CCCXVI SEDUTA
(Antimeridiana)
Giovedì 30 Luglio 1998
Presidenza del Presidente Selis
indi
del Vicepresidente Zucca
La seduta è aperta alle ore 10 e 10.
LA ROSA, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana di giovedì 23 luglio 1998 (312), che è approvato.
Congedo
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere regionale Salvatore Amadu ha chiesto di poter usufruire di un giorno di congedo a far data dal 30 luglio 1998. Poiché non ci sono opposizioni il congedo si intende approvato.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 164. Ha domandato di parlare, sull'ordine dei lavori, il consigliere Marteddu. Ne ha facoltà
MARTEDDU (Popolari). Presidente, sull'ordine dei lavori, le chiedo di convocare adesso la Conferenza dei Capigruppo.
PRESIDENTE. E` stata chiesta la convocazione della Conferenza dei Capigruppo, se non vi sono osservazioni convoco la Conferenza dei Capigruppo; sospendiamo i lavori per 5 minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 12, viene ripresa alle ore 10 e 50.)
Sull'ordine del giorno
PRESIDENTE. Comunico all'Assemblea che nel corso della Conferenza dei Capigruppo sono stati esaminati vari aspetti procedurali sull'andamento dei lavori. Adesso per brevità non riepilogo il dibattito che c'è stato, dico solamente il fatto essenziale, che da parte di taluni dei presentatori della mozione di fiducia alla Giunta è stata preannunciata una eventuale proposta sospensiva ai sensi dell'articolo 86. Naturalmente questo ha senso se viene posta in Aula, chiedo se rimane e viene riproposta ai sensi dell'articolo 86 o se ci sono dei ripensamenti.
Ha domandato di parlare il consigliere Marteddu. Ne ha facoltà.
MARTEDDU (Popolari). Presidente grazie, per porre ai sensi dell'articolo 86 comma 2, mi pare, comunque nel complesso dell'articolo 86 la questione sospensiva sulla mozione numero 164, con richiesta anche di inserimento all'ordine del giorno per la prossima tornata, cioè la prossima settimana a conclusione della discussione, del dibattito dei provvedimenti legislativi come abbiamo sempre fatto.
PRESIDENTE. Ricordo all'Assemblea che il Regolamento prevede che oltre al proponente può parlare un consigliere per Gruppo. Ciascuno intervento non può superare i cinque minuti, l'Assemblea decide votando per alzata di mano e decide anche il termine che è stato posto. Chiedo ai colleghi se ci sono interventi.
Ha domandato di parlare il consigliere Bonesu. Ne ha facoltà.
BONESU (P.S. d'Az.). Signor Presidente, onorevoli colleghi il Gruppo Sardista non si oppone alla sospensiva richiesta, anche in base al principio che "al nemico che fugge ponti d'oro", noi non intendiamo ostacolare questa fuga della maggioranza dal tentativo di votarsi la fiducia, e riteniamo che se la maggioranza ritiene di doversi autoassolvere prima delle ferie estive lo faccia pure. Comunque resta il carattere di autoassoluzione perché non riusciamo a capire che senso abbia la mozione di fiducia ad una Giunta che sta solidamente in carica.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (F.I.). Signor Presidente da parte del nostro Gruppo non solleviamo alcuna obiezione procedurale, perché il problema è tutto di sostanza, la questione è di merito; la maggioranza che chiede la fiducia all'Aula, quando questa fiducia è nei fatti inesistente, quando si è rotto anche quell'equilibrio, quel rapporto tra Giunta e Consiglio, lo dimostrano tantissimi fatti, i fatti sul credito, sulla vicenda Capelloni, sulla questione del Master Plan, sulla questione del Parco del Gennargentu, per richiamare solo alcune delle vicende ultime che hanno contrassegnato il dibattito consiliare. Che oggi si chieda di posticipare di una settimana la discussione sulla mozione di fiducia è un problema tutto interno alla maggioranza e che lasciamo come problema della maggioranza.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Biggio. Ne ha facoltà.
BIGGIO (A.N.). Anche il Gruppo di Alleanza Nazionale non si oppone alla richiesta avanzata dal Capogruppo dei Popolari e registriamo, caro collega Pittalis, non solo quanto hai voluto elencare ma questa discrasia fra Giunta e Consiglio, ma soprattutto questa discrasia fra Giunta e rappresentanze istituzionali del mondo sindacale, del mondo della produzione, del mondo degli artigiani e del mondo dei lavoratori, ne hanno fatto testo le recenti vicende sul piano del lavoro. Non abbiamo altri commenti per ora, ed attendiamo questa fiducia che indubbiamente arriverà da parte di questa maggioranza.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marracini. Ne ha facoltà.
MARRACINI (Gruppo Misto). Signor Presidente, il Gruppo di U.D.R. crede di poter dire che nella richiesta del Partito popolare c'è la legittimità di una richiesta come spesso è stato fatto, però non possiamo non constatare che in questo particolare momento sarebbe stato necessario, non solo per quest'Aula, per tutti i consiglieri, ma anche per chi ci guarda, sarebbe stato importante dare un segnale politico che fosse in linea con quanto il Presidente ha dichiarato successivamente all'incontro che ha avuto con i sindacati. Noi pensiamo che il passaggio del piano sul lavoro sia stato un passaggio forzato, come forzata è stata la decisione probabilmente dei sindacati che hanno voluto salvare questa maggioranza, ma su cui probabilmente all'interno stesso delle parti sindacali non c'è stato un accordo vero. Si è voluta evitare una crisi che forse sarebbe stata inevitabilmente la fine di questa legislatura. Noi quindi riteniamo che sarebbe stato più serio nei confronti del popolo sardo dare una conferma delle cose che sono emerse dopo la proclamazione enfatizzata del successo avuto sul piano del lavoro.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi metto in votazione per alzata di mano la questione sospensiva, che verrebbe se approvata rinviata alla prossima tornata. Chi l'approva alzi la mano.
(E` approvata)
Non c'è stata controprova perché d'altronde erano state annunciate le non opposizioni, e quindi, verrà fissata alla fine della tornata della prossima settimana.
Ha domandato di parlare il consigliere Vassallo. Ne ha facoltà.
VASSALLO (R.C.-Progr.). Signor Presidente, verificando il Regolamento, ho constatato che la Presidenza ha ritenuto opportuno dichiarare ammissibile la mozione 166 presentata dai colleghi Biggio, Boero e più, in quanto le condizioni di ricevibilità corrispondono all'articolo 71, dove si dice come devono essere formulate le stesse mozioni, cioè con una parte dispositiva e la parte finale dove si determina la definizione finale dell'argomento che si è inteso mettere in discussione.
Per cui la Presidenza ha verificato a mio avviso soltanto la condizione di ricevibilità, ma non ha verificato la questione di ammissibilità; la questione di ammissibilità ritengo che sia di competenza dell'Aula, in quanto nel combinato della mozione si rilevano affermazioni nella sostanza non corrispondenti al vero, nel senso che si fanno delle affermazioni, a mio avviso, in netto contrasto con l'articolo 79, in cui si parla di tutela della onorabilità del Consiglio e dei consiglieri. E' vero che questo caso riguarda un assessore tecnico che non è consigliere, però, per similitudine, dato che non penso che in quest'aula ci possa essere qualcuno che non può essere tutelato proprio nella sua onorabilità, io ritengo che alla mozione così come è stata presentata dato che reca dispositivi palesemente falsi e non veritieri, si possa comunque applicare l'articolo 79, che prevede che quando vi sono queste condizioni la mozione venga rimandata in una Commissione che verifichi se vi sono o meno queste condizioni di tutela della onorabilità.
Per cui chiedo che, sulla base di quanto detto, si dia atto che si possa applicare l'articolo 86 sulla questione pregiudiziale sospensiva facendo ricorso a combinato dell'articolo 79 per similitudine rispetto a quanto previsto per gli stessi consiglieri.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Carloni. Ne ha facoltà.
CARLONI (A.N.). Signor Presidente e colleghi, mi sembra che la pregiudiziale sollevata dal collega Vassallo sia una manifesta forma di non voler entrare nel merito della mozione, perché una eccezione del genere è la prima volta che la si solleva in questi quattro anni di legislatura. L'articolo 112 parla di una mozione per promuovere una deliberazione, e l'articolo 71 per le condizioni di ricevibilità che ha eccepito il collega dice: "Devono essere composti da una relazione amministrativa e da un testo redatto in articoli, o comunque da una parte dispositiva". C'è tutto!
PRESIDENTE. Può ripetere gli articoli così segue anche l'Assemblea?
CARLONI (A.N.). Si parte dall'articolo 112 che non dà nessuna prescrizione, cioè la volontà di un Gruppo...
PRESIDENTE. Sì, sì, il 112 non dà nessun…
CARLONI (A.N.). Quindi, in questi quattro anni dobbiamo dire che concetto ci siamo dati di che cosa sia una mozione e fino ad oggi nessuno sulle decine e centinaia di mozioni che abbiamo presentato ha sollevato una questione del genere. E` la prima volta che si solleva una questione di diritto sul contenuto di una mozione. Se nessuno può dare una definizione di che cosa è una mozione, se non la volontà di arrivare ad un determinato deliberato dell'Aula, la mozione non può che avere un contenuto generico, così come quello di tutte le mozioni che sono state presentate fino ad oggi in questi quattro anni. Primo!
Sulla ricevibilità: dire che non è ricevibile una mozione che parte da presupposti richiamando determinati presupposti di legge, richiamando determinati procedimenti amministrativi, che cosa si deve fare se deve contenere una sentenza o una motivazione di una sentenza il contenuto di una mozione veramente si sta andando oltre i limiti.
Io dico che ci sono tutti gli elementi perché altrimenti dobbiamo dire che le mozioni che abbiamo fatto fino adesso sono carta straccia; la sostanza è che si vorrebbe arrivare a bloccare una discussione seria su che cosa siano le posizioni degli assessori quando vertono i motivi di ineleggibilità o di incompatibilità se si vuole evitare l'argomento, allora, si ritorna all'argomento principale che non può essere sfuggito, e cioè se deve essere sottoposto a censura un consigliere o un assessore che si comporta in un determinato modo, se vi vuole evitare completamente il dibattito io penso che a questo tendesse l'intervento del collega e che a questo tutti dobbiamo unanimemente rifiutarci e affrontare se effettivamente è fondato oppure no il contenuto della mozione, ma non dire che non è ricevibile la mozione perché questo è un cavillo che neppure il peggiore degli avvocati potrebbe sostenere con argomenti così deboli e deteriori come quelli presentati dal collega Vassallo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI (A.N.). L'ottimo avvocato Carloni ha già dato molte spiegazioni sulla inconsistenza dell'eccezione sollevata dal collega Vassallo.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Locci, adesso le ho dato la parola per una mia svista. Siccome la procedura prevede che intervenga un consigliere per Gruppo la pregherei di limitare l'intervento a una battuta.
LOCCI (A.N.). Due parole solamente in merito alla citazione della tutela dell'onorabilità. Mi sembrava che l'argomento meritasse almeno due parole.
