CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 221 del 2 agosto 2006

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Esame del testo unificato 192/193/233/235 - legge di riforma degli enti agricoli e di riordino delle funzioni in agricoltura. Relazione di maggioranza e dell'opposizione, primi interventi al dibattito.

Cagliari, 2 agosto 2006 - Sotto la presidenza della vicepresidente on. Claudia Lombardo il Consiglio regionale ha iniziato questa mattina ad affrontare il tema della riforma degli enti agricoli della Sardegna.
Per la maggioranza è intervenuto quale relatore del provvedimento l'on. Alberto Sanna (Ds), presidente della V Commissione. Secondo Sanna "si tratta di un momento conclusivo del processo di riforma del sistema agricolo avviato con la Finanziaria 2005. Questo testo riordina le funzioni dell'agricoltura e rappresenta insieme una parte importante della riforma complessiva dell'amministrazione regionale che è stata avviata negli ultimi due anni".
L'oratore ha enunciato i limiti dell'attuale sistema normativo in materia di agricoltura, limiti presenti da venticinque anni, da quando cioè si discute della necessità di una riforma e ha ricordato che il comparto conta centomila aziende, occupa duecentomila lavoratori e vale il 6 per cento del prodotto lordo vendibile della Sardegna.
In particolare, secondo l'esponente della Margherita "il sistema è fuori controllo e si fa fatica a governarlo efficacemente"; "la funzione di ricerca viene esercitata da più soggetti che poi non ne trasferiscono gli effetti e i risultati alla filiera ed è carente il rapporto tra la ricerca e la programmazione degli interventi; col tempo si è persa la funzione di assistenza tecnica svolta un tempo dall'Ersat, sostituita in questo da aziende private come l'Ara; il vecchio sistema è molto costoso e non produce servizi all'altezza dei bisogni. D'altro canto, il 70 per cento del bilancio dell'assessorato all'Agricoltura è rappresentato dal costo del sistema attuale".
L'on. Sanna ha poi enunciato i principi della riforma in esame sottolineando le competenze delle Agenzie (Agrisardegna per la ricerca; Laore per l'assistenza tecnica; Argea per gli aiuti di Stato e i pagamenti) e del comitato di coordinamento; ha poi parlato del decentramento di funzioni che sarà effettuato sul territorio con l'istituzione degli sportelli unici "che porteranno a casa degli agricoltori i servizi".
Un accenno anche al tema del personale: "Non c'è ombra di precarizzazione in questa riforma né ci sono pericoli per i posti di lavoro del personale regionale. Anzi: il personale sarà valorizzato e ulteriormente professionalizzato".

Per l'opposizione è intervenuto quale relatore l'on. Nicolò Rassu (Forza Italia), che ha ringraziato la commissione per gli sforzi compiuti in occasione della stesura di questi provvedimenti ma ha sottolineato i rischi. "Le tre agenzie non hanno nessun potere decisionale e rispondono in tutto e per tutto alla Giunta regionale attraverso i direttori delle agenzie. Ma nessun ruolo hanno in questa riforma gli imprenditori agricoli, cioè i veri destinatari della riforma che dovremmo adottare, per rilanciare il mondo delle campagne. Ma queste agenzie sono degli strumenti politici alla mercè di chi governa, tre organi tecnici senza nessun contatto col mondo agricolo". Per Rassu "è necessario riflettere e concertare, anche se noi non contestiamo in sé la nascita delle agenzie. Solo che non era questa la riforma necessaria per l'agricoltura sarda".

