Usi civici, audizioni in Quarta Commissione.

L’avvio di un confronto con lo Stato per la definizione di un quadro normativo chiaro in materia di usi civici. E’ questo l’indicazione della Commissione “Governo del territorio” riunitasi in mattinata per discutere della gestione delle terre pubbliche che in questi anni ha registrato un conflitto istituzionale tra Stato e Regioni. Il parlamentino presieduto da Roberto Li Gioi ha sentito in audizione gli assessori all’Agricoltura e all’Urbanistica, Gianfranco Satta e Francesco Spanedda, e i professori universitari di Diritto Costituzionale Gianmario Demuro e Andrea Deffenu.

In Sardegna sono circa 310mila gli ettari gravati da uso civico (pari al 12% dell’intero territorio regionale). Una questione che investe la quasi totalità dei Comuni sardi, solo 30 su 377 non hanno terre civiche che garantiscono una forma di proprietà collettiva sui beni fondiari. Diritti inalienabili e imprescrittibili.

Gli assessori Satta e Spanedda hanno convenuto con la Commissione sulla necessità di superare le contrapposizioni con lo Stato per arrivare a un quadro normativo al passo con i tempi. Le legge principale che governa la materia è del 1927, un Regio Decreto che nel corso dei decenni è stato integrato da altre leggi dello Stato. Sulla materia ha legiferato anche la Sardegna ma le sue norme, impugnate dal Governo nazionale, sono state dichiarate incostituzionali dalla Consulta. Pronunciamenti che hanno progressivamente ridotto lo spazio di autonomia della Regione Sardegna in materia di usi civici. Motivo che ha indotto la Commissione a riprendere in mano la questione. L’ipotesi in campo è quella di una risoluzione da trasmettere al Consiglio regionale per poi sottoporla all’attenzione della Commissione paritetica Stato-Regione. Sulla necessità di una collaborazione tra i diversi livelli istituzionali hanno concordato tutti le forze politiche rappresentate in Commissione. Gli assessori Satta e Spanedda hanno sottolineato l’esigenza di arrivare a un quadro normativo chiaro che consenta di vedere gli usi civici non più come un problema ma come un’opportunità di  sviluppo dei territori. La prima cosa da fare, hanno detto Satta e Spanedda, è procedere a una mappatura delle terre civiche con gli accertamenti comune per comune. Il censimento ha riguardato finora circa 160mila ettari con 200mila ancora da accertare. Altra questione riguarda il confine tra le competenze regionali e statali. Affrontare la questione significa toccarne altre che investono il diritto civile, la tutela dell’ambiente e del paesaggio. Ma l’uso civico, hanno rimarcato gli esponenti della Giunta, è anche un tema identitario su cui si gioca una parte importante della specialità della Sardegna.

Aspetto su cui hanno insistito anche i professori universitari Gian Mario Demuro e Andrea Deffenu.

«In materia di usi civici la Sardegna può vantare una competenza primaria sancita dall’art.3 del nostro Statuto – ha detto Deffenu – questa competenza negli ultimi anni è stata però svuotata dai pronunciamenti della Corte Costituzionale». Deffenu ha citato tre diverse sentenze (la 19 del 2013, la 5 del 2016 e la 103 del 2017) che hanno dichiarato incostituzionali le norme regionali perché violano il principio della co-pianificazione urbanistica e le norme in materia di ambiente e paesaggio sancite dall’art 117 della Costituzione. Non solo, anche la sentenza della Consulta 178 del 2018 ha inferto un altro colpo alla competenza della Regione bocciando la norma sui trasferimenti dei terreni gravati da uso civico per la violazione della competenza primaria dello Stato in materia civilistica.

Non tutto però è compromesso. Deffenu ha indicato alcuni spiragli per arrivare a un accordo con lo Stato. Il primo è rappresentato dalla legge statale n.168 del 2017 che offre la possibilità alle regioni di autorizzare trasferimenti di terre civiche quando si accerti la loro irreversibile trasformazione. «In base a questa normativa l’assessorato all’agricoltura ha dato degli indirizzi. Finora sono stati 12 i trasferimenti autorizzati – ha detto Deffenu – stiamo però operando in base a una legge nazionale. Serve una normativa regionale che adatti gli interventi alla situazione della Sardegna». Un’altra possibilità è rappresentata dalla recente approvazione di una legge sugli usi civici da parte della Regione Lazio, non impugnata dal Governo. «C’è poi la sentenza della Corte Costituzionale n.192 del 2024 che, intervenendo sul tema dell’autonomia differenziata, ricorda che la Regione Sardegna può agire attraverso il canale delle modifiche statutarie e delle norme di attuazione».

Tema ripreso da Gianmario Demuro che ha sottolineato l’importanza degli usi civici come elemento caratterizzante l’autonomia speciale della Sardegna. «La via maestra per aggredire i nodi principali della distonia creata nell’applicazione delle leggi statali è quella della norme di attuazione dello Statuto – ha detto Demuro – attraverso questo strumento si può recuperare potestà e costruire una nuova disciplina attraverso l’intesa con lo Stato. Naturalmente rispettando il principio del mantenimento dei beni collettivi, della tutela dell’ambiente e del paesaggio». Al termine della seduta, il presidente Li Gioi accogliendo le sollecitazioni del consigliere Salvatore Corrias (Pd) ha assicurato l’impegno della Commissione per arrivare a una proposta da sottoporre all’esame della Commissione Paritetica. (Psp)

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