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Resoconto della seduta n. 152 del 16/12/2005

CLII SEDUTA

Venerdì 16 dicembre 2005

Presidenza del Vicepresidente Paolo Fadda

omunicazioni del Presidente:

PRESIDENTE......................................................................................................... 3

Congedi.................................................................................................................. 2

Mozione (Annunzio)............................................................................................... 2

Proposte di legge (Annunzio di presentazione)..................................................... 2

Proposte di legge Lai - Fadda Paolo - Masia - Pacifico - Addis - Cocco - Ibba - Lanzi - Serra: "Indirizzi generali e realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" (110/A), Cappelli - Oppi - Cappai - La Spisa - Vargiu - Ladu - Amadu - Cuccu Franco Ignazio - Biancareddu - Randazzo - Diana: "Sistema regionale integrato di servizi sociali e socio-sanitari" (112/A) e del disegno di legge: "Norme per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" (127/A). (Discussione generale del testo unificato):

LAI, relatore............................................................................................................ 7

Proposte di legge Sanna Simonetta - Biancu - Addis - Cocco - Cucca - Cuccu Giuseppe - Fadda Paolo - Giagu - Manca - Sabatini - Sanna Francesco - Secci - Barracciu: "Norme organiche per la disciplina, la programmazione e lo sviluppo delle attività di spettacolo in Sardegna" (105/A), Caligaris - Ibba - Balia - Masia: "Disciplina delle attività di spettacolo in Sardegna" (150/A) e Marracini: "Norme organiche per la disciplina, la programmazione e lo sviluppo delle attività di spettacolo dal vivo nella Regione autonoma della Sardegna" (158/A). (Continuazione della discussione generale del testo unificato):

SANNA SIMONETTA........................................................................................... 3

Sull'ordine dei lavori:

LICHERI................................................................................................................. 2

LAI.......................................................................................................................... 4

VARGIU................................................................................................................. 4

OPPI....................................................................................................................... 6

CAPELLI.............................................................................................................. 21

La seduta è aperta alle ore 10 e 07.

LANZI, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta di mercoledì 30 novembre 2005 (147), che è approvato.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Licheri. Ne ha facoltà.

LICHERI (R.C.). Signor Presidente, chiedo mezz'ora di sospensione per consentire ai colleghi di arrivare in Aula.

PRESIDENTE. Constatata la scarsa presenza di consiglieri in Aula sospendo la seduta per trenta minuti. I lavori riprenderanno alle ore 10 e 30.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 08, viene ripresa alle ore 10 e 32.)

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gerolamo Licandro e Carlo Sanjust hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 16 dicembre 2005; i consiglieri regionali Giuseppe Atzeri, Mario Bruno, Carmelo Cachia, Franco Sabatini e Fedele Sanciu hanno chiesto congedo per la giornata del 16 dicembre 2005.

Poichè non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

FLORIS Mario - LADU - ARTIZZU - CASSANO - RASSU - CHERCHI Oscar - AMADU: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l'anno 2006" (196).

(Pervenuta il 15 dicembre 2005 e assegnata alla terza Commissione.)

COCCO - BRUNO - LAI - MASIA - CERINA - PISU - AMADU - BIANCU - BALIA - CALIGARIS - CUGINI - FADDA - FRAU - IBBA - LICHERI - MARRACINI - PINNA - PORCU - SECCI - SANNA Matteo - SANNA Francesco - SANNA Simonetta - SANJUST: "Norme per l'istituzione e la valorizzazione del servizio civile volontario regionale". (197)

(Pervenuta il 14 dicembre 2005 e assegnata alla seconda Commissione.)

Annunzio di mozione

PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza:

ORRU', Segretario:

"Mozione MARROCU - BIANCU - LA SPISA - PORCU - LICHERI - OPPI - DIANA - BALIA - LADU - CORDA - MARRACINI - SERRA sul Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione" (64).

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei Capigruppo, all'unanimità, non ha accolto la richiesta formulata dall'onorevole Floris, ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento, di inserimento all'ordine del giorno della proposta di legge numero 196, di cui è primo firmatario, di autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio.

Continuazione della discussione generale del testo unificato delle proposte di legge Sanna Simonetta - Biancu - Addis - Cocco - Cucca - Cuccu Giuseppe - Fadda Paolo - Giagu - Manca - Sabatini - Sanna Francesco - Secci - Barracciu: "Norme organiche per la disciplina, la programmazione e lo sviluppo delle attività di spettacolo in Sardegna" (105/A), Caligaris - Ibba - Balia - Masia: "Disciplina delle attività di spettacolo in Sardegna" (150/A) e Marracini: "Norme organiche per la disciplina, la programmazione e lo sviluppo delle attività di spettacolo dal vivo nella Regione autonoma della Sardegna" (158/A)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Sanna Simonetta. Ne ha facoltà.

SANNA SIMONETTA (La Margherita-D.L.). Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 86 del Regolamento, chiedo il rinvio della proposta di legge in Commissione, così da dare al Consiglio l'opportunità di procedere ad ulteriori approfondimenti ed integrazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, sulla sua richiesta può esprimersi un consigliere per Gruppo. Poiché nessuno domanda di parlare, metto in votazione la richiesta di rinvio del testo unificato delle proposte di legge numero 105, 150 e 158/A in Commissione. Chi la approva alzi la mano.

(E' approvata)

Il provvedimento è rinviato alla Commissione competente.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.

LAI (D.S.). Signor Presidente, chiedo una sospensione di trenta minuti per consentire all'Assessore della sanità di essere presente alla discussione, non programmata per stamattina, di un provvedimento delicato ed importante.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, non abbiamo nessun problema ad accogliere la, non solo legittima ma doverosa, richiesta del collega Lai. Devo però sottolineare che ritengo inutile tenere estenuanti Conferenze dei Capigruppo per decidere lo svolgimento dei lavori dell'Aula se poi il corso dei lavori dell'Aula viene continuamente modificato e nessuno di noi sa qual è la legge che si discuterà in un dato momento. Io le chiederei di farsi carico, presso la Presidenza del Consiglio, dell'amarezza e del malessere presenti in quest'Aula perché, se ci si prepara alla discussione su una proposta di legge, per esempio quella sullo spettacolo, diventa difficile poi discuterne nella stessa giornata un'altra, per esempio quella sui servizi sociali. Ciascuno di noi ha necessità di sapere in anticipo l'argomento che si deve discutere perchè deve prepararsi; stiamo parlando di leggi, non di ordini del giorno o di mozioni, di provvedimenti cioè che lasciano il segno nella vita della Regione.

PRESIDENTE. Onorevole Vargiu, io comprendo il suo stato d'animo, ma vorrei ricordare a lei e ai colleghi che stiamo rispettando l'ordine del giorno, non è stata chiesta nessuna inversione del medesimo. I lavori riprenderanno alle ore 11. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 37, viene ripresa alle ore 11 e 05.)