L'articolo 79 nel capo decimo del Regolamento che attiene "Della discussione e della votazione", è sufficiente leggere le prime parole per capire che non è applicabile al momento in cui stanno le cose. Cioè, l'articolo dice: Quando nel corso di una discussione un consigliere sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità eccetera; qui non siamo ancora nel corso di una discussione, questo è un articolo che non è applicabile prima che sia cominciata una discussione, questo è un articolo che può essere invocabile unicamente se vi è in atto una discussione, e se nell'ambito di tale discussione vi siano fatti tali che inclinino l'onorabilità di un consigliere, pertanto mi pare che le eccezioni pregiudiziali siano veramente prive di fondamento.
PRESIDENTE. Ci sono altri interventi da parte dei vari Gruppi?
Ha domandato di parlare il consigliere Vassallo. Ne ha facoltà.
Vassallo(R.C.-Progr.). Signor Presidente, soltanto per alcune precisazioni; intanto io ho affermato in quest'Aula che vi erano tutte le condizioni di ricevibilità sulla base dell'articolo 71 per cui nessuno ha messo in discussione che la mozione non fosse ricevibile in quanto era composta in una certa maniera; il problema non è questo. Il problema che ho posto è rispetto al merito del contenuto della mozione che, a mio avviso, non è rispettoso della onorabilità in quanto contiene delle falsità. E` chiaro che l'articolo 79 prevede...
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Per cortesia lasciate...
CARLONI (A.N.). E' offensivo, non ci si può comportare così, nel momento in cui dici che è falso, non mi può dire che è falso se non mi dice in che cosa è falso. Adesso sì che ne faccio una questione personale!
PRESIDENTE. Onorevole Carloni.. .
Vassallo(R.C.-Progr.). L'articolo 79 prevede che la questione doveva essere posta in fase di discussione, era soltanto per evitare che si iniziasse una discussione...
CARLONI (A.N.). Ci stanno offendono nel momento in cui si dice che si...
PRESIDENTE. Onorevole Carloni mi meraviglio lei è uno tranquillo, non riesco a sentire quello che dice. Onorevole Carloni, scusi, eh... se ci agitiamo così! Non ho sentito nulla di quello che ha detto Vassallo, a questo punto la prego di sintetizzare anche lei onorevole.
(Interruzioni)
Vassallo(R.C.-Progr.). A precedere una discussione che di sicuro si sarebbe sviluppata tra cinque minuti, per cui per evitare che si iniziasse la discussione e si addivenisse ad una richiesta da parte mia dell'articolo 79 chiedevo in maniera preventiva se era opportuno applicare questo articolo, anche perché io ritengo che un sistema che possa tutela l'onorabilità non soltanto dei consiglieri ma anche di chi attualmente è Assessore ci debba essere e se questo Regolamento non reca una norma apposita penso che il buon senso e la similitudine in casi del genere possono essere applicati.
PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, vista la delicatezza della questione e anche la certezza, certezza è eccessivo, maggior convinzione da parte mia delle interpretazioni che sono portato a dare anche su questo caso, vi chiedo un momento di pazienza, ho necessità di valutare le proposte e le riflessioni che sono state poste.
Ha domandato di parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI (A.N.). Io non voglio più replicare in punto di diritto, non mi pare insomma che le motivazioni del collega siano apprezzabili di ulteriori interventi. Però, il problema è un altro, badate, se si vuole sollevare il livello dello scontro ci trovate pronti, se voi non volete discutere questa mozione per qualche piccolo cavillo, ve ne presentiamo altre centocinquanta molto articolate, molto precise, molto più profonde di questa che credo che non risolvano bene la questione. Allora io chiedo al collega Vassallo su quale strada si vuole avviare circa l'opportunità di questa richiesta; io credo che tu la debba ritirare, diversamente incominciamo esattamente male. Il Capogruppo Masala ancora ieri mattina in ospedale ci ha detto: illustrate la mozione in maniera asettica e verificate l'andamento del dibattito, dopodiché piazzate i cannoni; allora i cannoni sono ancora dentro. Tu, Vassallo, stai creando le condizioni per una discussione impostata in una maniera diversa da quella che volevamo fare, vuoi insistere su questa strada? Accomodati!
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per dieci minuti, prego i colleghi di stare in Aula perché riprendiamo subito.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 10, viene ripresa alle ore 11 e 23.)
La seduta è ripresa prego i colleghi di prendere posto.
Comunico l'esito delle determinazioni che ho assunto in seguito alle questioni che sono state poste e che per la verità erano all'attenzione di questa Presidenza già da giorni e, siccome la questione non è una questione di poco conto sono stati esaminati in tutti i suoi risvolti e adesso per ulteriore zelo ho voluto sospendere e vi chiedo scusa di questi minuti che ho sottratto ai lavori dell'Aula. La verifica e l'analisi dei fatti della mozione ed anche degli annunci di interventi che sono stati fatti confermano la mia determinazione, la mia decisione di ricevibilità della mozione; la mozione può essere ricevuta perché non è contraria ai principi regolamentari, può essere ricevuta e può essere discussa. Naturalmente faccio appello alla sensibilità di tutti i Gruppi di quest'Aula che ha sempre dato prova, e vigilerò in questo senso che durante il dibattito e il dibattito stesso si svolga con la massima pacatezza e serenità ed anche gli interventi con il massimo di chiarezza. Nella mozione vengono addotti dati di fatti, i controdeduttori della mozione potranno apportare altri dati di fatto, sono certo che sia i proponenti della mozione sia l'Assemblea vista la natura della mozione che cita dati di fatto potrà confrontarsi serenamente su questi ed arrivare poi ad una determinazione meditata.
Ribadisco che la mozione può essere ricevibile e può essere discussa, mi auguro che il dibattito non solo sia sereno e corretto come sempre è stato in quest'Aula, ma che il confronto sui fatti e non sulle opinioni possa avvenire col massimo di obiettività ed di attenzione, e di rispetto per le opinioni degli altri.
Discussione della mozione Biggio - Boero - Cadoni - Carloni - Frau - Liori - Locci - Sanna Nivoli - Usai Edoardo sulle dimissioni dalla carica di Assessore regionale dell'avv. Cogodi (166)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 166. Se ne dia lettura.
LA ROSA, Segretario:
Mozione Biggio - Boero - Cadoni - Carloni - Frau - Liori - Locci - Sanna Noemi - Usai Edoardo sulle dimissioni dalla carica di Assessore regionale dell'avv. Cogodi.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO CHE:
I. la legge n.154 del 1981, tra le cause di incompatibilità con la carica di consigliere comunale, il cui effetto è stato esteso anche ai Consiglieri regionali, provinciali e circoscrizionali, ha previsto la fattispecie dell'Amministratore che sia stato " con sentenza passata in giudicato, dichiarato responsabile verso l'ente, istituto od azienda e non abbia ancora estinto il debito"; la norma, per il combinato disposto dell'articolo 17 dello Statuto e dell'articolo 6 del D.P.R. 19 maggio 1949, n.250 trova applicazione anche nei confronti degli Assessori regionali, comunali e provinciali;
II. la sentenza della Corte Costituzionale 26 gennaio 1988, n. 85 ha stabilito la non applicabilità alla Regione autonoma della Sardegna della Legge n. 154 del 1981;
III. il Consiglio regionale della Sardegna non ha assunto alcuna iniziativa volta a colmare il vuoto legislativo che si è venuto a creare, in conseguenza della pronuncia della Corte Costituzionale con la sentenza sopra richiamata;
CIÒ PREMESSO:
VISTA la sentenza n. 80/96/A depositata in Segreteria il 6 novembre 1996, con la quale la Corte dei Conti-Sezione Prima Giurisdizionale Centrale per i giudizi di Appello ha confermato la condanna dell'avv. Luigi Cogodi, Assessore regionale in carica, alla rifusione a favore dell'erario regionale di una considerevole somma;
CONSIDERATO che il debitore è stato messo in mora a richiesta dell'Assessorato regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio della Regione sarda, mediante notifica della sentenza suddetta munita di formula esecutiva;
RITENUTO che, se pure non ricorrono le condizioni legali di incompatibilità con l'Ufficio di Assessore regionale da parte dell'avv. Cogodi, sussistono tuttavia motivi ostativi di natura morale, ugualmente meritevoli di tutela, alle funzioni attualmente esercitate dal predetto, non potendosi concepire che in Sardegna vengano considerate immunità le circostanze altrove definite condizioni di incompatibilità,
invita
l'avv. Luigi Cogodi a dimettersi dalla carica di Assessore regionale. (166)
PRESIDENTE. Per illustrare la mozione ha facoltà di parlare il consigliere Locci.
LOCCI (A.N.),. Io credo che prima di entrare nella illustrazione della mozione un invito vada fatto all'Aula, un invito vada fatto a tutti i colleghi. Credo che non sfugga a nessuno che negli ultimi tempi si è andata progressivamente rompendo, scollando una certa armonia che dovrebbe esistere tra istituzioni e, mi sto riferendo ai rapporti di correttezza che devono esistere tra il Consiglio regionale, che è sovrano, e la Giunta regionale della Sardegna. In questo senso io invito tutti i colleghi, invito tutti i colleghi in particolare del forum delle opposizioni, cioè tutti coloro che oggi si trovano alla opposizione di questa maggioranza, di iniziare da oggi in poi ogni intervento richiamando l'obbligatorietà delle mozioni sul caso Capelloni e le mozioni sul caso Banco di Sardegna. Non è possibile che questa Assemblea si impegni a discutere mozioni per giorni, per poi non trovare riscontro della volontà del popolo sardo nell'ambito della Giunta regionale. Diversamente la discussione delle mozioni diventa un mero esercizio dialettico che non trova rispondenza in una parte delle istituzioni della Sardegna.
Allora, ogni intervento d'ora in poi credo che debba essere preceduto dal richiamo alla Giunta regionale sul rispetto della volontà del Consiglio e sul rispetto delle mozioni.
La mozione 166. Tre cose, per attenerci ai fatti, possiamo dire risultano certe ed incontrovertibili; l'analisi e lo studio alla quale ci ha imposto questa mozione fa risultare tre elementi. Un primo elemento che non è discutibile, è che un assessore regionale rappresentante di Rifondazione comunista è debitore della Regione autonoma della Sardegna, è debitore della Regione fin dalla sua nomina alla carica di Assessore. Se dovessimo applicare a questa fattispecie il principio "non potevano non sapere", un principio che in Italia e in alcuni tribunali sta ormai prendendo sempre più piede, significa che coscientemente è stato nominato rappresentante della Regione una persona che aveva un rapporto debitorio con l'ente che oggi rappresenta. Non credo che su questo argomento si possa obiettare come si è fatto da più parti che la sentenza che accerta il rapporto di credito e di debito tra Regione e proprio Assessore non sussista in quanto la sentenza non sarebbe passata in giudicato.
L'accertamento della situazione giuridica di debitore è accertata in una sentenza che seppure non passata in giudicato è una sentenza esecutiva.
La seconda questione che emerge, e che non è controvertibile, è un dato di fatto certo, assolutamente certo, è che un Assessore della Giunta regionale, rappresentante di Rifondazione Comunista, è in lite con lo stesso ente che rappresenta, cioè l'Assessore regionale di Rifondazione Comunista ha citato in giudizio la Regione autonoma della Sardegna.
