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Resoconto della seduta n. 175 del 24/10/2001

ClXXV SEDUTA

(Pomeridiana)

Mercoledì, 24 Ottobre 2001

Presidenza del Vicepresidente CARLONI

indi

del Presidente SERRENTI

La seduta è aperta alle ore 17 e 13.

LICANDRO, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 2 ottobre 2001, che è approvato.

Elezione del Presidente della Regione

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione sull'elezione del Presidente della Regione.

E' iscritto a parlare il consigliere Salvatore Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA SALVATORE (D.S.). Signor Presidente, vorrei partire, nel mio intervento, da una considerazione che è la seguente: credo che oggi sia tempo di consuntivi, non di previsioni. Lo dico riferendomi all'intervento del collega Vargiu, di stamattina, che più che parlare dei risultati ottenuti dal Governo e dalla maggioranza alla quale egli appartiene, ha fatto delle previsioni. Avremo modo di tornare sulle previsioni quando, a breve, credo, dovremo parlare delle dichiarazioni programmatiche del nuovo Presidente. Ora, quindi, occorre partire dal consuntivo di questi due anni di governo di centrodestra, ribadendo e sottolineando un fatto, cioè che nessuna Giunta, credo, si sia mai trovata in una posizione di estremo vantaggio come quello che ha incontrato la Giunta del presidente Floris.

Voglio fare qualche esempio: il presidente Floris ha ereditato dalle Giunte di centrosinistra della passata legislatura l'intesa Stato-Regione; i fondi dell'obiettivo 1; la continuità territoriale, e non capisco perché si ostini, il presidente Floris, a voler attribuire al proprio governo il risultato della continuità territoriale. Ma andiamo avanti: la zona franca è roba nostra; la legge Galli, quella che adesso, come diceva anche un quotidiano di oggi, permetterà di mettere ordine nel sistema idrico; la legge numero 31 del 1998 sulla riforma della burocrazia; la legge sull'Ente foreste, la legge numero 4 del 1997; lo scioglimento dell'EMSA, e in più ha potuto contare su una stampa estremamente favorevole, su un'attenzione positiva, molto positiva, troppo positiva - aggiungo io - delle imprese, dei sindacati, delle associazioni, e in più ha lavorato e ha potuto lavorare in una situazione generale di trend nazionale e regionale sicuramente positivo, cosa che ha consentito di ottenere alcuni risultati - ahimè pochi! - che sicuramente sono da ascrivere non già al merito del Governo presieduto dal presidente Floris, ma a condizioni precedenti a questo Governo, compreso il risultato della maggiore occupazione.

Stasera però devo soffermarmi, e voglio soffermarmi un po' di più, sulle questioni che riguardano uno dei punti fondamentali del programma del Polo di centrodestra alle elezioni regionali del '99 e uno dei cardini del programma di governo del presidente Floris, e cioè il problema delle riforme. Badate, parlare delle riforme con voi, maggioranza di centrodestra, è come sparare sulla Croce Rossa, è troppo facile. Nulla avete fatto, se non parlare, annunciare quattordici disegni di legge, come ci ricordava quasi ogni giorno il collega Corda - quattordici disegni di legge che non sono mai arrivati, non all'Aula, alla Commissione! - rinviare e procrastinare. Gli enti regionali: avevamo introdotto il sistema, il famoso spoil system per determinare un avvicendamento nella direzione degli enti, e siete riusciti a trasformarlo in un parental system. Da spoil system l'avete trasformato in parental system. Nessuna riforma di nessun ente, siete riusciti anche a bloccare tutto quello che era stato previsto sui pochi enti riformati da noi, e in compenso avete iniziato con un imbroglio, come quello del famoso commissariamento degli enti, per avere la possibilità di trovare appunto i nuovi dirigenti.

In materia di ordinamento autonomistico e riforma interna, province, comunità montane, unione dei comuni non avete fatto niente. Non solo non avete fatto niente, ma siete anche riusciti a stravolgere completamente le buone leggi che erano state fatte nella passata legislatura, per esempio la legge numero 4 del 1997 sulle province, modificata dalla numero 10 del 2002 con tutto quello che ne è conseguito e ne sta conseguendo. Avete bloccato definitivamente la proposta di legge sullo scioglimento dei CO.CI.CO., dirò poi qualcosa a questo proposito, oggi la legge non è più necessaria, ci ha pensato la riforma del Titolo V a rendere assolutamente non indispensabile questa legge.

Niente è stato fatto in materia di trasferimento di risorse, competenze e personale al sistema delle autonomie locali, mentre qualcosa si è fatto per quanto riguarda il personale regionale. Si doveva partire dal mitico shock burocratico annunciato da Floris, insomma lo shock da burocrazia credo che abbia afflitto tutta la Sardegna, se è vero come è vero che per quanto riguarda il contratto dei dipendenti della Regione si sono persi due anni di tempo perché non avevate il coraggio di dare direttive chiare ed esplicite al Coran; si sta pasticciando molto attualmente, su questo torneremo con qualche interrogazione ad hoc, sulle assunzioni che sono state annunciate in questi giorni; si sta proponendo una revisione della "31" per riportare nelle mani degli Assessori un potere amministrativo che non debbono più avere, e invece si è lottizzato molto a proposito soprattutto di direttori generali e di direttori di servizi. Nulla è stato fatto per quanto riguarda il sistema degli enti locali, neanche li si è chiamati a concertare azioni dirette nei loro confronti.

E allora la domanda è: che fare? Vorrei partire, per fare qualche proposta sul che fare, da un ragionamento che necessariamente deve prendere avvio, a mio avviso, dal problema più impegnativo, dal problema più alto, e cioè il problema della Assemblea costituente, dicendo ai colleghi dell'Aula che credo ormai sia evidente e presente a tutti che c'è una legge approvata dal Consiglio regionale che giace in Parlamento. Si attendano i tempi parlamentari per avere risposte su questa legge, non si utilizzi questo argomento veramente straordinario per tentare di costruire maggioranze transgeniche, si torni alla saggezza. Ci si metta tutti quanti a lavorare, a creare le condizioni perché, nel più breve tempo possibile, noi possiamo avere il nostro nuovo Statuto.

Concludo con alcuni esempi: noi siamo in un ritardo folle, nel senso del recepimento in Sardegna delle leggi Bassanini, non abbiamo ancora iniziato a raccogliere, ad attuare la sfida dell'attuazione del decreto legislativo 112 e quando abbiamo portato qui in Aula le relative norme di attuazione, tale trasferimento di competenze era stato liquidato da un leader del centrodestra come una cosa banale e di poco conto. Quanto sia banale ve lo dimostro leggendovi una lettera del direttore generale dell'Assessorato degli enti locali, dott. Vanni Fadda, che scrive ad un imprenditore, il 25 settembre 2001, che aveva fatto una richiesta per la concessione demaniale e marittima di uno specchio acqueo per l'installazione di un pontile. Scrive il dott. Vanni Fadda: "La presente per comunicare alla Signoria Vostra l'impossibilità di procedere all'istruttoria della pratica in oggetto, infatti da parte dell'onorevole Presidenza della Giunta non sono state portate a definizione le procedure che debbono intercorrere tra lo Stato e la Regione ai fini di rendere operative le disposizioni di cui al decreto legislativo 17 aprile 2001 numero 234, che contiene le norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna per il conferimento delle funzioni amministrative da parte dello Stato". Questo è solo un esempio fra i mille che si potrebbero citare, e che mettono il cittadino sardo in una oggettiva condizione di inferiorità nei confronti di qualsiasi cittadino italiano, per la totale inerzia e incapacità della Giunta regionale, di questa Giunta regionale, a predisporre, nonostante le nostre sollecitazioni, tutte le procedure per il rapido recepimento nel nostro ordinamento di queste norme.

Quindi abbiamo da portare avanti questa sfida del decreto legislativo 112, abbiamo da portare avanti la sfida del recepimento del Titolo V della Costituzione, e badate la fortuna della Sardegna è che l'articolo 10 del Titolo V dice testualmente: "Sino all'adeguamento dei rispettivi statuti, le disposizioni della presente legge costituzionale si applicano anche alle Regioni a Statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano per le parti in cui prevedono forme di autonomia più ampie rispetto a quelle già attribuite", il che significa che, grazie a Dio, le norme previste dal Titolo V entrano in vigore da subito anche in Sardegna. Cito due esempi per tutti: il primo è che le leggi della Regione non sono sottoposte più al controllo del Governo; il secondo è che il controllo sugli atti degli enti locali da oggi in poi è incostituzionale, quindi non esiste più. Allora credo, per citare solo due dei tanti esempi che anche a questo proposito si potrebbero citare, che abbiamo di fronte a noi da subito, da oggi, da ieri - direi - una sfida enorme che credo riguardi tutto il Consiglio regionale.

E infine l'altra sfida è quella della legge elettorale, perché anche qua dentro si parla in continuazione di questa legge elettorale, ma nessuno vuole prendersi in qualche modo il merito o assumere l'iniziativa di fare proposte concrete, che davvero ci mettano nelle condizioni di approvare una legge elettorale che sia la più confacente alle esigenze della nostra Regione.

Concludo con due sfide, una al Presidente Floris e l'altra ai colleghi Riformatori. Al Presidente Floris voglio dire: ad impossibilia nemo tenetur, Presidente, bisogna ascoltare davvero il vecchio adagio; lei ha fatto davvero una fatica paragonabile alla mitica fatica di Sisifo, lei pretendeva di spingere nel versante alto della montagna una maggioranza troppo pesante che poi ha finito per schiacciarla, allora io credo che lei debba saggiamente tornare nel Consiglio e dare al Consiglio, alla Sardegna tutto lo straordinario bagaglio di esperienza che lei può dare lavorando in Consiglio e nelle Commissioni, ma non inseguendo l'illusione di poter creare un nuovo blocco che rompa lo schieramento bipolare, che ormai è un dato acquisito per la realtà nazionale e regionale, io credo che lei possa dare molto e glielo chiedo con tutta umiltà, perché davvero noi abbiamo bisogno dell'intervento e dell'aiuto di tutti.

Ed ai colleghi Riformatori lancio questa sfida: prendete voi l'Assessorato delle riforme, fatevi voi veramente portatori di una iniziativa forte che sia conseguente con tutte le affermazioni che lei, collega Vargiu, stamattina ha fatto qui, e che io prendo per buone senza nessun problema, però fatevi voi parte diligente, chiedendo e pretendendo l'Assessorato delle riforme. E l'altra sfida è questa: non accettate di entrare nel giochetto squallido, che sicuramente qualcuno proporrà all'Aula, di apportare modifiche alla legge numero 1 del 1977 con la scusa di renderla compatibile con la nuova forma di governo, per camuffare l'esigenza di aumentare gli attuali Assessorati portandoli a tredici o a quattordici, sicuramente al fine di accontentare qualche pezzo della maggioranza che attualmente è un po' riottoso.

Tre sfide concrete, al Presidente Floris, ai colleghi Riformatori ed a tutto il Consiglio, perché le cose da fare sono tante, ma sicuramente non saranno fatte da qualsiasi governo che si farà espressione di una maggioranza ancora una volta traballante, zoppicante, che non produrrà niente di buono per la Sardegna.

PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Balletto. Ne ha facoltà.

BALLETTO (F.I. - Sardegna). Grazie Presidente. Con l'inizio della crisi una nuova e più grande responsabilità si pone a carico di questo Consiglio: quella di dare una adeguata risposta alle esigenze della nostra Sardegna, cosa che a questo punto si può realizzare solo ed esclusivamente con la formazione di una nuova maggioranza capace di fare quello che tutti attendono. Oggi, di fronte a questa calamità, e non paia esagerata questa definizione, non vi può che essere un generale coinvolgimento di tutte le forze presenti in Consiglio regionale, che siano realmente interessate alla soluzione della crisi. Soprattutto perché nessuna forza politica, seppure in misura diversa, a mio avviso, può considerarsi indenne da responsabilità. Non è azzardato affermare che questa responsabilità si trova generosamente diffusa in ambedue gli schieramenti, di maggioranza e di opposizione. Alla prima vanno imputate difficoltà al suo interno, è evidente. Difficoltà originate non tanto da divergenze sui contenuti e sull'esecuzione del programma di governo, ma ad un accentuato personalismo di alcuni suoi esponenti, i quali non hanno saputo rinunciare ai propri personali interessi, politici ovviamente, per rispettare quelli generali riconducibili all'assolvimento del proprio mandato, in piena fedeltà e coerenza con l'incarico ricevuto all'atto della loro elezione.

Può essere utile, a questo punto, ricordare che tali lacerazioni sono state favorite ed accentuate da una legge elettorale non riformata, come è stato richiamato da alcuni colleghi che mi hanno preceduto, nel corso dell'undicesima legislatura da parte della maggioranza di allora, l'attuale opposizione, una legge elettorale che, alla prova dei fatti, si è dimostrata assolutamente inadatta a dare alla Sardegna una maggioranza stabile e capace di esprimere un Governo all'altezza della situazione. Di questa colpevole mancanza del centrosinistra si pagano oggi le conseguenze; credo che sia del tutto inutile, a questo punto, ricordare non solo le polemiche e le forti contrapposizioni, al limite della rissa verbale, che insorsero all'inizio di questa legislatura tra le forze politiche presenti in Consiglio, per formare una Giunta capace di governare e quindi degna di questo nome.

Superati i primi momenti nei quali l'esecutivo regionale ha dato dimostrazione di capacità e di tempestività di intervento per la soluzione dei problemi, e non piccoli quanto a rilevanza, sull'intero territorio regionale - mi riferisco alle emergenze che si sono dovute affrontare: l'alluvione, la siccità, la pestilenza della lingua blu, ed ancora la predisposizione della manovra finanziaria e della legge di bilancio, in tempi ridottissimi, bisogna ricordare infatti che la Giunta era stata nominata ed aveva avuto la fiducia a novembre del 1999.Succesivamente - l'iniziale operosità della Giunta ha subito un rallentamento, però, badate, forse più nell'apparenza che nella reale sostanza; voglio in effetti affermare che l'attività di Governo non è mai scesa, checché se ne dica, anche in questi difficilissimi tempi, al di sotto di un'abbondante sufficienza, anche se la maggioranza ha dato segni di debolezza, proprio ad impulso di alcuni suoi componenti.