Il presidente Lombardo ha dichiarato aperta la discussione ed è subito intervenuto l'on. Giuseppe Cuccu (Margherita) che ha parlato di "una giornata importante e forse storica per l'agricoltura sarda, che è in crisi e non lo scopriamo oggi". L'oratore ha ricordato le difficoltà strutturali del settore, i problemi di competenze che impediscono agli enti di lavorare in connessione tra loro. "Abbiamo il dovere di trovare soluzioni", ha detto Cuccu, "e di puntare alla qualità dei prodotti". L'esponente della Margherita ha poi insistito sul tema del personale pubblico che andrà a lavorare nelle agenzie premettendo che "il personale dell'Ara da oltre vent'anni fa parte integrante dell'assistenza tecnica alle aziende zootecniche della nostra Regione" specificando che "sarebbe interessante per la Regione individuare un percorso di internalizzazione dei lavoratori dell'Ara nei ruoli della Regione". Per Cuccu, comunque, "il personale degli enti soppressi deve confluire nelle nuove agenzie senza che si corra alcun rischio di precarizzazione del posto di lavoro, garantendo i lavoratori che già ci sono e includendovi quelli che inspiegabilmente hanno altri istituti contrattuali. Certo è che le riforme non si fanno sulle spalle dei lavoratori". (SEGUE) C.C.

La discussione generale sulla legge di riforma degli enti agricoli. L'opposizione: agricoltura "consegnata" a Soru.

Cagliari, 2 agosto 2006 - Il centrodestra si dissocia da una riforma che non dà alcun beneficio al mondo agricolo, assillato da una crisi profonda. La legge non interviene sui nodi che condizionano lo sviluppo e rischia di lasciare le cose come stanno, anzi, peggiorando la situazione perché mortifica le professionalità degli enti, "sui quali si getta fango" (on. Diana, An), non salda la frattura fra le produzione e i mercati (on. Sanciu, FI), ma affida alla Giunta il controllo autoritario del settore (on. Licandro, FI).
Una riforma calata dall'alto, senza concertazione, "che consegna la politica agricola - ha aggiunto Sanciu - al baronato universitario" e non costituisce corollario di un programma più complesso e articolato in grado di dare forza al settore. Le tre Agenzie (Agris, Laora e Argea) sono il risultato di un obiettivo principale: consentire al presidente Soru, attraverso la nomina di un direttore generale, di esercitare un controllo diretto. Più che un avanzamento del mondo agricolo, è una resa. Mancano le premesse perché gli agricoltori sardi possano affrontare le nuove sfide con speranze di successo. Del resto, dei veri problemi dell'agricoltura, della scelta delle produzioni, della loro qualità, della valorizzazione dei prodotti di nicchia, la politica regionale, in questi due anni, non si è minimamente occupata lasciando che le imprese, schiacciate dai debiti - ha detto ancora - fossero abbandonate alla loro disperazione. Se era necessaria la rivisitazione degli enti, questa andava, dunque, inserita in un programma globale. Il calo del Pil, la crescita dei terreni incolti, il calo delle colture nobili disegnano infatti scenari a fronte dei quali la riforma degli enti esprime solo l'esercizio - ha concluso Sanciu - del potere politico.
Anche la maggioranza - ha detto, a sua volta, l'on. Diana - fa emergere alcune forti criticità e l'auspico che possano essere corrette in Aula. Poi, però, si ritorna alla regola di fare in fretta, di concludere l'esame in appena due giorni. Inevitabile che il provvedimento, definito "la madre delle riforme", pecchi di superficialità e si preoccupi di legittimare il ruolo della Regione, trascurando quello degli enti locali. Se la legge passa, ci sarà un direttore generale "onnipotente" con competenze straordinarie "al servizio del presidente di turno". Tutto ciò si realizza con un Consiglio costretto a correre, ormai col fiatone, non in grado di approfondire la situazione. Tra le tante perplessità, il mancato coinvolgimento dell'Assessore dell'Ambiente, mentre si enfatizzano biodiversità e ambiente rurale. Assumono un ruolo importante, nella Consulta che interloquirà con la Giunta, i soli professori universitari, "che mai hanno dato risposte al mondo agricolo".
Ma forse la mancanza di programmi di respiro dipende dal fatto - ha detto l'on. Licandro - che gli agricoltori dimostrano una straordinaria dote di sopravvivenza alle avversità, tra le quali includere anche una Giunta che ritiene preferibile mettere prua contro gli enti (a costo di gravi disagi del personale) piuttosto che dare corso ad una politica organica di sviluppo e sostegno. Le Agenzie, infatti, avranno scarsi poteri e di sola gestione; in realtà saranno "il braccio lungo del presidente e, eventualmente, dell'assessore". Ammesso anche che la riforma sia stata affrontata con "lo spirito giusto", essa - ha concluso Licandro - rappresenta una riforma affrettata, incapace di rafforzare un settore strategico, non solo sul piano economico, ma anche su quello culturale. In questa vicenda, che rende sempre più debole e precario il mondo agricoli - si tace su alcuni aspetti cruciali: stabilire un rapporto adeguato con l'Unione europea e valorizzare i tecnici qualificati, ai quali affidare un ruolo di aggiornamento e rilancio dei modelli di produzione. Senza sciogliere questi due nodi, nessuno sviluppo è prevedibile. (adel)