La terza questione, e questo è un aspetto inquietante, forse l'aspetto più inquietante che emerge da questa vicenda, è che la Regione Sardegna, che è sempre molto interessata ai disoccupati, insieme naturalmente a Rifondazione Comunista, e che è sempre a caccia di fonti finanziarie, di risorse finanziarie per contribuire a risolvere il problema della disoccupazione, è creditrice di circa nove miliardi nei confronti di diversi debitori, ma non risulta che la Regione Sardegna si sia attivata né nelle prime fasi della situazione della vicenda che sta a monte di questa storia, e intendo dire che non ci risulta ma saremo felici di essere smentiti che, per esempio, la Regione non abbia mai adottato alcuna misura cautelare, mi riferisco alla possibilità di richiedere provvedimenti cautelari alla Magistratura sul patrimonio dei debitori perché venisse garantito il pagamento del credito, ma di più non ci risulta che a tutt'oggi siano state promosse azioni esecutive tendenti al recupero di queste somme. Questa Regione è inerte rispetto ad un danno che ha subìto e rispetto a questo danno erariale che la Regione ha subìto c'è una inerzia dell'amministrazione.
Vi dico subito, lo dico anche al collega Vassallo, che alzare i toni di questa vicenda vuole dire chiederci di predisporre un esposto alla Procura della Corte dei Conti e chiedere conto di eventuali responsabilità contabili di questa Giunta regionale. Non si rimane inerti, non si rimane immobili di fronte al dovere di incassare i soldi di cui si è creditori. Questo non lo diciamo noi, è sufficiente leggere parte della documentazione che ci è stata fornita gentilmente dalla Giunta regionale, ed è interessante leggere una lettera a firma dell'avvocato Graziano Campus, il quale, scrivendo all'Assessorato alla Programmazione, il quale gli aveva posto dei quesiti in merito alla vicenda di cui oggi discutiamo, conclude dicendo: "Questo servizio inoltre ribadisce quanto già reiteratamente precisato, nelle vie formali ed informali, in ordine alla titolarità delle azioni da esperire nei confronti dell'obbligato principale istituzionalmente rimessa alla competenza di questo Assessorato (intende quello alla Programmazione), attraverso l'adozione di formali provvedimenti amministrativi, ingiuntivi e conseguenti atti esecutivi". Cioè l'avvocato Campus, nel dire che il credito vantato ed accertato di cui è titolare la Regione Sardegna non è azionabile nei confronti dell'assessore debitore, dice però all'Assessorato "Bada bene che ti ho già avvisato, ti ho avvisato informalmente e ti ho avvisato formalmente e tu non ti sei azionato per il recupero di questo credito". Questa lettera io credo che sarebbe molto interessante nelle mani della Procura presso la Corte dei Conti, ma io credo che questa lettera possa rilevare alcuni altri aspetti interessanti perché lo stesso avvocato Campus ci dice che il credito non sarebbe azionabile nei confronti dell'assessore di Rifondazione Comunista perché debitore sussidiario, però nel contempo ci dice che nessuno si è mosso nei confronti del debitore principale, allora delle due l'una. Qual è il motivo per il quale non ci si aziona come doverosamente occorrerebbe azionarsi? Non è che non ci si muove nei confronti del debitore principale per riparare il debitore sussidiario? Perché potrebbe anche cominciare a nascere un dubbio di questa natura. E` vero che il credito non è azionabile, ma perché non ti azioni nei confronti degli altri debitori. E badate bene: uno dei debitori di questa vicenda è una banca, e non credo che si possa dire che la banca sia insolvibile o insolvente. Non credo che prima dell'ordinanza di sospensione degli effetti sul vincolo di solidarietà non ci si potesse rivolgere indifferentemente ad ognuno dei condebitori e non è stato fatto.
Questa parte della vicenda è veramente una pagina buia, altro che offese, questa è una pagina buia della storia autonomistica di questa Regione. E meno male che vi erano affermazioni non veritiere. Avremmo molte altre cose da dire su questa vicenda, ma ci limiteremo a rimanere in superficie. Anche la questione che dicevo all'inizio, cioè il fatto che la Regione non si sia azionata con procedimenti cautelari la dice lunga sulla volontà di recuperare i crediti. La mozione parte da una legge nazionale che prescrive lo stato di incompatibilità alla carica di consigliere comunale e consigliere regionale nei confronti di chi, con sentenza passata in giudicato, sia stato dichiarato responsabile verso l'ente e il debito non sia stato ancora estinto. Si è eccepito in varie memorie, che ha fatto anche il presidente Palomba, fine giurista, magistrato, credo uomo competente e perito in questa materia, nella quale ha fatto osservare che questa legislazione, fin dall'88, dicendoci in buona sostanza "Sarete anche avvocaticchi di provincia, ma non siete ancora aggiornati sulle vicende giuridiche che investono la Regione", per cui la sentenza della Corte Costituzionale numero 85 dell'88 impedisce la possibilità di applicazione della legge 154 ai consiglieri regionali della Sardegna. Perché? Perché la materia è regolata dall'articolo 17 dello Statuto speciale della Regione, il quale, tra l'altro, recita che "Le uniche incompatibilità sono quelle di membro di una delle Camere o di altro consiglio regionale o di sindaco di un comune con popolazione superiore a diecimila abitanti". Aggiunge l'articolo 17: "I casi di ineleggibilità e gli altri casi di incompatibilità sono stabiliti con leggi dello Stato". Conseguenza per cui i nostri dotti funzionari degli uffici legislativi, programmazione e tutti coloro che sono stati scomodati in questa vicenda dicono: "La normativa non è applicabile al caso di specie, per cui la mozione non è fondata".
Noi abbiamo preso in prestito uno studio fatto dal professor Fulvio Dettori, che è uno dei più grandi studiosi contemporanei dello Statuto speciale della Sardegna, il quale in una recentissima pubblicazione conferma testualmente che "In Sardegna, per espressa statuizione della Corte Costituzionale (e cita la sentenza 85 dell'88) non è applicabile la 154 in Sardegna". Aggiunge però il professor Dettori che, per l'individuazione di motivi di ineleggibilità e di incompatibilità dobbiamo quindi necessariamente riferirci alle norme dettate dalla Costituzione italiana, e quindi agli articoli 104 e 135, nei quali viene espresso che i componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, i giudici della Corte Costituzionale non posso far parte del Parlamento o dei Consigli regionali, dice ancora che ci dobbiamo rifare all'articolo 17 dello Statuto, che è quello che abbiamo appena letto, ma aggiunge che ci dobbiamo rifare anche alle disposizioni contenute nel D.P.R. 12 dicembre 1948 numero 1462. Quindi, esiste un'altra norma nazionale che i nostri dotti scienziati della Regione evidentemente ignorano o fanno finta di ignorare. Questo però è scritto in testi pubblici, in testi che si trovano in tutte le librerie e che sono sicuramente testi che si trovano nelle biblioteche, compresa la nostra biblioteca, e quindi anche presso i nostri dotti funzionari.
A questo punto forse qualcuno non aveva letto il testo del professor Fulvio Dettori. Allora sarebbe stato sufficiente leggere la legge elettorale che governa la Regione della Sardegna, quella attuale, quella vigente, quella in vigore oggi. Questa legge, all'articolo 88, dice una cosa semplice, che conferma quanto ci dice il professor Fulvio Dettori, e cioè ci dice: "Per le parti non previste dalla presente legge si osservano, in quanto compatibili, le norme di cui al decreto del Presidente della Repubblica 12 dicembre 1948 numero 1462". Quindi, questo richiamo viene fatto già nella legge vigente elettorale in Sardegna e ci dice un professore universitario che queste norme trovano applicazione per i casi di incompatibilità. E andiamo a vederla questa legge. Il professor Dettori non si limita ad indicarci qual è il testo legislativo a cui dobbiamo riferirci, ma ci indica, ancora più specificamente, quali sono gli articoli che possono interessarci, e cioè ci dice che dobbiamo fare riferimento per trovare gli ulteriori casi di incompatibilità a questo D.P.R.: "Si vedano in particolare gli articoli 6 e 7".
Questo D.P.R. 1462 del 48 disciplina norme per la prima elezione del Consiglio regionale della Sardegna. Questo è importante annotarlo per l'interpretazione della norma. L'articolo 7 dice: "Sono altresì ineleggibili coloro che hanno lite pendente con l'Alto Commissario per la Sardegna", intendendo per Alto Commissario della Sardegna colui che in quel momento rappresentava la Sardegna, e quindi oggi, invece, la Giunta regionale della Sardegna. Allora è certo o è dubbio che vi sia lite pendente tra la Regione autonoma della Sardegna e l'assessore regionale di Rifondazione Comunista? La prova della litipendenza ce la offre sempre il Presidente Palomba. In uno dei suoi allegati ci rimanda a noi consiglieri la certificazione della Corte d'Appello Centrale dei Conti, la quale certifica che è pendente davanti alla Corte dei Conti un ricorso giurisdizionale per revocazione. Quindi è certo e non è falso che c'è una pendenza di una lite tra un assessore regionale della Sardegna e la Regione che egli stesso deve rappresentare.
D'altra parte questa causa di incompatibilità è talmente elementare e logica per un semplice motivo di ordine generale: può rappresentare imparzialmente la Regione Sardegna o un qualsiasi ente colui che è in lite con lo stesso ente? La legge dice di no. La legge dice che non è compatibile l'ufficio di assessore regionale con colui che è in lite con la Regione che intende rappresentare.
Presidente, io mi fermo qua, offrendo questi elementi all'Aula perché si apra un dibattito franco e sereno, possibilmente che come me si limiti a non nominare né nomi né cognomi, perché di questo non si tratta, di questo non abbiamo bisogno, ma che si cali nella materia con la necessaria perizia, tranquillità e imparzialità, fermo restando che se l'esito del dibattito dovesse prendere pieghe diverse saremmo naturalmente costretti a reintervenire.
Io credo, e concludo, che su questa vicenda dovremo tornarci e dovremo tornarci se l'Aula si dimostrerà immatura e cioè incapace di rispettare le leggi dello Stato, e in questo caso dovremo tornarci, ma dovremo tornarci, Presidente, sicuramente se non vedremo atti conseguenti, operativi, concreti nell'interesse della Regione per il recupero dei 9 miliardi di cui questa Regione è creditrice. Diversamente vi mandiamo sotto giudizio davanti alla Corte dei Conti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
COGODI, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signori consiglieri, quando ho accettato questo incarico, quello di essere assessore regionale, e quindi amministratore pubblico in questa nostra Regione, avevo ben presenti le molte difficoltà che si sarebbero rappresentate. Avevo ben presenti principalmente tre cose: la prima era e rimane ancora riferita alle mie insufficienze, alla mia incapacità di poter fornire un contributo migliore di quello che ho potuto dare sinora per affrontare i grandi e reali problemi di questa nostra regione; una coscienza piena dei miei limiti.
Il secondo elemento è che avevo ed ho coscienza piena anche di aver avuto e di avere tutte le carte a posto, tutte le carte in regola. E su questo punto ritengo che non solo debba essere data dimostrazione piena di ciò, ma che anche solo il dubbio che un amministratore pubblico non abbia tutte le carte in regola sia ragione sufficiente perché chiunque di noi, a partire da me, cessi di essere un amministratore pubblico.
