CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 293 del 14 febbraio
2007
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La legge Statutaria: prosegue l'esame degli articoli e degli emendamenti. In apertura di seduta manca il numero legale. Lavori rinviati alle 17,20
Cagliari, 14 febbraio 2007 - I lavori pomeridiani del Consiglio regionale sono ripresi sotto la presidenza dell'on. Eliseo Secci. All'esame dell'Assemblea l'articolo 5 della legge statutaria (Referendum abrogativo) e gli emendamenti. In apertura di seduta l'on. Artizzu (AN) ha chiesto la verifica del numero legale. Mancando la maggioranza prevista i lavori sono stati sospesi per mezz'ora. Riprenderanno alle 17,20.
(R.R.) SEGUE
La legge statutaria: prosegue l'esame degli articoli e degli emendamenti. Approvato l'articolo 5
Cagliari, 14 febbraio 2007 - Dopo la sospensione dovuta alla mancanza del numero legale, i lavori del Consiglio regionale sono ripresi con l'esame dell'articolo 5 della legge statutaria (Referendum abrogativo) e con gli emendamenti presentati.
Il primo ad intervenire, nella discussione generale, è stato l'on. Davoli (Prc) che ha detto che in questa fase politica la sfiducia nella politica sta "triturando" tutto e tutti. L'on. Davoli ha detto di essere preoccupato: "Non vorrei che si creda che i referendum popolari risolvano tutti i problemi della partecipazione popolare. Proprio perché siamo in una fase confusa bisogna stare attenti perché l'unica strada non è il referendum istituzionale. Ci sono altre forme: come, per esempio, i forum sociali". Per l'esponente di Rifondazione la cosa importante su cui riflettere è che la distinzione tra i vari referendum abrogativo, propositivo e consultivo esiste e per questo i singoli istituti devono essere trattati in maniera diversa. Davoli ha fatto alcuni esempi di "democrazia partecipata". In alcuni municipi di Roma - ha affermato - si convocano i cittadini e si ascoltano su come devono essere fatte le spese. Io sono intervenuto perché a me è sembrato da alcuni interventi che si è convinti che la partecipazione popolare equivalga solo al referendum istituzionale ma così non è. L'on. Capelli (Udc) ha detto che anche il dibattito di oggi sta evidenziando la grande distanza tra la politica attiva e la gente. E tanto più è lontana tanto più è incapace di interpretare le esigenze e le aspettative della gente che ci ha delegato a rappresentarla. Per Capelli in Italia, negli ultimi decenni, c'è stato un abuso del referendum sia per una carenza politica sia per una carenza partitica. Per cui oggi si ritiene che si è tanto più democratici quanto più si legifera e si norma la materia della consultazione popolare. L'esponente dell'Udc ha detto che sull'articolo 5 il suo gruppo non è d'accordo. "Noi - ha aggiunto - riproponiamo i 10.000 elettori per richiedere questo referendum. L'on. Capelli vista la scarsa attenzione dell'aula ha smesso, polemicamente, di parlare. Per l'on. Ladu (Fortza Paris), con l'articolo 5, si sta entrando nel vivo della legge statutaria. Infatti, i primi articoli sono stati sospesi e l'articolo 4 è stato completamente modificato e lo stesso avverrà anche per l'art 5. Questo dato fa riflettere. Per il capogruppo di Fortza Paris si tratta di una legge improvvisata che meritava più approfondimento da parte della maggioranza. "La prima considerazione - ha aggiunto - è che avevamo ragione noi quando dicevamo che i tempi per portare questa legge in aula non erano maturi. In questa legge c'è una difficoltà ad accettare la partecipazione diretta dei cittadini da parte della maggioranza. Eppure non dovrebbe essere così perché dato che stiamo andando ad approvare una legge che prevede un "presidenzialismo spinto" dobbiamo creare quei contrappesi che servano a rafforzare il ruolo del Consiglio e dei cittadini. La maggioranza dice che è d'accordo con questo concetto - ha proseguito Ladu - ma poi agisce in maniera contraria. L'articolo 5 è uscito dalla commissione prevedendo 50,000 firme per richiedere il referendum abrogativo. Ma ci sono moltissimi emendamenti che prevedono un numero di firme diverse. La paura della maggioranza forse è che il cittadino si rivolga all'istituto del referendum per censurare il comportamento della giunta.
