CCXLVI SEDUTA
(ANTIMERIDIANA)
GIOVEDI'27 MAGGIO 1993
Presidenza della Vicepresidente SERRI
INDICE
Disegno di legge: "Disposizioni varie in materia di attivitàculturali e sociali". (368) (Discussione generale):
ORTU .......................................
COCCO....................................
BAROSCHI..............................
DEIANA...................................
SALIS ......................................
FADDA FAUSTO ...................
AZZENA, Assessore della pubblica istruzione, beni cultuali, informazione, spettacolo e sport
COGODI .................................
DADEA....................................
PILI ..........................................
SECHI .....................................
MULAS MARIA GIOVANNA
TAMPONI ...............................
SALIS ......................................
(Votazione per appello nominale dell'emendamento numero 6)
(Risultato della votazione).......
Legge regionale 24 luglio 1992 concernente: "Personale addetto alla divulgazione agricola" (CCLXV), rinviata dal Governo. (Discussione generale):
PIRARBA, Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale
La seduta è aperta alle ore 10 e 16.
PORCU, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 25 maggio 1993, che è approvato.
Discussione della legge regionale 24 luglio 1992 concernente: "Personale addetto alla divulgazione agricola" (CCLXV), rinviata dal Governo
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della legge rinviata CCLXV.
Ha domandato di parlare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
PIRARBA, Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Abbiamo esaminato analiticamente tutto il provvedimento per poter apportare un elemento che è abbastanza innovativo riguardante la natura del rapporto di lavoro. Abbiamo bisogno dell'intera mattina per poter mettere a punto tecnicamente il provvedimento. Chiedo quindi che la discussione sia rinviata alla prossima seduta.
PRESIDENTE. Se non ci sono osservazioni la richiesta della Giunta è accolta.
Discussione del disegno di legge:"Disposizioni varie in materia di attivitàculturali e sociali" (368)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge numero 368.
Dichiaro aperta la discussione generale. Ha facoltà di parlare l'onorevole Antonio Serra, relatore.
SERRA ANTONIO (D.C.), relatore. Mi rimetto alla relazione scritta.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Ortu. Ne ha facoltà.
ORTU (P.S.d'Az.). Onorevole Presidente, procedendo nell'approvazione di leggi di settore mi pare che il Consiglio stia continuando alla vecchia maniera, con errori, senza un preciso tracciato di percorso, senza obiettivi, senza finalità ben definite.
Da anni si sente l'esigenza di affrontare il problema di una politica museale in Sardegna, e questo Consiglio è stato sensibile al problema con la presentazione, da parte di singoli o di gruppi, di progetti di legge che però sono rimasti, purtroppo, ancora lettera morta. Si continua così a viaggiare all'insegna dell'estemporaneità, all'insegna dell'improvvisazione, con due miliardi di qua, un miliardo di là, senza però avere un disegno preciso di una politica che tenda a conservare, a salvaguardare, a valorizzare quello che è un grande patrimonio, le radici stesse del nostro essere di oggi. Ebbene, tutto questo non avviene le risorse si sprecano, si sciupano con interventi sporadici, con interventi scoordinati tra loro, che non conseguono poi quel fine né culturale, né politico, né umano, né sociale che noi vorremmo conseguire. Non si può andare incontro a tutte le richieste che all'Assessore di turno, alla Giunta di turno vengono avanzate da questo o da quell'altro paese, da questa o da quell'altra città senza avere un disegno unitario, senza avere cioè un'idea di quello che un sistema museale in Sardegna deve essere. Proposte, pertanto, che vengono in modo estemporaneo, dei velleitarismi spesso municipalistici, dei campanilismi; solo perché a tre chilometri di distanza il sindaco o l'amministrazione comunale di un paese ha realizzato un museo, anche l'altro vuole realizzare un museo. Ma noi non possiamo andare appresso a queste istanze irrazionali che vengono anche dal territorio, che avranno pure le loro giustificazioni ma non si collocano in un progetto che deve essere dell'autorità politica che a questo è stata chiamata a sovrintendere; richieste pertanto spesso scarsamente ponderate, non supportate da razionalità e cultura. Quale in un disegno unitario, in un disegno organico la distribuzione nel territorio dei musei? Quali le zone strategiche, le zone archeologiche, i punti di riferimento storici, i punti di forza del turismo? Tutte domande alle quali prima è indispensabile dare risposta. Quali specializzazioni museali, in che misura, collocate dove? Musei della civiltà contadina, musei etnografici, della cultura mineraria, archeologici, di scienze naturali, di cultura artigiana e industriale, musei storici, musei d'arte? Ma tutto questo è da definire. Le risorse che noi abbiamo sono scarse e poiché sono scarse bisognerebbe anche utilizzarle con maggiore discrezione, con maggiore razionalità, così come è d'uso in una qualsiasi famiglia che ha scarsi mezzi per sbarcare il lunario. Abbiamo mai pensato a tutto questo? Abbiamo mai pensato, ad esempio, a formare il personale specializzato, il personale che deve supportare queste iniziative e un progetto di questo genere? Abbiamo pensato alla distribuzione nel territorio delle strutture e di quale tipo di strutture? Non tutte le strutture sono adeguate e valide per qualsiasi museo. Anche questo è tutto da studiare, ma di tutto questo non se ne parla, si parla di dare un miliardo qui, due miliardi là per soddisfare le esigenze, magari clientelari, di questo o di quel gruppo. Ma a che cosa serve, a che fine di elevazione, di crescita civile delle popolazioni stesse che devono fruire, loro innanzitutto, del patrimonio museale che siamo capaci di costruire? Quali sono gli obiettivi? Obiettivi turistici? Ma tutto questo comporta un progetto culturale complessivo che presuppone anche una base culturale umana già di notevole elevatezza, pertanto una legge quadro sulla politica museale.
Centri storici: bene, anche per i centri storici si approvano finanziamenti, però non si fa una legge per i centri storici eppure sono arrivate in Consiglio proposte più o meno valide, ma di queste non se ne parla. Questi centri storici sono i centri di cultura vivente ma anche a questo proposito manca una legge organica che regoli la complessiva materia e abbiamo anche in questo campo norme sparse e scoordinate tra loro. La finanziaria, le leggi di accompagnamento tornano su questi problemi ma senza un filo rosso che le unisca e le giustifichi. Ogni occasione è buona e ci si aggancia a ogni treno senza tenere conto della sua direzione. Noi sappiamo benissimo cosa sta avvenendo nei nostri comuni, si svuotano di vita i centri storici, il cuore di ogni comunità, e l'urbanizzazione e la costruzione delle case avvengono a macchia d'olio tutto attorno alla città e ai paesi, con un grave aggravio per quelli che sono i servizi che la comunità deve garantire ai cittadini.
Abbiamo approvato finanziamenti per la legge 32 e per esempio ci siamo dimenticati di dire che al cittadino che va a risanare una abitazione in un centro storico con la "32" si abbattono ulteriormente gli interessi, perché invece che andare a costruire case nuove al di fuori dell'antico centro abitato, bisognerebbe tornare invece al centro storico incentivando però queste decisioni del cittadino.
E quanti musei, Assessore, sono stati costruiti dalla Cassa per il Mezzogiorno, dalla Regione, non importa da chi! Ci sono tanti e tanti musei costruiti in Sardegna e sono vuoti di reperti e sono vuoti di ufficianti, restano chiusi. Ma questo è un problema che non ci mettiamo, l'interessante è spendere altri quattrini, magari per farne altri nuovi. Si va ancora e sempre all'insegna delle improvvisazioni che ci hanno portato anche, Assessore, molto spesso, lei lo sa, a spese inutili, a sprechi dei quali qualcuno dovrà domani rispondere alla Corte dei conti, mettendo anche la mano al proprio portafoglio perché finalmente si faccia giustizia in questa società e in questa politica spendacciona, ma spendacciona con i soldi degli altri.
Andate a vedere nella Giara di Gesturi cosa è successo, edifici costruiti ormai da oltre un decennio e mai collaudati che vengono giù pezzo per pezzo ed erano quattrini pubblici. Ma chi deve rispondere di tutto questo? Chi è il responsabile di questo spreco, di questi quattrini scippati ai cittadini e buttati forse per dare un progetto a tizio, per dare una direzione di lavori a Caio, per dare l'appalto all'altro costruttore con o senza mazzette, con o senza tangenti, ma questo è il risultato che noi ne abbiamo avuto. Quanto sarebbero serviti quei quattrini se fossero stati spesi più razionalmente e con maggior cultura. E la gente aspetta l'adeguamento della rete fognaria e dell'acquedotto o altri servizi interessanti e indispensabili! Andate nelle campagne di Pau, vedrete un camping, costruzioni bellissime affogate nel verde mai occupate da nessuno, oltre dieci, quindici anni, anche queste in rovina, altro spreco delle risorse pubbliche. Ebbene, ci vogliamo far carico di tutto questo, oppure non ci interessa spendere bene, spendere avendo finalità ben precise, obiettivi chiari? Invece, no. Dicevo, si spende con irrazionalità e questa irrazionalità è anche anticultura perché la cultura è razionalità; questa è anticultura, senza senso di responsabilità. In uno stato di diritto questo non avverrebbe mai perché ci sarebbero delle leggi organiche, punti di riferimento precisi che tutti i cittadini, anche i più incolti, possono capire. Invece no, queste norme sono contenute nelle più varie leggi finanziarie, di accompagnamento ai bilanci e via dicendo, però non ci si raccapezza più nessuno in questo modo. Uno stato di diritto rifuggirebbe da un tale tipo di legislazione. Una maggioranza e una Giunta, si diceva, per cambiare, per passare dall'irrazionalità alla razionalità, di disordine all'ordine, per passare dal vecchio al nuovo, come si dice, per traghettarci in un sistema ordinato e pulito… altro che sistema ordinato e pulito! Qui affondiamo, qui le istituzioni veramente rischiano di perire, e in questo Titanic che affonda si è abbastanza allegri e disinvolti per approvare leggi quali le ultime che sono state approvate. E così nel calderone entra anche l'Expo di Siviglia. C'è una delibera di Giunta che è del 30 luglio 1992 che non ha efficacia perché l'Assessorato del lavoro è autorizzato a spendere e non spende. E quanto è costato in totale? Questo non l'ho capito, sarebbe opportuno che l'Assessore ce lo spiegasse. Sembrerebbero quasi certe norme fatte apposta, slegate da un contesto organico, norme a cui si dà validità retroattiva per aggirare e violare la legge, che non garantiscono certamente lapar condicio, come quando ci si riferisce a coloro che hanno realizzato tali iniziative negli ultimi due o tre anni e hanno presentato domanda, ma siccome la legge non c'era, altri che hanno realizzato le stesse iniziative, forse anche in modo migliore, non possono più accedere perché non hanno presentato domanda perché non c'era la legge. Oggi si fa la legge, ma si era d'accordo allora, per risanare tutte queste situazioni, che si sarebbe fatta una legge?
Ancora, troviamo per esempio finanziamenti per associazioni dei privi di vista, non ho capito se siano privi di vista, veramente ciechi, non vedenti oppure con un certo grado di miopia e via dicendo. Ma cosa c'entra tutto questo nella legge di accompagnamento per il bilancio, per le spese della cultura? Non è compito della sanità e dei servizi sociali andare incontro alle esigenze di eventuali associazioni? 300 milioni, un milione al giorno praticamente, da sommarsi alle molte altre centinaia di milioni che sono spese per altre associazioni, e ben sappiamo che queste associazioni sono spesso finalizzate più che ad offrire servizi ai ciechi, a dare invece servizi ai furbi, che le hanno strumentalizzate per fini che con la cecità spesso poco hanno a che vedere. Con lo stesso progetto di legge si affrontano anche, marginalmente se vogliamo - e non può essere che così - i problemi del teatro. Ma senza una politica culturale globale, organica, complessiva, come si possono affrontare i problemi del teatro intervenendo con una toppa qua e là, rispondendo alle domande di qualche gruppo teatrale? Questo non è fare politica, non è programmare, questo è veramente vivere giorno per giorno, senza sapere dove si va parare, senza una politica organica rivolta al settore teatrale, che abbia una sua filosofia, una sua logica, suoi obiettivi.
Io direi che dobbiamo fermarci un momento e fare una riflessione. E ben vengano le organizzazioni giovanili e non, in genere di base; se ne occupi la scuola, istituzionalizzata o no, anche il teatro è parte e strumento educativo di grande efficacia. Ma il teatro, diciamo pure con la T maiuscola, per la sua grande funzione culturale ed educativa, per la sua grande funzione di strumento di crescita culturale della gente, non merita solo attenzione, soprattutto il teatro che esprime grande professionalità, che ha bisogno pertanto di grandi artisti, di grandi professionisti del teatro. Qui mancano persino le strutture di base. Se una compagnia teatrale intendesse dare un suo spettacolo in un qualsiasi paese dell'interno o anche dei litorali, non troverebbe d'inverno, una struttura, dove poter dare prova delle sue capacità e professionalità. Mancano gli spazi chiusi, ma mancano anche gli spazi all'aperto. E però si interviene, sporadicamente, estemporaneamente, dando un milione da una parte, un milione dall'altra, senza un disegno unico. E anche qui si parla del biennio precedente, e cioè di retroattività. Ma abbiamo mai pensato di costruire, per esempio, in ogni paese e in ogni comune un centro sociale che sia centro delle attività culturali per i giovani del posto, dove biblioteche, associazioni culturali, e teatro e cineclub e via dicendo possano aver sede? A questo non si è pensato. Invece è grande l'impegno per allestire greppie per gruppi o per singoli, ma questa non è politica culturale, questo è piccolo cabotaggio. Non si è scelta invece una rotta lineare che ci conduca a nuovi e sicuri approdi. Veramente, in qualche momento sentiamo una grande tristezza e delusione, noi che abbiamo per decenni combattuto e sofferto per avere l'autogoverno, l'autonomia, perché ci fosse un Consesso come questo; è veramente triste e c'è grande delusione pertanto anche tra la gente, in quanti hanno per un attimo creduto che la grande coalizione fosse finalmente la grande unità del popolo sardo, per aggredire e risolvere razionalmente, seriamente, i problemi secolari dell'Isola. Questo non è avvenuto, stiamo percorrendo vecchie strade che non ci conducono certamente verso traguardi di luce.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO (P.D.S.). Signor Presidente, signor Assessore, colleghi del Consiglio, io confesso che volentieri mi sarei astenuto dall'intervenire, e altrettanto volentieri, penso, il mio Presidente di Gruppo avrebbe esercitato i suoi buoni uffici perché non intervenissi, se questa legge di accompagnamento alla legge finanziaria per il 1993 non ponesse seri problemi d'inizio di una prassi pericolosa rispetto a quanto statuito dalla legge numero 18 dello scorso anno.
