Nota stampa
della seduta n. 230 antimeridiana e pomeridiana del 7 novembre 1997

 


Il Consiglio regionale si è riunito sotto la presidenza dell'on. Gian Mario Selis e successivamente dell'on. Salvatore Zucca.

Proposta di legge n. 291/A - Modifiche alla legge
regionale 6 marzo 1978, n. 7 (Norme per l'elezione
del Consiglio regionale della Sardegna)
e successive modificazioni.
Proposta di legge n. 337/A - Modifica delle norme
per l'elezione del Consiglio regionale della Sardegna.

Nella seduta di ieri pomeriggio i due relatori, onorevoli Fantola e Bonesu, avevano illustrato il testo del provvedimento. Nella seduta odierna si prevede l'inizio della discussione generale. Si sono iscritti a parlare ventisei consiglieri, dei diversi gruppi politici.

Il primo oratore è stato l'on. Lorenzoni (Ppi) il quale ha richiamato i colleghi ad un dibattito sereno, perché quello della riforma elettorale è un tema della massima importanza, ma non deve provocare tensioni e lacerazioni inopportune.
Il tema delle riforme, ha aggiunto Lorenzoni, è importantissimo. Per fare un buon lavoro è, quindi, necessario partire da un'attenta analisi della situazione esistente. La legge in vigore è certamente inadeguata, basata su un sistema macchinoso, non in grado di garantire il cambiamento, la governabilità, le maggioranze stabili, un reale avvio della stagione delle riforme.
Da qui, ha proseguito Lorenzoni, la necessità di nuovi, più adeguati, provvedimenti. La legge in vigore, certamente, contiene elementi di novità, ma anche caratteri decisamente criticabili. Ci sono molti limiti, quindi, che devono essere superati. Ma ci vuole una rilettura complessiva della legge elettorale.
Non basta, ha aggiunto Lorenzoni, andare al ballottaggio a due, e non più a tre per modificare le cose. Modificando la normativa, in questo modo, nel 1994 tutto si sarebbe risolto in due consiglieri in meno al PPI ed un seggio in più per i Progressisti Federativi e per Forza Italia. In sostanza non sarebbe cambiato nulla.
E' necessario, quindi, modificare in modo più radicale la legge elettorale in vigore. E due proposte presentate proprio dallo stesso oratore Lorenzoni e dal relatore di minoranza Bonesu prevedevano profonde e consistenti modifiche alle norme elettorali regionali. Queste due iniziative sono state bellamente ignorate dalla Commissione competente ed il Consiglio, quindi, non le ha potute esaminare. Un'occasione perduta, trascurata da questa "imprevista maggioranza" che si è creata su una proposta di legge assolutamente insufficiente.
Sulle riforme, ha ricordato Lorenzoni, alleanze e maggioranze possono essere anche diverse da quelle costituite per governare. Dopo aver confermato la propria adesione convinta all'Ulivo ed alle scelte politiche che ne sono alla base, Lorenzoni ha sottolineato come tra i partiti, anche in situazioni come questa, deve esserci il massimo rispetto.
Esaminando, nei dettagli, la legge elettorale, Lorenzoni ha ricordato la validità del sistema proporzionale, come garanzia del rispetto delle diverse culture politiche e delle differenti realtà presenti in una regione come la Sardegna.
Lorenzoni ha, quindi, proposte il ritorno alla proporzionale, uno sbarramento per accedere al secondo turno; un collegio regionale con una quota pari alla metà del numero dei Consiglieri da eleggere; un premio di maggioranza per la lista che vince, in grado di garantire una reale governabilità; un diverso modo di esprimere l'indicazione del futuro presidente della Giunta.
Richieste ed esigenze fondate che hanno ispirato numerosi emendamenti presentati da numerosi consiglieri. Questo contributo, ha aggiunto Lorenzoni, sarà particolarmente utile per mettere a punto una buona legge elettorale, ed ha poi concluso chiedendo che questo testo, dopo la discussione generale e l'esame delle proposte presentate, torni in Commissione per un nuovo approfondito e definitivo esame, per un lavoro che porti ad una nuova, moderna, legge elettorale regionale.