PRESIDENTE.. Ha domandato di parlare il consigliere Oppi. Ne ha facoltà.

OPPI (U.D.C.). Signor Presidente,io le chiedo di passare alla discussione delle mozioni numero 59 e 62 secondo gli impegni che sono stati assunti ieri in Conferenza dei Capigruppo. Iniziare adesso l'esame di questo provvedimento sui servizi alla persona, solo perché non si è riusciti ad esitare altri provvedimenti, vuol dire fare la relazione stamattina e poi riprendere la discussione, chissà, fra un mese; questo svolgimento dei lavori non ha alcun significato.

PRESIDENTE. Onorevole Oppi, le ricordo che le mozioni verranno discusse la prossima settimana nel corso della seduta ad esse appositamente dedicata, essendo stata richiesta la convocazione straordinaria del Consiglio per il loro esame, come previsto dal Regolamento.

Discussione generale del testo unificato delle proposte di legge Lai - Fadda Paolo - Masia - Pacifico - Addis - Cocco - Ibba - Lanzi - Serra: "Indirizzi generali e realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" (110/A), Cappelli - Oppi - Cappai - La Spisa - Vargiu - Ladu - Amadu - Cuccu Franco Ignazio - Biancareddu - Randazzo - Diana: "Sistema regionale integrato di servizi sociali e socio-sanitari" (112/A) e del disegno di legge: "Norme per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" (127/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge numero 110, 112/A e del disegno di legge numero 127/A. Dichiaro aperta la discussione generale. Ha facoltà di parlare il consigliere Lai, relatore.

LAI (D.S.), relatore. Signor Presidente, devo doverosamente iniziare la relazione a questo testo unificato con dei ringraziamenti, non solo di forma, a tutti i colleghi della Commissione, al Presidente, ai proponenti la proposta di legge, primo firmatario l'onorevole Capelli, che insieme al disegno di legge della Giunta, connesso al piano sociale, e al provvedimento proposto dalla maggioranza ha costituito lo schema sul quale è stato costruito l'articolato che è oggi è all'esame dell'Aula. Si tratta di un articolato delicato in quanto costituisce uno dei fondamenti del welfare regionale in Sardegna; su questo articolato si avvia infatti anche un percorso di collegamento tra politiche sociali, politiche sanitarie e piano strategico sotto l'aspetto dei diritti, dell'esercizio e dell'accesso ai diritti della persona; e i due Piani, il sociale e il sanitario, costituiranno la base delle politiche della Regione nei prossimi tre anni.

La discussione odierna è l'avvio di un percorso, è un punto di partenza che regolerà le modalità con le quali la Regione, i comuni e le organizzazioni sociali risponderanno alle fondamentali paure dei sardi. Con questa legge anche in Sardegna si compie finalmente un percorso normativo che nel Paese ha avuto inizio nel 2000 con la legge numero 328, mentre nella Regione era iniziato nel 1988 con la legge numero 4, una legge fondante, una legge che anticipava i tempi rispetto ad una modalità d'approccio alle politiche sociali, dando un ruolo importante agli enti locali sotto l'aspetto delle risposte ai cittadini, dando un ruolo importante alle organizzazioni del volontariato che in Sardegna da quella legge hanno avuto una spinta fondamentale ed essenziale.

In Sardegna con questa legge si compie un iter, si definisce finalmente un progetto del quale siamo stati in qualche modo promotori diciotto anni fa ma che, nel frattempo, ha maturato dei ritardi che con questo testo unificato, alla cui stesura tutta la Commissione, maggioranza e minoranza, ha contribuito, speriamo di recuperare sotto il profilo attuativo, ma con questo provvedimento noi speriamo anche di innovare rispetto allo stato d'attuazione della legge numero 328 nel resto del Paese. Quindi, non recuperiamo soltanto un ritardo che era minore rispetto ad altre regioni, ma apriamo ad innovazioni che nel corso del dibattito potremo insieme sottolineare e verificare, e quindi considerare come valide o meno valide a seconda della direzione che intendiamo dare al profilo del sistema integrato del servizio alla persona.

L'iter è compiuto all'interno di un contesto nel quale noi dobbiamo vedere il sistema dei servizi alla persona, il sistema delle politiche sociali; l'iter si compie in una contingenza storica caratterizzata soprattutto da un cambiamento continuo e da una diffusa frammentazione delle relazioni sociali, comunitarie, familiari e personali.

La frammentazione è il fil rouge di questa nuova epoca e le risposte alla frammentazione sono le paure; le paure sono i nuovi confini che condizionano l'agire di ogni cittadino. La paura del futuro per sé e per i propri cari, soprattutto per i propri figli, la paura ad averli e a crescerli, che impedisce in partenza la costituzione di famiglie e la crescita della popolazione; la paura di non poterli accudire, di non avere il tempo necessario, quante volte si sente questa locuzione, per educarli o la forza per educarli, e magari la paura di non avere le risorse e gli strumenti necessari per consentire che crescano e riescano a raggiungere gli obiettivi che impone la società competitiva che viviamo..

La paura come reazione alla complessità e all'assenza di strumenti da affrontare da soli. Una complessità che sempre più spesso fa apparire nebulosa la prospettiva entro la quale collocare gli strumenti orientati a rendere effettivi i diritti di cittadinanza ma, più generalmente, i diritti umani.

Ora, la riforma introdotta dalla legge numero 328 del 2000 ha cercato di leggere queste trasformazioni in atto accogliendo un dato omogeneo, costante, sempre presente, territorio per territorio, della crescente complessità dei bisogni sociali. Ed è in questo spaccato, che si può definire di omogenea complessità, che è possibile leggere il testo di legge che anche in Sardegna si appresta a sviluppare e a realizzare il nuovo welfare locale.

Certo, questo testo da solo è insufficiente a descrivere e a disegnare il welfare al quale la Sardegna deve tendere per garantire ai sardi una nuova ed effettiva cittadinanza; ma è la prima di quattro gambe su cui deve poggiarsi un disegno globale di diritti di cittadinanza e degli strumenti attraverso i quali i diritti si possono esigere e possono essere garantiti in qualunque posto della Sardegna si sia nati, si viva, si scelga di lavorare e crescere, o di invecchiare.

Parlo dei servizi per il lavoro, parlo del diritto alla formazione per tutto l'arco della vita, parlo del diritto alla salute. Insieme questi quattro diritti costituiscono la base sulla quale costruire quel welfare locale al quale questa Regione deve tendere per garantire ai suoi cittadini una risposta alle paure.

