CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 292 del 14 febbraio 2007

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La legge Statutaria: prosegue l'esame degli articoli e degli emendamenti

Cagliari, 14 febbraio 2007 - I lavori del Consiglio regionale sono ripresi sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu. In apertura di seduta è stato commemorato l'on. Armando Congiu, scomparso qualche settimana fa. L'Assemblea ha osservato un minuto di silenzio. Alla ripresa dei lavori l'on. La Spisa (F.I.) ha chiesto la verifica del numero legale. Essendoci in aula la maggioranza, i lavori del Consiglio sono proseguiti con l'esame dell'articolo 4 (Referendum) e degli emendamenti presentati. Il primo consigliere ad intervenire è stato l'on. Caligaris (Sdi-Rnp). Secondo la consigliera, l'articolo 4 va profondamente rivisto per consentire la reale partecipazione dei cittadini alla vita politica. Per l'on. Caligaris è necessario abolire il quorum che condiziona la validità del referendum. Infatti le limitazioni previste dall'articolo 4 invitano alla non partecipazione e all'astensionismo e possono essere utilizzate strumentalmente. L'on. Caligaris ha illustrato l'emendamento n. 9, di cui è prima firmataria, che si propone di sostituire il comma secondo dell'articolo 4 con la frase: "la proposta referendaria è approvata se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi". Lo stesso obiettivo di ridurre le limitazioni alle consultazioni referendarie hanno anche gli emendamenti 10 e 11. "Il referendum - ha concluso l'on. Caligaris - è uno strumento importantissimo di democrazia diretta limitarlo, così come prevede l'articolo 4, in maniera massiccia non è in linea con la volontà di incrementare la partecipazione popolare".
L'on. Uras (PRC) ha detto che l'articolo 4 introduce uno degli argomenti di maggior rilievo di questa statutaria e ne segna l'indirizzo che questa legge vuole seguire. Per il capogruppo di Rifondazione comunista il referendum non deve essere depotenziato da un uso eccessivo e strumentale come spesso è accaduto in passato. Insomma, si deve decidere se il Referendum è uno strumento di ampliamento della democrazia o se è un mezzo per indebolirla. Per Uras bisogna dare a questo strumento un campo preciso di intervento per evitare che questo strumento sia depotenziato da un uso errato. Rifondazione comunista - ha detto l'on. Uras - è interessata a ogni modifica di questo istituto in un'ottica di potenziamento, di salvaguardia e di buon utilizzo del referendum.
L'on. Moro (AN) ha affermato che il primo comma dell' articolo 4 è in contraddizione con l'articolo 1 sospeso dall'aula. Il consigliere di Alleanza nazionale ha detto che nessuno vuole discutere la validità dell'istituto ma che è necessaria una riflessione completa su questo strumento che, in questi ultimi anni, si è logorato per il troppo uso e per l'abuso che se ne è fatto. Per questo è necessaria una riforma che ridia vigore al referendum, lo potenzi anche sulla base del principio costituzionale che "la sovranità appartiene al popolo". Infatti, la bassa affluenza alle urne è un problema democratico da risolvere creando anche degli strumenti legislativi che facilitino l'esercizio del diritto di voto.
L'on. Balia (Fas) ha detto che il referendum è un grande strumento di democrazia e di partecipazione popolare però non c'è dubbio che un uso eccessivo e strumentale di questo istituto possa comportare lo svilimento dello stesso. Quindi, è necessario un uso corretto e mirato che tende a potenziare il referendum. Per Balia l'articolo 4 proposto dalla giunta regionale era un testo attento ed equilibrato. Le modifiche fatte in commissione, invece, rappresentano un eccessivo appesantimento perché impongono percentuali esasperate. Con l'emendamento 338 - ha detto il consigliere - si tende a riportare il secondo comma dell'articolo 4 al testo presentato dalla giunta.
L'on. La Spisa (F.I.) ha fatto rimarcare la scarsa presenza in aula dei consiglieri. Peccato - ha detto - perché gli strumenti della partecipazione diretta sono argomenti che hanno grande importanza e non possono essere trattati con superficialità. Il capogruppo di Forza Italia ha affermato che è essenziale porsi il problema anche della non partecipazione al voto perché l'astensione ha un significato e ha un valore. Per questo agli strumenti di partecipazione diretta occorre dare un loro "giusto spazio". La democrazia rappresentativa va difesa e il riequilibrio dei poteri va in questo senso. Per La Spisa l'approccio che ha avuto questo Disegno di Legge è stato negativo perché ha voluto limitare fortemente la partecipazione al referendum. Meno male - ha affermato - che la maggioranza sta tornando indietro rispetto alla scelta di voler limitare il referendum. Quindi, una correzione di questo articolo, per l'on. La Spisa, è necessaria.
Per l'on. Vargiu (Riformatori) il referendum è uno strumento di difesa importante della partecipazione popolare. Negli anni, però, l'istituto ha subito delle modifiche (quorum) che non possono essere ignorate dall'aula. Ma lo strumento referendario va valorizzato e difeso. Il capogruppo dei Riformatori ha fatto riferimento all'emendamento n. 7, che va in questa direzione. Con questo emendamento - ha affermato - proponiamo un referendum di sfiducia popolare nei confronti del presidente della Regione. E' ragionevole che il popolo, così come ha conferito il mandato presidenziale, possa toglierlo. Si tratta di uno strumento fortissimo di democrazia.
(R.R.) SEGUE

