CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 295 del 15 febbraio 2007

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La legge Statutaria: prosegue l'esame degli articoli e degli emendamenti. All'esame dell'aula l'articolo 10.

Cagliari, 15 febbraio 2007 - Con l'esame dell'articolo 10 (Regole e doveri dell'attività politica) e degli emendamenti, sono ripresi, questo pomeriggio i lavori del Consiglio regionale. Il titolo terzo "Forma di governo della Regione" è la parte più importante della legge statutaria e il dibattito è particolarmente intenso. I lavori sono ripresi sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu e poi del vicepresidente on. Rassu . In apertura di seduta il presidente della commissione "Autonomia" on. Pinna ha chiesto, vista la scarsa presenza di consiglieri in aula, qualche minuto di sospensione. Il presidente Spissu ha sospeso i lavori per dieci minuti. Alla ripresa si è aperta la discussione generale sull'articolo 10. il primo ad intervenire è stato l'on. Mario Floris (Uds) che ha detto che con questa Legge statutaria si sta "giocando al ribasso" e si sta cercando di allineare la Sardegna alle più piccole regioni a statuto ordinario. Il leader dell'Uds ha sottolineato che , a livello nazionale, si vuole spezzare la catena che lega le sorti del Consiglio con quelle della Giunta soprattutto per quanto riguarda le dimissioni del presidente della Regione non aventi causa politica. Far passare fatti personali di dimissioni del presidente - ha proseguito l'ex presidente della Regione - per fatti politici svilisce il presidenzialismo. Per l'on. Floris, anche analizzata l'esperienza delle altre regioni italiane, spesso i presidenti hanno "usurpato" alcuni poteri. Infatti, non esiste nessuna norma costituzionale che prescrive quali poteri debbano essere riconosciuti ad un presidente eletto dal popolo. Questa legge statutaria, per l'on. Floris, sta aumentando i poteri del presidente della Regione che sono "troppi" e "pericolosi" e che non sono legati ad esigenze reali. Insomma, questa legge rappresenta il "vecchio" della nostra Regione ed ha necessità di essere modificata.
L'on. Moro (AN) ha fatto un parallelo tra il testo della giunta e quello approvato dalla commissione. L'esponente di Alleanza Nazionale ha illustrato le profonde differenze che esistono nel testo presentato dalla giunta e quello esitato dalla commissione. Il consigliere ha auspicato una maggiore trasparenza che è un elemento fondamentale nella amministrazione regionale.
L'on Farigu (Misto) ha detto che con il titolo terzo si entra nel vivo dei problemi: "stiamo entrando nella sala di terapia intensiva di un corpo ammalato".
L'esponente socialista ha fatto subito rilevare che l'articolo 10 definisce le modalità di giuramento del presidente, dei consiglieri e degli assessori. Non si definisce, invece, stranamente, come vengono eletti si pensa solo a farli giurare. Per Farigu è una contraddizione perché bisognerebbe spostare questo articolo più avanti dopo quelli che riguardano l'elezione del presidente e degli assessori. Non abbiamo ancora affrontato - ha aggiunto - se il presidente della Regione debba essere eletto dal popolo o dal Consiglio. Non possiamo definire le modalità di giuramento se non abbiamo definito ancora le modalità di elezione.

Per l'on. Uras (PRC) l'articolo 10 mira a coprire una carenza normativa che attiene al giuramento del presidente. Il capogruppo di RC ha illustrato l'emendamento presentato dal suo gruppo al terzo comma dell'articolo 10. Tale emendamento vuole sopprimere la parola "immediatamente" alla frase: "..Il Presidente della Regione non è (immediatamente) rieleggibile alla scadenza del secondo mandato. Per l'on. Uras, infatti, le regole che devono sovrintendere alla elezione del presidente della Regione non possono essere uguali a quelle di un piccolo comune. Dieci anni di potere esercitato in un'istituzione è un periodo massimo. Uras ha detto che alcuni tratti di questa legge preoccupano, come la forma di governo scelta e il tentativo di ricondurre la specialità della Sardegna all'ordinarietà delle altre regioni. Faremo una battaglia in modo trasparente - ha concluso - ma la faremo fino in fondo.