Prosegue il dibattito generale sul testo unificato "Legge di riforma degli enti agricoli e di riordino delle funzioni in agricoltura". Gli interventi degli on. Cachia (Margherita) e Cappai (Udc)

Cagliari, 2 agosto 2006 - L'on. Cachia (Margherita) ha detto che questa legge non risolverà certo tutti i problemi dell'agricoltura sarda ma costituisce la logica premessa per tentare di migliorare la situazione. Grande ruolo può avere il Consiglio che è chiamato a dare il suo apporto per modificare e migliorare il testo unificato. La maggioranza - ha detto l'on. Cachia - pensa ad un'agricoltura moderna in grado di affermarsi nei mercati nazionali e internazionali. Al pastore devono essere forniti strumenti adeguati e una ricerca tecnica che gli consenta di far progredire la sua azienda e di dargli un reddito adeguato. La riforma ha molti lati positivi: pone fine all'immobilismo che esiste nel settore, alla proliferazione degli enti (spesso con competenze simili e che non dialogavano tra loro) e alla disastrosa burocrazia che determinava disorientamento e sfiducia. La creazione di tre agenzie più snelle, rispetto ai sette enti del passato (complessi e lenti), è per Cachia, uno dei punti più importanti della legge. Molto positivo il giudizio sul trattamento migliorativo previsto per chi si occupa di ricerca. L'esponente della Margherita ha ringraziato la quinta commissione per l'ottimo lavoro svolto e ha suggerito di mantenere i nomi originari (per conservare l' etichetta identificativa) sia per la Stazione Sperimentale del sughero che per l'Istituto di incremento ippico. L'on. Cachia, in conclusione, ha auspicato che il voto di astensione dell'opposizione in commissione si trasformi in un voto positivo perché le leggi di riforma devono essere leggi di tutti. L'on. Cappai (Udc), in apertura di intervento, ha chiesto all'assessore di ritirare il provvedimento perché non ha avuto sufficiente concertazione. Fra l'altro, ha detto il Questore del Consiglio, il testo unificato, oggi all'esame dell'aula, è l'insieme di due disegni di legge della giunta e di due proposte di legge presentate dalla Margherita e dai Ds che confliggevano tra loro. La giunta, prima di presentare i due DL non ha sentito nessuno nella fretta di accontentare il presidente Soru che aveva disposto che prima delle ferie estive il Consiglio dovesse approvare questo provvedimento. Per l'on. Cappai l'agricoltura sarda avrebbe bisogno di un dibattito più approfondito, più serio, più corretto, più appropriato. L'esponente dell'Udc ha suggerito di ritirare il provvedimento, fare la concertazione e portare in aula una proposta condivisa. Inoltre, manca anche all'interno della stessa maggioranza una visione condivisa di come risolvere il problema dell'agricoltura sarda. La stessa proposta di legge della Margherita (dove si prevedeva un solo ente regionale) diverge profondamente da quella presentata dai Ds ( dove si prevedeva l'istituzione di due agenzie). Personalmente, ha continuato Cappai, io condividevo quest'ultima perché aveva il pregio di conferire funzioni agli enti locali. Invece, nel testo unificato all'esame dell'assemblea c'è solo un accentramento di funzioni in capo alla giunta regionale. Dove è finito - ha chiesto - il decentramento? Rinnegare le proprie idee non è un buon servizio per la democrazia. Per Cappai la politica di questa giunta e di questa maggioranza, anche in tema di agricoltura, è fallimentare. Il presidente Soru - ha detto - nelle sue dichiarazioni programmatiche aveva parlato di "agricoltura di qualità" ma nessuno dei suoi progetti è andato a buon fine. Nella Finanziaria dell'anno scorso (articolo 7 comma secondo) la maggioranza aveva scritto che era necessario risolvere i problemi dei Consorzi di bonifica. Sono trascorsi 14 mesi ma nulla è stato fatto e da un anno "giace" una proposta di legge presentata dalla opposizione che non viene neanche presa in considerazione. Così come non è stato fatto niente per ridurre il forte indebitamento degli agricoltori e gli altri problemi del settore agricolo. Cappai ha concluso che l'unico collante che tiene in piedi questa maggioranza è il potere e ha chiesto, ancora una volta, di ritirare il provvedimento per poter riflettere e, dopo una adeguata concertazione, ripresentarlo in aula. (SEGUE) R.R.