Intervenendo successivamente, l'on. Macciotta (Misto-Patto), dopo aver sostenuto che il dibattito nasce all'insegna dello scontro politico, ha affrontato l'argomento articolandolo su tre aspetti: quello istituzionale, quello formale e quello sostanziale.
Sul primo aspetto, Macciotta ha affermato che coloro che hanno parlato di colpo di mano della maggioranza per portare in Aula e far approvare la legge di modifica elettorale, vengono meno al rispetto delle regole ed al rispetto verso ogni consigliere di proporre e sostenere le proprie iniziative, anche quella, come nel caso specifico, di chiedere i termini per la discussione in Aula ove una sua proposta non sia stata affrontata dalla Commissione competente.
In Commissione, ha dettoMacciotta, alla proposta Fantola si è aggiunta la proposta Scano ed il dibattito su entrambe le iniziative è stato ampio e vi hanno partecipato tutte le forze politiche. Nessun colpo di mano, dunque, ed insistere su questa ipotesi è fortemente contrario a quel rispetto delle regole di cui si parlava. Tuttavia è vero, ha detto ancora, che in questo Consiglio esistono delle anomalie, una delle quali consiste nel fatto che troppo spesso i disegni della Giunta, che è rappresentativa della maggioranza, vengono fatti arenare, quando addirittura non vengono stravolti, da elementi che appartengono proprio a quella coalizione che è stata rappresentata nel Governo regionale. Questo, ha detto, mina il funzionamento del Consiglio ed è un comportamento scorretto che ha coinvolto e coinvolge sia la maggioranza che la minoranza.
Parlando poi degli aspetti formali, Macciotta ha affermato che si è anche venuti meno al rispetto del metodo democratico all'interno della maggioranza. Si è infatti lamentato, ha detto, che non si sia avuto un dibattito preventivo nella coalizione prima di decidere di portare il provvedimento di modifica in Aula. In altre occasioni ad esempio quando si è varata la legge che aboliva l'incompatibilità tra consiglieri e assessori, non vi è stato dialogo preventivo e tuttavia non si è parlato di colpo di mano. La decisione di rivedere la legge elettorale è stata presa al tavolo delle regole nel corso del quale si è anzi detto di voler affrontare l'intera materia in maniera approfondita.
Ed infine gli aspetti sostanziali. Macciotta ha sostenuto che la legge si prefigge lo scopo di cancellare l'anomalia del trilottaggio confermandosi ad una tendenza che va verso il bipolarismo. Si sostiene da alcune parti che il ritorno al ballottaggio non sposterebbe gran che nel panorama consiliare, ma ciò non è vero, ha aggiunto, perché il confronto a due liste favorisce le coalizioni preelettorali che sono più valide di quelle costruite a fine elezioni. Tra l'altro, ha detto ancora Macciotta, perché si sostiene che le modifiche sono irrilevanti se poi si viene a creare questo terremoto politico?
Concludendo, Macciotta ha invitato il Consiglio e tutte le forze politiche a sedersi ad un tavolo per dare vita a quella legge elettorale, completa in tutti i suoi aspetti che la Sardegna intende darsi per l'oggi e per il domani. E rivolgendosi al PDS ha detto, infine, che i calcoli potrebbero rivelarsi sbagliati, al punto che potrebbe accadere che il Consiglio si sciolga senza aver compiuto quelle riforme che si era prefissato all'inizio della legislatura.

