Interrogazione n. 451/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Interrogazione n. 451/A

CIUSA, con richiesta di risposta scritta, sulla ripresa delle attività per gli screening oncologici e sul diritto di tutti i pazienti oncologici a un accesso di qualità, ordinato, sicuro e dignitoso, alle strutture ospedaliere per fruire, senza ulteriore ritardo, di visite, esami e trattamenti chirurgici e terapeutici.

***************

Il sottoscritto,

premesso che:
– come efficacemente osservato dal prof. Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione Insieme contro il cancro, i cittadini colpiti dal cancro si trovano, loro malgrado, ad affrontare oggi una doppia sfida: sopravvivere all’epidemia da Covid-19 e combattere la patologia oncologica;
– il 10 marzo 2020 il Ministero della salute ha dettato le “Raccomandazioni per la gestione dei pazienti oncologici e onco-ematologici in corso di emergenza da Covid-19”, redatte su iniziativa del Comitato tecnico scientifico della Protezione civile;
– le raccomandazioni in questione suddividevano i pazienti oncologici in due gruppi a seconda che avessero o meno completato il percorso terapeutico e, per i soli pazienti off-therapy, esortavano a posticipare, laddove possibile e in accordo con gli specialisti, i controlli di follow-up, in modo da limitare al massimo la frequentazione delle strutture sanitarie, e ciò sia per limitare il rischio di esposizione a SARS-CoV-2 sia per ridurre la mole di lavoro di strutture già in parte sovraccariche;
– in Italia, sono circa 1.190.000 i pazienti colpiti da tumore in trattamento attivo;
– a causa dell’emergenza epidemiologica, tuttavia, per decisione delle singole regioni o delle singole aziende sanitarie, non soltanto i follow up per i pazienti off-therapy, ma anche gli screening oncologici e gli stessi trattamenti terapeutici e interventi chirurgici a beneficio dei pazienti con diagnosi di neoplasia sono stati in buona parte sospesi e rinviati a data da destinarsi;
– nel caso dei tumori alla mammella, la Senonetwork Italia Onlus, associazione che riunisce 133 Breast unit italiane, ha inviato un sondaggio ai centri della sua rete all’inizio di aprile e i risultati pervenuti hanno tratteggiato un quadro allarmante, con una riduzione delle sedute operatorie fino al 70 per cento dei casi e oltre;
– perfino gli esami riconducibili alla diagnostica per immagini, necessari per completare la stadiazione dei tumori, hanno risentito dello stato di emergenza, spesso per una errata interpretazione del concetto di urgenza e indifferibilità della prestazione sanitaria da parte delle aziende sanitarie, ritardando, di fatto, per i malati con una diagnosi di neoplasia la possibilità di ricevere un piano terapeutico adeguato al caso specifico;
– anche l’accesso alla diagnosi precoce del cancro ha subìto una decisa battuta di arresto, poiché in molte aziende sanitarie gli screening oncologici sono stati interrotti;