Il terzo elemento che avevo ed ho presente erano e sono i rischi a cui ci esponiamo tutti noi quando accettiamo il terreno della contesa politica e quando riteniamo di perseguire i fini per i quali le nostre idealità ci portano ad essere impegnati nella politica e nella vita.
Io ho ricevuto, ricevo in questo Consiglio una mozione di invito; un invito speciale, particolare, ritengo anche premuroso. Un invito che io dico subito all'Aula, a tutti i consiglieri indistintamente di tutte le parti politiche, un invito che io vorrei accettare. Un invito che io accetterò perché ho rispetto totale, non grande, totale del Consiglio regionale della Sardegna, del quale ho fatto parte per quindici anni, dei quali una parte minore conoscendo le fatiche del governo ed una parte maggiore conoscendo le fatiche della opposizione. E non è che ho imparato, dal primo giorno ho esercitato la mia funzione sempre improntando la mia azione al massimo rigore, pretendendo da me e dagli altri il massimo di correttezza.
Io vorrei accettare un invito che fosse motivato, cioè che poggiasse su motivazioni valide, per essere rispettoso di un invito così formulato. E` un invito che contiene una sostanziale sfiducia politica? Perché se contiene una sostanziale sfiducia politica questo invito va rivolto sotto la forma e la regola della mozione di sfiducia.
I proponenti, invece, ritengono di non proporla sotto quella forma, quindi dicono che l'invito non contiene elemento di sfiducia politica, ma che è riferito invece ad altri fatti, dei quali, essendo fatti appunto e non opinioni, è giusto che il Consiglio regionale conosca, è giusto che il Consiglio regionale discuta, è giusto che il Consiglio regionale si pronunci.
Se noi fossimo in una sede giudiziale diremmo che di fronte a elementi di fatto controversi si ricorre a un accertamento tecnico preventivo, cioè si va a ricercare attraverso una dichiarazione obiettiva e tecnica, dei tecnici della materia, qual è appunto la consistenza del fatto per poi poter pronunciare un giudizio.
I fatti, però, sono quelli enunciati nella mozione e sono quei fatti che sono gli elementi di riferimento per dedurre la bontà dell'invito che viene rivolto.
Io non ho ragione alcuna di polemica con nessuno. In questo Consiglio regionale chi propone mozioni, quindi strumenti attraverso cui provocare una decisione o un orientamento, un indirizzo del Consiglio, esercita pienamente la sua facoltà, ed esercitando questa facoltà, che poi nel momento nel quale entra nella discussione, nel dibattito, nel confronto, non appartiene più questa facoltà ai soli proponenti, ma appartiene a tutto il consesso, deve essere però data dimostrazione della fondatezza dei fatti che vengono esposti. Io leggo nella mozione, non altrove: "Premesso che la legge 154 tra le cause di incompatibilità" - perché è una causa di incompatibilità che si rappresenta nei confronti di un assessore regionale -"ha previsto la fattispecie dell'amministratore che sia stato, con sentenza passata in giudicato, dichiarato responsabile verso l'ente, istituto o azienda, e non abbia ancora estinto il debito". Quindi, due sono gli elementi che vengono dedotti: l'esistenza di una sentenza passata in giudicato e l'esistenza di una condizione di debito e di morosità.
LOCCI (A.N.). Debito non ancora estinto.
COGODI, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Non ancora estinto. Lei sa che il debito si estingue o c'è obbligo di estinguere il debito quando uno è nella condizione di morosità, perché è certo. Ma poi dirò del debito, anzi lo dico subito, perché altrimenti qui si rappresenta un po' di fronte al Consiglio che io debba ricorrere a chissà quale mio debito eventuale.
Il mio debito, se c'è o ci fosse, non è la somma ingente, seppure per i poveri è ingente la somma di cento milioni, il mio debito sarebbe di cento milioni, povero sì, miserabile no, nessuno di voi pensi che chiunque di noi, dico io, per dire ognuno di voi, se si trovasse in questa condizione possa essere indicato come quello che mandi a rotoli il bilancio della Regione, ma neppure di nessun altro ente o di nessun altro privato perché non possa essere solvibile nei limiti di cento milioni. Penso che nessuno di noi pensi questo di me e di nessuno di voi. Per cui cominciamo a dire esattamente di che cosa si tratta, se no parrebbe una cosa così inaffrontabile che qualcuno è andato a ricercare le vie dell'impiego o dell'impegno politico addirittura per non essere travolto, sommerso da una condizione debitoria; non è così! Proprio perché si è detto che questo dibattito sia tranquillo e sereno, tranquillo e sereno è il dibattito e sono io, e siamo tutti, questa è l'entità della situazione, della cosa. E` la mozione che dice queste due cose. Allora primo, rispondiamoci, rispondiamo, io rispondo, ognuno risponda, se allo stato degli atti, di quelli che abbiamo, non delle intuizioni o delle deduzioni o delle argomentazioni più o meno cavillose, come sappiamo fare qualche volta noi avvocati, allo stato degli atti e dei fatti, se in questa condizione esista o no, non è che c'è una terza via, esista o no una sentenza passata in giudicato, come qui è scritto. Gli atti vi dimostrano, quelli che sono stati forniti, che questa condizione non esiste. Allora se non esiste perché addurla? Perché non è che questo lo decidiamo noi qui, questo l'ha già deciso la legge dello Stato italiano. Se l'articolo 324 del Codice di Procedura Civile dice che "si intende passata in giudicato la sentenza che non è più soggetta né a regolamento di competenza, né ad appello, né a ricorso per Cassazione, né a revocazione per i motivi di cui ai numeri 4 e 5 dell'articolo 395 del Codice di Procedura Civile", siccome questa sentenza è esattamente soggetta a ricorso per revocazione ed è pendente in sede di revocazione, anche per i motivi di cui ai numeri 4 e 5 dell'articolo 395 del Codice Civile, non è passata in giudicato. Dirà qualcuno: "Ma non cambia nulla, non cambierebbe nulla ai fini di un giudizio politico". Se non cambia nulla, non diciamolo, non scriviamolo, non attestiamolo in un atto ufficiale del Consiglio regionale. Avete tutti voi, colleghi del Consiglio, tutti gli atti documentali per i quali è acclarato, è lì, c'è la certificazione della stessa Autorità Giudiziale che vi dice quale è il numero della causa pendente in sede di revocazione e questa vicenda è in sede di revocazione non per un cavillo giuridico, questa vicenda è in sede di revocazione principalmente per un fatto che è stato accertato dagli uffici, quelli che hanno titolo ad accertare i fatti, quelli che non mettono timbri tanto per metterli, perché gli uffici pubblici, gli uffici deputati, la Ragioneria della nostra Regione ha certificato, e avete anche questo nei vostri atti, che il danno di cui si parla, questa nostra Regione l'ha subito in un arco di tempo che è diverso da quello che è stato sempre indicato nell'azione giudiziale che è stata promossa contro funzionari, amministratori, Assessori e Presidenti di questa nostra Regione, cioè tra il 1987 e il 1990, perché gli anni di riferimento iniziale su cui facevano carico, in termini di bilancio, le somme che poi sono risultate mancanti, cioè rubate dai ladroni, quelle somme facevano carico a quei bilanci ma nessuno era andato a vedere quando era iniziata l'azione di ladroneria in questa Regione, quando era iniziata, perché un pubblico amministratore può essere che debba rispondere anche per responsabilità oggettiva, anche per il solo fatto che c'è, anche per il solo fatto che esiste, ma risponde se c'è, se non c'è non può rispondere, perché non ci può essere colpa di chi non c'è, e cosa può vigilare uno che non c'è, e non c'è non perché è negligente ma non c'è perché è cessato dalla carica; è cessato dalla carica! L'assessore Cogodi non c'era allora amministratore della Regione come non c'era nessun altro di voi.
Quando gli uffici deputati e la Ragioneria dice: Il primo ammanco, il primo soldo decorre da un ordinativo di pagamento che è stato emesso tre, quattro, cinque mesi dopo che quell'Assessore era cessato dalla carica, e quindi, quei nove miliardi sono venuti meno da centinaia, centinaia di ordinativi di pagamento emessi da decine di Assessori, eccetto io, passati per centinaia di impiegati e di controlli compresa la Corte dei Conti, però, tutto in epoca successiva del certificato, mi sapete dire perché moralmente almeno questo Assessore che può anche non essere Assessore, ma questa persona come voi dovrebbe avere un peso morale se non la rabbia, se non l'indignazione che sia potuto accadere che la Regione sia stata danneggiata per colpe e responsabilità di chi ha rubato e non da solo, perché nessuno è andato mai ad accertare, secondo me, davvero come si potevano rubare in due anni, anzi in pochi mesi perché otto miliardi e più sono concentrati in pochi mesi, portando borsoni di miliardi in contanti fuori dalle banche, come è potuto accadere questo a cavallo tra gli anni 1989 e 1990 quando l'assessore Cogodi non c'era da più di due anni? Ma io non voglio mettere in croce nessuno perché nessun amministratore può essere nella condizione di dover controllare ogni e qualsiasi impiegato, ogni e qualsiasi operatore degli uffici complessi, queste cose accadono qualche volta anche nelle banche, accadono in altre situazioni, certo che il sistema dei controlli deve essere migliorato, diciamo allora che deve essere migliorato il sistema di controlli, la stessa legge di contabilità che istituisca, quella della Regione, altri sistemi ed altri modi, ma che c'entra cogliere il fatto che un errore giudiziario, perché si è trattato di un errore giudiziario, di un'ingiustizia nei confronti della Regione ma anche nei confronti miei, e chi può negare il mio diritto ad esistere, il mio diritto ad esistere anche nell'impegno politico, corretto, leale, rispettando le opinioni di tutti per il solo fatto che inizialmente si è ipotizzata una data che poi gli uffici vi dicono che era sbagliata, ed anche per questo quella sentenza è in revocazione ed anche per questo non è passata in giudicato.
Io non ho preso la cicuta, io per affermare l'innocenza come l'antico filosofo, per risolvere individualmente la testimonianza della verità non ho preso la cicuta e non prenderò la cicuta, però ho detto che mi sarei difeso, mi difendo e mi difenderò con tutti i mezzi, quelli legali, quelli ordinari, quelli consentiti dal sistema delle garanzie che la civiltà moderna ci consente, la civiltà antica non lo consentiva ed ecco perché l'antico filosofo per testimoniare la verità doveva prendere la cicuta, noi siamo esonerati da questo adempimento.
BALLETTO (F.I.). Fortunatamente!
COGODI, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Fortunatamente, io e tutti! Però, non siamo esonerati dal compiere ogni sforzo per ricercare la realtà dei fatti e di andare a vedere anche nel massimo, nell'asprezza e nella durezza massima dello scontro politico di andare sempre a salvaguardare i fatti e la verità. Quanto al primo elemento così è e così resta, quanto al secondo elemento che sarei debitore e in una condizione di morosità e addirittura di lite nei confronti della Regione, la cosa, mi pare, del tutto insussistente.