L'argomento in discussione è molto importante e richiede il rispetto di tutte le posizioni, ha affermato l'on. Deiana (Ppi), e, sulla base delle passate esperienze, è necessario dare il massimo apporto al dibattito, anche al di fuori delle logiche di schieramento.
Ricordando come la legge elettorale sarda venne presa ad esempio da altre regioni, Deiana ha messo in guardia contro la fretta per poi soffermarsi sugli aspetti dell'incompatibilità tra consiglieri ed assessori. Su questo tema Deiana ha affermato che chi riceve la delega a governare deve governare.
Passando poi ai problemi relativi allo sbarramento che avrebbe penalizzato le forze minori, Deiana ha ricordato il lavoro di mediazione svolto nell'occasione per poi soffermarsi su quanto affermato ieri dal relatore di maggioranza Fantola.
Secondo Deiana una riforma completa sarebbe stata più accettabile; per di più, ha proseguito, la stabilità deriva dalla coscienza di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica, e non dai sistemi elettorali. Non ci si deve scandalizzare sui voti differenziati in Aula, ha detto ancora Deiana, ma risulta difficile capire la fretta con la quale si vuole approvare questa legge. Questa fretta nasconde forse ipotetici appuntamenti elettorali anticipati, ma comunque impedisce di operare bene.
"In questi anni, ha aggiunto Deiana, sono diventato un convinto proporzionalista perché così si permette a tutti di partecipare alle elezioni e perché tutti possono essere coinvolti".
Dopo aver dichiarato di essere un attivo sostenitore dell'Ulivo, Deiana ha richiamato la legge elettorale del '92 sottolineando gli aspetti politici.
Ma quale strada si deve percorrere da oggi in poi rispetto all'Ulivo? Strade diverse con traguardi comuni? E al traguardo si rispetterà la graduatoria di arrivo? Queste le domande che Diana si è posto, analizzando le diverse ipotesi per poi affermare che una lotta a colpi di maggioranza implica un finale ipotetico. Se ci si ascolta più attentamente, se ci si confronta con reciproco rispetto, ha detto ancora Deiana, forse si potrà arrivare ad una riforma elettorale più compiuta.
Non sarà tempo perso se la Commissione si riunirà ancora per approfondire questi problemi, con il tempo che sarà necessario, ha concluso Deiana, e allora forse, si riuscirà a dare alla Sardegna una legge elettorale più giusta.

Un certo imbarazzo per la "doppia veste" con la quale partecipa a questo dibattito, particolarmente importante e politicamente qualificato, è stato confessato dall'on. Efisio Serrenti, (PSd'Az.). L'assessore sardista, dopo aver sottolineato di essere "sempre stato progressista" e convinto fautore della necessità di predisporre ed attuare riforme serie e di grande respiro, in primo luogo un diverso rapporto con il governo centrale, ha ricordato la necessità di evitare, ad ogni costo, "false riforme".
Certamente la modifica di una legge elettorale può essere una grande riforma, ma deve in ogni caso garantire la corretta e democratica attività politica a tutte le classi e realtà sociali. Altrimenti si corre il rischio di cadere in una dittatura. Un rischio che la Sardegna deve assolutamente evitare.
Nella scorsa legislatura, ha affermato Serrenti, in quest'Aula si sono fatte grandi battaglie di libertà, ad esempio nella difesa della rappresentanza "proporzionale" di tutte le componenti della società sarda. In un recente passato, quindi, si sono registrate iniziative democratiche vere e battaglie per false riforme. Ad esempio, la possibilità di andare al ballottaggio tra tre o più forze, come è avvenuto con la legge elettorale vigente, era ed è esempio di una scelta politica di "grande significato".
Conservare il proporzionale, permettere un confronto tra tre "correnti di pensiero politico" era ed è una scelta di grande democrazia. E Serrenti ha ricordato come il maggioritario "chi ha un voto in più prende tutto" fosse allora la teoria più accreditata. Poi, fortunatamente, il Consiglio ha fatto scelte più ragionevoli. Ed i risultati di quella scelta maggioritaria sono ora sotto gli occhi di tutti.
Occorre, quindi, cambiare metodo e tornare ad un confronto più democratico, per permettere ad una classe politica seria di fare quelle scelte necessarie per far fare alla società sarda il necessario salto di qualità. La verità, ha aggiunto Serrenti, è che la classe politica sarda deve "essere realmente sarda e deve pensare sardo". Destra e sinistra devono riuscire a ragionare in "sardo", devono tagliare i legami che hanno con le direzioni nazionali, con la periferia del potere centrale e devono anteporre le esigenze della Sardegna a quelle del resto del Paese.
E l'assessore Serrenti ha rivendicato al suo partito la reale difesa dei diritti e degli interessi della Sardegna. In futuro il PSd'Az difficilmente potrà andare da solo, sarà costretto a scegliere. Ma il PSd'Az non abbandonerà le sue scelte, i "suoi sogni", i suoi programmi che devono guardare molto lontano "verso una nuova realtà nella quale tutte le forze politiche si confrontano e si uniscono per fare entrare la Sardegna sui grandi scenari internazionali, mondiali".
Ma difficilmente questo avverrà, ha concluso Serrenti, perché lo Stato trascura l'Isola, la penalizza con continui tagli, con decisioni prese sopra la testa dei sardi. Ed in questa drammatica situazione le forze politiche nazionali impongono una semplificazione degli scenari politici isolani. Quando si arriverà al bipolarismo, da quest'Aula sparirà la fantasia, spariranno i difensori degli interessi della gente, della società della Sardegna. Un rischio che non si può certamente ignorare e sottovalutare. Una situazione che il PSd'Az cercherà, con tutte le sue forze, di evitare.