Sono emerse così tutte le difficoltà di una maggioranza che si è dimostrata alla prova di fatti più numerica che politica. Alcuni componenti di questa maggioranza, scontenti dagli assetti faticosamente raggiunti nel novembre '99, hanno cominciato a scalpitare, forse dissimulando il proprio malcontento con riferimenti più o meno velati all'insoddisfacente attuazione del programma. Così il dibattito si è spostato inopinatamente su premature ipotesi di nuovi assetti dell'Esecutivo; la colpa più grave della maggioranza è stata proprio quella di non avere saputo gestire nel modo più appropriato questo passaggio; se così avesse fatto, l'ipotesi di avvicendamento, che era realizzabile e da realizzarsi, avrebbe rappresentato non solo una scelta possibile, ma anche obbligata.

E` anche vero, va detto e non bisogna nascondersi dietro un dito se si vuole essere seri, e la solennità di quest'Aula non consente comportamenti differenti a chicchessia, che la maggioranza non ha saputo gestire i lavori dell'Aula, in ciò certamente non sempre sostenuta dal comportamento del Presidente del Consiglio di turno, quanto alla rigorosa applicazione ed interpretazione del Regolamento consiliare. L'Assemblea, colleghi, è stata gestita ed occupata, mi si passi il termine, da un'opposizione agguerrita, questo è vero, che ha fatto solo il suo mestiere, senza sconti ne favori ad alcuno, ma dimenticando - fatto grave - che l'opposizione fine a se stessa, molto spesso sterile ed ostruzionistica, ha causato ritardi e danni all'intero sistema Sardegna.

Credo che l'opposizione si faccia entrando nel merito dei provvedimenti, sul cui contenuto si può legittimamente dissentire, e non con l'abuso sistematico e fine a se stesso del Regolamento. La teoria del "tanto peggio, tanto meglio" non paga mai; i nostri concittadini ci guardano e la situazione di sfascio che appare all'esterno, o meglio che vuole farsi apparire, in primissimo luogo scredita l'istituzione e penalizzerà tutti quanti noi indistintamente, maggioranza ed opposizione. Sotto questo aspetto, forse, la minoranza ha giocato e sta ancora giocando con il fuoco.

L'onorevole Gianvalerio Sanna, nel suo intervento introduttivo, ha detto stamane che la maggioranza sta beneficiando di accordi raggiunti con lo Stato e leggi approvate nella precedente legislatura; senza alcuno spirito polemico, cosa dire allora dei risultati raggiunti dal centrosinistra, al governo per oltre un trentennio, ben più dei due anni dell'attuale esperienza del centrodestra, se, dopo tanti anni, ha consegnato alla maggioranza la Sardegna che tutti conosciamo. I mali presenti vengono da lontano, onorevole Sanna, e sembra alquanto pretestuoso, se non presuntuoso, pensare che in due anni tutti i problemi potessero essere risolti. Ma chi vuol far credere che la maggioranza nulla abbia fatto in questo breve periodo, meno di due anni, ha fatto male i conti. I fatti parlano: in questi giorni è stato firmato dal Ministro Lunardi il decreto che vede la continuità territoriale come obiettivo concretamente raggiunto. Fra breve i sardi potranno recarsi a Roma pagando un biglietto di poco più di 130.000 lire contro le 600.000 attuali. Andranno e torneranno da Milano con poco meno di 200.000 contro le 700.000 che si devono pagare attualmente. E` questo un risultato storico incomparabile, voluto e perseguito con caparbietà dall'attuale maggioranza che da solo basterebbe, e credetemi ne avanzerebbe pure, per caratterizzare positivamente l'azione politica ed amministrativa di questa maggioranza. Sono trascorsi cinquant'anni della lunga storia dell'autonomia della Sardegna prima che si raggiungesse un risultato così importante, risultato la cui assenza, è stato a ragione osservato, ha rappresentato una, se non la principale, causa del sottosviluppo e delle condizioni negative di cui soffre il mondo del lavoro, caratterizzato da un tasso di disoccupazione ancora inaccettabile, anche se, ad onor del vero, in questo settore, come è stato egregiamente rilevato con dovizia di informazione dal documento di programmazione economica finanziaria, in questi ultimi due anni si è registrato un calo della disoccupazione e un aumento della occupazione, non disgiunto da un importante segnale, indice di una consistente ripresa economica in atto, rappresentato dalla nascita di oltre 3.500 nuove imprese. Come affermava l'articolo de L'Unione Sarda di giovedì scorso titolato "In troppi cantano vittoria", alle parole di molti il Presidente Floris, uomo alquanto taciturno e di poche parole quando sono inutili o superflue, ha fatto seguire fatti di una concretezza esemplare, risultati ancora più inaspettati, e perciò ancora più graditi, per la comprensibile resistenza opposta dalle compagnie aeree precipitate in una crisi senza precedenti in seguito ai tragici eventi dell'11 settembre.

Nel momento in cui ci si aspettava che il traguardo atteso da tanti anni si dileguasse nella nebbia dei licenziamenti annunziati dalle compagnie aeree nazionali e al suo raggiungimento si frapponessero gli ulteriori ostacoli rappresentati da cavilli legali e burocratici, la capacità e la tenacia del presidente Floris è stata premiata con un clamoroso storico risultato. Un'azione, questa, che dà lustro non solo al Presidente, ma anche all'intero Consiglio regionale, e che ripartisce equamente i meriti tra quanti hanno concorso con la propria opera all'attuazione del progetto. Nessuno vuole disconoscere che l'iniziativa sia stata del centrosinistra, però, colleghi, badate, nel processo di sviluppo non basta costruire e impiantare una fabbrica, non basta avere solamente i soldi, e non basta per farla funzionare renderla efficiente e produttiva, calcare un semplice bottone. Ci vogliono gli uomini e le persone che a quei risultati sappiano arrivare dopo che è stata impiantata la fabbrica. E questo è quello che ha fatto il presidente Floris. A me personalmente dispiace, ironia della sorte, che tutto ciò avvenga nel momento in cui il presidente Floris è stato fatto cadere da quel cavallo in corsa lanciato verso altri lusinghieri traguardi, quei traguardi che erano indicati nelle dichiarazioni programmatiche.

Altrettanto imponente è stata l'attività programmatoria che ha riguardato la destinazione e l'utilizzazione dei fondi provenienti dal Quadro comunitario di sostegno, con la predisposizione dei piani integrati territoriali di prossima approvazione, e sotto questo aspetto grande merito va al nostro capo delegazione in Giunta, il collega onorevole assessore Pietro Pittalis. Non sono altresì mancati gli interventi tesi alla rivisitazione delle leggi sugli incentivi alle imprese; grande merito va riconosciuto alla Giunta e alla Commissione consiliare competente, tutta per la verità, per avere sbloccato l'ex legge 28 del 1984 presso la Comunità Europea. E' stato posto così rimedio alle altrui gravi negligenze e congiunte responsabilità. E' utile ricordare, a chi ha memoria corta, che questa legge non era conforme alla normativa europea e che per tale motivo ancora oggi non è del tutto scongiurata l'eventualità che la Commissione avvii la procedura di infrazione per la violazione del principio della libera concorrenza. Nessuno inoltre può negare che questa maggioranza, attraverso l'Esecutivo che ha espresso, ora in crisi, ha destinato ingenti risorse a sostegno del sistema produttivo, nonostante siano stati spesi più di mille miliardi per affrontare le già ricordate emergenze dell'alluvione, della siccità e del morbo della lingua blu. Grandi meriti quindi, nonostante tutto, alla maggioranza pur travagliata di questi ultimi tempi, e grande riconoscenza all'Esecutivo per essersi saputo muovere all'interno di un sistema avuto in eredità dal centrosinistra, ancora arretrato, perché da riformare nelle istituzioni, da snellire nel suo apparato burocratico, da modernizzare, svolgendo egregiamente il proprio lavoro.

Per i motivi anzidetti io ero fortemente contrario alla crisi in questo momento; fra l'altro mi è assolutamente incomprensibile il motivo per il quale la crisi sia stata aperta proprio oggi, prima dell'approvazione del documento di programmazione economica e prima del varo della finanziaria e del bilancio. Privare la Sardegna di questi strumenti ha significato indebolirla ancora di più, esasperare le aspettative di quanti guardano all'istituzione Regione con speranza di un futuro migliore, futuro che non è dato a nessuno, maggioranza ed opposizione, negare.

Per questi motivi sento di poter muovere un benevolo rimprovero al presidente Floris per non aver accettato l'invito di rinviare le sue dimissioni a manovra finanziaria approvata. Eppure, signor Presidente, non sono certamente mancati, dalla quasi totalità della coalizione che l'ha sostenuta, manifestazioni di stima e apprezzamento per il lavoro svolto finora. E il segnale più forte e più concreto di tale apprezzamento si può riscontrare nell'invito, che le è stato più volte rivolto in questi ultimi tempi, di andare avanti fino all'approvazione della legge di bilancio.

Certamente ella è stata indotta a compiere tale gesto in seguito all'esito della votazione della terza parte del DPEF, quando è mancato un voto; il voto del collega Giovannelli è mancato non perché dietro di esso si nascondesse un altro franco tiratore, ma solo ed esclusivamente per un errore evidente del sistema elettronico di votazione, errore tanto chiaro ed evidente che una corretta interpretazione del Regolamento, secondo il mio modesto parere, non poteva esimere il Presidente di turno dall'annullare il risultato proclamato e dal far ripetere la votazione. Nonostante tutto, pur senza voler nascondere le difficoltà evidenti della tenuta della maggioranza in questo strano e poco decifrabile momento, la sua Giunta non è caduta in aula, come taluni vorrebbero far credere, ma solo per un incidente tecnico per altro rimediabile.

Che fare oggi? Tutti quanti, e l'opposizione più di altri, temono che non si possa formare in tempo utile il nuovo Esecutivo che superi lo scoglio della fiducia. Per questo motivo, in Conferenza dei Capigruppo, l'opposizione si è battuta perché l'incarico che daremo al nuovo Presidente, sia un incarico a termine, cioè condizionato a una scadenza prossima, e ciò allo scopo di consentire un altro tentativo che scongiuri il rischio che il Consiglio regionale possa essere sciolto per il verificarsi della condizione normativamente prevista, ovverosia la mancata ricostituzione della Giunta regionale entro il termine perentorio di 60 giorni dalla data di apertura della crisi.

Io credo che questa eventualità non sia, al momento, dietro l'angolo a bussare alla porta; se qualcuno lavorasse alla realizzazione di questo progetto commetterebbe atto estremamente deprecabile, non solo perché gli 80 consiglieri tornerebbero, come si suole dire, a casa, poco male, ma soprattutto perché porrebbero in essere un'azione fortemente irresponsabile: lo scioglimento del Consiglio regionale prima che sia approvata la legge finanziaria. Le conseguenze tragiche e irrimediabili che ne deriverebbero per la nostra economia sono facilmente intuibili. Il Consiglio non può assolutamente permettere che ciò accada, anche perché la maggioranza ancora c'è, per quanto sia stata fino a poco tempo fa sfilacciata e logora.

Sì, colleghi dell'opposizione, la maggioranza esiste ancora, essa è viva, ma deve essere rivitalizzata e per riuscire in questo intento ha bisogno di essere messa a punto e, consentitemi di dire, anche ridisegnata. Due cose da farsi non facili, ma non impossibili; è sufficiente che riaffiori il senso di responsabilità che in alcuni di noi pare sopito, sapendo che solo il lavoro e l'impegno nobilitano e gratificano l'opera di noi legislatori, e che si ridefinisca il programma posto a base della Giunta Floris per cercare quelle convergenze con altre forze politiche, autonomistiche, laiche e moderate che hanno veramente a cuore le sorti dei nostri concittadini. Credo proprio che questa non sia un'operazione impossibile.

Nei giorni scorsi, all'interno della maggioranza, si sono avuti utili interlocuzioni, al termine delle quali si è giunti a un pieno chiarimento; allo stesso tempo si sono svolti altrettanti produttivi incontri con quelle forze politiche, alle quali, già da tempo, le forze di maggioranza hanno lanciato inviti e proposte per la formazione di una nuova e più ampia maggioranza nell'ambito di un programma di governo rivisto, modificato e aperto a nuove e condivise esigenze, sempre nel doveroso rispetto della distinzione dei reciproci ruoli e appartenenze. Solo così potremo assicurare alla nostra Regione un governo stabile fino al termine della legislatura e che sia capace di assolvere al meglio il proprio ruolo e compiti nell'interesse esclusivo del popolo che rappresentiamo. E se questa strada per il momento non appare più percorribile, io spero che questo grande e importante progetto non sia del tutto tramontato. Sono certo che la nuova maggioranza, proseguendo nella strada egregiamente intrapresa dalla Giunta Floris - una strada densa di utili e grandi risultati per l'opera svolta, come ho ricordato, e come nessuno può disconoscere - saprà essere all'altezza della situazione, con piena soddisfazione di tutti coloro i quali guardano alla massima Istituzione regionale con preoccupante attesa. La politica, colleghi, lo dico per primo a me stesso, è una cosa seria; sono gli uomini che talvolta con i loro comportamenti la degradano, inquinandola. E` compito comune di maggioranza e opposizione riconsegnare alla politica la dignità.

PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere il Lai. Ne ha facoltà.

LAI (D.S.). Grazie signor Presidente, devo dire che in avvio viene voglia quasi naturale, istintiva, di esprimere un moto di solidarietà verso tre persone. In primo luogo nei confronti del collega Giovannelli che si è reso colpevole di un fatto importante, il non riconoscimento della validità del suo voto è stato causa, mi sembra, della caduta della Giunta Floris. A lui và la mia solidarietà perché un piccolo errore tecnico gli ha causato un tale danno, e ha causato un tale danno alla Sardegna, non posso non riconoscerlo; in secondo luogo al Presidente Floris, soprattutto per il rimprovero del collega Balletto, per essersi dimesso senza aspettare l'ennesimo voto sul Dpef, magari un ennesimo voto negativo, e magari un ennesimo voto negativo anche sulla manovra finanziaria, quando avrebbe dovuto esporsi ai voti dei franchi tiratori; e il terzo moto di solidarietà lo rivolgo allo sfortunato collega, se sarà Pili, designato a fare il primo tentativo al quale, insomma, non mi sembra che il collega Balletto abbia rivolto un buon augurio pensando che il suo tentativo sarà limitato ad un mese, poi potrà tornare in corsa un altro cavallo.

