CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 294 del 15 febbraio 2007

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La legge Statutaria: prosegue l'esame degli articoli e degli emendamenti. Seduta sospesa per mancanza del numero legale.

Cagliari, 15 febbraio 2007 - Prosegue in Consiglio regionale l'esame del DL sulla legge statutaria. L'on. Artizzu (An), in apertura di seduta, ha chiesto la verifica del numero legale. Trascorsi dieci minuti dall'orario di inizio dei lavori, come previsto dal Regolamento, si è proceduto alla votazione. Il presidente Eliseo Secci, constatato che in aula non era presente la maggioranza dei consiglieri, ha sospeso la seduta. I lavori riprenderanno alle 11,03.
Alla ripresa dei lavori l'on. Artizzu (AN) ha chiesto, nuovamente, la verifica del numero legale. Si è proceduto alla votazione. Il presidente Eliseo Secci, dopo aver constatato che era presente la maggioranza dei consiglieri ha ricordato che l'Aula deve esaminare l'articolo 7 (Referendum consultivo) e gli emendamenti collegati.
Il primo ad intervenire sull'articolo e sugli emendamenti è stato l'on. Vargiu (Riformatori) che ha detto che con l'articolo 7 si conclude il ragionamento sugli strumenti referendari. Per il capogruppo dei Riformatori il dibattito che si è sviluppato in aula è insoddisfacente. E' emerso, infatti, dalla maggioranza un atteggiamento più formale che di sostanza e il referendum è visto dal Consiglio come "un incidente della democrazia delegata". Il referendum consultivo, in questo testo della commissione, nasce come un "gatto cieco" senza nessuna valenza. Infatti, secondo l'articolo 7 questo referendum è quasi un atto interno del Consiglio regionale (può essere indetto solo dal Consiglio regionale o da un terzo dei consiglieri), costa un sacco di soldi e non serve a niente. E' una res nullius all'interno della Statutaria. L'on. Vargiu ha invitato tutti ad una maggiore riflessione e ad aprire un dialogo. Il consigliere ha riportato all'attenzione dell'Aula la possibilità di prevedere nella Statutaria il referendum di "sfiducia" al presidente della giunta. Questo è uno dei referendum - ha aggiunto - che va nella direzione del riequilibrio dei poteri. Questo referendum non intacca i poteri del presidente della Regione ma rafforza i poteri di controllo del corpo elettorale che ha dato la delega sia al Consiglio regionale che al presidente della Giunta. Questo referendum sarebbe - ha concluso - un meccanismo di controllo reale.
L'on. Rassu (F.I.) ha detto che il referendum è uno strumento straordinario. Non può e non deve rappresentare un istituto che sostituisce una legge dello Stato e della Regione. Il vicepresidente del Consiglio ha ribadito la sua posizione sul numero degli elettori che possono chiedere il referendum: "50.000 firme sono troppe, ma 10.000 sono poche". Sulla possibilità di prevedere nella legge il "referendum di sfiducia", l'on Rassu ha detto di non essere d'accordo. Il presidente della Regione deve essere sfiduciato dal Consiglio che è il "padrone assoluto della democrazia". Non possiamo, se crediamo nella stabilità dei governi, pensare di indire un "referendum di sfiducia al presidente della giunta". E' vero che il popolo è sovrano, ma è il concetto del "dominus" che deve essere cambiato, ma non con un referendum di questo tipo.
L'on. Caligaris (Sdi - Rnp), prima firmataria dell'emendamento 22, ha spiegato le ragioni dell'emendamento presentato che vuole abrogare l'articolo 7. Questo articolo - ha detto - è contraddittorio e deve essere sostanzialmente modificato. L'esponente socialista è stata molto critica anche sulla mancata possibilità per i cittadini di indire un referendum di questo tipo. "Sono favorevole, infatti, all'emendamento 341 dove si prevede che anche 10.000 elettori possano presentare una richiesta di referendum consultivo su questioni di interesse generale".
Per l'on. Pisu (Prc) questo referendum ( che alcuni ritengono privo di significato e poco utile) ha molto interesse. Anche l'esponente di Rifondazione Comunista ha proposto di fare in modo che possa essere richiesto , oltre che dal Consiglio regionale, anche da 10.000 cittadini. Per il presidente della Seconda commissione anche questo referendum è una forma di democrazia partecipativa che si deve incoraggiare. Per l'on. Farigu (Misto) in questo Consiglio c'è un'affannosa ricerca di un "arricchimento del nostro sistema democratico". In questo momento in cui c'è una sorta di "dimagrimento sostanziale della democrazia" ci vogliono strumenti adatti. L'esponente socialista è a favore di allargare la possibilità di far indire il referendum anche ai cittadini.
L'on. Balia (Fas) è intervenuto su due emendamenti : il 214 (Pisano e più) e il 341 (di cui è il primo firmatario). L'emendamento 214 (Referendum di sfiducia) - ha detto - viene dai firmatari giustificato come un emendamento che tende a dare maggiore garanzie al Consiglio e ai consiglieri e ad alleggerire il potere del "Dominus". Per l'on. Balia, invece, l'unico modo per ridare la dignità all'Aula è quello della reintroduzione del sistema parlamentare. Pertanto, è contrario a questo emendamento con cui l'arma referendaria si tradurrebbe in un abuso. L'emendamento 341, invece, tende a correggere l'art. 7. Fare richiedere il referendum consultivo solo dal Consiglio svilisce lo stesso referendum. L'on. Balia propone di dare la possibilità anche al popolo (con 10.000 o anche con 15.000 firme) di indire la consultazione referendaria.
L'on. Ladu (Fortza Paris), nel suo intervento, si è soffermato sull'emendamento 341 (firmato dalla maggioranza) che sostituisce il primo comma dell'articolo 7 e che modifica il secondo comma. Si tratta ancora una volta - ha detto - di un "emendamento di soccorso". Per Ladu, comunque, anche questo art. 7 è inficiato dal quorum previsto dall'articolo 4 della legge che renderà inefficace ogni tipo di referendum. E' un danno per la nostra Regione non credere nell'istituto referendario. L'on. Ladu è convinto che il Consiglio stia approvando una legge che esalta ancora di più il presidenzialismo e che non crea quel riequilibrio dei poteri necessario. "Stiamo togliendo - ha concluso - spazi di democrazia ai cittadini della Sardegna e al Consiglio regionale.
(R.R.) SEGUE

