CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XII LEGISLATURA

    PROPOSTA DI LEGGE NAZIONALE N. 11

presentata dai Consiglieri regionali

FLORIS - TUNIS Marco

il 9 maggio 2002

Nuovo Statuto per la Regione autonoma della Sardegna
e cambiamento di denominazione della stessa in "Comunità Autonoma della Sardegna"


RELAZIONE DEI PROPONENTI

Onorevoli consiglieri, ampio è stato il dibattito politico e costituzionale in questi anni sul tema di una riforma federalista dello Stato, sulla quale è sembrata convergere la quasi totalità delle forze politiche e parlamentari e della società civile; ampio ma confuso: il termine federalismo, giustamente cancellato dalle leggi costituzionali e ordinarie approvate, è stato infatti usato largamente a sproposito. Fatta eccezione per alcuni singoli politici, quali ad esempio il senatore Francesco D'Onofrio e in parte (e spiegherò poi solo in parte) la Lega Nord, è chiaro che per federalismo si intende propriamente, ma solo una qualche forma di regionalismo che colmi il vuoto della pseudo-riforma regionalista introdotta dalla Costituzione del 1848 e negli anni successivi confusamente attuata e gestita. E che di federalismo in senso proprio nessuno, salvo le eccezioni sopra dette, intenda parlare, è dimostrato dagli alti lai che prorompono dalle forze politiche e dalla burocrazia quando ad esempio si ipotizza l'istituzione di una polizia regionale, nel senso vero e proprio del termine, diversa e distinta dai corpi dei vigili urbani che sono soltanto servizi di impiegati ordinari delle amministrazioni comunali dotati, non più né meno degli agenti postali o dei ferrovieri, anzi di meno, di alcune limitate facoltà di polizia di sicurezza e di polizia giudiziaria.

Si grida alla rottura dell'unità dello Stato quando viene ipotizzata la decentralizzazione delle funzioni di polizia, che invece è caratteristica comune non solo dei veri Stati federali (Germania Federale, Canada, Stati Uniti d'America e Australia) ma anche di Stati che non vengono normalmente considerati federali come il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, dove esistono circa cinquanta forze di polizia locali e la famosa Metropolitan Police, l'unica polizia che dipende dal Ministero dell'interno, la quale, salvo in alcuni limitati campi, esercita le sue funzioni soltanto nella grande Londra, con eccezione per l'antica Londra che è la City che ha un proprio corpo di polizia dipendente dal Lord Major.

A ben vedere neanche la Lega Nord è a favore di una trasformazione in senso federale dello Stato italiano e usa appropriatamente non il termine federalismo ma devolution o devoluzione, termine che indica l'attribuzione di poteri quasi statuali non a tutte le parti del territorio dello Stato, ma solo ad alcune parti di esso; così come è avvenuto appunto nel Regno Unito, dove la devolution è stata realizzata oltre che come nelle origini dell'Irlanda del Nord a favore della Scozia e in forma molto attenuata in favore del Galles.

Il sistema federale presuppone l'esistenza di Stati o province dotati di sovranità a titolo eguale che lo Stato centrale, con il quale la sovranità viene ripartita consensualmente solo in relazione ad alcune materie. Teniamo presente che in Australia i governatori dei singoli stati sono nominati direttamente dalla Regina su proposta dei Governi locali e non del Governo federale, ad indicare che la Regina del Regno Unito è Regina a titolo distinto non solo del Commonwealth ma dei singoli stati federati. E giustamente non si può realisticamente ipotizzare una trasformazione dello Stato in senso federale; sono infatti ormai quasi del tutto esaurite le ragioni internazionali, politiche, storiche, culturali e di tradizione giuridica che avevano fatto ipotizzare a politici e pensatori, laici e cattolici, durante l'epoca rivoluzionaria dei primi decenni del XIX secolo alla forma federale come l'unica via per la realizzazione dell'unità nazionale d'Italia. Perfino il timido tentativo regionalista portato avanti da Cavour insieme a Minghetti con il loro famoso disegno di legge sull'organizzazione amministrativa del nuovo Stato d'Italia, alla morte dello statista piemontese fu travolto dai timori degli unitari che volevano cancellare qualunque ricordo, tracce e vestigia degli antichi stati e imposero all'Italia unificata la piemontesizzazione, mettendo le basi della tragica questione meridionale.

Nella storia si hanno casi di Stati federali che diventano Stati unitari; non si ha invece un solo caso di Stato unitario che si trasformi in Stato federale se si fa eccezione per la Germania, ove dopo la parentesi unitaria nazista si ritornò all'antico assetto federale proprio non solo della Repubblica, ma dello stesso impero.

