CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVII Legislatura
Mozione n. 50
AGUS – DERIU – CIUSA – PORCU – PIZZUTO – COCCO – ORRÙ – PINTUS – PIANO – FUNDONI – CORRIAS – PILURZU – PISCEDDA – SOLINAS Antonio – SORU – SPANO – MANDAS – SERRA – MATTA – LI GIOI – SOLINAS Alessandro – CAU – COZZOLINO – CANU – CASULA – DI NOLFO – FRAU – DESSENA – LOI, sulle iniziative della Regione Sardegna in merito al decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, recante “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” (cosiddetto decreto sicurezza): espressione di contrarietà e valutazione dei profili di incostituzionalità.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
– il 18 settembre 2024 è stato approvato in prima lettura alla Camera dei deputati il disegno di legge n. 1660, recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”;
– la presentazione del disegno di legge ha aperto un acceso dibattito politico sia dentro, soprattutto fuori dalle aule parlamentari, dato che nei trentotto articoli di cui era composto comparivano quattordici nuove fattispecie di reato, oltre a varie circostanze aggravanti, tra cui alcune che hanno sollevato preoccupazione ed obiezioni, anche da parte della Presidenza della Repubblica;
– il decreto-legge “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” approvato il 4 aprile scorso dal Consiglio dei ministri sostituisce e supera il disegno di legge all’esame del Parlamento, ricalcandone integralmente i trentotto articoli, ma recependo i sei rilievi che erano stati mossi dal Quirinale su norme che erano a rischio di incostituzionalità;
– tra il 28 e 29 maggio 2025, con centosessantatré voti favorevoli, novantuno contrari e un astenuto la Camera dei deputati ha approvato in prima lettura e con voto di fiducia la legge di conversione del decreto-legge sicurezza e il testo approderà il 3 giugno al Senato;
CONSIDERATO che:
– sui testi del disegno di legge prima e del decreto-legge poi si è acceso un dibattito pubblico che ha coinvolto, oltre alle forze politiche, anche le organizzazioni sociali, sindacali e gli enti del terzo settore esprimendo forte preoccupazione per l’iter parlamentare e per l’impianto generale del provvedimento ritenuto fortemente orientato verso una logica repressiva, dal momento che si ricorre in modo esagerato a nuove fattispecie incriminatrici penali e contemporaneamente si rafforzano i poteri coercitivi senza corrispondenti misure di prevenzione, inclusione e promozione sociale;
– l’assetto democratico potrebbe subire ripercussioni in virtù del controllo sulla manifestazione del dissenso e della libera espressione del pensiero;
– il ricorso parlamentare allo strumento del decreto-legge su atti che ineriscono alla libertà personale e alla partecipazione democratica risulta inopportuno e sproporzionato data l’assenza del presupposto di urgenza;
RILEVATO che:
– il decreto-legge dispone il divieto generalizzato di importazione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto delle infiorescenze della canapa (Cannabis sativa L.), coltivata ai sensi della legge 2 dicembre 2016, n. 242 (Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa), nonché dei prodotti derivati, tra cui estratti, resine e olii, prevedendo per tali attività l’applicazione delle sanzioni stabilite dal decreto del Presidente della Repubblica 1990, n. 309 (Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza);
– tale disposizione colpisce un settore produttivo italiano legale e consolidato con un volume economico, occupazionale e socioculturale in Sardegna di notevole spessore, dal momento che impatta su oltre 500 ettari ed è un comparto che dà lavoro diretto e indiretto a più di trecento persone tra agricoltori, cooperative e trasformatori;
CONSIDERATO, inoltre, che:
– il decreto-legge interviene in materia di revoca della cittadinanza: si estende da tre a dieci anni il periodo in cui può essere esercitata nei confronti dello straniero, a decorrere dalla sentenza di condanna per i gravi reati già previsti dall’ordinamento, a condizione che possieda o possa acquisire un’altra cittadinanza;
– piuttosto che affrontare il tema della crisi abitativa si introducono nuove fattispecie di reato che andranno ad aggiungersi a quelle già esistenti in tre articoli del codice penale: l’articolo 633 c.p. che prevede per l’invasione di terreni o edifici la reclusione da uno a tre anni; il recente articolo 633 bis c.p. (norma cosiddetta “anti rave”) volto a punire, con la reclusione da tre a sei anni, chi organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui; l’articolo 634 c.p. che punisce, con la reclusione fino a due anni, il fatto di chi, fuori dai casi indicati negli articoli 633 e 633 bis c.p., turba, con violenza alla persona o con minaccia, l’altrui pacifico possesso di cose immobili;
– si rischia di aggravare, senza risultati sulla sicurezza collettiva, il già precario stato di salute degli istituti penitenziari i cui tassi di sovraffollamento e l’impressionante numero di suicidi tra la popolazione ristretta necessiterebbero invece di essere affrontati in maniera strutturale;
RITENUTO che:
– alla luce del percorso intrapreso nelle Commissioni e nelle aule parlamentari il confronto con il Governo sui contenuti del decreto è stato scarno e non ha tenuto conto delle critiche giuridiche oltre alle ripercussioni in termini economici e di diritti costituzionali anche in ambito regionale;
– risulta essenziale avviare un confronto istituzionale anche con la Regione date le ricadute che gli effetti del decreto avrebbero sulle carceri sarde, sul settore produttivo della canapa nonché sull’esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali,
impegna la Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) ad esprimere formalmente, in tutte le sedi istituzionali opportune, la contrarietà della Regione Sardegna al decreto-legge n. 48 del 2025, evidenziando le criticità in esso contenute in relazione ai diritti costituzionalmente garantiti e alle competenze regionali;
2) a promuovere, anche in coordinamento con altre regioni, una valutazione approfondita dei profili di possibile incostituzionalità del decreto-legge n. 48 del 2025, valutando l’eventualità di proporre ricorso alla Corte costituzionale, ai sensi dell’articolo 127 della Costituzione, qualora siano riscontrate violazioni delle competenze regionali o dei diritti fondamentali dei cittadini.
Cagliari, 4 giugno 2025