L'on. Gianfranco Tunis (Ppi) è andato subito ad affrontare il nodo del problema. Si sta formando una nuova maggioranza, ha detto, e questa maggioranza viene a dirci che il Ppi sta concludendo una battaglia di retroguardia. Ma non è così. "Noi siamo per la difesa della legge elettorale esistente, e questa è una posizione di coerenza politica con gli impegni che si erano assunti con le altre forze che componevano la maggioranza, impegni che riteniamo ancora validi e proiettati nel futuro.
Secondo Tunis la modifica che si vuole apportare alla legge non può essere definita come una innovazione. Rappresenta invece un arretramento sostanziale, questo si, rispetto agli impegni a suo tempo presi da schieramenti che si ritrovano su comuni posizioni. "Non sopportiamo, ha detto Tunis, che si affermi che il PPI sta tirando la corda perché danneggiato dalle malandrine operazioni che si stanno conducendo; chiediamo soltanto che non si insulti il buon senso comune e non si scalfisca quella ragionevolezza che ci ha fatto trovare insieme in questa aula consiliare".
Rivolgendosi allo schieramento del Pds, Tunis ha poi detto che quando si proclama di voler metter mano alle grandi riforme e si finisce per varare piccole scelte per operazioni che hanno il sapore di mera conquista del potere, non si è detta evidentemente la verità. Si vogliono spacciare per riforme, ha insistito, quegli interessi di parte a tutti palesi.
Tunis ha concluso affermando che l'atteggiamento del PDS è incomprensibile, presuntuoso e dannoso per gli interessi generali dell'Isola. Un comportamento che sa di insipienza politica e di ricerca del potere fine a se stesso. "Quanto sta accadendo, ha concluso, ed il rifiuto, espresso ieri, a concedere una pausa di riflessione prima di discutere queste proposte di modifica alla legge elettorale, non può che incrinare irrimediabilmente il rapporto di fiducia che si era creato".