E' per questo motivo che personalmente ritengo non praticabile la via della riforma in senso federalista dello Stato italiano. Poiché però l'Italia è composta di Regioni, comunità e nazioni senza Stato (quali il Friuli, la Sardegna e la Valle d'Aosta: il problema del Sud Tirolo è un problema di tutt'altra natura) che non hanno però tutte eguale senso comune o autocoscienza di specifica individualità; vi sono anzi Regioni del tutto artificiali quali il Lazio e la Campania: nella prima la Tuscia e si mischia con la Ciociaria ed entrambe con la città metropolitana di Roma che anche per l'origine e la qualità dei suoi abitanti nulla ha a che vedere con le prime due. In Campania il beneventano si mischia con il casertano, il casertano con l'Irpinia e tutte e tre, per non citarne altre, con un'altra città come Napoli che per storia, lingua e tradizione, nulla ha a che spartire con Avellino e con Benevento, antica città papale! Per cui ciò che in Italia è realizzabile, ed in parte i padri costituenti lo avevano inteso con l'adottare per alcune regioni forme di autonomia speciale e il cosiddetto federalismo asimmetrico, proprio del Regno di Spagna, dove paesi come la Catalogna, i Paesi Baschi e la Navarra sono vere e proprie nazioni senza Stato e godono di forme di organizzazione istituzionale semistatuale, tutte ad esempio dotate di polizie autonome cui perfino il Governo spagnolista di Madrid sta progressivamente cedendo tutte le funzioni di polizia che non riguardano competenze chiaramente centrali come ad esempio la sorveglianza ed il controllo delle frontiere. Come contributo, esempio e provocazione di una riforma in senso federalista e asimmetrico dello Stato si presenta questo disegno di legge costituzionale per la riforma dell'autonomia speciale della Sardegna con una Nuova Carta, Statuto o Costituzione che è il puro e semplice adattamento dello Statuto della Catalogna alla Sardegna stessa e con l'adozione di denominazioni tradizionali per l'Assemblea rappresentativa, gli Stamenti Generali, che dopo oltre quattrocento anni furono soppressi solo nel 1847 con la perfetta fusione dello Stato di Sardegna con i domini di Terra Ferma della Corona sabauda.


COSTITUZIONE DELLA COMUNITA' AUTONOMA DI SARDEGNA

O

NOA CARTA DE LOGU

DE SA COMUNIDADE AUTONOMA DE SARDIGNA

PREAMBOLO

Nell'ambito del processo di recupero e sviluppo delle libertà democratiche della comunità nazionale italiana, il popolo di Sardegna ha riconquistato nel 1948 le sue libere istituzioni di autogoverno, cui nel 1847 aveva rinunciato per la Santa Causa del Risorgimento Nazionale e dell'Unità Italiana, nel glorioso periodo che culminò con l'emanazione dello Statuto del Regno di Sardegna da parte di Re Carlo Alberto di Savoia Carignano, con l'abolizione nell'Isola delle istituzioni feudali e con la Prima guerra di indipendenza nazionale.

Esercitando il suo diritto alla difesa e alla realizzazione della propria identità nazionale nella forma dell'autonomia che la Costituzione della Repubblica italiana, la presente Costituzione e le sue leggi riconoscono e garantiscono alle nazionalità e regioni che compongono l'Italia unita, la Sardegna manifesta la sua volontà di costituirsi in comunità autonoma, con una sua propria Costituzione che si denominerà, in continuità con le sue tradizioni storiche la: Nuova Carta de Logu.

In quest'ora solenne, nella quale la Sardegna recupera pienamente la propria libertà e le proprie radici storiche, nazionali e culturali essa rende omaggio a tutti gli uomini e a tutte le donne che hanno contribuito a rendere possibile questo storico evento, lottando per la difesa della loro identità nella vita religiosa, nelle scuole, nella letteratura e nelle arti, nella vita comune della sua gente, e testimoniando inutilmente la propria appartenenza alla più vasta comunità dei popoli italiani, con largo contributo di valore e di sangue dalla Prima guerra di indipendenza alla Grande guerra mondiale nella quale l'Italia compì e coronò la sua Unità.

In quest'ora solenne il Popolo Sardo ricorda la sua gloriosa "Brigata Sassari", esempio di eroismo civile e valore militare, di coscienza autonomistica e nazionale e di orgogliosa consapevolezza della propria sardità e ricorda con essa, che ne fu il crogiolo e l'origine, la grande tradizione civile, politica e culturale, autonomistica e nazionalistica del glorioso Partito Sardo d'Azione e i suoi condottieri: Camillo Bellieni, Emilio Lussu, Anselmo Contu, Francesco Fancello.

La presente Costituzione è l'espressione dell'identità collettiva della Sardegna, stabilisce le sue istituzioni e regola le proprie relazioni con la Repubblica italiana, nel segno di una libera e volontaria solidarietà con le restanti nazionalità e regioni della Comunità italiana.

Questa solidarietà nella libertà, nella autonomia e nell'eguaglianza costituisce la garanzia dell'autentica unità di tutto il Popolo italiano, nelle sue varie nazionalità, regioni, comunità e lingue.

Nel rispetto della libertà ed uguaglianza religiosa e di pensiero dei suoi cittadini, il Popolo Sardo ricorda e confessa la sua antica tradizione cristiana e i suoi legami storici al mondo con la Chiesa di Roma. Il Popolo Sardo proclama come valori fondamentali della sua vita collettiva la libertà della persona umana e delle comunità naturali, la famiglia, la gente, il comune, la giustizia, la solidarietà, l'uguaglianza ed esprime la sua volontà di avanzare verso una via di progresso che assicuri dignitosa qualità di vita a tutti coloro che vivono e operano in Sardegna, qualunque sia la nascita e la loro origine.

La libertà collettiva trova nelle istituzioni della Comunità autonoma il collegamento con una storia di affermazione e rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà pubbliche della persona e dei popoli; storia che gli uomini e le donne di Sardegna vogliono continuare per rendere possibile la costruzione di una società democratica avanzata.

Nella fedeltà a questi principi e per realizzare il diritto inalienabile della Sardegna all'autogoverno, i sardi propongono al Popolo Sardo e al Parlamento nazionale la ratifica della presente Carta.


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