La legge numero 18 del 1992, come sapete, ha ricondotto (quanto meno questo si proponeva di fare) la normativa in materia di bilancio e contabilità della Regione all'esigenza della legge numero 11 dell'83, cioè riportare la legge finanziaria a un raccordo organico e di programmazione (concetti che sottolineava il collega Ortu): di programmazione fra manovra economico-finanziaria e normativa sostanziale.
Vi era l'esigenza di superare gli aspetti distorti di legge-omnibus che nell'arco di un decennio, dall'83 in poi, la legge finanziaria era andata assumendo. Ora un tale pericolo anziché espungerlo, si corre il rischio di vederlo moltiplicato, perché i disegni di legge collegati, di cui all'articolo 4 della legge 18, previsti come elemento di raccordo tra normativa sostanziale e normativa finanziaria dei singoli settori di intervento dell'amministrazione - cito parole testuali della legge - diventano invece occasione per creare tante leggine omnibus, cioè anziché eliminare il disgoverno, lo si moltiplica. Altro che organicità e raccordo, questo diventa il tripudio di interessi sempre più parcellizzati! Possono essere anche interessi legittimi, e spesso lo sono, rispettabili; ma non è rispettabile la parcellizzazione. Passiamo dalla legge finanziaria omnicomprensiva alla legge di accompagnamento che altro non è se non una collana di interessi, privi di qualsiasi logica interna di collegamento; filo rosso o verde, o quel che volete, come sottolineava prima il collega Ortu, che manca del tutto. Interessi che, però, si collegano attraverso il sostegno reciproco.
Confesso d'avvertire qualcosa di preoccupante in questo modo di procedere, preoccupante per il processo di scomposizione degli interessi e il sostanziale rifiuto di ricondurli ad organicità. Qualcosa di preoccupante e il cielo mi è testimone di quanto vorrei che questa mia impressione fosse meramente personale! Non mi riferisco ad elementi soggettivi intenzionali, su questo piano mi sento garantito dall'onestà intellettuale dell'Assessore, lo so impegnato a portare avanti con serietà i gravosi compiti collegati alle molteplici competenze del suo Assessorato, intento a districarsi tra le mille pressioni degli interessi corporativi. Appunto per questo dico che bisogna eliminare anche le conseguenze oggettivamente negative. Mi preoccupa il dato oggettivo, il meccanismo che si pone in essere, per cui un tale modo di legiferare introduce nella vita istituzionale, amministrativa, conseguenze perverse. I caratteri della generalità ed astrattezza sono vincoli che certo possono essere perduti in questo nostro modo di operare, si possono fare le leggi-fotografia, ma ciò non sarà senza conseguenze ed alla lunga non saranno conseguenze leggere. La legge, così operando, cessa di essere tale. Ad essa si sostituisce il beneficio a favore dei singoli o dei gruppi che hanno maggiore forza di pressione e gli interventi concreti dell'amministrazione regionale non avranno più quelle salvaguardie che devono presiedere all'azione amministrativa perché sia tutelato innanzitutto l'interesse primario della comunità regionale.
Dico queste cose anche in riferimento a specifiche deroghe che si vogliono introdurre rispetto a precise statuizioni del Consiglio. Il Consiglio poco più di un anno fa aveva bocciato certe spese per l'Expo di Siviglia: poco male e poco danno, qui vengono riproposte. Così il Consiglio aveva statuito nella legge per le attività sportive determinati requisiti per attivare i corsi per animatori sportivi: poco male, ma che stiamo a perdere tempo, si operi, un Consiglio prono ed ammiccante poi ratificherà! E' inutile che perdiamo tempo a fare le leggi. E' anche il rapporto Giunta-Consiglio che così si degrada, e non già in un duro ma costruttivo rapporto dialettico che sarebbe sempre fonte di reciproco potenziamento e arricchimento dei ruoli, si degrada perché non vengono rispettati i ruoli e le modalità d'intermediazione degli interessi, a cominciare dal rispetto di quella condizione della generalità dei provvedimenti normativi adottati dal Consiglio.
In tutto questo vedo riemergere una categoria che andava molto di moda nei primi anni ottanta, la categoria della grinta, ricordate, era una categoria diffusa, direi che veniva accettata, come categoria del nuovo modo di fare politica, più o meno da tutte le forze; non quindi il vizio di una sola parte. Dimostrate un po' di grinta verso il Consiglio, ed il Consiglio prono ottempererà. Ma tutto si traduce in un ulteriore passo verso il degrado nella vita sociale, politica ed istituzionale. Alla fine verrà fuori che chi ha più forza di pressione semplicemente perché è più prepotente e non già perché sia portatore d'interessi degni di maggiore attenzione e tutela, otterrà il soddisfacimento delle proprie richieste.
Bisogna distinguere il grano dall'oglio, il serio interesse culturale dall'improvvisazione; qui, al contrario, si attiva un meccanismo di interessi senza nessi tra loro, ma concatenati dal sostegno reciproco ed in grado di avviare un richiamo alle più disparate richieste, perché poi una ciliegia tira l'altra.
PRESIDENTE. Onorevole Cocco, mi scusi, sospendo la seduta per cinque minuti perché è assente la Giunta, poi proseguirà il suo intervento.
AZZENA, Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. La Giunta è presente.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Cocco.
COCCO (P.D.S.). Meccanismo, sottolineavo, di interessi senza un nesso tra loro ma concatenati dal sostegno reciproco ed in grado di avviare un richiamo alle più disparate richieste. Sono proposte, come già sottolineavo, spesso degne della massima attenzione, spesso meritevoli di per sé, se isolatamente considerate e se inserite in un contesto organico. Inserite in un meccanismo che fa perdere spessore alla loro dignità, alla loro valenza positiva, anche le proposte più positive in qualche modo finiscono per indebolirsi.
La vicenda di questo disegno di legge, che dopo la presentazione e dopo l'esame in Commissione è arrivato qui in aula con emendamenti successivi, conferma il pericolo di quanto dicevo. Gli emendamenti proposti sono tasselli che si aggiungono alla catena di Sant'Antonio. Si attivano richieste a catena, e la catena di Sant'Antonio non può essere interrotta, pena gravi sciagure. C'è il rischio, certo, questo sì (io non lo giudico, personalmente, una sciagura) che ad opporsi alla catena di Sant'Antonio si passi per essere più cittadini di un mondo limbico che di questo mondo. Ma in che mondo stai? Qualcuno mi chiederà. Si corre il rischio di passare per insensibili alle esigenze della cultura; perché questo, caro Italo, diranno per il tuo intervento e poi per il mio. Questa consapevolezza dobbiamo averla. Ma si chiaro che qui non c'è nessuno contrario alla ricerca storica, contrario allo studio della classicità. Immaginiamoci! Col mio amico Salvatore Zucca dobbiamo costituire l'associazione per lo studio dell'aoristo greco; immaginiamoci se siamo contrari allo studio della classicità! E poi chiederemo dei contributi naturalmente faremo un bel viaggio nell'arco del Mediterraneo e vedremo l'evoluzione che c'è stata. Si associa anche il mio collega, ed amico, e compagno Pier Sandro. Faremo questa associazione benemerita, e magari quando non verremo rieletti, naturalmente troveremo il modo per passare il tempo in maniera piacevole.
PES (P.D.S.). L'emendamento è già pronto.
COCCO (P.D.S.). Bravissimo, benemerito, caro Billia, benemerito! Ma è seriamente pensabile, cari colleghi, che una tale via sia percorribile attribuendo il potere di distribuire provvidenze all'Assessore di turno del comune "x" o della comunità montana "y" senza che nessun organismo di controllo scientifico sia impegnato a garantire la serietà della ricerca e dello studioso che deve compierla? Se è in grado di offrire, rispetto al danaro pubblico, la garanzia, che oltre la buona volontà vi è serietà e capacità scientifica.
Io per breve tempo ho avuto, come Vicepresidente di questo Consiglio, la responsabilità della Presidenza della Commissione di vigilanza della Biblioteca. Ricordo l'entusiasmo con cui, in quella sede, ci ponevamo il problema di acquisire negli archivi del mondo tutto il materiale archivistico sulla Sardegna. E' un compito nostro, al quale purtroppo stiamo derogando. Siamo sempre in ritardo, ma per dare avvio a questi progetti, non c'è né tempo né danaro; né troviamo il tempo per discutere la legge sugli archivi storici delle nostre comunità. Questo è veramente un mondo strano - lo confesso: non mi ci raccapezzo - un mondo in cui ogni logica viene rovesciata. Forse anche i progettisti di questo palazzo sapevano di questa nostra tendenza a rovesciare ogni logica e laddove sarebbe stato naturale illuminare l'aula con la luce naturale si è pensato di bloccarla con un bel monumentale lampadario così poco adatto a farci usufruire dell'illumina-zione che ci dà il buon Dio. Hanno capito che qui ogni logica si rovesciava.
Ma per chiudere su questa vicenda - non voglio farla lunga - degli studi storici, e anche per non annoiare i colleghi, il professor Azzena, come Assessore della pubblica istruzione, se vuol fare funzionare una ricerca sulla legge "43" deve trovare sostegno nel parere di commissioni scientifiche, che nel darlo in qualche modo offrono alla critica la loro credibilità professionale. Nulla di tutto questo per l'Assessore di una piccola comunità soggetto alle pressioni di uno dei tanti ricercatori, magari autodidatti, in vena di ricerca scientifica. Non vedo il collega Raffaele Manca; mi diceva di aver accompagnato un cultore di storia locale all'archivio di Stato: benemerita attività certamente di questo cultore, ma professionalmente si occupa di altro e fa bene a coltivare i suoi studi. Ma non so se abbia gli strumenti scientifici per giustificare un sostegno finanziario pubblico qualora lo chiedesse. L'Assessore alla cultura di Norbello può trovarsi tutte le mattine nella condizione di essere assediato dall'autodidatta di turno della zona per ricevere questa provvidenza. Se l'assessore Azzena vuol attivare la legge "43" deve perforare professionalità scientifiche di illustri, benemerite, attente Commissioni, all'uopo istituite dalla legge. Allora, cari colleghi, non vedo proprio perché non ci si debba servire della normativa esistente o non si debbano dotare di idonei strumenti gli organismi a ciò deputati. Abbiamo noi come istituzione regionale, come Consiglio, gli strumenti per far ciò. La biblioteca potrebbe assolvere a questo eccellente ruolo, degnissimo ruolo di fornire materiale a tutti gli studiosi della Sardegna. Vi è poi l'Archivio di Stato al quale possiamo dare i mezzi perché questo materiale venga acquisito a tutta la Comunità regionale; e tutti gli studiosi di professione e anche gli autodidatti potranno usufruire di questo materiale. Certo, la Giunta non ha responsabilità alcuna sul fatto che vengano presentati emendamenti di questo tipo o emendamenti come quello collegato all'istituzione di un laboratorio a carattere regionale a Dorgali; cose degnissime, ma che in una politica sulla ricerca scientifica dovrebbero trovare una strumentazione più complessiva - lo sottolineava il collega Ortu - e la loro sede naturale.
Una volta che si mettono in movimento certi meccanismi, e si presentano certi disegni di legge, poi si scatena appunto il meccanismo delle richieste più svariate e clientelari.
Sto chiudendo, cari colleghi. Mi sono permesso di dare un altro titolo alla legge, non se l'abbia a male la Giunta, ma io l'avrei chiamata, perché questo mi pare essere il contenuto reale (non è la prima volta, non è che da questo punto di vista ci troviamo in presenza di una novità, purtroppo è un male antico, al quale prima o poi bisogna porre rimedio; e la legge "18" l'avevamo fatta proprio per porre rimedio a questo) io dicevo, l'ho chiamata quando l'abbiamo esaminata in Commissione: "Provvedimenti per il pagamento a piè di lista", spendi pure, fa quel che ti pare, tanto mamma Regione, se fai un po' di pressione, non ti rifiuta il rimborso. Ma così il senso dell'istituzione crolla, il cittadino perde fiducia e il discredito finisce per dominare la vita pubblica. Alla fine di tutto questo, ciascuno di noi finisce per avere una precisa quota di responsabilità.
Queste cose, cari colleghi, sentivo il dovere di dirle perché non si dica che tutto viene accettato passivamente. Sentivo il dovere di dirle: un dovere che è politico, che è istituzionale, che è morale; e vi ringrazio per la cortese attenzione che i più di voi hanno voluto riservarmi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baroschi. Ne ha facoltà.
