Interrogazione n. 868/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Interrogazione n. 868/A

(Pervenuta risposta scritta in data 19/05/2021)

CANU – COSSA – SALARIS, con richiesta di risposta scritta, sulla dismissione della diga di Sant’Antonio sul Rio Gutturu Mannu.

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I sottoscritti,

premesso che:
– lo sbarramento che delimita l’invaso artificiale, conosciuto con il nome di diga Sant’Antonio sul rio Gutturu Mannu, classificato “grande diga” ai sensi della legge n. 584 /1994, è del tipo a gravità in calcestruzzo, è alto circa 20 metri e determina una capacità di accumulo della risorsa idrica pari a circa 200.000 mc; la risorsa derivata per mezzo dell’opera è stata utilizzata in passato, da soggetti privati per scopi industriali, minerari e irrigui;
– l’opera venne eseguita nel 1957 dalla Società mineraria siderurgica Ferromin per utilizzo nell’attività estrattiva ed in seguito sia la proprietà che la concessione di derivazione d’acqua, già rilasciata alla Ferromin Spa, vennero trasferiti alla Società Vinalcool; successivamente subentrò la Società Planemesu Azienda agricola Srl a cui la Regione, con uno specifico provvedimento amministrativo datato 3 ottobre 2003, accordò la concessione di derivazione di acqua pubblica per uso irriguo con durata decennale;
– a seguito della scadenza della concessione di derivazione, avvenuta in data 3 ottobre 2013, il concessionario, che non ha mai ottemperato totalmente alle prescrizioni e agli obblighi inerenti al mantenimento delle buone condizioni di esercizio e manutenzione dell’impianto, benché richiamato a tale obbligo da parte dell’Ufficio dighe di Cagliari, ha abbandonato la struttura in stato di degrado dichiarandosi non interessato ad un eventuale rinnovo della citata concessione;
– l’Ufficio tecnico per le dighe e il Servizio del genio civile di Cagliari, visto il perdurare dello stato di abbandono della diga emetteva nei confronti del concessionario, Planemesu Azienda agricola srl, apposita ordinanza di ingiunzione n. 1163/28 del 14 gennaio 2015, per l’esecuzione dei lavori, e che questa rimaneva disattesa;
– con nota 1075 del 21 gennaio 2015 lo stesso Ufficio tecnico per le dighe facente capo al ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha rimarcato, nell’ambito dei propri compiti istituzionali volti ad assicurare la salvaguardia e l’incolumità pubblica, la necessità, perdurando lo stato di abbandono delle opere e le situazioni di pericolo conseguenti aggravate dall’invaso non controllato del bacino, della definitiva dismissione della diga, previa presentazione ed approvazione del relativo progetto evidenziando le possibili ipotesi sanzionatorie previste dalle norme per il mancato adempimento;
– alla stessa epoca il Servizio del Genio civile di Cagliari ha pertanto effettuato la stima di massima dei lavori finalizzati alla definitiva dismissione della diga consistente nella demolizione del concio centrale finalizzato a privare permanentemente lo sbarramento delle funzioni di ritenuta idraulica, valutando le somme necessarie in euro 800.000;
– con la deliberazione n. 36/10 del 14 luglio 2015, la Giunta regionale , deliberava di non mantenere, a seguito della acquisita dichiarazione di decadenza della concessione di derivazione relativa alla diga di S. Antonio sul rio Gutturu Mannu, le relative opere in capo alla Regione e di disporre la rimozione della diga ed il ripristino dell’alveo, delle sponde e delle arginature nelle condizioni richieste dal pubblico interesse ai sensi dell’articolo 30 del regio decreto n. 1775 del 1933; di dare mandato al Servizio territoriale opere idrauliche di Cagliari (già Servizio del Genio civile di Cagliari) di procedere, nei confronti del soggetto titolato, per la rimozione