Nota stampa della seduta n. 88

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVII Legislatura

Ufficio Stampa

Nota stampa della seduta n. 88 – antimeridiana

Martedì 30 settembre 2025

Approvato il Defr 2026-2028 Approvato il bilancio consolidato della Regione 2024 Approvata la risoluzione n. 2 sull’attuazione dell’articolo 14 dello Statuto La seduta del Consiglio è stata aperta dal Vicepresidente Giuseppe Frau che, dopo le formalità di rito, ha dato la parola al presidente della Commissione “Bilancio” Alessandro Solinas per l’illustrazione del Defr, il Documento di economia e finanza regionale. Solinas, in apertura del suo intervento, ha sottolineato la celerità con la quale si è provveduto ad esaminare il documento assegnato alla Terza Commissione il 27 agosto e licenziato lo scorso 11 settembre. «La Commissione, dopo aver audito l’assessore al bilancio Giuseppe Meloni, che ha segnalato la necessità di apportare una correzione al documento al fine di inserire nella parte seconda, nell’ambito dei focus tematici e, più precisamente, della sezione 2.2.5 (Governare con i territori) un passaggio in tema di programmazione territoriale erroneamente omesso in sede di redazione. La proposta di modifica è stata approvata a maggioranza dalla Commissione». Il presidente della Commissione, considerata l’importanza del provvedimento, ha auspicato una approvazione rapida e condivisa da parte dell’Aula. Ha quindi preso la parola il relatore di minoranza Fausto Piga (FdI). «Stiamo discutendo uno dei documenti più importanti della Regione – ha detto Piga – vedo però molti banchi vuoti, mi auguro che si garantisca il numero legale. Il Dfer ha il compito di tradurre la visione politica in provvedimenti concreti. E’ un documento strategico. I buoni propositi non bastano per risolvere le criticità, ciò che manca è la concretezza. Nessuno vi chiede di risolvere i problemi atavici della Regione ma almeno ci si provi. Non si perda più tempo, occorre essere chiari e concreti. Si individuino alcuni obiettivi facili da raggiungere». Secondo l’esponente dell’opposizione, nel Documento di programmazione e finanza manca un’idea di Sardegna: «In questo piano non illustrate le conseguenze delle vostre scelte. C’è un elenco generico di stanziamenti. Ci sono cinque focus ma non si capisce come verranno attuati. La carenza grave del piano è la mancanza di un cronoprogramma, elemento fondamentale e indispensabile per monitorare l’attuazione degli interventi e l’azione di governo. Il tempo è il nostro nemico. Le risorse vanno spese in tempi celeri. Si sta navigando a vista. Non siete in grado di dire quali saranno i risultati che produrranno le vostre scelte». Piga ha citato un esempio per tutti: «Avete approvato la norma sul comparto unico che però è ferma in commissione perché mancano le risorse». A nome della Giunta è intervenuto l’assessore al Bilancio Giuseppe Meloni: «Il Defr è lo strumento fondamentale di programmazione della Regione. In esso sono contenute le linee programmatiche delle azioni che l’amministrazione intende attuare con l’obiettivo di dare gambe al Programma regionale di sviluppo 2024-2029».  L’assessore ha quindi ricordato il quadro normativo di riferimento segnato dalla riforma europea della governance economica che ha imposto a ogni Stato membro piani strutturali di bilancio pluriennali e relazioni annuali sui progressi compiuti. «In attesa dell’adeguamento nazionale – ha detto Meloni – le Regioni hanno dovuto predisporre esclusivamente Defr semplificati che descrivono con chiarezza lo stato dell’economia, le politiche in corso e gli impegni di medio periodo. Per questo può apparire incompleto». L’assessore al Bilancio ha poi analizzato il quadro economico della Regione. «Dopo un decennio difficile condizionato dalla pandemia e dalle crisi internazionali,  il Pil regionale nel 2025 cresce dell’1 per cento, meglio della media italiana. Ci sono alcuni segnali positivi in diversi settori: agricoltura, servizi, turismo. Restano due punti critici: la debolezza negli addetti alla ricerca e lo sviluppo e, soprattutto, la crisi demografica. La Sardegna ha perso 100mila abitanti in 10 anni, scendendo da 1,66 a 1,56 