Nota stampa della seduta n. 91

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVII Legislatura

Ufficio Stampa

Nota stampa della seduta n. 91 – Antimeridiana

Martedì 7 ottobre 2025

Pl n. 68 (Corrias e più) “Disposizioni in materia di attuazione del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali”: discussione generale Il Consiglio si riunisce alle 16 La seduta è stata aperta dal presidente Piero Comandini che, dopo le formalità di rito, ha messo in discussione la proposta di legge n.68 “Disposizioni in materia di attuazione del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali” dando la parola al relatore di maggioranza Salvatore Corrias, presidente della Commissione “Autonomia e Riforme”. Il relatore, dopo aver illustrato per sommi capi il provvedimento, ha ricordato la lunga gestazione necessaria per dargli una fisionomia. «Sono state sentite le parti sociali, gli amministratori delle province, i rappresentanti dei comuni. Tutto questo ha portato a questa proposta di legge, entrata in commissione a gennaio e approvata lo scorso settembre». Corrias ha poi ripercorso i vari interventi legislativi in materia: «L’argomento è all’attenzione del Consiglio ormai da quasi 20 anni, dopo l’approvazione della legge 9 del 2006 che poggiava su norme statutarie e costituzionali che assegnano alla Regione  competenza primaria sull’ordinamento degli enti locali. Ora si tratta di definire processi e risorse per l’attuazione del Comparto Unico. La ragione di questa legge sta nell’istituzione di una agenzia per la rappresentanza negoziale dove saranno rpresenti gli enti locali. Tutto dovrà avvenire su più tornate contrattuali e con gradualità. Crediamo che la Sardegna ne abbia davvero bisogno. Oltre 4.000 dipendenti, negli ultimi anni, hanno lasciato i Comuni per altri impieghi. Questo dimostra che c’è bisogno di questa legge in modo da scongiurare la fuga dalle amministrazioni comunali. Non vogliamo che i Comuni diventino case vuote. Questa legge serve anche per evitare lo spopolamento dei piccoli centri. Auspico che possa disegnare uno scenario nuovo». Ha quindi perso la parola il relatore di minoranza Angelo Cocciu (Forza Italia) che ha sottolineato, in apertura, l’importanza del provvedimento per dare risposte ai dipendenti degli enti locali. «Questa legge ha il massimo sostegno di tutta la minoranza. E’ un atto dovuto nei confronti del personale dei comuni e delle province che meritano un trattamento diverso. Questo non comporterà nessuno svantaggio per i dipendenti regionali». Cocciu ha ricordato l’iter della proposta di legge in Commissione: «Come minoranza  abbiamo chiesto qualcosa in più: un confronto con i Ministeri competenti che purtroppo non c’è stato. Speriamo che la legge sia ben costruita e non abbia nessun tipo di problema. Se ci saranno difficoltà sono sicuro che saranno superate nel confronto con il Governo. Mi auguro che la legge venga approvata in tempi rapidi. Ciò che serve sono le risorse. Cominciamo da ora a mettere da parte i denari necessari. Siamo una delle poche regioni d’Italia che non hanno ancora attuato il Comparto Unico». Per Fausto Piga (FdI) la questione del Comparto Unico va affrontata una volta per tutte. «L’ultima volta che se n’è parlato è stato un anno fa. In quell’occasione discutemmo tre mozioni chiudendo con un ordine del giorno unitario approvato all’unanimità con il quale si impegnava la Giunta a predisporre tutte le azioni per l’attuazione del Comparto Unico. A distanza di un anno siamo tornati al punto di partenza. Non voglio dire che non si sia fatto nulla ma il tempo poteva essere utilizzato meglio in modo da fare chiarezza sul punto focale: le coperture finanziarie. Maggioranza e opposizione sono d’accordo sulla proposta di legge, ora bisogna lavorare insieme per dare gambe al provvedimento». Piga ha quindi auspicato una discussione e rivolto un invito all’Aula: «Ancora non si sa quando potrà essere attuato il Comparto Unico. L’esperienza ci dice che non sarà semplice. Però ci sono altre esempi positivi come quella di