Legge statutaria, verso il voto l'articolo 7 che disciplina il referendum consultivo.

Cagliari, 15 febbraio 2007 - Perplessità sono state espresse da alcuni partiti del centrodestra sull'istituto del referendum consultivo, articolo 7 della legge statutaria. Per l'on. Vargiu (Riformatori) è uno strumento inutile, "senza padre né madre", una "stranezza giuridica" della quale "gli elettori non ci ringrazieranno". Per l'on. Pileri (FI) va contro il principio di rappresentatività escludendo, tra i soggetti che lo possono indire, Comuni e Province, un'aberrazione - ha detto l'on. Pisano, Riformatori, che aveva presentato un emendamento ritenuto decaduto (in realtà emendava un comma del testo poi modificato). Per l'on. Diana il testo è confuso, ma sarebbe interessante (perciò ha chiesto un breve rinvio, che c'è stato) che la Regione, avendo la Sardegna una rete informatica da primato, sperimentasse, su argomenti di straordinario interesse, questo strumento segnando "l'inizio di un nuovo percorso", altamente tecnologico.
L'accavallamento degli emendamenti, sostitutivi, parzialmente sostitutivi, aggiuntivi e via di seguito, disorienta qualche consigliere: alla fine passa l'emendamento 341, che al comma 1 prevede che 10mila elettori possono presentare richiesta, allargando l'elenco degli "aventi diritto", inizialmente limitata al Consiglio regionale o a un terzo dei consiglieri.
Sul testo conclusivo (approvato) è d'accordo l'on. Uras (Prc), perché il referendum consultivo "estende i poteri dell'intervento popolare, non solo sulle materie attribuite al Consiglio. Contrari i Riformatori che ripropongono il referendum di metà legislatura sulla fiducia popolare al presidente della Regione, che l'on. Porcu (Ps) ritiene non in armonia con lo Statuto (perciò inammissibile), a parte il fatto che non c'è, in Sardegna, una forma di governo presidenziale, essendo "disgiunta la vita del presidente da quella del Consiglio". Argomento che suscita la replica dei Riformatori (Vargiu e Pisano), che hanno sottoposto il testo dell'emendamento al parere di autorevoli costituzionalista e, comunque, in linea di principio, se un presidente è eletto direttamente dal popolo, è solo il popolo a poterlo sfiduciare e sarebbe "un assurdo che questo diritto, riconosciuto in un senso, non lo fosse nell'altro".(adel)


