Discorso di insediamento

Signor Presidente, Onorevoli colleghi,

mi accingo all’impegnativo e lusinghiero compito di presiedere il Consiglio Regionale sardo nell’avvio della XIII Legislatura.

Lo faccio con commozione e con la preoccupazione che deriva dall’alto incarico istituzionale e dalla consapevolezza della non ordinarietà del momento storico e della vicenda politica che viviamo e nella quale siamo chiamati dal popolo sardo a svolgere il nostro ruolo e l’elevatissima funzione di legislatori.

Rivolgo un saluto ed un ringraziamento ai miei predecessori, un saluto sincero ed affettuoso al Presidente della Regione ed a tutti voi che rappresentate i sardi in questa legislatura, alla Giunta che affiancherà il Presidente nell’azione di governo; a coloro che per la prima volta entrano a far parte di questa Assemblea, e che porteranno nuove energie, va il mio benvenuto; il bentornato a chi come me continuerà nel ruolo di consigliere e porterà il contributo dell’esperienza e della conoscenza dei problemi.

Alle donne presenti nell’Assemblea e nella Giunta, più numerose che in passato, ben 14, ancora poche, ma tuttavia il numero maggiore nella storia di questa Regione, grazie anche alla scelta di una delle coalizioni in campo.

La loro più consistente presenza in quest’Aula è un importante passo in avanti verso la realizzazione di quel principio della democrazia paritaria che è stato introdotto dalla recente riforma costituzionale e, per la nostra Regione in particolare, dalla modifica dello Statuto;

Nella Legislatura scorsa, improduttiva per molti versi, la nostra Assemblea ha approvato, grazie all’iniziativa decisiva delle colleghe, la legge costitutiva della Consulta delle Elette, che riunisce tutte le donne delle Assemblee elettive della Sardegna; cercheremo di superare le difficoltà di prima applicazione facendo dell’insediamento della Consulta uno degli adempimenti che questa Presidenza intende portare avanti perché si possa costituire una rete effettiva fra istituzioni varie, fra centro e periferia, sui temi della rappresentanza e della crescita della presenza femminile nei luoghi decisionali.

Voglio ringraziare tutti i Colleghi, la quasi totalità dei Colleghi della maggioranza che, con il loro voto, hanno consentito la mia elezione accordandomi fiducia ed assegnandomi una grande responsabilità; allo stesso modo ringrazio coloro che pur appartenendo alla stessa coalizione, nella libera e democratica manifestazione della loro opinione, non mi hanno votato: è per me motivo di impegno maggiore per guadagnare nel lavoro intenso che ci aspetta la loro fiducia ed il loro consenso; ad essi va, comunque, il mio rispetto;

Considero la decisione delle minoranze di non proporre un candidato da oppormi, votando scheda bianca, un’importante apertura di credito e un atto politico di rispetto nei miei confronti che accrescerà la mia attenzione ed impronterà i miei comportamenti all’equilibrio ed al dovere di rappresentare l’intera Assemblea, alla cura di una prassi che consenta l’esercizio pieno e produttivo del proprio ruolo anche da posizioni di minoranza o di opposizione.

Un saluto, infine, all’insieme delle organizzazioni ed associazioni, dei movimenti che rappresentano la società sarda nei suoi vari interessi economici, sindacali, professionali, culturali, artistici, sociali: con essi intendiamo inaugurare una stagione di confronto proficuo affinché la legislatura che si apre liberi le enormi energie che la Sardegna possiede e le orienti verso una stagione costituente di una nuova autonomia per delineare i confini ideali, culturali, economici e sociali della nostra identità e della consapevolezza di noi come comunità coesa che si realizza attraverso la capacità di autogoverno fondata sulla coscienza di essere popolo. In un tempo di grandi aperture, di omologazione di culture, si ha quasi timore che la ricerca ed il rafforzamento dell’identità, questo lavoro sulle radici, possa produrre chiusura ed isolamento, condannandoci alla marginalità.

Evidentemente si pone il problema di quale identità intendiamo parlare. Adotterei la definizione che propone Nereide Rudas: “Un’identità che non si risolva in un tentativo quasi ossessivo di ritorno mitico alle origini, in una nostalgia immobile, chiusa entro confini sempre più ristretti, ma che scaturisca come parte di una grande progetto collettivamente partecipato”. Dobbiamo, quindi, pensare ad un percorso che esprima insieme identità e aspirazione a un maggiore collegamento con l’esterno da parte di un popolo – i Sardi – che vuole dialogare e non confliggere. Penso che sia giunto il tempo, senza retorica alcuna, di rifondare su basi moderne i principi essenziali della nostra specialità e della nostra autonomia, facendole vivere nell’attualità e assegnando a noi tutti un ambizioso compito (ambizioso, ma inevitabile e non rinviabile) di riscrittura dei presupposti teorici e legislativo/statutari della nostra autonomia.

Abbiamo un patrimonio robusto di idee e di speranze che hanno costituito il terreno su cui è nata e cresciuta la nostra Regione e la autonomia invocata da Bellieni, Lussu, Cardia, Contu, Dettori, Dessanay per citarne alcuni. Ma dobbiamo fare un attento esame di coscienza del momento autonomistico. Dobbiamo avere, per accingerci a un’opera così grande e perché essa non resti fra le questioni enunciate e mai affrontate, “una grande temperie politica intorno a noi”, come avrebbe detto l’on. Mario Melis, cui va il mio pensiero ed il nostro ricordo. Ci vuole passione, temperie politica appunto, per far fronte ad un impegno così alto, perché, infine, la nuova autonomia possa venire alla luce tra “infinite doglie maieutiche” avrebbe detto Anselmo Contu. Una Sardegna consapevole di sé, al centro del Mediterraneo, aperta al mondo, ma profondamente legata alla propria cultura, alle tradizioni, ai saperi antichi e moderni; un gruppo dirigente che, nella sua accezione più ampia, produca, in termini unitari e collettivi, una nuova frontiera, una nuova speranza, un confine più articolato e collegato con il mondo. Sapremo essere all’altezza della sfida? Vogliamo essere all’altezza di questa sfida? La mia risposta è affermativa.

Segue...
On. Giacomo Spissu

XIII Legislatura

Il Presidente on. Giacomo Spissu