Forestas che ci confortano. In questa legge c’è solo l’istituzione dell’Aran, il Comparto Unico deve essere invece costruito. Serviranno 80/90 milioni di euro. A oggi non sappiamo dove andarli a prendere. E’ bene che si cominci ad affrontare il tema. L’altra questione sono i tempi: occorre stilare un cronoprogramma con una tabella delle scadenze. Ogni anno i dipendenti devono conoscere quali sono gli obiettivi da raggiungere». D’accordo con il provvedimento anche Alessandro Sorgia (Misto): «E’ un passo importante per l’attuazione della legge 9 del 2006 e dell’art.44 dello Statuto. E’ doveroso riconoscere un’eguale retribuzione ai dipendenti pubblici. Questa legge però non realizza il Comparto Unico né l’equiparazione delle retribuzioni. Non creiamo illusioni e false aspettative tra i dipendenti degli enti locali». Secondo Sorgia nella legge è mancato il confronto con i ministeri competenti e un passaggio nella Conferenza Stato-Regione. Altra criticità è rappresentata dalla copertura finanziaria: «Sono state stanziati 30 milioni per il 2026 che però non coprono il fabbisogno. Serve un accordo per un cofinanziamento statale con una previsione almeno decennale. E’ impensabile far fronte ai costi con il solo bilancio della Regione. Se non si apre il confronto con lo Stato si rischia che la legge venga impugnata. Serve inoltre una clausola di salvaguardia per evitare che i dipendenti perdano le dovute tutele». Positivo anche il giudizio di Gianni Chessa (Forza Italia): «Ho votato a favore in Commissione, il Comparto Unico è un obiettivo da raggiungere. Sarebbe però interessante sapere dall’assessore al bilancio se è stata trovata la copertura finanziaria e se è scongiurato il rischio impugnazione». Chessa ha poi insistito sulla disparità di trattamento tra dipendenti della Regione e degli enti locali: «I sindacati sono pronti a difendere i diritti degli impiegati pubblici che hanno salari sotto la soglia della povertà? Il Comparto Unico non può essere una sfida tra dipendenti regionali e dipendenti di comuni e province. La legge è necessaria se vogliamo fermare la fuga del personale dei Comuni. La politica però deve ragionare sulle disparità di trattamento tra dipendenti. Basta vedere cosa è successo con il nuovo contratto dei dirigenti regionali che si sono messi in tasca 50/60mila euro netti, mentre un impiegato comunale si deve accontentare di 1.300 al mese». Per Francesco Agus (Progressisti), nella discussione della legge, è fondamentale capire cosa si vuole fare. «In primo luogo non si sta costituendo il Comparto Unico perché è già stato costituito nel 2006 – ha precisato il capogruppo dei Progressisti – sono passati 20 anni ma non dobbiamo stupirci. Nella nostra regione alcune questioni vanno avanti con maggiore lentezza rispetto ad altre regioni italiane. L’unico modo per mangiare un elefante è farlo un pezzo alla volta, altrimenti si rischia di rimandare la questione. La strada non finisce con questa legge ma è un passo per riprendere il cammino e riavviare una macchina ferma da due decenni». Agus ha poi ricordato l’iter della legge: «Se oggi siamo qui a discutere di questo tema è perché nella scorsa legislatura la minoranza ha avuto il coraggio di rispolverare dai cassetti una proposta che è tornata di attualità e ha mobilitato i dipendenti comunali e le amministrazioni civiche. Migliaia di lavoratori hanno chiesto di discutere la questione. Per questo non bisogna banalizzare: non si tratta di un semplice aumento in busta paga ma di discutere il ruolo dell’amministrazione regionale nel futuro. Se si vuole cambiarlo non si può prescindere da un adeguato trattamento economico per i dipendenti. Questo sarà utile per garantire servizi efficienti ai cittadini. Per dare alla Regione il compito di regolare i servizi e non di erogarli. Tutto questo non sarà possibile se permane la disparità di trattamento. Se non si risolve continuerà la fuga dei dipendenti dai comuni». Infine un messaggio ai dipendenti della Regione: «Non devono spaventarsi: con l’allargamento del Comparto Unico ci saranno più garanzie per tutti. Il rischio altrimenti, per la presenza di veti incrociati, è che si blocchino anche i contratti regionali. Ecco perché giudico strategica questa discussione». (Psp) Per Antonello Floris (FdI) la PL in discussione è una questione di giustizia sociale. I dipendenti degli enti locali fino ad ora sono stati l’ultima ruota del carro dal punto di vista economico eppure   hanno il contatto diretto con il contribuente. Questo ha comportato un  fuggi fuggi generale dal loro posto di lavoro.  