Incontro dei capigruppo con una delegazione di Coldiretti sulla proliferazione incontrollata della fauna selvaticaa

Il presidente del Consiglio Michele Pais ed i capigruppo hanno incontrato una delegazione di Coldiretti Sardegna in occasione della giornata di mobilitazione indetta dall’associazione a livello nazionale (con presidio a Roma in piazza Montecitorio e collegamenti con tutte le Regioni) per protestare contro la proliferazione incontrollata della fauna selvatica.

Vogliamo richiamare l’attenzione delle istituzioni, hanno spiegato il presidente dell’associazione Battista Cualbu ed il direttore Luca Saba, su un fenomeno ormai molto diffuso nelle zone rurali come nelle aree urbane, che sta mettendo in pericolo non solo produzioni alimentari e raccolti ma anche salute, igiene pubblica e sicurezza dei cittadini. Quello dell’”invasione” dei cinghiali, hanno sottolineato, è l’esempio più evidente ma, in Sardegna, ci sono situazioni specifiche che riguardano cornacchie, cormorani e volpi all’interno delle oasi di protezione faunistiche. Chiediamo quindi, hanno concluso gli esponenti di Coldiretti, sia la modifica della legge nazionale di riferimento (n.157 del 1992 che ha un impianto rigidamente protezionistico ormai superato dalla realtà) che, per quanto riguarda la Sardegna, una riforma della legge 23 del ’98 in grado di consentire gli abbattimenti selettivi, snellire le procedure ed assicurare risarcimenti adeguati.

L’assessore dell’Ambiente Gianni Lampis si è soffermato sulla particolare complessità della situazione della Sardegna, perché, a parte i problemi della normativa nazionale, la legge regionale 23 non prevede ambiti territoriali di caccia e di fatto impedisce di poter avviare, attraverso il piano faunistico regionale, i piani di abbattimento selettivi. Inoltre, ha proseguito l’assessore, è necessario intervenire anche sulle Province, che hanno alcune competenze in materia ma ora sono commissariate e con pochissimo personale, per rivedere e semplificare l’iter amministrativo che prevede proposte delle stesse Province, valutazioni dell’Ispra e del comunicato faunistico ed infine il decreto dell’assessorato.

La soluzione migliore, ha concluso, sarebbe quella di cambiare la legge nazionale ed intervenire in seconda battuta con un adeguamento della legge regionale.

(Af)

 

 

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