Per l'on. Caligaris (Sdi - Rnp) l'art 10 è un articolo infondato e superfluo: non ha motivo d'essere. L'esponente socialista ha annunciato che voterà a favore dell'emendamento 250 presentato dall'on. Farigu che prevede la soppressione totale dell'articolo 10. L'on. Caligaris è stata molto critica sul primo comma dell'articolo: "è incostituzionale perché modifica il testo dell'articolo 23 dello Statuto". Sull'incompatibilità tra consigliere e assessore è stata chiara: l'incompatibilità rende più autonomo il presidente della giunta. Gli assessori politici offrono maggiori garanzie persino di stabilità di governo e di maggioranza e assicurano l' attuazione più collegiale, in quanto pluralista, del programma. Critiche anche al comma 2 : "se è stato introdotto a tutela dei cittadini non si capisce perché non abbia fatto parte dell'articolo 3" e al terzo comma: "potrebbe essere trasferito nella legge elettorale".
L'on. Maninchedda (Fas) ha fatto rilevare una disparità che esiste nella legge statutaria tra il momento in cui si insedia il presidente della Regione (eletto dal popolo) e il momento in cui si insedia il Consiglio. Anche da questo punto di vista c'è un rafforzamento dei poteri del Presidente. Per Maninchedda il presidente della Regione deve insediarsi al momento della convocazione del Consiglio, non prima. Nell'articolo 10, inoltre, compare per la prima volta la parola "Programma". Tale parola compare anche nel testo degli articoli 13 e 19. Nelle intenzioni della commissione Autonomia c'era la volontà di istituire una dialettica tra la maggioranza, il Consiglio e il presidente eletto dal popolo sul programma di governo, quindi di rafforzare il ruolo del Consiglio. Ma - ha chiesto Maninchedda - che valenza ha questo programma di governo, è diverso dal programma elettorale? Se è diverso, perché nella legge non viene dettagliata la differenza? Inoltre, riferendosi al check up di metà legislatura previsto dalla Legge , l'on. Maninchedda ha detto che tale discussione del programma è inficiata dallo squilibrio dei poteri. Non ci può essere un dibattito vero se non si attenua sensibilmente il potere del presidente di sciogliere il Consiglio.
L'on. Oscar Cherchi (Uds) ha detto che questa legge getta le basi per un presidenzialismo esasperato che rischia di minare le basi della democrazia. Con questa legge succederà che il presidente nominerà e manderà a casa gli assessori come preferisce in base ai suoi umori; i partiti finiranno per non avere più voce in capitolo, gli assessori saranno solo dei collaboratori del presidente della Regione; il Consiglio non esisterà più.Per Oscar Cherchi è inconcepibile che un'Assemblea eletta dai sardi sia legata al destino di un presidente. L'assemblea deve mantenere la sua peculiarità e non può essere svilita. Per Cherchi bisogna riflettere perché questa legge è un grande "pasticcio" .
Per l'on. Giorico (Udeur) è necessario puntare su un presidenzialismo meno duro e più temperato. Per l'esponente dell'Udeur la legge statutaria deve porre un limite al superpresidenzialismo e deve avere il compito di rafforzare le istituzioni non di svilirle. Inoltre, in questa legge si crea una profonda frattura tra Giunta e Consiglio, una sorta di incomunicabilità dove anche gli assessori sono espulsi dalla politica consiliare. Per Giorico deve essere cancellata l'incompatibilità tra assessore e consigliere.
L'on. Diana (AN) in apertura di intervento ha chiarito che Alleanza nazionale è sempre stata presidenzialista. Certo che l'esperienza della Sardegna non è delle più felici. Per Diana sarebbe necessario riflettere prima di approvare una legge del genere. La maggioranza e la giunta, infatti, stanno procedendo a tentoni non si sa verso quale direzione.
L'on. Ladu (Fortza Paris) ha detto che questa legge statutaria ha bisogno di una rivisitazione anche perché c'è il grosso limite di non avere portato, contemporaneamente, in aula anche la legge elettorale dove si doveva stabilire se fare il presidenzialismo o meno. Per Ladu, comunque, è impensabile che si diano nella mani di una sola persona enormi poteri e il destino di un'intera regione.