Floris ha ricordato che la Legge non ha una copertura  finanziaria adeguata ma i soldi, grazie alla volontà politica,  si troveranno.  Perché il fine della Proposta di Legge è superare le  disuguaglianze ed evitare lo spopolamento nei territori. .Antonello Floris ha annunciato il voto favorevole. Alberto Urpi  (Sardegna al centro 20 venti)  ha ricordato che il Comparto unico  è già stato istituito 20 anni fa .  Questo è un piccolo passo importante per andare “verso” l’attuazione del Comparto unico.  Sono stati 20 anni di parole e le cause dei ritardi sono dell’intera classe politica. Nella scorsa legislatura,  nel 2023 – ha detto Urpi –  si è istituita la cabina di regia e furono stanziati  52 milioni di euro. Questa linea è stata seguita anche in questa legislatura con questa  PL 68 che saluta favorevolmente.  Per Urpi non c’è  nessuna contrapposizione nel  “rapporto tra dipendenti enti locali e Regione” .  L’obiettivo è quello di vedere soddisfatti gli utenti, le imprese dei comuni, gli studenti delle scuole, i cittadini del territorio che godono dei servizi dei comuni.  Una Regione che funziona, è quella dove funzionano gli enti locali. Il vicepresidente Aldo Salaris ha dato la parola a Emanuele Cera (FdI) secondo il quale questa riforma è giusta, necessaria, equilibrata e profondamente attesa. E’ una scelta politica che tocca principi di eguaglianza che sana una frattura tra lavoratori. Oggi esiste diseguaglianza evidente e inaccettabile.  Le funzioni delegate che la Regione assegna agli enti locali sono sempre maggiori. Ma a parità di lavoro non ci possono essere condizioni diverse perché questo produce l’esodo dei lavoratori.   Con l’attuazione del  Comparto Unico  garantiremo pari trattamento economico e previdenziale. Non è però  solo un tema di giustizia salariale ma è una forma di sviluppo perché consente anche di programmare in maniera unitaria la formazione, gli aggiornamenti del personale  di tutti gli enti.  La pubblica amministrazione diventerà più competente.   La Sardegna non può più permettersi di avere una pubblica amministrazione a doppia velocità.  Naturalmente la PL 68 presenta alcune criticità che grazie al dibattito in aula e la presentazione degli emendamenti saranno modificate. Per Giuseppe Fasolino  (Riformatori sardi) questo provvedimento è di un’importanza unica. In questi anni abbiamo assistito allo  svuotamento dei comuni. La domanda è:  perché i nostri comuni si stanno spopolando e ancora,   come aumentare l’economia dei nostri comuni? Oggi  abbiamo una grande opportunità, portare avanti questa proposta di legge. Non si  tratta solo di aumentare lo stipendio dei dipendenti comunali ma  è una questione che tratta alcune problematiche importantissime come quella di arginare lo spopolamento.   Davanti a questi argomenti non ci sono appartenenze politiche. Questo provvedimento  è una tappa obbligatoria per arrivare al comparto unico. La strada è ancora lunga per questo non dobbiamo far calare la tensione. E’ un momento positivo perché la politica è compatta  su  questo nobile provvedimento. Franco Mula (FdI) ha detto di essere a favore anche se questa Proposta di legge è da migliorare e da perfezionare ma lo si farà  con la presentazione degli emendamenti . Serve per arginare la “fuga dagli enti locali” e dallo spopolamento. Il comparto regionale  – ha aggiunto – si deve tranquillizzare stiamo cercando di portare un po’ di giustizia sociale. Il personale degli enti locali va mantenuto e motivato sta subendo un trattamento ingiusto con stipendi da fame. La legge va migliorata ed è necessario trovare le risorse. Per Salvatore Cau (Orizzonte Comune) è  un provvedimento che crea giustizia sociale e arginerà lo spopolamento. Serve rivoluzione profonda, silenziosa che crei giustizia sociale. Cau ha posto l’accento sulla certezza delle risorse.  