CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 209 del 20 luglio 2006
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Iniziato l'esame degli articoli della legge della tutela della salute e il riordino dei servizi sanitari. Sino a notte fonda i lavori della Commissione per l'esame degli emendamenti.
Cagliari, 20 luglio 2006 - Un faticoso lavoro sino a notte tarda quello della Commissione sanità presieduta dall'on. Masia per esaminare i 124 emendamenti presentati alla legge su "la tutela della salute e il riordino del servizio sanitario", una legge che non piace alla minoranza. Grazie alla maratona notturna, oggi il Consiglio ha potuto iniziare l'esame degli articoli.
A cominciare dal titolo (l'on. Licandro, FI: "per non essere ipocriti e per chiamare le cose col loro nome, è necessario non parlare di tutela della salute; non c'è una sola ragione per farlo, né alcuna garanzia per i cittadini") l'opposizione ha alzato il tiro, lamentando, tra l'altro (on. Moro, An), che l'Aula non ha avuto il tempo di valutate gli emendamenti, resi disponibili da poco prima l'inizio dei lavori. Per questo motivo il centrodestra ha chiesto che si cancellasse, dal titolo, la dizione "tutela della salute" perché (on. Diana, An) "tutt'al più si può parlare di riordino, Quanto alla tutela, la cronaca quotidiana dice il contrario"). Ma l'emendamento è stato bocciato dall'aula e il titolo della legge confermato.
Sull'articolo 1, l'on. Vargiu (Riformatori) ha sottolineato la diffidenza della maggioranza, che, nel corso dell'attività in Commissione, ha tagliato molte deleghe alla Giunta, "per il semplice motivo che, visto l'andazzo, non si fida" ed introdotto una serie di controlli (commissioni, sottocommissioni, conferenze, organismi di vigilanza e così via) che avranno un effetto sicuro: non consentire al direttore generale di potersi occupare effettivamente di sanità. L'on. Capelli (Udc) ha confermato il giudizio critico: "questa - ha detto - è una legge attesa da molti ma voluta da pochi; che corre molto ma non sembra destinata ad arrivare al traguardo". In essa sono contenute molte imprecisioni, alcune davvero paradossali, come quella che dà agli enti locali il compito di controllare il direttore generale, ma non l'atto aziendale dello stesso con il quale si definisce l'attività della aziende sanitarie.
Attenzione alle piccole aziende ("devono avere pari dignità") è stata sollecitata dall'on. Oscar Cherchi (Uds): "questa - ha detto - non è la strada giusta per rilanciare la sanità; stiamo perdendo un'occasione". Non c'è alcuna rottura col passato; la giunta ripete vecchi schemi, come l'assegnazione dei posti d'evidenza secondo la spartizione delle tessere di partito e ripropone atteggiamenti che non lasciano prevedere niente di buono.
A sostegno della legge e dell'articolo 1 ha parlato, invece, l'on. Cachia (Margherita): la legge - questo il suo pensiero - colma una ventennale lacuna, pone il cittadino al centro del sistema e ripropone un controllo della spesa senza ridurre la qualità dell'assistenza. Apprezzamento per il ruolo assegnato ai Comuni, che, profondi conoscitori del territorio, medieranno rispetto alle logiche esclusivamente sanitario e richiamo ai medici di base per il ruolo fondamentale che hanno nell'equilibrio tra sanità ospedaliera e territorio.
Il pericolo che alcune soluzioni indicate possano dar luogo, da parte del Governo, ad impugnativa è stato richiamato dall'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris), per il quale questa legge è esageratamente contorta, "tutta lacci e laccioli". Altro pericolo, il ruolo politico degli enti locali: potrebbe essere occasione di lotta. Se in passato c'erano state carenze da parte dei direttori generali nel tener conto delle esigenze del territorio, qui si rischia di collocarsi sul lato opposto. Se è giusto, pertanto controllare i manager, bastano i paletti, "non è necessario innalzare muraglie".
La legge? "E' un ballo in maschera". L'ha definita così l'on. Giorgio Oppi (Udc) sostenendo che il testo è equivoco, non esprime con chiarezza gli indirizzi, apre la via ai ricorsi, ma anche a colpi di mano. C'è da lavorarci su, per migliorarla; ma perché ciò metta insieme le conoscenze e le esperienze di maggioranza e minoranza, il clima deve essere diverso, di collaborazione. Riflettendosi sui cittadini e sulla qualità della vita, la sanità non appartiene né a destra né a sinistra. Su questo tema generale la Giunta dovrebbe riflettere evitando l'accentuarsi del clima di scontro - che porta a inevitabili conseguenze: la difesa a oltranza delle diverse posizioni politiche - che rischia di peggiorare la situazione. (adel)
Testo Unico sul riordino del Servizio sanitario: approvato l'articolo 1 con emendamenti
Cagliari, 20 luglio 2006 - Approvato l'articolo 1 del Testo unificato sul riordino dei servizi sanitari. Il Consiglio dopo una breve discussione di carattere generale sul primo articolo è infatti entrata nel merito delle singole parti della legge. Nella discussione sull'articolo 1 il consigliere Mario Diana (An), ha avuto parole di forte critica per la stesura del testo: "Si parla di garantire i livelli sanitari essenziali, ma bisogna invece tutelare la salute senza limitazioni". Quanto al ruolo degli enti locali nella programmazione del settore, ha sottolineato che ad essi in realtà non viene mai assegnato alcuna funzione. "Questa legge -ha detto- è interamente da riscrivere".