Per Ladu bisogna facilitare, e non ostacolare, l'accesso al referendum come sta facendo la maggioranza. L'esponente di Fortza Paris ha messo in guardia l'intero Consiglio: "Noi stiamo approvando una legge che continua a togliere ruolo al Consiglio regionale. Facciamo una riflessione seria. Questa è una legge contro il Consiglio regionale. E' una legge che imbavaglia i cittadini e l'Assemblea". Ha poi chiesto di parlare l'assessore Dadea che ha detto che con questo articolo si sta entrando nel vivo della legge statutaria. "Io penso - ha detto l'esponente della giunta - che sia utile fare chiarezza su un aspetto: è necessario trovare punti di incontro e cercare il massimo del consenso sugli argomenti più delicati e più complessi di questo DL. La minoranza ha posto sostanzialmente due questioni: la prima è quella di riportare il contenuto del DL nell'alveo dell'articolo 15 dello Statuto. Quindi, il centrodestra ha chiesto di eliminare tutte quelle parti che potevano "appesantire" questo Disegno di legge. Mi pare - ha asserito Dadea - che su questa esigenza ci sia stata una risposta concreta: abbiamo riportato il DL nell'alveo dell'articolo 15 dello Statuto. La seconda questione posta dalla minoranza riguarda i referendum. La risposta della maggioranza e della giunta sulla soglia di accesso al referendum c'è stata: si passa da una soglia di accesso di 50.000 firme (prevista dall'articolo 5) alle 15.000. previste da un emendamento presentato dalla maggioranza. Dunque, ha detto Dadea, su queste due questioni c'è stata un'apertura concreta da parte della maggioranza e della giunta.
Finita la discussione generale sull'articolo 5, sull' emendamento 798 che sostituisce il 339 ,sono intervenuti, per dichiarazione di voto:
L'on. Mario Floris (Uds) che ha auspicato che l'assessore Dadea faccia le stesse aperture quando si parlerà del vero "nocciolo" della Legge cioè la forma di governo della Regione (dall'articolo 10 in poi).
L'on. Caligaris (sdi- rnp) che ha dichiarato di votare a favore dell'emendamento 798 anche se, in parte, è una norma contraddittoria.
L'on. Capelli (Udc) voterà contro questo emendamento, nonostante approvi l'abbassamento della soglia, perché ci sono delle incongruenze e delle contraddizioni.
L'on. Rassu (F.I.), invece, ha annunciato la sua astensione. L'abbassamento della quota dei cittadini che possono chiedere il referendum può fare in modo che si ricorra a questo strumento troppo spesso. "Ritengo - ha detto - che 50.000 firme siano troppe, ma le 15.000 previste dall'emendamento sono troppo poche".
L'on. Ladu (Fortza Paris) ha detto di votare contro questo emendamento perché l'idea di portare a 15.000 le firme è solo una "caramellina" che la maggioranza vuol dare alla minoranza. Per l'esponente di Fortza Paris l'approvazione dell'articolo 4 ha "ucciso" il referendum.
L'on. Diana (An) ha detto che voterà contro questo emendamento che avrebbe avuto bisogno di maggiore valutazione. Non entro nel merito dei 15.000 elettori. Ma i quattro consigli provinciali - ha chiesto - come devono deliberare per l'indizione dei referendum? Inoltre, c'è stata una modifica sostanziale del comma due. Sono scomparsi gli atti amministrativi generali perché? Si sta compiendo un altro scempio. L'on. Diana ha chiesto una sospensione di cinque minuti, concessa dal presidente Eliseo Secci.
Alla ripresa dei lavori il presidente della commissione Autonomia on. Pinna ha detto che la sospensione è stata utile e ha proposto un emendamento orale di modifica parziale dell'articolo 5.
L'on. Balia, sempre per dichiarazione di voto, ha detto che l'emendamento 798, modificato oralmente dall'on. Pinna, sostituisce il 339 di cui è primo firmatario. Questo emendamento 339 prevedeva che potessero chiedere il referendum 10.000 firme. La proposta fatta nell'emendamento 798 (15.000 firme) non è proprio una "caramellina" come detto dall'on. Ladu ma è un abbassamento consistente delle firme richieste (35.000). L'on. Farigu (Misto) ha ricordato che l'istituto del referendum dal nostro costituente era pensato come un "fatto straordinario". Successivamente se ne è fatto un uso diverso. "Io sono dell'avviso - ha detto - che il referendum debba avere carattere di straordinarietà ma in un periodo come questo cioè in un regime presidenziale: "evviva il referendum con il più basso numero di firme". L'on. Farigu vota contro l'emendamento ma ha detto di apprezzare questo "sussulto" della maggioranza contro il regime presidenziale.
L'on. Capelli ha chiesto di presentare un emendamento orale per cancellare la frase dal primo comma dell'articolo 5: "..rappresentino almeno il cinquanta per cento della popolazione regionale..".
L'on. Orru' (Ds) ha detto che la frase che l'on. Capelli ha chiesto di sopprimere è una forma di garanzia per tutti.
Non essendoci l'accordo, l'emendamento orale presentato dall'on. Capelli non è stato neanche messo ai voti.
L'aula ha approvato l'emendamento 798, così come emendato oralmente dall'on. Pinna e ha bocciato tutti gli altri.
L'articolo 5 è stato approvato.
I lavori del Consiglio proseguono.
(R.R.) SEGUE
Legge statutaria, approvato l'articolo 6 che disciplina il referendum propositivo. Qualche contrasto sulla costituzionalità: il Consiglio deve conservare l'esclusiva potestà legislativa o una proposta popolare sostenuta da un quorum elevato (metà più uno degli elettori) può essere emendata dall'assemblea?