Come affronteremo  – ha detto – la spesa di 100 milioni l’anno necessari? Domande scomode che dobbiamo affrontare in quest’aula.  L’obiettivo è equità ed equilibrio per tutti i lavoratori. Dopo 20 anni di attesa questa è una pagina di buona politica. Cristina Usai (FdI) ha detto che si tratta di un passo importante , una riforma attesa che può dare certezze. Le criticità ci sono ma possono essere sanate nell’ottica della salvaguardia e tutela dei  comuni.  Per Usai è necessario votare una riforma che semplifichi davvero e attraverso gli emendamenti  costruire una proposta di legge operativa e utile. Francesca Masala  (FdI) ha detto di sostenere con convinzione questa PL  che si augura sia approvata all’unanimità. E’ una riforma strutturale ,  compiuta attuazione di un percorso lungo 19 anni.  Per Masala è un atto di giustizia sociale per oltre 11.000 dipendenti, è un riconoscimento del valore dei dipendenti degli enti locali i cui organici nel futuro saranno più  forti,  stabili e motivati.  Approvare   questa legge – ha sottolineato –  non è solo dare attuazione a una norma ma dare dignità al settore pubblico. Il tempo delle ingiustizie è finito. La strada è ancora lunga. Per Maria  Laura Orrù   (Alleanza Verdi  Sinistra) questa Proposta di Legge è un passo avanti determinante.  Dopo 19 anni finalmente si comincia a dare  attuazione al Comparto unico. Si tratta di un’operazione di giustizia sociale e di  soccorso ai comuni.  Dal 2021 le dimissioni volontarie dal personale dei comuni sono aumentate drasticamente.  Spesso i sindaci si trovano nelle condizioni di sostituire gli uffici. Dobbiamo fare di tutto per frenare un esodo che compromette la possibilità di fornire servizi ai cittadini. Per questo dobbiamo intervenire con urgenza.  Il virtuosismo dei nostri comuni è messa a dura prova.  Le risorse per gli enti locali sono sempre in calo: nel 2025 per i comuni sono stati stanziati  430 milioni in meno  e   460 nel prossimo triennio. (R.R.) Luigi Rubiu (FdI), non ha nascosto la soddisfazione per la discussione di un provvedimento “atteso da 19 anni” ma ha evidenziato come nel testo all’esame dell’Aula “siano presenti ambiguità, ombre e rischi che potrebbero compromettere il raggiungimento degli obiettivi”. In particolare, l’esponente della minoranza, ha posto l’accento sulle risorse non sufficienti previste come stanziamenti (12 milioni per il 2025 e 30 milioni per il 2026) ed ha domandato alla Giunta se le ulteriori risorse necessarie per realizzare l’attuazione del comparto unico, saranno indicate nella prossima legge di bilancio. «Non possiamo creare illusioni – ha concluso Rubiu – e senza una norma transitoria chiara e coperture certe, i tavoli contrattuali rischierebbero lo stop». Di tutt’altro tenore l’intervento del consigliere dei 5 Stelle, Gianluca Mandas, che ha parlato di “entusiasmo” nella partecipazione alla discussione per il varo di una norma che non soltanto era attesa da quasi vent’anni ma che, quando approvata rappresenterà lo strumento per concreto per ridare fiato e gambe “alle politiche territoriali”. L’esponente della maggioranza ha quantificato in circa 100 milioni di euro, le risorse necessarie per realizzare il comparto unico, ma ha rassicurato sull’impegno e l’azione per far sì che finalmente si realizzi la riforma che equipara le retribuzioni dei dipendenti della pubblica amministrazione e che dunque consentirà di garantire ai cittadini servizi efficienti anche nei più piccoli comuni dell’Isola. Paola Casula (SF), ha annunciato il pieno sostegno al provvedimento “perché oggi non si approva solo una legge ma con il nostro sì restituiamo dignità e futuro a migliaia di lavoratori che tengono in piedi le nostre comunità: cioè a tutti coloro che