BAROSCHI (P.S.I.). Onorevole Presidente, prima di svolgere alcune brevi considerazioni di carattere generale su questa legge, vorrei fare una riflessione sull'architettura che abbiamo inventato quest'anno della manovra complessiva di bilancio che prevede le leggi di accompagnamento. Ho già avuto modo di esprimere alcune considerazioni ieri in occasione della discussione della legge di accompagnamento sull'urbanistica, e man mano che andiamo avanti nell'esame di questi provvedimenti sorgono in me sempre maggiori dubbi sull'utilità di questo strumento, perché ha ragione il collega Cocco quando dice che invece di conseguire l'obiettivo di una razionalizzazione degli interventi finanziari, noi stiamo incentivando invece l'esatto contrario, cioè la parcellizzazione e quant'altro. Allora, alla Giunta chiedo se, giunti anche a cammino avanzato dei disegni di legge di accompagnamento al bilancio, non ritenga di dare un proprio fattivo contributo ritirando tutti i disegni di legge di accompagnamento, per avviare nella prassi normale disegni di legge organici per settore, perché la Giunta ha, come prima esperienza di questo nuovo strumento accreditato come legge di accompagnamento, leggi che di accompagnamento non hanno proprio nulla, al solo scopo anche dichiarato di conseguire il risultato dell'iter privilegiato, nell'esame in Commissione - i sessanta giorni imposti dal Regolamento - e poi anche almeno tale appare l'obiettivo della Giunta, di un loro esame durante la sessione dedicata al bilancio. Il primo obiettivo non è stato raggiunto, perché le Commissioni hanno esitato questi provvedimenti ben oltre i sessanta giorni. D'altra parte il Regolamento era intervenuto in corso d'opera, ma anche il secondo obiettivo legittimo non è stato conseguito perché siamo alla fine di maggio, a bilancio in vigore, e noi siamo ancora qui a discutere di bilancio. Il tutto perché abbiamo stravolto questa manovra che abbiamo inventato con il Regolamento con un accantonamento cospicuo di fondi per nuovo oneri legislativi, solo questo ci consente oggi di andare avanti sulle leggi di accompagnamento. E allora anche per dare un contributo a un esame più proficuo delle varie questioni che le varie leggi sottendono, e anche per il futuro, perché l'anno prossimo si riaprirà, dopo che abbiamo chiuso a giugno la sessione di bilancio, una nuova sessione che durerà altri sei mesi, se non poniamo un limite, un ordine, una logica alle leggi di accompagnamento, se nel 1993 la sessione è durata sei mesi, l'anno prossimo sarebbe di otto mesi, se non ci fossero le elezioni, cioè posso pensare che avvenga qualunque cosa. Per questo mi sono posto il quesito e lo pongo alla Giunta se non valga la pena di mettere un fermo, di ragionare, in un rapporto proficuo tra Esecutivo e Consiglio, soprattutto oggi che la legge ha imposto una separazione dei due poteri, che devono però marciare in maniera armonica e non in questa maniera confusionaria. Io vorrei quasi essere un provocatore e chiedere la sospensione di questo esame perché manca l'interlocutore principale, l'Assessore del bilancio. Si sta discutendo una legge di accompagnamento presentata dall'Assessore del bilancio, mi volete spiegare per cortesia perché l'interlocutore non c'è, con chi parlo di bilancio? Mi si dirà che ciascun componente della Giunta rappresenta la Giunta. Sì, ma a parte l'aspetto giuridico che ciascuno è competente nelle proprie materie e non in altre, mancando anche il Presidente, ma soprattutto colui che è competente in materia di bilancio...
DADEA (P.D.S.). Non è una legge di accompagnamento.
BAROSCHI (P.S.I.). Non è una legge di accompagnamento? Ma guarda! E allora che cosa la esaminiamo a fare?
Io vorrei chiedere alla Giunta di riflettere un attimo, di prendere il tempo necessario e soprattutto di presentarsi qui, al completo, quando discutiamo di queste cose, perché io comprendo le questioni che vengono portate non sempre possono trovare puntuale risposta, soprattutto da parte di chi è assente. Detto questo, pongo una questione di coerenza; all'articolo 1 della legge si scrive, secondo me anche in maniera provocatoria, "musei di interesse locale". Io cerco di essere coerente, non sempre ci riesco, ma io sono un individuo, non sono un organo collegiale in cui il contributo di vari componenti può anche evitare maggiori errori nei quali umanamente si può incorrere. La Giunta ha presentato e il Consiglio ha approvato un testo, che adesso diventerà legge, se il Governo ce lo approva, nel quale si è cominciato ad avviare un processo di definizione di quella che è la tutela e la cura dell'interesse locale e quella che è la tutela e la cura dell'interesse regionale. Allora se questa è la strada che dobbiamo perseguire pur tra mille difficoltà, e ieri ne abbiamo avuto un esempio, mi rifaccio all'intervento che ha fatto il Presidente della Commissione urbanistica per spiegare che quando si fa una cartografia per i PUC è diverso perché si tratta di una cosa straordinaria, tra l'altro voluta da questo Consiglio rispetto alle norme previste nella legge sul trasferimento di risorse agli enti locali, ma qui, l'articolo 1 sta a significare soltanto che continuiamo nella concessione di contributi a copertura di interessi locali che invece debbono essere ricoperti dagli amministratori locali, quindi operando scelte con una discrezionalità che è fuori regola, fuori norma, fuori logica soprattutto. Ora io sui musei non ho una diversità di vedute, collega Ortu, ma ho una puntualizzazione da fare. Io vorrei che in tutti i paesi della Sardegna ci fosse il museo, perché vedo la memoria storica, i reperti inseriti nel loro ambiente. A me non piace che determinate memorie storiche di una città della Sardegna vengano conservate per esempio nella città capoluogo, fuori dal loro contesto. Allora per museo io non intendo quello che normalmente si intende, cioè una struttura fatta in un certo modo, con i suoi costi, che ci riporta alle considerazioni che il collega Ortu faceva, ma una sede nella quale vengano conservate per la collettività locale le memorie storiche che sono della collettività locale. Allora quando si parla di musei di interesse locale io sono perfettamente d'accordo perché vorrei che gli amministratori locali acquisissero sempre maggiore sensibilità - e il processo è in atto, dobbiamo darne atto - per la tutela anche delle loro memorie storiche. E in questo vedo un intervento regionale, ma con le metodologie che dicevo prima, esteso cioè a tutti i comuni della Sardegna perché questa sensibilità si traduca poi in iniziative puntuali. E' ben vero che qui ancora non abbiamo normato e definito il confine tra i due interessi, cosa che saremo chiamati a fare io spero nelle prossime settimane, quando parleremo di dove allocare le varie funzioni. Quella sarà la sede giusta nella quale approfondire queste riflessioni. Io auspico che il Consiglio cerchi di definire un indirizzo ben preciso. Mi pare che oggi meglio sarebbe se questo articolo non lo approvassimo o addirittura lo sopprimessimo; d'altra parte l'esiguità della somma mi dice che...
(Interruzioni)
Come dire, sì, sì è arrotondata, ma in definitiva è già prevedibile il programma di spesa, il che la dice lunga sull'acquisizione di una mentalità e di una sensibilità, che pure il Consiglio ha approvato, e voglio ricordarlo a tutti i colleghi, ma soprattutto agli Assessori, all'unanimità, perché il disegno di legge 351 - qualcuno non lo vuole ricordare, però io qui lo ricordo - è stato approvato unanimemente dal Consiglio, e quando si approva unanimemente vuol dire che i principi ispiratori di quel disegno di legge sono fatti propri dall'interezza del Consiglio e quindi, se pure non ha una gerarchia superiore, gli Assessori dovrebbero quanto meno averne più rispetto. Perché sollecitavo un intervento più organico in materia di cultura? Sulla tutela della cultura in Commissione ci sono non dico svariati, ma un certo numero di provvedimenti di legge di cui sarebbe bene - e qui do atto al Gruppo sardista di averlo sempre richiesto - che finalmente si parlasse in Aula, per dare anche una cornice più degna a questo mondo e al modo di operare della Regione. Certo è che noi dovremmo cominciare a definire una questione che a mio modesto avviso considero fondamentale, cioè quella di riuscire a coniugare la verità, e quindi la produttività in questo senso del mondo della cultura, che guai se noi dovessimo tentare di irreggimentare, con un'esigenza che come legislatori abbiamo che è quella dell'ordine giuridico. Infine anch'io volevo ricordare, e l'ha fatto già molto egregiamente il collega Cocco, che quello che abbiamo legiferato lo scorso novembre, se non vado errato, con la legge sulla contabilità, che appunto definiva meglio che cosa si dovesse intendere per legge finanziaria e quant'altro, non sempre si sposa con coerenza con quanto qui oggi viene proposto dalla Giunta e dalla stessa Commissione. Perché ci sono cose che veramente lasciano il tempo che trovano e comunque creano contrasti. Il guaio è che noi produciamo uno strumento che ha pari dignità rispetto a quello della legge finanziaria. Forse noi qui in Aula faremo bene se il primo suggerimento che veniva da parte mia alla Giunta non dovesse trovare accoglimento, ad essere molto rigorosi nell'esame dei singoli articoli, cercando di essere coerenti con quella proiezione di principio che abbiamo voluto nella definizione di una nuova sessione di carattere finanziario.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.
DEIANA (D.C.). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, io ho seguito attentamente gli interventi che si sono succeduti fino ad adesso. E questi interventi non possono che avere una lettura anche politica, non soltanto nel merito del contenuto del disegno di legge e degli emendamenti che sono stati presentati. Al di là della posizione di chi sostiene che tutti i disegni di legge che vengono presentati dalla Giunta come proposte di accompagnamento al bilancio possono essere presi con una certa riserva, l'iter di tutti i provvedimenti, a mio avviso, deve seguire il Regolamento e quindi passare in Commissione e poi in Aula dove viene preso in considerazione ciò che può essere giusto e quindi accettato e ciò che può essere rifiutato. Ci troviamo oggi a discutere il disegno di legge "368", un disegno di legge che nell'ottava Commissione ha visto un voto differenziato e in Aula ci troviamo, al momento, ad avere quindici emendamenti. Forse di questi quindici emendamenti alcuni verranno ritirati, perché superati da altri emendamenti, ma nella discussione in Commissione sono emersi, e sicuramente nel proseguo della discussione emergeranno ancora almeno due aspetti: uno è quello del contenuto del disegno di legge che è quello della compensazione, è un aspetto che può essere anche definito di integrazione specifica o tecnica, cioè di alcune cose che il ritmo dei lavori del Consiglio e delle Commissioni e dell'amministrazione regionale non ha permesso di completare, che richiede un'elaborazione completa e quindi con una proposta nuova possono essere integrate e recuperate le esigenze che sono state se non disattese, dimenticate. Faccio un esempio per spiegare ciò che intendo dire: l'emendamento numero 1 che è un articolo finanziario per quanto riguarda il diritto allo studio universitario, cioè per quanto riguarda l'ERSU, risponde a un'esigenza più che altro tecnica e anche specifica, ma non sono in sintonia col collega Cocco quando, per dimostrare forse la non validità della presentazione di così numerosi emendamenti, fa l'esempio della catena di Sant'Antonio. Io penso che sia diritto e dovere di tutti i consiglieri che non partecipano alla Commissione di merito avere idee integrative e compensative a un disegno di legge. Poi spetta all'Aula prendere in esame gli emendamenti e dire di no a quelli che non si vogliono accettare e dire di sì agli emendamenti che si vogliono accettare. Ma questo vale per tutto l'articolato. E' logico che ognuno di noi, quando va a esaminare una proposta di legge ha in mente un progetto organico, un progetto che possa far parte nelle sue linee generali e di argomentazioni e principi che si possono rifare ai concetti - diciamo - più imparziali della programmazione generale e quindi all'interno di questa programmazione generale utilizzare delle normative che abbiano un'obiettività che può andare al di là della specificità del momento. Allora ascoltando il dibattito e le riserve che si sono espresse, penso che nella legge ci siano alcuni punti che vanno salvaguardati e quindi approvati dal Consiglio e magari ci sono altri concetti che devono essere sottoposti liberamente alla decisione dell'Aula. Quindi penso che la Commissione possa esprimere come concetto la volontà di proseguire. Ma, sempre in forma dubitativa, mi corre l'obbligo, se ci sono delle riserve anche politiche di tipo insormontabile, di sottoporre all'attenzione del Consiglio l'idea di una possibilità di rinvio anche in Commissione per un approfondimento e un coordinamento più appropriato di questo disegno di legge.
Naturalmente le due posizioni non sono in contrasto l'una con l'altra; l'Aula può decidere di continuare i suoi lavori e le decisioni che ne scaturiranno saranno quelle valide, oppure, se lo ritiene, può vagliare la possibilità di un ritorno del disegno di legge in Commissione.
PRESIDENTE. Onorevole Deiana, intende formalizzare questa proposta? La propone formalmente o come tema di dibattito?
DEIANA (D.C.). La sto ponendo formalmente, ma in termini problematici, cioè di discussione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (Rinascita e Sardismo). Onorevole Presidente, colleghi, è stato più volte sottolineato oggi come questo provvedimento all'ordine del giorno non sia una vera e propria legge di accompagnamento, forse non è neanche una legge, a mio avviso, non è neanche una legge di riordino, ovvero non riordina la normativa sostanziale. Qualcuno, un po' pesantemente, l'ha definito anche un provvedimento per il pagamento a piè di lista e forse è un'espressione che poteva venire dall'opposizione, che venga dalla maggioranza pone qualche problema politico, mi sembra. Comunque, quello che mi interessa è cogliere anche l'occasione di oggi per evidenziare lo stato di abbandono in cui verso il settore della cultura e dello spettacolo. Questa è una delle poche Regioni a Statuto speciale che ancora non ha una sua legge, una legge che ne tuteli l'identità nella sua lingua e nella sua cultura; questa è una delle poche Regioni che si arroga il diritto di chiamarsi autonoma e che però banalizza il concetto stesso di autonomia, evitando quasi masochisticamente di riempirlo di contenuti culturali essenziali, portanti e imprescindibili; una Regione che fa dell'autonomia uno sterile enunciato, un titolo che a mio avviso ancora non le spetta. Questa è una Regione così burocraticamente e costosamente organizzata che non lascia più spazio alla fantasia e alla creatività, che anzi mortifica, a mio avviso, le potenzialità e la capacità propositiva dei singoli. Direi che è necessario che si sancisca quella consapevolezza storica, culturale e politica, quello che siamo, che si sancisca con una legge seria, una legge quadro sulla cultura, e questo potrebbe essere ciò che può qualificare questa legislatura. La consapevolezza di sé, di cui tanto ci si riempie la bocca, è tanto lontana da questo Palazzo quanto forse la maggior parte di noi - mi ci metto anch'io - lo è dalla gente, da quel mondo che è fuori e del quale troppo spesso si disattendono le istanze, sempre più urgenti e inderogabili.