Rispetto le opinioni politiche ed anche tecniche, qui parla gente competente, rispetto tutto; però, essendo nella condizione io non di ricco ma di poter pagare cento milioni, cento milioni (ripeto) di ingiustizia, ma in questo mondo mica solo io subirò ingiustizie, noi combattiamo contro tutte le ingiustizie, quindi, mi sarà consentito di combattere anche contro l'ingiustizia che è contro di me, noi combattiamo contro tutte le ingiustizie, ma se io prendo cento milioni e mi reco presso la Regione, e posso farlo e può essere che l'abbia fatto, per dire: C'è questa seccatura! Lo stesso peso, lo stesso incomodo che si può dare ad un consenso, la massima assemblea rappresentativa della nostra Regione vale meno di cento milioni, ma anche la mia pelle per malandata che sia vale più di cento milioni, e io posso andare a dire: Ecco i cento milioni, nessuno ufficio della Regione me li può accettare a titolo di debito; mi può dire: Stai facendo una donazione, perché cautelativamente io posso benissimo andare a farlo, non cambierebbe nulla, qui non scappa nessuno. Ecco perché ritengo un po' (mi sia consentito almeno questo di dirlo) esasperata almeno la rappresentazione che viene data di rischio, di pericolo, di ritardi che potrebbero intervenire, perché?
Per uno che ha un fastidio prima se lo elimina meglio è! Io ho la certezza che questa situazione anche in termini giuridici, giudiziari si risolverà nell'unico modo in cui i tribunali che esercitano giustizia oltre che essere indotti qualche volta in errore anche dalla manchevolezza di documenti, poi, possono anche rimediare, per questo esistono i rimedi giurisdizionali, per questo esistono un primo grado, un secondo grado e un appello, in questo caso non c'è la Cassazione c'è il ricorso per revocazione(?), per questo esistono anche i tribunali europei, e qui siamo in una materia nella quale è inviato pure alla Corte Internazionale di Giustizia un ricorso, perché è inammissibile ed è impensabile che in questo nostro Paese che si ammoderna su tanti versati, non si sia ammodernato sul versante della giustizia che riguarda i cittadini tutti innanzitutto. E che un derivato arcaico del diritto, quale è la responsabilità oggettiva, che è impensabile nella cultura moderna non solo nella cultura giuridica, possa persistere ancora in capo agli amministratori pubblici, oggi non persiste più, perché è stata modificata la legge nel dicembre del 1996, ed è stata modificata dal Parlamento della Repubblica anche in esito allo scandalo di questa sentenza, laddove i ladroni venivano associati a persone che erano amministratori probi, e il Parlamento si è fatto carico di questo. Il relatore della legge che ha modificato e ha superato il principio della responsabilità oggettiva o quasi per gli amministratori pubblici, pare di ricordare che fosse l'onorevole Frattini di Forza Italia, e fra coloro che sono intervenuti con più convinzione in quel dibattito parlamentare, c'era l'onorevole Anedda un garantista di Alleanza Nazionale, responsabile di giustizia del partito di Alleanza Nazionale, perché si sono posti questo problema con una consapevolezza nuova proprio in esito a questa aberrante ed iniziale sentenza che è stata profondamente modificata per l'intervento di una legge successiva dello Stato; noi siamo, quindi, nella condizione oggi di valutare che se si fosse discusso nel primo e nel secondo grado quelli di merito con la legge di oggi, le superveniens se fossimo in materia penale sarebbe già tutto decaduto, perché la legge penale la più favorevole si applica anche ai fatti pregressi, invece qui ci vuole ancora un nuovo pronunciamento giurisdizionale che si avrà. Quindi, ho la certezza non è questo il problema. Io non riesco a vedere come si possa caricare di altri significati questa vicenda, comprendo la ragione politica, la comprendo perché lo scontro politico comporta qualche volta il bisogno della ricerca, dell'esposizione altrui, dell'avversario politico e non del nemico personale, lo capisco, io sono Assessore in questa Giunta, indebolire un Assessore vuole dire indebolire la Giunta che è espressione di una maggioranza e l'opposizione ha questo interesse, lo capisco. Io sono anche l'espressione di una parte politica che è la più distante dalla parte politica che propone la mozione, sono in Giunta come rappresentante di Rifondazione Comunista, la mozione la propone Alleanza Nazionale, la destra, la parte più conseguente della destra o intransigente se si vuole, per sua scelta, per sua naturale collocazione, per sua vocazione, per sua libertà, non è che io non sono consapevole di tutto questo, ma quando noi caricassimo di eccessivi significati questa vicenda che è gravissima perché è potuta accadere, è gravissima anche per le sue conseguenze, ma che sono conseguenze che di grave hanno avuto per questo Assessore attuale della Regione il fatto che lo hanno ingiustamente colpito, voi pensate che noi miglioreremo la qualità della politica quando aggiungessimo ingiustizia ad ingiustizia, quando invece di far gridare tutte le ingiustizie perché vengano superate noi le volessimo addurre come ragione di lotta politica seppure - ripeto - comprensibile per molti versi, noi potremo in questo modo portare un danno ad una persona o anche ad una coalizione ma non avremo portato un beneficio alla istituzione! Non avremo portato un beneficio alla istituzione!
Perché la istituzione, questa, la massima istituzione rappresentativa della Regione io ho sperato fino all'ultimo che potesse evitare questa discussione, non perché i fatti non debbano essere conosciuti e non debbano essere esposti, tutti i fatti, l'avremo potuto affrontare se avessimo voluto in altro modo, forse è opportuno che lo affronti questa Assemblea in altro modo, cioè su come produrre nuovi strumenti di controllo, di verifica anche dei risultati di gestione dell'amministrazione pubblica, di come anche evitare nel modo più remoto che possa accadere non dico un danno di tal fatta ma anche minore, che altre cause di dispersione delle risorse, del danaro pubblico che per me (l'ho letto da Gramsci) è sacro il denaro pubblico (per come lo intendeva Gramsci e non il Vangelo, anche il Vangelo), noi abbiamo questa convinzione della sacralità del denaro pubblico e perché mai dovremmo discutere qui, e mettere in dubbio che qualcuno di noi, di tutti noi, possa non avere questa convinzione profonda? Perché mai dovremmo mettere in dubbio che la massima istituzione rappresentativa della Regione che già ne ha abbastanza e in abbondanza di attacchi esterni, è la politica la massima applicazione umana, la più nobile delle applicazioni umane, la politica che si occupa non delle persone che migliorano la loro condizione ma delle persone che si applicano a migliorare la condizione di tutti, ognuno dal suo punto di vista, ognuno col suo obiettivo, ognuno con la sua idealità ma perché vorremmo che la politica sia rappresentata in questa nostra Regione ancora o di più come un fatto di bottega, di tornaconto personale, chiariamo questo fatto, questa idea, questo concetto; se creiamo questa idea e questo concetto credo che noi anche da questa vicenda negativa potremo trarre tutti qualche cosa e qualche vantaggio in positivo; chi mi conosce più da vicino sa che io ho contrastato fin dall'inizio e dall'origine, non ho aspettato gli effetti nefasti, lo straripamento, prima il sorgere e poi lo straripamento anche in Italia, nel Paese del cosiddetto giustizialismo, chi mi conosce più da vicino sa delle scelte difficili e non delle parole, delle scelte difficili che ho fatto anche per contrastare quella ondata devastante della democrazia italiana, quel clima mefitico che ha indebolito il sistema democratico italiano accomunando la politica al malaffare, non chi era direttamente, personalmente responsabile ma la politica in quanto tale ad una pratica di malaffare gettando un solco che per fortuna non può essere incolmabile nella credibilità delle istituzioni, tra istituzioni rappresentative e popolo, persone, cittadini.
A quei principi mi sono ispirato, a quei principi ancora mi ispiro. Per questo io non ho abbandonato il campo, non per pagare un debito, per questo, non per non pagare un debito che potrei e posso pagare, che non è oggetto di discussione, non può essere oggetto di discussione in questo Consiglio regionale, ecco perché io voglio anche concludere.
Non chiedo, non l'ho chiesto a nessun Gruppo, non l'ho chiesto a nessun consigliere di esprimere un voto, non chiedo un pronunciamento puramente numerico, chiedo al Consiglio regionale di esprimere un voto politico o una determinazione politica di superamento di questa discussione, in positivo, avendo registrato che era utile che la conoscenza data qui e diffusa di più presso l'opinione pubblica di questi fatti è stata utile l'occasione per dare migliori elementi di conoscenza di fatti, quelli veri, che devono essere dai cittadini conosciuti, e proponendosi semmai questo Consiglio regionale e la stessa Giunta regionale, questa Giunta o un'altra Giunta, di affinare e di rafforzare gli strumenti della funzionalità della Regione, quindi, della economia dei mezzi che la Regione deve impiegare, dei risultati che deve raggiungere a beneficio dei cittadini, quindi, in positivo richiamare e riproporre e adoperarsi attorno a questo tema. Io perciò non ho chiesto solo di essere salvato (io sono salvo) da una votazione che registri solo numeri; ho chiesto e chiedo che il Consiglio si pronunci in totale libertà sapendo tutto il Consiglio che non solo dalle determinazioni di sfiducia formalmente espresse, ma anche dagli inviti che contengano elementi di sfiducia da parte del Consiglio, qualora fossero questi inviti fondati, questo non mi pare, ma fossero questi inviti fondati da me avrebbero ed avranno tutto il rispetto.
Io sono qui solo perché il Consiglio regionale mi ha detto di essere qui, nella sua libertà e nella sua autonomia di giudizio e di determinazione politica. Ho applicato peraltro a me stesso quella esortazione del poeta moderno, posto che non ho accettato l'esempio del filosofo antico, quella esortazione che dice: "Uomo, se ti vogliono colpire non rimanere seduto, alzati e corri, e combatti la tua battaglia, e se il nemico ha più forza e tu hai la ragione, uomo muori felice".
Io auguro a tutti voi colleghi del Consiglio di conoscere questa filosofia, di apprezzarla e di conoscere la felicità di poter ognuno, combattendo per la sua idea, lealmente affermare fino a quando ne avremo la possibilità, le sue buone ragioni rispettando le ragioni degli altri, senza compromessi, combattendo, ma combattendo lealmente.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Boero. Ne ha facoltà.
BOERO (A.N.). Signor Presidente, gentili colleghe e colleghi, assessore Cogodi sarò brevissimo, non sono qui a porgerle la cicuta, ma una semplice e breve riflessione: Un tempo esisteva la politica etica che impediva agli innocenti ma sotto accusa, e non già con una sentenza passata comunque in giudicato, di accogliere una carica elettiva o meno attendendo, comunque, che una sentenza definitiva facesse totalmente giustizia della propria innocenza, proprio per non rendere dubbia, solamente dubbia, la propria legittimità a ricoprire qualsiasi incarico; proprio una volta esisteva questo stile e proprio un tempo esisteva questa etica comportamentale anche nel mondo della politica.