Nel corso del Novecento è stato lo Stato-Nazione, quello di matrice ottocentesca, a caratterizzare gli assetti istituzionali ed anche le dispute della democrazia e, attraverso queste, le garanzie universali poste a tutela delle persone. L'ultimo decennio del ventesimo secolo ha segnalato ripetutamente che queste garanzie dello Stato sono sempre meno universali in termini di reale possibilità di realizzarle e di ottenerle per tutto l'arco della propria vita.

La centralità dello Stato non è più il caposaldo di ogni legislazione e di ogni riforma, ed anzi sempre più spesso la Pubblica Amministrazione viene individuata come una delle cause delle grandi distorsioni sociali. Volendo citare Don Milani si può dire che nell'intenzione di coprire tutti, perché ugualmente eguali, lo Stato sociale ha di fatto aperto, nei tempi, importanti spazi al privilegio, che hanno sommato ingiustizia ad ingiustizia, in quanto realizzando spazi di eguaglianza non selettiva si sono create parti uguali tra disuguali. Questo è il grande tema della sostenibilità finanziaria, soprattutto, del welfare state.

Gli anni Novanta sono stati caratterizzati dalla rincorsa al migliore equilibrio nei conti dello Stato. I parametri di Maastricht hanno giustificato i provvedimenti di riforma fiscale alla ricerca di un nuovo equilibrio che consentisse di fare scelte di sviluppo e di evitare la bancarotta pubblica. Il grande rischio, allora, era quello della perdita di tutele, del venire meno di un adeguato collegamento tra esigenze di bilancio e diritti. In questa prospettiva si è operato per trovare le soluzioni necessarie in una condivisione diffusa dei governi di gran parte dell'Europa senza distinzione di parte. Governi socialdemocratici e conservatori hanno affrontato lo stesso problema, lo stesso percorso di trasformazione delle politiche pubbliche con obiettivi economici analoghi e ricette diverse sul fronte dei diritti. E' in questo quadro che noi dobbiamo situare la proposta di cui oggi iniziamo a dibattere.

Ora, a che cosa deve rispondere un nuovo welfare locale? Le trasformazioni non sono state soltanto delle istituzioni, esse hanno riguardato anche la società. Questo passaggio d'epoca è stato segnato dalla rivoluzione tecnologica; le capacità delocalizzative dei processi produttivi hanno accelerato i percorsi verso la flessibilità delle forme di lavoro. Questa è una delle prime paure; il grande valore della conoscenza ha trasformato la natura stessa della gran parte dei lavori, rendendo più precari i modi e le forme di reclutamento al lavoro. La natura immateriale del lavoro, nello stesso tempo, ha rilevato forti trasformazioni anche dal lato dell'approccio dei singoli ai luoghi di lavoro. Non stiamo più nei luoghi di lavoro nello stesso modo, è mutato il costume, sono diventati importanti nuovi modi di gestire la convivenza. Il mondo del lavoro, che ha alimentato le speranze di riscatto nei tempi andati, oggi fa lo stesso con quelle grandi masse di persone che, provenienti dai paesi in via di sviluppo, premono alle nostre porte. E anche questa è un'altra paura che sollecita la nostra società.

La società del benessere in queste nuove dimensioni ha aperto nuovi spazi di esclusione sociale ed anche questo alimenta paure. In questo nuovo contesto si può essere soggetti economicamente autonomi e rischiare al contempo di entrare in una delle nuove dimensioni della povertà: la povertà della società del benessere che non esclude per censo, non risparmia i colletti bianchi, quelle classi intermedie della scala sociale che prima potevano razionalmente sentirsi al sicuro.

Tutti gli ultimi rapporti sulla povertà e l'esclusione sociale, anche quelli del Ministero del welfare, parlano di povertà di condizione, povertà relazionale, povertà materiale e povertà culturale. Non è quindi una sola dimensione quella su cui si deve intervenire ma bisogna porre l'attenzione invece a fenomeni diversi e complessi che hanno un unico punto in comune: la persona e le difficoltà del suo percorso di vita, la persona e la sua dimensione relazionale.

E' la necessità di rispondere alla complessità delle paure e insieme alla complessità della realtà, della già presente e diffusa povertà, che richiede con forza un nuovo welfare; un welfare che si disegna nuovo prima di tutto nell'approccio e, poi, nell'organizzazione della risposta al bisogno, prima nell'approccio e poi nell'organizzazione della risposta al bisogno. Nuovo perché non riguarda soltanto i poveri visibili, quelli senza tetto e senza lavoro, nuovo perché non riguarda soltanto coloro che hanno un handicap, nuovo perché deve occuparsi di prevenire i cambiamenti che colpiscono le persone, nuovo perché deve guidare le persone fuori dal buio della paura, nuovo perché ognuno di noi, anche attraverso una persona a noi vicina, non è e non sarà mai più al sicuro di fronte all'esclusione sociale e alla povertà, di fronte ai rovesci della vita dai quali è sempre più difficile difendersi e risollevarsi. Un welfare nuovo che non sia l'ultimo intervento di fronte alla povertà e all'esclusione sociale, ma sia una presenza costante sempre pronta, disponibile, nella vita di ogni persona. Un welfare nuovo e capace di guidare le altre politiche, le politiche del lavoro, le politiche della formazione e l'istruzione, le politiche della salute, gli interventi di orientamento e di enpowerment, gli interventi di lotta alla povertà di ogni genere. Con questo articolato normativo ci poniamo un'ambizione importante, non pensiamo che una legge possa sostituire o risolvere i problemi, ma una legge genera fiducia se è scritta nella modalità che consente di esercitare i diritti; e se genera fiducia genera una prima risposta alle paure. Noi con questo articolato normativo possiamo creare le condizioni perché il nuovo welfare parta prima di tutto nel pensiero delle persone e possa compiere così il percorso atteso.

Tutte le altre regioni italiane hanno ottemperato e sperimentato la legge numero 328 con risultati alterni, ma guardando comunque ad un nuovo diritto di cittadinanza attraverso il nuovo welfare; il nuovo sistema integrato viene realizzato prima di tutto attraverso la programmazione, la concertazione, la collaborazione fra tutti gli attori sociali presenti nei territori, è questa una importante novità del nuovo welfare municipale e comunitario.

La promozione dei valori della dignità umana, della libertà, dell'uguaglianza e della solidarietà di tutti i cittadini e fra tutti i cittadini vengono garantiti superando il concetto di uno Stato assistenziale, sostanzialmente centralista e paternalista, per affermare la promozione umana e la responsabilità di ognuno di noi, di ogni piccolo nucleo presente nei contesti sociali, perché quel diritto sia non un diritto assistenziale ma un diritto della persona.