considerato che:
– il cancro della cervice uterina, della mammella e del colon retto sono tra i tumori più diffusi in ambito nazionale; per essi sono stati attivati da tempo dei programmi di screening di popolazione che rientrano tra i Livelli essenziali di assistenza che hanno consentito di diminuire sensibilmente il tasso di mortalità favorendo l’individuazione precoce di neoplasie o lesioni precancerose e il loro trattamento con procedure e terapie meno invasive e invalidanti;
– in Italia, i programmi di screening mammografico prevedono l’esecuzione di una mammografia ogni due anni nelle donne tra i 50 e i 69 anni, i programmi di screening cervicale prevedono l’esecuzione di un Pap test ogni tre anni nelle donne tra i 25 e i 64 anni e i programmi di screening per il tumore del colon retto prevedono l’esecuzione della ricerca del sangue occulto nelle feci ogni due anni per le donne e gli uomini tra i 50 e i 70 o i 74 anni;
– nel 2019, su scala nazionale le nuove diagnosi di cancro sono state ben 371.000;
– tuttavia, nei mesi di lockdown le diagnosi sono calate addirittura del 30 per cento;
– l’Osservatorio nazionale screening (ONS) ha rilevato che alla fine di marzo, a parte qualche eccezione virtuosa come l’Emilia-Romagna e la Valle d’Aosta, la gran parte delle regioni ha sospeso le attività per gli screening di primo livello, garantendo tendenzialmente gli approfondimenti;
– in Sardegna è stata disposta l’interruzione delle attività di primo livello e i follow-up, mentre le attività di secondo livello sono proseguite in modo non uniforme, garantendo le urgenze a seconda della valutazione e della disponibilità del singolo specialista;
– secondo uno studio condotto dalla società Nomisma, per raggiungere lo stesso numero di screening eseguiti negli anni precedenti occorre recuperarne ben quattro milioni, tenuto conto, tra l’altro, che il Sistema sanitario nazionale non potrà tornare a una piena ripresa prima di settembre, sicché negli ultimi quattro mesi dell’anno dovranno essere effettuati circa 1,2 milioni di test mammografici, 1,1 milioni di test cervicali e 1,6 milioni di test colonrettali;
– le ricercatrici che hanno condotto lo studio, tuttavia, evidenziano alcuni ostacoli che impediscono di realizzare il risultato sperato, quali, in primis, il necessario distanziamento sociale, con la conseguente riduzione del numero di accessi nelle strutture, e la fisiologica tendenza dei pazienti a considerare rimandabili tali test, ora aggravata dal timore di andare incontro al rischio di contagio da Covid;
– ogni anno, grazie ai programmi di screening pubblici e ai controlli effettuati nel privato, sia possibile individuare precocemente circa 11.000 carcinomi mammari, 8.000 lesioni alla cervice dell’utero e 3.800 carcinomi colonrettali;
– l’ONS raccomanda che le regioni e le province autonome riattivino il primo livello dei programmi di screening oncologico entro i mesi di maggio e giugno 2020, tenendo debitamente conto delle necessarie misure di sicurezza atte a limitare il contagio e a garantire la protezione, nel contempo, degli utenti e degli operatori sanitari;
– all’11 maggio 2020, l’ONS ha rilevato che l’Emilia Romagna, la Toscana, il Veneto e la Sicilia hanno già disposto la riapertura delle attività riconducibili a tutti i livelli di screening;
– l’ONS raccomanda, inoltre, che le regioni e le province autonome si dotino al più presto di un Piano di rientro per l’attività di screening, investendo, laddove possibile, maggiori risorse in funzione del recupero dei ritardi maturati a seguito della sospensione e della riduzione degli accessi, e di un Piano di comunicazione per informare la popolazione della ripresa delle attività e dell’importanza di partecipare al programma di screening e per assicurare la presa in carico dei pazienti in condizioni di sicurezza;
– l’Associazione Senonetwork Italia riporta, a tale proposito, le indicazioni delle società scientifiche, tra cui la Sezione di senologia della Società italiana, di radiologia medica e interventistica (SIRM), che raccomanda un rinvio non superiore a tre mesi per l’esecuzione della mammografia sia nell’ambito dello screening che nell’ambito del follow-up annuale dopo trattamento per tumore mammario;

considerato, inoltre, che:
– più in generale, con l’avvio della Fase 2 dell’emergenza occorre garantire al più presto una ripresa regolare di tutte le attività di gestione del paziente oncologico, dalla diagnosi all’intervento chirurgico e trattamento terapeutico, fino al necessario periodico follow up;
– la sospensione delle visite e degli esami disposta nella Fase 1 ha inevitabilmente finito per aggravare il carico di stress che in condizioni normali si accompagna alla convivenza con la patologia oncologica e al difficile percorso di accettazione della stessa e dei trattamenti chirurgici e terapeutici spesso invalidanti che si rendono conseguentemente necessari;
– il paziente oncologico avverte la necessità di essere accompagnato e guidato passo dopo passo nel suddetto percorso e nel momento in cui il Sistema sanitario lo mette in stand-by non può che sentirsi abbandonato;
– pertanto, le associazioni e fondazioni a tutela dei malati oncologici chiedono, oggi, alle istituzioni competenti di adottare gli atti e le misure necessarie per consentire la ripresa regolare dell’attività di diagnosi e di assistenza oncologica, istituendo e identificando, innanzitutto, all’interno delle strutture, percorsi e spazi (ad esempio sale di attesa) dedicati ai pazienti oncologici, dotando regolarmente tutti gli operatori sanitari dei necessari DPI e sottoponendoli a tamponi o test sierologici;