Le auguro, assessore Cogodi, che le sia fatta giustizia; non è un fatto personale, per cui il mio Gruppo e io intervengo, è un fatto di stile che ancora una volta questa Giunta, il suo Presidente ha messo sotto i piedi, perché per quanto noi possiamo credere alla sua difesa, alla sua capacità di esporre i fatti, per quanto certamente possiamo credere che veramente lei sia innocente e che non debba neanche quei cento milioni, quella miseria che giustamente lei ha ricordato, per lei e per noi una miseria, per il popolo è comunque tanto, ma è tanto il fatto in sé stesso, anche se fosse mille lire. Bisogna arrivare prima ad una soluzione definitiva, piena, che liberi prima di tutto sé stesso da questa antipatica ed odiosa ombra per rispettare quell'antica etica di poter accettare un incarico che il suo Presidente, quale magistrato non molto anziano ma con tanti capelli bianchi, in condizione di non dimenticare questa etica comportamentale, ecco la meraviglia! Un Presidente nella sua Giunta, un magistrato di chiara fama che si dimentica questa etica comportamentale non doveva osare, nella sua situazione, per l'onorabilità stessa di questo istituto e di questa Giunta, tentare di coinvolgerlo fin tanto che l'iter giudiziario non avesse finito il suo corso dandole giustizia, giustizia che le auguro personalmente come penso il Gruppo e tutti i colleghi, ma qui purtroppo Assessore la sua vicenda va a sommarsi a tutta una serie di altre vicende in quest'aula, fuori da quest'aula, nella prima Repubblica che prosegue di mancato rispetto di quell'etica di un tempo, per cui una sola ombra impediva all'uomo politico che si sentiva da qualunque pensiero fosse mosso di rappresentare il popolo, di rappresentarlo in un momento così particolare della vita che non auguro a nessun collega, tanto meno a lei. E' venuta a mancare questa etica comportamentale e in questa etica comportamentale c'è invischiata la sua persona, purtroppo, per quanto certamente innocente, c'è invischiato il suo presidente, che evidentemente si è scordato della natura sua stessa professionale di magistrato, si è dimenticato che esisteva questa etica comportamentale e vive in perfetta sintonia di tempi alquanto dequalificanti.
Ecco, un senso politico che giustamente non è stato contenuto, non si è posto nella nostra mozione, perché per noi che abbiamo tradizione di comportamenti era sottinteso, non poteva e non doveva essere richiamato perché abbiamo questa cultura, continuiamo ad averla dalla nostra posizione politica, che se un'ombra viene sopra di noi pur innocenti, fin tanto non si fa pulizia di quest'ombra non si può e non si deve rappresentare il popolo, proprio in quei principi da lei sbandierati dello stesso Gramsci.
Gramsci se fosse in vita adesso le direbbe: cosa fai lì in quel posto, prima fai pulizia dell'ingiustizia che ti va addosso e poi riprendi a testa alta eventualmente il tuo posto.
Lo stesso Gramsci direbbe, perché aveva questa etica e scriveva di questa etica: è questa etica che vi manca!
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Marras. Ne ha facoltà.
MARRAS (F.I.). Caro Presidente, non avevo alcuna intenzione di intervenire e devo subito dire che parlo solo a titolo personale e le poche cose che dirò le dirò perché me le detta la mia coscienza.
Vorrei osservare a quanto ha detto l'amico Gianni Locci che, con tutto il rispetto e senza voler togliere nulla al professor Fulvio Dettori, i contemporanei, dei quali il medesimo professor Dettori, secondo l'assunto del caro amico Gianni Locci, sarebbe il migliore, i contemporanei meriterebbero maggiore riguardo. Infatti, i contemporanei pensano cose diverse, non da quelle che ha detto o che avrebbe detto il professor Dettori, da quelle che ha enunciato l'amico Gianni Locci. Ad esempio: si dice: sì, è vero, la Corte Costituzionale non ritiene applicabile in Sardegna la legge 154 dei primi anni '80 di sua promulgazione, ma si dovrebbero applicare altre precedenti leggi degli anni '60. I contemporanei, un po' pretermessi dall'amico Gianni Locci, pensano giustamente, insieme con la Corte Costituzionale, che la norma dello Statuto sardo, nel sancire che la disciplina sulla incompatibilità o ineleggibilità dei consiglieri regionali deve essere dettata da norme dello Stato, vuole significare questo: la disciplina deve essere caratterizzata da una sua specificità, ciò vuol dire che non qualunque altra legge dello Stato sarebbe applicabile, tanto meno per analogia, nella materia particolarissima dell'accesso alle pubbliche funzioni elettive o invece di nomina di scelta, perché la materia dell'accesso alle pubbliche funzioni è una materia fondamentale e generale, sancita e garantita dalla Carta Costituzionale e possono essere derogati, possono essere limitati, questi poteri, soltanto con norme eccezionali, con norme, come si dice tra gli addetti ai lavori, di stretta interpretazione ed applicazione. Allora, non esiste ancora nel nostro ordinamento alcuna norma legislativa che sancisca per la Regione Sardegna la incompatibilità per effetto di una sentenza di condanna passata in giudicato, perché si impone a questo riguardo una disciplina specifica che lo stesso Stato deve dettare ai sensi della norma statutaria per la Sardegna.
Questo è il principio di specificità che deve caratterizzare la disciplina, la materia della incompatibilità e della ineleggibilità dei consiglieri regionali in Sardegna.
Premesso questo io non amo parlare di questioni giuridiche in sede diversa, trovo delle sedi più adatte per parlarne, ma visto che viene scomodata la materia devo anche dire che non esiste neppure, quand'anche in ipotesi denegata la legge 154 fosse applicabile in Sardegna, non potrebbe lo stesso trovare oggi applicazione perché non ne sussistono i presupposti. Il presupposto è, per l'appunto, l'esistenza di una sentenza di condanna passata in giudicato.
L'assessore Cogodi fu oggetto, vittima di una sentenza della Corte dei Conti, il sottoscritto ha vissuto in prima persona quale difensore, di quel collegio di difensori io non difendevo l'onorevole Cogodi, difendevo altre otto, nove persone della Regione Sardegna, di cui assessori e funzionari, e conosco bene la materia. L'assessore Cogodi è stato condannato su un erroneo presupposto di fatto assunto erroneamente dalla Corte dei Conti: l'essere stato egli in carica quale Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica, allorquando accadde l'ammanco in una apertura di credito da lui disposta. E non è vero, è storicamente falso. L'onorevole Cogodi, sì, sottoscrisse quell'apertura di credito nei primi mesi del 1987, ma nello stesso 1987, ed esattamente nell'estate, nel mese di agosto, abbandonò quell'Assessorato. L'ammanco nell'ambito della gestione di quell'apertura di credito avvenne oltre un anno dopo. Quindi, l'assunto di fatto sulla base del quale la sentenza ha disposto la condanna dell'assessore Cogodi è un errore di fatto sulla base del quale oggi pende un giudizio di revocazione.
Ecco perché non esiste neppure il presupposto della sentenza di condanna passata in giudicato.
Vorrei ricordare in quale clima nacque quel processo, cosiddetto processo Scomazzon, davanti al giudice della responsabilità amministrativa e contabile. Quel giudizio fu instaurato sulla base di una citazione dell'allora procuratore generale il quale, per un certo verso, la diceva lunga, perché aveva in definitiva posto come morale di base di quell'azione l'opinione pubblica, cioè a dire si era già a giudizio avanzato all'inizio di quella che è stata l'infausta era del divismo e del protagonismo giudiziario.
Vi era la preoccupazione soprattutto - è sembrato -di un'ampia sfera di risonanza di quella che poteva essere l'azione dei magistrati contabili.
Ora, voi dovete sapere che proprio questo indirizzo, questa impronta che era stata data dall'allora Procuratore generale della Corte dei Conti diede luogo ad una sentenza che non si regge in piedi, consentitemi l'espressione, perché avrei capito se fosse stata censurata, sindacato il sistema dell'amministrazione regionale nel modo con il quale era disorganizzata l'amministrazione, cioè a dire nel modo in cui con estrema leggerezza furono disposte le aperture di credito e soprattutto gestite le stesse aperture di credito con l'obbligo del funzionario delegato e del cassiere di presentare i rendiconti. Voi dovete sapere che i rendiconti non furono mai presentati, quelli nei quali avvennero gli ammanchi per circa nove miliardi. Non furono mai presentati e non furono mai richiesti, ma non erano gli Assessori, signori miei, e non erano i Presidenti della Giunta regionale che dovevano pretendere, vegliare e controllare se i vari rendiconti amministrativi venivano regolarmente presentati oppure no. Erano altri soggetti ma, siccome vi era una farraginosa disciplina, una disciplina infame nell'ambito dell'ordinamento regionale dove non si sapeva neppure mai chi è che dovesse davvero curare, vegliare circa la presentazione tempestiva e il controllo e la verifica dei rendiconti amministrativi, furono tutti assolti, ma siccome bisognava accontentare il divismo giudiziario per un verso e l'opinione pubblica per altro verso si dovette per forza trovare, individuare un qualche responsabile altrimenti sarebbe stato uno scandalo non aver potuto individuare nessuno. Per cui tutti quei soggetti che non si preoccuparono per disfunzioni, per disorganizzazione nota, arcinota, da decenni a questa parte dell'ordinamento regionale, furono individuati pochi responsabili soltanto negli Assessori degli enti locali, finanze ed urbanistica benché le funzioni relative al Servizio di ragioneria e così via fossero state ormai installate in un altro ramo dell'amministrazione regionale e precisamente in quello della Giunta. Ma bisognava per forza trovare un qualche capro espiatorio e così è venuta fuori quella sentenza.
Signori, perché oggi in quest'Aula politico-legislativa si devono ancora richiamare le sentenze? Io ero venuto qui all'inizio di questa legislatura con la speranza di poter partecipare a qualche serio dibattito politico, io non politico, sperando di poter imparare qualcosa da tutti voi che politici invece siete. Invece oggi qui veniamo a parlare e ad utilizzare le sentenze. Credo che le sentenze, tanto meno quando non sono passate in giudicato, tanto meno quando non hanno per oggetto condanne a reati, e qui non si tratta di reati infamanti, le sentenze non debbono costituire strumenti di guerra politica, di lotta politica e questo non vale, signori, e ve lo dico secondo la mia coscienza, né per gli amici propri e neppure per gli avversari politici.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Carloni. Ne ha facoltà.
CARLONI (A.N.). Capisco come per un avvocato sia difficile spogliarsi della toga e, in caso particolare, come sia difficile spogliarsi della toga da parte di chi in questa vicenda, come il collega che mi ha preceduto, ha dovuto prestare la sua opera egregia, altamente qualificata professionalmente, opera che però, stando a quello che risulta dagli atti che ci hanno mostrato, ha avuto finora un esito negativo dal momento che ci consta che la Corte dei Conti, in secondo grado, ha condannato determinate persone, tra le quali un Assessore della Sardegna. Io sono un avvocato, però sono stato educato al rispetto delle sentenze, ed oggi noi avvocati sappiamo che le sentenze ordinarie sono provvisoriamente esecutive in primo grado, le sentenze di secondo grado sono tutte esecutive.
