Mozione n. 204

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Mozione n. 204

ORRÙ – AGUS – CADDEO – LOI – PIU – SATTA Gian Franco – STARA – ZEDDA Massimo su richiesta di intervento a supporto dei centri antiviolenza, delle attività in loco delle sedi operative e degli sportelli.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

CONSIDERATI:
– il decreto legge del 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19;
– i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri 1° marzo 2020 e 8 marzo 2020, recanti ulteriori disposizioni attuative del decreto legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19;
– il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020, recante ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, applicabili sull’intero territorio nazionale;
– la circolare del Ministero dell’interno del 21 marzo 2020, recante come oggetto “Polmonite da nuovo coronavirus (Covid-19). Accoglienza donne vittime di violenza”, che invita i prefetti a verificare sui territori, anche coinvolgendo i comuni e le associazioni, l’esistenza di soluzioni di alloggio ulteriori, anche temporanee, rispetto a quelle esistenti, per risolvere il problema dell’ospitalità di donne vittime di violenza che non possono essere accolte, per motivi sanitari, in applicazione delle attuali misure emergenziali;
– la deliberazione della Giunta regionale n. 16/1 del 26 marzo 2020, recante indicazioni per il funzionamento dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza durante l’emergenza Covid-19, che stabilisce che gli accessi nei centri antiviolenza dovranno essere contingentati, consentendo lo svolgimento di consulenze in sede solo nei casi di estrema urgenza, mentre le attività in loco delle sedi operative e degli sportelli dei centri antiviolenza sono sospese;

PREMESSO che:
– come ricordato questi giorni dal Ministro per le Pari opportunità, Elena Bonetti, le donne vittima di violenza e stalking non devono sentirsi sole in questa emergenza che costringe tutti a casa;
– è importante che i centri antiviolenza rimangano aperti, riorganizzando le attività perché siano rispettati gli standard sanitari necessari;
– come precisato dal Dipartimento delle Pari opportunità, nonostante le restrizioni sociali adottate per contrastare il Covid-19, le attività dei centri antiviolenza non vengono sospese. Le donne che si trovano in una situazione di emergenza determinata da episodi di violenza possono uscire di casa e raggiungere il centro antiviolenza in quanto sussistono “ragioni di necessità”, condizione che nel decreto dell’11 marzo autorizza agli spostamenti;

TENUTO CONTO che:
– i centri antiviolenza devono rimanere aperti, così come le attività in loco delle sedi operative e degli sportelli, per non lasciare sole in casa le donne che vivono con un uomo violento in questo momento di forzata convivenza casalinga;
– è necessario garantire alle donne vittime di violenza una via di fuga, devono potersi recare in un CAV per chiedere aiuto, rivolgendosi direttamente allo sportello e non solamente per via telefonica o via e-mail;
– come riferito dagli stessi Centri antiviolenza, in queste settimane di emergenza da Coronavirus, i numeri verdi sono attivi, ma le donne vittime di abusi, costrette in casa con il proprio aguzzino, spesso faticano anche a inviare un messaggio; il dato è allarmante: nelle prime due settimane di marzo le chiamate arrivate al numero 1522 sono diminuite del 50 per cento circa;
– il numero verde antiviolenza e antistalking 1522, promosso dal Dipartimento delle Pari opportunità, è un servizio gestito dalle volontarie del Telefono rosa;
– una volta arrivata la chiamata, l’operatrice si mette in contatto con il centro territoriale della vittima; questo passaggio richiede una doppia chiamata e, quindi, necessita di tempo prezioso per chi è costretto a nascondersi per telefonare. Non è sempre possibile assistere direttamente la vittima con una sola chiamata perché non tutte le strutture sono collegate al numero verde 1522.
– un ulteriore problema è quello dell’autocertificazione: la donna vittima di violenza, che riesce a uscire di casa per chiedere aiuto, deve dichiarare il luogo in cui sta andando e il motivo per cui si sta allontanando dalla sua abitazione. Una cosa che non tutte vogliono fare, perché risulta essere molto pericoloso se il documento viene trovato dal loro aguzzino. Non solo, se la vittima vive in un piccolo comune rischia che l’agente che effettua il controllo possa conoscere il maltrattante. È necessario trovare una misura che garantisca la privacy delle donne vittime di violenza, senza incorrere in rischi penali o di altro tipo;
– le strutture che accolgono le donne vittime di violenza hanno sospeso o limitato gli ingressi alle nuove richiedenti per garantire le norme di sicurezza sanitaria in vigore;
– le operatrici hanno difficoltà a reperire strutture in cui mettere in quarantena preventiva le vittime in arrivo; a questo si aggiunge la mancanza di dispositivi sanitari (mascherine, guanti in lattice e disinfettanti) che ha imposto di ridurre gli incontri al minimo essenziale,

impegna il Presidente della Regione e la Commissione regionale per le pari opportunità
presso l’Assessorato regionale del lavoro
formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale

1) a chiarire, con precisione, la deliberazione della Giunta n. 16/1 del 26 marzo 2020, che è difforme e più restrittiva rispetto alla normativa nazionale;
2) a mettere in campo tutte le misure per garantire l’apertura delle attività in loco delle sedi operative e degli sportelli d’ascolto, necessaria soprattutto in questo momento per garantire il dovuto supporto alle donne vittime di violenza domestica.

Cagliari, 6 aprile 2020

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