CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 299 del 21 febbraio 2007

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La legge Statutaria: l'aula vota la sospensione dell'articolo 12 e passa all'esame dell'articolo 18

Cagliari, 21 febbraio 2007 - Con la sospensione dell'articolo 12 e l'esame dell'articolo 18 sono ripresi stamattina i lavori del Consiglio regionale. In apertura di seduta il presidente del Consiglio Giacomo Spissu ha ricordato che l'aula si doveva esprimere sulla richiesta avanzata dalla giunta di modificare l'ordine dei lavori. Quindi sulla sospensione dell'articolo 12 e sulla discussione dell'articolo 18. L'on. Farigu (Misto) ha ricordato al presidente del Consiglio che la stessa richiesta era stata da lui fatta quando era stato discusso l'articolo 10. Tale richiesta era stata rigettata dalla presidenza - ha detto Farigu - quindi non vedo perché una decisione presa da questo Consiglio possa cambiare. Il presidente Spissu ha convenuto che sull'articolo 10 la presidenza aveva deciso in tal senso ma che il caso ora era diverso perché i richiedenti vogliono rimettersi all'Aula e la presidenza non può che ottemperare a questa richiesta. A favore della proposta della giunta è intervenuto l'on. Marrocu (Ds) che ha fatto notare lo stretto legame che esiste tra il primo comma dell'articolo 12 e l'articolo 18. Contro questa proposta dell'esecutivo si è pronunciato l'on. Diana (An) che ha detto che questa ipotesi crea "sconcerto" e che è assurdo che la giunta chieda al Consiglio di sospendere articoli e di passare all'esame di altri successivi.
Il Consiglio, per alzata di mano, ha approvato la proposta della giunta di passare all'articolo 18 e di sospendere l'articolo 12. Nel dibattito generale sull'articolo 18 e sugli emendamenti presentati è intervenuto l'on. Capelli (Udc) che ha auspicato che il confronto in aula sia libero da vincoli di coalizione. Quello che è successo ieri - ha detto - non è uno scollamento della maggioranza. Il Consiglio ha il dovere di esprimersi liberamente senza vincoli di coalizione. Non cade un governo perché il Consiglio si esprime in maniera libera sulle riforme. Esiste una libertà di critica e di opinione che non mette in discussione il programma di governo. L'Udc - ha proseguito Capelli - ha presentato degli emendamenti per combattere il presidenzialismo esasperato. Il consigliere ha proposto di votare l'articolo 18 e gli emendamenti a scrutinio segreto.
L'on. Mario Floris (Uds) ha detto che la legge n. 1 del 1999 è una legge costituzionale nata all'ombra dei ribaltoni e contiene eccessi e squilibri. Gli stessi legislatori che l'hanno redatta oggi riconoscono che gli interessi in campo sono troppi per lasciarli nelle mani di una sola persona. Per l'ex presidente della Regione è necessario approfondire la riflessione per dare alla Sardegna riforme adatte. In molte regioni italiane, e la Sardegna non fa eccezione, le assemblee legislative si stanno confrontando con una difesa oltranzista dei presidenti che non intendono indietreggiare sui poteri che credono gli siano stati conferiti per sempre. Così sta avvenendo in questa legge statutaria dove si è rafforzato il presidenzialismo e dove c'è un preoccupante squilibrio dei poteri. "Nessuna norma - ha concluso il leader dell'Uds - ci impedisce di riequilibrare questi poteri, quindi facciamolo".
L'on. Uras (Prc) ha invitato tutti a smetterla con le strumentalizzazioni. Le riforme - ha detto - sono un banco di prova libero. Il capogruppo di RC ha avvertito tutti che Rifondazione non parteciperà al voto segreto, perché il partito non vota dietro un muretto a secco. Noi le battaglie - ha aggiunto - le vogliamo fare alla luce del sole e l'abbiamo preannunciato dall'inizio. Rivolgendosi all'opposizione, Uras ha detto che la minoranza non ha dignità e non difende le proprie posizioni. I presidenzialisti sono la maggioranza in questo Consiglio, il problema è che i presidenzialisti dell'opposizione votano in maniera diversa da come pensano. Noi vogliamo che la statutaria sia approvata e che la Regione adempia al dettato costituzionale previsto dall'articolo 15. Uras ha ribadito che Rc non voterà gli articoli e gli emendamenti a scrutinio segreto e che nel caso uscirà dall'aula al momento del voto.