E` brutto dover parlare di diritto in questo modo, ma siccome ci si trascina e si parla, sembra che si stia quasi facendo una causa in Tribunale, siamo costretti a parlarne. Nel caso di specie, pur essendo stata la causa esecutiva sia in primo che in secondo grado, è stato esperito un tentativo di sospensione ed è stata rigettata anche in secondo grado la sospensione dell'esecuzione.
Quindi, qui ci troviamo e dobbiamo tutti, senza nessuna eccezione, avere rispetto delle leggi e dei giudici che le applicano. Qui ci troviamo di fronte ad un caso di giudici che hanno emesso un determinato provvedimento...Presidente, un po' di attenzione...ora, dicevo, capisco che il collega abbia fatto questa difesa per quei suoi motivi particolari, poiché è interessato in quella vicenda processuale...
MARRAS (F.I.). Non sono interessato per niente.
CARLONI (A.N.). E perché io dico anche che questo ipergarantismo che gli viene dal professare quella fede politica che oggi quasi istituzionalmente li si porta a manifestare contro qualsiasi pronunciamento dei giudici. Se questa è la premessa, e l'ha già accennato il collega Locci che mi ha preceduto, non è il processo all'Assessore, io conosco professionalmente Cogodi, Cogodi è un galantuomo, lo conosco anche politicamente e politicamente l'assessore Cogodi è un galantuomo, però dargli come premessa che è un galantuomo e al dire che le sentenze però contro i galantuomini non valgono, passa granché, passa un fiume intero.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ZUCCA
(Segue CARLONI.) Le considerazioni che noi abbiamo voluto fare con la presentazione di questa mozione non sono assolutamente di volersi incattivire nei confronti di una determinata persona. Noi stiamo dicendo che quando un giudizio si definisce in quel modo e quando siamo noi i primi a dire, e non c'è bisogno che ce lo dica l'assessore Cogodi, che lui non è assolutamente invischiato, neppure supposto o sospettato, di avere concorso neppure moralmente nella vicenda dei nove miliardi del caso Scomazzon, non lo è. La vicenda ha un altro rilievo nel momento in cui la sentenza fa determinate osservazioni, tra le quali la principale è quella, e non può non colpire, che la Corte dei Conti ha assolto un tale Muroni, funzionario della Regione, sovrintendente da un punto di vista gerarchico amministrativo dello stesso Scomazzon. Vi siete mai chiesti perché? E perché non la si legge per intero la sentenza? Perché Muroni, funzionario della Regione, sovraordinato a Scomazzon, è stato assolto, cioè colui che lo doveva controllare è stato assolto, colui che aveva la funzione gerarchica di controllarlo è stato assolto. E vi chiedete perché è stato assolto? E` stato assolto perché con atti scritti e non contestati, checché si dica del giudizio di revisione, con atti scritti e non contestati, determinati Assessori, tra cui ricade anche quello in discussione, hanno dato disposizioni scritte perché venisse seguita una determinata pratica o prassi che ha portato a quel disastro finanziario. Cioè qui si tratta di un errore, non di un concorso neppure morale nell'avere sottratto neppure una lira, quindi anche i funzionari della Regione fanno una difesa non richiesta, non petita, quando dicono che non era in carica l'assessore Cogodi quando si sono verificati quegli ammanchi. Non c'è bisogno di dircelo, noi non diciamo che Cogodi ha rubato, noi non diciamo che Cogodi è corresponsabile neppure moralmente di ciò che è avvenuto con Scomazzon. Noi diciamo che politicamente si devono trarre le conseguenze del fatto che un giudice, con una sentenza provvisoriamente esecutiva, con una sentenza esecutiva, abbia stabilito colpe gravi, responsabilità gravi ed amministrative, nel senso che si abbia o fatto qualcosa di positivo che ha concorso in modo determinante a che si verificasse un ammanco di nove miliardi oppure che ha omesso di dare delle direttive perché non si verificasse quel caso, cioè la sentenza ha detto chiaramente (non sto qui a leggervela, ma chi ha il carteggio o la curiosità di vederla) dice che vi è stata una colpa amministrativa nell'operare positivamente e nel non fare cose che hanno determinato lo sconquasso per cui Scomazzon ha potuto fare quello che ha fatto. Questo è il punto. Quindi, non dobbiamo cadere non dico nella trappola, ma nel sentimentalismo. Nessuno ha mai detto che il processo penale è stato celebrato nei confronti di Cogodi o di altri amministratori regionali, il processo è stato fatto contro determinate persone che non sono amministratori regionali. Il processo penale è stato fatto contro tre delinquenti condannati con sentenza passata in giudicato. L'aspetto è l'altro, è quello politico, è che la Regione era già recalcitrante, abbiamo saputo in origine, persino a costituirsi parte civile in quel giudizio e conseguentemente le Giunte che si sono succedute si sono comportate sempre su questo filo logico o illogico da un punto di vista amministrativo, cioè non si è mai voluto seriamente reintegrare o andare fino in fondo, come ha già detto il collega che mi ha preceduto, a far sì che nelle casse dell'amministrazione regionale rientrassero nove miliardi, che non sono nove miliardi perché la sentenza li ha condannati alla rivalutazione e agli interessi, stiamo parlando già di quindici, diciassette, diciotto miliardi.
La sintesi politica che si vuol trarre da questa vicenda è questa: che per un accordo politico si è richiesto, cioè, nel voler richiedere l'appoggio della forza di estrema sinistra qual è Rifondazione, si è digerito tutto, cioè purché venissero indicate determinate coalizioni e determinate persone si è digerito tutto, perfino, come ha già detto il collega, che chi non si poteva non sapere, è verissimo. L'aspetto è soltanto morale, come volevamo dire noi, cioè il collega che mi ha preceduto, Locci, ed io abbiamo ricevuto questa mozione. Io l'avrei impostata in modo diverso, lui accennava a dei cannoni(?), effettivamente ce ne potevano essere altri di cannoni(?), ma noi ci limitiamo esclusivamente a questa, che prescinde, non stiamo dicendo falsità. Noi non abbiamo mai detto che ci sono sentenze passate in giudicato, noi stiamo dicendo in sintesi questo: che vi è colpa grave e che quando una Giunta o un Consiglio ratifica la nomina di un assessore che è stato dichiarato colpevole gravemente dal punto di vista amministrativo e politico, perché lo dice chiaramente nella sentenza, che non ha soltanto, come si è cercato di difendere, responsabilità dal punto di vista politico, l'esenzione politica vale soltanto per la Giunta in quanto organo collegiale e per il Presidente della Giunta, ma si dice che l'azione politica si trasmette in atti amministrativi, e questo è avvenuto, e gli atti amministrativi possono essere positivi o omissivi e la sentenza questo ha detto, che non ti puoi difendere dicendo che tu sei sovraordinato politicamente e controlli soltanto quello che ti sta sotto! No. Nel momento in cui la politica e la teoria si fa pratica l'Assessore è una persona che opera e quindi come tale è responsabile dal punto di vista politico; questo ha detto la sentenza. Che poi la sentenza sia giusta o ingiusta nel momento in cui dice che il danno è quello e che oltre alla responsabilità solidale c'è quella dei singoli mi interessa relativamente, però nel momento in cui dobbiamo essere ossequiosi e rispettosi delle sentenze non ci possiamo coprire più di fronte al giudicato, allora non seguiamo più l'Assessore.
Dal punto di vista politico dobbiamo dire ed osservare che c'è una sentenza esecutiva, non parlo ad un pubblico colto, ma la differenza tra la sentenza esecutiva e il giudicato è che la sentenza non è mai definitiva finche non crolla e non è neppure detto neanche quello perché può esserci ancora una revisione su fatti nuovi, da quel punto di vista una sentenza non è mai definitiva. Allora quello che ha valore giuridico è che la sentenza è esecutiva, le sentenze civili lo sono oggi già dal primo grado, le sentenze di secondo grado lo sono tutte, e qui ci troviamo di fronte a dover rispettare una sentenza che dice che Scomazzon e tanti sono stati condannati a pagare determinate somme, funzionari ed amministratori politici sono stati condannati ad altre somme e questa va rispettata. Poi, che lo sia o meno, che nel giudizio di revisione, che nel ricorso per legittimità io abbia torto o ragione il discorso è un altro! Oggi stiamo ragionando in termini attuali e in termini attuali c'è una situazione che dice che vi sono determinate persone che hanno un debito nei confronti della Regione. La rilevanza politica è questa, che non doveva essere proposto un Assessore che ha in atto un debito, perché questo è il punto, perché se fosse venuto da me un cliente ad eseguire un credito io l'avrei eseguito e non c'è nessun giudizio di revisione e i politici sono uguali agli altri cittadini, e che se io dovessi essere sottoposto ad una esecuzione non me la caverebbe nessuno! Quindi è soltanto la malavoglia di mettere in discussione la sentenza, questa è la rilevanza politica, il non volere mettere in esecuzione la sentenza, ma non mi interessa neppure questo. Quello che interessa politicamente è che c'è una sentenza e che non posso motivatamente, giustificatamente dire ai cittadini che chiamo a far parte di una Giunta, di un esecutivo, una persona che a torto o a ragione, aspetterò la sentenza definitiva, ma c'è un pubblico amministratore attuale che è stato condannato ad una determinata somma, giusta o ingiusta come dice il collega che mi ha preceduto, non mi interessa. A me interessa prendere atto oggi del fatto che c'è una sentenza esecutiva che condanna una persona ad una determinata somma e che nel corpo della sentenza gli dice che il sovraordinato, colui che ha commesso lo sconquasso dei nove miliardi è stato assolto perché gli amministratori, con atti positivi e con atti negativi, hanno consentito che questi nove miliardi sparissero dalle casse della Regione. Questa è la valutazione politica da fare, cioè è corretto, è giusto che rimanga ancora a ricoprire un incarico amministrativo in Giunta, una persona che ha nei confronti dell'ente da lui amministrato un debito certo, liquido ed esigibile ed è giusto e corretto che venga scelta, soltanto per un disegno politico, una persona che attualmente è stata dichiarata vertere in quella inefficienza, anche per l'opportunità morale in questo senso qui, perché c'è un giudicato che mi dice che un Assessore è inefficiente; questo leggo dalle carte.