No all'introduzione del referendum di metà legislatura. Approvati gli articoli 7e 9 (l'art. 8 è stato sospeso). Si riprende nel pomeriggio con l'art. 10

Cagliari, 15 febbraio 2007 - La discussione sull'emendamento che introduce la possibilità di referendum di sfiducia di metà legislatura (N 214) presentato dal gruppo dei Riformatori, è proseguita con diversi interventi.
Per Luciano Uras (Rc), si tratta di una norma "che introduce una logica aberrante, in quanto prefigura un rapporto a due fra presidente ed elettori", con il Consiglio che rappresenta una semplice aggiunta. Di parere opposto invece Pierpaolo Vargiu (Riformatori), che sottolineando come la norma che si intende inserire è stata attentamente vagliata da esperti giuristi, ha affermato la necessità che ci si ponga piuttosto il quesito se sia utile o meno, dando ovviamente una risposta affermativa. "E poi -ha detto- si tratterebbe comunque di uno strumento di utilizzo straordinario (sarebbe infatti un rischio grande accedervi per la possibile smentita dal corpo elettorale) più che altro di una ipotesi possibile". Anche Mario Floris (Uds) ha annunciato il suo "sì" giudicando la proposta "provocatoria" e affermando che tale nprma non sarebbe nè inammissibile nè incostituzionale. Critico invece Silvio Cherchi (Ds): Sarebbe opportuno ritirare l'emendamento poichè introduce una norma sproporzionata in seno alla legge Statutaria, suscettibile di modificare l'intera impalcatura". Sposa invece la tesi dei fautori, anche per essere uno dei firmatari dell'emendamento, Gavino Cassano (Riformatori), che considerandola una norma utile e importante, ne ha proposto la sospensione per una maggiora riflessione da parte dei consiglieri. Di rigetto invece, la posizione di Francesco Sanna (Margherita): "Il sistema esiste già in California e in qualche Lander tedesco, ma in questi casi va a colpire un organo, non due come sarebbe nel nostro caso, colpendo contemporaneamente Presidente e Consiglio: sarebbe impraticabile". Messo alla fine in votazione palese, l'emendamento è stato respinto con 35 no e 13 sì.
Su proposta del consigliere Farigu (era già intervenuta la consigliera Maria Grazia Caligaris) è stato invece sospeso in quanto tale articolo conferisce la decisione sull'ammissibilità dei referendum ad una "Consulta di garanzia" che sarà istituita e disciplinata dall'articolo 36.
Sull'articolo 9 (Rinvio ad altra legge delle modalità dei referendum) ed in particolare sull'emendamento 24, lunga discussione con numerosi interventi: Raffaele Farigu (Misto): "è incomprensibile che una legge ordinaria rinvii ad altra legge ordinaria", Maria Grazia Caligaris (Sdi-Rnp): "dare garanzie ai proponenti i referendum", Massimo Dadea (assessore Riforme): nella statutaria necessarie solo norme di principio, l'emendamento della Caligaris pone proprio questioni di principio, Luciano Uras (Rc): si affermano è vero principi ma non accoglibili. L'emendamento 24 ed gli altri emendamenti sono stati infine respinti, mentre l'articolo 9 approvato.
I lavori proseguiranno questo pomeriggio alle ore 16,30 con la discussione dell'articolo 10 e successivi. (LP)