(R.R.) SEGUE

Si fa serrato il dibattito sul Titolo terzo: Forma di governo. Tiene banco la dialettica su presidenzialismo e parlamentarismo

Cagliari, 15 febbraio 2007 - Parlamentarismo e presidenzialismo su questo antitetico binomio entra nel vivo la discussione in Consiglio regionale sulla Legge statutaria. L'occasione iniziale viene dall'articolo 10 che, disciplinando da un lato i doveri delle cariche istituzionali, stabilisce anche i criteri di trasparenza dei redditi di presidente e consiglieri, e al terzo comma pone un limite ai mandati del presidente. Ed è questo terzo comma che accende le polveri del dibattito, in quanto viene considerato da molti il primo mattone di una costruzione in senso nettamente presidenzialista della legge statutaria, come testimoniano i numerosi emendamenti presentati al riguardo.
Nel corso della seconda parte della discussione generale sull'articolo, si era già avuta la prima avvisaglia che la discussione sarà ancora lunga e approfondita anche in sede di dichiarazione di voto.
Per Pierpaolo Vargiu (Riformatori), infatti non vi è alcuna nostalgia parlamentarista da parte del suo gruppo. Il controllo del presidente in definitiva spetta all'elettorato, ma soprattutto Vargiu si dice contrario ad una estensione a due dei mandati possibili del presidente proprio per il forte potere che il sistema gli fornisce. Il consigliere di Forza Italia, Mariano Contu, ha espresso da parte sua forti riserve sulla collocazione in questo punto della legge delle materie trattate in questo articolo 10. Molto meglio sarebbe stato mettere a questo punto la disciplina dell'articolazione degli organi istituzionali. Grande limite della legge, comunque, quello di restringere il ruolo del Consiglio rispetto al presidente. E dello stesso avviso si è detto Giorgio La Spisa (Fi) perchè la formula del giuramento poteva benissimo essere inserita in altro modo. "Si sta arrivando alla parte relativa all'articolazione degli organi e in questo rientra la questione del limite dei mandati e della non rieleggibilità del presidente". Quanto alla questione del parlamentarismo, esso non è di per sé negativo come dimostrano i grandi meriti che ha avuto anche in passato, e che sono stati minati da una forma di degenerazione. Anche Sergio Pisano (Riformatori), intervenuto subito dopo ha sottolineato come con l'introduzione del Titolo terzo sulla forma del governo si entra ormai nel vivo. Esso è centrale ha detto, e quando questa legge è stata definita "legge truffa", è stato fatto probabilmente perchè richiama l'esigenza di un grande equilibrio fra i poteri della Regione. "Faremo la battaglia per la riaffermazione del presidenzialismo -ha dichiarato- ma anche per un giusto equilibrio col potere legislativo".
Terminata così la discussione generale, è a questo punto che il capogruppo di Alleanza nazionale, Ignazio Artizzu, ha parlato sull'ordine dei lavori, chiedendo una breve sospensione della seduta, a seguito delle dichiarazioni rese alla stampa nelle stesse ore dal ministro Di Pietro, che avrebbe rivolto frasi offensive ai sardi. Ha chiesto che il consiglio discuta di un immediato ordine del giorno per replicare al ministro. A questa proposta, l'on Raffaele Farigu (Misto), ha sostenuto la necessità di una verifica della vicenda che sarebbe molto grave perchè il consiglio possa esprimersi adeguatamente. Sulla questione della sospensiva hanno parlato l'on. Luciano Uras in modo contrario, "senza una adeguata verifica", ed uno a favore, Silvestro Ladu (Fortza Paris) ha proposto 10 minuti di sospensione. La presidenza ha quindi ricordato che si tratta di dichiarazioni rese alla stampa e che dell'argomento su potrà discutere più avanti.