A me sembra che dobbiate un po' mettervi d'accordo perché dopo questo intervento non si può che dire: "Rieleggete Floris - come se lo avessimo fatto cadere noi, mentre mi sembra che la crisi sia evidente - una maggioranza politica c'è, si è consolidata in due passaggi elettorali, ha 45 voti in questo Consiglio, può eleggere un Presidente, può governare". Sembra che i conflitti siano tutti interni al centrodestra e che la maggioranza non debba fare altro che il suo dovere presentandosi in maniera compatta per affrontare le difficoltà, le differenze di opinione, le motivazioni abborracciate con le quali è stata messa insieme e che emergono in qualunque momento gli interessi di ogni singolo componente di essa non siano del tutto soddisfatti. Bisogna anche fare un appello affinché qualcuno del centrodestra spieghi al collega Balletto chi e perché ha aperto la crisi, se le mie spiegazioni o le spiegazioni che tutti i giornali hanno dato non sono chiare.

Parliamoci chiaro, questo dibattito è un po' un requiem, è un po' una valutazione di quello che è stato piuttosto che un'impostazione del futuro, e l'aspetto funereo è rafforzato dalla confusione che, negli interventi che la maggioranza ha fatto fino a questo momento, emerge con chiarezza; anche con l'accusa di una trentennale presenza del centrosinistra al governo, insomma mi sembra che ci stiate facendo carico di tanti vostri colleghi, forse della maggioranza di essi, che hanno governato la Sardegna in tutti questi anni, mi sembra che nessuno possa esimersi dal constatare che l'isola è stata governata da persone che stanno da questa parte e dall'altra parte, non mi sembra che sia possibile per nessuno di voi tirarsi indietro; però ci avete un po' abituato, in quest'Aula, a questi requiem, a queste impostazioni funeree, a queste difese di facciata dietro le quali si svolgevano i più pesanti sotterfugi e le più pesanti trame, e maestri di trame ne avete tanti.

Mi sembra però, che un peccato davvero questa maggioranza abbia, più di ogni altro: è stata protagonista di una stagione tra le più buie della politica sarda, una stagione che ha contribuito, sicuramente più di ogni altra, al distacco dei cittadini sardi dalla politica e dalla partecipazione, e questa è una vostra totale responsabilità. Se qualcosa di eclatante ancora è mancato alla vostra politica questo è certamente il senso e lo spirito del futuro, la percezione del domani; siete vecchi, siete stati vecchi, avete usato modelli vecchi, avete fatto una politica vecchia, e soprattutto avete pensato e lavorato in maniera vecchia, senza privilegiare niente del futuro, e niente a favore di coloro che il futuro lo dovranno vivere. Quale ricordo resterà nella storia della Sardegna di questi due anni? I modi poco urbani e poco legittimi dell'avvio della legislatura, e quella che voi chiamate "un vostro successo" la continuità territoriale per i passeggeri che è sicuramente e largamente merito dell'Ulivo, semmai a voi è attribuibile, soprattutto nella primissima fase di questa legislatura, il ritardo con cui la continuità territoriale, voluta dal Governo nazionale dell'Ulivo ed ottenuta grazie all'impegno dei nostri parlamentari, è stata applicata. Nient'altro resterà di questi due anni di politica in Sardegna. Eppure la Sardegna ha bisogno di una politica che parli a tutti, ma che si occupi soprattutto e di più del futuro, oggi più che mai, dopo l'11 settembre; ma quale azione politica in questi due anni, quale stile adottato, quale impostazione delle vostre cose, di ciò che avete fatto, proposto sta dalla parte del pensiero dei più giovani ?

Penso che il compito della politica dovrebbe essere sempre quello di stare dalla parte del futuro, di chi oggi non è rappresentato; dovremmo preoccuparci di cosa possono pensare, di come rischiano di essere orientati i più giovani, che non sono distratti come pensiamo o temiamo, basta anche pensare a cose sulle quali si può non essere d'accordo come il movimento di Seattle, che non è no-global, ma come ha detto qualcuno in questi giorni new-global, è una domanda di più governo della globalizzazione ed è una domanda dei più giovani, e questo movimento è un segno positivo di una voglia e di una presente capacità dei giovani di voler cambiare il mondo, di cercare un equilibrio, una giustizia, al contrario della diffusa convinzione, che voi avete rappresentato egregiamente, che considera i giovani distaccati, disinteressati ai destini del mondo e della politica.

Anche in Sardegna questa sfida va raccolta, ma voi non sembrate in grado assolutamente neanche di percepirla; i giovani sono interessati alla politica, ma serve una politica capace di usare i linguaggi e le parole giuste e una mobilitazione adeguata ai sentimenti che li attraversano. E qui il rischio è più alto che da altre parti, basta vedere i dati sulla partecipazione ai referendum rispetto alle altre regioni: i cittadini partecipano e si fidano delle politica se incidono sulle decisioni; i segnali di partecipazione dicono che i sardi non si fidano più della politica, i più furbi la usano, gli altri ci si affidano in maniera subordinata o la evitano se ne possono fare a meno, e voi su questo punto non avete fatto altro che aderire a proposte, a stagioni riformatrici che provengono per altro dal centrosinistra, che io non condivido, ma che voi avete sostenuto e che col vostro sostegno avete in qualche modo abbassato di livello e impoverito del loro valore. In questo senso o la politica si riappropria della sua credibilità guidando e non solo domandando, decidendo e non facendo finta di coinvolgere, oppure il coinvolgimento e la partecipazione non riprenderanno mai ad aumentare e i sardi non si riapproprieranno del loro destino; da questo punto di vista, questa crisi regionale ha responsabilità che sono tutte del Polo e contribuiranno ad aumentare la sfiducia dei cittadini sardi nella politica. Quello che noi dobbiamo fare è essere netti, come siamo stati netti in questi due anni, differenti da voi negli stili e nei modi, fermi nel non essere disponibili a cambiamenti di maggioranza e spostamenti di singoli e ad abborracciati tentativi di ritornare al governo senza averne i numeri.

Però voglio dire due cose nei sei minuti che mi rimangono, rispetto ad alcune cose concrete che riguardano il vostro lavoro: il bilancio consiliare, il vostro bilancio consiliare è semplicissimo, si traduce in due righe: due finanziarie e due Dpef di cui uno approvato e l'altro bocciato, niente altro. Delle finanziarie basta in qualche modo far parlare coloro i quali ne sono i destinatari, basta far parlare gli enti locali che hanno subito i ritardi, che hanno subito gli impoverimenti derivanti dalle vostre decisioni; per il Dpef la storia è diversa e più articolata; dopo un primo anno urlato avete presentato un documento i cui toni, ma anche i contenuti, rispondevano ad una sobrietà che sembrava sconosciuta durante i due anni di governo, in qualche caso i toni percorrevano strade che rasentavano la totale assenza di qualunque ambizione adeguata alle sfide; dall'esaltazione onnipotente del primo anno che emanava giudizi universali e che permeava il primo documento, si è passati ad un documento senza coraggio, mite e senza l'ambizione di affrontare i problemi per la dimensione che essi hanno. Eppure la politica ha l'obbligo di portare una speranza, non l'illusione, una speranza supportata da fatti, che non può essere la trasformazione in ordinarietà dei programmi, invece straordinari ed eccezionali, del fondo sociale europeo, del Por e niente altro di più.

Avevate proposto 20 mila nuovi occupati come obiettivo per i prossimi due anni: il Presidente Floris ha detto che era meglio indicare obiettivi precisi, piuttosto che cifre campate in aria; io dico che è troppo poco, se non si aggiungono sforzi straordinari o altre proposte per migliorare le risorse umane e non con obiettivi generici, questo sì. Quanto sono precisi e sin troppo misurati, incapaci di rigenerare fiducia, i dati sull'aumento degli occupati, ferma restando la base lavorativa, tanto sono inesistenti quelli sulla struttura della disoccupazione, sulle caratteristiche di coloro che cercano lavoro, esistenti e potenziali, così come non sono indicati gli obiettivi che si possono perseguire per favorirne l'occupazione, per qualificarli maggiormente dotandoli di più incisivi strumenti per affrontare le sfide che il mercato del lavoro oggi pone.

Dopo due anni, avete di fatto accettato due principi dei quali noi siamo stati portatori, che fanno parte delle nostre proposte fondamentali: puntare sulle risorse umane come prevedevano sia il programma della coalizione autonomista, sia il programma di governo di Gian Mario Selis, e passare dagli incentivi a prevalenza finanziaria a quelli a prevalenza fiscale, seguendo di fatto una rotta economica che il governo dell'Ulivo ha tracciato negli ultimi tre anni di permanenza e che vengono condivisi dall'Unione europea. Li avete presi da noi, dopo un primo anno urlato. Allora, mettere sullo stesso piano il sostegno alle imprese e una politica di investimento sulle risorse umane è persino ovvio per noi che avevamo posto al primo punto l'impegno di dare ai ragazzi e alle ragazze sarde strumenti di occupabilità, di renderli adattabili e competitivi nel mercato del lavoro, soprattutto di agire, a proposito di Polo delle Libertà, sulla loro libertà, piuttosto che solo sulla libertà dei datori di lavoro che in Sardegna, di fronte a una presenza anche esagerata per quantità di senza qualifica, possono decidere, altrimenti, di scegliere chi prendere e chi no, senza badare alle opportunità vere, alle esigenze vere, alle competenze vere. Ma privilegiare solo le risorse umane corrisponde a decidere di investire sulla prevenzione, quando una malattia è diventata un'epidemia e si diffonde a una velocità superiore alla possibilità di cura.

Quindi, anche quando avete cambiato idea, siete stati insufficienti nella proposta; oggi la mancanza di lavoro in Sardegna, non è un problema dell'assessorato del lavoro, è un problema da affrontare con un progetto di governo, è il problema principale di qualsiasi governo, è una malattia che è più diffusa delle nostre possibilità di cura, perché è una patologia che non dipende solo dal nostro territorio, è più ampia, dipende da fattori che ci sovrastano, ma le differenze regionali, così come quelle presenti anche all'interno della nostra regione o semplicemente tra gli stessi sardi, dimostrano che molti elementi sono sotto il nostro diretto controllo: la qualità dell'istruzione, la quantità di formazione offerta, la diffusione delle opportunità e la loro corrispondenza con l'effettiva domanda del mercato; sono strumenti totalmente in mano alla Regione da almeno tre anni, e voi non ve ne siete accorti.

Il Presidente Floris ha citato l'obbligo formativo, ma quella è un'iniziativa che ci è derivata, è stato un obbligo prenderla, da una decisione del Governo dell'Ulivo di estendere la quantità di istruzione per tutti i cittadini italiani. E' su questo punto, l'unico risultato positivo ottenuto. Però voi avete anche riconosciuto, e sono novità anche queste derivanti da provvedimenti nazionali adottati dal Governo dell'Ulivo, che dopo il '98 ha avuto luogo un processo evolutivo, (leggo proprio dal DPEF del 2002) di grande portata sul sistema formativo ed educativo del Paese, ma la verità è che non c'è alcuna corrispondenza tra le opportunità aperte dal Governo dell'Ulivo in quel triennio e ciò che è stato fatto in Sardegna in questi due anni. Voi avete detto che la riforma della legge 47 del 1979 è un vostro obiettivo dichiarato, fondamentale delle politiche regionali in questo settore, ma non dite mai, né nel primo documento, né nel secondo documento, nel quale dedicate una riga soltanto a questo tema, come la si vuole cambiare, anche perché siamo in assenza di qualsiasi disegno di legge, pur nella messe grande di collegati della scorsa finanziaria. C'è solo un disegno di legge dell'Assessorato del lavoro sull'adeguamento delle strutture formative e sull'accreditamento; è l'unico prodotto, ma non c'è un progetto, un disegno della maggioranza.

Avete dichiarato, infine, strategico l'impegno sulle risorse umane, e non c'è uno straccio di riforma seria sul tema vero per la nostra Isola, e cioè che l'integrazione dei sistemi scolastici e formativi e la nuova generazione di politiche attive del lavoro che intervengono sulla occupabilità, richiedono un intervento differente. Su questo punto il vostro ritardo è enorme, non riuscite a rendervi consapevoli che le politiche sulle risorse umane probabilmente vanno riunite, anche per una interlocuzione seria ed efficace con la nuova organizzazione federale dello Stato, forse in un'unica agenzia della formazione e istruzione insieme. Competenze separate non hanno più senso di fronte a una organizzazione federale dello Stato. Restiamo in attesa poi delle linee di riforma del collocamento, il cui ritardo è imputabile sicuramente a molti, e risale anche alla scorsa legislatura, ma la cui elaborazione ha coinvolto pochissimi, anche in termini di pre auditing, di ascolto, a meno che chi è stato sentito non l'abbia poi detto a nessuno. Insomma, sulle risorse umane c'è stato un obbligato e derivato avvicinamento alle esigenze vere, ma nessuna riforma, pochissima proposta, moltissimi ritardi e una riflessione inadeguata alle sfide straordinarie in questo campo strategico.

Questo vale anche per le politiche attive del lavoro che mancano. Voglio dire un cosa sul piano del lavoro: non sono stato nel '98 tra quelli che l'hanno particolarmente sostenuto, ma a me pare che sia stata assente in questi due anni la percezione della straordinarietà della condizione in cui ci troviamo, come se aveste deciso di rappresentare una realtà più melliflua e soporifera, piuttosto che raccogliere nella complessità della situazione le sfide più alte che c'erano. Il giudizio che avete dato sul piano straordinario del lavoro non è possibile condividerlo. Mi rendo conto, nonostante non sia stato tra coloro che l'hanno sostenuto, che esso corrisponde a una strategia dell'attenzione, a un intervento non ordinario, e che il giudizio che proviene dai numeri non è corretto perché il piano ha trovato attuazione in una fase di passaggio elettorale e poi ha trovato una nuova Giunta che dichiaratamente, come opposizione l'aveva attaccato, e con la prima finanziaria l'aveva subìto quale nostra proposta nel corso del dibattito consiliare. Voi avete in questo senso la responsabilità di non avere mai speso quei soldi, non avendo il coraggio di eliminarlo del tutto e lo mantenete in piedi senza un vero ed effettivo sostegno. Sapevate che il primo anno era una sperimentazione e non avete apportato alcun correttivo durante il secondo anno, tralasciando di esercitare le competenze seppur minime, di assistenza tecnica, di selezione delle proposte, di indirizzo attivo degli interventi individuati dai Comuni; e così si è andati dall'acquisto di quadri antichi alla sistemazione di strade rurali, senza alcun senso, senza alcuna prospettiva; spostare il giudizio negativo sull'idea non elimina il fatto che la sua attuazione ha precise responsabilità, precisissime responsabilità.

