CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 288 dell'8 febbraio
2007
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Legge Statutaria, cominciano i capigruppo: con molte critiche (anche dalla maggioranza) nei primi interventi = Appello della Caligaris per la mozione sul "caso Nuvoli"
Cagliari, 8 febbraio 2007 - Fuoco di fila sulla statutaria con i primi quattro interventi dei capigruppo tutti fortemente critici nel dibattito generale sulla Legge Statutaria. Ma prima dell'avvio del dibattito sulle riforme, intervento dell'on Maria Grazia Caligaris (Sdi-Rnp) che ha richiamato in modo accorato e commosso il "Caso Nuvoli" (il paziente affetto da sclerosi laterale amiotrofica che ha chiesto che gli vengano sospese le cure): intervenendo sull'ordine dei lavori Caligaris ha chiesto che la Conferenza dei capigruppo possa con urgenza inserire all'ordine del giorno la mozione di cui ella è prima firmataria, perchè il caso Nuvoli possa andare all'attenzione del Parlamento come già il caso Welby. Il presidente di turno , il vice presidente on. Eliseo Secci, ha rinviato la questione ad apposite interlocuzioni fra i presidenti dei gruppi nel corso della seduta.
Ha quindi avuto avvio la discussione della Statutaria ( dopo alcune sospensioni a causa della scarsa affluenza di consiglieri in aula) con l'intervento del primo Capogruppo, on. Silvestro Ladu (Fortza Paris). Il quale ha subito esordito affermando che la Statutaria "si pone importanti obiettivi ma non costituisce il giusto percorso". Secondo Ladu "la legge che si discute travalica lo Statuto, in particolare contravviene agli articoli 13 e 27, e vi è il forte rischio di incostituzionalità". Bizzarro, ha poi affermato, che la legge Statutaria, che dovrebbe discendere dal nuovo Statuto lo preceda. "Dobbiamo tornare all'articolo 15", ha affermato l'oratore. Si parla tanto "di dibattito di riconciliazione -ha aggiunto- ma allora perchè questa accelerazione? Avremmo dovuto scegliere tempi diversi senza tutta questa fretta!". Semmai, a giudizio del rappresentante di FP, "molto più urgente la nuova legge elettorale, perchè è impensabile farla a fine legislature". Con la statutaria si sta decidendo un nuovo modello di democrazia che deve "portare a profonde riflessioni, perchè non è in gioco solamente una nuova forma di governo". Secondo Ladu "si porta avanti una filosofia soriana del presidenzialismo senza i necessari contrappesi". "Non vogliamo un sistema bloccato. Meglio un sistema proporzionale opportunamente corretto con un adeguato sbarramento a questo presidenzialismo servile". Dicendosi quindi contrario all'incompatibilità fra assessore e consigliere, ha concluso: "il presidente non può e no deve condizionare la volontà del Consiglio".
Il rammarico per l'impossibilità di un approfondimento maggiore è stato sottolineato da Pier Paolo Vargiu (Riformatori), perchè un approfondito giudizio di merito avrebbe messo in luce la trasversalità di posizioni politiche sul tema delle riforme. "Chi governa deve essere il primo a rispettare le regole" ha detto Vargiu a proposito dei ritardi della legge finanziaria; e non può essere che il presidente Soru che tanto teneva a questa legge non sia stato ancora presente in aula. Anche Vargiu ha criticato che questa legge Statutaria preceda il nuovo Statuto: "certo è una scelta possibile, ma l'opposizione non la ha mai condivisa: soprattutto non si dica che è stata la minoranza a non aver voluto avviare la procedura per il nuovo Statuto. Avete contestato la Costituente giudicandola una strada lunga, ma la vostra lo è ancora di più". Contrariamente ad altri, i Riformatori non chiedono il ritorno in Commissione, ha sottolineato Vargiu, si deve parlare in aula, "e sulle regole il dibattito ha dimostrato un ragionamento trasversale". Uno deve essere l'obiettivo di fondo: che le regole non dovranno essere particolaristiche e soprattutto devono essere durevoli. "Ci sono parti di questa legge condivisibili -ha proseguito Pierpaolo Vargiu- altre molto meno. E' emersa una discussione su presidenzialismo e parlamentarismo, su proporzionale e maggioritario". Ma le mezze misure non sono possibili: "o si è presidenzialisti o non lo si è, e così vale per il proporzionalismo". "Noi Riformatori siamo presidenzialisti", ha dichiarato, ma non può esservi supremazia di un potere sull'altro, e quanto al riequilibrio fra i due poteri, non si può ottenere a vantaggio del Consiglio; fra i due poteri ci deve essere separazione netta, e se cade il presidente è normale che si sciolga il Consiglio. "Ed allora: chi deve controllare il presidente? I cittadini; per questo proponiamo un referendum di mezza legislatura". Altre proposte dei Riformatori, ha quindi proseguito Vargiu: "sicuramente un limite ai mandati del presidente; ed ancora un premio di coalizione ai partiti e non alle coalizioni per favorire il bipartitismo; una maggiore garanzia delle minoranze attraverso forte difensore civico a forte espressione delle minoranze; ed ancora una riduzione del numero dei consiglieri da 85 a 60".
