un distacco di placenta, ha perso la sua bambina durante il trasporto in elicottero da Alghero all’Ospedale di Olbia;
– con specifico riferimento ai punti nascita, nel documento di ridefinizione della rete ospedaliera del 2017 si legge che la rete regionale dei punti nascita “si uniforma ai principi definiti dall’accordo Stato-Regioni del 2010 (accordo 137/CU 16/12/2010 “Piano Fazio”), adattandoli alla realtà sarda”;
– l’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 sul documento concernente “Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo”, recepito dalla Regione Sardegna con atto del 2011, fissa il numero di almeno 1.000 nascite/anno quale parametro standard a cui tendere, nel triennio, per il mantenimento/attivazione dei punti nascita e prevede la possibilità di tenere aperti punti nascita con numerosità inferiore e comunque non al di sotto di 500 parti/anno, “solo sulla base di motivate valutazioni legate alla specificità dei bisogni reali delle varie aree geografiche interessate con rilevanti difficoltà di attivazione dello STAM”;
– il decreto ministeriale 11 novembre 2015 prevede all’articolo 1, commi 1, 2 e 3, la possibilità che le regioni o province autonome possano presentare “eventuali richieste di mantenere in attività punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti annui e in condizioni orograficamente difficili (decreto n. 70 del 2015) in deroga a quanto previsto dall’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010”;
– il documento regionale del 2017, in considerazione delle condizioni geomorfologiche della Sardegna, delle difficoltà dei trasporti nel territorio regionale e per le criticità legate all’insularità, fissa il volume minimo per ciascun punto nascita in almeno 500 parti/anno;
– per quanto concerne, specificamente, il punto nascita di La Maddalena, destinato alla chiusura in quanto presenta un volume inferiore ai 500 parti/anno, “in considerazione delle condizioni di insularità e delle difficoltà dei trasporti, anche via mare, fortemente condizionati da fattori meteorologici, anche con la piena efficacia del sistema di elisoccorso regionale, dell’attivazione dello STAM (Sistema di trasporto materno assistito) e dello STEN (Sistema di trasporto in emergenza del neonato)” il documento regionale prevedeva l’immediata definizione di un piano specifico di emergenza che garantisse la possibilità di affrontare le urgenze ostetriche da parte di equipe specialistiche del presidio ospedaliero unico di area omogenea, nel rispetto di logiche organizzative che assicurassero la circolarità delle competenze;
– ad ogni modo, il documento del 2017 prevedeva che, per consentire la sopravvivenza del punto nascita dell’Ospedale Paolo Merlo, l’Assessorato regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale presentasse la richiesta di deroga al Ministero della salute, richiesta che deve essere conforme alle indicazioni dettate nel “Protocollo metodologico per la valutazione delle richieste di mantenere in attività punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti/annui e in condizioni orogeografiche difficili (articolo 1 decreto ministeriale 11 novembre 2015)” elaborato dal Comitato per percorso nascita (CPN) nazionale;

CONSIDERATO che:
– la situazione di grave difficoltà e di incertezza in cui versa l’Ospedale a causa della carenza di personale sanitario e di strumenti diagnostici adeguati, la progressiva chiusura dei reparti e il declassamento del Pronto Soccorso, è stata denunciata pubblicamente dai maddalenini, che lo scorso 2 giugno sono scesi in piazza per partecipare a un flash mob organizzato dall’Associazione Presidio Paolo Merlo allo scopo di far valere il loro diritto alla salute;
– nel mese di maggio i sindacati hanno scritto una lettera al Presidente della Regione e all’Assessore regionale della sanità, Nieddu, chiedendo di mettere fine al progressivo smantellamento dei servizi sanitari dell’Ospedale e proponendone la trasformazione in Ospedale con sede di Pronto soccorso, istituendo un Centro di Urgenza ed Emergenza organizzato con un modello multidisciplinare che riunisca, nella stessa struttura, specialisti in ambiti diversi;
– lo scorso 23 giugno si è verificata nel presidio un’altra morte forse evitabile: una donna di 67 anni, affetta da problemi cardiologici, dopo essere stata stabilizzata dai medici del Pronto soccorso e senza la presenza, come sopra evidenziato, del cardiologo, dopo aver atteso l’esito del tampone Covid è stata ricoverata in osservazione nel Reparto di medicina dell’Ospedale, dov’è, purtroppo, deceduta qualche ora dopo;
– il sindaco è intervenuto sul caso esprimendo la rabbia dei maddalenini, trattati come cittadini di serie B e chiamati troppo spesso a piangere morti sospette a causa del progressivo taglio dei servizi sanitari essenziali;

SOTTOLINEATO che:
– le previsioni relative ai presidi di zona disagiata contenute nel documento di ridefinizione della rete ospedaliera del 2017 non sono state applicate all’Ospedale di La Maddalena;
– i sindacati hanno prospettato soluzioni ulteriori volte ugualmente a riqualificare il presidio e a garantire allo stesso l’operatività e la dignità che merita, scongiurandone la temuta chiusura;

RITENUTO necessario e improcrastinabile che la questione dell’Ospedale Paolo Merlo venga affrontata nel suo complesso e risolta definitivamente, senza attendere i tempi, inevitabilmente lunghi, della generale riforma della rete ospedaliera sarda,

impegna il Presidente della Regione, la Giunta regionale e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale

a porre rimedio alle gravi carenze di personale sanitario medico e non, di adeguata strumentazione e strutturali che affliggono da tempo l’Ospedale Paolo Merlo di La Maddalena, progressivamente depauperato di servizi sanitari fondamentali per l’Isola, garantendone la riqualificazione e creando le condizioni per la piena operatività del punto nascita e delle altre strutture del presidio chiuse nel corso degli ultimi anni.

Cagliari 29 giugno 2020

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