La cultura per questa Regione non è mai stata considerata una risorsa, ma una sorta di optional su cui concentrare timide attenzioni sporadiche. Pensate solo che questa legge era stata addirittura dimenticata, qualcuno se ne era dimenticato, è stata recuperata all'ultimo momento. Quella che è una vocazione del nostro essere sardi, della nostra intera Isola, il nostro essere specifici e fortunatamente diversi, tutto questo dovrebbe essere la base portante del nostro agire quotidiano, però viene puntualmente in quest'Aula contraddetto da particolarismi, da interessi privilegiati, da contorsioni legislative che ci omologano al resto d'Italia, normalizzandoci a parte di un tutto, che sembra solo in quanto tale possa esistere. Cioè noi non esistiamo per quello che siamo, ma perché facciamo parte di un tutto. Semos che a nemos, continuiamo a agitarci, a preoccuparci ognuno del proprio orticello, senza mai dare uno sguardo, io direi un'occhiata al giardino possibile, alla messe invidiabile di progettualità creativa che è solo da attivare, da mettere in campo nel settore culturale, da stimolare con input legislativi che ne colgano almeno l'urgenza e l'inderogabile necessità. Io non posso ancora credere che in quest'Aula ci si continui a mortificare con sedute estenuanti, logorroiche elucubrazioni troppo spesso foriere di progetti di legge incompleti, poco chiari, sui quali necessariamente si dovrà tornare per migliorarli o per modificarli completamente. Paradossalmente sembra che tutto assomigli a questo Regolamento che ci siamo dati, che è stato oggetto di diverse riunioni in Giunta per il Regolamento, di diverse discussioni e che comincia adesso comunque a mostrare le sue crepe. Ripeto, illustri colleghi, questo scorcio di legislatura può e deve caratterizzarsi con momenti che più specificatamente lo qualifichino. Mi riferisco a una serie di leggi, caro Assessore, che da troppo tempo attendono di essere prese in considerazione e poi approvate: la legge sulla cultura, quella sull'editoria, quella sul riordino delle biblioteche, quella sui musei, quella sui centri storici, quella sullo spettacolo, sul teatro in particolare, e potrei continuare. Si tratta di mettere un po' di ordine in un campo da sempre abbandonato a sé stesso, su cui piove ogni tanto e disordinatamente e soprattutto, mi si consenta, si tratta di immettere in ognuno di noi la consapevolezza che ogni nostro sforzo in questo settore contribuirà a rendere un po' più sereno, meno disperato, meno sfiduciato, meno solo l'intero mondo giovanile, il futuro di questa strana isola. Ripeto, la mancanza di una legge quadro sulla cultura e sullo spettacolo dà luogo a questa specie di legge, che io non mi sento di considerare un provvedimento per il pagamento a piè di lista, vorrei essere un tantino più moderato, a questo provvedimento non organico, che mi sembra più di recupero che di riordino, e nel quale però ci sono degli articoli, dei punti che io mi sento di condividere; se non altro qualcosa si salva, pur nella disorganicità, pur nel disordine. Dico subito che trovo necessario e urgente che la Regione incoraggi e stimoli e finanzi il nascere di tutte quelle strutture espressamente destinate ad ospitare manifestazioni teatrali e musicali, soprattutto quando si tratta di strutture agili, idonee, funzionali e immediatamente operative, memori come siamo delle grandi e costosissime incompiute che si trascinano da decenni e delle quali non si conosce ancora la fine. La totale carenza di spazi fisici adeguati impone a tutti noi legislatori l'obbligo di rimediare, per quanto possibile, a quella che io mi permetto di definire una vergogna per tutti noi, sul piano culturale e sociale, un'offesa nei confronti dell'intero popolo sardo che, vorrei ricordare, per vocazione storicamente è sempre stato sensibile e incline alla musica, alla poesia, al teatro e a tutte quelle manifestazioni di sé che ne evidenziano i tratti più specificatamente creativi. E quando parlo di creatività parlo di una componente strutturale, oserei dire quasi genetica di questo popolo. Io penso che ci debba essere creatività anche nel fare politica, nello svolgere il mandato affidatoci. Tutto sommato, mi si consenta, noi siamo forse l'unica grande, legittima compagnia sarda, pur nella sua eterogeneità e disomogeneità, a poter disporre di un teatro tutto nostro. In questa bella aula, che sta a metà tra una basilica e un palazzetto dello sport, in questa bella aula mi si permetta di avere qualche perplessità sul fatto di poter essere ancora noi tutti sempre all'altezza della situazione o meglio della rappresentazione. Il teatro come lei ben sa, Assessore, e come sanno tutti i colleghi è una cosa seria e spesso le rappresentazioni che qui si tengono risentono di un copione vecchio, logoro, cui purtroppo molti ancora vogliono fare riferimento, un copione che se non stiamo attenti rischia di impallare tutti noi e mentre fuori qualcosa si muove, la storia cammina, noi continuiamo a parlarci addosso privilegiando interessi di parte e subordinando l'interesse generale a questi ultimi. Se il copione è logoro, forse è il momento che ognuno di noi decida di recitare a soggetto, in piena autocoscienza forse è meglio che quello che succederà oggi in quest'Aula attraverso questa piccola legge, che però ha al suo interno momenti importanti da non sottovalutare e che non devono rischiare di essere subordinati alle solite logiche di schieramento, che ognuno quindi ricominci a recitare per sé stesso. In questo senso ho colto il segnale dell'onorevole Cocco, ma lo colgo come segnale politico, che non può riguardare solo lui ma che deve riguardare tutta la maggioranza e ritengo che non sia possibile che questa maggioranza, che decide nomine varie, non si assuma anche la responsabilità di un'eventuale seconda legge che viene bocciata in quest'Aula, vista l'aria che tira.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fausto Fadda. Ne ha facoltà.
FADDA FAUSTO (P.S.I.). Presidente, onorevoli colleghi, prima di tutto un invito e una raccomandazione. Ci sono molti colleghi che si sono assentati per motivi di salute, io devo dire che sono costretto a rimanere in aula in una situazione veramente incresciosa, nel senso che sento già il raffreddore incombente e però devo continuare a rimanere seduto per rispetto dei colleghi e dell'istituzione, quindi chiedo al Presidente un intervento rapido per una verifica dell'impianto di condizionamento che rischia di mettere fuori gioco diversi consiglieri regionali. Qualcuno è già a casa con l'influenza, qualche altro collega dovrà farsi visitare questa sera e quindi è una situazione grave. Fatta questa premessa io credo, Presidente, che il dibattito di stamane, cioè quello riguardante le disposizioni varie in materia di attività culturali e sociali si sia caricato e si stia caricando di tutta una serie di significati impropri che possono essere sottolineati e possono essere evidenziati in un dibattito di carattere generale che riguarda...
(Interruzioni)
Se i colleghi hanno fretta io posso anche rinunciare all'intervento.
(Interruzioni)
Dicevo che il dibattito si è caricato di tutta una serie di significati impropri, in particolare si è inteso discutere, in questa sede - l'occasione era fornita da una leggina di accompagnamento - di tutte le problematiche che riguardano settori dell'attività politico-amministrativa regionale, con le specificazioni che abbiamo sentito stamane. Noi stiamo discutendo non della manovra di bilancio, non delle problematiche che riguardano un settore, stiamo discutendo di una leggina che accompagna la manovra complessiva di bilancio, e ne discutiamo in una situazione particolare, quella nella quale si trova ad operare la Giunta regionale, una situazione particolare determinata dal fatto che la Giunta regionale è stata eletta alla fine dell'anno scorso e, come primo impegno, ha dovuto affrontare quello riguardante la manovra di bilancio e con la manovra di bilancio le leggine di accompagnamento, tenendo conto degli indirizzi che erano stati stabiliti dal Consiglio regionale in occasione della discussione del bilancio preventivo del '93. Quindi si è voluto impostare un bilancio in maniera chiara, scevro da elementi fuorvianti, da elementi che non erano da collegarsi alla manovra del bilancio, elementi che spesso nell'esame dei precedenti bilanci, hanno creato anche occasione di turbative. Io credo che la Giunta regionale avesse il dovere di proporre, con le leggi di accompagnamento, tutti quegli aggiustamenti che settorialmente erano necessari per garantire un'efficace azione politico-amministrativa da parte dell'Esecutivo, e quindi le indicazioni che erano contenute nella legge di accompagnamento urbanistica, le motivazioni che erano contenute nella legge di accompagnamento sui lavori pubblici, le motivazioni e le problematiche che erano indicate nella leggina di accompagnamento dell'ambiente, le problematiche e le proposte che sono contenute nel disegno di legge sulle attività culturali, sono tutte questioni importanti, di rilievo che la Giunta ha messo in evidenza e che servono per garantire un'efficace, corretta azione amministrativa da parte della Giunta. Se riesaminiamo il provvedimento del quale ci occupiamo stamane con attenzione, ci rendiamo conto che le proposte che vengono formulate dalla Giunta regionale e dell'assessore Azzena riguardano risposte che devono essere date dall'amministrazione regionale a soggetti plurimi che sono stati, durante questi anni e durante questi mesi, trascurati, o per incuria da parte dei funzionari responsabili del settore, o per distrazione da parte dell'Assessorato della pubblica istruzione, soggetti che comunque, per responsabilità complessiva della pubblica amministrazione, si vedrebbero trascurati ed emarginati rispetto ad un processo di distribuzione delle risorse che ha interessato tutte le fasce sociali e tutte le categorie, con l'approvazione del bilancio e delle precedenti leggine. Credo quindi che sia necessario tener conto, innanzitutto delle correzioni che devono essere apportate per garantire il funzionamento dell'ERSU, delle correzioni che devono essere apportate per quanto riguarda l'intervento a favore dei non vedenti e dei privi di vista, come credo che vada sottolineato, con il dovuto rilievo, l'impegno da parte della Giunta a favore delle associazioni che operano nel settore dello spettacolo. Questo è un tema del quale ci siamo occupati tante volte, e cioè le attività culturali. In questo settore, in particolare con l'Assessorato della pubblica istruzione, sport e spettacolo, negli anni scorsi si è avviata una forte revisione legislativa che ha portato all'approvazione della nuova legge sul diritto allo studio, della nuova legge sullo sport, di tutta una serie di provvedimenti legislativi che hanno interessato questo Assessorato. Rimane, questo è stato sottolineato dal collega Salis, rimane da intervenire con un disegno di legge, o comunque bisogna che le forze politiche in sede regionale pensino al problema dello spettacolo, perché era stata impostato temporibus illis un disegno di legge, che poi non è stato portato all'attenzione del Consiglio e delle Commissioni consiliari competenti ed erano state individuate, d'intesa con le associazioni che operano in questo settore, le linee portanti dell'intervento regionale nel settore dello spettacolo. Poi però questa discussione si è arenata negli anni scorsi e non c'è stata una ripresa di iniziativa nel settore, quindi e associazioni hanno fatto riferimento a norme legislative che sono vecchie e superate dai tempi. Questo però non deve impedire alla Giunta regionale di intervenire individuando le occasioni di sviluppo che riguardano il settore, le occasioni che si sono create nel tempo ad opera di soggetti che intervengono in questo settore in Sardegna, occasioni che sono state create con un forte movimento del volontariato, e questo va sottolineato, cioè gli interventi regionali a favore di questo settore sono interventi del tutto marginali rispetto alle risorse umane e finanziarie che vengono mese in campo dalle associazioni nel settore culturale e dello spettacolo in particolare. Quindi il contributo che la Giunta regionale ha deciso di destinare alle associazioni culturali è una goccia di risorse, di finanziamenti che si disperde nel mare magnum delle risorse che vengono messe a disposizione da parte degli operatori in Sardegna facendo riferimento al volontariato dell'utente, e che hanno garantito durante questi anni la crescita culturale in Sardegna e soprattutto l'utilizzazione di quelle strutture relative ad attività culturali che sono presenti nell'Isola. Quello delle strutture destinate ad attività culturali è un discorso che dovremo fare: è un discorso che è emerso con forza a Sassari dove è stato approvato e votato un manifesto da parte delle associazioni culturali per il reperimento di nuove strutture per attività culturali, ma è una problema che riguarda tutta l'Isola, che riguarda i centri urbani, per i problemi sociali che la questione relativa agli spazi comporta, che riguarda gli altri centri, in particolare i centri che operano maggiormente nel settore turistico, perché anche qui bisognerà individuare degli spazi che garantiscano l'esercizio più corretto di queste attività, e soprattutto l'abbattimento dei costi e una più equilibrata utilizzazione delle risorse e una maggiore garanzia per quanto riguarda la partecipazione dei giovani e delle persone interessate alle attività culturali.
Quindi credo che, per quanto riguarda lo spettacolo, la legge vada sostenuta e approvata.