Molto severo verso una Statutaria a forte caratterizzazione presidenzialista anche Peppino Balia (Fas). Lamentando che non si sia seguito "il percorso logico dello Statuto prima della Statutaria", a causa del rifiuto dell'opposizione a eleggere la Consulta, ha sottolineato che si scontano con questo le conseguenze, e la Statutaria deve rientrare nella logica dell'attuale articolo 15. Quindi le critiche al presidenzialismo: "la stabilità di governo non deriva necessariamente dal presidenzialismo, essa è compatibile con una forma proporzionale corretta". Anche per Balia la Statutaria è destinata a protrarre nel tempo i suoi effetti, "ed è possibile reintrodurre con questa legge il sistema parlamentare con opportuni emendamenti" il presidenzialismo, per Balia, è ormai in discussione in molte sedi. Quanto al "presidenzialismo temperato sarebbe una mistificazione, non è consentito un sistema ibrido"; e poi "come è possibile battersi oggi a livello regionale per un presidenzialismo ed avere ieri detto no in sede di referendum al presidenzialismo nazionale?Ha quindi citato ampi stralci di un articolo di un celebre costituzionalista (Zagrebelsky) che pochi giorni prima del referendum nazionale aveva criticato fortemente quella eventuale scelta foriera di gravi rischi per il sistema democratico. "Ci sono profonde ragioni per cambiare un sistema presidenziale che porta a un Consiglio servile al di sotto di un Dominus". "La scelta di oggi non è neutra rispetto al Consiglio ed ai diritti dei cittadini. "Siamo parlamentaristi e presenteremo appositi emendamenti", ha dichiarato Balia, sia sulla potestà regolamentare che sui referendum. E poi ha lanciato un forte avvertimento: "Se ci saranno emendamenti che senza accordo tentano di condizionare la futura legge elettorale sarebbe molto grave". Eventuali intese nelle segrete stanze, ha aggiunto, metterebbero a rischio la Statutaria.
