Discorso di insediamento (terza parte)
...Il Presidente rappresenta l’Assemblea, ma non può essere in pregiudiziale conflitto con il Presidente della Regione Sarda che non è un governatore né sul piano legislativo, dove questo termine non esiste, né sul piano dei poteri che sono definiti, così come, allo stato, sono definiti e non modificati quelli del Consiglio. E tuttavia ciò non significa che non abbiamo di fronte una situazione diversa dal passato che ha necessità di correttivi opportuni e di una prassi improntata all’equilibrio.
La Sardegna sconta, in questa direzione, forti ritardi. Un’Isola che ha saputo fornire una spinta decisiva perché nell’intero Paese si affermassero, dopo la prima e la seconda guerra mondiale del secolo passato, principi autonomistici e poi l’impianto regionale della Repubblica, non è stata in grado di interpretare adeguatamente e poi correggere e migliorare nei decenni il proprio Statuto, la sostanza della sua cosiddetta specialità. Un nuovo sistema istituzionale e operativo è quindi ciò che va costruito, più moderno, democratico ed efficiente. Ci aspetta un lavoro complesso, che va organizzato su diversi piani.
Occorre innanzitutto rivedere il nostro Regolamento interno e disciplinare la nuova forma di governo con la cosiddetta legge statutaria, definendo i necessari nuovi equilibri fra esecutivo e legislativo, fra Regione e autonomie locali e sociali, fra Regione e Stato. Ridisegnare i rapporti fra Giunta e Consiglio ci porterà innanzitutto a modificare l’attuale Regolamento, prevedendo di fatto dei veri e propri statuti, cioè dei sistemi di garanzie, sia per il governo in Assemblea che per l’opposizione.
Occorrerà riflettere sul ruolo e la composizione delle Commissioni, sulla necessità di forti strutture di supporto per le funzioni dei singoli Consiglieri e di tutti gli organi del Consiglio, puntando a migliorare, anche attraverso un pieno utilizzo delle professionalità esistenti all’interno della nostra struttura, la qualità delle nostre attività e l’efficacia dei loro risultati, utilizzando al meglio le consistenti risorse che la comunità assegna alla nostra istituzione. Dovrà finalmente costruirsi un sistema istruttorio e informativo capace di dare effettività alle nostre competenze e possibilità di controllo reale sulle condizioni di vita della nostra società e sulle politiche pubbliche.
Il Consiglio Regionale sarà sempre più estraneo all’amministrazione attiva; ma dovrà rafforzare le sue funzioni di indirizzo politico generale, strategico, soprattutto attraverso una riscrittura dei suoi codici costituzionali e normativi, e svolgendo in modo nuovo e sistematico le sue funzioni di controllo sulla Giunta e sul sistema dei poteri che animano e regolano la società.
L’idea di diritti di cittadinanza ha oggi assunto nuovo vigore e spessore, dilatando le occasioni e il senso della partecipazione dei cittadini all’esercizio del potere, i loro mezzi di difesa dal potere (pubblico e privato), il senso della questione morale e le possibili forme di revoca dei mandati pubblici. Per interpretare anche in Sardegna, e per nostra scelta, il senso di tali percorsi evolutivi, democratici, fondamentale dovrà essere il ruolo assegnato alle autonomie locali e sociali. Il Consiglio Regionale, anche attraverso l’istituzione del Consiglio delle autonomie locali, dovrà promuovere la creazione di una Regione come Amministrazione pubblica diffusa, la costruzione di una rete delle assemblee locali, svolgendo cioè il ruolo che viene oggi definito di “Parlamento federatore”.
Ma il ruolo fondante di questa legislatura dovrà esprimersi soprattutto nella scrittura di un nuovo Statuto speciale. Dopo la guerra la nostra forma giuridico/politica di Regione speciale fondata sull’autonomia nacque da una Consulta e consultori erano i suoi componenti: penso che se concordiamo su quanto fin qui detto si possa pensare a un adeguato luogo e forma di elaborazione che coinvolga le migliori energie e competenze della Sardegna. Scrivere uno Statuto è una grande occasione non solo per riflettere su problemi di contingenza amministrativa, ma per ridefinire valori, metodi, strumenti dell’intera vita civile, economica, di una comunità.
Lo Statuto della nuova autonomia dovrà consegnarci istituzioni più forti, autorevoli, socialmente fondate e controllate all’interno della Regione; ma dovrà anche ridefinire i suoi rapporti con lo Stato, l’Unione Europea, la realtà internazionale.
La Sardegna dovrà essere un soggetto attivo, presente nei grandi processi di riforma che vanno attuandosi nei più ampi ambiti della convivenza, a partire dalla definizione di un Senato federale e di una Comunità europea e internazionale costruita anche con la originalità e la forza delle realtà più piccole, ma spesso non meno creative e significative.
I rapporti tra le Regioni – soprattutto quelle speciali – e lo Stato andranno sottoposti ad approfondita verifica e modificati. Al decentramento formale, amministrativo e costituzionale dell’ultimo decennio si è contrapposta una sostanziale resistenza centralista – politica e degli apparati – un federalismo per abbandono, un’attribuzione di funzioni senza risorse, la fissazione di vecchi e nuovi vincoli. Le Regioni speciali hanno di fatto visto “sparire” gran parte delle loro specifiche attribuzioni e di fatto sono state private del loro diritto costituzionale ad intese davvero paritarie con lo Stato, ed alle quote di partecipazione alle politiche internazionali della Repubblica.
Le norme statutarie sulla nostra presenza nella definizione dei trattati commerciali sono ormai prive di contenuti operativi. In questa direzione vi è davvero un mare da percorrere.
La Regione ha per troppo tempo omesso di esercitare tante prerogative e attribuzioni di cui disponeva: il nostro patrimonio legislativo va riordinato e riempito di più moderni contenuti (per esempio nella programmazione culturale, economica, ecologica e territoriale, nella garanzia dei diritti civili per tutti, a partire dai più deboli); le nostre iniziative sul fronte finanziario vanno rapidamente riprese, sviluppate. Occorre, per tutto questo, attrezzarsi e impegnarsi subito.
Le stesse norme di attuazione del vigente Statuto possono essere completate e arricchite, l’importante competenza esclusiva in materia di enti locali, di cui disponiamo da oltre 10 anni, va esercitata sino in fondo. La volontà e la speranza di una nuova dignità della vita civile nella nostra isola deve avere come prerequisito la capacità di stabilire un clima, una prassi continua, di confronto, di rispetto, di capacità d’ascolto fra tutte le forze politiche e istituzionali. Soprattutto in questa direzione – nel garantire il dialogo, il confronto civile, la costruzione condivisa – si produrrà l’impegno di questa Presidenza.
Segue...