L'on. Orrù (Ds) ha detto di condividere la decisione del Consiglio di aver sospeso l'articolo 12 e di aver proseguito i lavori con la discussione dell'articolo 18. Questo articolo - ha detto - si limita a confermare l'elezione diretta del presidente. E' una scelta chiara che è stata preferita a quella di far eleggere il presidente dal Consiglio regionale. Per l'on. Orrù non è il presidenzialismo che sta alla base della crisi della politica ma è la crisi della politica che ha prodotto il cambio del sistema istituzionale. Sulla situazione che si è creata in Consiglio, il consigliere dei Ds ha detto che l'opposizione sta svolgendo il suo ruolo di creare difficoltà nell'attuale quadro politico. Il problema è quello che nell'ambito della maggioranza ci sono posizioni diverse. E la legge statutaria è un banco di prova importante perché se non si riesce neanche a trovare l'accordo su un sistema di riequibrio, immaginiamo cosa succederà quando si arriverà a discutere sul sistema elettorale. Se non troviamo un terreno comune - ha concluso - il cammino delle riforme sarà difficile.
L'on. Atzeri (Psd'az) ha definito il salto all'articolo 18 uno "strappo istituzionale gravissimo" che dimostra, ancora una volta, quanto è ricattato dalla giunta il Consiglio regionale. Entrando nel merito dell'articolo 18 il consigliere sardista ha detto che è un esempio di come il presidente della giunta (che esercita le sue funzioni da appena viene eletto) sia sovraordinato rispetto ai singoli consiglieri (che possono esercitare le loro funzioni solo dopo il giuramento). Per questo i sardisti hanno presentato un emendamento che prevede una equa ordinazione tra consigliere e presidente e che riconferisce dignità al Consiglio. L'on. Atzeri ha detto di essere dubbioso sull'ipotesi di poter "temperare il presidenzialismo". Noi abbiamo la possibilità di tornare al parlamentarismo anche facendo tesoro dell'esperienza di altre regioni. E' un caso - ha chiesto - che su cinque regioni a statuto speciale ben due abbiano scelto il sistema parlamentare? Per Atzeri ieri in Aula è accaduta una cosa meravigliosa: è prevalso lo spirito autonomistico.
Per l'on. Maninchedda (Fas) la giunta ha fatto bene a chiedere di esaminare l'articolo 18 che è il cuore della legge statutaria. Secondo l'on. Maninchedda il presidenzialismo matura in una crisi della cultura democratica dove il rimedio alla democrazia consiste nella onnipotenza della maggioranza che è impersonata da un leader. Questo sistema nasce da un'idea vecchia che sostituisce al "governo della legge" il "governo degli uomini". Il consigliere del Fas ha detto che il suo "non essere presidenzialista" non è dovuto certo ad una valutazione del governo attuale ma da un'analisi fatta anche sulla base delle esperienze degli altri paesi del mondo. Voglio però - ha aggiunto - poter sostenere le mie ragioni senza essere considerato un eretico.
L'on. Ladu (Fortza Paris) ha espresso preoccupazione su questo continuo rinvio degli articoli da parte della giunta e della maggioranza. "Ogni volta che ci sono dei problemi - ha detto - li rinviate. Così non è possibile proseguire". Per Ladu questo salto all'articolo 18 è un'autentica forzatura da parte della giunta. Noi chiediamo - ha concluso - ai presentatori della richiesta di votare a voto segreto di ritirarla perché vogliamo votare liberamente e alla luce del sole.
L'on. Pinna (Progetto Sardegna) ha precisato che la Corte Costituzionale definisce la legge statutaria una fonte di autooganizzazione. Quindi, è chiaro che la legge statutaria non è una legge ordinaria ma è una legge rinforzata sottoposta a procedure particolari. Ridurre la legge statutaria alla sola elezione diretta del presidente della regione è limitante. Mi colpisce che quando nel 2001 si è trattato di modificare il ns statuto i padri costituenti di questa regione tacquero. Mi sembra strano che oggi parlino quando noi esercitiamo il nostro diritto di autoorganizzarci. Per il presidente della prima commissione la democrazia è in crisi perché i parlamenti sono in crisi. Quindi la causa non è il presidenzialismo. Si tratta piuttosto di rafforzare i parlamenti e questo è l'obiettivo della legge statutaria che è una legge neo parlamentare.