Per l'on. Alberto Manchinu (Fed. Dem.) si dovrebbe discutere di riforma elettorale, ma l'argomento in discussione non ha niente a che fare con la vera riforma elettorale.
Manchinu ha quindi letto il testo della legge in discussione, per sottolineare che c'è solo la modifica di alcune parole rispetto al testo vigente.
Gli effetti di questa "riforma" sarebbero ininfluenti, ha aggiunto Manchinu, e c'è qualcuno che pensa che lo spostamento di uno o due seggi possa garantire la stabilità di governo. La superficialità con la quale si è avviata la discusisone è dimostrata anche dal fatto che uno degli emendamenti presentati è più corposo del testo da emendare.
La verità, secondo Manchinu, che ha anticipato il suo voto contrario pur essendo favorevole al ballottaggio a due, è che oggi c'è il tentativo di una prova di forza da parte di chi spera di guadagnare un consigliere in più. Se gli onorevoli Scano e Fantola volevano porre il tema della riforma elettorale finalizzata ad una maggiore stabilità, allora è opportuno parlare della vera riforma elettorale, e non del "ballottaggio" o del "trilottaggio".
Manchinu, dopo aver ricordato che l'attuale legge elettorale è del tipo proporzionale, si è richiamato alla legge nazionale maggioritaria, affermando che non si è raggiunta comunque la stabilità del governo. Continuando su questa strada si va, a livello nazionale, verso l'eliminazione dei partiti, lasciando che il Parlamento venga determinato da un ristretto gruppo di persone.
Secondo Manchinu, il pluralismo può essere garantito solo da un sistema proporzionale con una soglia di accesso, o, in alternativa, un premio di coalizione in modo che le forze politiche si accordino prima delle elezioni.
Se lo Statuto sardo lo consentisse, ha aggiunto Manchinu, per il bene della Sardegna si potrebbe pensare ad un sistema proporzionale con lo sbarramento ed un premio di coalizione. Questa sarebbe una prova di vera democrazia che restituirebbe un ruolo ai partiti e non alle singole persone. Una riforma elettorale, per potersi chiamare tale, dovrebbe avere questi contenuti, sui quali confrontarsi e, se necessario, lottare. Putroppo lo Statuto sardo non lascia spazio ad una vera riforma, e per questo dovrebbe essere modificato. Sarebbe opportuno, nel momento in cui la Bicamerale vara la riforma costituzionale, che il Consiglio elaborasse un progetto di legge per modificare lo Statuto, ha aggiunto Manchinu, per arrivare poi ad una vera riforma elettorale prima delle prossime elezioni regionali.
Allora avrebbe un senso discutere di questi temi, ha detto ancora Manchinu, ma discutere solo su alcune parole significa che si è davanti ad una prova di forza muscolare che non porterà a niente di buono.
Per Manchinu, esistono i tempi e gli spazi per un rispensamento. Ma la riforma dovrà essere seria e compiuta. Solo allora, ha concluso, ci si potrà confrontare correttamente.

La grande importanza del provvedimento all'esame dell'Aula è stata sottolineata dal sardista on. Giacomo Sanna. L'assessore ai trasporti infatti ha ricordato la necessità di un confronto democratico e leale, su questo grande tema, con le altre forze che compongono l'attuale maggioranza. Solo dopo questo confronto si sarebbe dovuto avviare il dibattito in Consiglio. Se questo passaggio non c'è stato una qualche ragione ci deve pur essere. Ma a questo punto anche su temi "di uguale spessore" potrebbe non registrarsi il vincolo di maggioranza.
Esaminando, nel merito, il provvedimento di modifica della legge elettorale, Sanna lo ha definito una "piccola riforma". Il partito sardo ha, inoltre, chiesto grande chiarezza e grande lealtà nell'affrontare tutti gli aspetti della vita politica. Al momento elettorale si deve arrivare con idee, programmi e posizioni chiare. I patti e gli accordi vanno fatti prima ed alla luce del sole, dopo confronti chiari e leali. Invece, questa volta, si tenta una "riforma" si affronta una iniziativa politica in modo contradditorio, poco chiaro.
Nella sua relazione, ha aggiunto Sanna, il proponente Fantola, ad esempio, si è dimenticato di molti degli aspetti legati proprio alla riforma di cui si parla. Non esistono motivi e presupposti, quindi, per dare vita ad accordi inadeguati ed inconcepibili. Le proposte presentate da altre forze politiche, ad esempio, devono essere esaminate con grande serenità, per arrivare ad un sistema elettorale realmente democratico, comprensibile ed utile a fare chiarezza tra le diverse forze politiche.
Con questo articolo su cui si discute, ha aggiunto Sanna, non si permetteranno governabilità e chiarezza. Si è vista, tra l'altro insofferenza in quest'Aula, quando qualche consigliere ha proposto un breve rinvio. Il clima che si sta riscontrando porta, quindi, a tensioni ed a scontri.
Secondo Sanna il partito di maggioranza relativa dovrebbe essere cosciente del ruolo che deve e può ricoprire. All'interno della maggioranza esistono, infatti, posizioni tra loro molto distanti.
Sarebbe stato, quindi, necessario un raffronto tra le forze politiche per giungere ad una proposta più moderna e funzionale. Nell'Aula del Consiglio, inoltre, si è verificata una strana alleanza tra il Pds ed il Polo, che emargina, di fatto, le altre forze moderate e di centro sinistra.
Questa alleanza trasversale può significare accordi politici diversi da quelli esistenti. Elementi che vanno tenuti nella giusta considerazione, pensando specialmente che le scelte politiche hanno implicazioni oggettive anche fuori dalla sede dell'assemblea regionale.