Ancora una volta non mi trovo d'accordo con il collega Baroschi, per quanto riguarda le questioni museali. Io, ricorderete, ero intervenuto in occasione dell'approvazione della legge che consentiva il trasferimento di risorse agli enti locali e in quell'occasione avevo messo in evidenza l'esigenza di salvaguardare alcune attività di carattere regionale sul piano programmatorio, perché ci sono attività che non riguardano il singolo ente locale, ma che sono di carattere intercomunale, che sono quindi di dimensione comprensoriale, queste attività devono essere programmate o dalla provincia o dall'amministrazione regionale. Le attività museali sono tra quelle attività che hanno necessità di una programmazione quanto meno intercomunale o provinciale. Se noi vogliamo pensare in questa fase a distribuire e polverizzare risorse in sede regionale, destinandole ai comuni per la realizzazione dei musei facciamolo pure, cioè autorizziamo tutti i comuni a realizzare un proprio museo. Siamo ancora nella vecchia politica dei mattatoi; il paragone è blasfemo, però stiamo operando ancora una volta sull'onda dell'entusiasmo nel rapporto con gli enti locali, senza tener conto che alcune problematiche hanno una dimensione diversa e sovrastano quella dell'ente locale. Credo quindi che tutti i comuni debbano avere la possibilità di realizzare quelli che sul piano didattico vengono chiamati armadi museali, cioè degli spazi all'interno dei quali poi poter disporre gli oggetti della cultura sarda e questi certo devono essere utilizzati a fini didattici. Poi vi sono delle strutture che debbono essere diversificate nell'Isola e che devono essere rilevanti e importanti e devono essere punto di riferimento non solo per quanto riguarda la nostra Regione ma per quanto riguarda la Comunità europea e per quanto riguarda una dimensione oramai internazionale per gli interessi culturali. Credo quindi, tenuto conto tra l'altro della irrilevante dimensione delle risorse finanziarie destinate ai musei e alle questioni museali, che anche questo aspetto possa essere superato; e credo che debba essere superato facendo riferimento alla particolare situazione nella quale ci troviamo ad operare: l'elezione della Giunta, la presentazione del bilancio, l'annunziato avvio, da parte dell'Assessore alla programmazione, del dibattito su un riassestamento del bilancio 1993, perché sono state reperite nuove risorse e debbono essere utilizzate. Quindi ci sarà una fase di confronto, che sarà successiva a questa, cioè a quella che serve per esaminare le leggine di accompagnamento, una fase di confronto nella quale i colleghi potranno riprendere le tematiche che sono state portate all'attenzione del Consiglio stamane. Teniamo presente anche un altro dato, siamo a giugno quindi fra qualche mese inizieremo a confrontarci sulla manovra finanziaria che riguarderà il 1994, per cui avremo una occasione importante, determinata dal riassestamento del bilancio 1993 e dall'esame delle problematiche del bilancio preventivo per il 1994 che ci consentirà di mettere a fuoco quali sono i rapporti fra bilancio e leggi di settore, e mettere a fuoco quali sono le problematiche complessive che riguardano questi problemi.
Io credo con il mio intervento di aver sottolineato l'esigenza di approvazione rapida e immediata delle leggine che ancora dobbiamo esaminare. Non sarebbe giusto interrompere il dibattito e il confronto che è iniziato con le leggi di settore sull'ambiente, sui lavori pubblici, eccetera, fermandoci alla legge sulla cultura. Se è necessario, come alcuni colleghi hanno richiesto, un momento di sospensione per l'esame di queste problematiche, io chiederei alla Giunta e al Presidente del Consiglio di sospendere dopo la chiusura della discussione generale, il dibattito, per verificare quali sono le possibili integrazioni rispetto al testo che è stato proposto, quali sono gli emendamenti che possono essere accolti e quelli che debbono essere respinti perché non rientrano nella logica che è stata individuata dal Consiglio nel dibattito di stamane e credo che questa operazione possa essere fatta anche in tempi rapidi per passare successivamente all'esame degli articoli e a una rapida approvazione della legge.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.
CABRAS (P.S.I.), Presidente della Giunta. Io chiederei, signor Presidente e colleghi, trenta minuti di sospensione per consentire alla Giunta di valutare gli interventi che si sono sviluppati e il corpo degli emendamenti che sono stati presentati e di predisporre il proprio intervento.
PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni, la proposta si intende accolta.
I lavori del Consiglio riprenderanno alle ore 12 e 20.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 48, viene ripresa alle ore 12 e 57.)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.
AZZENA, Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Preciso subito che condivido per larga parte le considerazioni esposte così lucidamente dall'onorevole Cocco al quale molti poi nel corso della discussione hanno fatto riferimento. Dico subito però, cercando di sintetizzare al massimo questo intervento, che le ritengo un tantino male apposte, cioè mi sembra che questa preoccupazione di voltare pagina, di non far sì che la legge di accompagnamento di nuova istituzione si carichi di significati impropri, abbia portato a ritenere che questo avvenisse con un disegno di legge che non mi sembra avere questa valenza. Probabilmente è anche un po' colpa della relazione che forse è eccessivamente ermetica. Mi consentirete poi - e l'onorevole Baroschi non se ne avrà a male, anche perché gliel'ho in parte anticipato - di citare proprio la preoccupazione dell'onorevole Baroschi per i musei per esemplificare questo che vado dicendo. Ora se noi seguiamo un momentino la genesi di questo disegno di legge vediamo che esso è uscito dall'Assessorato della pubblica istruzione molto scarno; constava esclusivamente di quattro articoli, dei primi quattro articoli sostanzialmente e in questa veste intendeva porre rimedio semplicemente ad alcune disfunzioni, in numero direi di quattro o meno di quattro addirittura, che si erano registrate nel corso dell'anno finanziario precedente. Se mi passate l'espressione, mi sembra che queste siano cose che succedono nelle migliori famiglie. Mi riferisco per esempio, anche per comodità mia perché è maggiormente esemplificativo, all'articolo 3; ci sono stati dei rilievi della Corte dei conti a nostri provvedimenti ed è necessario rispondere in un certo modo. Quindi mi sembra che partendo in questo modo non si fosse assolutamente snaturata la natura di legge di accompagnamento, che proprio per sua natura non è una legge quadro, non è una legge sulla cultura. La legge quadro sulla cultura è in gestazione; ci stiamo dando da fare con l'assessore Collu a vedere se riusciamo a arrivare ad una sorta di proposta che costituisca una sorta di testo unificato delle varie proposte giacenti in Consiglio, e speriamo di poter licenziare per la Commissione questo testo che vuole essere un contributo ad avviare all'approvazione i testi che già giacciono in Consiglio. Qui si trattava molto più modestamente di utilizzare uno strumento agile come quella legge sostanziale che accompagna la legge formale di bilancio proprio per ottenere alcuni aggiustamenti. In Giunta si sono poste alcune esigenze che sono rispecchiate dalla formulazione degli articoli 5 e 6, se non ricordo male, del disegno di legge, e anche queste esigenze sono state considerate dalla Giunta esigenze riparatorie e proprio per questo si è ritenuto di poter inserire in questo disegno di legge queste soluzioni legislative in quanto il differirle, il portarle a un disegno organico avrebbe - pur essendo possibile questa eventualità in quanto la materia è una materia importante e quindi è una materia che lo consente - lasciato irrisolta ancora per un anno una situazione che invece si riteneva fosse meritevole di essere affrontata e risolta nell'immediato. Qui praticamente finisce la storia del disegno di legge che passa in Commissione e da questo punto di vista devo dire che mi sento anche vincolato dall'approvazione in Commissione, nel senso che questa dovrebbe essere nella normalità una sorta di viatico per l'Aula.
A questo punto si è presentato un altro ordine di necessità molto immediate, che sono in particolare quelle di carattere universitario. Ci sono state rappresentate dall'Università di Sassari due esigenze che sono connesse all'istituzione di una nuova facoltà e nell'ambito di questa facoltà del corso di laurea in Beni culturali per i quali non è possibile dilazionare la risposta, in quanto questa risposta sarebbe una risposta tardiva. Sono due esigenze sulle quali in tutti questi giorni di dibattito sia in Aula che nei corridoi, non ho sentito la minima obiezione di sostanza, e sulle quali io dico - non so se il riferimento rende l'idea - se la Giunta regionale avesse avuto questo potere di decretazione d'urgenza si sarebbe trattato proprio di classici esempi di possibilità di intervento attraverso un decreto legge che poi l'Aula sarebbe stata chiamata eventualmente a ratificare. Mancando questo strumento si è ritenuto che un disegno di legge, diciamo anche qui per intenderci, con corsia preferenziale, quale quello in discussione, avrebbe consentito di dare una risposta più o meno dello stesso tipo, quindi una risposta adeguata soprattutto in termini temporali. Devo dire che a questo stesso criterio si ispirano alcuni emendamenti alla legge, quale quello che intende creare delle condizioni di favore per il radicamento, per lo stanziamento in Sardegna di un importante istituto di ricerca. Questa è stata la vicenda del disegno di legge. Nonostante gli apprezzamenti dell'onorevole Cocco sul mio impegno personale, che mi hanno fatto molto piacere, sono ben conscio che l'impegno personale deve tradursi poi in atti concreti, e se questi sono incoerenti rispetto all'idea della persona che è stata accreditata, piano piano anche questa idea positiva capisco che si slabbri, ma devo dire che non mi sembra che una serie di disposizioni che sono state inserite in questo disegno di legge snaturino la natura tipica del disegno di legge di accompagnamento, cioè la necessità di rimediare al passato o di intervenire con urgenza con situazioni che altrimenti si deteriorerebbero o alle quali si darebbe una risposta che sarebbe tardiva. E' in questo spirito quindi che, anche negli accordi di questi giorni, io personalmente e tutta la Giunta, anche con l'ausilio del Presidente, ci siamo sforzati di eliminare quello che poteva snaturare questo disegno di legge. Voglio anche dire un'altra cosa, per sovvenire alle perplessità che sono state avanzate in particolare dall'onorevole Cocco. Si è fatto riferimento, e ho visto anche un certo consenso in Aula, all'idea che qualsiasi associazione, a questa stregua, potrebbe ambire ad avere dei finanziamenti regionali. Diciamo che, non va dimenticato, i due emendamenti proposti dalla Giunta sono emendamenti che riguardano un corso di laurea di nuova istituzione che ha avuto l'approvazione del Ministero della ricerca, del M.U.R.S. e oltretutto riguardano un corso di laurea che è stato concesso a pochissime facoltà in Italia, non tutte le facoltà di lettere hanno avuto il corso di laurea breve in Beni culturali, e devo dire che anzi questo disegno, anche se slegato, risponde però a una logica di un disegno complessivo perché la Regione sarda e il Consiglio regionale in particolare si stanno muovendo nell'ottica di favorire proprio questo tipo di iniziative universitarie nel territorio. Quindi ci sono già altre iniziative, altri corsi brevi di questo tipo che sono stati visti con favore dal Consiglio regionale, e quindi direi che questa proposta si inscrive in un disegno, che è coerente con un disegno. Quindi non direi che si apre la strada alle cosiddette sovvenzioni a pioggia o peggio, come è stato pure detto, al piè di lista. Si tratta di istituzioni universitarie e nell'ambito delle istituzioni universitarie di iniziative che hanno avuto l'approvazione del Ministero che, come sapete, negli ultimi tempi per quanto riguarda i nuovi corsi di laurea non è di manica larga. Si rischia veramente di perdere il treno.
Dicevo della risposta che devo all'onorevole Baroschi e a quanti hanno sottolineato la necessità di una politica coerente in materia di musei, direi che queste esigenze sono verissime, ma questa norma, che è nel disegno di legge, nasce da una esigenza molto più banale, nasce dal fatto che nell'anno finanziario precedente le somme a questo titolo sono state allocate in un capitolo diverso e questo non ha consentito di dare risposta alle domande che erano state presentate all'Assessorato, e quindi si sono avuti dei fondi che sono andati in economica. Quindi si intende in realtà rendersi interpreti della volontà consiliare dell'anno scorso permettendo, questo riconosciamolo, in violazione del principio dell'annualità del bilancio in un certo senso, un recupero di somme nel 1993 che però erano già state destinate, male dal punto di vista formale, per l'anno finanziario precedente. Quindi la preoccupazione dell'onorevole Baroschi che questo significhi una politica incoerente in termini di musei e soprattutto una resipiscenza o un tentativo di ostacolare la corretta applicazione della legge di recente approvazione sulle autonomie locali, e quindi sull'implementazione dei bilanci della autonomie locali attraverso il fondo indistinto, mi sembra che sia assolutamente infondata, ingiustificata in rapporto a questo minimo episodio. Quindi diciamo che abbiamo una legge che non pretende di essere una legge sulla cultura e tanto meno una legge quadro sulla cultura; è una legge che consente all'Assessorato di rimediare ad alcune situazioni oppure di sovvenire ad alcune situazioni che si rappresentano col carattere di urgenza. Detto questo ritengo di poter raccomandare al Consiglio l'approvazione di questo disegno di legge anche perché - non voglio apparire ricattatorio - questi problemi rimarrebbero irrisolti e in alcuni casi, quello che è peggio, non gli si potrebbe dare soluzione anche se si concorda che questi problemi siano meritevoli di una soluzione positiva.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Prima di mettere in votazione il passaggio all'esame degli articoli sospendo la seduta per cinque minuti per consentire la distribuzione degli ultimi emendamenti presentati.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 11, viene ripresa alle ore 13 e 17.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori del Consiglio. Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Si dia lettura dell'articolo 1.
MULAS MARIA GIOVANNA, Segretaria:
Art. 1
Musei di interesse locale
1. Per la concessione dei contributi di cui all'articolo 3 della legge regionale 7 febbraio 1958 n. 1 ed all'articolo 86 della legge regionale 28 aprile 1992, n. 6 è autorizzata, nell'anno 1993, l'ulteriore spesa di lire 1.000.000.000 (cap. 11106).
PRESIDENTE. Poiché nessuno domanda di parlare su questo articolo, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Si dia lettura dell'articolo 2.
MULAS MARIA GIOVANNA, Segretaria:
Art. 2
Expo di Siviglia
1. E' autorizzata la spesa di 70.000.000 per il rimborso delle spese sostenute ai fini della partecipazione della Regione all'Expo di Siviglia 1992 (cap. 11096/01).