Per l'on. Farigu (Misto) questa richiesta di saltare tutta una serie di articoli non rispetta le regole parlamentari. Il consigliere socialista ha sottolineato il momento di crisi che sta attraversando la politica della nostra regione. E l'attuale presidente è frutto della crisi politica. Una crisi politica che ha riguardato soprattutto la sinistra che ha cercato un leader al di fuori del suo mondo. Il risultato è che abbiamo un presidente della Regione convinto di essere circondato da incapaci e da inconcludenti. Per l'on. Farigu ieri, in Consiglio, c'è stato un sussulto di democrazia. Ancora un avolta il consigliere ha chiesto di sospendere l'esame di questa legge e di procedere con quella elettorale. L'on. Francesco Sanna (Margherita) ha detto che è opportuno concentrare l'attenzione sull'articolo 18. L'on. Sanna ha ricordato che quella delle riforme era stata la sfida lanciata dal centrosinistra durante la campagna elettorale. Proprio per questo molti partiti, tra cui la Margherita non hanno presentato un proprio programma ma hanno sottoscritto il programma di "Sardegna insieme" dove era chiara la volontà di proseguire con l'elezione diretta del presidente della Regione. Per Sanna nella legge elettorale sarà opportuno inserire una clausola che esalti il ruolo del "programma di governo".
Per l'on. Silvio Cherchi (Ds) si deve evitare di legare le riforme a fenomeni contingenti o all'operato di chi governa attualmente. Gli articoli 12 e 18 sono "un atto dovuto" e non era possibile scriverli diversamente. L'on. Cherchi ha affermato che questo presidenzialismo, perfettamente sovrapposto al parlamentarismo, non va bene a nessuno. Pensiamo a una riforma che non sia figlia di suggestioni e che sia adeguata al rango istituzionale di questa Regione. Per il consigliere diessino è necessario proseguire sulla strada dell'elezione diretta del presidente della Regione. (R.R. )

Legge statutaria: tensioni nella maggioranza, ma basta l'Ulivo per approvare l'elezione diretta del presidente. Rifondazione abbandona l'aula. Sdi, Udeur e Fas per il parlamentarismo. Astenuti Forza Italia e An.

Maggioranza in fibrillazione sull'elezione diretta del presidente, che lega il Consiglio alla regola del "simul stabunt, simul cadent", condizione che, per alcuni, limiterebbe fortemente la libertà dell'assemblea. Al nodo dell'articolo 18, che disciplina elezione e poteri del presidente della Regione, i parlamentarismi alzano la testa: il presidenzialismo rischia di degenerare, dice l'on. Pisu (Prc) e il suo partito è contrario. Il Prc ha firmato il programma elettorale? Un abuso di potere del segretario di allora. Voto contrario senza scampo.
A poco conta che i riformatori (on. Dedoni) siano favorevoli: lo fanno (Pisano e Cassano) con molte riserve.
Ma il dato politico - che l'opposizione enfatizza: si era parlato di una legge rinforzata, che richiede ampia maggioranza; qui, invece, le intese si sfilacciano - è che, ad eccezione dei partiti dell'Ulivo (Ds, Margherita e Ps), il resto del "cartello Soru" si è defilato, schierandosi sul fronte del parlamentarismo e promuovendo emendamenti che prevedono l'elezione indiretta del presidente della Giunta, da parte del Consiglio regionale, che si riapproprierebbe, così, di dignità e poteri.
L'assessore Dadea cerca di attenuare i toni. Due, dice, i motivi che portano al presidenzialismo: il voler porre il cittadino al centro della vicenda politica, secondo un principio di consonanza che pone sullo stesso carro e con lo stesso destino presidente, programma elettorale, maggioranza; la necessità di scelte rapide e di stabilità che consentono un'azione di governo efficace, non condizionata da malumori. E poi c'è poco da discutere, "a legislazione vigente" dice Dadea, non è possibile eliminare la clausola della dissolvenza, quella che, se il Presidente si dimette, l'intero Consiglio va a casa.
Ma si vede che l'assessore non ha convinto tutti e il presidente Soru profitta di una sosta tecnica per parlottare con l'on. Balia. Invano, a giudicare dai risultati. Anche l'on. Uras chiede una pausa per valutare le modalità di voto sugli emendamenti simili che il presidente accorpa secondo lo spirito di principio.
