CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 203 del 13 luglio 2006

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In apertura di seduta il presidente ha comunicato l'avvenuta presentazione di:

 

Mozione n. 78 (Diana e più) sulla necessità di revocare la deliberazione della giunta regionale n. 17/9 del 26 aprile 2006 sul Parco geominerario.

Cagliari, 13 luglio 2006 - Il Consiglio regionale è riunito, in seduta straordinaria, per discutere la mozione n. 78 (Diana e più) sulla necessità di revocare la deliberazione della giunta regionale n. 17/9 del 26 aprile 2006 (Bando di gara per la cessione, riqualificazione e trasformazione di ambiti di particolare interesse paesaggistico del Parco Geominerario della Sardegna). L'assemblea si è riunita sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu. In apertura di seduta l'on. Caligaris (SDI -RNP), richiamando il comma 2 dell'articolo 107 del Regolamento, ha dichiarato di non essere soddisfatta della risposta data dalla giunta all'interrogazione che riguarda gli ex soci della Banca popolare di Sassari e ha chiesto di avere una risposta orale nella competente commissione. L'on. Diana (AN) ha illustrato la mozione n. 78. L'esponente di Alleanza nazionale ha detto di essere rammaricato per l'assenza in aula del presidente Soru che avrebbe dovuto dare delle risposte su un problema particolarmente importante. Il presidente Soru - ha sottolineato l'on. Diana - sfrutta tutte le occasione per essere assente e nello stesso tempo ci dice che i portatori di perplessità dovrebbero trasferire i loro dubbi altrove. Io non ci sono riuscito soprattutto davanti ad una delibera, come questa, poco trasparente. Il consigliere di AN ha chiarito di non essere contrario a iniziative che restituiscano salubrità e diano sviluppo ai territori ma ha chiesto maggiore trasparenza nel bando di gara e alcuni chiarimenti in merito al rischio che esiste di perdere i finanziamenti per il risanamento ambientale di quelle zone. Infatti, la legge 426 ha previsto, dopo una lunga battaglia per far inserire anche i siti sardi, lo stanziamento di 750 milioni di euro, di cui circa 35 milioni sono stati già trasferiti, per il loro risanamento. Però nel caso di cambio di destinazione dei siti la legge 426 (art. 1 comma 7) dice che i fondi devono essere restituiti. Quindi, si rischia di restituire 750 milioni di euro e di incassarne circa 30 milioni. Inoltre, per l'on. Diana, un altro punto da chiarire è se si voglia dare i siti "in concessione" o in cessione". La delibera è chiara, parla di cessione. Ma allora, perché il presidente Soru continua a parlare di "concessione"? Il primo firmatario della mozione ha invitato la maggioranza a prendere tempo e a riflettere: come si può, infatti, prevedere che la Sardegna debba bonificare i terreni e spendere 750 milioni di euro e incassarne appena 31 milioni? Per l'on. Calledda (DS) bisogna fare una sforzo per dare a quei territorio opportunità diverse dal passato. Il consigliere diessino ha detto che la gente della zona non è più disposta ad aspettare, vuole prospettive certe di rilancio. Le amministrazioni locali devono certamente avere una funzione e un ruolo, ma sarebbe un errore che un comune si sostituisse agli imprenditori. Gli esempi del passato fanno capire che non è questa la strada da percorrere. Quindi, questi siti minerari devono essere gestiti da persone che siano capaci di creare nuova economia. Calledda ha poi invitato i colleghi del Consiglio a informarlo se ci siano elementi di speculazione di cui non è a conoscenza. Ma senza notizie certe non si può bloccare una delibera che può essere una svolta per il territorio. Per l'on. Oscar Cherchi (Uds) il bando di vendita è caratterizzato dalla poca chiarezza. Inoltre, il comportamento del presidente Soru è contraddittorio: il presidente della Regione dice che vuole dare "in concessione" i siti e poi nel bando si parla di "acquirenti". Il consigliere dell'Uds, inoltre, ha il timore che incomba una speculazione immobiliare, tesi avvalorata dal fatto che le quattro offerte presentate sono solo di imprenditori che operano nel settore edilizio. L'on. Oscar Cherchi ha detto di essere convinto della necessità di valorizzare quelle aree, ma la delibera ha il sapore amaro di un "affare" che ai sardi non porterà nulla. Quindi, si tratta ancora una volta di decisioni arbitrarie (soprattutto quella che esclude il parco geominerario) e di atteggiamenti antidemocratici. I lavori del Consiglio proseguono (R.R.)

Siti minerari, forti critiche dall'opposizione alla Giunta = Per l'assessore Sanna irresponsabile lasciare che il degrado aumenti.