PRESIDENTE. A questo articolo è stato presentato un emendamento. Se ne dia lettura.
MULAS MARIA GIOVANNA, Segretaria:
Emendamento soppressivo totale Giunta regionale
Art. 2
L'art. 2 è soppresso. (2)
PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'emendamento ha facoltà di illustrarlo.
AZZENA, Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Si dà per illustrato.
PRESIDENTE. Poiché nessuno domanda di parlare su questo emendamento, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Si dia lettura dell'articolo 3.
MULAS MARIA GIOVANNA, Segretaria:
Art. 3
Istituzione dei concerti G.P. da Palestrina
1. Dopo il primo comma dell'art. 3 della legge regionale 5 dicembre 1974, n. 38 è aggiunto il seguente comma:
"La commissione è nominata con decreto dell'Assessore competente in materia di spettacolo e dura in carica per un quinquennio decorrente dalla data di insediamento della commissione medesima.
Ai componenti della commissione è corrisposto il trattamento economico previsto dalla legge regionale 22 giugno 1987, n. 27".
PRESIDENTE. Poiché nessuno domanda di parlare su questo articolo, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Si dia lettura dell'articolo 4.
MULAS MARIA GIOVANNA, Segretaria:
Art. 4
Attività sportive
1. L'Amministrazione regionale è autorizzata a concedere contributi, sino all'importo complessivo di lire 400.000.000 (cap. 11124/21) a favore di federazioni sportive e di enti di promozione sportiva operanti nel territorio regionale che abbiano inoltrato regolare richiesta ed effettuato, negli anni 1990, 1991 e 1992, corsi di formazione per animatori sportivi, tecnici e dirigenti di società sportive, seppure in assenza della convenzione prevista dall'art. 28 della L.R. 9 giugno 1989, n. 36.
L'entità dei predetti contributi non potrà eccedere il 90 per cento della spesa sostenuta e documentata.
2. A valere sullo stanziamento di cui al capitolo 11124/13 del bilancio della Regione per l'anno 1993 una quota pari a lire 400.000.000 è destinata alla concessione di un contributo alla Federazione italiana gioco calcio (F.I.G.C.) per lo svolgimento, nel territorio regionale, nel mese di giugno 1993, dei tornei fra le rappresentative delle regioni italiane e delle finali nazionali di calcio dilettanti.
Su detta somma sono consentite anticipazioni nella misura e secondo le procedure e le modalità previste dell'art. 16 della L.R. 26 gennaio 1989, n. 5.
PRESIDENTE. A questo articolo è stato presentato un emendamento. Se ne dia lettura.
MULAS MARIA GIOVANNA, Segretaria:
Emendamento soppressivo parziale Giunta regionale
Art. 4
Il primo comma dell'art. 4 è soppresso. (22)
PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'emendamento ha facoltà di illustrarlo.
AZZENA, Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Si dà per illustrato.
PRESIDENTE. Poiché nessuno domanda di parlare, metto in votazione l'emendamento numero 22. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Metto in votazione l'articolo 4. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Si dia lettura dell'articolo 5.
MULAS MARIA GIOVANNA, Segretaria:
Art. 5
Associazione nazionale privi di vista
1. L'Amministrazione regionale è autorizzata a concedere all'Associazione nazionale privi di vista con sede in Roma, un contributo annuo di lire 300.000.000 finalizzato esclusivamente allo svolgimento delle attività istituzionali dell'Ufficio regionale e degli Uffici provinciali della Sardegna della predetta Associazione (cap. 10021).
PRESIDENTE. A questo articolo sono stati presentati tre emendamenti, il numero 10 successivamente ritirato, il numero 6 e il numero 14. Se ne dia lettura.
MULAS MARIA GIOVANNA, Segretaria:
Emendamento soppressivo totale Pili - Porcu - Mulas Maria Giovanna - Manchinu - Ferrari - Baroschi - Carusillo - Mannoni - Fadda Fausto - Fadda Antonio
Art. 5
L'art. 5 è soppresso. (6)
Emendamento aggiuntivo Salis - Cogodi - Morittu
Art. 5
All'art. 5 è aggiunto il seguente comma: "Il contributo è corrisposto con le modalità previste dalla L.R. 23.2.1968 n. 14. Per l'esercizio finanziario 1993 il programma di attività dovrà essere presentato entro 30 gg. dall'entrata in vigore della presente legge". (14)
PRESIDENTE. Per illustrare l'emendamento numero 14 ha facoltà di parlare l'onorevole Cogodi.
COGODI (Rinascita e Sardismo). Ho chiesto la parola in extremis, aspettandomi ovviamente che a chiedere la parola prima di me su questo articolo e sugli emendamenti fosse innanzitutto la Giunta regionale e fossero altri colleghi che hanno presentato gli altri emendamenti che mirano a sopprimere non la Giunta regionale, che pensano di non poter sopprimere, bensì un norma presentata dalla Giunta regionale, istruita in Commissione e approvata pure in Commissione. E di fronte a un emendamento soppressivo che viene da una parte della maggioranza, che peraltro è la parte politica dello stesso Presidente della Giunta, nella normale dialettica parlamentare e politica si suppone che sia necessario dare qualche chiarimento. Io per parte mia dirò la mia opinione su questo articolo e su questi emendamenti in tutta tranquillità, con una premessa: si è discusso tanto, forse troppo di questo articolo e di questa norma attorno a quest'Aula, da diversi mesi e in questi giorni, per cui non reputo neppure decoroso che nessuno voglia discuterne in quest'Aula. Certo dopo se ne discuterà, perché io dirò alcune cose e i colleghi dopo potranno dire invece che le cose sono diverse, ma è giusto che chi intende eliminare una proposta normativa, già istruita, quindi discussa, dica qual è la ragione vera, dica almeno qual è la ragione, anche quella non vera, perché di ragioni non vere se ne diranno; e però si lasci anche che chi ha invece un altro punto di vista, dica quella che reputa essere la ragione vera per cui questo articolo, nell'intendimento di alcuni colleghi, dovrebbe essere eliminato.
Questo articolo consente di rispondere a una domanda giusta, avanzata da un'organizzazione democratica di cittadini sardi portatori di un handicap gravissimo quale quello di essere privi di vista o di avviarsi a perdere la vista, e che chiedono nient'altro che di essere considerati alla pari di altri cittadini sardi colpiti dalla stessa menomazione, che si organizzano in altra associazione che ha pari titolo, non ne ha di meno, neppure di più, ha pari titolo. Esistono due organizzazioni democratiche: l'Unione italiana dei ciechi, l'Associazione nazionale dei privi di vista, tutte e due costituite con statuti democratici, tutte e due erette in ente morale con decreto del Presidente della Repubblica, nessuna nata ieri e improvvisata, perché quella nata dopo è nata il 13 febbraio 1981, quindi dodici anni fa, operanti tutte e due in Sardegna, che hanno presentato carte e documenti, cioè hanno presentato sé stessi nella loro sofferenza, alla Giunta regionale, cioè alla Regione. L'associazione dei privi di vista, che opera in Sardegna con 670 aderenti distribuiti nelle quattro province, chiede alla Regione una norma di eguaglianza, che vuol dire mettere tutti nella condizione di potersi democraticamente autorganizzare, autotutelare, rompendo quindi situazioni di monopolio per legge e per danaro, essendo una sola di queste associazioni non assistita, ma super assistita dalla Regione con miliardi del bilancio regionale, su vari capitoli e con varie leggi, miliardi non milioni.
Prendere atto di questa situazione, come la Giunta ha preso atto, e proporre che in proporzione a quello che è, non in ragione di questa o quell'affiliazione politica o partitica o correntizia o elettorale, si riconosca ai cittadini in questa Regione finalmente il diritto ad essere pari in base alle regole, alle leggi e ai danari della Regione, chi offende? O non offende invece il contrario? Mantenere situazioni di privativa, di esclusiva, veri e propri feudi politici, per via di questa pervicace ostinazione a non voler neanche discutere, anche articolazioni diverse di questa norma come ieri si è discusso, e insieme si è scritta una norma che non nominasse nessuna associazione e dicesse: esistono i cittadini in Sardegna colpiti da questo handicap, siano messi tutti alla pari nella possibilità di associarsi liberamente, come prescrivono le leggi della Repubblica, in organizzazioni riconosciute, istituite in enti morali, quindi non organizzazioni occasionali. Esistono due di queste organizzazioni, di ispirazione e di statuto democratico ambedue, con diversa base associativa. In proporzione a quello che rappresentano, a quello che sono queste organizzazioni sociali, stabilendo criteri anche selettivi, si è detto in quell'emendamento che è stato ritirato perché è stato chiesto alla Giunta di ritirarlo, ma l'avevamo scritto insieme. La Giunta avrebbe dovuto almeno chiedere a chi ha contribuito a quell'emendamento se intendeva farlo proprio? Perché l'abbiamo scritto insieme ieri ed era stabilito che queste organizzazioni devono avere almeno base organizzativa in tutte e quattro le province, perché non siano cose improvvisate, che devono avere una base associativa minima di chi ha titolo, non di abusivi, di almeno quattrocento aderenti, quindi privi di vista o che purtroppo si avviano ad esserlo, 400 non 40, per evitare l'improvvisazione. Ma neppure quei criteri vanno bene. Va bene solo, secondo alcuni colleghi, eliminare la norma all'articolo 5 e mantenere inalterato e rafforzare il monopolio organizzativo e associativo. Noi parliamo di ispirazione ideale, di giustizie, di libertà, di pluralismi, ma il pluralismo è solo politico partitico o il primo pluralismo non è invece il pluralismo sociale, il pluralismo dell'autorganizzazione sociale, della libertà di associazione con pari garanzie per tutti? Se ce n'è di garanzie, se non ce n'è purtroppo non ce ne sarà per nessuno. Ma che senso ha dire che una sola associazione deve mantenere nel bilancio regionale miliardi di sovvenzioni e altri cittadini sardi pur essi - io non so chi siano i 670 associati di un'organizzazione - che presentano alla loro Regione una domanda per essere presi in considerazione, qualcuno ritiene che non valgano nulla, che non siano sardi, che non siano cittadini, che non siano portatori di handicap, che non abbiano diritto di associazione? Io dico: non è giusto! E quindi per quell'emendamento soppressivo io protesto. Non si dica - e ho concluso - che tutta questa materia va riordinata e vanno eliminate tutte queste cose eccessive. Va bene, ma allora eliminiamole tutte adesso; perché eliminando solo una cosa, togliendo di mezzo solo quello che è più facile togliere di mezzo, il piccolo, non è che si è riordinato tutto, si è confermata l'ingiustizia, si è confermato il monopolio, si è confermato l'egoismo e anche il tornaconto. Non è mica un mistero che una di queste organizzazioni, quella unica, supersostenuta, fa capo a personalità della politica sarda, che io stiamo per quanto fanno, per quanto hanno fatto, ma non per questo deve poter fare velo che noi esprimiamo liberamente la nostra opinione. Queste personalità della politica sarda esprimano nelle organizzazioni in cui sono quello che sono capaci di esprimere, ma non pretendano per legge, per danaro pubblico, in esclusiva, di avere questa possibilità. Perché non è giusto nei confronti dei cittadini, quindi in proporzione, per quanto è giusto e per quanto questa cosa può essere fatta.
Il riordino generale ci deve essere, però deve riguardare tutto e tutti e quindi non si fa riordino generale rimandando le cose in favore di alcuni, anzi proponendo cose contro alcuni e lasciando invece le condizioni a favore di altri; condizioni peraltro di estremo vantaggio. C'è stato un clima che io ho avvertito, attorno a questa vicenda che, voglio dire, non è stato un clima parlamentare, cioè rispettoso di diverse opinioni, fatto di argomenti; è stato un clima in qualche momento un poco rancoroso, quasi, che è serpeggiato, quasi che si volessero introdurre chissà quali altre forme di privatizzazione o di invasione di non so quali campi riservati a non so quali personaggi o organizzazioni. Niente di tutto questo. Io, come consigliere regionale e come responsabile di un Gruppo politico regionale, ho ricevuto, come hanno ricevuto tutti i Gruppi, come ha ricevuto la Giunta regionale, una documentazione che espone e comprova una domanda e un diritto, e ho ritenuto, io insieme ad altri colleghi, mica da solo, ha ritenuto anche la Giunta, hanno ritenuto altri Gruppi, di prendere in considerazione questa domanda perché ritenuta legittima e giusta.
PRESIDENTE. Onorevole Cogodi ha già superato di due minuti il suo tempo, la prego di concludere.
COGODI (Rinascita e Sardismo). Ho concluso, ho proprio concluso. Io dico: consideriamo questa cosa per quello che è, come un inizio, un atto di libertà e di giustizia nell'ottica del riordino complessivo, per me sarebbe stata meglio l'altra norma, quella che toglieva i nomi delle associazioni e stabiliva il criterio della proporzionalità da misurare sul campo, però anche quella proposta non è soddisfacente per i colleghi che propongono di abrogare questa norma, per cui la Giunta ripropone la norma originaria, però io mi permetto di riaffermare le ragioni per le quali, io e tanti altri colleghi, abbiamo ritenuto in questa fase di istruttoria e di preliminari di sostenere questa norma, di condividerla. Questo non vuol dire condividere tutta la legge. Le ragioni vere sono queste e non sono altre, e io inviterei i colleghi, a dire quali sono le ragioni vere che sostengono diverse e contrarie opinioni.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'onorevole Dadea. Ne ha facoltà.