Si è quindi entrati nella fase della votazione degli emendamenti. Sul 250 soppressivo totale dell'articolo 10 si sono preannunciati a favore Maria Grazia Caligaris (Sdi-Rnp) e Raffele Farigu (Misto), ma è stato respinto in sede di votazione. Non approvato neanche l'emendamento 170, che intendeva bocciare il primo comma dell'articolo: sono intervenuti i consiglieri Luciano Uras, Maria Grazia Caligaris e Roberto Capelli (Udc). Respinto anche l'emendamento 499, che modificava la formula del giuramento prevista. E voto contrario anche sull'emendamento 500 (in un primo momento sospeso) relativo al secondo comma che prevede la trasparenza della situazione patrimoniale degli eletti. Appariva a vari consiglieri che non si potesse rinviare a una lontana legge successiva la disciplina. Sulla questione sono ripetutamente intervenuti Mario Diana (An), Giorgio La Spisa (Fi), Maria Grazia Caligaris (Sdi Rnp), Giovanni Moro (An), Roberto Capelli (Udc), Mario Floris (Uds), Salvatore Amadu (Udc), Stefano Pinna (Ps), l'assessore Massimo Dadea, Luciano Uras (Rc).
Ma gli emendamenti al terzo comma dell'articolo 10, riguardante la limitazione dei mandati presidenziali hanno in particolare focalizzato ancor più l'attenzione e la discussione. E' stato posto in discussione e successivamente respinto l'emendamento 364, soppressivo del terzo comma dell'articolo 10, quello relativo alla limitazione dei mandati. Secondo Roberto Capelli (Udc) (intervenuto per annunciare il voto favorevole, in quanto primo firmatario) sia con il terzo comma che con l'emendamento 364, si entra nel vivo, essi precostituiscono il futuro percorso finale, della questione sulla forma di governo. Se il terzo comma sopravvive, affermava Capelli, si va verso un quadro assolutamente presidenzialista. Infatti a suo giudizio in un sistema parlamentarista, non è necessario limitare il numero di mandati presidenziali.
Vivace la discussione su questo e sui successivi emendamenti. Per Pierpaolo Vargiu, "proprio perchè sono presidenzialista voterò contro l'emendamento soppressivo. Essendo presidenzialista credo che il presidente non possa andare oltre il limite di un mandato". Di diverso avviso l'on. Caligaris, anche perchè il terzo comma non è pertinente con i precedenti. Mentre contrario all'emendamento si è dichiarato l'on Sergio Pisano (Riformatori). Alla fine l'emendamento 364 è stato come detto respinto.
Analoga vivace discussione sull'emendamento 242, tendente a eliminare una parola ("immediatamente") dal testo dell'articolo, al fine di dichiarare assoluta la non rieleggibilità del presidente dopo due mandati. Anche in questo caso le diverse interpretazioni si sono a lungo confrontate. Sono intervenuti ancora Pier Paolo Vargiu (Dopo un mandato il presidente deve essere ineleggibile), Luciano Uras ( non è vero che l'art. 10 ponga una pietra tombale sulla forma di governo parlamentare), Paolo Maninchedda (non si può andare oltre 2 mandati), Roberto Capelli (occorre sopprimere il terzo comma), Francesco Sanna (il limite dei due mandati non necessariamente prevede che si resti in carica 10 anni), Mario Diana (il presidente dimissionario non dovrebbe essere rieleggibile). Anche l'emendamento 243 è stato quindi respinto. E' stato quindi posto in discussione il 213, tendente a limitare a una sola legislatura il limite massimo dell'eleggibilità di un presidente. Anche su questo tema molti gli interventi: Pierpaolo Vargiu (Riformatori), Luciano Uras (Rc), Paolo Maninchedda (Fas), Sergio Pisano (Riformatori) Maria Grazia Caligaris (Sdi), Roberto Capelli (Udc) , Siro Marrocu (Ds), (non si può limitare a un solo mandato presidenziale) Chicco Porcu (Ps) (stiamo rischiando di partorire un piccolo mostro, schematizzazione errata del presidenzialismo), Giovanna Cerina (sarebbe stato preferibile approvare l'emendamento precedente ma non questo).
L'emendamento è stato quindi posto in votazione, ma non è risultato sussistere il numero legale, per cui il presidente ha chiuso la seduta rinviando a domani mattina alle ore 10. Rinviata a domani anche la discussione di una mozione urgente pervenuta sulle dichiarazioni del ministro Di Pietro. (LP)