Legge statutaria, sì all'emendamento di sintesi per la disciplina del Referendum


Cagliari, 14 febbraio 2007 - E' stato approvato dopo un lungo dibattito l'emendamento di sintesi N. 797, che di fatto sostituisce quasi integralmente l'articolo 4 della Legge statutaria e che disciplina l'istituto referendario, L'esito del voto, col sistema elettronico palese, è stato di 34 voti a favore, 2 contrari e 19 astensioni.
Nell'ultima parte del precedente dibattito generale che aveva preceduto il voto sull'articolo e sugli emendamenti, erano intervenuti Francesco Sanna (Margherita), Mario Diana (An) e l'assessore alle Riforme Massimo Dadea.
"Con questo articolo sul referendum non si disciplina solo la partecipazione popolare ma si costruisce un tassello importante della forma di governo", così Francesco Sanna nel suo articolato intervento. Per Sanna sicuramente il referendum è l'esercizio di una espressione di democrazia diretta, e tuttavia è cosa diversa dalla pronuncia di un popolo in forma di assemblea, ove si vota insieme e pubblicamente, mentre nel referendum si ha una espressione individuale. Non si può, in altre parole, "confondere il referendum come strumento assembleare diretto". Vi è poi un altro aspetto, ha proseguito Sanna, che non si può tacere: il referendum è un istituto che in qualche misura rompe il monopolio legislativo del Consiglio regionale". Soffermandosi sulle varie tipologie referendarie, Sanna ha sottolineato come non si sia volutamente inserito l'istituto del Referendum arbitrale. Quanto al problema delle soglie di accesso al referendum, Francesco Sanna ritiene che si tratti di una questione mal posta se non si considerano le modalità referendarie: la disciplina della raccolta delle firme ha modalità molto più accessibili rispetto al passato. Una cosa è che il referendum deve essere accessibile per questioni di carattere generale e rilevanti, un'altra sono i temi di carattere particolaristico.
Per Mario Diana (An), ci si trova, e sono tutti d'accordo, di fronte a un tema molto rilevante. Dopo aver osservato che nonostante i tanti timori "in Sardegna di questo istituto non si è mai abusato, anzi è stato usato pochissime volte", Diana ha osservato che è pur vero "che la raccolta delle firme è oggi più agevole", Ma ciò dipende anche dal tema trattato. Affermando di essere favorevole all'introduzione di tutti i tipi di consultazione referendaria, Diana si è riferito più specificamente all'emendamento di sintesi, lamentando come con esso rischiano di decadere altri importanti emendamenti. "Poichè non vi è alcuna volontà di abuso del referendum, potrebbe essere utile una interlocuzione sui temi posti da alcuni emendamenti dell'opposizione".
La complessità del problema in discussione è stata affrontata dall'assessore Dadea, che ha richiamato l'attenzione sul fatto che il referendum induce a spostare l'attenzione "dal palazzo ai cittadini". In quanto strumento di partecipazione diretta, è uno strumento estremamente democratico, ma al tempo stesso deve essere usato con molta occulatezza e in modo avveduto. Quindi nello stabilire una soglia di accesso occorre stare attenti: "nella proposta iniziale si era posta una soglia bassa, dopo il dibattito in commissione era stata elevata per non svilire nella produzione legislativa il ruolo del Consiglio regionale". "Il rapporto fra cittadini e istituzioni va trattato con delicatezza", ha detto Dadea. E quanto alle nuove tecnologie digitali, "pur se necessaria la massima prudenza, esse consentono un rapporto bidirezionale e la massima interattività fra cittadini e istituzioni".
L'emendamento è stato quindi approvato. Nella discussione e nelle dichiarazioni di voto dei successivi emendamenti non decaduti, sono intervenuti anche più volte i consiglieri: Mario Diana (An), Giovanni Battista Orrù (Ds), Maria Grazia Caligaris (Sdi-Rnp), Beniamino Scarpa (Misto Psd'Az), Pierpaolo Vargiu (Riformatori), Giovanni Moro (An), Luciano Uras (RC), Nicolò Rassu (Fi),.
Il dibattito prosegue. (LP)

Emendamento di sintesi della maggioranza abbassa il numero delle firme per il referendum abrogativo. Ma nel dibattito riaffiora la difficoltà a trovare intese sulla legge statutaria.