DADEA (P.D.S.). Signor Presidente, colleghi consiglieri, per esprimere il nostro parere positivo e favorevole all'emendamento numero 6 soppressivo dell'articolo 5 e anche per motivare le ragioni che ci portano a esprimere questo nostro consenso. Noi pensiamo che dobbiamo cogliere l'occasione della discussione di questa legge, ma soprattutto di questo articolo e di questo emendamento per avviare una riflessione che penso debba essere portata anche ad esiti concreti in tempi brevissimi, una riflessione che riguarda il rapporto che intercorre tra le associazioni in genere che si occupano di diverse tematiche e che hanno diverse finalità, che hanno rapporti con l'amministrazione regionale. Io credo debba essere un compito e un obiettivo di questa Giunta regionale predisporre in tempi brevissimi una legge che appunto normi i rapporti tra le associazioni, che a diverso titolo e per diverse finalità ricevono contributi e finanziamenti dall'amministrazione regionale, e l'amministrazione regionale stessa. Una legge che fissi i requisiti, che fissi i parametri e che fissi anche le finalità che le associazioni devono appunto perseguire. Io penso che questa esigenza sia stata posta già in diverse occasioni, anche nel corso del dibattito sull'ultimo bilancio e sulla finanziaria regionale, e che quindi noi dobbiamo cogliere la volontà che è stata espressa dalla Giunta regionale, ma anche dallo stesso Consiglio regionale, cioè la volontà di arrivare in tempi strettissimi a una bonifica del bilancio regionale, e che questa opera di trasparenza e di bonifica del bilancio regionale possa avvenire attraverso una razionalizzazione della legislazione vigente che è frammentata in una miriade di leggi che finanziano questa o quell'associazione di volontariato, questa o quell'associazione che perseguire fini di sostegno anche di categorie svantaggiate, che finanzia associazioni culturali che mascherano finanziamenti indiretti ai partiti, che mascherano finanziamenti anche a correnti di singoli partiti e che quindi ci sia la necessità di arrivare in tempi strettissimi a un'opera di moralizzazione e di trasparenza, di pulizia e di bonifica del bilancio regionale. Penso che questa occasione serva anche per ricordare che nel recente passato, in occasione dell'approvazione del bilancio del 1992, nella quale in quest'Assemblea si aprì un confronto proprio sulle associazioni che godevano di benefici e di contributi da parte dell'amministrazione regionale, in quell'occasione l'allora Presidente della Giunta regionale prese l'impegno di presentare in tempi strettissimi, appunto, un disegno di legge che andasse a una razionalizzazione dell'intervento della Regione a favore delle associazioni.
Io penso che questo obiettivo, che io penso debba essere fatto proprio dalla Giunta regionale che ha posto appunto le questioni della trasparenza al primo punto o comunque ai primi punti della sua attività, debba essere perseguito nel più breve tempo possibile, anche perché da quest'opera di bonifica, da quest'opera di depurazione del bilancio regionale si potranno appunto raccogliere tutta una serie di risorse che oggi sono frammentate, sono divise, sono disperse in mille rivoli e che possono essere utilmente finalizzate per interventi che siano concreti e produttivi appunto di risultati positivi.
Io penso, quindi, che dobbiamo cogliere questa occasione per rivedere anche gli interventi a favore di altre associazioni che perseguono lo stesso fine, di associazioni che godono non solo di ingenti risorse regionali, ma che godono anche di risorse che vengono dal Governo nazionale per iniziare questa razionalizzazione. Io chiedo alla Giunta regionale un impegno formale a presentare in tempo strettissimi un disegno di legge che persegua le finalità che dicevo prima. Quindi il nostro parere favorevole all'emendamento soppressivo non è né in odio nei confronti di questa associazione, né vuole essere a favore di altre associazioni, è perché siamo convinti che, se si vuole iniziare un'opera di bonifica, non la si può iniziare aumentando i soggetti beneficiari dell'intervento regionale, un'opera di bonifica la si inizia iniziando a contenere i soggetti e a predisporre normative che abbiano la finalità di dare trasparenza e di dare moralità all'intervento dell'amministrazione regionale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.
PILI (P.S.I.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendo la parola in Consiglio, dopo circa sette mesi di silenzio obbligato, e i motivi che mi hanno costretto al silenzio in questi sette mesi mi costringono anche a essere estremamente breve in questa occasione, però ovviamente non ne potevo fare a meno visto il richiamo dell'onorevole Cogodi. In verità, ritenevo che i colloqui che ci sono stati e i chiarimenti dati fossero stati sufficienti per non intervenire a spiegare un emendamento. L'onorevole Cogodi da esperto politico ha scelto, come al solito, la tattica "la migliore difesa è l'attacco" e così non è lui che, presentando questa proposta in odio all'Unione italiana ciechi, è il responsabile di questo clima, ma siamo noi che proponendo la soppressione di una proposta in odio all'Unione italiana ciechi stiamo andando in odio alla richiesta sua.
La proposta - lo ha detto bene Dadea - non è in odio di nessuno, c'è una differenza sostanziale. Io non so, cari colleghi, se avete mai provato a chiudere gli occhi, a bendarvi per capire cosa è essere non vedenti, e se avete provato a guardare un non vedente e a dire: sono solidale con i suoi bisogni e le sue necessità. La distinzione fra la legge regionale 14 del 1968 e la richiesta dell'onorevole Cogodi di finanziare l'Associazione nazionale privi di vista è che la legge del 1968 riguarda solo i non vedenti veri, la sua richiesta riguarda un'associazione di tutela per non vedenti. E' una differenza sostanziale; non dico che alcune ragioni espresse dall'onorevole Cogodi e ribadite dall'onorevole Dadea non siano ragioni giuste, ma non sono assolutamente da confondere e da equiparare con le ragioni dell'Unione italiana ciechi che, da oltre settant'anni, tutela i non vedenti, anzi, per essere chiari, essi si autotutelano, perché all'Unione italiana ciechi si possono iscrivere solo coloro i quali sono totalmente privi di vista, presentando un'adeguata certificazione sanitaria. Altra cosa è invece l'Associazione nazionale privi di vista, che, come è stato detto, è un'associazione di tutela per non vedenti, che è cosa diversa, dove si possono iscrivere anche vedenti e la maggioranza degli iscritti di questa associazione infatti è di gente che vede. Io stesso mi potrei iscrivere a questa associazione, tenendo conto che peraltro nello statuto di questa associazione nazionale privi di vista è prevista persino la possibilità di iscriversi anche ad altre associazioni, per cui ci sono iscritti che sono sia nell'Unione italiana ciechi, che nell'associazione nazionale privi di vista. E' una associazione di tutela ed io ho sostenuto nei pour parler che abbiamo fatto fra di noi che, certo, si può esaminare il problema dell'associazione nazionale privi di vista, e lo si può esaminare assieme a tutte quelle esigenze reali, legittime, giuste delle associazioni di tutela, che ci sono in altra sede, da non confondere con quest'altro previsto dalla legge regionale che è una cosa che francamente il Consiglio regionale aveva deciso già nel 1968, e che, in linea con quanto avviene in tutta Italia, si è fatto. Voi tenete conto che saremmo stati la prima Regione d'Italia a dare finanziamenti a una associazione di tutela come quella di cui si parla, perché in nessun'altra Regione d'Italia viene dato alcun contributo regionale ad associazioni di tutela di questo tipo. E allora qui non è questione di polemizzare, non è questione di rancore, è questione proprio di eliminare i tentativi di creare divisioni e di andare a intaccare realtà che sono realtà legittime. Ma che male c'è se i non vedenti si eleggono un deputato non vedente per difendere le loro cose? Che male c'è? Io dico che fanno bene. E allora questo deve essere condannabile? Non ho capito. Ma perché il Consiglio non si fa promotore di andare a vedere come vivono, cosa fanno nell'Unione italiana ciechi? Quale assistenza danno, quale preparazione, per rendersi conto di una realtà vera, non finta, non di gente che va vendere fiorellini, con tutto il rispetto che si può avere della gente vedente che va a vendere fiorellini, però questo non può essere confuso con un'esigenza reale.
Io ho sostenuto che sono perfettamente d'accordo che si stabiliscano regole chiare su come erogare questo finanziamento e in base a che cosa. A questo proposito hanno presentato, sempre l'onorevole Cogodi ed altri, l'emendamento numero 14 dove addirittura si richiede che il contributo venga corrisposto con le modalità della legge 14, ma la legge 14 già è legge e i contributi vengono erogati sempre in base ai programmi e alle cose...
(Interruzioni)
Cosa vogliono dire? Presuppongono che non venga rispettata la legge? Non c'è bisogno di scrivere in una legge che venga rispettata una legge, per cui anche l'emendamento 14 deve essere, a mio avviso, cassato. Però dico che, se vogliamo riordinare tutto il discorso dei contributi alle associazioni, stabilendo un criterio di proporzionalità per tutelare le minoranze, io sono d'accordo, come ero d'accordo cinque anni fa quando vennero respinte le mie proposte relativamente alle associazioni agricole, come sono state respinte altre proposte relativamente ad associazioni sindacali, regionali, e così via. Per cui ci vuole anche un minimo di coerenza; non si può essere d'accordo una volta e contrari un'altra; e poi perché proprio adesso, e solo per una categoria come quella dei non vedenti, si vuole quasi penalizzare e forzare la mano per controllare e complicare l'esistenza nella presentazione di programmi e di cose che pure già si fanno con ulteriori cose, e si vuole cominciare dai non vedenti per fare questo? Ma ci vuole del coraggio per fare queste proposte. E allora, se si fa ritornare il buon senso e si lascia perdere il rancore, che è in altri e non in noi, io credo che nel proseguo del lavoro di questa legislatura, molto probabilmente si potrà arrivare a fare regole generali per tutti i tipi di associazioni, per le quali noi ci dichiariamo disponibili, col massimo della serenità e collaborazione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'onorevole Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (D.C.). Signor Presidente, colleghi consiglieri, io ho l'impressione che oggi vogliamo fare una guerra tra poveri, però effettivamente quando ho visto quest'articolo sono rimasto male, anche perché conoscevo questa legge numero 14, una legge fatta nel 1968, legge che era stata fatta proprio per un'associazione, che è una delle associazioni storiche che esistono in questo campo, e devo dire anche che oggi noi facciamo questi discorsi perché dal 1979, da quando il Governo aveva eliminato tutti questi enti di diritto pubblico che allora utilizzavano anche come associazione, da quel momento sono nate molte associazioni, che però non danno una garanzia particolare, come ha detto prima l'onorevole Dadea e come diceva anche l'onorevole Pili. E quindi bisogna un po' mettere ordine, stare attenti a quello che facciamo, perché se apriamo una porta, spalanchiamo un portone, in quanto noi oggi proponiamo di dare un finanziamento a una seconda associazione dei privi di vista, però poi ci troviamo molte altre associazioni che sono collegate e che non corrispondono a quelle che sono le associazioni vecchie e che hanno un loro valore storico. Io ritengo che oggi noi dobbiamo sopprimere questo articolo, sono d'accordo, però dobbiamo anche mettere ordine in questo settore, perché altrimenti ogni qualvolta ci arriva una richiesta siamo costretti a dire di no, o a dire di sì magari proprio a quelle associazioni che non sono all'altezza di poter dare questa assistenza. Facciamo una ricerca, che certamente non è facile, perché bisogna partire dall'origine cercando quali sono le associazioni che veramente oggi contano, o perlomeno quelle che in campo nazionale hanno dato in questi cinquant'anni assistenza adeguata ai loro assistiti.
Io sono d'accordo sulla richiesta alla Giunta di predisporre un disegno di legge e una verifica di tutti i contributi che vengono dati annualmente a diverse associazioni dello stesso tipo, di modo che non vengano emarginate le associazioni valide e non si diano ad altri contributi che poi molto spesso non vengono neppure controllati.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'onorevole Maria Giovanna Mulas. Ne ha facoltà.
MULAS MARIA GIOVANNA (P.S.I.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, per usare la metafora del collega Marras, stamattina, nel suo intervento, io credo di recitare per me stessa, in questo Consesso, in piena autonomia di giudizio, senza rancori, senza polemiche, e avendo precisi riferimenti a come e a quando abbiamo discusso in quest'Aula di problemi analoghi. Sono rispettosa delle opinioni di ciascuno di noi, ciascuno può proporre emendamenti, evidentemente li ritiene motivati dal suo punto di vista, credo di dover motivare anch'io all'Aula le ragioni per cui non condivido né l'articolo 5, né il primo emendamento che la Giunta a questo articolo 5 aveva presentato. La ragione vera per cui io ho firmato, signor Presidente, l'emendamento che sopprime l'articolo 5 del disegno di legge numero 368, è innanzitutto di coerenza con un dibattito ed un impegno che è stato preso in quest'Aula e che è avvenuto non molto tempo fa, esattamente nella seduta del 15 dicembre del 1992, seduta in cui venne rinviata in Commissione la proposta di legge numero 277, che proponeva interventi regionali in materia di istruzione ed inserimento sociale in favore dei cittadini non vedenti e non udenti, e si svolse un dibattito molto attento, io credo rispettoso in quell'occasione, delle opinioni di tutti. Allora non ci sono secondi fini, né di partito né di correnti, come faceva intravvedere il collega Cogodi nel suo intervento, ci sono motivazioni di coerenza personale, di convinzioni profonde, che ciascuno di noi credo abbia il diritto di esprimere in quest'Aula e anche di rappresentare con gli strumenti che il nostro Regolamento consente. Quella proposta che era stata firmata da tutti i Gruppi, ed era nata con l'obiettivo di contribuire con un intervento finanziario della Regione al superamento delle oggettive difficoltà di inserimento scolastico dei minorati sensoriali, non venne esaminata in Aula, non si andò al di là della discussione generale. Eppure sappiamo che il problema esiste, eppure sappiamo che nonostante i progetti di integrazione nelle scuole c'è una reale difficoltà, senza strumenti didattici appropriati a intervenire nei confronti di questi soggetti, e non si andò al di là della discussione perché fu portata, da parte di alcuni consiglieri, e tra questi l'onorevole Cogodi, la legittima richiesta di ulteriori approfondimenti e si disse, in quella occasione, che era necessario un rigoroso controllo della destinazione dei fondi pubblici, nonostante fossero destinatari del provvedimento in quel caso l'Unione italiana ciechi e l'istituto dei sordomuti di Sassari. L'Unione italiana ciechi, come tutti noi sappiamo, è un ente di diritto pubblico, certo non a caso, ma non a caso, onorevole Marras, perché funzionante da sempre e perché è l'unica istituzione che si è occupata con successo dell'istruzione e dell'inserimento dei ciechi. Se poi ne sorgeranno altre, e ci saranno le condizioni oggettive perché questo avvenga, io non ho nessuna difficoltà perché ci sia il rispetto di quel pluralismo che qui veniva invocato. Non è su questo che stiamo discutendo e non credo che sia questa l'occasione e dirò anche perché. Io credo che il problema dell'inserimento didattico dei non vedenti e dei non udenti fosse sentito da tutti i consiglieri, non credo che ci fosse una preconcetta ostilità a che si realizzassero quegli interventi. Si fecero però in aula delle osservazioni che evidentemente furono condivise dall'Assemblea, erano osservazioni critiche, si chiese e si ottenne il rinvio di quella legge che ritengo ancora oggi di fondamentale importanza per risolvere difficoltà di integrazione scolastica, come dicevo, dei minorati sensoriali.