Infine, un punto: avete tanto parlato di riforma dell'amministrazione regionale. Su questo, per quanto mi riguarda, e per quanto ho visto è arrivato solo il richiamo rituale alle necessarie riforme, però di esse, di quelle che si vogliono fare e non solo citare, non c'è nessuna traccia. Ho già detto dei ritardi in materia di riforme in ordine al mercato del lavoro, del collocamento, ci sono poi quelle solite sui vari enti che non abolirete mai, perché come maggioranza vi reggete su di essi. Ma la vera riforma, e lo sapete bene, è quella mantenere in capo alla Regione le sole funzioni di indirizzo e di programmazione e non la gestione diretta. Eppure, al di là dei richiami, tal volta anche solenni, anche laddove la Regione potrebbe non intervenire, demandando le funzioni ai livelli istituzionali più vicini al problema o addirittura al mercato, ovviamente regolato (perché noi crediamo che il mercato debba essere regolato) si inventa funzioni di gestione diretta.

Cito, a questo proposito, solo due esempi: il primo riguarda la questione delle cave, che è un problema molto sentito nel mio territorio, e il secondo il programma di informatizzazione ed alfabetizzazione informatica e linguistica. Sul primo punto, l'avete anticipato nel documento poi battuto in aula, fa davvero specie la partecipazione al Comitato Cave e Miniere del Sindaco e di un suo tecnico - bontà vostra - per la decisione relativa alla concessione dell'autorizzazione e nello stesso tempo dichiarate di voler lavorare per rendere più semplice la concessione di autorizzazioni. Fatevi un giro intorno a Sassari per vedere cosa significano queste autorizzazioni rilasciate in questo modo. Questo è il modo per snellire ed alleggerire la Regione? E` questo il modo per fermare il saccheggio ambientale, e non solo, dell'Isola? Voi sapete che solo una minima parte di ciò che proviene dalle cave resta nell'Isola, dove non viene lavorato, ma svenduto a prezzi bassissimi, come nel peggior colonialismo? E così continuiamo, e continuate voi, a autorizzare il saccheggio di ciò che non è nostro, ma dei nostri figli.

Sul programma di informatizzazione diffusa ed alfabetizzazione informatica e linguistica c'è poco da dire, basta solo una domanda: quanti sono ad oggi, caro Assessore Pittalis, i soggetti che hanno avuto la qualifica di operatore informatico, riconosciuta dal collocamento per poter partecipare, loro, cittadini italiani, ai concorsi pubblici e privati in tutta Italia, dopo un anno e trentacinque miliardi di spesa? Nessuno, nessuno. Il nostro consiglio era semplice: nel mercato c'erano le competenze, l'urgenza era di coniugare competenze e rilascio della qualifica, andavano moltiplicate le sinergie che già esistono tra scuola, enti autorizzati, uffici provinciali del lavoro e in sei mesi diecimila sardi avrebbero avuto la qualifica, senza che la Regione svolgesse altri compiti se non quello di garante di certificatore oltre che di promotore sensibile; invece avete voluto, voi, quelli della privatizzazione, mettere su un carrozzone irripetibile che è partito con ritardo e non è detto che possa mai raggiungere risultati. Insomma, dichiarate di volere una Regione leggera, ma come per i PIT accentrate tutto in Regione.

Penso che si potrebbero citare molti altri esempi simili a questo e direi che non c'è molto da approfondire, perché basta citare tutti i punti che riguardano il mondo dell'assistenza, il mondo del volontariato, il mondo del no profit, sui quali voi siete indietro culturalmente e siete indietro anche dal punto di vista delle competenze. Sono sfide sulla qualità della vita, anche legate ai diritti primari, su cui voi siete inefficienti e disinteressati e mi sembra che alla scarsa conoscenza di questi settori, quelli che riguardano la qualità della vita e le risorse umane, si accompagni un ritardo di riflessione e che i vostri tempi di lavoro, come maggioranza, lungi dall'essere catalani o irlandesi, siano stati fino ad oggi messicani; ma fino a quando dormite, forse fate meno danni.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Piana. Ne ha facoltà.

PIANA (P.P.S.-C.D.U. Sardi). Signor Presidente, colleghi consiglieri, il momento politico che stiamo attraversando è indubbiamente un momento importantissimo per la Regione Sardegna, per tutti noi, per i sardi.

Indubbiamente è un momento politico in cui avremmo dovuto verificare, essendo arrivati a pochi mesi dalla metà della legislatura, quello che si è fatto, quello che si dovrebbe ancora fare per attuare il programma di governo della maggioranza di centrodestra. Quindi, noi lo vorremmo anche utilizzare per analizzare le cose che si sono fatte e soprattutto per rilanciare, come forze di governo, anche ciò che vorremmo realizzare sino a fine legislatura.

Dagli interventi di molti colleghi qua in aula, ma anche nei corridoi, anche in queste settimane, abbiamo sentito parlare di disastri, di una maggioranza di centrodestra che non è riuscita a concludere niente, che è sempre in crisi, che ha grossi problemi. Io non c'ero nella passata legislatura, ma come cittadino, come sardo, leggevo che cosa accadeva in quest'aula: le numerose crisi delle giunte Palomba, ormai diventate famose. Noi, vogliamo ricordarlo, siamo arrivati a metà legislatura con un unico presidente e con un'unica Giunta - questo è anche un segnale di stabilità - pur avendo una maggioranza molto limitata nei numeri, certamente a causa (e lo dobbiamo ricordare molto attentamente) di una legge elettorale che ormai appartiene al passato, perché dalle prossime elezioni regionali si adotterà il sistema dell'elezione diretta del Presidente della Giunta, con una maggioranza stabile. Con questo sistema elettorale veramente è diventato impossibile avere delle maggioranze forti numericamente e quindi anche stabili. Basti ricordare ciò che accadeva nelle passate legislature.

Ma dobbiamo anche dire che moltissime cose, contenute nel programma del presidente Floris approvato in quest'aula, sono state realizzate. Voglio ricordare - è cosa di questi giorni - la continuità territoriale che sta per partire e che è un grandissimo risultato per il popolo sardo. Lo stesso dicasi per le riforme istituzionali: è stata approvata la legge sulla costituente, che farà la riforma dello Statuto della Regione Sardegna, una riforma che dal '48 non è stata mai realizzata, e che è necessaria e veramente con questa legge noi pensiamo di dare quei poteri e quelle deleghe che una regione autonoma dovrebbe avere. Però è bene anche ricordare il disastro che abbiamo trovato anche dalle passate legislature per quanto riguarda leggi non notificate, leggi che hanno causato grossissimi danni al popolo sardo, e questa certamente non è una responsabilità di questa maggioranza, ma è indubbiamente un'eredità che abbiamo ricevuto da maggioranze di centrosinistra che si sono susseguite in questo Consiglio regionale prima della nostra.

Voglio anche ricordare che abbiamo approvato dei testi unici in materia di agricoltura, turismo, che hanno riordinato una normativa caotica; vogliamo ricordare anche tre leggi importantissime approvate per far fronte a situazioni di emergenza: quella dell'alluvione, quella della lingua blu, quella della siccità; emergenze che hanno portato per la prima volta, forse, nella storia della Regione Sardegna in pochi mesi il Consiglio regionale ad approvare una legge e l'Esecutivo a erogare i contributi direttamente ai beneficiari.

Comunque, con tutte queste difficoltà capiamo che il momento è molto importante; è un momento in cui devono essere fatte, da parte delle forze di governo, ma dall'intero Consiglio regionale, alcune riflessioni anche sul proseguimento di questa legislatura, di questa maggioranza, di questo Consiglio regionale. Credo che nei passaggi del suo intervento il Presidente uscente, l'onorevole Floris, abbia ricordato alcuni punti essenziali, quelli del rapporto tra consiglieri e Giunta, nelle Commissioni, che non devono esercitare solo una funzione di controllo, ma anche lavorare. E' vero che in quest'aula, in questa legislatura il problema assenteismo è stato più volte toccato ed è stato uno dei problemi che comunque hanno messo in evidenza alcune problematiche di questo Consiglio regionale. E' vero che bisogna rivedere, come diceva il Presidente uscente, Floris, e combattere anche il virus della frammentazione che ha colpito diverse forze politiche. E' anche vero - e più volte l'abbiamo ricordato - che alcune leggi, come la legge 31, che separa il potere esecutivo dal potere di gestione che fa capo ad alcuni dirigenti, devono essere riviste per assicurare maggiore snellezza all'attività politica e amministrativa di questa Regione.

Io sono convinto, come diversi consiglieri, che aprire una crisi anche con l'ausilio, con l'intervento di franchi tiratori prima dell'approvazione del DPEF sia stato un errore. Anch'io ero contrario ad aprire una crisi in seno alla maggioranza prima dell'approvazione del DPEF, ma questo è accaduto, ne prendiamo atto e indubbiamente cerchiamo di farne tesoro per rilanciare la maggioranza di centrodestra, una maggioranza che deve essere ricompattata, una maggioranza che deve riprendere anche quei singoli consiglieri che nel corso del cammino si erano un po' allontanati.

Allora, è giusto levare i veti, se veti ci sono stati, su alcuni consiglieri, ricompattare la maggioranza iniziale di questo Consiglio regionale e ripartire; ripartire individuando tre, quattro punti essenziali per terminare una legislatura che ci permetta di fare uscire la Sardegna dalle sue principali problematiche per entrare veramente in Europa, perché oggi la Sardegna in Europa ci è entrata di fatto, ma non in realtà.

Allora, che cosa fare? Io credo che bisogna domani eleggere il Presidente della Giunta e entro i successivi quindici giorni votare la nuova Giunta. Credo che possiamo uscire da queste difficoltà se in questo Consiglio regionale, sia l'opposizione che la maggioranza, che deve ritrovare sé stessa, svolgono correttamente il proprio ruolo. La maggioranza deve essere - e lo dico a me stesso - più presente nelle Commissioni, più presente qua in Consiglio regionale, più presente come forza di governo e più presente anche come proposte. Io credo che noi abbiamo tutte queste doti, che abbiamo tutta questa esperienza. Credo che insieme al Gruppo politico a cui appartengo, il Centro Cristiano Democratico, possiamo veramente imprimere una svolta alla Sardegna, riprendendo il cammino che dietro ad alcuni franchi tiratori avevamo interrotto.

Su questo ci sarà il mio sostegno personale e dell'intero Gruppo a cui appartengo.

PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Granella. Ne ha facoltà.

GRANELLA (I DEMOCRATICI). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, absit iniuria verbis; in questa Assemblea dove la lingua latina vedo con piacere è praticata, nonostante abbia fama di lingua morta, o forse è praticata proprio perché è morta, mi sia consentito di iniziare l'intervento assicurando tutti sulla mia precisa volontà di non recare offesa personale a chicchessia. Per inciso il latino è la lingua che più si avvicina alla lingua sarda, per questo mi è cara, è la madre della lingua sarda.

Comunque venerdì 12 ottobre, il venerdì nero, probabilmente di Wall Street, è la data delle dimissioni del Presidente Floris. Da quella data è iniziato il conto alla rovescia. Dopo più di due anni mancano adesso sessanta giorni alla scadenza del termine che la normativa impone per cercare di risolvere una crisi di giunta che trionfalmente ha iniziato ad operare nel 1999, allorché il Governo di centrodestra si è insediato alla guida di tutti i sardi e, forte della sua debolezza politica, propositiva, forse morale, ma anche numerica, usando come stampella quella manciata di voti raccolta nel campo avverso con metodi certamente irrituali, quanto meno inconfessabili, ha allegramente imperversato per tutti i campi dello scibile, vedi la ricerca scientifica, la pubblica istruzione e quant'altro, e dell'accaparrabile, vedi enti, assessorati e quant'altro. Ma su questi temi, che sono stati trattati in parte dai colleghi dell'opposizione del centrosinistra e che saranno puntualmente trattati anche dal collega avvocato Dore, che interverrà in seguito, non mi voglio dilungare.

Voglio arrivare a domani, il giorno del voto. Domani la stessa congregazione, probabilmente con la medesima compattezza che ha mostrato e mostra spesso quando si tratta di difendere progetti ed interessi particolari, o comunque limitati a una ristretta cerchia di eletti, eleggerà forse con 43 voti, 41, 38, forse 37, per qualche errore tecnico, ma voterà comunque un nuovo padre guardiano, il quale se verrà eletto niente di diverso né di innovativo rispetto al suo predecessore potrà fare. Tutte le sue capacità dovranno infatti essere ben concentrate e contemporaneamente su due fronti: davanti e dietro di sé. Davanti sarà fortissima e incalzante la preoccupazione di dover reperire o meglio inventare nuove fonti per soddisfare gli appetiti dei sostenitori rimasti senza cachet, leggi assessorati o equivalenti; dietro di sé dovrà avere occhi e sensori anche sulla nuca, onde evitare quegli attacchi proditori che sono stati mirabilmente descritti dal dimissionario Presidente Floris, che credo, da uomo d'onore qual è, non porterebbe mai nei confronti del nuovo Presidente. Attacchi comunque che ritengo saranno preparati e portati a compimento da quei fraticelli giovani ed anziani appena si accorgeranno di aver sprecato il proprio patrimonio di voti, senza ottenere in cambio niente di quanto era stato loro promesso. Si abbonda con le promesse, poi si vedrà che cosa c'era sotto.

Questa, tradotta in termini classici, è la legge del contrappasso, di cui così bene ci parla Dante nella Divina Commedia. Questa legge potrebbe essere molto appropriata anche in questo consesso, potrebbe anche normare e regolamentare quello che avviene in questo Consiglio. Tutto questo - a cui ho fatto cenno, molto brevemente per non tediarvi, per dire la mia, la nostra, quella dei Democratici - avviene in netta e chiara totale contrapposizione con i doveri e gli obblighi che il consigliere regionale assume al momento del giuramento solenne e con assoluto, gravissimo disconoscimento di quell'interesse primario del popolo sardo che deve avere da noi un buon governo. Il cruccio dei Democratici e il mio è di non essere riusciti - anche se incolpevoli, ma è sempre un cruccio che abbiamo - a trasmettere, dove manca, quel minimo di tensione morale e di rispetto nei confronti di un popolo che soffre e soffre ancora, e ci mostra già che vuole prendere le distanze dai suoi rappresentanti, ma che - i sardi sono sempre stati così - nonostante tutto spera ancora che la sua massima Assemblea, in uno degli ormai rarissimi - perdonatemi un'altra frase latina - intervalla insaniae, decida di utilizzare il tempo che rimane di questa legislatura per formare un esecutivo - ed ora un termine sportivo che ci dovrebbe accomunare tutti - rossoblu, forza Torres, forza Cagliari, forza il gonfalone della Regione, che abbia la capacità di tradurre in realtà almeno una parte di quel vorticoso fiume di parole dal quale oggi vengono travolte, sbriciolate, scomposte e deformate le riforme essenziali per la vita e l'autonomia della nostra Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sanna Alberto. Ne ha facoltà.