La seduta è stata quindi aggiornata al pomeriggio.

Alla ripresa dei lavori il Presidente ha comunicato che la Conferenza dei capigruppo ha deciso che, dopo gli interventi di questa sera i lavori riprenderanno martedì mattina con gli interventi dei capigruppo e con il passaggio all'esame dell'articolato e degli emendamenti che si prevedono numerosi.

Ha quindi preso la parola l'on. Petrini del gruppo Misto-Rinnovamento. L'oratrice ha premesso di aver notato in questa occasione la stessa fretta che aveva caratterizzato il varo della legge sulla incompatibilità tra assessori e consiglieri.
Petrini ha quindi analizzato il disagio del suo gruppo nello stare in questa maggioranza ed ha rilevato che "quando facciamo una proposta questa viene bocciata dalla Giunta, ma quando la stessa proposta viene presentata dall'assessore Sassu allora viene approvata".
Anche ieri, ha ricordatoPetrini, abbiamo votato con la maggioranza sul finanziamento all'EMSA anche se siamo convinti che sarebbe meglio dismettere le miniere sarde e riconvertire il personale verso altre attività produttive. Si potrebbe pensare alla lavorazione del granito, che oggi viene svolta a Carrata perchè, si afferma, i macchinari per il taglio e la levigazione sono eccessivamente costosi. Ma quanto costosi? Si è chiesta la Petrini; più di quanto ci verrà a costare il mantenimento di questo ente per altro tempo ancora?
Infine, Petrini ha sostenuto che il dibattito che si sta svolgendo in Aula sta cambiando i rapporti tra le forze politiche. E tutto questo avviene per una leggina di un solo articolo che, se è valida nel suo contenuto, si dimostra però prematura per essere votata oggi senza creare terremoti.
Concludendo, l'oratrice ha chiesto che la legge e tutti gli emendamenti ad essa connessi vengano rinviati alla Commissione per approfondire ulteriormente tutti gli aspetti del problema e, se necessario, per predisporre una riforma globale del sistema elettorale. "Anche perchè, ha detto, questa legge ha serie probabilità di essere rinviata dal Governo".

La discussione in atto è un ulteriore colpo alla democrazia, secondo l'on. Demontis (Misto), perchè col ballottaggio a due le forze politiche minori sarebbero subalterne ai partiti maggiori.
Demontis ha proseguito affermando che per i nazionalisti sardi vi è un ulteriore motivo per opporsi al ballottaggio a due: la presenza di un movimento indipendentista che vuole liberare la Sardegna dalle dominazioni esterne. Col ballottaggio a due questa forza politica non potrà mai esprimersi.
Demontis ha quindi messo in dubbio che la nuova legge possa favorire la governabilità, che si può ottenere solo con una profonda riforma dei partiti, oggi ridotti a gruppi e fazioni litigiose, interessati solo alla gestione clientelare del potere.
In questa situazione, ha aggiunto Demontis, le crisi saranno permanenti. Nel 1953 De Gasperi propose la famosa "legge truffa",, osteggiata dal PCI. E oggi il Pds propone una legge simile, accordandosi con l'opposizione, una legge liberticida e discriminatoria.
Demontis ha proposto poi al Pds il ritiro del provvedimento. Altrimenti "governi con il Polo". Demontis ha concluso chiedendo la convocazione di un'Assemblea costituente per poter stabilire regole che diano garanzie a tutti.