Cagliari, 14 febbraio 2007 - Approvato l'articolo 4 (Disposizioni generali), Il Consiglio affronta il successivo (Referendum abrogativo) il cui peso è importante perché segna
Un riequilibrio dei poteri tra Regione e cittadini. La soglia di 15mila firme, indicata nell'emendamento di sintesi della maggioranza che sostituisce l'articolo 5, suscita consensi, ma anche timori (un facile accesso allo strumento referendario) per l'uso che se ne potrà fare. In realtà l'on. Pisano (Riformatori) ha ricordato che tale strumento non è mai stato usato nella storia della Regione ed eventuali paure appaiono fuori luogo.
Intanto, però, l'articolo 4.
La discussione è sul quorum richiesto per la validità del referendum: "almeno la metà più uno degli elettori che ha preso parte all'elezione del Consiglio regionale" (nel caso del referendum propositivo il quorum è ridotto a un terzo). Una soglia elaborata, ma, ha spiegato l'on. Francesco Sanna, che modifica ben poco quella che indica un terzo degli aventi diritto. C'è una differenza di meno di 3mila voti e un implicito riconoscimento al corpo elettorale in servizio permanente effettivo rispetto all'astensionismo. Contrastanti le posizioni. L'on. Caligaris (Sdi-Rnp) annuncia il voto contrario; l'on. Uras (Prc) quello favorevole. Contrario anche l'on. Moro (An), per il quale il calcolo va fatto sugli aventi diritto e contrario anche l'on. Scarpa (Pasd'Az). Astensione annunciata dall'on. Manichedda (Fas): se l'iniziativa "è quella di far decadere alcuni emendamenti", ha una logica, altrimenti "sembra un pasticcio". Il referendum propositivo, che è un modo efficace di far partecipare la gente, sostanzialmente esclusa dal Palazzo e affida alle Commissioni e all'Aula consiliare la proposta, dovrebbe essere facilmente accessibile. Analogo il giudizio dell'on. Vargiu (Riformatori), che si è chiesto qual è la ratio dell'emendamento che mette paletti severi a uno strumento sul quale sarà l'Aula a esprimersi; mentre l'on. Capelli (Udc) definisce "una soluzione diabolica" quella che, da un lato, ricerca la partecipazione del popolo e, dall'altro, ne limita l'accesso. Questo è un tema sostanziale per la democrazia e l'astensione (dell'on. Maninchedda) non basta, o si è favorevoli o contrari. L'on. Capelli è contrario.
Ricordando che il referendum propositivo "non propone la legge, ma costringe il Consiglio a legiferare", l'on. Orrù (Ds) ha definito "un animale strano" il referendum propositivo", sul cui uso non tutti prevedono frenetica attività, ma, comunque deve essere disciplinato. La soglia indicata è alta? Ma serve a dare dignità politica alla richiesta, ha spiegato l'on. Pinna, presidente della Commissione autonomia, che ha discusso a lungo il provvedimento, finora totalmente modificato rispetto alla proposta della Commissione . Ha ricordato che esiste anche un'altra via, quella della proposta di legge diretta d'iniziativa popolare (articolo 33).
Favorevole l'on. Balia (Fas), che considera equa la proposta.
L'articolo 4 è approvato.
Il discorso del referendum abrogativo (articolo 5) è più rigido. Per abrogare una legge, magari votata all'unanimità del Consiglio, occorre un quorum adeguato dei cittadini. Ma, dice l'on. Maninchedda, occorre differenziare bene le due posizioni (propositivo e abrogativo), anche perché una soglia bassa favorisce la partecipazione di popolo "con pochi poteri e che comincia ad avere pochi diritti". La filosofia della legge dovrebbe essere quella di proteggere il cittadino, che, altrimenti, non ha voce in capitolo.
Anche per l'on. Moro (An) la soglia non deve essere troppo bassa (toglierebbe dignità all'istituto referendario) né troppo alta (potrebbe ledere il principio di rappresentanza che garantisce il diritto di partecipazione). Piuttosto vanno definite meglio le materie sulle quali il referendum non è ammesso, materia che discendono dalla carta costituzionale. L'on. Vargiu ripropone con forza un quarto referendum, quello "sulla fiducia di metà legislatura". Potrà decidere se tenere in sella o rimandare a casa il governo regionale, che aveva, nel momento elettorale, investito dell'incarico. Si parla sempre di sovranità popolare, ma il principio va tradotto in atti di legge. Il referendum di metà legislatura richiede un numero elevato di firme (40 mila) e un quorum di 50,1 per cento e corregge un'anomalia; rimette in corsa il corpo elettorale, altrimenti escluso per cinque anni da qualunque partecipazione attiva. Alla faccia della sovranità popolare.
Soglia accettabile, quella delle 15mila firme, anche per l'on. La Spisa (FI): rende praticabile un istituto che rappresenta l'unico modo (a volta) di scardinare gli equilibri politici a livello parlamentare che (spesso) non riescono a modificare una legge. Tuttavia lo spiraglio è modesto è l'idea che ha l'opinione pubblica è quella di un Consiglio regionale arroccato a difendere il potere. Sgradevole sensazione anche quella di una maggioranza che riscrive interi articoli della legge con emendamenti di sintesi e lo fa senza alcun tentativo di confronto con l'opposizione. Poi, in Aula, chiede collaborazione. (adel)