Fortemente critico anche Ignazio Artizzu (An), che pur dichiarandosi in modo convinto presidenzialista ha affermato che serve un presidenzialismo equilibrato e non sbilanciato. Criticando il Presidente Soru per la sua assenza ("eppure si discute la Statutaria che ha tanto voluto e imposto al Consiglio"), Artizzu ha affermato che non è in discussione il presidenzialismo che An ha sempre condiviso "ed è nella sua storia". Il capo dell'esecutivo per Artizzu deve essere eletto direttamente dai cittadini, "ma il presidenzialismo autentico si alimenta del confronto col Consiglio, in cui non vi è un Presidente che svuota e vanifica il ruolo consiliare". Quello odierno, ha continuato, "è una caricatura del presidenzialismo e questa legge statutaria è una legge monarchica". "L'idea della partecipazione -ha aggiunto- è l'anima della democrazia, ma metterla in atto concretamente non è facile". Affermando come alla Costituente si è preferito il fantasma della Consulta, Artizzu ha ricordate le forti proteste della Cisl e le critiche della Cgil. Citando il docente universitario ed ex consigliere regionale, Andrea Pubusa che considera pretestuoso il dibattito su presidenzialismo si o no, ha affermato: "Questa statutaria è uno strumento di regime da operetta, anzi da avanspettacolo: con Berlusconi si gridava allo scandalo, con un presidente ancora più forte si tace per mero calcolo opportunistico". E dopo aver paragonato il sistema presidenziale in essere alla tirannia ovvero "al trapasso della democrazia", ha aggiunto: "non credo che la Sardegna accetti di restare schiava di un presidente, questa è una legge sbagliata arrivata nel momento sbagliato". (LP)
Legge statutaria proseguono gli interventi dei capigruppo
Gli interventi sono proseguiti con il capogruppo del Prc - Se, on. Antonello Licheri, che in risposta ad alcuni interventi dei consiglieri di centrodestra ha richiamato un intervento dell'ex presidente della Regione, Mauro Pili, il quale ebbe a dire: "L'assemblea costituente è lontanissima dalla gente". Licheri ha sottolineato il fatto che "le minoranze non hanno partecipato ai lavori di questa legge" ma ha anche detto che "non si può procedere a colpi di maggioranza". Peraltro, l'esponente del Prc - Se ha aggiunto che il suo partito non condivide alcuni principi della legge come il presidenzialismo "ma non per questo non diamo il nostro contributo al dibattito. Siamo contro la personalizzazione della politica anche perché nasconde il valore dirimente del programma. Non posso non segnalare le parti condivise, come lo sforzo fatto per il potenziamento delle strutture di controllo o la disciplina introdotta sul tema del conflitto di interessi". Poi un appello: "Abbiamo davanti alcuni giorni, usiamoli per cogliere le diverse sensibilità".
E' poi intervenuto l'on. Alberto Randazzo (Udc), che ha contestato alla maggioranza il fatto di "sprecare un'occasione per dotare la Sardegna di una forma di governo condivisa, per non parlare dei profili di illegittimità costituzionale. L'elezione diretta del presidente ha già dato i suoi frutti negativi e voi chiedete di rafforzare questo sistema". Secondo l'on. Randazzo è necessario "restituire al Consiglio il suo ruolo ed eleggere in Consiglio il presidente della Giunta mentre oggi il Consiglio è ostaggio di presidente e giunta". Nel merito del testo, l'oratore ha contestato l'articolo 19 sulle ampliate funzioni del presidente e ha aggiunto: "Le nuove regole o si scrivono tutti assieme o contribuiranno ad aumentare le lacerazioni della Sardegna".
Per il capogruppo di Progetto Sardegna, on. Chicco Porcu, "c'è la disponibilità a dialogare e a migliorare il testo. Oggi non stiamo discutendo il testo di una parte politica ma stiamo avviando un processo di autodeterminazione del popolo sardo. E su questo, perché sostituiamo la parola "comunità sarda" a "popolo sardo" propongo un emendamento". L'on. Porcu ha poi aggiunto: "Non stiamo facendo esercizi di ginnastica costituzionale e quando dite che il presidenzialismo è duro dobbiamo intenderci: duro per chi? Dobbiamo dotarci di strumenti di governo per dare risposte a problemi che non possono aspettare le nostre titubanze. Questa non è la legge sbagliata al momento sbagliato ma la legge giusta al momento giusto".
Sulle norme in materia di conflitto di interessi, l'on. Porcu ha detto: "Quando parliamo di piano sanitario, ad esempio, è bene sapere da chi provengono i suggerimenti". L'oratore si è detto poi favorevole a specificare meglio i contenuti delle norme sulle differenze di genere e sulla consulta di garanzia, auspicando così un accordo dentro il Consiglio e un voto largamente maggioritario al testo della legge. (c.c.)
Conclusa la discussione generale sulla legge statutaria. Maggioranza e Giunta disponibili al confronto. Ma l'opposizione considera impraticabile l'intesa. Vel pomeriggio il voto sul passaggio agli articoli.