milioni di abitanti: un dato che mette a rischio la vitalità di comuni e territori». Nella sua relazione, l’esponente della Giunta ha evidenziato vincoli e opportunità del quadro finanziario: «Il livello degli accantonamenti a carico della Regione è ancora significativo, pari a 306,4 milioni, mentre i contributi per la governance europea ammontano a 27 milioni nel 2025, 85 milioni annui fino al 2028 e 134 milioni nel 2029. Restano aperti temi che saranno oggetto di trattativa con lo Stato: il pieno riconoscimento del principio di insularità e la definizione dei prelievi noti come “capitolo 1200”. Sono questioni fondamentali per rafforzare la nostra autonomia e consolidare un rapporto equo con lo Stato» L’assessore ha poi illustrato i cinque Focus del Dfer, definiti “il cuore del documento”, che danno coerenza alle 10 strategie del Prs. «Il primo focus “Vivere i territori” significa affrontare il tema dello spopolamento e investire nella rigenerazione urbana e territoriale. Ci sono 137 interventi per 75 milioni di euro a cui si aggiungono 37 milioni del Programma integrato di rigenerazione urbana. Ci sono inoltre 80 milioni per la sicurezza stradale, 30 milioni per la viabilità locale e 50 per il rafforzamento strutturale della rete viaria. La continuità territoriale e gli aiuti sociali ai residenti sono strumenti essenziali per ridurre le disuguaglianze derivanti dall’insularità». Per il secondo Focus “prendersi cura delle persone”, l’assessore ha confermato il completamento della rete di prossimità con 16 centrali operative, case e ospedali di comunità per superare la visione “ospedalocentrica” della sanità. Sulle liste d’attesa, si pensa a un piano straordinario con la riorganizzazione del Cup: «7,6 milioni sono destinati alle aziende sanitarie e 5,4 milioni per l’acquisto di prestazioni dalle strutture convenzionate». Ci sono poi le azioni per l’infanzia con la riorganizzazione del sistema pediatrico e il nuovo Ospedale dei Bambini. «Saranno inoltre rafforzati gli strumenti di inclusione con i piani “Ritornare a casa”, Includis e il Reis con due bandi da 54 milioni di euro». Sul terzo focus “Conoscere per crescere”, Meloni ha sottolineato la necessità di investire sul capitale umano: «Rafforziamo il diritto allo studio con borse più ampie, voucher digitali e rimborsi per il trasporto scolastico”. La vera novità è la formazione professionale che supera la frammentazione e crea filiere territoriali sostenute con 34 milioni di euro del FSE. Nasce inoltre la scuola regionale di formazione per la pubblica amministrazione e la Cittadella della protezione civile. Per il lavoro ci sono 33,7 milioni degli avvisi FILO (Filiere innovazione lavoro occupazione) e incentivi per l’occupazione pari a 40 milioni di euro». Sul fronte dell’innovazione (quarto Focus), l’assessore ha ricordato l’importanza della legge sulle aree idonee in materia energetica che offre certezza agli investimenti: «84 milioni sono destinati ai contratti di investimento, 120 milioni a Sardegna Ricerche. Con la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici trasformiamo la transizione in opportunità. Turismo, artigianato e commercio vengono rafforzati con interventi mirati. La digitalizzazione sarà uno dei pilastri» L’ultimo dei cinque focus “Governare con i territori” punta alla modernizzazione della macchina amministrativa.«Ci sono 152 milioni per rendere più efficiente la programmazione territoriale». L’assessore Meloni, al termine del suo intervento, dopo aver ricordato il ruolo svolto dagli enti e dalle agenzie della Regione ha sottolineato l’importanza del Defr: «Non è una semplice rappresentazione statica dei conti della regionali ma uno strumento vivo che tiene insieme visione e rigore. E’ il segno di una Sardegna che non subisce i processi ma li guida con responsabilità e con una prospettiva di futuro più giusta, più coesa e più competitiva». Il vicepresidente Giuseppe Frau ha quindi messo in votazione la risoluzione n.1 per l’approvazione del Documento di economia e finanza regionale. Su richiesta del consigliere Luca Pizzuto (Sinistra Futura), il vicepresidente Frau ha sospeso i lavori per 10 minuti. Alla ripresa, ha assunto la presidenza dell’Aula il presidente Piero Comandini che ha messo in votazione la risoluzione n.1 per appello nominale. La risoluzione è stata approvata con 25 voti a favore e 18 contrari. (Psp) L’Aula ha quindi avviato l’esame del Documento 28/XVII/A “Bilancio consolidato della Regione Sardegna per l’anno 2024. Articolo 68 del decreto legislativo 23 giugno 2011, 118, e successive modifiche ed integrazioni”. Il presidente Comandini ha dato la parola al relatore di maggioranza, Alessandro Solinas, che ha letto la relazione.  “Il documento in esame, approvato dalla Giunta con deliberazione n. 47/16 del 10 settembre 2025 (Bilancio consolidato della Regione Sardegna per l’esercizio 2024. Art. 68 del D.Lgs. 23 giugno 2011, n. 118 e s.m.i.), è stato trasmesso al Consiglio il 15 settembre 2025 e il successivo 16 settembre assegnato alla Terza Commissione permanente per il relativo esame. Il provvedimento è stato prontamente inserito all’ordine del giorno dei lavori della Commissione che, nella seduta del 18 settembre 2025, sentita l’illustrazione dell’Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio, ha licenziato il provvedimento con il voto favorevole dei gruppi di maggioranza e il voto contrario dei gruppi di opposizione. Il bilancio consolidato è un documento contabile a carattere consuntivo che, ai sensi dell’articolo 68 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 (Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 5 maggio 2009, n. 42), la Regione redige con i propri enti e organismi strumentali, aziende, società controllate e partecipate, secondo le modalità ed i criteri individuati dal medesimo decreto. Gli enti strumentali, le aziende e le società considerate nel bilancio consolidato della regione costituiscono il “Gruppo della regione”. Il bilancio consolidato rappresenta lo strumento informativo primario di dati patrimoniali, economici e finanziari del gruppo inteso come unica entità economica distinta dalle singole società o enti componenti; esso assolve a funzioni essenziali di informazione, sia interna che esterna, che non possono essere adempiute dai bilanci separati degli enti o società componenti il gruppo né da una loro semplice aggregazione. Affinché la situazione finanziaria e patrimoniale e il risultato economico della complessiva attività svolta dalla Regione attraverso le proprie articolazioni organizzative, i propri enti strumentali e le società controllate e partecipate possa essere rappresentata in modo completo, veritiero e corretto è essenziale la preliminare puntuale individuazione dei soggetti rientranti nell’area del consolidamento. L’Allegato 4 del decreto legislativo n. 118 del 2011 disciplina in modo specifico le attività preliminari al consolidamento dei bilanci del gruppo, prima fra tutte la definizione del perimetro di consolidamento. La Giunta regionale con deliberazione n. 22/35 del 23 aprile 2025 ha definito l’elenco degli enti e delle società facenti parte del Gruppo Amministrazione Pubblica (GAP) e l’elenco del Gruppo Bilancio Consolidato (GBC) per l’esercizio 2024. Con la deliberazione n. 47/16 del 2025, confermando detti elenchi, la Giunta ha poi approvato il Bilancio consolidato della Regione per l’esercizio 2024, sottoposto all’esame del Consiglio, composto dallo stato patrimoniale, dal conto economico e corredato della relazione sulla gestione, comprensiva della nota integrativa, e della relazione del Collegio dei revisori dei conti della Regione, istituito con legge regionale 5 ottobre 2023, n. 7. (Disciplina del Collegio dei revisori dei conti) L’organo di revisione ha espresso parere favorevole, evidenziando come il documento rappresenti in modo veritiero e corretto la reale consistenza economica, patrimoniale e finanziaria del perimetro di consolidamento, di cui attesta la corretta determinazione. Deve rilevarsi come, a differenza degli anni scorsi, tutti i soggetti del gruppo bilancio consolidato hanno trasmesso in tempi utili la documentazione contabile necessaria ai fini del consolidamento; ciò denota l’efficacia degli sforzi compiuti dalla capogruppo Regione nell’ottica del rafforzamento della governance, più volte sollecitato dalla Corte