A favore della iniziativa della Giunta per dare futuro ai territori degradati delle zone minerarie è intervenuto Francesco Sanna (Margherita) per il quale la giunta deve dialogare, "ma anche procedere con speditezza nella strada intrapresa". D'altronde, ha ricordato il rappresentante della maggioranza lo stesso Centrodestra con una mozione aveva sottolineato l'esigenza che si procedesse con un bando di evidenza pubblica, cosa che sta avvenendo oggi. "La Sardegna non è in svendita -ha aggiunto- Ciò sarebbe potuto avvenire col sistema delle cartolarizzazioni", secondo il modello del Governo nazionale di Centrodestra. Quanto al dilemma pubblico/privato, Sanna ha ricordato che per molto tempo le miniere sono state private, almeno fino agli anni '90. "E poi la proprietà pubblica non è per definizione migliore del privato".
Anche il capogruppo Ds, Sito Marrocu, ha sottolineato positivamente l'iniziativa dell'Esecutivo. Ricordando la legge 33 sui siti minerari, "Ci furono dibattiti e forti contrasti -ha detto- ma vorrei chiedere all'ex presidente Pili: che cosa è avvenuto dal 2000 al 2004? Dov'è finita la battaglia per trasferire quei beni minerari ai comuni? Quali bonifiche sono state fatte? Quale valorizzazione del territorio?". "Si vada avanti col bando internazionale, si trasferiscano ai comuni i beni recuperati, si dia un futuro di sviluppo a quelle aree".
Fortemente critico contro la Giunta, Mauro Pili (Fi), per il quale sul piano sostanziale "gli atti che la giunta sta compiendo sono la più grave e potenziale speculazione che si possa compiere sulla testa dei sardi". Pili ha criticato la possibilità a suo giudizio presente nel bando riguardo l'ampliamento delle volumetrie che gli investitori privati potrebbero attuare; ed ha detto che "Non c'è niente che sia realmente proiettato verso lo sviluppo, anche perchè senza risanamento non si può fare niente". A questo riguardo ha sottolineato come le stime del risanamento ammonterebbero a 350 miliardi di lire "di cui si farà carico la Regione". "La mia giunta -ha infine affermato- ha sempre trasferito ai comuni tutti i beni che questi hanno richiesto".
Anche Roberto Capelli (Udc) non ha risparmiato critiche e perplessità. Circa il ruolo dei privati nella valorizzazione di risorse pubbliche si deve essere d'accordo, ha in sostanza sostenuto ("Chi ha capacità e competenze deve sfruttare le proprie conoscenze per creare sviluppo"), ma si deve stare dentro le regole. E le regole, ha ricordato, ci dicono che la "Legge 33 non concede la vendita di questi beni ai privati", per non parlare dei limiti temporali imposti ai comuni, invocati dal bando internazionale della Giunta. Grave perplessità, ha sottolineato Capelli, anche per quanto riguarda la coerenza degli interventi con il Piano paesaggistico.
A tutti gli interventi ha quindi replicato l'assessore all'Urbanistica, Gianvalerio Sanna. "E' moralmente inaccettabile - ha esordito - continuare con le infinite discussioni di fronte al degrado ambientale di quelle zone". Sanna ha rigettato le critiche di Pili ("La sua giunta non ha fatto niente contro i responsabili del disastro ambientale"), ed ha ricordato che un calcolo ottimistico per il risanamento prevede un costo di 1 milione di euro e tempi lunghissimi ("mezzo secolo"). Intanto il degrado aumenta e così l'inquinamento con gravi rischi per la salute pubblica: "è irresponsabile allora non tentare adeguate soluzioni e quindi adeguate decisioni". Ricordando che non sarà intaccato alcun ambito che abbia una valenza di archeologia industriale, ha ricordato come la gara vera e propria non si concluder con una assegnazione automatica. "In passato si è promesso invano ed illuso intere popolazioni".
Il dibattito continua con la controreplica dei presentatori la mozione. (L.P. )

L'on. Maninchedda attacca la Giunta sulle autorizzazioni al villaggio alberghiero Muntoni a Santa Teresa senza procedure di Via = Marco Meloni (Margherita) sostituisce il dimissionario Paolo Fadda.

L'on. Marco Meloni subentra in Consiglio all'on. Paolo Fadda (dimessosi in seguito all'elezione al Senato della Repubblica). Con una lunga lettera di commiato l'on. Fadda ha optato per Palazzo Madama; saluto commosso, il suo, dopo 22 anni di vita consiliare e una esperienza forte sul piano politico e umano. La Giunta delle elezioni, riunitasi nel corso di una breve interruzione dei lavori, ha accertato che il primo dei non eletti della lista della Margherita è Marco Meloni, che precede Espa e Cozzolino. L'on. Meloni ha prestato giuramento davanti al presidente Spissu ed è entrato nelle funzioni di consigliere.
In precedenza l'on. Mario Diana si era dichiarato insoddisfatto sulla risposta alla mozione sul bando per la cessione dei siti minerari. Due i punti contestati dall'opposizione: uno riguarda l'impegno finanziario della bonifica dei luoghi che la Regione si è addossato nonostante esistano risorse nazionali (legge 426); l'altro il fatto che la Giunta consideri scontata l'adozione del Piano paesaggistico regionale in relazione al bando, mentre il Piano è ancora in Commissione(che dovrà esprimere il parere); la mancata destinazione urbanistica - a meno che la giunta non abbia deciso per suo conto - rischia di aprire "ampi spazi di incremento di valore" che non è possibile oggi valutare. Per l'opposizione c'è un deficit di trasparenza. Dichiarazioni di voto favorevoli alla mozione sono state espresse dagli onorevoli Diana (An), Capelli (Udc), Franco Cuccu (Udc), Pili (FI), Oscar Cherchi (Uds) e La Spisa (FI). Contro è intervenuto l'on. Pisu (Prc). In sostanza c'è timore che dietro un'operazione di grandi dimensioni si possano nascondere interessi speculativi che la giunta dice di voler combattere.

Messa ai voti la mozione è stata infine respinta.

Conclusa la parte straordinaria, si è proseguito in seduta ordinaria. All'ordine del giorno, esperite le formalità conseguenti alle dimissioni dell'on. Fadda, l'interpellanza n. 162 dell'on. Maninchedda e più sul villaggio albergo a cinque stelle della Valle dell'Erica (Santa Teresa di Gallura) che, per una variazione del progetto (venivano ridotti i posti letto, non la cubatura) su richiesta dell'interessato, il signor Muntoni, veniva esentato dalla procedura di Via (impatto ambientale) per decisione del direttore del servizio dell'assessorato Ambiente. Trattandosi di una costruzione di 28 mila metri cubi e novemila metri quadri, e del fatto che è il solo complesso realizzato sul mare dopo i vincoli imposti dalla legge salvacoste, la esenzione dal Via ha creato perplessità negli interroganti.
L'assessore Dessì ha definito quello dell'on. Maninchedda "un abbaglio incredibile" ed ha citato norme e interpretazioni, anche a livello di giurisprudenza, che consentono, la procedura usata; niente Via, insomma, ma "undici durissime prescrizioni" che hanno tutelato l'ambiente.
Durissima la replica dell'on. Manichedda, che ha accusato l'assessore di non aver parlato sul merito del problema ed ha parlato non solo di legge violata, ma di corsie preferenziali accordate a chi promette posti di lavoro. Se tale logica - ha detto, suscitando la reazione dell'assessore, che il consigliere ha fatto zittire con un perentorio "stia al suo posto e non mi interrompa" - venisse applicata per le povertà del Nuorese, non ci sarebbe da ridire, "ma qui si favoriscono i ricchi e si affidano a loro le risorse ambientali". Un brutto precedente, ha concluso Maninchedda, che potrebbe originare spiacevoli conseguenze. (adel)

Canone radiofrequenze antincendio e virosi del pomodoro al centro della mozione (n. 76) Sanjust e dell'interpellanza (n. 175) La Spisa.

I lavori della serata si sono conclusi con la discussione dell'interpellanza n. 175 (La Spisa e più), sugli interventi per la virosi del pomodoro, e con la Mozione n. 76 (Sanjust e più) sul canone annuo per la concessione delle frequenze radio da parte delle strutture antincendio.
Il problema posto dall'interpellanza è stato illustrato dall'on La Spisa che ha sottolineato i disagi economici degli agricoltori per la rigidità degli interventi a loro favore per i danni alle colture. L'assessore Foddis (Agricoltura) ha indicato le procedure rese obbligatorie dalla Comunità europea, spiegando l'impossibilità da parte della Regione ad assumere altre iniziative.
L'on. Sanjust nella sua mozione n. 76, ha denunciato che la Regione sarda è costretta ad un onere annuo di circa 1 milione di euro per il pagamento del canone delle frequenze radio contrariamente a quanto avviene invece per Val D'Aosta e Trentino che sono esentate. L'assessore Tonino Dessì (Ambiente) ha spiegato che tutto nasce da una normativa statale alla quale è stata con legge concessa deroga solo per le due regioni citate, ma che l'assessorato si sta adoperando perché anche la Sardegna ottenga lo stesso trattamento. In un breve dibattito sono intervenuti i consiglieri Mario Diana (An), Nicolò Rassu (Fi), Antonio Biancu (Margherita), Caligaris (Misto Sdi-Sardi Uniti), Marrocu (Ds) e Maninchedda (Fas). Fra i due ultimi consiglieri si è registrato un breve confronto polemico con riferimento alla precedente interpellanza n. 162 (Albergo Valle dell'Erica).
La mozione Sanjust, su cui è parso possibile trovare un consenso delle forze politiche è stata sospesa per valutare l'ipotesi di un Ordine del giorno unitario da votare nella seduta di domani. Il presidente ha quindi dichiarato conclusa la seduta.

I lavori riprenderanno domani 14 luglio alle ore 10.(L.P.)


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