Giunta e maggioranza sono disponibili a rivedere alcuni punti della legge statutaria nell'intento di trovare un'intesa e di raggiungere un voto di ampia maggioranza, ma la minoranza sembra poco propensa per "lo svilimento della democrazia diretta" che si sta compiendo. L'offerta a un accordo viene dall'assessore Dadea, che ha chiuso il dibattito "ampio, libero e pervaso da tensione autonomista". Quattro i punti della replica:
- la querelle sulla precedenza, meglio lo statuto o la legge statutaria? Un falso quesito, per Dadea, un vero e proprio "artificio retorico. Lo Statuto non c'è, non è stato possibile avviare il dibattito coinvolgendo la società sarda, "è colpa di tutti noi". Il Consiglio è la sede istituzionale per riscriverlo. Accontentiamoci di quel poco di Statuto contenuto nella Statutaria, formulato "in piena autonomia senza il vaglio del Parlamento";
- l'elezione diretta del presidente della Regione. "Rispetto chi è per il ritorno al parlamentarismo; ma credo sia giusto non demonizzare il presidenzialismo" annunciando "paure ancestrali o derive antidemocratiche". L'elezione diretta è nel programma elettorale del Centrosinistra e va rispettato. Quanto a modifiche sulla indissolubilità del destino che unisce presidente al Consiglio (la cosiddetta clausola di dissolvenza), non è possibile modificarla a legislazione vigente. La via di uscita dovrà essere contenuta nel nuovo Statuto;
- il rapporto tra esecutivo e legislativo, è sicuramente sbilanciato. L'elezione diretta del presidente ha decurtato il ruolo del Consiglio, modificando una sorta di "coamministrazione" che legislativo ed esecutivo avevano esercitato per molti anni. Il Consiglio non pensi a ridimensionare il presidente, ma a esaltare il potere legislativo, per attuarlo come problema reale;
- la necessità di un confronto aperto. Le riforme sono regole di tutti e dovrebbero essere sganciate dalla logica della contrapposizione. La Giunta è disposta a cassare alcuni articoli.
In precedenza, gli ultimi interventi dei capigruppo.
L'on. Atzeri (Misto) ha parlato di amarezza per gli effetti di un presidenzialismo che mortifica il Consiglio, frutto di "una legge ignobile". Il basso tasso si "autonomia speciale" delinea una legge sostanzialmente debole, liquidata in fretta per essere "mostrata" al popolo. Un Consiglio "intimidito e sotto schiaffo" non affronta i nodi principali e "utilizzando le trappole dei moralisti" non scioglie il nodo del "simul stabunt, sumul cadent", dipingendo il parlamentarismo come fucina di inciuci e di maggioranze labili.
Per l'on. Biancu (Margherita) la legge è buona, pur non escludendo qualche dubbio e qualche passaggio da verificare meglio. Buona come "la politica di governo e l'attività legislativa". Sul primato dello statuto il parere è condiviso e al nuovo Statuto saremmo arrivati "se il centrodestra non avesse sabotato la Consulta". Si farà. E si farà insieme alla legge elettorale ("bisogna accelerare") per compiere il progetto riformatore.
Il clima poco sereno non giova a una legge che vorremmo fosse approvata all'unanimità. L'on. Marrocu (Ds) ha detto che nelle prossime ore lavorerà per ottenere questo risultato, smussando gli angoli. Troppi 300 emendamenti, "incontriamoci per scriverne 10 di sintesi che accontentino tutti". Marrocu ha chiesto al Centrodestra il necessario realismo: chiedere priorità per lo Statuto che non c'è "e un modo surrettizio per non fare nulla".
Infine l'on. La Spisa (FI): siamo lontani anni luce, ha detto, sulla concezione della politica. Per combattere la miseria e il disagio sociale, Soru copre la Sardegna di fibre ottiche, "noi pensiamo a interventi di programmazione più incisivi. Il presidenzialismo "duro" è intollerabile perché riduce gli spazi alla democrazia diretta, calpesta le forme di partecipazione, punta sui media per raggiungere e convincere l'elettore, la cui partecipazione alla vita politica si inizia e si conclude col voto per l'elezione diretta del presidente. Violato il canone fondamentale della democrazia, la separazione dei poteri fra esecutivo e legislativo; chi vincerà le prossime elezioni concentrerà su di sé un enorme potere.
Nel pomeriggio, alle 18,30, si vota il passaggio agli articoli. La pausa è necessaria sia per riordinare gli emendamenti (destinati, forse, a crescere) sia per una riflessione che il presidente Spissu auspica produttiva. (adel)