Roma, 9 luglio 2025 – “Un’Europa dove persistono disuguaglianze tra territori non è certamente quella pensata nel 1957 dai sei paesi firmatari del Trattato di Roma, uno dei documenti più importanti nella storia dell’Integrazione europea. A settanta anni di distanza le disparità, purtroppo, esistono ancora, in particolare per quanto riguarda le isole, territori fortemente svantaggiati ai quali l’Europa, finora, non ha assicurato un trattamento adeguato alle loro specificità.
Il principio di insularità e il ruolo delle politiche europee a favore delle isole, sul modello di quanto già avviene per le cosiddette regioni ultraperiferiche, è stato il tema dell’intervento del Presidente del Consiglio regionale Piero Comandini che ha partecipato questo pomeriggio a Roma in Campidoglio al Convegno “70 anni dopo la firma dei trattati di Roma: le Regioni e gli enti locali al centro delle politiche dell’Unione europea” organizzato dalla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative e dal Comitato europeo delle Regioni”.
“Già con il Trattato di Roma – ha ricordato il Presidente Comandini – si era capita l’importanza di creare un mercato comune tra gli Stati membri attraverso l’eliminazione dei dazi doganali, delle restrizioni alla circolazione delle merci e delle persone e l’adozione di politiche comuni anche al prezzo di rinunciare a parte della loro sovranità a favore di un comune organismo sovranazionale”.
Il Presidente del Consiglio regionale della Sardegna ha fatto un’analisi dettagliata della situazione in cui si trovano le isole: “Il “principio di insularità” è un tema fondamentale che ha trovato un’importante concretizzazione con la recente modifica della Costituzione italiana. Questo principio, come è noto, riconosce che le isole, per la loro stessa conformazione geografica, soffrono di svantaggi strutturali permanenti rispetto alle regioni continentali soprattutto per i maggiori costi di trasporto, per l’isolamento e la connettività ridotta che influisce sull’accesso ai servizi essenziali, sui limiti alla mobilità dei cittadini e sulla ridotta capacità di attrarre investimenti”.
Questo si traduce in una maggiore fragilità economica delle regioni insulari: “Si tratta – ha affermato – di una condizione che genera una disparità sostanziale tra i cittadini che vivono nelle isole e quelli che vivono sul continente, inficiando il principio di uguaglianza. Neanche con l’approvazione della Legge Costituzionale 7 novembre 2022, n. 2, che ha modificato l’articolo 119 della Costituzione riconoscendo le peculiarità delle isole e prevedendo la promozione delle misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità, la situazione è migliorata. La strada per l’effettiva rimozione degli svantaggi è ancora lunga. Si tratta infatti di quantificare i costi dell’insularità ossia stimare l’impatto economico degli svantaggi strutturali e soprattutto, di definire misure concrete e risorse adeguate”.
Il ruolo dell’Unione Europea in questo processo deve essere centrale attraverso la definizione di politiche di sviluppo specifiche e organiche per le isole che soffrono la situazione di svantaggio al pari di quanto viene fatto per le regioni ultra ultraperiferiche che trovano invece un riconoscimento e un trattamento specifico nel Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
Le sfide per affrontare il tema dell’insularità sono tante e richiedono soluzioni su misura in vari settori. Le principali misure possono riguardare, ad esempio, le politiche doganali e commerciali, la politica fiscale, le zone franche, le politiche in materia di agricoltura e di pesca, le condizioni di fornitura delle materie prime e dei beni di consumo primari, gli aiuti di Stato e le condizioni di accesso ai fondi strutturali e ai programmi dell’Unione, ma mi preme sottolineare, in particolare, il tema dei trasporti e della mobilità dei cittadini. Solo con questi riconoscimenti – ha concluso Comandini – si potrà dare piena attuazione al Trattato di Roma firmato settanta anni fa che oggi noi celebriamo ma che vogliamo proiettare nel futuro: vogliamo costruire un’Europa più equa e coerente, dove non ci siano territori di serie A e di serie B, dove i cittadini insulari non siano penalizzati dalla loro posizione geografica sfavorevole”.