dei conti. Il bilancio consolidato 2024 della Regione chiude con un risultato dell’esercizio complessivo, comprensivo della quota di pertinenza di terzi, positivo per euro 1.124.921.078 ed un patrimonio netto comprensivo della quota di pertinenza di terzi, anch’esso positivo, per euro 6.059.771.929. Come previsto dalla vigente normativa, ai fini della redazione del bilancio consolidato è stata effettuata la riconciliazione delle partite reciproche infragruppo e sono state effettuate le rettifiche nei casi di disallineamenti. Tanto rappresentato, stante l’importanza del documento, se ne auspica una condivisa e approvazione da parte dell’Aula”. In conclusione Solinas ha ribadito l’importanza del documento che evidenzia il buon lavoro portato avanti dalla Giunta e della maggioranza coesa. Per la minoranza è intervenuta la consigliera di FdI Cristina Usai, che ha letto la sua relazione. “La verifica di un bilancio consolidato non è solo un atto burocratico ma anche politico. Parliamo dell’uso di risorse pubbliche, della fiducia che i sardi ripongono nelle istituzioni e della trasparenza che dobbiamo loro. Il quadro generale del bilancio consolidato pare mostrare numeri in crescita, ma allo stesso tempo trasparenza in calo: – attivo complessivo ad euro 14,335 mld e cassa ad euro 5,817 mld: numeri importanti che dimostrano capacità finanziaria, ma non necessariamente capacità di spesa utile ai cittadini; un patrimonio netto ad euro 6,060 mld (+euro 0,9 mld) e riserve ad euro 4,637 mld (+euro 3,26 mld): ricchezza contabile che pretende spiegazioni su vincoli e reale spendibilità;  debiti in diminuzione (euro 4,792 mld) e finanziamenti ad euro1,736 mld: ma senza il costo medio del debito e la gestione del rischio tasso, il dato è monco. Un risultato netto che scende ad euro 1,125 mld. Ma vorrei soffermarmi innanzitutto su un caso simbolo: fondo per trattamento di quiescenza (+620.511 per cento). Qui non parliamo di decimali. La voce “per trattamento di quiescenza” passa da euro 1.960 ad euro 12.163.970: + euro 12,162 milioni. Una variazione gigantesca, che non viene spiegata nelle note né evidenziata dai revisori. È un tema che tocca i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e l’affidabilità dei nostri conti. Ci saremmo certamente attesi:  il prospetto dei movimenti 2023-2024 del fondo (saldo iniziale, accantonamenti, utilizzi, storni, riclassifiche, effetti di perimetro); la nota metodologica: basi attuariali, platea interessata, ipotesi e ragioni dell’accantonamento; la riconciliazione con il 2023: perché si passa da quasi zero a euro 12,2 milioni? Errore pregresso, riclassifica o nuovo obbligo? Se queste risposte non arrivano, non è solo un problema tecnico: è un problema politico di trasparenza e di rispetto del Consiglio. Ci sono però altri nodi politici da sciogliere. Le riserve: ricchezza contabile o scatola chiusa? Riserve da euro 1,380 a euro 4,637 mld: +euro 3,26 mld. Senza un elenco chiaro di voci, vincoli e origine, non sappiamo quanta di questa ricchezza sia spendibile per servizi, investimenti e lavoro. Liquidità: c’è cassa, ma i cantieri partono? I cittadini si aspettano ospedali che funzionano, treni puntuali, acqua potabile garantita. La cassa non è un trofeo: è un dovere spenderla bene e in tempo. Debito: meno quantità, zero strategia. Il debito scende, ma non sappiamo quanto costa e quanto è esposto ai tassi. Senza un piano di Gestione del rapporto tra attività e passività, rischiamo di pagare più del dovuto con il denaro dei sardi. Per quanto riguarda le partecipate forse ci vorrebbe un po’ più di trasparenza ente per ente: Arst, Enas, Abbanoa, Sfirs, Laore e le altre non possono restare un elenco opaco. Il consolidato deve riflettere realtà economiche, non coprirle. Non abbiamo bisogno di un bilancio che suona bene, ma di un bilancio che fa bene. Pretendiamo trasparenza e risultati misurabili: ospedali che funzionano, collegamenti certi, acqua sicura, lavoro dignitoso. Quando vediamo una voce di quiescenza che esplode senza spiegazioni, non giriamo lo sguardo: chiediamo conto. È rispetto per chi lavora e per chi ha lavorato. Quando leggiamo di riserve che crescono a dismisura, chiediamo