La sussidiarietà è intesa non solamente sulla sua accezione verticale, cioè tra istituzioni gerarchicamente ordinate, ma viene promossa nella sua accezione orizzontale, prima di tutto tra istituzioni ed organizzazioni della società civile presenti in un dato territorio. Attraverso il metodo della programmazione e della concertazione i comuni sono quindi chiamati a coordinare e integrare i servizi richiedendo la partecipazione dei cittadini, sia come singoli che come entità associative variamente orientate nell'ambito della produzione dei servizi, ma anche nell'ambito principale della tutela dei diritti e della promozione umana.

La legge sviluppa prima di tutto la partecipazione dei corpi intermedi: la famiglia, le associazioni di volontariato che non vengono chiamati a registrare i bisogni e basta, ma parliamo di un volontariato esercitato in forma singola nelle strutture assistenziali, ma anche in forma collettiva, le tante organizzazioni della società civile cioè a contatto diretto con le esigenze dei cittadini e, per questo, più in grado di garantirne la soddisfazione. I diritti di cittadinanza vengono garantiti anche attraverso la promozione di forme già presenti o innovative di intervento, ideate dai soggetti sociali solidali: cooperative sociali, fondazioni, IPAB, associazioni, organismi della cooperazione, enti di patronato, enti di ispirazione ecclesiale.

Per ciò che riguarda la produzione dei servizi questa è una riforma che contiene una sfida: nel disporre il nuovo sistema chiede agli enti preposti di migliorare gli standard qualitativi dei servizi, prendendo atto delle difficoltà in cui versa gran parte degli operatori del sociale e del terzo settore; operatori in difficoltà perché costretti a subire un impoverimento complessivo delle strutture a seguito di una anomala concorrenza sui medesimi servizi, anomala perché incide sulla qualità delle prestazioni abbassandola, appiattendola, standardizzandola e non personalizzandola.

Il provvedimento intende incidere sul processo di scelta dei soggetti erogatori di prestazioni; viene introdotto il principio della prevalenza del titolo di servizio, il voucher, finalizzato a riportare dall'amministratore al cittadino la scelta dell'operatore che eroga la prestazione,; il cittadino sceglie l'erogatore del servizio, l'amministratore sceglie chi tra gli erogatori ha le qualità per essere garante del diritto e della dignità nell'esercizio di quel diritto. Viene disposta la fine del metodo del massimo ribasso negli appalti pubblici, vincolando i servizi a criteri precisi stabiliti dalla Regione sulla base di linee guida che definiranno una Carta dei servizi sociali adottata da ogni ente che partecipa all'erogazione e conosciuta dal cittadino.

Viene introdotta la qualità sociale delle prestazioni e dei soggetti che le erogano; ci sono quindi le condizioni nuove per operare a favore dello sviluppo di servizi effettivamente centrati sulle esigenze delle persone, anche tenendo conto delle necessarie qualifiche, dei titoli e della crescente responsabilità anche morale degli operatori professionali.

La Sardegna ha in materia di servizi sociali, a seguito delle modifiche alla Carta costituzionale, ha competenza residuale e quindi esclusiva; ha ancora oggi una legge regionale la numero 4 del 1988, che con questa nuova legge viene abrogata, che è stata innovativa e che ha precorso la legge numero 328. Una legge che si è sviluppata nella logica della delega agli enti locali attraverso il metodo della programmazione, attraverso un Piano triennale regionale attuato dai comuni con i Piani comunali d'intervento, che già prevedeva lo sviluppo dei servizi nella logica della collaborazione tra enti locali tra di loro associati. Una legge però che ha avuto dei limiti sia nella gestione associata che nella personalizzazione mancata degli interventi anche per un'eccessiva standardizzazione e ripetitività, limitando di conseguenza non solo la creatività, ma anche la quantità di interventi che effettivamente potevano essere erogati a parità di risorse disponibili. Limiti che con questa nuova legge possono essere superati.

Lo strumento in cui il welfare locale si fa concreto sono i Piani unitari locali dei servizi (PLUS) che dispongono i percorsi necessari allo sviluppo della progettazione. I Piani locali unitari rappresentano una innovazione anche rispetto alla legge numero 328 perché spingono verso una maggiore e radicale integrazione delle politiche sociali con quelle sanitarie, al fine di superare l'incomunicabilità attuale e condividere il peso di molte recenti leggi che hanno aumentato il carico di prestazioni sanitarie nei bilanci dei comuni.

Ma i PLUS non sono solo questo; la partecipazione del terzo settore si realizza, in questo momento, sulla base di processi concertativi nell'ambito di contesti territoriali definiti, e con la partecipazione attiva e propositiva dei sindacati e degli stessi cittadini attraverso le loro associazioni. Le politiche sociali sviluppate nella logica della partecipazione possono così promuovere le condizioni per lo sviluppo a partire dai territori e nei territori.

Gli strumenti della programmazione negoziata possono arricchirsi di un nuovo strumento: il Piano di zona del sistema integrato con i Piani delle attività territoriali della sanità. Lo sviluppo locale non può promuoversi e svilupparsi seriamente a prescindere dalle persone più deboli e in stato di disagio; promuovere responsabilità incidendo sui fenomeni di esclusione sociale rappresenta la pre-condizione per un vero sviluppo sociale ed economico.

Se c'è una cosa che dobbiamo tenere presente è che rivedere gli strumenti delle politiche sociali significa porre le condizioni perché uno sviluppo economico sia vero, radicato e veda la partecipazione di tutti. La legge di cui stiamo avviando la discussione ci consente di fare questo. Auspichiamo quindi l'approvazione da parte di questo Consiglio di un provvedimento che sarà di grande e diretto impatto sui cittadini e sarà, soprattutto, la legge fondante del nuovo welfare della nostra Regione.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (U.D.C.). Presidente, io credo che questa legge, molto ben illustrata dal collega Lai nella sua relazione, meriti grande attenzione da parte dell'Aula. Per cui chiederei, se i colleghi sono d'accordo, di sospendere i lavori e di riprendere l'esame della legge in maniera efficace, partecipata e compiuta nella prossima seduta da.

PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta per cinque minuti e convoco una Conferenza dei Capigruppo.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 31, viene ripresa alle ore 11 e 50.)

PRESIDENTE. Colleghi, la Conferenza dei Capigruppo ha accolto all'unanimità la proposta avanzata dal collega Capelli. Ha inoltre deciso che i lavori riprenderanno alle ore 16 di martedì 20 dicembre con, all'ordine del giorno, la continuazione della discussione del testo unificato delle proposte di legge numero 110-112/A e del disegno di legge numero 127/A. I lavori proseguiranno nella giornata di mercoledì con la discussione del disegno di legge di autorizzazione all'esercizio provvisorio e delle mozioni numero 59 e 62. Vorrei invitare i Presidenti di Commissione che hanno convocato le rispettive Commissioni per martedì pomeriggio ad anticipare la convocazione a martedì mattina, stante la convocazione del Consiglio per le ore 16.