Cagliari, 14 febbraio 2007 - La discussione dell'articolo 6 della legge statutaria (referendum propositivi) occupa la seconda parte della serata. Delicata la materia che sembra mettere in discussione un principio statutario: l'esclusiva competenza del Consiglio regionale a legiferare; competenza alla quale non si può rinunciare anche in presenza di una proposta di legge "rinforzata" da un voto che richiede la maggioranza assoluta degli elettori (la metà più uno). Il Consiglio deve tener conto della proposta. Ma può modificarla in libertà. Non per niente, si parla di referendum propositivo. Se il Consiglio non deciderà di operare in sintonia col giudizio elettorale, l'elettorato avrà modo di rivalersi alla scadenza elettorale.
La confusione, tuttavia, è contenuta nei percorsi, abbastanza complicarti, e nei tempi, abbastanza lunghi; al punto che sembra difficile che una proposta di legge avanzata dal referendum propositivo possa arrivare al traguardo all'interno della legislatura. Modi e tempi raffreddano in partenza l'entusiasmo dell'iniziativa popolare e meritano una riflessione ulteriore.
Nella lunga discussione sono affiorate alcune contrarietà sulla "chiusura" della maggioranza e la previsione (on. Capelli, Udc) che quando "si farà sul serio", cioè dall'articolo 10 in poi, il clima sarà diverso: o totale indifferenza (che non giova a una legge che fissa le regole) o una discussione "punto per punto", che potrebbe fare comodo alla maggioranza, "considerato che la Finanziaria non è ancora pronta".
Qualche timore esiste sullo strumento in discussione. L'on. Uras (Prc), ad esempio, teme in una sorta di "aggressione tenaglia" delle iniziative popolari capaci di indebolire e ingolfare la funzione legislativa del Consiglio: troppi referendum non generano più democrazia, ma più confusione.
L'on. Moro (An) considera un "delirio politico" che il referendum propositivo riguardi anche regolamenti e atti amministrativi; ma anche i limiti che il governo regionale vorrebbe imporre alle materie ammissibili denuncia un arroccamento di potere. Ma l'incertezza è la prova - ha detto l'on. Vargiu (Riformatori) che c'è diffidenza sui referendum, il cui utilizzo distorce (per alcuni) il corretto rapporto elettori e delegati diretti (gli eletti). Con questa riserva mentale, il referendum propositivo rassomiglia sempre di più alla procedura delle proposte di legge d'iniziativa popolare. Per evitare questa sensazione, il Consiglio deve legiferare sull'indicazione referendaria.
Tiepida la posizione e "molto temperato" l'effetto che lo strumento referendario produrrebbe sull'attività legislativa del Consiglio. Lo ha affermato l'on. La Spisa (FI) parlando di "fumo negli occhi" sulla effettiva possibilità d'accesso all'azione legislativa, anche a causa del percorso individuato e dei tempi. Stesso giudizio è stato espresso dall'on. Ladu (Fortza Paris) per il "ginepraio inestricabile" nel quale la procedura inserisce il percorso: occorre semplificare procedure e ridurre i tempi per dimostrare che non si ha paura dei cittadini.
La corsia preferenziale indicata inizialmente dalla Giunta era un pochino rischiosa; utile una riflessione che "raffreddi" quelle indicazioni. Garantire procedure più agevoli, tuttavia, non significa creare distorsioni rispetto al dettato costituzionale.
Apprezzata (on. Orrù, Ds) la novità (nessun'altra Regione ha introdotto il referendum propositivo), da migliorare il testo, rispettare sino in fondo il dettato statutario; anche l'on. Uras (Prc) è d'accordo; mentre l'on. Vargiu (Riformatori) insiste: se si crede nei referendum e si innalza il quorum, poi bisogna rispettare gli indirizzi. Indubbiamente - riconosce il presidente della Commissione autonomia, on. Pinna - un quorum così alto dà forza alla proposta. Il tema è scottante e la Commissione ci ha ragionato sopra tenendo conto dei limiti costituzionali.
Ma l'on. Mario Floris (Uds) è scettico, "siamo a un punto morto"e augura che la notte porti consiglio. Non si può esasperare il concetto che si possano fare alcune cose non previste dallo Statuto ed altre no. Invita a fare "le cose in cui crediamo".
Si discute su un emendamento, il 766. (raffica di bocciature per gli altri) che modifica il quarto comma dell'articolo 6 stabilendo che "in caso di esito favorevole il Consiglio è tenuto a deliberare entro sei mesi. Decorso il termine, il Presidente del Consiglio iscrive la proposta all'ordine del giorno dell'Assemblea che la esamina nella prima seduta". Una parziale garanzia per un percorso comunque tormentato.
I lavori riprenderanno domani mattina alle ore 10.
L'articolo 6 è approvato. (adel)