delle opere e l’esecuzione a proprie spese dei lavori necessari per il ripristino dell’alveo, delle sponde e delle arginature nelle condizioni richieste dal pubblico interesse, previa presentazione di apposito progetto sottoposto all’approvazione da parte dell’Ufficio tecnico per le dighe; di assicurare comunque, nell’ipotesi di mancato adempimento da parte del soggetto interessato dal provvedimento di cui al punto che precede, l’esecuzione “d’ufficio” da parte della Regione dei necessari lavori di dismissione e messa in sicurezza della diga in argomento e di ripristino dell’alveo, delle sponde e delle arginature nelle condizioni richieste dal pubblico interesse, fatta salva la necessaria rivalsa nei confronti del soggetto titolato; di incaricare, nel caso si renda necessario provvedere, l’Ente Acque Sardegna (ENAS) di sviluppare le attività di progettazione ed esecuzione dei lavori di dismissione e messa in sicurezza della diga di che trattasi, secondo le indicazioni del competente Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Ufficio dighe di Cagliari, con l’utilizzo parziale del finanziamento individuato con la deliberazione della Giunta regionale n. 22/1 del 7 maggio 2015 recante “Interventi strutturali per la messa in sicurezza e la dismissione di grandi e piccole dighe (legge regionale n. 12 del 2007)” e nel contesto di apposita convenzione da redigersi tra l’Assessorato dei lavori pubblici e ENAS medesimo a termini della stessa deliberazione; il Servizio territoriale opere idrauliche di Cagliari fornirà in tal caso il necessario supporto informativo e documentale;
– con la deliberazione della Giunta regionale n. 8/26 del 19 febbraio 2019 la giunta regionale deliberava di sospendere quanto disposto con la deliberazione della Giunta regionale n. 36/10 del 14 luglio 2015 in relazione alla rimozione della diga di S. Antonio sul rio Gutturu Mannu ed al ripristino dell’alveo, delle sponde e delle arginature in considerazione della possibilità di affidamento in gestione e del mantenimento del bene; di dare mandato alla Direzione generale dell’Assessorato dei lavori pubblici, in collaborazione con la Direzione generale dell’Assessorato della difesa dell’ambiente, di avviare le attività necessarie per la definizione di un accordo gestionale che coinvolga il Parco naturale regionale di Gutturu Mannu e il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale; di assicurare comunque, nell’ipotesi di mancata definizione e sottoscrizione dell’accordo per la gestione della diga di S. Antonio sul rio Gutturu Mannu, l’avvio delle procedure tecniche e amministrative volte alla dismissione e messa in sicurezza dello sbarramento in argomento e di ripristino dell’alveo, delle sponde e delle arginature, nelle condizioni richieste dal pubblico interesse;
– con la deliberazione n. 64/55 del 18 dicembre 2020, la Giunta regionale ha deliberato di disporre la dismissione definitiva della diga “S.Antonio sul rio Gutturu Mannu” e il ripristino dell’alveo, delle sponde e delle arginature nelle condizioni richieste dal pubblico interesse ai sensi dell’articolo 30 del regio decreto n. 1775 del 1933, di confermare all’Ente Acque della Sardegna (ENAS) l’incarico per lo sviluppo delle necessarie attività di progettazione ed esecuzione dei lavori di dismissione e messa in sicurezza della diga di che trattasi, secondo le indicazioni del competente Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Ufficio Dighe di Cagliari, con l’utilizzo dei finanziamenti già stanziati, complessivamente pari a euro 990.000 nell’ambito del Piano regionale Infrastrutture (deliberazione della Giunta regionale n. 22/1 del 7 maggio 2015) e del Patto per la Sardegna (risorse FSC 2014-2020 – deliberazione della Giunta regionale n. 30/16 del 20 giugno 2017);