La seduta è tolta alle ore 11 e 53



Allegati seduta

CLII SEDUTA

Venerdì 16 dicembre 2005

Presidenza del Vicepresidente Paolo Fadda

omunicazioni del Presidente:

PRESIDENTE......................................................................................................... 3

Congedi.................................................................................................................. 2

Mozione (Annunzio)............................................................................................... 2

Proposte di legge (Annunzio di presentazione)..................................................... 2

Proposte di legge Lai - Fadda Paolo - Masia - Pacifico - Addis - Cocco - Ibba - Lanzi - Serra: "Indirizzi generali e realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" (110/A), Cappelli - Oppi - Cappai - La Spisa - Vargiu - Ladu - Amadu - Cuccu Franco Ignazio - Biancareddu - Randazzo - Diana: "Sistema regionale integrato di servizi sociali e socio-sanitari" (112/A) e del disegno di legge: "Norme per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" (127/A). (Discussione generale del testo unificato):

LAI, relatore............................................................................................................ 7

Proposte di legge Sanna Simonetta - Biancu - Addis - Cocco - Cucca - Cuccu Giuseppe - Fadda Paolo - Giagu - Manca - Sabatini - Sanna Francesco - Secci - Barracciu: "Norme organiche per la disciplina, la programmazione e lo sviluppo delle attività di spettacolo in Sardegna" (105/A), Caligaris - Ibba - Balia - Masia: "Disciplina delle attività di spettacolo in Sardegna" (150/A) e Marracini: "Norme organiche per la disciplina, la programmazione e lo sviluppo delle attività di spettacolo dal vivo nella Regione autonoma della Sardegna" (158/A). (Continuazione della discussione generale del testo unificato):

SANNA SIMONETTA........................................................................................... 3

Sull'ordine dei lavori:

LICHERI................................................................................................................. 2

LAI.......................................................................................................................... 4

VARGIU................................................................................................................. 4

OPPI....................................................................................................................... 6

CAPELLI.............................................................................................................. 21

La seduta è aperta alle ore 10 e 07.

LANZI, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta di mercoledì 30 novembre 2005 (147), che è approvato.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Licheri. Ne ha facoltà.

LICHERI (R.C.). Signor Presidente, chiedo mezz'ora di sospensione per consentire ai colleghi di arrivare in Aula.

PRESIDENTE. Constatata la scarsa presenza di consiglieri in Aula sospendo la seduta per trenta minuti. I lavori riprenderanno alle ore 10 e 30.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 08, viene ripresa alle ore 10 e 32.)

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gerolamo Licandro e Carlo Sanjust hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 16 dicembre 2005; i consiglieri regionali Giuseppe Atzeri, Mario Bruno, Carmelo Cachia, Franco Sabatini e Fedele Sanciu hanno chiesto congedo per la giornata del 16 dicembre 2005.

Poichè non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

FLORIS Mario - LADU - ARTIZZU - CASSANO - RASSU - CHERCHI Oscar - AMADU: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l'anno 2006" (196).

(Pervenuta il 15 dicembre 2005 e assegnata alla terza Commissione.)

COCCO - BRUNO - LAI - MASIA - CERINA - PISU - AMADU - BIANCU - BALIA - CALIGARIS - CUGINI - FADDA - FRAU - IBBA - LICHERI - MARRACINI - PINNA - PORCU - SECCI - SANNA Matteo - SANNA Francesco - SANNA Simonetta - SANJUST: "Norme per l'istituzione e la valorizzazione del servizio civile volontario regionale". (197)

(Pervenuta il 14 dicembre 2005 e assegnata alla seconda Commissione.)

Annunzio di mozione

PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza:

ORRU', Segretario:

"Mozione MARROCU - BIANCU - LA SPISA - PORCU - LICHERI - OPPI - DIANA - BALIA - LADU - CORDA - MARRACINI - SERRA sul Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione" (64).

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei Capigruppo, all'unanimità, non ha accolto la richiesta formulata dall'onorevole Floris, ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento, di inserimento all'ordine del giorno della proposta di legge numero 196, di cui è primo firmatario, di autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio.

Continuazione della discussione generale del testo unificato delle proposte di legge Sanna Simonetta - Biancu - Addis - Cocco - Cucca - Cuccu Giuseppe - Fadda Paolo - Giagu - Manca - Sabatini - Sanna Francesco - Secci - Barracciu: "Norme organiche per la disciplina, la programmazione e lo sviluppo delle attività di spettacolo in Sardegna" (105/A), Caligaris - Ibba - Balia - Masia: "Disciplina delle attività di spettacolo in Sardegna" (150/A) e Marracini: "Norme organiche per la disciplina, la programmazione e lo sviluppo delle attività di spettacolo dal vivo nella Regione autonoma della Sardegna" (158/A)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Sanna Simonetta. Ne ha facoltà.

SANNA SIMONETTA (La Margherita-D.L.). Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 86 del Regolamento, chiedo il rinvio della proposta di legge in Commissione, così da dare al Consiglio l'opportunità di procedere ad ulteriori approfondimenti ed integrazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, sulla sua richiesta può esprimersi un consigliere per Gruppo. Poiché nessuno domanda di parlare, metto in votazione la richiesta di rinvio del testo unificato delle proposte di legge numero 105, 150 e 158/A in Commissione. Chi la approva alzi la mano.

(E' approvata)

Il provvedimento è rinviato alla Commissione competente.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.

LAI (D.S.). Signor Presidente, chiedo una sospensione di trenta minuti per consentire all'Assessore della sanità di essere presente alla discussione, non programmata per stamattina, di un provvedimento delicato ed importante.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, non abbiamo nessun problema ad accogliere la, non solo legittima ma doverosa, richiesta del collega Lai. Devo però sottolineare che ritengo inutile tenere estenuanti Conferenze dei Capigruppo per decidere lo svolgimento dei lavori dell'Aula se poi il corso dei lavori dell'Aula viene continuamente modificato e nessuno di noi sa qual è la legge che si discuterà in un dato momento. Io le chiederei di farsi carico, presso la Presidenza del Consiglio, dell'amarezza e del malessere presenti in quest'Aula perché, se ci si prepara alla discussione su una proposta di legge, per esempio quella sullo spettacolo, diventa difficile poi discuterne nella stessa giornata un'altra, per esempio quella sui servizi sociali. Ciascuno di noi ha necessità di sapere in anticipo l'argomento che si deve discutere perchè deve prepararsi; stiamo parlando di leggi, non di ordini del giorno o di mozioni, di provvedimenti cioè che lasciano il segno nella vita della Regione.

PRESIDENTE. Onorevole Vargiu, io comprendo il suo stato d'animo, ma vorrei ricordare a lei e ai colleghi che stiamo rispettando l'ordine del giorno, non è stata chiesta nessuna inversione del medesimo. I lavori riprenderanno alle ore 11. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 37, viene ripresa alle ore 11 e 05.)