SANNA ALBERTO (D.S.). Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta è caduta certamente non per i contrasti interni alla maggioranza sul modello di sviluppo da dare alla Sardegna degli anni a venire. Non è questa la questione che ha portato la Giunta Floris a rassegnare le dimissioni, sono altre. L'onorevole Floris, al di là del memoriale sulla sua esperienza di governo che stamattina in qualche modo ha voluto lasciare in eredità, al di là dei proclami anche di stamattina che sono coerenti con l'impostazione iniziale a suo tempo affermata con le dichiarazioni programmatiche di due anni fa, quando faceva affermazioni tra il retorico e l'utopistico - conosciamo la sua consumata abitudine e prassi politica - anche stamattina ha messo in evidenza il grande scarto che c'è tra quello che lui afferma e quello che lui fa concretamente.

Voglio, nel mio intervento un po' sintetico, parlare, per punti essenziali, di due questioni di cui mi sono occupato più di altre e che dimostrano, anche queste due questioni di cui parlerò, che il fallimento di questa maggioranza è un fallimento prima di tutto politico perché non è stata capace di esprimere un'idea dello sviluppo in relazione a nessun settore; doveva fare la rivoluzione, doveva cambiare tutto e invece ha lottizzato più selvaggiamente, direi in modo scientifico, anche estendendo ai parenti e agli amici questa pratica, tutto quello che era lottizzabile dalla Giunta in giù, fino all'ultimo ente che doveva essere abolito e riformato e invece è stato selvaggiamente lottizzato; ed ancora si continua.

Dicevo che volevo parlare brevemente di due questioni: trasporti ed agricoltura. Anche in questi due settori il fallimento di questa Giunta è totale. Voglio ripercorrere alcuni passaggi che riguardano la continuità territoriale, richiamata anche stamattina dalle dichiarazioni dell'onorevole Floris. La continuità territoriale ancora non ce l'abbiamo, c'è il decreto del Ministro Lunardi, però ci sono ancora grossi problemi. Voglio intanto ricordare che la legge 144 approvata dalla maggioranza di centrosinistra nell'aprile del '99, aveva visto il voto contrario del Polo, compresi i parlamentari sardi che avevano irriso a quella riforma considerandola, così la definirono, un pannicello caldo, un imbroglio per i sardi, invece non era così. L'onorevole Attili che aveva guidato quella battaglia parlamentare dei Democratici di sinistra, aveva indicato in quella legge lo strumento fondamentale che avrebbe cambiato la storia di una comunità. Poi il Governo di centrosinistra è stato sostituito a Roma e a Cagliari, e a Cagliari l'onorevole Pili, in poco tempo, riuscì a fare un grande pasticcio - e meno male che c'è rimasto poco - nel senso che fece una conferenza di servizi in fretta e furia, anche senza approfondire la materia, avanzando una proposta di tariffe che, considerando anche le risorse aggiuntive a carico dello Stato, non potevano essere considerate economicamente accettabili dalle compagnie; certo non è che il nostro problema siano le compagnie, però non c'è dubbio che non abbiamo nessun interesse a mettere in ginocchio le compagnie che servono la nostra Isola e la nostra comunità. Insomma, si poteva percorrere la strada dell'accordo con le compagnie aeree, e invece fu, in modo ostinato, seguito un altro percorso. Ma badate bene, c'erano venti mila lire di differenze tra la proposta delle compagnie e la proposta dell'allora Presidente Pili. Non se ne fece niente: grande battage pubblicitario, grandi foto dell'uomo immagine Presidente Pili, e però poi niente, "lana caprina", aria fritta, non era rimasto niente.

Pili è caduto ripetutamente, poi a lui ha fatto seguito la presidenza Floris, che ha ripreso la prima conferenza e nel febbraio del 2000 ha convocato la seconda conferenza dei servizi; naturalmente l'onorevole Floris non poteva essere da meno del demagogo Pili e addirittura riduce le tariffe, già di per sé basse, che Pili aveva imposto nella prima conferenza di servizi. Quindi, continua sulla scia di uno scontro frontale con le compagnie aeree, che porterà ricorsi su ricorsi, lungaggini, indagini della magistratura, ripetute sentenze del Tribunale amministrativo, insomma il tutto costa ai sardi due anni di perdita di tempo. Questi sono i meriti del Presidente Pili e poi del Presidente Floris, e si arriva alla fine all'11, si arriva alla gara internazionale, perché chiaramente con le compagnie non c'è dialogo, non c'è la possibilità di una soluzione concordata; tra l'altro la Giunta dell'onorevole Floris, nazionalitaria e quant'altro di autonomistico a parole, nei fatti non è stata capace di stanziare dieci lire per sostenere le tariffe, perché quello sarebbe stato già un modo per risolvere il problema, poi lo ha fatto tardivamente, ma ormai quello che doveva esser fatto era già fatto.

Insomma ci troviamo a questo punto in una situazione in cui la gara è stata portata a compimento, però c'è ancora una indagine della magistratura in corso che riguarda il modo con cui la commissione incaricata ha espletato la gara. Mi auguro che il tutto sia definito quanto più rapidamente possibile e che i sardi possano finalmente muoversi pagando un prezzo adeguato, un prezzo ragionevole e giusto. Ho paura che non sarà così, almeno non sarà così in tempi brevi; purtroppo se non si trova il modo di aggiustare il tiro, non sarà possibile andare avanti, considerata anche la situazione attuale in cui il contrasto con le compagnie aeree certamente con creerà condizioni per un servizio degno di questo nome e soprattutto per una conquista duratura. Quindi, voglio dire con molta chiarezza, che la Giunta Floris non solo non può vantare meriti relativamente a questa grande conquista del popolo sardo che ancora non è definita, né definitiva, ma ha delle gravissime responsabilità per non avere usato il buon senso e l'equilibrio che una materia così complessa e delicata avrebbe richiesto. Lui non poteva stabilire tariffe più alte di quelle che aveva fatto il suo collega antagonista Pili, e questo ci ha portato ai tempi lunghi e alla situazione di precarietà in cui ci troviamo.

Sempre a proposito di trasporti voglio anche ricordare che il fallimento di questa Giunta sul fronte del trasporto ferroviario, sia dei passeggeri che delle merci, e sul fronte poi degli strumenti fondamentali per la programmazione di questo settore, è stato in questi due anni totale. Voglio ricordare in estrema sintesi che le FS stanno di fatto smobilitando; il sistema ferroviario sardo, ancora fermo all'Ottocento, non è in grado di assicurare una mobilità degna di questo nome ai passeggeri e tanto meno alle merci. La quantità di merci trasportate su ferro si è ridotta, ciò in contrasto con l'indirizzo del piano generale dei trasporti che vuole trasferire la domanda dal trasporto su gomma a quello su ferro; in Sardegna si fa il contrario: si sta scoraggiando l'uso delle ferrovie, si è lasciata soltanto una nave, la nave Garibaldi, vecchia ed anchilosata, che ogni tanto è soggetta a guasti, per il trasporto merci dalla Sardegna al Continente: cosa vergognosa, cosa vergognosa! A questo si è ridotto il trasporto su ferro tra la nostra Isola e il Continente! Ma a questo si aggiunge l'altra perla sulla continuità territoriale merci: l'ultima legge finanziaria approvata dalla maggioranza di centrosinistra, all'articolo 145 prevede che l'articolo 36 della legge 144, prevede che la continuità territoriale aerea sia estesa anche alle merci prodotte in Sardegna, però in questo caso la Regione deve farsi carico del 50 per cento della quota che il bilancio dello Stato ha già previsto. Sto parlando di 15 miliardi l'anno, badate bene, 15 miliardi l'anno che dovevano essere messi in capo al bilancio regionale. Il centrosinistra fece ripetutamente delle proposte di emendamento all'ultimo bilancio, che sono state ripetutamente respinte. Oggi vengo a sapere che l'Assessore Carboni si sta occupando del problema, dopo che per sei mesi quella carica è rimasta vacante. Insomma, è passato quasi un anno e le aziende sarde e l'economia sarda sono state penalizzate fortemente anche da questi ritardi, e così questa ulteriore conquista in materia di trasporto da e per la Sardegna è diventata un'altra beffa.

Mi auguro che la prossima Giunta si occupi seriamente anche di questo problema e che dia alla Regione sarda un piano regionale di trasporti, come strumento fondamentale per la pianificazione nella nostra Isola di un comparto così vitale per lo sviluppo economico e sociale e per il progresso della nostra comunità. Mi auguro anche che la nuova Giunta porti quanto prima a compimento la riforma del trasporto pubblico locale, questione annosa, sulla quale il centrosinistra ha lavorato a lungo e si è fatto anche portatore, attraverso una proposta di legge, di un disegno complessivo di riordino e di riforma. E mi auguro anche che l'intesa Stato-Regione a suo tempo firmata dalla Giunta Palomba sia portata avanti e sia concretamente realizzata. Questo in sintesi per quanto riguarda i trasporti.

Per quanto riguarda l'agricoltura non cambia la musica, anche in questo settore non c'è stato un progetto a fronte di enormi risorse, in quantità mai viste, messe a disposizione, guarda caso, grazie al lavoro del centrosinistra, che ha lasciato in eredità, tra le altre cose, anche un quantitativo di risorse considerevole. Voglio ricordare che per l'agricoltura nei prossimi sei anni avremo a disposizione, tra parte corrente e investimenti, 3500 miliardi circa, cioè risorse davvero notevolissime. Però se io guardo i dati dalla spesa che riguardano il 2001, la preoccupazione diventa grande perché i residui sono 1411 miliardi, lo stanziamento di cassa è di 974 miliardi e quello di competenza è di 808 miliardi, insomma abbiamo i residui che sono quasi il doppio della competenza, e la stessa cassa supera la competenza. I tempi della spesa sono tempi da lumaca, non c'è stata riforma neanche in questo ambito, è mancato anche un progetto complessivo di rilancio dell'agricoltura, non gli è sfiorata neanche l'idea, a questi governanti, di mettere i primi paletti per costruire un'agricoltura moderna e competitiva, che si basasse sulla qualità e anche sulla quantità. Perché io credo che in Sardegna noi abbiamo le condizioni per parlare anche di quantità. Le varie zone del Campidano ed altre ugualmente fertili non sono cosa nuova, hanno delle potenzialità enormi che a mio parere non sono assolutamente sfruttate, valorizzate. Voglio ricordare, in estrema sintesi, cinque punti che riguardano questo comparto e che a mio parere sono fondamentali per definire un progetto serio di ammodernamento della nostra agricoltura.

Il primo punto è quello del riordino fondiario sul quale questa Giunta non è stata capace neanche di abbozzare un ragionamento. Noi non possiamo pensare di avere aziende competitive, aziende che stiano nel mercato e che producano, se non abbiamo aziende che abbiano una base fondiaria degna di questo nome. E' un problema che riguarda il Campidano, ma non solo, riguarda anche le zone interne. L'altra questione fondamentale è quella delle infrastrutture, cioè quella di dare l'acqua e l'energia alle aziende e di fornirle della viabilità necessaria. Anche su questo ci sono enormi risorse che possono essere erogate dal CIPE o in base a programmi straordinari, però non si sta lavorando in questa direzione. Dei trasporti ho già detto. Sulla qualità voglio ricordare che a fronte di un 30 per cento abbondante dell'agricoltura sarda che è di produzione biologica ed ecocompatibile, noi abbiamo una destinazione di risorse davvero insignificanti nella direzione di valorizzare, di potenziare e di rilanciare la qualità dei nostri prodotti e la loro immagine. E infine per quanto riguarda la commercializzazione e la trasformazione dei prodotti, noi dobbiamo fare uno sforzo serio per associare i nostri produttori, per fare in modo che tutta la filiera, dalla produzione alla trasformazione e alla commercializzazione, sia gestita dai produttori. Questa è un'altra scommessa fondamentale, questo è un altro modo per abbattere i costi e per entrare nel mercato e imporre al mercato alcune regole minime. Di tutto questo, che a mio parere è fondamentale per fare i primi passi nella strada di un'agricoltura moderna e competitiva e di respiro europeo, di tutto questo non è stato fatto quasi niente. Debbo anche dire che se questo non viene fatto in un momento di vacche grasse, in un momento in cui abbiamo enormi risorse a disposizione, io mi chiedo quando potrà essere fatto. La preoccupazione attualmente è che, passata questa fase di risorse più che disponibili e abbondanti, tutto resti come lo abbiamo sempre conosciuto e l'agricoltura poi subirà i contraccolpi di una competizione complessiva internazionale, globale che non potrà che aggravare la crisi già profonda che attraversa.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vassallo. Ne ha facoltà.

VASSALLO (R.C.). Speravo che questo dibattito fosse franco e sincero e mettesse a nudo le ragioni della crisi, e mettendo a nudo le ragioni della crisi si ricercasse anche, nell'ambito di un nuovo quadro politico, una risposta efficace alle esigenze di questa nostra Sardegna. Così non è e così non è stato.

Devo dire che l'instabilità richiamata da più consiglieri regionali del centrodestra e da essi addebitata al sistema elettorale, è ben poca cosa rispetto alle vicende per come si sono evolute. E' chiaro che questa maggioranza, una maggioranza trasformista, nata sulla compravendita dei voti, come tutti sappiamo, non poteva essere certamente salda e autorevole. Però, nonostante questo, questa maggioranza ha sottoscritto un preciso progetto politico, condiviso da tutte le forze e tutti i consiglieri che avevano dato la loro fiducia al Governo Floris, un programma di governo che doveva essere attuato.

Sono passati due anni e mezzo e devo dire che, nonostante gli anni passati, risultati concreti non ne abbiamo visto rispetto alle affermazioni fatte a più riprese da parte del centrodestra, rispetto alla necessità di cambiare completamente il modo di amministrare e di determinare una svolta. Tutto questo non è avvenuto. Abbiamo sentito anche il presidente Floris intervenire per cercare di difendere più che altro il suo ruolo e il suo onore. Però è pure vero che, non più di alcuni giorni fa, lo stesso presidente Floris dichiarava esplicitamente, quasi come se fosse un vanto, che lui aveva governato in questi due anni e più senza una maggioranza. Forse sarebbe stato suo dovere prendere atto prima di questa situazione di precarietà, perché sappiamo che di fronte alle emergenze la precarietà di un governo non porta nulla di buono, soprattutto non porta nulla di buono rispetto alla concretezza che deve avere un governo di una regione come la nostra.