Il Consiglio regionale sta vivendo una svolta epocale, è alle prese con una riforma di grandissima importanza storica. Per l'on. Giovanni Giagu, (Ppi), il tema sul quale si è chiamati a decidere è veramente di grande importanza. Una legge, secondo i proponenti, in grado di fare uscire dall'attuale stagnazione la società sarda.
Esaminando il testo del provvedimento Giagu ha ricordato tutto il lungo cammino compiuto dal Consiglio regionale in materia di riforme e di regole elettorali.
"Questa legge, ha aggiunto Giagu, sarà presa ad esempio anche da altre regioni, forse anche di altri stati, per la validita dei concetti che contiene".
Giagu, quindi, ha ricordato che nel 1975 un gruppo di Consiglieri della Democrazia Cristiana aveva presentato una proposta di legge per modificare le norme regionali in materia elettorale, prevedendo quattro collegi provinciali ed un collegio regionale. Allora, sono passati più di venti anni, si pensava di rilanciare lo spirito autonomistico, la vivacità e validità dell'amministrazione regionale. Da allora sono passati lunghi anni, si sono messe a punto nuove iniziative politiche, ma i risultati non sembrano proprio all'altezza delle speranze dei sardi. Comunque, ora come allora, si puntava a garantire una maggiore rappresentatività alle diverse zone dell'Isola e la riduzione territoriale dei collegi elettorali, che devono diventare più omogenei e meno frazionali.
Approfondendo alcuni aspetti particolari di quella proposta, Giagu l'ha raffrontata con quella attuale, ne ha indicato alcuni aspetti positivi: ripartizione proporzionale dei voti, recupero dei resti in campo nazionale, istituzione di circoscrizioni elettorali sub-provinciali, tutta una serie di adeguamenti per garantire un'effettiva rappresentanza dei gruppi politici e la tutela delle formazioni minori. Giagu ha, quindi, ricordato come tutte le regioni italiane prevedevano il sistema proporzionale con il recupero dei resti in campo regionale. Da allora le cose sono cambiate, ma non certamente in meglio.

L'esponente di A.N. on. Boero ha successivamente stigmatizzato la scarsa attenzione riservata dai consiglieri al dibattito su un argomento di grande rilevanza per la vita democratica della Sardegna.
Dopo aver rilevato che da parte di alcuni settori della maggioranza si sta utilizzando lo strumento dell'ostruzionismo che è proprio delle opposizioni, Boero ha però ricordato l'alto contenuto di contributi e di equilibrio dato stamattina da alcuni degli oratori intervenuti, ed in particolare dell'on. Macciotta. "Questo pomeriggio il Consiglio sta perdendo la sua dignità, ha poi detto, e domani la stampa non mancherà di rilevarlo".
Boero ha quindi criticato il fatto che si stia parlando di alleanze quando queste non esistono, o per lo meno, devono essere chiamate con altro nome, e cioè "convergenze sul modo di concepire la riforma elettorale ai propri fini ed interessi".
Boero ha poi "rinviato al mittente" il ricatto sullo scioglimento del Consiglio. A noi di A.N., ha detto, questa soluzione non ci spaventa perchè abbiamo le carte in regola per presentarci all'elettorato. Infine l'augurio perchè nel proseguo dei lavori regni uno stile diverso e più consono alla dignità di questo parlamento regionale.

Stigmatizzando in apertura la scarsa presenza in Aula, preannunciando un itervento slegato da ogni vincolo politico, l'on. Ferrari (Fed.Dem.) ha affermato che il Consiglio si trova ad affrontare una proposta che, se è da condividere nei contenuti, è però insufficiente.
Se si deve discutere di riforma elettorale lo si deve fare nel modo migliore possibile, ha aggiunto Ferrari, e ciò è possibile pur nei limiti stabiliti dallo Statuto.
Ferrari ha poi analizzato l'attuale sistema elettorale, che, a suo parere, danneggia le formazioni minori e le province minori. Occorre chidersi se è giusto, ad esempio, che R.C. non abbia un rappresetante eletto nella lista regionale, o che la provincia di Oristano abbia solo 6 consiglieri in luogo degli 8 risultanti in rapporto alla popolazione.
La legge deve concedere diritto di rappresentanza a tutte le forze politiche, anche quelle minori, ha aggiunto Ferrari, tenendo presente che tutte le future maggioranze si dovranno fare con le forze minori.
Allora, secondo Ferrari, perchè non cercare un punto di incontro che dia alla maggioranza la possibilità di recuperare il proprio ruolo?
Se ciò non sarà possibile, ha concluso Ferrari, i problemi diventeranno più difficili.

