Interrogazione n. 1026/A

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVILegislatura

Interrogazione n. 1026/A

(Pervenuta risposta scritta in data 04/06/2021)

CIUSA – LI GIOI – MANCA Desiré Alma – SOLINAS Alessandro, con richiesta di risposta scritta, in merito alla chiusura dei cantieri archeologici di Carbonia, Gonnesa, Sant’Antioco e Santadi.

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I sottoscritti,

premesso che:
– il Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42), all’articolo 118, comma 1, sancisce che “Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, anche con il concorso delle università e di altri soggetti pubblici e privati, realizzano; promuovono e sostengono, anche congiuntamente, ricerche, studi ed altre attività conoscitive aventi ad oggetto il patrimonio culturale”;
– il Codice, all’articolo 88, comma 1, specifica espressamente che “le ricerche archeologiche […] in qualunque parte del territorio nazionale sono riservate al Ministero”, il quale, ai sensi del successivo articolo 89, “può dare in concessione a soggetti pubblici o privati l’esecuzione delle ricerche”;
– in forza della legge regionale 20 settembre 2006, n. 14 (Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura), la Regione autonoma della Sardegna “persegue la tutela, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale materiale e immateriale della Sardegna” (articolo 1, comma 1) ed “esercita le funzioni di tutela e valorizzazione dei beni culturali ad essa attribuite dalla Costituzione, dalle intese ai sensi del comma 3 dell’articolo 118 della Costituzione, dall’articolo 10 della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, dallo Statuto Speciale per la Sardegna e le norme di attuazione, dal decreto legislativo n. 42 del 2004 e le funzioni di indirizzo, coordinamento, programmazione generale e valutazione in materia di beni, istituti e luoghi della cultura degli enti locali o ad essi affidati” (articolo 4, comma 1);
– l’articolo 4 della legge prevede, inoltre, che la Regione promuova e coordini “progetti per la valorizzazione dei beni culturali, l’organizzazione delle connesse attività, l’allargamento delle capacità e delle competenze di fruizione culturale”; promuova “la ricerca di soluzioni innovative per il coordinamento e la qualità della gestione del patrimonio e dell’offerta culturale sul territorio”; curi “lo sviluppo e l’inserimento delle attività e dei servizi degli istituti e dei luoghi della cultura della Sardegna nel contesto europeo ed extraeuropeo, favorendo la collaborazione e la cooperazione, la circolazione delle persone e delle idee e gli scambi professionali”;

premesso altresì che:
– con il decreto ministeriale 16 ottobre 2001 è stato istituito il Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna al fine di preservare la storia mineraria dell’isola, di rilanciare un territorio, quello del Sulcis, attanagliato dalle difficoltà economiche e sociali, e di riconvertire diversi posti di lavoro data la crisi dell’industria del carbone;
– la legge regionale 30 novembre 2016, n. 30 (Disposizioni per la prosecuzione delle attività previste dalla convenzione relativa alla gestione del progetto denominato “Parco geominerario della Sardegna” e modifiche alla legge regionale 11 aprile 2016, n. 5 (legge di stabilità 2016)), modificata dalla legge regionale 22 dicembre 2016, n. 34 e dalla legge regionale 3 agosto 2017, n. 18, all’articolo 2 prevede la prosecuzione degli interventi previsti per la stabilizzazione occupazionale nel progetto denominato “Parco geominerario della Sardegna”;
– la Regione, ai sensi della legge regionale n. 34 del 2016, con l’obiettivo del reinserimento occupazionale dei lavoratori dell’ex ATI-IFRAS che non hanno optato per l’incentivo all’esodo, ha avviato un percorso articolato di ricollocazioni a tempo determinato nelle more dell’individuazione dell’operatore che dovrà provvedere alla stabilità lavorativa;

considerato che:
– fino allo scorso 30 aprile, i cantieri archeologici del nuraghe Seruci, del nuraghe Sirai, delle aree archeologiche di Sant’Antioco e Pani Loriga, ricompresi all’interno del Parco geominerario storico ambientale della Sardegna venivano gestiti e manutenuti da circa 50 lavoratori ex ATI-IFRAS;
– in data 19 marzo 2021, repertorio n. 13, è stato sottoscritto il contratto d’appalto per il “Servizio di facility management e gestione integrata di servizi e attività da realizzarsi nelle aree del Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna per il periodo di 24 mesi”, il valore complessivo del contratto ammonta a euro 32.093.970,60;
– il contratto prevede l’assunzione dei 377 lavoratori socialmente utili individuati nelle aree del Parco geominerario, la gestione complessa dei servizi manutentivi e la gestione di politiche attive del lavoro e interventi formativi mirati all’accrescimento delle competenze dei lavoratori;

verificato che il contratto sottoscritto non prevede interventi manutentivi e di gestione delle aree archeologiche del nuraghe Seruci, del nuraghe Sirai, di Sant’Antioco e di Pani Loriga;

considerato che nonostante i sindaci dei comuni interessati, congiuntamente alla Soprintendenza, avessero chiesto a suo tempo che i siti archeologici venissero reintegrati, i siti sono attualmente chiusi;

dato atto che lo scorso 30 aprile il Presidente della Regione ha dichiarato che “È tempo che la Sardegna valorizzi le sue immense ricchezze archeologiche, un quinto dell’intero patrimonio nazionale, testimonianza di una civiltà che ha preceduto di molti secoli quella romana” e che “la Giunta sta portando avanti un piano di valorizzazione del nostro patrimonio archeologico, sia in funzione di salvaguardia di beni dal valore storico inestimabile, sia come attrattore turistico in un mercato sempre più competitivo, nel quale la Sardegna può presentare un’offerta che coniughi le testimonianze di antiche civiltà alle naturali bellezze paesaggistiche” e ancora “avvieremo un imponente programma di ricerche archeologiche cui seguirà un’attività di divulgazione e di comunicazione a livello internazionale, anche con il coinvolgimento dell’industria cinematografica, per rappresentare al mondo l’enorme rilevanza e vastità del patrimonio monumentale della nostra Isola”;

ritenuto che la Regione debba urgentemente porre in atto ogni azione utile per tutelare questi importanti luoghi storici, custodi della memoria collettiva e privata in cui l’assenza delle attività finora svolte avrà come effetto immediato l’accelerazione del processo di degrado dei beni culturali in essi custoditi, compromettendo la loro conservazione e ottimale fruizione pubblica,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione, l’Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport e l’Assessore regionale del turismo artigianato e commercio per sapere:
1) se siano a conoscenza di quanto esposto;
2) quali azioni intendano adottare al fine di tutelare questi importanti luoghi storici;
3) quali azioni intendano porre in essere per la valorizzazione del patrimonio archeologico regionale nell’ottica di incremento dell’occupazione, della valorizzazione del territorio, con conseguente innalzamento della qualità di vita della popolazione residente e rafforzamento dell’offerta turistico-culturale.

Cagliari, 6 maggio 2021

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