I ritardi sono sotto gli occhi di tutti: si sono citati il documento di programmazione economica, il bilancio, e si è detto che questi ritardi porteranno guasti e soprattutto grandi problemi all'economia della nostra Sardegna. Ma, vedete, il pallino in mano ancora oggi ce l'avete voi, da parte nostra si chiedeva di spiegare in Consiglio le ragioni della crisi e invece tutti voi non fate altro che affermazioni generiche che non soltanto non spiegano le vere ragioni della crisi, ma che non danno nemmeno il senso che si sia concretizzata una nuova maggioranza.

Le stesse affermazioni dei Riformatori sono altrettanto generiche; quando l'onorevole Vargiu afferma che bisogna rispettare i patti e che decideranno se ancora faranno parte di questa maggioranza, cosa significa? Significa che, al di là di un giudizio di condivisione della collocazione di questa forza politica all'interno di un quadro politico di centrodestra, sulle cose concrete deve ancora decidere, e siamo a distanza di poche ore dal voto, nel senso che domani si voterà la fiducia, non è fra un mese, domani! E così altre affermazioni che sono state fatte in quest'Aula, al di là degli auspici, fanno chiaramente capire che siamo ancora di fronte ad un grande quadro di instabilità politica del governo di questa Regione, e che lo stesso Presidente eletto sarà un Presidente di sicuro poco rappresentativo, quanto meno per noi, ma io sono convinto che sia poco rappresentativo anche per le stesse forze che si accingono eventualmente a votarlo.

In questi ultimi tempi si è parlato, e si è ribadito anche con enfasi, della necessità di attivare, di mettere un moto uno shock burocratico nei confronti dell'apparato regionale. Questo shock burocratico devo dire che si è trasformato più che in un elettroshock che ha paralizzato anche quel poco che fino ad oggi funzionava. E nonostante ciò si continua a discutere di equilibri, di assetti e mai di problemi; perché vedete, e mi rivolgo soprattutto agli onorevoli della maggioranza, a Balletto, non basta enunciare in termini di principio i problemi, si tratta di vedere come sono stati affrontati, se sono stati affrontati e se vi è la volontà di affrontarli, uscendo dalle indicazioni generiche, perché si dovessi dare un giudizio su alcune parti del discorso di Floris potrei dire che sono d'accordo anch'io, su poche parti, però c'è qualcosa che potrei anche condividere, ad esempio le affermazioni sulla sardità e sulla necessità di mostrare la capacità di avviare un modello di sviluppo nuovo, alternativo, autonomo, però queste affermazioni che sono state fatte dall'ex Presidente, che sono state ribadite anche da altri, quanto corrispondono in realtà al vostro modo di operare soprattutto in questi due anni e mezzo? Io voglio richiamare alcuni esempi relativi ad un settore, il ragionamento si potrebbe estendere anche ad altri settori, ma voglio esemplificare riferendomi al settore dell'industria, nel quale, a dire la verità anche per una chiara politica neoliberista dei Governi nazionali che ci hanno governato in questi ultimi anni, si sono verificate migliaia di espulsioni di lavoratori dal settore minerario, chimico ed attualmente anche da quello energetico.

E` possibile che questa nostra Regione, di fronte a questioni che sono fondamentali non soltanto per il ruolo strategico che alcune produzioni hanno a livello nazionale, ma soprattutto rispetto al fatto che non possiamo pensare di sostituire un modello di sviluppo monoculturale con un altro modello di sviluppo altrettanto monoculturale, rimanga totalmente inerte? Questa nostra Regione, così come per altro tutte le Regioni della penisola, ha bisogno di uno sviluppo equilibrato fondato su più settori produttivi, non soltanto sul settore terziario, ma anche su quelli che consentono di valorizzare i nostri prodotti. Qua siamo invece di fronte al fatto che, folgorati dalla globalizzazione neoliberista, e probabilmente per saldare anche un rapporto nuovo con il capitale in alcuni ambienti, e soprattutto incalzati dal centrodestra, si è provveduto a tagliare, ignorando completamente quelli che erano alcuni settori strategici dell'industria, come dicevo poc'anzi, che ancora sono presenti nella nostra Isola. E si è permesso, e si sta permettendo, che si attui un piano di dismissione senza nessuna prospettiva.

C'è in piedi un piano di vendita di una serie di impianti e non si riesce a capire che non è possibile, in una situazione di così preoccupante crisi, non considerare in una visione diversa questa attività, e non tener conto che è necessario un reale confronto a livello politico con lo stesso Governo nazionale rispetto alle scelte che più recentemente sono state operate. Mentre in altre realtà si contrattano anche le possibili alternative nel caso in cui non è possibile fare diversamente, qua tutto quello che c'era da tagliare e da razionalizzare si è già fatto, senza alcuna contropartita. E' invece necessario trattare e trovare un accordo sulle attività sostitutive, anche con la reale partecipazione di capitale pubblico e di soggetti privati, così come sta succedendo a Bagnoli nella regione Campania, così come sta avvenendo a Taranto, così come sta avvenendo nella stessa Genova. Qua invece, si accetta la condizione per la quale le chiusure sono comunque inevitabili e indispensabili, e si accetta soprattutto di barattare questo solo con l'istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla chimica sarda. E' veramente ben poca cosa rispetto alle prospettive che si hanno in questa Regione, soprattutto nel settore chimico, e per di più oggi si aggiunge il problema del settore energetico.

Tutti noi diciamo che la Sardegna è deficitaria, il costo dell'energia è, non so, il doppio o il triplo di quello delle altre Regioni, però permettiamo senza battere ciglio che si percorra la via delle privatizzazioni; i privati in questo caso hanno comprato la centrale di Fiumesanto, l'ha comprata un gruppo spagnolo, mi sembra l'Endesa, che già dichiara che ci sono settanta esuberi, e non contenta di questo, aggiunge "se volete una diminuzione della tariffa", anzi, non lo dice nemmeno, dice "dobbiamo contenere i costi perché dobbiamo entrare nel libero mercato per cui noi produrremo l'energia in quel sito attraverso l'utilizzo del carbone". Vi sembra una cosa ragionevole che questa Regione su queste questioni fondamentali non dica nulla? Vi sembra ragionevole che la Giunta regionale per due anni e mezzo abbia mantenuto un atteggiamento di completa assenza rispetto a scenari che vedono direttamente coinvolti settori economici dell'Isola che sono determinanti poi per lo sviluppo delle ulteriori iniziative che si finanziano anche, e che poi vediamo fare poca strada e avere poca vita, nonostante i finanziamenti regionali, per il fatto che poi devono affrontare una situazione di svantaggio a causa dei troppo elevati i costi dell'energia.

Vedete, queste sono alcune delle più grandi contraddizioni che non soltanto sono state eluse, ma che non si ha nemmeno la volontà di citare, di discutere, di incominciare ad affrontare. Mentre al nord si cerca di imporre il carbone, al sud, dove c'è un progetto di gassificazione dello stesso combustibile, nel quale sono stati impegnati diversi miliardi, dove c'è una aspettativa di un certo tipo il progetto segna il passo. E` mai possibile che non si riesca in questa Sardegna ad avere un progetto di sviluppo complessivo che guardi a monte quali sono i problemi e pertanto dia una risposta complessiva? E' mai possibile che ci si affidi sempre alla politica del giorno per giorno? Non è più sufficiente che da parte di quest'Aula giunga la mera solidarietà ai lavoratori nei momenti difficili; c'è bisogno che noi, di fronte al fatto che siamo a conoscenza di questi progetti, attiviamo per primi una nostra strategia. Questo è il dovere di questo Consiglio, ma soprattutto è il dovere di chi governa: non più parole, mere parole di solidarietà, ma azioni concrete, perché l'autonomia della Sardegna si riscatta e si esercita non soltanto attraverso meri pronunciamenti, si esercita soprattutto facendo in modo che ai pronunciamenti siano conseguenti le azioni.

Io sono fortemente preoccupato per quello che sta avvenendo in questo settore, sono fortemente preoccupato perché vedo poca convinzione rispetto alla possibilità di contrastare questa deriva e soprattutto scarsa volontà di farlo. E` chiaro che contrastare queste azioni significa, me ne rendo conto, andare anche contro una serie di indirizzi politici che, a livello nazionale, sono stati posti in essere dal centro - sinistra, incalzato dal centro destra che diceva: "E' poco quello che state facendo, dovete privatizzare di più, dovete fare di più, dovete vendere di più". Io mi rendo conto che è difficile, però se veramente noi crediamo alla nostra autonomia e crediamo anche alla nostra sardità, penso che sia venuto il momento di avere un attimo di riflessione e di mettere in discussione anche le grandi scelte fatte a livello nazionale, senza ambiguità.

Vedete, vi sono altre questioni che ho seguito ultimamente, per esempio le azioni poste in essere dall'Assessorato dell'industria, devo dire condotto da un Assessore anche molto presente e molto attento, però non si capisce perché questa sua attenzione, questa sua presenza siano state mirate esclusivamente alla conquista, da parte dei propri amici, di una serie di posizioni non ancora conquistate da parte del centro destra.

Proprio recentemente, alcuni giorni fa, ho avuto modo di leggere sul Bollettino ufficiale della nostra Regione che è stata pubblicata la delibera che prevede che la scadenza delle nomine dei rappresentanti nominati nei consorzi industriali sia uniformata a quella degli enti che li nomina. Ad esempio in un consorzio industriale formato da quattro comuni, i rappresentanti vengono eletti e scadono in coincidenza della scadenza del mandato elettorale di quei consigli comunali. Ma vi sembra logico che, facciamo l'esempio del consorzio industriale della provincia di Sassari, composto da tre comuni e dalla stessa provincia, i cui organi vengono eletti in quattro momenti diversi, si possa pensare che una azienda veda cambiare il proprio staff, la propria direzione ogni qual volta si vota in un comune? O forse quei rappresentanti non sono l'elemento di garanzia e di continuità di una azione amministrativa? Non è forse anche quella una azienda? è una azienda particolare ma sempre una azienda è. Oltre a non voler capire che vi è la necessità di essere operativi, si sta cercando di destabilizzare, grazie a queste scelte, anche quei pochi enti che funzionano. Mi auguro che su questa scelta, il prossimo Assessore che verrà nominato, e comunque sia, se dovesse essere confermato, anche lo stesso Pirastu, faccia un piccolo pensierino, perché non è possibile pensare di imporre a nessuno delle scelte che sono quanto meno criticabili, per di più nell'ambito di una discussione democratica sugli enti che intendiamo anche noi rappresentare.

Termino dicendo soltanto una cosa: da questo dibattito non è emersa, se non per accenni, l'ammissione del vostro fallimento, l'incapacità in questi due anni di dare una prospettiva di sviluppo a questa Regione. Abbiate soltanto l'umiltà, vi chiedo questo, di affermare questa cosa, e se ne avete la capacità governate; io aggiungo una sfida a quelle che già vi hanno posto alcuni colleghi: voi avete mi sembra 15 giorni di tempo per presentare la Giunta, se siete così capaci, così determinati e se avete raggiunto l'intesa non aspettate quindici giorni, la Sardegna non può aspettare, presentatela subito la Giunta, anche domani.

PRESIDENTE. E` iscritto a parlare consigliere Masia. Ne ha facoltà.

masia (F.S.D.). Signor Presidente, io ho ascoltato con attenzione l'intervento dell'onorevole Floris, ma non farò un intervento che sia basato solo sulle sue affermazioni, anche se non posso trascurare né fare a meno di sottolineare l'accusa che Floris muove a chi si accinge a varare il nuovo Governo regionale, che naturalmente non è di buon auspicio per chi ci prova; in sostanza lui dice: si sostituisce il Presidente, tutto il resto rimane come prima; si recuperano i dissidenti e si ricompongono i numeri precari; si fonda la nuova maggioranza ancora sugli individualismi e non su un progetto credibile; si trascura la vera, la reale ipotesi di governo che potrebbe avere la nostra regione, che vede forze sardiste, laiche, di sinistra, disponibili a condurre il Consiglio e la Regione fuori dalla palude che tutto ingoia e sommerge. All'interno di questo Consiglio, nella maggioranza che si vuole costituire, pur di mantenere posizioni di predominio, lo abbiamo visto, cadono i veti, si superano i così detti tradimenti, si accettano i compromessi, si cammina nuovamente sulla strada delle ambiguità, io direi anche del tirare a campare. Sono le affermazioni che ho potuto ridurre in sintesi da quell'intervento. Io mi rivolgo ai consiglieri che oggi potrebbero cadere ancora una volta in quella trappola, nella trappola delle promesse, delle pacche, dei sorrisi, e a loro dico che senza progetto questa ulteriore prova non ha futuro. Non siete sicuramente bene accetti, non bastano le lettere di rinuncia ai veti, non bastano gli emissari nazionali che vengono a casa vostra per rendervi centrali. La centralità è ben altra cosa.

Non posso nemmeno trascurare l'analisi delle cose che questa Giunta appena caduta ha realizzato e devo prendere ancora una volta sempre spunto dalle affermazioni dell'onorevole Floris, Presidente della Giunta uscente. Sono affermazioni che si commentano da sole: "Tolta la continuità territoriale, il fiore all'occhiello di questa Giunta - parole sue - resta ben poca cosa"; il suo intervento d'altronde era un intervento programmatico. Ma la continuità territoriale, e lo dico non solo all'onorevole Floris, nasce da una legge nazionale, la legge Attili, che è stata votata da un governo di sinistra; al momento del voto, è agli atti, noi sappiamo che quelli che si sono opposti sono stati i parlamentari sardi del centrodestra, e restano anche le affermazioni dei Ministro dei trasporti che ha provato a interrompere l'iter di quella legge nazionale. Lui d'altronde deve fare i conti con Bossi e noi lo sappiamo.

E se non bastasse, è sufficiente guardare alle risorse: la legge nazionale aveva stanziato 70 miliardi all'anno per la continuità territoriale della Sardegna; noi, come Consiglio, nell'ultima finanziaria, con un emendamento della sinistra, per far approvare il quale ci siamo battuti con forza, abbiamo stanziato ulteriori 30 miliardi. Le battaglie per ottenere questo risultato, è la storia che lo dice, sono solo e esclusivamente della sinistra. Allora qual è il contributo di questa maggioranza appena disfatta alla continuità territoriale? E' quello che ha consentito di tagliare il nastro, come si fa per le opere pubbliche? Io credo di no, perché ancora non è avvenuto nemmeno questo, speriamo che avvenga, esiste solo il decreto del Ministro, ma non abbiamo ancora visto attuato questo importante progetto.