Critico anche il consigliere Gerolamo Licandro (FI) il quale ha lamentato la copertura dei ruoli dirigenziali del settore sanitario con manager provenienti dal continente. Denunciando lo stato della sanità a Oristano ha affermato: "Sembra che il vero problema della sanità sia la prioritaria necessità di far quadrare i conti, ma una dimensione troppo ragionieristica farà crescere il gap fra province e fra Sardegna e continente".
Silvio Lai (Ds) ha sottolineato il positivo lavoro svolto dalla commissione Sanità nella seduta di ieri fino a tarda notte, "segno dell'impegno di tutti i gruppi", quanto agli emendamenti "se vi saranno proposte ritenute sensate, il Consiglio non potrà che valutarle e farle proprie".
Il presidente ha quindi posto in votazione gli emendamenti e l'articolo 1. Gli emendamenti soppressivi 19-105 dell'opposizione sono stati respinti, approvato l'emendamento104 è stato approvato con una modifica orale, ed anche l'emendamento aggiunti 56 è stato approvato. Approvato infine l'articolo 1.
La discussione prosegue sull'articolo 2 e sui relativi emendamenti. (L.P.)
L'esame degli articoli e degli emendamenti al Testo unificato 45-53-68-202-211/A sulla Tutela della salute e riordino del Servizio sanitario della Sardegna. Approvati gli articoli 2 (Aziende sanitarie locali) e 3 (erogazione delle prestazioni sanitarie). Lavori sospesi per mancanza del numero legale.
Cagliari, 20 luglio 2006 - Riprenderanno alle 13,05 i lavori del Consiglio regionale che sono stati sospesi, dopo l'approvazione degli articoli 2 e 3, per mancanza del numero legale.
Sull'articolo 2, che elenca le Aziende sanitarie della Sardegna, sono intervenuti gli on.li Vargiu (I Riformatori) e Uras (PRC).
L'on. Vargiu ha detto di essere perplesso dopo le dichiarazione fatte alla Camera dei deputati durante il Question Time in cui il governo nazionale ha detto che non intende sostenere finanziariamente le nuove quattro province della Sardegna . "La giunta regionale ci deve dire - ha detto Vargiu - quali sono i percorsi che vuole perseguire sulla divisione territoriale della Sardegna e soprattutto se vuole aprire una battaglia con il governo o meno.
Questo articolo 2 va approvato, allo stato attuale, così come è. Ma che senso ha prevedere 8 asl che corrispondono alla nuova articolazione del territorio - ha chiesto - se poi la giunta non intende difendere le nuove province?
L'on. Uras (PRC) è stato chiarissimo: "il nuovo quadro istituzionale non deve essere toccato, non si può fare marcia indietro. Dobbiamo essere coerenti: le otto province sarde sono parte integrante della battaglia politica fatta da Sardegna Insieme. Noi proseguiremo su questa linea fino alla fine della legislatura". Per Uras le nuove province devono avere pari dignità rispetto alle altre anche perché sono state approvate con legge del Consiglio che ha competenza specifica in materia di organizzazione delle autonomie locali.
L'assessore agli Affari generali Massimo Dadea ha ricordato che le nuove province sono state istituite con legge regionale, sottoposte a referendum popolare e che ci sono state due sentenze della Corte Costituzionale che ne hanno ribadito la loro legittimità costituzionale. Pertanto, per l'esponente dell'esecutivo, non c'è bisogno di nessun altro atto , neanche di una legge statale. "Quindi - ha concluso - ci sono delle leggi e noi ci atteniamo alle leggi".
Messo in votazione l'articolo 2 è stato approvato. Senza discussione è stato approvato anche l'articolo 3. L'on. Capelli (Udc) ha chiesto, sull'articolo 4, il voto elettronico palese ma in aula mancava il numero legale e il presidente Spissu ha sospeso i lavori per mezz'ora.
Essendo mancato il numero legale alla ripresa dei lavori il presidente ha chiuso la seduta.I lavori riprenderanno questo pomeriggio alle 16,30. (R.R.)