La critica politica è questa: che poi fosse stata impostata male e correttamente la prima (l'ha già detto il collega Locci) perché ci sono atti, qualunque cosa dica il collega che mi ha preceduto, altrimenti ci troveremo veramente in una Regione nella quale c'è da vergognarsi di essere cittadini della Regione Sardegna. Ci sarebbe da vergognarsi perché se ci si trincera sul fatto che non si può essere colpiti da nulla posso avere non un fatto moralmente nobile, come quello dell'assessore Cogodi che è caduto nel compimento di un atto amministrativo, ma se ci avvaliamo di questo dispositivo, se ci trinceriamo dietro questo fatto, che non è applicabile la legge del 1981, la 154, allora in questo Consiglio regionale, fra i banchi della Giunta può sedere qualsiasi delinquente che ha un debito certo, liquido ed esigibile contratto con dolo e con malafede, perché nel momento in cui non posso censurare e mi trincero soltanto di fronte al fatto che c'è una sentenza contro la quale non c'è più niente da fare, allora stiamo creando, se accettiamo questa tesi, coscientemente le premesse perché chiunque sia legibus solutus non è Cogodi, che torno a dire in premessa è un galantuomo, se ci trinceriamo di fronte a questo, questo sì che è un cavillo giuridico inaccettabile moralmente, che è inapplicabile la legge nazionale perché secondo lo Statuto non c'è una legge nazionale che opera in quel senso lì ed allora stiamo dicendo, se non dovesse passare la nostra mozione, se non si dovesse prendere atto di questo, che anche Scomazzon potrebbe fare l'Assessore alla Regione. Questo è il punto! Perché non c'è la legge dello Stato che è applicabile, è impensabile che non ci sia un principio naturale, oserei dire, quello del fatto che non posso governare l'ente nei confronti del quale ho un debito, non dico quello che è in contestazione, quello dell'Assessore attuale, un debito comunque che è inesigibile. Allora, se questo è il punto noi ci rifiutiamo di partecipare, dire che la Sardegna è legibus soluta dal fatto di dover rispondere di determinati fatti gravi, allora io dico che il collega che mi ha preceduto ha sbagliato l'impostazione della sua difesa d'ufficio. Mentre ammiro ed apprezzo l'autodifesa fatta dal collega Cogodi, però non ne ho apprezzato le conclusioni, come il collega che ha fatto la difesa precedente, perché non si ci può trincerare di fronte al giudicato. Parlando in un'Aula come questa dire che ci si deve affidare soltanto al giudicato non è corretto.
Concludo ricordando una lettura che ho finito ieri, di un romanzo che ho finito di leggere ieri, un romanzo di uno scrittore austriaco, nel quale si parlava di un processo ad un ragazzo mezzosangue, ebreo, che sarebbe dovuto essere deportato e gli si intenta una causa di disconoscimento di paternità del padre ebreo per dimostrare che era ariano. La causa non è mai stata vinta perché la guerra è cessata nel momento in cui gli avvocati, con grande abilità, facevano ricorsi, appelli, richieste di nuove prove eccetera, si è arrivati fino alla fine e pur essendo figlio di un ebreo non ha subito la sorte che gli spettava. La chiusura per l'apologo è questa: che se c'è una sentenza esecutiva, e dobbiamo essere tutti cittadini rispettosi delle sentenze in quanto tali, non devono essere criticate soltanto perché non fa comodo a chi le ha subite, dico che difendersi con il cavillo del passaggio in giudicato è un qualche cosa che rafforza il contenuto della nostra mozione, cioè perché se devono essere specchiati i cittadini che siedono in questi banchi a maggior ragione devono essere specchiati i cittadini che l'amministrano da quel verso, e dire che la sentenza è ingiusta e che io propongo un ricorso, allora dico che questo fa poco onore anche agli avvocati che la propongono e a chi non recepisce che l'amministrare per conto dei cittadini è un fatto che deve portare prestigio e privilegio e che come la moglie di Cesare non deve lasciare sospetto a nulla. Qui il sospetto non solo è tale ma è rafforzato da sentenze che come dico sono esecutive. Ognuno ne trarrà le conseguenze.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il consigliere Biancareddu. Ne ha facoltà.
BIANCAREDDU (F.I.). Signor Presidente, colleghi, il Consiglio regionale non è un Tribunale, quindi noi non vogliamo processare nessuno, non vogliamo, non dobbiamo e non possiamo e tanto meno, di conseguenza, né assolvere né condannare. Però devo ammettere che in mattinata, successivamente alla lucida esposizione del collega Locci, ho sentito un comizio sofista dell'assessore in carica agli enti locali. Non ci interessa neanche la cronistoria dei fatti che ci ha regalato l'onorevole Marras, perché in primis nessuno gliel'ha chiesta e poi non siamo una commissione di inchiesta per valutare se i magistrati del tempo si comportarono correttamente o meno, non ci interessa neanche questo. Dobbiamo basarci su dei dati di fatto semplici ed oggettivi e poi dare un'indicazione come voto del Consiglio. Non siamo un Tribunale, quindi il nostro voto non è né un voto di condanna né un voto di assoluzione, però alcuni fatti inconfutabili esistono ed è bene ricordarli. C'è una sentenza che, è vero, non è passata in giudicato, ma per chi non mastica diritto sa che già una sentenza di secondo grado è esecutiva, quindi l'esecutività attiene all'imperatività e agli effetti della sentenza, mentre il passaggio in giudicato attiene a quella che è l'immanenza e l'immutabilità della sentenza, che in questo caso non ci interessa. Ciò che ci interessa è che c'è una lite pendente con la Regione, cioè un amministratore della Regione ha una lite aperta con la Regione che lui stesso amministra (è qua il conflitto che abbiamo sollevato). E la cosa più grave, ma questo non riguarda l'assessore ma l'intera Giunta è l'inerzia della Giunta nel riscuotere il credito, inerzia misteriosa, spero sia dovuta solo a negligenza. In questo caso bene ha fatto la Giunta già due, tre anni fa a stipulare una congrua polizza di assicurazione per tutti i loro membri, polizza sempre a carico dei cittadini sardi, che prevede appunto la copertura per gli assessori che venissero condannati per danni erariali. Quindi, caro assessore Cogodi, non ci interessano i suoi scrupoli di coscienza quando lei ha detto che aveva dei limiti politici, quello lo sapevamo già, era quindici anni amministratore, non ci interessa la propria coscienza di avere le carte in regola, non ci interessa l'entità del debito perché può essere anche di mille lire o di un miliardo; non è su questo che stiamo discutendo. Non ci interessano neanche i rischi a cui l'assessore ha detto andava incontro quando ha accettato la carica di assessore, perché adesso piano piano sembra che sia un onere fare l'assessore e non si spiega perché ogni volta ci si scanni per diventarlo.
Credo che, ritornando alla serenità che deve essere di casa in un Assemblea elettiva, il Consiglio con il voto debba solo valutare l'opportunità, in base a questi pochi dati di fatto ma inconfutabili, della rimanenza in carica dell'assessore, nonostante le pendenze inconfutabili che abbiamo già elencato.
PRESIDENTE. E` iscritto a parlare il Consigliere Sanna Nivoli. Ne ha facoltà.
SANNA NIVOLI (A.N.). Vorrei una risposta da lei, se posso fare prima un intervento che riguarda l'ordine dei lavori e vorrei chiederle molto ingenuamente come mai io che sono stata iscritta per ultima sono costretta, da una messa in fila che è discrezionale della Presidenza, lo riconosco, a parlare prima dell'onorevole Murgia che fa parte della maggioranza. Questo se vorrà me lo dirà in seguito. Era un intervento sull'ordine dei lavori che aveva significato di provocare.
PRESIDENTE. Di pomeriggio sono iscritti a parlare i Capigruppo più Locci, che può essere il replicante, ma Murgia non lo vedo iscritto, ha già parlato l'onorevole Murgia o ha rinunciato. Ha rinunciato.
SANNA NIVOLI (A.N.). Presidente, io non entro nel merito di questa questione che giuridicamente è così complessa e che è stata abbondantemente descritta da illustri giuristi, la qualità dei cui interventi non può certamente essere messa in dubbio, però mi pare che in quest'Aula si stiano definendo due fazioni: la innocentista e la colpevolista. Mi dispiace che non ci sia l'onorevole Cogodi. Io, fino a che non c'è l'onorevole Cogodi, a cui vorrei parlare...
RESIDENTE. Faccio quello che posso. Se l'onorevole Cogodi è nei paraggi prego l'onorevole Cogodi di accomodarsi nei banchi della Giunta, se non è nei paraggi non posso mandare i piccioni viaggiatori a cercarlo.
SANNA NIVOLI (A.N.). La ringrazio Presidente, aspetto due minuti, che si rintracci l'onorevole Cogodi.
PRESIDENTE. L'onorevole Cogodi cortesemente è rientrato, prego di continuare l'intervento.
SANNA NIVOLI (A.N.). Ringrazio l'onorevole Cogodi perché io ho reclamato la sua presenza e lei molto cordialmente si è presentato.
Volevo dirle, onorevole Cogodi, che io non entro nel merito della discussione della sua innocenza o della sua colpevolezza, perché non è questa la sede, anche se mi pare che le due fazioni che si stanno creando qui sono tra innocentisti e colpevolisti, e non era nelle intenzioni del mio gruppo arrivare a questo.
D'altra parte, abbondantemente e in maniera chiarissima, hanno parlato prima di me dei validi giuristi. Per me però rimane, proprio perché non sono un giurista ma sono una persona normale, valido il principio che le persone che sono legate allo Stato da particolari rapporti economici possano essere suscettibili di essere indicati come incompatibili con il ruolo che occupano, perché il dubbio resta ed è legittimo che costoro possano fare confusione tra i propri interessi personali e lo svolgimento del mandato, le cui attribuzioni, onorevole Cogodi, io mi permetto di ricordarle, vengono definite, nella terminologia costituzionalistica, che deriva da quella kantiana, dignità. Il significato di questa parola dignità non è soltanto un significato parziale (PS/14) riferito alle funzioni di un amministratore pubblico, ha un'eco molto più vasta. Posto questo, io rispetto i suoi problemi di coscienza che si è posto nel guardare quelli che sono i limiti di un uomo, lei ha detto: "Io ho affrontato i miei limiti da uomo, ho affrontato anche i miei aspetti puliti, di uomo pulito, di uomo che non ha le mani sporche da nascondere e anche la coscienza dei rischi che questo ruolo che io ho assunto mi pone". Benissimo, questi sono dei rischi pesanti, onorevole Cogodi, ed io richiamo alla memoria di quest'aula uno dei rischi che lei va correndo in questa sede. Mi rifaccio ad un dibattito che ha animato questo Consiglio cinque o sei anni fa, mi pare che fosse il giugno del 1992, e nel quale dibattito lei, onorevole Cogodi, aveva fatto degli interventi vivacissimi sulla opportunità di non confondere le questioni penali con le questioni morali, laddove lei diceva (potrei leggerle il suo intervento, ma non mi sembra opportuno) che una cosa sono le responsabilità penali, altra cosa sono le responsabilità morali quando si ricopre un ruolo di funzionario pubblico.
Queste sue affermazioni presero concretezza in un ordine del giorno che colse queste sue indicazioni. Questa evocazione mi piace farla anche perché sarò molto curiosa di sapere che cosa questa istituzione, che è la stessa, anche se gli uomini sono in parte cambiati, che affrontò il problema sette anni fa per risolvere un problema che era dietro la porta, ma che ha lo stesso nome, era sempre il problema Scomazzon, quindi pensi già sette anni fa quest'Aula sentì il bisogno di parlare della questione morale, fu intitolata la questione morale, ce lo ricordiamo tutti, io non ero qui, ero tra coloro che leggeva i resoconti nei giornali, e leggevo con entusiasmo i suoi interventi sulla questione morale che deve essere presente nelle istituzioni.
Io sarò curiosa di vedere quale sarà la risposta che questa stessa Aula, a sette anni di distanza, darà sui problemi della questione morale sollevati oggi dalla mozione di Alleanza Nazionale.
PRESIDENTE. I lavori della mattinata si concludono con questo intervento e riprenderanno nel pomeriggio alle ore 16.30.
La seduta è tolta alle ore 13 e 08.