PRESIDENTE.. Ha domandato di parlare il consigliere Oppi. Ne ha facoltà.

OPPI (U.D.C.). Signor Presidente,io le chiedo di passare alla discussione delle mozioni numero 59 e 62 secondo gli impegni che sono stati assunti ieri in Conferenza dei Capigruppo. Iniziare adesso l'esame di questo provvedimento sui servizi alla persona, solo perché non si è riusciti ad esitare altri provvedimenti, vuol dire fare la relazione stamattina e poi riprendere la discussione, chissà, fra un mese; questo svolgimento dei lavori non ha alcun significato.

PRESIDENTE. Onorevole Oppi, le ricordo che le mozioni verranno discusse la prossima settimana nel corso della seduta ad esse appositamente dedicata, essendo stata richiesta la convocazione straordinaria del Consiglio per il loro esame, come previsto dal Regolamento.

Discussione generale del testo unificato delle proposte di legge Lai - Fadda Paolo - Masia - Pacifico - Addis - Cocco - Ibba - Lanzi - Serra: "Indirizzi generali e realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" (110/A), Cappelli - Oppi - Cappai - La Spisa - Vargiu - Ladu - Amadu - Cuccu Franco Ignazio - Biancareddu - Randazzo - Diana: "Sistema regionale integrato di servizi sociali e socio-sanitari" (112/A) e del disegno di legge: "Norme per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" (127/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge numero 110, 112/A e del disegno di legge numero 127/A. Dichiaro aperta la discussione generale. Ha facoltà di parlare il consigliere Lai, relatore.

LAI (D.S.), relatore. Signor Presidente, devo doverosamente iniziare la relazione a questo testo unificato con dei ringraziamenti, non solo di forma, a tutti i colleghi della Commissione, al Presidente, ai proponenti la proposta di legge, primo firmatario l'onorevole Capelli, che insieme al disegno di legge della Giunta, connesso al piano sociale, e al provvedimento proposto dalla maggioranza ha costituito lo schema sul quale è stato costruito l'articolato che è oggi è all'esame dell'Aula. Si tratta di un articolato delicato in quanto costituisce uno dei fondamenti del welfare regionale in Sardegna; su questo articolato si avvia infatti anche un percorso di collegamento tra politiche sociali, politiche sanitarie e piano strategico sotto l'aspetto dei diritti, dell'esercizio e dell'accesso ai diritti della persona; e i due Piani, il sociale e il sanitario, costituiranno la base delle politiche della Regione nei prossimi tre anni.

La discussione odierna è l'avvio di un percorso, è un punto di partenza che regolerà le modalità con le quali la Regione, i comuni e le organizzazioni sociali risponderanno alle fondamentali paure dei sardi. Con questa legge anche in Sardegna si compie finalmente un percorso normativo che nel Paese ha avuto inizio nel 2000 con la legge numero 328, mentre nella Regione era iniziato nel 1988 con la legge numero 4, una legge fondante, una legge che anticipava i tempi rispetto ad una modalità d'approccio alle politiche sociali, dando un ruolo importante agli enti locali sotto l'aspetto delle risposte ai cittadini, dando un ruolo importante alle organizzazioni del volontariato che in Sardegna da quella legge hanno avuto una spinta fondamentale ed essenziale.

In Sardegna con questa legge si compie un iter, si definisce finalmente un progetto del quale siamo stati in qualche modo promotori diciotto anni fa ma che, nel frattempo, ha maturato dei ritardi che con questo testo unificato, alla cui stesura tutta la Commissione, maggioranza e minoranza, ha contribuito, speriamo di recuperare sotto il profilo attuativo, ma con questo provvedimento noi speriamo anche di innovare rispetto allo stato d'attuazione della legge numero 328 nel resto del Paese. Quindi, non recuperiamo soltanto un ritardo che era minore rispetto ad altre regioni, ma apriamo ad innovazioni che nel corso del dibattito potremo insieme sottolineare e verificare, e quindi considerare come valide o meno valide a seconda della direzione che intendiamo dare al profilo del sistema integrato del servizio alla persona.

L'iter è compiuto all'interno di un contesto nel quale noi dobbiamo vedere il sistema dei servizi alla persona, il sistema delle politiche sociali; l'iter si compie in una contingenza storica caratterizzata soprattutto da un cambiamento continuo e da una diffusa frammentazione delle relazioni sociali, comunitarie, familiari e personali.

La frammentazione è il fil rouge di questa nuova epoca e le risposte alla frammentazione sono le paure; le paure sono i nuovi confini che condizionano l'agire di ogni cittadino. La paura del futuro per sé e per i propri cari, soprattutto per i propri figli, la paura ad averli e a crescerli, che impedisce in partenza la costituzione di famiglie e la crescita della popolazione; la paura di non poterli accudire, di non avere il tempo necessario, quante volte si sente questa locuzione, per educarli o la forza per educarli, e magari la paura di non avere le risorse e gli strumenti necessari per consentire che crescano e riescano a raggiungere gli obiettivi che impone la società competitiva che viviamo..

La paura come reazione alla complessità e all'assenza di strumenti da affrontare da soli. Una complessità che sempre più spesso fa apparire nebulosa la prospettiva entro la quale collocare gli strumenti orientati a rendere effettivi i diritti di cittadinanza ma, più generalmente, i diritti umani.

Ora, la riforma introdotta dalla legge numero 328 del 2000 ha cercato di leggere queste trasformazioni in atto accogliendo un dato omogeneo, costante, sempre presente, territorio per territorio, della crescente complessità dei bisogni sociali. Ed è in questo spaccato, che si può definire di omogenea complessità, che è possibile leggere il testo di legge che anche in Sardegna si appresta a sviluppare e a realizzare il nuovo welfare locale.

Certo, questo testo da solo è insufficiente a descrivere e a disegnare il welfare al quale la Sardegna deve tendere per garantire ai sardi una nuova ed effettiva cittadinanza; ma è la prima di quattro gambe su cui deve poggiarsi un disegno globale di diritti di cittadinanza e degli strumenti attraverso i quali i diritti si possono esigere e possono essere garantiti in qualunque posto della Sardegna si sia nati, si viva, si scelga di lavorare e crescere, o di invecchiare.

Parlo dei servizi per il lavoro, parlo del diritto alla formazione per tutto l'arco della vita, parlo del diritto alla salute. Insieme questi quattro diritti costituiscono la base sulla quale costruire quel welfare locale al quale questa Regione deve tendere per garantire ai suoi cittadini una risposta alle paure.