I destinatari delle risorse in quel caso erano quei soggetti, privi di vista o privi di udito o che non hanno, come noi che possiamo esercitarla bene in quest'Aula, la possibilità di esercitare la facoltà della parola. Bene, onorevole Presidente e colleghi, la questione del controllo rigoroso dei fondi pubblici non esiste più? Cioè chi rappresenta questa associazione a cui si vuole erogare un contributo? Si è detto che ha degli iscritti e si è detto però che si tratta di un'associazione di tutela. Anche io credo, condividendo quanto espresso poco fa dal collega Pili, che siano due questioni diverse, e vorrei capire però quali sono le sedi, le strutture, le finalità, quale supporto fornisce ai non vedenti. Siamo evidentemente per il pluralismo associativo ma mi pare che non c'entri con il provvedimento in discussione. In quanto all'erogazione di risorse regionali, credo che dovremo capire come e perché saranno utilizzate. Abbiamo rinviato un intervento dal mio punto di vista di grande valenza e efficacia sul piano formativo e didattico e oggi vogliamo erogare dei contributi senza il rispetto dei criteri di rigoroso controllo che avevamo invece lì richiesto. Allora, in nome della trasparenza, in nome dell'etica pubblica che tante volte richiamiamo in quest'Aula, credo che daremmo quanto meno, io, per lo meno, darei una dimostrazione di incoerenza, e noi abbiamo il dovere di tutelare i più deboli, di finalizzare rigorosamente le risorse, non di dare soldi a qualunque struttura si costituisca. Questo è un altro tipo di problema che attiene alla necessità di stabilire dei criteri certi, di garantire effettivamente il pluralismo, di far sì che le risorse vengano finalizzate secondo obiettivi precisi, e allora, signor Presidente, troviamo le forme e i modi per razionalizzare e finalizzare con il massimo dell'obiettività, dei criteri di trasparenza, e nel rispetto del pluralismo associativo che non deve essere una parola vuota, la possibilità di finanziare le diverse associazioni. Questa è una esigenza sentita da molti. Su questo terreno dobbiamo essere disposti a misurarci con coerenza, abbiamo il dovere di farlo, ma per altrettanta coerenza, se mi è consentito, con le precedenti indicazioni del Consiglio, io credo che non debba essere accolto l'articolo 5 del disegno di legge e pertanto evidentemente sono favorevole all'emendamento e non posso che votare per l'emendamento soppressivo totale che anch'io ho firmato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'onorevole Tamponi. Ne ha facoltà.
TAMPONI (D.C.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, io credo che l'argomento che stiamo discutendo sia un argomento di particolare importanza, che va oltre il significato stesso e l'aspetto tematico che si sta affrontando. Noi, come gruppo D.C. e come componenti della prima Commissione, abbiamo già posto il problema, proprio in occasione dell'audizione del Presidente della Giunta Cabras e dell'assessore Collu della necessità di un progetto, di un disegno di legge organico che disciplini la materia dei contributi e delle erogazioni, notevoli in numero e in quantità, che questa Regione eroga, costantemente, a favore di associazioni, di organismi di carattere vario. Noi crediamo che ci debba essere questa disciplina, che ci debba essere un momento di riflessione in questo Consiglio regionale che ci faccia veramente ritrovare i criteri e i principi ispiratori, che sono quelli della trasparenza, della giustizia, della ponderatezza nell'erogazione di questi contributi. Sappiamo tutti che spesso questi contributi servono a mantenere delle strutture che sul piano della produzione e sul piano dell'impegno lasciano a desiderare, ma sappiamo anche che ci sono delle associazioni, degli organismi, che hanno grandi meriti sul piano dell'aggregazione, sul piano del sostegno, sul piano dell'attività a favore di categorie spesso svantaggiate e più deboli. Questo è un caso direi tipico che proprio dimostra come l'attenzione verso i più deboli, come sono i non vedenti, ci debba vedere estremamente attenti e partecipi. Noi siamo per il pluralismo, lo dico al collega Cogodi; il Gruppo della Democrazia cristiana, che trae ispirazione proprio da una visione pluralistica della società, non può non essere a favore del pluralismo, però di un pluralismo nella chiarezza. Vogliamo sapere, e si deve sapere in Consiglio regionale costantemente, quali siano i connotati, quali siano i principi ispiratori, quali siano le regole che attengono al funzionamento, alla vita e alla sopravvivenza di queste associazioni. Quanto è stato detto in quest'Aula, stamattina dimostra come le informazioni che si hanno su queste due strutture in questione non siano sufficienti a farci valutare pienamente l'abbinamento, la messa sullo stesso piano di questa nuova associazione rispetto a quella che tradizionalmente è stata riconosciuta meritoria di attenzione dalla Regione. Però anche su questo deve essere fatta attenzione, deve essere fatta luce anche se il temine è poco appropriato, lo dico in primis al collega Pili, che con estrema attenzione e approfondimento ha trattato l'argomento, perché qualcuno dice che anche nell'Unione italiana ciechi ci siano degli aspetti d'ombra, che ci siano iscritti già deceduti da molto tempo, che siano gonfiate le adesioni. Credo che abbiamo l'interesse comune, proprio per dimostrare che vogliamo operare in un clima di trasparenza, di chiarezza assoluta, di avere dei dati precisi, quindi l'Assessore competente prima di erogare dovrà veramente rendere conto a sé stesso, alla Commissione competente , e possibilmente anche al Consiglio, dei criteri che lo hanno portato a erogare, ma soprattutto della valutazione delle certificazioni e delle documentazioni. In materia dobbiamo anche ricordare che esiste un progetto di legge (credo che l'abbia citato la collega Mulas) che è stato esaminato, rimandato in Commissione, a firma Lorettu e più (credo Farigu) che parla proprio delle provvidenze a favore dei non vedenti e anche dei sordomuti, dei non udenti. Credo che forse quella sarebbe stata la sede più opportuna per affrontare organicamente l'approccio e direi la scelta della Regione in questa materia. Credo quindi che si dovrà prendere con urgenza in mano e rivederlo. Nel frattempo, proprio per quanto stiamo dicendo non come aspetto di chiusura perché per noi l'aspetto rimane aperto, diciamo che in questa fase è meglio non portare innovazioni alle provvidenze che avevamo stabilito precedentemente, rimandando però al massimo impegno, se si dovesse riprendere in mano come riteniamo questo progetto di legge Lorettu e più, alla valutazione delle provvidenze che dobbiamo dare, ai criteri e ai metodi. In questo momento sollecitiamo con impegno formale proprio la Giunta, il Presidente che non c'è, ma credo lo possa fare l'assessore Collu, agli affari generali, e quindi alla trasparenza, alla riforma, eccetera eccetera, a produrre al più presto al Consiglio questo disegno di legge in materia di contributi e di trattamento delle varie associazioni che riguardano poi trasversalmente tutti gli Assessorati. Ha fatto bene il collega Pili a citarlo, ricordiamoci che in altre circostanze abbiamo usato in quest'Aula, in questa Assemblea atteggiamenti opposti per giustificare alla fine le stesse cose. Quindi su questo sono necessari, anche per quanto è emerso stamani, una attenzione e un approfondimento ulteriore, per questo noi ci dichiariamo disponibili in toto, come Gruppo, ad affrontarlo con immediatezza.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'onorevole Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (Rinascita e Sardismo). Presidente, colleghi, il tema in questione non è certo semplice, anzi direi che è molto difficile entrare nel merito, quando si sentono discorsi come quelli dell'onorevole Dadea che parlano di moralizzazione, trasparenza, pulizia, bonifica, e io aggiungerei anche coerenza quando si sentono discorsi come quelli dell'onorevole Pili, che mi sembra abbia fatto un autogol quando ha detto: provate a chiudere gli occhi, gli occhi li stiamo chiudendo in un senso, se vediamo solo una cosa, che gli occhi li stiamo chiudendo, se diciamo che deve esistere solo un ente morale, perché anche l'Unione italiana ciechi è un ente morale come lo è l'Associazione privi di vista, se poi c'è qualche distinzione me la si deve spiegare. Parlo di coerenza, onorevole Dadea, perché mi si deve spiegare perché si vota il bilancio, capitolo 10021, questo bilancio è stato votato e in questo bilancio c'è scritto "contributo annuo alle sezioni provinciali dell'Unione italiana ciechi operanti in Sardegna per il conseguimento degli scopi previsti dallo Statuto e contributo annuo all'Associazione nazionale privi di vista". Questo è stato votato. Qui ci sono un miliardo e cento milioni, allora cosa vuol dire? Che se passa questo emendamento e si sopprime l'articolo 5, questo miliardo e cento milioni che, secondo questo capitolo, andava suddiviso tra i due enti andrà solo a uno. E' questo il significato! Perché si era decurtata del 30 per cento la somma iniziale che mi pare fosse di un miliardo e duecento milioni, per cui all'Unione italiana ciechi dovevano andare ottocento milioni, adesso l'Unione italiana ciechi con la soppressione di questo articolo avrà un miliardo e cento milioni; queste cose bisogna che siano chiare. Io mi domando se può essere concepibile che esista una sorta di monopolio a livello di enti morali, mi domando se i disabili, in questo caso i privi di vista, debbano necessariamente appartenere a un solo ente morale, se no non esistono, non ci sono. Non vorrei, e mi dispiacerebbe, ma lo faccio, ricordare un precedente: qui si è discusso anche abbondantemente a proposito dell'AIAS, e mi sembra che anche in quel caso la parola pluralismo sia stata una costante in quest'Aula, eliminare l'abuso io direi, anche se la frase è un pò forte, bisogna stare attenti a non sovrapporre miseria a miseria. Io non credo che un contributi di trecento milioni, come in questo caso, possa determinare chissà quale sconquasso o voglia significare per l'Unione italiana ciechi, e mi onoro anche di avere molti amici all'interno, chissà quale perdita. Io penso che noi siamo chiamati tutti a un dovere morale in questo caso, io non voglio fare pistolotti a nessuno, però non è possibile che ci possa essere una sperequazione del genere, non è possibile che esista una forma di monopolio di questo tipo, e se le cose devono cambiare, e se il copione deve cambiare, io parlo in nome di 670 persone i cui diritti devono essere tutelati. Quest'Aula, se questo articolo viene bocciato, sta dicendo che queste 670 persone si devono arrangiare o devono andare necessariamente a iscriversi all'Unione italiana ciechi, non possono far parte dell'Associazione nazionale privi di vista. Questo stiamo dicendo.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 6 a firma Pili e più.
Ha domandato di parlare l'onorevole Cogodi. Ne ha facoltà.
COGODI (Rinascita e Sardismo). Chiedo la votazione per appello nominale sull'emendamento numero 6 all'articolo 5.
(Si alzano in piedi otto consiglieri che appoggiano la proposta dell'onorevole Cogodi.)
Votazione per appello nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione per appello nominale dell'emendamento numero 6.
Coloro i quali sono favorevoli risponderanno sì; coloro i quali sono contrari risponderanno no. Estraggo a sorte il nome del consigliere dal quale avrà inizio l'appello nominale. (E' estratto il numero 38 corrispondente al nome del consigliere Meloni.)
Prego il consigliere Segretario di procedere all'appello iniziando dal consigliere Meloni.
MULAS MARIA GIOVANNA, Segretaria, procede all'appello.
Rispondono sì i consiglieri: Mereu Salvatorangelo - Mulas Maria Giovanna - Onnis - Pau - Pes - Pili - Porcu - Pusceddu - Sardu - Satta Gabriele - Scano - Sechi - Serri - Tamponi - Usi Edoardo - Usai Sandro - Zucca - Baroschi - Cadoni - Cocco - Corda - Dadea - Degortes - Deiana - Erittu - Fadda Antonio - Fadda Paolo - Ferrari - Ladu Leonardo - Lorelli - Lorettu - Manca - Manchinu - Mannoni - Manunza.
Rispondono no i consiglieri: Meloni - Morittu - Mulas Franco - Murgia - Oppi - Ortu - Puligheddu - Salis - Serra Pintus - Amadu - Cogodi - Demontis - Ladu Giorgio - Marteddu.
Si sono astenuti i consiglieri: Pubusa - Serra Antonio - Soro - Atzeni - Carusillo - Dettori - Fantola - Giagu.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 57
votanti 49
astenuti 8
maggioranza 25
favorevoli 35
contrari 14
(Il Consiglio approva).
Decade quindi l'emendamento numero 14.
I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio alle ore 17.
La seduta è tolta alle ore 14 e 20.