rilevato che:
– nonostante le richieste, le indicazioni e le raccomandazioni sopra riportate, in Sardegna la riapertura delle attività sanitarie connesse allo screening e all’assistenza dei pazienti oncologici sta avvenendo con modalità organizzative e procedure tali da non garantire il necessario accesso di qualità, ordinato, sicuro e dignitoso, degli utenti alle strutture ospedaliere;
– infatti, è notizia assai recente quella secondo cui i pazienti dell’Ospedale oncologico “Businco” di Cagliari stanno andando incontro a importanti disagi nell’accesso alla struttura, a causa di file interminabili all’esterno del presidio, in piedi, esposti alle più svariate condizioni meteorologiche, spesso immunodepressi o comunque in condizioni fisiche o psicologiche non compatibili con un’attesa estenuante in attesa della chiamata da parte del personale ospedaliero;
– con una dichiarazione congiunta, i rappresentanti delle associazioni “Socialismo diritti riforme”, “Mai più sole contro il tumore ovarico”, Fidapa Cagliari, il Tribunale del malato, la Lilt e l’Adiconsum regionale hanno denunciato siffatto grave disservizio evidenziando l’inconsistenza delle giustificazioni addotte in merito dalla Direzione dell’Azienda sanitaria Brotzu, che si è limitata a imputare il sovraffollamento alla fissazione, nella Fase 2, delle visite e degli esami che erano stati sospesi a causa dell’emergenza da Covid e che, trascorsi due mesi, sono diventati ormai urgenti e non ulteriormente differibili;
– le associazioni evidenziano, infatti, che se le prestazioni sanitarie per i malati oncologici fossero state garantite anche durante la Fase 1 con la previa individuazione, a livello regionale o almeno di singole aziende sanitarie, di percorsi e ambienti dedicati e di adeguati protocolli di sicurezza e la regolare fornitura di idonei dispositivi di protezione per gli operatori sanitari, non si sarebbe verificato un simile sovraffollamento nella Fase 2;
– in aggiunta, nella giornata di ieri gli operatori sanitari dell’Ospedale Businco hanno denunciato pubblicamente la mancata regolare fornitura di un numero sufficiente di guanti monouso necessari sia per lavorare con i pazienti che per igienizzare e sanificare gli ambienti;

ritenuto che:
– il Sistema sanitario regionale debba creare, senza ulteriore indugio, le condizioni necessarie per superare le problematiche organizzative connesse alla riapertura delle attività, e ciò nel rispetto tanto dei pazienti oncologici quanto degli sforzi dei singoli operatori sanitari, finora disorientati da decisioni aziendali organizzative oscure se non contraddittorie e, di fatto, lasciati da soli a sopportare il carico e la responsabilità di una valutazione discrezionale circa l’urgenza e indifferibilità delle visite e degli esami da assicurare,

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale per sapere:
1) se siano a conoscenza delle problematiche sopra esposte;
2) quali atti e misure intendano adottare per garantire il diritto di tutti i pazienti oncologici ad accedere, senza ulteriore ritardo, alle visite, agli esami e ai trattamenti chirurgici e terapeutici, a partire dalla diagnosi di neoplasia fino al periodico follow up;
3) quali atti e misure intendano adottare per garantire ai pazienti oncologici un accesso di qualità, ordinato, sicuro e dignitoso, alle strutture ospedaliere per fruire delle necessarie prestazioni sanitarie, organizzando percorsi e ambienti dedicati, definendo adeguati protocolli di sicurezza e assicurando la regolare fornitura di idonei dispositivi di protezione per tutti gli operatori sanitari, nell’ottica del contemperamento tra il suddetto diritto e l’esigenza di tutelare la sicurezza degli operatori stessi;
4) quali atti e misure intendano adottare per assicurare l’esecuzione delle attività connesse a tutti i livelli di screening oncologico, secondo un adeguato piano di rientro per recuperare i test non effettuati negli ultimi due mesi e un conseguente Piano di comunicazione per informare la popolazione della ripresa delle attività e dell’importanza di partecipare al programma di screening e per rassicurare i destinatari delle attività circa la presa in carico in condizioni di sicurezza.

Cagliari, 13 maggio 2020

Condividi: