CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 248 del 28 novembre 2006

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Mozione 103, Artizzu: "Davanti al fallimento politico il Presidente Soru tragga le conseguenze"

Cagliari, 28 novembre 2006 - La Mozione di censura politica da parte del Centro destra bei confronti del Presidente Soru, della sua Giunta e della coalizione di governo, al centro del dibattito consiliare, ripreso questo pomeriggio sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu. Una mozione dai toni aspri e fortemente critici che invita il Presidente della Regione a trarre le conclusioni del "fallimento politico della attuale esperienza di governo della Regione".
Prima di dare la parola al Capogruppo di Alleanza nazionale, per illustrare la mozione, il presidente dell'Assemblea, ha commemorato la figura dell'on Peppino Tocco, recentemente scomparso, che per oltre 40 anni ha dato un importante contributo sia a livello regionale sia a livello nazionale al progresso della Sardegna.
Artizzu nel suo intervento non ha avuto mezzi termini: di fronte alla autentica emergenza sociale ed economica della Sardegna, il Presidente Soru deve trarre le conseguenze del fallimento della propria politica, ha detto. Dopo aver ricordato il particolare significato che la mozione ha per i rappresentanti dell'opposizione, come "atto di accusa del fallimento di questa presidenza", il rappresentante di An, ha affermato che i già preoccupanti problemi della nostra isola sono stati "aggravati", ed ha ricordato con gravità le dimissioni di quattro assessori, avvenute tutte, a suo giudizio, in modo fortemente critico nei confronti del presidente Soru. Particolare significato Artizzu ha dato alle dimissioni dell'assessore alla Programmazione, Pigliaru. Ed a quella dell'assessore all'Ambiente Dessì. "Sono significative le dichiarazioni stesse degli assessori dimissionari -ha detto Artizzu- che manifestano una profonda crisi nei rapporti fra Presidente e Giunta". Una crisi profonda, ha aggiunto Artizzu, "sottolineata da fatto che il presidente è stato scaricato da chi ha condiviso con lui dalla nascita il progetto politico".
Artizzu si è quindi soffermato sulla questione del bando per l'affidamento del progetto promozionale e dell'immagine pubblicitaria della Sardegna vinta, dalla Saatchi & Saatchi, su cui, ha detto, è necessario nominare una commissione di inchiesta consiliare, per verificare la correttezza del procedimento. Al riguardo Artizzu si è chiesto come il Presidente conoscesse certi dettagli quando il procedimento non era ancora concluso.
Soffermandosi quindi sulla grave emergenza sociale ed economica della Sardegna, il relatore ha ricordato la ripresa addirittura del fenomeno dell'emigrazione ed ha concluso: il Presidente Soru deve prendere atto del fallimento e quindi dimettersi. (LP).

Dibattito Mozione 103, Artizzu: "Di sfiducia al Presidente Soru"

Cagliari, 28 novembre 2006 - Aspra nei toni la mozione, aspro il dibattito da parte del centrodestra. Ventidue gli iscritti a parlare.
Il primo è stato l'on. Mario Floris (Uds): la Giunta è in forte imbarazzo - ha detto -, tenuta, programmi e metodi sono lontani dall'enfatica previsione d'inizio legislatura; gli impegni presi coi sardi hanno finito con l'allungare le liste dei disoccupati anziché favorire la ripresa economica. I rapporti tra presidente e assessori, tra Giunta e Consiglio, tra maggioranza e opposizione sono logori e l'ipotesi che, in un regime presidenzialista, si debba attaccare il cavallo dove vuole il padrone, diventa di giorno in giorno sempre più aleatoria, perché sottrae alla politica un pilastro fondamentale: la cultura dell'ascolto. Si governa per slogan - ha aggiunto Floris -, l'assenza di mediazione rende impercorribile la strada della dialettica, "avanza la schiera degli adulatori, dei quali il presidente si compiace", allontanato dalla soluzione dei problemi. Ma il problema non è Soru, ha sostenuto Floris, ma i partiti della maggioranza, "prigionieri delle loro paure": l'uscita di quattro assessori non ha provocato che qualche timido sussulto, ma, soprattutto, ha dimostrato come nulla è cambiato rispetto alle giunte Palomba o Melis, che, per stare in piedi, ricorrevano a un turn over assessoriale. Bisogna riscrivere le regole - ha concluso - e Soru non deve dimettersi, ma mettere a fuoco i problemi e contribuire alla loro soluzione.
Che le dimissioni degli assessori indichino un generale stato di malessere, da quale la maggioranza non si tira fuori, è un'osservazione dettata dall'evidenza: lo ha detto l'on. Caligaris (Sdi-Rnp) affermando che la crisi è nel sistema maggioritario, nel presidenzialismo, nei poli che riducono il ruolo dei partiti, principali veicoli di democrazia. Chi, a proposito delle dimissioni, tende a sminuire il fatto politico commette un'ingenuità perché non si rende conto del rapporto logoro tra coalizione e partiti, che riduce il peso della democrazia. Senza una nuova legge elettorale ("al posto di quella attuale, liberticida e illiberale"), senza il nuovo Statuto e un equilibrato rapporto tra esecutivo e legislativo - ha proseguito l'on. Caligaris - si rischia di cadere in una situazione preoccupante, nella quale i rimpasti in giunta "non hanno senso". Su altri due punti l'esponente dello Sdi-Rnp si è soffermata: su una legge statutaria (all'esame della Commissione autonomia) che ha bisogno di ampio dibattito "dentro e fuori le istituzioni" e comunque non può derogare dai principi sanciti dallo Statuto; e sulla partecipazione femminile. Il rimpasto riduce fortemente una presenza che era sinonimo di innovazione, denota una forte miopia e un ritorno all'antico.
Un governo "con la pistola alla tempia" ed un presidente"che gioca alla roulette russa" sono i sintomi di un'emergenza democratica alla quale la maggioranza non intende mettere riparo. Per l'on. Moro (An) la crisi è in atto e "un pretoriano del presidente non può farla passare come un semplice raffreddore", ricordando da vicino i tempi della "glaciazione comunista", quando un presidente morente era vittima di qualche starnuto. Non esiste collegialità nella giunta e nessuno "crede alle tesi degli assessori superstiti", vittime "della sindrome di Stoccolma", né al gigantesco imbroglio del programma elettorale, i cui punti salienti non sono stati raggiunti; anzi, l'elegia politica fa passare per successi (vertenza con lo Stato sulle entrate) vicende tutt'altro che rassicuranti per la Regione.
Per l'on. Capelli (Udc), la mozione di censura a Soru è idealmente firmata da "gran parte dei sardi", delusi e irretiti dai proclami di sviluppo sociale ed economico che hanno prodotto disoccupazione e miseria. Le dimissioni degli assessori Dessì e Pigliaru sono la cruda denuncia all'accentramento dei poteri nelle mani del presidente e la negazione di una collegialità, "peraltro condita da molti aneddoti sul comportamento del presidente". Il fallimento del governo è nei fatti: le riforme annunciate (quelle realizzate) restano sulla carta (esempio eclatante, le Comunità montane, riformate e rimaste quelle di prima). Il presidente ha messo in evidenza le grandi responsabilità e le contraddizione di un sistema maggioritario inadeguato, mentre l'azione politica si misura solo con i ritardi (vedi Dpef e Piano di sviluppo regionale non presentati, Finanziaria in ritardo) mentre si compiono, da parte della giunta, "azioni illegittime; la più recente la modifica dello Statuto del Cis e la sostituzione di un componente", senza "doverosamente" passare per il Consiglio. (adel).

Prosegue con toni aspri la discussione sulla Mozione 103 di censura politica del Presidente e della Giunta

Cagliari, 28 novembre 2006 - Molti interventi delle opposizioni nel corso della serata nell'ambito del dibattito di censura politica del Presidente Renato Soru, con la richiesta di dimissioni; in minor numero quelli provenienti dai banchi della maggioranza. Da un lato critiche aspre dall'altro sostegno convinto, pur se a tratti con qualche manifestazione di pensiero più articolata.
L'on Maninchedda, che ha incentrato la propria attenzione critica sui meccanismi istituzionali e sul presidenzialismo forte. Con questo sistema, ha sottolineato, chi ha vinto le elezioni le ha vinte legittimamente e quindi ha diritto a governare per tutta la legislatura. "Non è facile discutere una mozione caratterizzata da toni così duri", ha aggiunto "Lo spazio della politica non può essere quello della drammatizzazione". Da mettere in discussione, invece, per Maninchedda, il sistema del presidenzialismo, che deve essere corretto ("ad esempio passando
dall'elezione diretta del presidente a una indicazione da parte degli elettori"). Il presidenzialismo costituisce di per se un sistema monocratico, ha detto Maninchedda, ma si possono individuare diversi meccanismi per "non sottrarre al popolo la possibilità di decidere e scegliere chi dovrà governare".
Decisamente critico l'on Mario Diana (An), per il quale il problema non può essere imputato solamente al sistema elettorale ed al presidenzialismo. "Di sicuro le dimissioni di quattro assessori manifestano un problema". Si dice che occorrono assessori con maggior peso politico, ma il problema, per Diana "è che gli assessori devono essere sostenuti dai partiti che li esprimono". Sottolineando che occorre molta attenzione nel disegnare le riforme e nell'attuarle, ha ribadito che le dimissioni "di quattro assessori rappresentano sicuramente un caso". La conseguenza negativa, ha quindi concluso è costituita dalla maggiore debolezza del Consiglio e dal fatto che la politica ormai la fa sempre di più un uomo solo.
"Un rituale privo di contenuti": per il consigliere Ds Peppino Pirisi, il senso che viene da questo dibattito e dalla mozione. Sicuramente Pirisi ha convenuto che esistono luci ed ombre nell'attività del governo, ma è anche vero che "il paragone con la precedente legislatura è molto sintomatico". Affermando "che l'opposizione è priva di bussola", ha ricordato le importanti riforme portate avanti. "Non sopporto gli yes-men" -ha detto quindi Pirisi- ma sopporto ancora meno gli ipocriti e i qualunquisti sempre pronti a cambiare", pur essendo stati traghettati in consiglio sulle spalle altrui. "Più di una cosa ci sarà ancora da sistemare -ha detto- ma mozioni come questa non possono voler dire che vi è una crisi politica in atto".
Per Farigu (Misto) ridurre tutto a un confronto vecchio e logoro fra maggioranza e opposizione significa sminuire il consiglio regionale". "Quattro assessori si dimettono?", ha sottolineato, qualcuno "dice che è frutto del sistema maggioritario, ma spogliare di senso politico quanto accaduto è pura miopia". Come restare indifferenti davanti a queste dimissioni? Come stare in silenzio di fronte all'appalto sulla pubblicità? Ha aggiunto: non si fa che parlare di disoccupoti e di crisi "come si può dire che tutto vada bene?". "Queste grandi questioni vanno affrontate con una grande intesa super partes".
Per Oscar Cherchi (Misto Uds) "E' in atto un copione segnato che ha la regia del Presidente, autore vero dello smembramento della Giunta". Per Cherchi il Consiglio è esautorato, in tre mesi tre assessori dimissionati, la maggioranza va in ordine sparso: "non state seguendo il programma di governo, e per contro il presidente non rispetta ruoli e collegialità". "E' necessario tornare alla politica vera, occorre riflettere su questo".
Perplessità da parte dell'on Antonello Liori sull'efficacia della mozione di sfiducia, "che ha spesso il risultato di ricompattare le maggioranze". Bisogna denunciare con forza "la coartazione della volontà della maggioranza, ma anche della minoranza", ha denunciato il rappresentante di An. Più chela volontà di ribaltare il risultato elettorale, "c'è la volontà di difendere le prerogative delle minoranze e del Consiglio". Si "sta svendendo la politica a cominciare dalla sanità", ha concluso, sottolineando l'esigenza di affrontare con decisione la questione del conflitto di interessi. (LP)

Mozione del centro destra sulla sfiducia a Soru, Pittalis: evitare un governo forte con un Consiglio debole. Balia: il banco di prova sarà la legge statutaria.

Cagliari, 28 novembre 2006 - Tutti i mali di una legge elettorale "liberticida e mortificante" sono all'origine di una vicenda politica che crea una disparità di forze tra presidente della giunta e Consiglio, a vantaggio del primo. Il dibattito della legge statutaria (approvato in Commissione l'articolato; ora si attende il parere del Consiglio delle autonomie prima del voto finale e il passaggio all'aula) sarà il banco di prova di questa spinosa questione, richiamata in molti interventi.
L'on. Uras (Prc) ha definito "non determinanti", sotto il profilo politico, le dimissioni degli assessori (al presidente la titolarità della nomina e della revoca), ma ha sottolineato che il premier dai poteri forti è frutto della visione politica del centrodestra. Non su questo piano, pertanto, va motivato il dissenso a Soru; quanto, piuttosto, per le scarse politiche sociali e del lavoro finora attuate, argomento sul quale anche all'interno del centrosinistra è vivo il dibattito.
Uno sforzo intelligente per migliorare le performances politiche è stato chiesto dall'on. Pittalis (Udeur), il quale, respingendo l'ipotesi di Mario Floris sulla crisi della politica, ha tuttavia sollecitato che si compiano riforme "nella politica", coniugando da una parte autorevolezza di governo a efficacia dell'azione e dall'altra un rapporto più equilibrato tra esecutivo e legislativo, perché "un governo forte, se l'assemblea è debole, degenera in regime. Bisogna fare un salto di qualità mettendo da parte i vecchi arnesi della politica, come i meccanismi lenti della produzione legislativa che costituiscono un intralcio.
L'on. Vargiu (Riformatori) ha definito "isterico" l'atteggiamento di una maggioranza che critica il diritto legittimo della minoranza a manifestare il proprio dissenso sulla politica di governo. La minoranza ha motivo di farlo, perché a dimettersi sono stati due assessori di grande evidenza politica (in particolare Pigliaru, espressione del programma di governo come responsabile della programmazione), entrambi, per giunta, espressione diretta e immediata del partito di Soru. Essendo divenuta conflittuale la loro posizione, resta da domandarsi chi ha tradito lo spirito di Sardegna Insieme, la coalizione di governo ispirata dal presidente Soru: se il presidente o gli assessori. Se il conflitto appare evidente, c'è, sul piano dei risultati, la conferma dello sfascio economico e sociale, che tocca (ma le voci di dissenso sono sommesse) anche la maggioranza. La minoranza, da parte sua, chiede un riequilibrio dei poteri che la tuteli nel confronto politico.
Una maggioranza "vittima del presidente" e sotto perenne minaccia "di scioglimento del Consiglio" non utilizza questa occasione per un dibattito generale sulla crisi di risultati e tende a soffocare anche l'eco "coraggiosa" di assessori che, con dure denunce (il particolare la signora Pilia) hanno messo in evidenza la divaricazione all'interno della giunta, all'insegna "di una clamorosa sfiducia". Lo ha sostenuto l'on. Ladu (Fortza Paris) sottolineando il momento difficile della politica regionale e delle massime istituzioni.
L'on. Balia (Sdi-Su) ha citato alcuni risultati importanti conseguiti dal governo Soru (riduzione dell'indebitamento, delle servitù militari; sviluppo eco-compatibile; una produzione legislativa di rispetto), ma ha confermato il disagio ("credo della maggioranza; mio sicuramente") per le dimissioni degli assessori. Non tutto è dipeso "dai capricci del presidente"; ma, in questa vicenda, ha giocato anche la deriva presidenziale "i cui limiti vanno al di là delle scelte sulle persone" ed ha riportato il discorso sul ritorno al parlamentarismo, argomento di dibattito anche a livello di autorevoli partiti nazionali. Quanto al rapporto tra legislativo e escutivo, il Consiglio - ha concluso - possiede armi di difesa, a cominciare dalla legge statutaria che intende disciplinare i rapporti tra presidente e assemblea.
Soru come effetto di una legge elettorale "liberticida e sbagliata", che la precedente legislatura ha sulla coscienza; legge - ha detto, a sua volta, l'on. Pisu (Prc) - che va rapidamente modificata per che dia maggiori garanzie ad assessori (no ai licenziamenti in tronco) e Consiglio (che non può essere mandato a casa dal presidente). Se non si scioglie questo nodo, "continueremo ad abbaiare alla luna" e i consiglieri non avranno ruolo, oltre a correre il pericolo di essere umiliati. "E' imbarazzante - ha aggiunto - rilevare che Soru non dà alcun segno di collaborazione con la Commissione che presiedo; un atteggiamento, il suo, che dispiace e fa male; ma è frutto maturo di una legge sbagliata".
Nessun imbarazzo, invece, da parte dell'on. Licheri (Prc): gli assessori devono rappresentare la sintesi dell'azione politica e di governo. Se tale condizione è in dubbio, "non è scandaloso cambiarli". Quanto al giudizio sull'operato del presidente, non può che essere positivo anche per la dignità che ha saputo dare alla Sardegna nel confronto con lo Stato.
Da "uomo della strada", l'on. Biancareddu (UDC) ha definito Soru "abile calcolatore della politica", che, per la crisi dei partiti e la mancanza di candidati credibile alla giuda del centrosinistra (coalizione che aveva le carte il regole dopo un governo del centrodestra "che non ha brillato") ha deciso di scendere in politica utilizzando la sua notorietà ("avrebbe vinto anche se si fosse candidato col centrodestra"). Una legge elettorale ingiusta gli ha consentito di spadroneggiare. E qui va fatta una riflessione sulle dimissioni degli assessori: se è vero quello che essi dicono, se quella è l'aria che tira in giunta, non è incomprensibile che se ne siano andati, quanto che gli altri siano rimasti. Su questo punto si attendono convincenti chiarimenti. (adel)

Prosegue con toni sempre più aspri la discussione sulla Mozione 103 di censura politica del Presidente e della Giunta

Cagliari, 28 novembre 2006 - Stima per tutti gli assessori quella espressa dall'on Chicco Porcu (Ps), "ma non ci sono assessori targati Progetto Sardegna". A proposito del ruolo della Presidenza della Regione, Porcu ha ricordato che "il presidente risponde agli elettori anche dell'operato degli assessori". Affermando che davanti alle dimissioni registrate ci si trova in presenza di "una crisi di crescita della politica regionale che porta anche a contrasti a causa di sfide straordinarie che si hanno di fronte", Porcu ha ribadito che "la democrazia è anche decidere". Respingendo il "venticello della calunnia", ha ricordato i risultati importanti della Giunta.
"Una situazione che nasce dalla legge", ha detto Giuseppe Atzeri (psd'Az), "fatta da centrosinistra nel 1999 e non modificata dal centrodestra in cinque anni del suo governo". Ricordando che i sardisti dal 2004 stanno mettendo in guardia contro il presidenzialismo, ha sottolineato che "questa legge sta producendo sfracelli: il presidente può fare tutto".
Respinge tutte le critiche l'on Antonio Biancu (Margherita), che ha elencato i tre elementi su cui verte la mozione: "l'accentramento dei poteri", "la non corrispondenza del programma con l'operato", "la presunta insoddisfazione del centrosinistra". Biancu ha respinto le critiche e si è soffermato a lungo sulle conquiste effettuate: la riqualificazione della spesa, le riforme che si stanno portando avanti, l'avvio a soluzione della questione delle servitù militari, gli interventi importanti per lo sviluppo eco compatibile. "Insoddisfazione da parte del centrosinistra?" Ha fatto eco ad alcuni interventi precedenti, nel modo più assoluto visti i risultati.
Forte difesa dell'operato della coalizione e della Presidenza anche da parte del consigliere Siro Marrocu (Ds), per il quale è abbastanza normale che le dimissioni di tre assessori diventino dibattito politico. Dopo aver espresso apprezzamento per gli assessori che si sono dimessi, Marrocu ha tuttavia detto che le dimissioni rappresentano "pur sempre una sconfitta", "ed è anche sciocco non ammettere che rappresentino un fatto politico negativo". "Ma i risultati ottenuti in questa prima fase della legislatura sono storici". Certo "anche noi dobbiamo correggere qualcosa e cioè dobbiamo riuscire sempre a dare di più, anche nell'ambito di un'azione legislativa straordinaria".
Fortemente critico Giorgio La Spisa (Fi), per il quale quello posto "è un problema politico che raccoglie uno sconcerto diffuso". Il problema è grande: "un terzo della giunta se ne è andato via, con motivi di dimissioni ancora più gravi". Sottolineando i pochi interventi in aula da parte del centrosinistra ("che hanno lasciato trasparire un forte imbarazzo"), ha ricordato che molti interventi della maggioranza hanno riguardato il presidenzialismo, più che una difesa del Presidente. "Ma non crediamo più alla buona fede di chi governa". "Non ci si rende conto del modo sprezzante con cui si gestisce il potere".
Dura la replica del Presidente Soru. "Non capisco quale sia l'argomento all'ordine del giorno", ha detto"Forse si voleva porre le dimissioni del Presidente?", si è chiesto. "Ma allora sarebbe stata meglio una mozione esplicita; il dibattito sarebbe stato più interessante". La verità, secondo il Presidente della Regione, "è che non avete avuto il coraggio. Quei banchi, in parte anche vuoti, sono comodi, è comodo il ruolo di prestigio sociale ed anche economico". E sempre rivolto ai banchi dell'opposizione: "Abbiate il coraggio di presentare una mozione di sfiducia". Parlando della legge elettorale ha ricordato che il Consiglio è in grado quando vuole di modificarla, ed ha ricordato il ruolo importante del Consiglio medesimo ("molto del buono fatto dipende dalla capacità legislativa che è stata messa in atto"). Ricordando che nessun potere nuovo è appannaggio al Presidente col sistema elettorale attuale, ha tuttavia ricordato che il ruolo del Presidente è quello di guidare la Giunta in modo collegiale e portarne a sintesi le decisioni. Dopo aver ribadito "che gli assessori non rispondono all'elettorato, mentre il presidente si", ha detto di essere orgoglioso di far parte di questa maggioranza con cui intende portare avanti il programma. "La crisi politica è della minoranza che non ha idee da mettere in campo, mentre sarebbe meglio discutere delle idee".
E' quindi intervenuto il presidente dell'Assemblea che ha invitato tutti consiglieri e presidente a sforzarsi di tenere alto il livello del dibattito nel rispetto delle funzioni di ciascuno. Il dibattito prosegue con le dichiarazioni di voto. (LP)

Dure reazioni alle dichiarazioni di Soru; per l'opposizione "grave caduta di stile". Bocciata la mozione del centrodestra.

Cagliari, 28 novembre 2006 - L'intervento del presidente Soru ha provocato la dura reazione dell'opposizione, intervenuta in sede di replica e di dichiarazioni di voto. L'on. Artizzu (An) primo firmatario della mozione, si è detto "impressionato dalla violenza verbale del presidente". L'on. Capelli (Udc) ha parlato di "grave caduta di stile" e di "servili sorrisi della maggioranza"; mentre l'on. Moro (An) ha definito Soru "l'uomo della provvidenza per il centrodestra". Un invito ad abbassare i toni del confronto ed a restare nel tema della mozione è venuto dall'on. Cugini (Ds), che tuttavia non ha condiviso la reazione del presidente. L'on. Oscar Cherchi (Uds) ha chiesto che sia rispettata l'etica della politica, mentre l'on. Cappai (Udc) ha criticato i risultati ottenuti (la Sardegna accumula ritardi) e l'on. Ladu (Fortza Paris) ha parlato di "contorsioni della maggioranza" pur di difendere il presidente.
Nessuna nostalgia del passato, ha assicurato l'on. Vargiu (Riformatori), ma come si fa a chiedere dialogo e confronto all'opposizione se la maggioranza decide di approvare in tempi strettissimi il piano sanitario con sedute di Commissione sino alle quattro del mattino. L'on. Cuccu (Udc) ha lamentato non il presidenzialismo, ma l'idea che ne ha l'on. Soru, il cui giudizio sugli assessori è negativo: sono un sottoprodotto della politica. Farigu (Nuovo Psi) ha ironizzato sui risultati del governo ragionale, che Soru ha riferito con enfasi: li vada a raccontare gli operai di Ottana e del Sulcis, ha detto; sono certo che esulteranno. L'on. Sanjust (Forza Italia) ha manifestato indignazione per il tono offensivo usato dal presidente "che ha infangato l'onorabilità del Consiglio", tono, ha detto, che rappresenta "la patologia del sistema". L'on. Marrocu (Ds) ha assolto l'operato della giunta, ma ha replicato secco: non accetto, per me e per chi è investito del mandato, di barattare dignità con indennità. L'on. Alberto Randazzo ha aggiunto: spero si sia trattato di uno sfogo. Da Biancareddu e Amadu (Udc) il voto a favore della mozione.
Si è votato per appello nominale: 74 i presenti; la mozione ha ottenuto 25 voti favorevoli e 45 contrati. Quattro gli astenuti.
Il Consiglio proseguirà i lavori domani alle ore 10. (adel)