Quando si riprende, ci sono le dichiarazioni di voto. Tutti a favore degli emendamenti gli interventi di Farigu (Misto), Capelli (Udc), che ritira la richiesta di voto segreto perché "le battaglie si fanno sino in fondo" e sottolinea il pericolo di "Soru padrone" ora legittimato dalla statutaria; Caligaris (Sdi-Rnp) secondo la quale "il presidente eletto dal Consiglio non ha minore autorevolezza" e l'arroccamento della maggioranza non è giustificata dal programma di legislatura, "altre volte cambiato senza che costituisse scandalo".
Anche l'on. Uras (Prc) dichiara la posizione parlamentarista del suo gruppo, ma "per non avallare i blitz della minoranza", annuncia che il suo gruppo non parteciperà al voto. Rifondazione esce dall'aula tirandosi dietro qualche giudizio polemico di "fuga".
Anche Lai (Udeur) conferma la coerenza del suo partito, che vuol dire no al presidenzialismo e all'elezione diretta del presidente; Balia (Fas) chiede che non si usino due pesi e due misure: non alla rimozione della "dissolvenza" per via dello Statuto, che, invece, viene ignorato sull'attribuzione del potere del presidente. Ma non si scalda più di tanto perché - dice - questa legge sarà sottoposta a referendum e abrogata. L'on. Maninchedda (Fas) parla di momento solenne, ma la sostanza genera inquietudine, troppo potere nelle mani del Presidente; una aberrazione "il fermo biologico della democrazia che ne deriva". Una legge partita male, che raccoglie pochi frutti e molte polemiche, dice Pileri (FI) che, polemicamente, dice di non partecipare al voto sugli emendamenti; duro anche l'on. Masia (Fas): "dobbiamo dimostrare ai sardi di avere la schiena dritta"; per Atzeri (Psd'Az) sono questi gli "effetti tossici" di una legge ammorbata. Che legge statutaria è questa, che dà più peso all'informatizzazione della Sardegna che a regolamenti essenziali per l'autonomia e la democrazia interna.
La legge ha un vizio di origine - dice l'on. Diana (An) - , il presidente della Commissione autonomia, che ha discusso la legge statutaria, è "il più subalterno al Presidente Soru". Senza contare che alla stesura di un testo in gran parte cassato dalla commissione sono stati chiamati, a titolo oneroso, tre consulenti nel giro della presidenza.
A difesa, gli onorevoli Marrocu (Ds) e Uggias (Margherita). Per Marrocu il dibattito è strumentale e l'opposizione tende a ottenere risultati immediati anziché contribuire a scrivere regole che vanno ben oltre la legislatura; per Uggias il problema della dissolvenza è nazionale, impossibile chiamare in causa l'articolo 15 dello Statuto e la legge in discussione.
L'on. Cassano critica la "fuga" di Rifondazione ("sono contrario a mezze misure") e Capelli (Udc) chiede che cosa dire ai dipendenti della Legler, ai disoccupati, a tutti coloro che attendono la Finanziaria per la ripresa dei sostegni all'economia.
Anche l'on. La Spisa (FI) è duro con Rifondazione: "sono un partito di lotta ma di governo, di fronte a posizioni nette prendono il largo"; quando alla schiena dritta rivendicata da alcuni gruppi di maggioranza, non bisogna confondere: Non è un atto di dignità, ma una posizione sull'attenti. Forza Italia si asterrà.
Voteranno a favore Fortza Paris (Ladu) e Udc (Randazzo), entrambi sottolineano negativamente la decisione di Rifondazione, uscita dall'aula "per non confondersi con l'opposizione".
L'on. Gessa (Ps) è contro gli emendamenti e a favore del presidenzialismo, per coerenza col programma di Sardegna Insieme; ma si tratta, aggiunge, di mettere i paletti al presidente, e la statutaria lo fa egregiamente. L'on.Artizzu (An) annuncia astensione e comunica all'aula che il Senato non ha approvato il rifinanziamento della missione in Afghanistan, voto (decisiva Rifondazione) che avrà ripercussioni sul governo. Un breve applauso del centrodestra ha commentato la notizia.
Si votano gli emendamenti. Vincono i no (37 a 19) ma 14 sono gli astenuti e, al momento del voto, non sono in aula né il consigliere di Diliberto (Serra) né quello di Di Pietro (Salis). Insomma, l'Ulivo è rimasto solo ed è il primo giorno di quaresima. (adel)