considerato che:
– da sopralluoghi presso la diga di cui trattasi si è potuto accertare come nel mese di gennaio 2021 l’invaso artificiale dovuto allo sbarramento della diga risultasse essere pieno e solo successivamente vuotato alla fine del mese di gennaio 2021, diversamente da quanto scritto nelle motivazioni presenti nella deliberazione n. 64/55 del 18 dicembre 2020;
– l’intenzione finale ed irrevocabile di codesta spettabile giunta appare quella di un imminente decommissioning e seguente demolizione della diga S.Antonio sul rio Gutturu Mannu;
– si tratta di una struttura fondamentale sotto il profilo ambientale, utile per l’abbeveraggio degli animali, per il mantenimento del microclima necessario alla sopravvivenza della flora e della fauna presenti, per l’approvvigionamento dei mezzi antincendio che garantiscono la sicurezza in un’oasi di straordinario pregio e che lo sbarramento rallenta la corsa delle acque nei periodi di abbondanti piogge e in ciò collaborando alla salvaguardia contro il rischio idrogeologico di parte dell’ insediamento abitativo di Capoterra;
– il Parco di Gutturu Mannu, è in correlazione stretta con l’oasi WWF di Monte Arcosu, (parco naturale regionale, sito di importanza comunitaria e zona di protezione speciale “Foresta di Monte Arcosu” – ITB041105), e pertanto dev’essere valorizzato il più possibile, perché è una risorsa importantissima, sia sul piano ambientale ed educativo che come attrattore economico, giacché incoraggia l’escursionismo, le attività all’aria aperta e tutte le attività economiche che ad esse si collegano; il Parco si compendia con la miniera di San Leone, uno dei più noti siti di archeologia industriale, al servizio della quale la diga S. Antonio era stata realizzata; la linea ferroviaria che collegava San Leone a Maddalena Spiaggia, fu la prima stazione ferroviaria realizzata in Sardegna, meritevole di recupero e di diventare una risorsa turistica di straordinarie potenzialità”;
– son plausibili conseguenti impatti ambientali: lo sversamento di 200.000 mc ha prodotto già un impatto le cui conseguenze saranno presumibilmente evidenti a partire dalla prossima stagione estiva; la sola percezione visiva già da se è uno spettacolo desolante, senza considerare le conseguenti ricadute in termini di ancor più gravi impatti possibili sull’ambiente a seguito della sua futura demolizione, tra cui, oltre quelli diretti sulla flora e la fauna , sono immediatamente percettibili che saranno indotti dalla movimentazione di macchine e mezzi, dai numerosi trasporti a seguito della demolizione delle opere in calcestruzzo armato, e che si renderanno necessari al fine del ripristino dei luoghi; trattasi infatti di un opera d’arte che nel solo coronamento della diga ha un volume di circa 7000 mc, e in fase di demolizione per il naturale incremento del 30% del volume disgregato potrebbe superare abbondantemente i 25.000 mc per il solo coronamento, con enorme movimentazione di mezzi, sollevamento di polveri e disturbo da rumore, in una delle aree a più alto pregio ambientale;
– l’opera di cui trattasi è stata terminata nel 1957, collaudata nel 1958, e che è risaputo il calcestruzzo commerciale avere una resistenza meccanica tale che essa diminuisce drasticamente solo avendo superato un arco di vita in esercizio pari a circa 100 anni, mentre inversamente lo sbarramento Sant’Antonio di Gutturu Mannu ha da poco raggiunto solo la metà della sua vita utile; e ciò può essere apprezzato anche da un occhio inesperto per il quale non sono evidenti fessurazioni o segni tali da far ipotizzare un imminente collasso strutturale, tali da motivarne il repentino abbattimento;
– la notizia apparsa alla stampa recentemente sulla imminente demolizione della diga, ha suscitato numerose perplessità e disappunto nell’opinione pubblica, in numerosi esponenti della politica regionale, nelle amministrazioni locali, nelle associazioni, negli enti istituzionali, e non ultima nella amministrazione della Città metropolitana di Cagliari,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione per sapere se:
1) ritenga opportuna, in luogo dell’articolo 30 del regio decreto n. 1775 del 1933 citato nella deliberazione n. 36/10 del 14 luglio 2015, l’applicazione dell’articolo 32 del medesimo regio decreto, in quanto lo sbarramento “Sant’Antonio sul rio Gutturu Mannu”, che delimita l’invaso artificiale, è classificato “grande diga” ai sensi della legge n. 584 del 1994, e per la quale a parere degli scriventi, l’eventuale dismissione è regolata dal vigente articolo 32 del regio decreto n. 1775 del 1933.