Cos'altro c'è? L'intervento del Presidente uscente, come dicevo poco fa, a me è parso più un programma per il futuro, un elenco delle cose da farsi, sempre, naturalmente, l'ha detto lui, che si riesca ad avere una maggioranza seria che governi, ma non mi pare che siamo in questa situazione. Nel dibattito di questi giorni siamo chiamati a fare giustizia, giustizia dei fatti e i fatti sono che questa maggioranza è caduta per un banale incidente sul DPEF, per il quale nessuna colpa, bisogna riconoscerlo, deve essere data al consigliere Giovannelli che si disperava nel tentativo di recuperare le deficienze della politica adducendo il cattivo funzionamento degli impianti tecnologici. La responsabilità è invece da dare totalmente alla conflittualità nel partito di maggioranza relativa del centrodestra, alla assoluta mancanza di coordinamento dei partiti che la compongono, alla competizione nelle elezioni politiche che ha scompaginato e depauperato ulteriormente i banchi del centrodestra, all'esigenza spasmodica, questo bisogna anche dirlo, di continuare a fare clientela che svuotava le Commissioni dai consiglieri di maggioranza - quante volte noi dell'opposizione abbiamo denunciato questi problemi? -, all'assenza assoluta di proposte che servissero ad aggregare le forze in campo, al fatto che qualche collega della maggioranza (le confidenze le abbiamo ricevute) cominciava a intravedere, perdurando questa situazione, una prospettiva nera e risultati davvero miseri per le prossime elezioni regionali. L'ha detto poco fa il collega Tore Sanna: all'onorevole Floris bisogna riconoscere grandi doti per essere riuscito, in tutto questo marasma, a reggere per circa due anni - con una fatica paragonabile a quelle di Sisifo, ha detto - una situazione di precarietà ormai eletta a sistema, che se dava a Floris questa patente di capacità, toglieva e ha tolto alla Sardegna tutte le opportunità.

Non vedo, come non vedono tutti gli altri colleghi, compresi quelli della maggioranza, risultati attribuibili a questa Giunta che è andata a concludere così miseramente il suo mandato. Le opportunità per la nostra regione sono chiare a tutti, sono le stesse che qui dovrebbero essere colte grazie ad un progetto futuro, su cui creare un governo credibile, candidato a recuperare i ritardi e la credibilità di questo Consiglio, a risolvere prima di tutto il problema delle riforme, è stato detto, degli enti, della legge elettorale, dello statuto, delle province. Ognuno di questi argomenti è elemento di divisione della vostra maggioranza ed è per questo che non se ne discute, ed è per questo che i ritardi sono sempre maggiori. Mi riferisco ai problemi dell'energia, che arrivi dal Nord o dal Sud, basta che arrivi; delle infrastrutture che sono la vergogna per chi come noi si candida a competere in Europa e nel Mediterraneo quale regione che progetta lo sviluppo e il progresso; dei trasporti interni, per il cui riordino è stata presentata una proposta di legge che cammina da anni in una Commissione, che forse vanta fra le cose fatte solo quelle due o tre proposte portate avanti dalla sinistra. A proposito dell'approvvigionamento idrico, poi, che penalizza qualunque settore economico presente, leggevo oggi, e credo che non sia sfuggito ai colleghi, che i sardi hanno una dotazione idrica pari alla metà di quella della Tunisia. Io sono contento naturalmente per questo paese che è nostro dirimpettaio, ma devo sottolineare la mia totale contrarietà all'affermazione secondo la quale facciamo parte di un paese tra i più industrializzati nel mondo.

Il mio intervento esprime sicuramente una forte preoccupazione, ancora oggi sta per formarsi una maggioranza che ha grandi contraddizioni e problemi irrisolti. Quella appena caduta era nata per disperazione, ricordo il viaggio di Serrenti a Roma dal Capo dello Stato per chiedere lo scioglimento del Consiglio. Eravamo allora in una totale situazione di stallo. Questa di oggi perché nasce? Ce lo stiamo chiedendo un po' tutti, e perché nasce così? Manca ancora un progetto che aggreghi i vostri Gruppi; noi non abbiamo avuto la possibilità di prenderne visione, e non traspare neanche dagli interventi dei colleghi della maggioranza che mi hanno preceduto. E' presente invece, questo sì che bisogna affermarlo, un forte istinto di conservazione, che seppure è umanamente comprensibile quando si tratta di una specie animale o umana, non si capisce quando invece si parla di conservazione di questo Consiglio. Ben venga, dico io, lo scioglimento anticipato del Consiglio, anche se io credo che esistano altre strade, e quelle strade bisogna perseguire. Non si capisce perché, costi quel che costi, si debbano imporre coalizioni che non hanno i numeri, le capacità di governare, la possibilità e la capacità di esprimere un progetto che sia sardo e per la Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Scano. Ne ha facoltà.

scano (D.S.). Signor Presidente, qualche riflessione in un passaggio non esaltante, ma comunque significativo della politica sarda. Siamo a metà della legislatura, in questi mesi, che ormai sono diventati anni, voi colleghi della maggioranza di centrodestra avete usato un parafulmine, uno scudo: l'eredità del passato. C'è qualcosa che va male? L'eredità del passato! A proposito dell'eredità del passato, faccio una parentesi per dire che la tesi che il passato è targato centrosinistra e che il centrodestra è vergine e inizia oggi, tesi espressa con straordinaria limpidità da Balletto, che adesso non vedo in aula, è una tesi palesemente comica, non credo di dover dimostrare perché, basta guardarci un po'.

E poi c'è da aggiungere un'altra cosa, che nell'eredità del recente passato, oltre a grandi problemi e a ritardi spesso ingiustificabili, ci sono l'intesa istituzionale di programma, e bene si farebbe a capire cosa è e come può essere usata; collegato all'intesa istituzionale di programma c'è un protocollo sulle risorse che ha portato la quota sarda dei finanziamenti erogati per gli interventi nel mezzogiorno al 12 per cento, rispetto al 7-8 quale mediamente era nella fase precedente; c'è la riforma della programmazione del bilancio, ma non spetta a me parlarne; ci sono leggi come la 36 e la 37, e ci sono tante altre cose, molte delle quali sono state citate dai colleghi che hanno parlato. Detto questo, il parafulmine, l'eredità del passato, non funziona più, lo scudo non funziona più, perché qui si parla di due anni di governo di centrodestra, questo è l'oggetto; allora, si può fare un bilancio di due anni di governo? Un bilancio in cui si parla di voi? Certo che si può, si deve! Un bilancio non di ciò che avete fatto in altre epoche, in altri climi, di ciò che avete fatto in questa epoca, in questi due anni, in questo clima.

La vecchia Giunta dice, noi abbiamo conquistato la continuità territoriale. Ma, non scherziamo, io non negherò che c'è stato un impegno di Floris, di altri, ma la continuità territoriale è frutto di tanti fattori, è frutto di un lungo cammino, in particolare di una legge, è stato detto da tanti, voglio ripeterlo anch'io, della scorsa legislatura nazionale, voluta dalla maggioranza di centrosinistra contro cui ha votato una parte di voi. Presidente Floris, io non amo prendermela con le persone, non sarebbe giusto, nel momento in cui perdono una battaglia o sono in difficoltà, ma lei sta da qualche tempo facendo una cosa di questo genere: costruisce l'altare bene in alto con fiori, incenso, poi ci sale sopra e poi si canta la Messa, tutto da solo. Lo dico con rispetto però! Anche in riferimento ai dati sulla crescita e sul lavoro. Allora in base a quei dati c'è una svolta, ma l'inversione, se si leggono i dati con attenzione e con onestà intellettuale, dopo la fase recessiva più acuta durata fino al 1995-1996, l'inversione è iniziata da un sacco di tempo. Infatti la punta massima di un indicatore così significativo come è il tasso di attività, rimane tuttora quella registrato nell'aprile 1999. Non sto qui adesso a diffondermi su altri dati, dico semplicemente che quelli di oggi sulla crescita e sul mercato del lavoro non sono il risultato delle politiche del 2000 e del 2001, siamo seri: del bilancio 2001, colleghi del centrodestra, sono stati spesi quattro soldi, cosa c'entra con i dati sul PIL e sulla disoccupazione. Ci sono tendenze nazionali che investono l'intero paese e politiche regionali degli anni scorsi, in qualche caso, mi riferisco alla legge 36, portate avanti bene, in altri casi abbandonate in questi ultimi anni; guardate i dati sulla spesa regionale, a fine settembre, sulla competenza, si era, come pagamenti, sotto il 20 per cento - adesso non ho qui la cartella, cito a memoria, ma credo di non sbagliare - circa 3 mila miliardi, anche meno, su 14 mila miliardi di stanziamento finale, sotto il 20 per cento, un record negativo.

In generale la politica economica e finanziaria della Regione in questi due anni della legislatura, in questa prima metà della legislatura, in particolare nel 2001, è un fallimento; penso in particolare, e non calco i termini perché sono dati purtroppo oggettivi, penso in particolare al pastrocchio dei PIT. Ne piangeremo di questa cosa. Io non addebito questi esiti così negativi della politica economica e finanziaria regionale all'Assessore del bilancio, anche, la addebito alla Giunta, alla maggioranza, al Presidente, ai leaders della maggioranza, a tutti, compreso il coordinatore di Forza Italia, è una responsabilità collettiva, vostra.

Continuando un attimo a parlare di questi due anni: le riforme. Ricordiamo tutti i proclami roboanti, la rivoluzione, lo shock burocratico; di riforme neanche l'ombra; disegni di legge tutt'al più, avete aggiunto un altro armadio di disegni di legge agli innumerevoli armadi zeppi di scartoffie, tutto qui. Se qualcuno prende le dichiarazioni programmatiche del Presidente e guarda lo stato delle cose c'è da fare ironia per nove settimane e mezzo.

Veniamo alla crisi e alla soluzione della crisi; l'ambizione era notevole: i sardisti, i socialisti, le forze della costituente; a proposito delle forze della costituente, chi ne ha parlato in relazione al quadro politico ha capito poco o nulla, anzi più nulla che poco della costituente, sono due piani totalmente diversi! A Forza Italia, al suo documento di qualche settimana fa, e al senatore Comincioli hanno risposto su questo punto bene, Massimo Fantola e Giacomo Sanna. Qualcuno ci ha chiesto: "Siccome è stata chiamata in causa anche Democratzia perché non avete risposto?". Scusate, perché ci metteva a disagio rispondere a Comincioli, disagio non in relazione alla persona che non conosciamo, non abbiamo nemmeno la sfrenata volontà di conoscerlo, ma in relazione alla funzione. Al paragone i viceré della nostra storia di popolo dominato sembrerebbero eroi della lotta di liberazione dei sardi. Dunque nella maggioranza e nella Giunta, come era prevedibile, non ci sono socialisti, non ci sono sardisti, dove è l'operazione politica? Non c'è, c'è un rappezzo con il cambio di Presidente. Se prescindiamo dai dettagli, ciò che rimane è che esce Floris ed entra Pili. Questo è! Io non sottovaluto, noi non sottovalutiamo il senso del cambio di presidente, il nuovo scenario è più conseguente rispetto alle elezioni regionali del 1999, nel senso che tutti gli ottanta consiglieri regionali con la normativa attuale possono legittimamente essere eletti dal Consiglio regionale a Presidente della Regione, ma non c'è dubbio che tra gli ottanta, dal punto di vista della legittimazione elettorale, si può dire che Pili ha qualche titolo in più degli altri settantanove. Detto questo però, siamo davanti a un rammendo, a una rappezzatura; vedremo, non tanto nel voto, che credo sia scontato, ma nelle prossime settimane se la crisi sarà stata risolta, allo stato c'è da dubitarne seriamente.

Presidenza del Presidente SERRENTI

(Segue SCANO.) Pili non avrà vita facile; in salita - vorrei dire a Pili - ti daranno una spinta, ho letto, ma se prendi male le curve... sono cose che non abbiamo detto noi, mi pare che siano parole del Presidente Floris. A parte le battute, una questione molto seria: si sentono tanti discorsi sull'etica politica, ciascuno dice ciò che crede e a nessuno può essere precluso di parlare di qualsivoglia argomento, persino di etica, ma quando si sono fatte operazione come quelle dell'inizio infelice della legislatura, sarebbe preferibile che i protagonisti di quelle operazioni lasciassero perdere i discorsi sull'etica, i discorsi da statisti e gli onori degli altari.

Il Presidente Floris ha detto: "Il male profondo è il particolarismo, il personalismo". Io ho un'opinione che non è esattamente coincidente, anzi è diversa. Il particolarismo è figlio della crisi della politica e delle formazioni politiche. Il particolarismo non è la malattia, è il sintomo della malattia ed è il male che bisogna curare, non il sintomo, perché a curare il sintomo, intanto non ci si riesce, e poi non si affronta la radice del problema. E come si cura la malattia? Credo che non esista altra strada: riportando nella politica e nelle istituzioni i principi, i valori, i programmi. Non c'è un eccesso di differenze, come taluni pensano, semmai - è una mia convinzione personale che dico con modestia - c'è un eccesso di uniformità e di omologazione; il problema non è cancellare le differenze, il problema è, al contrario, introdurre differenze e coerenze.

Riprendo, concludendo, il tema della Costituente, che, ripeto, non c'entra nulla con la questione della formazione delle maggioranze. Il Presidente Floris, così almeno ho capito, in nome del realismo ha proposto l'eutanasia dell'Assemblea Costituente; io desidero sottolineare due punti; il primo è questo: il Consiglio regionale, quando ha approvato la proposta di legge costituzionale, non ha scherzato, al di là delle discussioni che ci sono state fra di noi e delle posizioni differenti, quella è la posizione del Consiglio regionale della Sardegna. Mi sento di dire che apprezzo molto, per esempio, la posizione dei democratici che hanno votato contro, si sono battuti contro ed ora dicono "il voto del Consiglio ha cambiato le carte in tavola", bisogna ragionarci.

La seconda osservazione è questa: l'Assemblea costituente non è questione di commi e di codicilli, il progetto è determinare un nuovo clima intellettuale e morale; il progetto è prendere in mano la responsabilità della nostra terra, del nostro popolo, del nostro futuro. L'idea è liberarci dal vittimismo, decidere che tocca a noi sardi assumere sulle spalle il compito di costruire il nostro ruolo, la nostra prosperità.

