Interrogazione n. 784/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Interrogazione n. 784/A

GANAU – COMANDINI – CORRIAS – DERIU – MELONI – MORICONI – PINNA – PISCEDDA, con richiesta di risposta scritta, sul disastro ambientale perpetrato all’interno della riserva del Parco di Porto Conte nell’area sottoposta a vincolo paesaggistico di pertinenza dell’Hotel di Capo Caccia.

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I sottoscritti,

premesso che:
– il parco regionale di Porto Conte, istituito nel 1999, si estende su cinquemila ettari di costa ed entroterra di Alghero;
– dal 2002 ne fa parte anche l’area marina di Capo Caccia, fondamentale per preservare biodiversità mediterranee;
– il sito è riconosciuto come area protetta da innumerevoli convenzioni internazionali e interessato dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale in materia di tutela delle specie animali, vegetali e sottostà a vincoli totali in materia di tutela paesaggistica, infatti l’area è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42 del 2004, e successive modifiche e integrazioni) e con vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23 del 1993), essendo, inoltre, immediatamente contigua alla zona di protezione speciale ZPS ITB013044 e nel sito di importanza comunitaria SIC “Capo Caccia (con le Isole Foradada e Piana) e Punta del Giglio” (codice ITB010042), ai sensi delle direttive n. 92/43/CEE sulla tutela degli habitat e n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica e rientra nel quadro legislativo vigente di tutte le norme in materia di tutela del paesaggio e del Piano paesaggistico regionale;
– le aree e l’evento oggetto della interrogazione insistono all’interno del Parco di Porto Conte e sono tra le più pregiate e tutelate dell’intera isola;

atteso che lo scorso 7 dicembre i quotidiani sardi e i siti di informazione online hanno dato notizia che all’interno del parco e nell’area in cui sorge l’Hotel Capo Caccia è andato distrutto circa un ettaro di ginepreto, pini e macchia mediterranea secolare e protetto e che il fatto, esecrabile, è di incontestabile e inaudita gravità;

considerata la forte reazione dei cittadini e dell’opinione pubblica alla notizia di questo scempio rappresentata anche dalla voce delle associazioni ambientaliste e di tutela del paesaggio che evidenzia come la sensibilità e l’attaccamento ai beni ambientali abbiano formato una nuova sensibilità nei cittadini sardi e come su essa si sia radicata la consapevolezza della necessità di tutela e valorizzazione del territorio come risorsa ambientale per il futuro e che, nell’era del clima change, i temi del consumo del suolo, dell’erosione delle coste, di come combattere il dissesto idrogeologico, rappresentano una urgenza improcrastinabile, fenomeni che hanno colpito gravemente anche la nostra regione che rendono ancor più ingiustificabile lo scempio ambientale perpetrato in un sito naturalistico di incomparabile valore e bellezza;

atteso che:
– il Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione è intervenuto contestando il reato di disastro ambientale e ha proceduto al sequestro di tutta l’area per impedire che il danno ambientale rilevato potesse essere esteso ulteriormente e che altre piante ultracentenarie venissero abbattute;
– dell’operazione è stata informata l’autorità giudiziaria;
– attualmente istituzioni preposte alla vigilanza, autorizzazione e controllo (Comune di Alghero, Forestale, Ente parco di porto Conte) negano qualsivoglia autorizzazione e perfino la presentazione di richieste di autorizzazione a realizzare l’intervento

considerato che le stesse richieste di modifica, manutenzione ed eventuale abbattimento colturale devono essere corredate di studio agronomico per essere autorizzate;

atteso, altresì, che:
– il Sindaco di Alghero Mario Conoci riferisce, in data 8 dicembre al quotidiano locale di non aver ricevuto alcuna richiesta in merito e anzi di voler procedere alla costituzione in parte civile, in presenza di eventuale azione giudiziaria;
– il presidente del Parco Tilloca scrive in un comunicato ripreso da un quotidiano online il 7 dicembre):”Riguardo la vicenda relativa al taglio di essenze arboree nell’area del Parco naturale regionale di Porto Conte, in località Punta del quadro, preme evidenziare che quanto realizzato è oggetto di indagine di polizia giudiziaria e perciò è nostro dovere attendere gli esiti di tali indagini restando a completa disposizione degli organi inquirenti” e precisando di avere titolo a rilasciare autorizzazione dichiara, ancora, non solo di non averne ricevuta richiesta, ma che nel caso fosse stata presentata non sarebbe mai stata autorizzata, tenuto conto dell’importanza e del valore incalcolabile della vegetazione specifica oggetto di un intervento così violentemente demolitivo del paesaggio;

considerato che:
– il caso dell’abbattimento dei ginepri arriva in un periodo di allerta e tensione per le iniziative urbanistiche, soprattutto legislative essendo attualmente in discussione nella IV commissione del Consiglio regionale il disegno di legge n. 108 denominato “piano casa”;
– la bozza della legge è già al centro di interesse del Governo attraverso la sottosegretaria Alessandra Todde la quale ha dichiarato la preoccupazione per il contenuto delle proposte che, se confermato, sarebbe probabilmente impugnato dal governo in quanto “si avvia a violare il diritto costituzionale garantito dalle norme del Piano Paesaggistico regionale”,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l’Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica e l’Assessore della difesa dell’ambiente per sapere:
1) se siano a conoscenza di notizie dettagliate sul caso in oggetto;
2) se siano informati circa la presentazione, alle autorità competenti di eventuali richieste formali di autorizzazione;
3) quali provvedimenti intendano assumere in merito;
4) se non vogliano riconsiderare come prioritaria la difesa e tutela del paesaggio, del patrimonio ambientale in sede di discussione delle norme del piano casa e una riscrittura dello stesso disegno di legge che prevede incrementi volumetrici per case e alberghi nella fascia tutelata dei trecento metri dal mare, nonché le possibilità di costruire in agro con lotti di appena un ettaro non funzionali all’attività di impresa agricola.

Cagliari, 11 dicembre 2020

 

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