Per completezza ed al fine di una valutazione integrale, si riportano gli articoli 30 e 32 del citato decreto, rispettivamente per le piccole e le grandi derivazioni:
“art.30 – Le concessioni di piccole derivazioni, al loro termine, sono rinnovate in conformità dell’articolo 28 e, in mancanza di rinnovazione, lo Stato ha il diritto o di ritenere senza compenso le opere costruite nell’alveo, sulle sponde e sulle arginature del corso d’acqua o di obbligare il concessionario a rimuoverle e ad eseguire a proprie spese i lavori necessari per il ripristino dell’alveo, delle sponde e delle arginature nelle condizioni richieste dal pubblico interesse.
art.32 – Per le grandi derivazioni che possono riguardare rilevanti interessi pubblici, potrà, sentito il Consiglio superiore, essere inclusa nel disciplinare la facoltà di riscatto con le condizioni e modalità da determinare nel disciplinare stesso. Alla facoltà del riscatto sono condizionate le concessioni di derivazione a scopo irriguo che saranno accordate a chi non è proprietario dei terreni da irrigare. Il riscatto viene esercitato con decreto del Ministro dei lavori pubblici di concerto con quello delle finanze. Qualora utenti di acque pubbliche a scopo irriguo abbiano in passato alienato a terzi, in tutto o in parte, i terreni cui l’acqua era destinata, riservandosi la disponibilità di essa, i proprietari subingrediti in detti terreni, cui l’acqua serve, hanno diritto, singolarmente e riuniti in consorzio, di riscattare il diritto d’uso, qualora questo non sia venuto meno per altre disposizioni della presente legge.”;
2) sia a conoscenza di eventuali problematiche e criticità tali da adottare quale unico provvedimento deliberativo quello teso alla completa demolizione; in caso affermativo quanti e quali siano i rischi imminenti o futuri per la popolazione, e se tale misura sia l’unica adottabile a tutela della pubblica incolumità, o se inversamente siano state studiate altre opzioni che, in caso di perdurare dello stato di abbandono, annullino eventuali rischi statici ed idraulici attinenti le opere d’arte della diga e che contestualmente non alterino l’attuale stabilità idrogeologica del bacino idrografico, dovuta alla demolizione dello sbarramento;
3) sia prevalente interesse della Regione superare lo stallo venutosi a creare e riprendere il dialogo con gli enti pubblici potenzialmente interessati alla conservazione, alla valorizzazione del bene architettonico, ambientale e paesaggistico, (Enas, Ente Parco di Gutturu Mannu, Oasi WWF di Monte Arcosu, Forestas, CBSM-Consorzio di Bonifica della Sardegna meridionale, Città Metropolitana di Cagliari), o in seconda istanza individuare un gestore privato eventualmente ricorrendo lì dove non fosse possibile intercettare un pubblico gestore, anche a forme di gara con evidenza pubblica quali per esempio un concorso di idee teso alla riqualificazione del sito, alla prosecuzione dell’esercizio dello sbarramento, alla cura delle manutenzioni, alla vigilanza, nonché all’utilizzo della preziosa risorsa idrica, piuttosto che proseguire sulla decisione del decomissionamento dell’opera;
4) ritenga opportuno porre in campo ogni azione al fine di interrompere la decisione di demolire la diga Sant’Antonio sul Rio Gutturu Mannu, considerando che essa rappresenta un’opera di salvaguardia contro il rischio idrogeologico di un’importante lottizzazione abitativa di Capoterra, ed il Parco di Gutturu Mannu è un’oasi naturalistica di straordinaria bellezza, meta di escursionisti e amanti della natura, la diga e la miniera di San Leone, al servizio della quale l’invaso era stato realizzato, sono due elementi che la impreziosiscono ulteriormente;
5) sia giunto il tempo di avviare un piano di valorizzazione dello straordinario compendio, con il recupero della linea ferroviaria che collega San Leone a Maddalena Spiaggia, la prima ferrovia sarda, una risorsa turistica con straordinarie potenzialità;
6) se ritenga, prima dell’eventuale demolizione dello sbarramento, effettuare un approfondito studio idrogeologico e sui potenziali impatti ambientali conseguenti alla demolizione dell’opera, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, e successive modifiche e integrazioni.

Cagliari, 3 febbraio 2021

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