Questa è l'Assemblea costituente; cosa c'è, del resto, per cercare di uscire dalla crisi della vita pubblica sarda e dal degrado, di cui anche questo passaggio politico è espressione; cosa c'è dopo le vicende spesso difficili, travagliate della scorsa legislatura e cosa c'è dopo le vicende di questa presente legislatura? Quale progetto, quale idea politica, quale disegno, quale carta da giocare, quale speranza? Dico al Presidente del Consiglio regionale, col garbo e il doveroso rispetto, che su questo punto il Presidente del Consiglio non ha bisogno di autorizzazioni, ha un dovere: quello di dire al Parlamento della Repubblica, a nome di questo Consiglio regionale, che noi, chi era d'accordo e chi era contrario, aspettiamo una risposta; che questo Consiglio Regionale ha il diritto di sapere in tempi rapidi cosa intende fare il Parlamento, cosa intendono fare le forze politiche centrali, cosa intende fare la maggioranza politica che guida il Paese, cosa intende fare la maggioranza politica in Parlamento, cosa intendono fare tutti.

Poi qui ci regoleremo di conseguenza, perché nella nostra comunità qualcosa sta risvegliandosi, sta riprendendo corpo la volontà di autogoverno, sta crescendo la consapevolezza sul rapporto che lega autogoverno e crescita, coscienza di sé e sviluppo sociale e civile. Perché questa ormai è la prima questione all'ordine del giorno della politica sarda, e questo alla fine deciderà non tutto, ma molto nella partita per la riforma della politica e delle istituzioni, nella partita per la classe dirigente e, al di là delle vicende di oggi, contingenti, e forse nemmeno molto significative, della partita per la guida politica della nostra comunità.

PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Spissu. Ne ha facoltà.

SPISSU (D.S.). Signor Presidente, a me pare che il dibattito odierno sia stato un dibattito necessario, utile, e per me devo dire molto istruttivo; istruttivo perché emergono risvolti, retroscena, si accendono le luci su aspetti oscuri della nostra attività parlamentare e sulla responsabilità di governo della Sardegna che noi abbiamo.

Io personalmente devo ammettere che oggi ho appreso cose che non avevo colto in questi giorni passati; il collega Balletto, per esempio, in modo molto pacato ci spiega come la Giunta Floris sia caduta per una banale disfunzione del sistema elettronico, cose naturalmente che possono accadere con le tecnologie, con i mezzi avanzati di cui disponiamo; ci dice, in modo sincero, così a me è sembrato, come egli non riesca a capacitarsi dei motivi delle dimissioni dell'onorevole Floris, come e quanto tutta l'attività della Giunta procedesse per il meglio tra una alluvione, una siccità e un morbo della lingua blu.

Confesso che io davo una lettura diversa delle cose che ci sono accadute in questi mesi; pensavo, sbagliando naturalmente, che come dice un saggio proverbio popolare, "prima o poi tutti i nodi vengono al pettine", pensavo che nei giorni passati fossero venuti al pettine i nodi del pasticcio e dell'accordo posticcio che aveva messo insieme la maggioranza che l'onorevole Floris, con perizia ha pure guidato attraverso gli scogli e le secche di questa navigazione. Una Giunta nata su una spartizione quasi ad personam del potere, nata da una manovra oscura, accompagnata da oscuri personaggi, mai più ricomparsi in quest'aula parlamentare.

Per oltre due anni abbiamo ascoltato, anche con qualche interesse, slogan sul nuovo modo di governare, slogan tanto roboanti quanto vuoti: il modello catalano, il modello irlandese, lo shock burocratico, la grande riforma di tutto quanto in Sardegna va giustamente riformato. Ora, tirando le somme di tutto questo fare e dire, poco per la verità resta. Certo, ci sono le emergenze, ci sono le disgrazie che nessuno si aspetta, ma che vengono, molte vengono da lontanissimo, come è stato detto anche stasera, vengono da un esercizio trentennale di potere del centrosinistra, si dice. Naturalmente faccio sommessamente notare che nei banchi della maggioranza, con tutto il rispetto per la vecchia Democrazia Cristiana, siedono molti predemocristiani, democristiani e postdemocristiani che hanno condiviso gran parte di questo percorso con grandi responsabilità, anche personali. Però, io credo che anche dando per scontato, o accedendo… Non volevo offendere la DC, Paolo!

FADDA (Popolari-P.S.). Anche qualche socialista!

spissu (d.s.). Anche. Però anche accedendo all'ipotesi che tutto quanto viene dal passato sia sbagliato, credo che non possiate continuare a lungo a dire che i disastri vengono da lontano. C'è un limite a tutto, e il limite credo che sia il punto nel quale si rischia di arrecare offesa all'intelligenza, non solo alla nostra, che siamo qui, ma a quella di tutti i sardi.

L'onorevole Floris, oggi, nel suo intervento, citava i dati della ripresa economica strabiliante della Sardegna in questi due anni; si è dimenticato di dire che la Giunta di centrodestra con questa ripresa non ci azzecca niente. I valori positivi da voi richiamati sono il frutto dell'andamento dell'economia nazionale, degli effetti di trascinamento dell'economia nazionale sull'economia sarda, tant'è vero che soltanto il 20 cento delle risorse del bilancio sono state immesse nel sistema economico sardo; la grande quantità di residui sta a dimostrarlo. Non si capisce da dove nasca questa grande fiducia nel sistema economico sardo, se non da parametri e da valori che sono esterni alla Sardegna.

Il presidente Floris dice che il DPEF ha fatto un grande sforzo per definire obiettivi, per dare numeri, per definire quantità, ma io credo che il DPEF questo debba fare, "lo dice la parola stessa", avrebbe detto il comico Catalano, nel senso che il documento di programmazione economica e finanziaria serve per definire la programmazione economica e finanziaria della Sardegna nel prossimo triennio. Però su questo, se avessimo continuato la discussione prima della caduta della Giunta Floris, come voi sapete c'erano molte osservazioni da fare: per esempio individuare una crescita del prodotto interno lordo per i prossimi anni pari al 3 per cento annuo è una cosa che non sta né in cielo, né in terra. Non è solo un sogno, è un'illusione che non può essere propinata alla Sardegna, è una cosa che nessuno, in piena salute mentale, può oggi sostenere. Non esiste nessuna condizione economica interna ed esterna per fare un'affermazione di questo genere; non esisteva quando il DPEF è stato steso, esiste ancora meno oggi dopo l'11 settembre che ha cambiato in negativo tutti gli scenari economici mondiali, europei, italiani e sardi. Avevamo già osservato come ci fosse una contraddizione pesantissima tra l'individuazione di questa crescita del prodotto interno lordo del 3 per cento e la bassissima diminuzione della percentuale dei disoccupati, conteggiata in circa 20 mila nel triennio.

Quindi noi se avessimo potuto continuare a discuterne, ma continueremo a farlo su un DPEF spero riscritto e aggiornato, avremo modo di ragionare di questi dati. La mia personalissima opinione è che la Sardegna, al di là delle nostre e delle vostre aspirazioni, può essere sull'orlo di una gravissima crisi economica. L'11 settembre ha cambiato anche gli scenari dell'economia regionale: il settore lattiero-caseario, che costituisce una delle voci più attive della nostra bilancia commerciale, comincia a mostrare segni di crisi, così avviene per i vini, così avviene per tutti i settori nei quali esportiamo. Tutta la circolazione delle merci nel mondo viene pesantemente rimessa in discussione, la propensione ai consumi delle famiglie in Italia e fuori dell'Italia diminuisce e quindi si deprime l'economia, e quindi c'è il serio pericolo che verrà depressa anche l'economia sarda, se questa deriva non avrà un governo autorevole della nostra economia. E il governo autorevole è prima di tutto in quest'aula, e non è solo un fatto di numeri; è un fatto di intendersi, di capirsi e di mirare le azioni verso obiettivi precisi.

La verità, invece, è che non esiste, io dico purtroppo, da parte di questa maggioranza, o della maggioranza che si formerà, un progetto di sviluppo. Il liberismo che viene rivendicato in realtà è semplicemente un arrangiarsi ognuno come può, ognuno è libero di fare ciò che vuole in Sardegna. Ma in economia questo non funziona, perché non si capisce quali siano i fattori economici che si vogliono privilegiare e su quali settori si debba far leva per accompagnare lo sviluppo. Il vecchio sistema industriale, si dice vecchio, e frutto di discutibili interventi dello Stato nazionale: la chimica non esiste, la metallurgia è sparita, al posto delle industrie chimiche facciamo le Disneyland dell'onorevole Nuvoli. Il vecchio muore, si lascia morire, si continua a depauperare, il nuovo non si capisce cosa sia. L'onorevole Falconi stamattina richiamava come alcuni settori, indicati come portanti per il nostro futuro, come il turismo, siano in realtà privi di alcun indirizzo, privi di alcun intervento serio e concreto.

Allora il problema non sono i numeri, il vostro problema non sono i numeri e non credo che possiate risolvere i problemi anche aumentando il numero degli assessorati, in modo tale da soddisfare le richieste. Ma ogni volta che una richiesta verrà soddisfatta, se questo sarà il metodo e se questo sarà il modo, altre se ne affacceranno nuove e più elevate. Credo che questa non sia la strada per risolvere i problemi. I problemi sono quelli della coesione politica di una maggioranza e della condivisione di un progetto da parte delle forze politiche e dei consiglieri regionali che costituiscono la maggioranza, ma anche il coinvolgimento in esso dei gruppi dirigenti sardi, delle imprese, dei sindacati, delle associazioni, di tutto quel vastissimo mondo che può e deve contribuire a quel progetto di sviluppo e di rilancio dell'autonomia, delle specificità, della specialità, della prospettiva della nostra Isola.

Questa è la concertazione, ma la concertazione, badate, è una cosa seria, non è quella che avete fatto e quella che l'onorevole Floris ha rivendicato a merito della sua Giunta, quella non è la concertazione, quella che avete posto in essere non è la concertazione; avete messo in piedi un modello di consenso neocorporativo fondato non su un progetto complessivo, ma fondato sul fatto che a ognuno veniva dato quanto chiedeva; tanto ai commercianti, tanto agli artigiani, tanto agli industriali, tanto a tutti quelli che bussavano alla porta della Giunta, ma questo mosaico messo insieme e assemblato non fa un progetto di sviluppo, né il consenso delle forze che pure hanno dato il sostegno alle finanziarie, ai documenti di programmazione economica e finanziaria fa una coesione di un popolo o della classe dirigente di questa Regione, intorno ad un progetto condiviso di sviluppo; questo è il male, questo è il punto e questo è il nodo intorno al quale dovete e dobbiamo lavorare.

La concertazione è una cosa più seria e più importante, significa intendersi e condividere un processo di sviluppo, poi può darsi che gli artigiani e i commercianti non si ritrovino 50 miliardi nella finanziaria, l'importante è che ci sia un disegno che muove l'economia, che muove la Regione, che muove le forze più dinamiche della nostra società.

L'onorevole Floris oggi si è tolto qualche sassolino dalla scarpa; è venuto fuori chiaramente, secondo me, pur nella pacatezza dei toni e nella moderazione che lui ha usato, come la crisi del suo esecutivo sia frutto di una oscura manovra di palazzo che l'ha fatto cadere dopo una crisi lunga, latente, fatta di trappole, di avvertimenti, di costanti assenze dai lavori delle Commissioni; ci ha spiegato chiaramente e lucidamente come non si proponga una nuova maggioranza, ma si propone la stessa maggioranza con le medesime debolezze, forse con debolezze crescenti e accresciute.

In questi giorni io non ho letto una parola sul programma, su quali siano le questioni che si dibattono per la formazione della nuova Giunta; entra Amadu, esce Amadu, entra Sanna, entra il P.S.d'Az., esce Capelli, sembra la porta girevole di un albergo quello che si sta consumando sotto i nostri occhi; certo c'è la semplificazione giornalistica che forse non ci aiuta, a me pare che invece si stia mettendo in piedi una cosa che ha le debolezze del passato, forse cambia il comandante, ma l'equipaggio e la barca sono più o meno gli stessi e il rischio è che la barca continui a fare acqua.

Il collega Corda, con la maglietta da sportivo, insomma, di chi ha voglia di cimentarsi con le cose che richiedono fiato, pensa che il problema sia il voto segreto; credo che il collega Corda, e non me ne voglia, confonda le cause con gli effetti, il problema non è il voto segreto, il problema è la politica che sta dietro le maggioranze, che sta dietro gli accordi, che sta dietro il sostegno convinto ad una maggioranza; noi possiamo abolire il voto segreto e anche tagliare le mani ai colleghi che tendono imboscate qui dentro, ma credo che il prodotto non cambierebbe assolutamente.

A me quello dell'onorevole Floris, più che un intervento di commiato, è sembrato un intervento di autoinvestitura alla guida della maggioranza prossima ventura, una maggioranza nuova, allargata, in cui prende forma un terzo polo fatto di forze cattoliche, di sardisti, di democratici, di neocostituenti, di socialisti; io non voglio entrare nel merito di questa sua idea della politica e neanche della specialità che determinerebbe in Sardegna questo sistema tripolare o bipolare con in mezzo un arcipelago indistinto, non si sa bene unito da che, se non dalla Costituente, come lui ha detto, dalla specialità, dalla specificità, dalla diversità, dall'insularità e chi più ne ha più ne metta. E` possibile in politica mettere insieme le pere con le cipolle, e la somma si può fare anche così, però qualche interrogativo vorrei sollevarlo; ammesso che sia possibile l'operazione bostik, immaginata dall'onorevole Floris - e ci vuole molto bostik - io non capisco perché per esempio destini questa terza polarità eventuale ad un'inevitabile alleanza col centrodestra, perché essa nasca già dislocata nel centrodestra, e questo contraddice molto le premesse di terzietà e di terzo polo così definito dall'onorevole Floris. C'è una contraddizione in tutto il suo dire stamani, quando dopo avere invocato la diversità della Sardegna per la costituzione di una aggregazione centrale e terza, poi conclude prendendosela con i piccoli partiti, con le piccole aggregazioni che sono come la peronospora per la vite.

Allora credo che questa crisi si risolva se si ha il coraggio di fare chiarezza sulle questioni politiche, perché altrimenti dall'ambiguità, nell'ambiguità e nella confusione non può nascere nessun frutto buono, può venire alla Sardegna soltanto danno e male; insieme alla siccità e alla lingua blu avremo anche una maggioranza che continuerà a strisciare, così come ha fatto fino adesso.

PRESIDENTE. Avevo detto che questo sarebbe stato l'ultimo intervento per questa sera, i lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle ore 10 e 30.

La seduta è tolta alle ore 19 e 58.