lavorano negli enti locali”. L’esponente della maggioranza, pur riconoscendo le qualità tecniche delle norme, ha voluto enfatizzare la portata politica dell’iniziativa legislativa: l’obiettivo del comparto unico non è solo aumento degli stipendi dei dipendenti degli Enti Locali ma varare lo strumento strategico che rafforza tutta la pubblica amministrazione in Sardegna. La consigliera della sinistra ha ricordato come nel corso degli ultimi quattro lustri sia lo Stato che la Regione abbiano trasferito alle amministrazioni locali, compiti e funzioni, senza accompagnarle dai necessari trasferimenti di risorse finanziarie e tantomeno umane. «Così – ha affermato Casula – le disparità tra l’amministrazione regionale e gli Enti locali si sono ampliate e con questa norma diamo il via ad un solo sistema di regole contrattuali, ad una sola amministrazione pubblica regionale, unite in un unico patto per lo sviluppo della Sardegna». L’avvio del percorso per dare attuazione al comparto unico, è stato salutato con soddisfazione anche dal consigliere del Pd, Luigi Piano che ha parlato “di trasformazione epocale per la pubblica amministrazione”.  «Riaffermiamo un principio di equità – ha spiegato l’esponente della maggioranza – stesso lavoro, stesso contratto, stessi diritti». Piano ha anche posto l’accento sui positivi effetti che il comprato unico avrebbe anche in chiave di lotta allo spopolamento: non solo fermiamo la migrazione dei lavoratori verso il sistema regione ma siamo sicuri che una retribuzione più equa e rispettosa delle professionalità consentirà a tanti giovani di scegliere di restare al lavoro nel proprio paese. «L’impegno finanziario è importante – ha concluso – i ma il vero costo sarebbe rappresentato dal non fare la riforma che garantisce più servizi ai cittadini». Anche Sandro Porcu (OC), ha espresso piena soddisfazione per la Pl 68: è punto di partenza, oggi non si fa il comparto unico ma si inizia a dargli attuazione a 19 anni dall’approvazione della legge del 2006. «Non devono esserci trionfalismi – ha spiegato l’esponente della maggioranza – ma non si può neppure sminuire la portata del provvedimento». Il capogruppo di Orizzonte Comune ha quindi evidenziato come nel corso degli anni si sia assistito ad un aggravio di funzioni e compiti in capo agli Enti Locali, senza che siano stati riconosciuti diritti e una corrispondente retribuzione ai dipendi: con questa norma colmiamo il ritardo normativo e istituzionale e restituiamo dignità al personale degli enti locali.  «E’ un atto di giustizia sociale – ha concluso Porcu – che rafforza i territori e contrasta lo spopolamento». Di “giornata importante” ha parlato Antonio Solinas (Pd), che ha ricordato come il provvedimento in discussione dia attuazione alla “scelta intelligente fatta nel 2006 dalla Giunta Soru”. Nel merito del provvedimento, a giudizio dell’esponente della maggioranza, l’istituzione dell’agenzia Aran cancella “ogni dubbio sull’attuazione del comparto unico”. Sulle risorse finanziaria (10 milioni nel 2024,  12 nel 2025,  30 per il  2026 e 30 per il 2027) Solinas ha invitato l’esecutivo proseguire con tutti gli stanziamenti necessari per dare piena e completa attuazione alla riforma. In conclusione del suo intervento, il consigliere del Pd, ha quindi invitato l’assessore degli Enti Locali ad emanare una circolare urgente per meglio chiarire ad alcune amministrazione comunali che “le risorse riferite all’annualità 2024 non devono essere iscritte alla voce produttività dei dipendenti ma indirizzate in linea con la norma in discussione”. Dopo una breve sospensione dei lavori per dar luogo alla riunione della capigruppo, il presidente Comandini ha ricordato che il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti al testo è fissato prima della votazione del passaggio all’esame degli articoli che sarà preceduta dall’intervento in Aula della Giunta e di altri sei oratori. I lavori sono stati dichiarata conclusi. Il Consiglio è convocato alle 16. (A.M.)  
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