Nel corso del Novecento è stato lo Stato-Nazione, quello di matrice ottocentesca, a caratterizzare gli assetti istituzionali ed anche le dispute della democrazia e, attraverso queste, le garanzie universali poste a tutela delle persone. L'ultimo decennio del ventesimo secolo ha segnalato ripetutamente che queste garanzie dello Stato sono sempre meno universali in termini di reale possibilità di realizzarle e di ottenerle per tutto l'arco della propria vita.

La centralità dello Stato non è più il caposaldo di ogni legislazione e di ogni riforma, ed anzi sempre più spesso la Pubblica Amministrazione viene individuata come una delle cause delle grandi distorsioni sociali. Volendo citare Don Milani si può dire che nell'intenzione di coprire tutti, perché ugualmente eguali, lo Stato sociale ha di fatto aperto, nei tempi, importanti spazi al privilegio, che hanno sommato ingiustizia ad ingiustizia, in quanto realizzando spazi di eguaglianza non selettiva si sono create parti uguali tra disuguali. Questo è il grande tema della sostenibilità finanziaria, soprattutto, del welfare state.

Gli anni Novanta sono stati caratterizzati dalla rincorsa al migliore equilibrio nei conti dello Stato. I parametri di Maastricht hanno giustificato i provvedimenti di riforma fiscale alla ricerca di un nuovo equilibrio che consentisse di fare scelte di sviluppo e di evitare la bancarotta pubblica. Il grande rischio, allora, era quello della perdita di tutele, del venire meno di un adeguato collegamento tra esigenze di bilancio e diritti. In questa prospettiva si è operato per trovare le soluzioni necessarie in una condivisione diffusa dei governi di gran parte dell'Europa senza distinzione di parte. Governi socialdemocratici e conservatori hanno affrontato lo stesso problema, lo stesso percorso di trasformazione delle politiche pubbliche con obiettivi economici analoghi e ricette diverse sul fronte dei diritti. E' in questo quadro che noi dobbiamo situare la proposta di cui oggi iniziamo a dibattere.

Ora, a che cosa deve rispondere un nuovo welfare locale? Le trasformazioni non sono state soltanto delle istituzioni, esse hanno riguardato anche la società. Questo passaggio d'epoca è stato segnato dalla rivoluzione tecnologica; le capacità delocalizzative dei processi produttivi hanno accelerato i percorsi verso la flessibilità delle forme di lavoro. Questa è una delle prime paure; il grande valore della conoscenza ha trasformato la natura stessa della gran parte dei lavori, rendendo più precari i modi e le forme di reclutamento al lavoro. La natura immateriale del lavoro, nello stesso tempo, ha rilevato forti trasformazioni anche dal lato dell'approccio dei singoli ai luoghi di lavoro. Non stiamo più nei luoghi di lavoro nello stesso modo, è mutato il costume, sono diventati importanti nuovi modi di gestire la convivenza. Il mondo del lavoro, che ha alimentato le speranze di riscatto nei tempi andati, oggi fa lo stesso con quelle grandi masse di persone che, provenienti dai paesi in via di sviluppo, premono alle nostre porte. E anche questa è un'altra paura che sollecita la nostra società.

La società del benessere in queste nuove dimensioni ha aperto nuovi spazi di esclusione sociale ed anche questo alimenta paure. In questo nuovo contesto si può essere soggetti economicamente autonomi e rischiare al contempo di entrare in una delle nuove dimensioni della povertà: la povertà della società del benessere che non esclude per censo, non risparmia i colletti bianchi, quelle classi intermedie della scala sociale che prima potevano razionalmente sentirsi al sicuro.

Tutti gli ultimi rapporti sulla povertà e l'esclusione sociale, anche quelli del Ministero del welfare, parlano di povertà di condizione, povertà relazionale, povertà materiale e povertà culturale. Non è quindi una sola dimensione quella su cui si deve intervenire ma bisogna porre l'attenzione invece a fenomeni diversi e complessi che hanno un unico punto in comune: la persona e le difficoltà del suo percorso di vita, la persona e la sua dimensione relazionale.

E' la necessità di rispondere alla complessità delle paure e insieme alla complessità della realtà, della già presente e diffusa povertà, che richiede con forza un nuovo welfare; un welfare che si disegna nuovo prima di tutto nell'approccio e, poi, nell'organizzazione della risposta al bisogno, prima nell'approccio e poi nell'organizzazione della risposta al bisogno. Nuovo perché non riguarda soltanto i poveri visibili, quelli senza tetto e senza lavoro, nuovo perché non riguarda soltanto coloro che hanno un handicap, nuovo perché deve occuparsi di prevenire i cambiamenti che colpiscono le persone, nuovo perché deve guidare le persone fuori dal buio della paura, nuovo perché ognuno di noi, anche attraverso una persona a noi vicina, non è e non sarà mai più al sicuro di fronte all'esclusione sociale e alla povertà, di fronte ai rovesci della vita dai quali è sempre più difficile difendersi e risollevarsi. Un welfare nuovo che non sia l'ultimo intervento di fronte alla povertà e all'esclusione sociale, ma sia una presenza costante sempre pronta, disponibile, nella vita di ogni persona. Un welfare nuovo e capace di guidare le altre politiche, le politiche del lavoro, le politiche della formazione e l'istruzione, le politiche della salute, gli interventi di orientamento e di enpowerment, gli interventi di lotta alla povertà di ogni genere. Con questo articolato normativo ci poniamo un'ambizione importante, non pensiamo che una legge possa sostituire o risolvere i problemi, ma una legge genera fiducia se è scritta nella modalità che consente di esercitare i diritti; e se genera fiducia genera una prima risposta alle paure. Noi con questo articolato normativo possiamo creare le condizioni perché il nuovo welfare parta prima di tutto nel pensiero delle persone e possa compiere così il percorso atteso.

Tutte le altre regioni italiane hanno ottemperato e sperimentato la legge numero 328 con risultati alterni, ma guardando comunque ad un nuovo diritto di cittadinanza attraverso il nuovo welfare; il nuovo sistema integrato viene realizzato prima di tutto attraverso la programmazione, la concertazione, la collaborazione fra tutti gli attori sociali presenti nei territori, è questa una importante novità del nuovo welfare municipale e comunitario.

La promozione dei valori della dignità umana, della libertà, dell'uguaglianza e della solidarietà di tutti i cittadini e fra tutti i cittadini vengono garantiti superando il concetto di uno Stato assistenziale, sostanzialmente centralista e paternalista, per affermare la promozione umana e la responsabilità di ognuno di noi, di ogni piccolo nucleo presente nei contesti sociali, perché quel diritto sia non un diritto assistenziale ma un diritto della persona.