di cosa sono fatte e se possono diventare servizi, cantieri e opportunità. La ricchezza contabile deve tradursi in ricchezza reale. Quando troviamo cassa ferma, diciamo che non è un trofeo da esibire ma un dovere da esercitare: spendere bene, presto e dove serve. Quando il debito scende ma non sappiamo quanto costa, ricordiamo che ogni punto di interesse in più è tempo sottratto a un treno, a un reparto, a un asilo nido. Proponiamo impegni verificabili, trimestre dopo trimestre, con cronoprogrammi pubblici e numeri alla mano. Noi siamo qui per controllare  e costruire. Non per distruggere, ma per pretendere di più. E tutti questi importanti numeri esposti nel consolidato, che è indicativo di quanto funzioni bene o male l’intero sistema regione, con tutte le sue agenzie, devono essere tradotti in servizi efficienti. A maggior ragione, la verità dei conti è un dovere verso i sardi che pagano le tasse, verso le famiglie, le imprese, gli artigiani e il mondo agro-pastorale che tengono viva l’Isola”. Fausto Piga (FdI) ha espresso apprezzamento per la relazione della collega Usai che ha evidenziato la poca chiarezza e il pressapochismo presente nel testo. Piga poi ha citato l’attesa per il pronunciamento sulla eventuale decadenza della presidente della Regione, Alessandra Todde. Il consigliere ha poi giudicato vergognoso che, nonostante il tema fosse così importante, l’Aula abbia dovuto sospendere i lavori per mezz’ora perché non era stato garantito dai consiglieri di maggioranza il numero legale. Piga ha, però, voluto sottolineare l’assenza di responsabilità del presidente Comandini, elogiando la sua gestione dell’Aula. Per la Giunta è intervenuto il vice presidente e assessore del Bilancio, Giuseppe Meloni, che ha elencato i dati presenti nel bilancio e ha evidenziato che  “il bilancio consolidato del 2024 rappresenta un sistema che oggi mostra solidità, patrimonio in crescita, debiti in calo e liquidità rafforzata”. E ha aggiunto che la “sfida politica che abbiamo davanti è trasformare questa solidità in servizi e opportunità, in ospedali che funzionano, in collegamenti più rapidi e in investimenti che arrivano solo sui territori”. Per Meloni il testo fotografa “una Regione finanziariamente solida e sta a noi ora a farne il motore di sviluppo e di risposte concrete per i cittadini sardi”. Sul fondo di quiescenza ha spiegato che l’incremento è l’effetto dell’ingresso di Agris nel perimetro di consolidamento (che nel 2023 non era incluso). “Non è un nuova passività della Regione”.  Meloni ha anche spiegato che “il consolidato certifica che il debito scende da 5,11 miliardi a 4,79 miliardi, soprattutto grazie alla diminuzione dei debiti della RAS”. Il vice presidente ha ribadito l’importanza della trasparenza e del fatto che quest’anno è stato possibile avere una fotografia complessiva della situazione del sistema regione perché tutti gli enti, agenzie e partecipate hanno inviato la documentazione relativa al 2024. Il presidente ha messo in votazione il documento Documento 28/XVII/A, che è stato approvato. L’Aula è poi passata all’esame del terzo punto all’ordine del giorno: la Risoluzione n. 2 sulle problematiche legate all’attuazione dell’articolo 14 dello Statuto speciale per la Sardegna. Il presidente ha dato la parola per l’illustrazione al presidente della III Commissione, Alessandro Solinas (M5S), che ha ricordato che la risoluzione è stata approvata a maggioranza dalla III commissione nella seduta del 11 settembre, dopo l’audizione dell’Assessore regionale degli Enti locali. “L’articolo 14, è bene ricordarlo, – ha detto – prevede che la Regione, nell’ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo. I beni e diritti connessi a servizi di competenza statale ed a monopoli fiscali restano allo Stato, finché duri tale condizione. I beni immobili situati nella Regione, che non sono di proprietà di alcuno, spettano al patrimonio della Regione”. E ha aggiunto che “I beni immobili situati nella Regione, che non sono di proprietà di alcuno, spettano al patrimonio della Regione”. Il decreto legislativo 18 settembre 2006, n. 267 (Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna recanti modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 1949, n. 250, in materia di demanio e patrimonio) stabilisce ai commi 2 e 3 dell’articolo 1 che, ferme restando le competenze statali in materia di tutela del patrimonio storico, artistico e archeologico, «sono periodicamente identificati i beni demaniali e patrimoniali pervenuti allo Stato successivamente alla data di entrata in vigore dello statuto di autonomia che sono trasferiti alla regione». Inoltre, che una commissione paritetica individua “i beni immobili di interesse storico, artistico ed archeologico da trasferire alla regione stessa. Detti beni entrano a far parte del demanio della regione”. L’assessore – ha continuato Solinas – ha specificato che nel corso del 2008 la Regione ha stipulato con lo Stato due Protocolli d’intesa: uno riguardante i compendi ex militari e uno riguardante i beni di interesse storico, artistico e archeologico e ha sottolineato che la suddetta Commissione paritetica si è riunita nel 2017 e nel 2018, redigendo una serie di elenchi per Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano e che nel 2023 la Regione ha provveduto alla nomina dei nuovi componenti di propria competenza. Nonostante le previsioni normative e gli impegni assunti, ha continuato Solinas, lo Stato ha trasferito in maniera discontinua i beni alla Regione, arrivando in alcuni casi ad avviare processi di valorizzazione unilaterali, senza alcun coinvolgimento della Regione, come nel caso emblematico della Reggia giudicale ed ex carcere di Oristano; i beni dismessi dallo Stato spesso non sono in condizioni di regolarità catastale e non sono corredati delle informazioni essenziali per la loro gestione, valorizzazione e contabilizzazione, necessarie a consentire l’esercizio delle prerogative regionali. L’assessore ha, inoltre, sottolineato – ha proseguito Solinas – che l’inserimento unilaterale di beni in processi di valorizzazione da parte dello Stato equivale a una certificazione implicita della cessazione della loro destinazione a fini pubblici statali, attivando di fatto il meccanismo di trasferimento previsto dall’articolo 14 dello Statuto speciale. Solinas ha evidenziato che in alcuni casi lo Stato ha avviato iniziative di valorizzazione senza alcun coinvolgimento della Regione, come quella relativa alla riqualificazione, per esempio, della regia giudicale ex carcere di Oristano, ma anche per quanto riguarda l’Asinara, La Maddalena e l’ex Intendenza di finanza a Sassari. La risoluzione, ha proseguito Solinas, riconoscendo l’importante lavoro fatto dalla Giunta a tutela del patrimonio sardo, ritiene urgente un’azione politica forte che riaffermi con forza i diritti della Regione in materia di patrimonio e demanio. Per questo “impegna la Giunta regionale: ad attivarsi con determinazione in tutte le sedi istituzionali, anche attraverso un confronto diretto con il Governo, per ottenere il pieno rispetto dello Statuto speciale e delle relative norme di attuazione, esigendo l’immediata riattivazione della Commissione paritetica, la cessazione di iniziative unilaterali da parte dello Stato volte alla valorizzazione di beni destinati al trasferimento alla Regione, nonché la definizione di un calendario certo per tali trasferimenti; a promuovere l’adozione di una disciplina normativa che definisca tempi certi, criteri trasparenti e procedure vincolanti per il trasferimento dei beni patrimoniali e demaniali dallo Stato alla Regione; a riferire con periodicità al Consiglio regionale sullo stato di attuazione dei trasferimenti e sulle eventuali criticità riscontrate. In conclusione Solinas ha chiesto a tutta l’Aula di votare la risoluzione. Paolo Truzzu (capogruppo di FdI) ha annunciato il voto di astensione perché manca il riconoscimento del ruolo degli enti locali. Truzzu ha sottolineato che bisogna tenere conto dell’atteggiamento della Regione nei confronti degli enti locali ai quali, spesso, non vengono trasferiti i beni in capo alla Regione. L’Aula ha poi approvato la Risoluzione n. 2 Il presidente ha chiuso la seduta. Il Consiglio riprenderà i lavori alle 16 con la seduta dedicata al question time. (eln)  
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