Continua il confronto fra maggioranza e opposizione sul Testo unico di riforma degli enti agricoli

Cagliari, 2 agosto 2006 - Il confronto a due fra Giovanni Moro (An) e Giommaria Uggias (Margherita) ha concluso la prima fase del dibattito generale sul Testo unico per la riforma degli enti agricoli. I lavori sono stati sospesi dal Presidente Giacomo Spissu, che li ha rinviati al primo pomeriggio, per la prosecuzione della discussione che vedrà impegnati numerosi consiglieri.
Per Giovanni Moro, "Questi dibattiti non appassionano ormai più perchè i provvedimenti che arrivano in aula sono blindati e non è ammissibile alcuna dialettica costruttiva". "Sull'agricoltura si sta abbattendo una vera tempesta legislativa", ha proseguito il rappresentante dell'opposizione, per il quale c'è da chiedersi "che cosa ci sia di sinistra", in questo provvedimento, caratterizzato prevalentemente da una tecnocrazia estremamente povera. Questa riforma, ha detto ancora Moro "rischia di rompere il rapporto che finora è esistito fra strutture tecniche agricole e territori". Mancano le sinergie, ha ancora affermato, fra i vari organismi, così come manca il momento della verifica, sia nella definizione temporale sia nella individuazione dei soggetti terzi che dovrebbero attuarla.
Che l'argomento in discussione sia della massima importanza lo ha con forza sottolineato Giommaria Uggias, "anche in considerazione -ha detto- del momento particolare dell'economia sarda e soprattutto del settore agricolo, di fronte ai mutamenti intervenuti nella politica agricola della UE". A giudizio di Uggias, il quadro generale attuale consente "alla Sardegna di ritagliarsi uno spazio che può essere importante per le nostre imprese"; a tal fine occorrono strumenti utili ed efficaci come quelli proposti. Affermando che le opposizioni hanno torto quando denunciano "la mancanza di consultazioni con le parti sociali e le organizzazioni del settore agricolo ("Le consultazioni ci sono state, e numerose, con tutte le organizzazioni che sono state anche ascoltate"), ha ribadito che non si possono risolvere "tutti i problemi per decreto; d'altra parte l'opposizione non ha avanzato nessuna proposta di riforma degli enti agricoli in questi due anni di legislatura". Ribadendo che quella in discussione è una "riforma di struttura importante, ha detto che la legge va nella direzione del decentramento".
Conclusa la seduta, i lavori riprenderanno alle ore 16. (L.P.)