La sussidiarietà è intesa non solamente sulla sua accezione verticale, cioè tra istituzioni gerarchicamente ordinate, ma viene promossa nella sua accezione orizzontale, prima di tutto tra istituzioni ed organizzazioni della società civile presenti in un dato territorio. Attraverso il metodo della programmazione e della concertazione i comuni sono quindi chiamati a coordinare e integrare i servizi richiedendo la partecipazione dei cittadini, sia come singoli che come entità associative variamente orientate nell'ambito della produzione dei servizi, ma anche nell'ambito principale della tutela dei diritti e della promozione umana.

La legge sviluppa prima di tutto la partecipazione dei corpi intermedi: la famiglia, le associazioni di volontariato che non vengono chiamati a registrare i bisogni e basta, ma parliamo di un volontariato esercitato in forma singola nelle strutture assistenziali, ma anche in forma collettiva, le tante organizzazioni della società civile cioè a contatto diretto con le esigenze dei cittadini e, per questo, più in grado di garantirne la soddisfazione. I diritti di cittadinanza vengono garantiti anche attraverso la promozione di forme già presenti o innovative di intervento, ideate dai soggetti sociali solidali: cooperative sociali, fondazioni, IPAB, associazioni, organismi della cooperazione, enti di patronato, enti di ispirazione ecclesiale.

Per ciò che riguarda la produzione dei servizi questa è una riforma che contiene una sfida: nel disporre il nuovo sistema chiede agli enti preposti di migliorare gli standard qualitativi dei servizi, prendendo atto delle difficoltà in cui versa gran parte degli operatori del sociale e del terzo settore; operatori in difficoltà perché costretti a subire un impoverimento complessivo delle strutture a seguito di una anomala concorrenza sui medesimi servizi, anomala perché incide sulla qualità delle prestazioni abbassandola, appiattendola, standardizzandola e non personalizzandola.

Il provvedimento intende incidere sul processo di scelta dei soggetti erogatori di prestazioni; viene introdotto il principio della prevalenza del titolo di servizio, il voucher, finalizzato a riportare dall'amministratore al cittadino la scelta dell'operatore che eroga la prestazione,; il cittadino sceglie l'erogatore del servizio, l'amministratore sceglie chi tra gli erogatori ha le qualità per essere garante del diritto e della dignità nell'esercizio di quel diritto. Viene disposta la fine del metodo del massimo ribasso negli appalti pubblici, vincolando i servizi a criteri precisi stabiliti dalla Regione sulla base di linee guida che definiranno una Carta dei servizi sociali adottata da ogni ente che partecipa all'erogazione e conosciuta dal cittadino.

Viene introdotta la qualità sociale delle prestazioni e dei soggetti che le erogano; ci sono quindi le condizioni nuove per operare a favore dello sviluppo di servizi effettivamente centrati sulle esigenze delle persone, anche tenendo conto delle necessarie qualifiche, dei titoli e della crescente responsabilità anche morale degli operatori professionali.

La Sardegna ha in materia di servizi sociali, a seguito delle modifiche alla Carta costituzionale, ha competenza residuale e quindi esclusiva; ha ancora oggi una legge regionale la numero 4 del 1988, che con questa nuova legge viene abrogata, che è stata innovativa e che ha precorso la legge numero 328. Una legge che si è sviluppata nella logica della delega agli enti locali attraverso il metodo della programmazione, attraverso un Piano triennale regionale attuato dai comuni con i Piani comunali d'intervento, che già prevedeva lo sviluppo dei servizi nella logica della collaborazione tra enti locali tra di loro associati. Una legge però che ha avuto dei limiti sia nella gestione associata che nella personalizzazione mancata degli interventi anche per un'eccessiva standardizzazione e ripetitività, limitando di conseguenza non solo la creatività, ma anche la quantità di interventi che effettivamente potevano essere erogati a parità di risorse disponibili. Limiti che con questa nuova legge possono essere superati.

Lo strumento in cui il welfare locale si fa concreto sono i Piani unitari locali dei servizi (PLUS) che dispongono i percorsi necessari allo sviluppo della progettazione. I Piani locali unitari rappresentano una innovazione anche rispetto alla legge numero 328 perché spingono verso una maggiore e radicale integrazione delle politiche sociali con quelle sanitarie, al fine di superare l'incomunicabilità attuale e condividere il peso di molte recenti leggi che hanno aumentato il carico di prestazioni sanitarie nei bilanci dei comuni.

Ma i PLUS non sono solo questo; la partecipazione del terzo settore si realizza, in questo momento, sulla base di processi concertativi nell'ambito di contesti territoriali definiti, e con la partecipazione attiva e propositiva dei sindacati e degli stessi cittadini attraverso le loro associazioni. Le politiche sociali sviluppate nella logica della partecipazione possono così promuovere le condizioni per lo sviluppo a partire dai territori e nei territori.

Gli strumenti della programmazione negoziata possono arricchirsi di un nuovo strumento: il Piano di zona del sistema integrato con i Piani delle attività territoriali della sanità. Lo sviluppo locale non può promuoversi e svilupparsi seriamente a prescindere dalle persone più deboli e in stato di disagio; promuovere responsabilità incidendo sui fenomeni di esclusione sociale rappresenta la pre-condizione per un vero sviluppo sociale ed economico.

Se c'è una cosa che dobbiamo tenere presente è che rivedere gli strumenti delle politiche sociali significa porre le condizioni perché uno sviluppo economico sia vero, radicato e veda la partecipazione di tutti. La legge di cui stiamo avviando la discussione ci consente di fare questo. Auspichiamo quindi l'approvazione da parte di questo Consiglio di un provvedimento che sarà di grande e diretto impatto sui cittadini e sarà, soprattutto, la legge fondante del nuovo welfare della nostra Regione.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (U.D.C.). Presidente, io credo che questa legge, molto ben illustrata dal collega Lai nella sua relazione, meriti grande attenzione da parte dell'Aula. Per cui chiederei, se i colleghi sono d'accordo, di sospendere i lavori e di riprendere l'esame della legge in maniera efficace, partecipata e compiuta nella prossima seduta da.

PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta per cinque minuti e convoco una Conferenza dei Capigruppo.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 31, viene ripresa alle ore 11 e 50.)

PRESIDENTE. Colleghi, la Conferenza dei Capigruppo ha accolto all'unanimità la proposta avanzata dal collega Capelli. Ha inoltre deciso che i lavori riprenderanno alle ore 16 di martedì 20 dicembre con, all'ordine del giorno, la continuazione della discussione del testo unificato delle proposte di legge numero 110-112/A e del disegno di legge numero 127/A. I lavori proseguiranno nella giornata di mercoledì con la discussione del disegno di legge di autorizzazione all'esercizio provvisorio e delle mozioni numero 59 e 62. Vorrei invitare i Presidenti di Commissione che hanno convocato le rispettive Commissioni per martedì pomeriggio ad anticipare la convocazione a martedì mattina, stante la convocazione del Consiglio per le ore 16.

La seduta è tolta alle ore 11 e 53