Dopo aver dichiarato di condividere in pieno quanto appena detto dal collega di gruppo Ferrari, l'assessore on. Ballero (PSFD) si è soffermato su alcuni aspetti della vita politica consiliare che vanificano il lavoro degli stessi consiglieri e dell'esecutivo regionale. La legge elettorale in esame, una riforma minimale, non determina significative posizioni tra maggioranze e minoranze all'interno dell'assemblea sarda. La maggioranza che governa attualmente la Regione, è frutto di un accordo "a posteriori", mentre, per avere effetti pratici di buon livello, gli accordi devono e possono essere fatti prima delle consultazioni elettorali.
Le proposte di Ferrari, ha aggiunto Ballero, sono valide e complete nel loro insieme. Non ci si può soffermare solamente sulla modifica del ballottaggio, passando da tre a due liste in competizione, per risolvere i problemi della Regione sarda. Occorre una riforma più seria ed incisiva.
Secondo Ballero, invece, si è ancora di fronte ad una lotta di campanili, che non modificherà affatto l'instabilità che ha caratterizzato la vita politica isolana. Questa proposta di legge, quindi, non servirà a nulla. La legge comunale ha dato indicazioni di buon livello, quello che stiamo esaminando è un grimaldello di buona qualità, ma non basta per dare "concreti significati politici" ad una riforma della quale si sente un reale bisogno.
"Non credo che questa accelerazione permetta al Consiglio di lavorare con maggiore lena e tempestività, ha aggiunto Ballero, mentre sono convinto che un dibattito serio e pacato potrebbe dare un consistente contributo alla elaborazione di una buona legge elettorale". Il mancato coinvolgimento di tutte le forze politiche in questa riforma, sminuisce il ruolo dell'Assemblea. Lo scontro frontale, il muro contro nuro è una prova di forza che non darà risultati positivi. "E se questa legge sarà approvata, difficilmente si parlerà di una riforma vera".
Ci sono alcuni giorni a disposizione, ha concluso Ballero, perchè non prendiamo esempio da quanto successo in altre assemblee? Lavorando senza limiti di tempo, si può mettere mano ad una seria riforma elettorale e martedì, secondo i tempi previsti dai capigruppo, le forze politiche possano tornare in Aula con una "vera riforma", in grado di dare risposte alle diverse "questioni" che sono state sollevate in Aula. Se questo si farà, tutta l'attività dell'assemblea regionale ne trarrà notevoli benefici.

"Rinuncio ad intervenire, ha detto l'on. Paolo Fadda, (Ppi) e assessore alla Sanità, nella speranza che da qui a martedì in quest'aula ritorni la saggezza e che il Pds modifichi il suo atteggiamento". "Non riesco a capire, ha detto ancora, perchè il Partito democratico della sinistra abbia voluto mostrare i muscoli in occasione di una legge che non è fondamentale per gli interessi della Sardegna".
E rivolgendosi alle opposizioni, Fadda le ha gratificate di un "bravi" per essere riuscite nel gioco di trovare un'alleanza con la forza più consistente del Consiglio. Subito dopo, però, l'oratore ha aggiunto che se il PDS spera di condizionare i popolari sbaglia di grosso: "Noi continueremo ad intervenire in sede di esame degli articoli e degli emendamenti per sostenere le ragioni della nostra posizione".
Concludendo, Fadda si è nuovamente augurato che in questi tre giorni che ci separano da martedì (entro questa giornata si dovrebbe concludere il dibattito sulla proposta di legge) accada quel qualcosa che in tanti si auspicano: il ritorno alla saggezza da parte dello schieramento pidiessino.

Con questo intervento si è conclusa la seduta odierna.

 


Il Consiglio riprenderà i lavori
martedì 11 alle ore 10.