CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 143 antimeridiana del
24 novembre 2005
Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Claudia Lombardo e dell'on. Giacomo Spissu.
In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di:
Mozione n. 48 Diana - F. I. Cuccu-Gallus
sulla chiusura del reparto ostetricia
e ginecologia dell'ospedale di Ghilarza.Con la discussione della mozione "sulla chiusura del reparto di ostetricia e ginecologia di Ghilarza", presentata dagli onorevoli Mario Diana (An), Franco Ignazio Cuccu (Udc) e Domenico Gallus (Fortza Paris), hanno avuto inizio i lavori della seduta antimeridiana del Consiglio.
Quello di Ghilarza - ha detto l'on. Diana (AN) illustrando il documento - è uno dei tanti piccoli ospedali di periferia sui quali pende la spada di Damocle dell'incertezza. La chiusura del reparto ha creato "grande scontento" e mobilitato le popolazioni (numerose le assemblee locali tenute a riguardo). Preoccupa il fatto che si sia arrivati a questa determinazione senza sentire - ha aggiunto Diana - senza sentire la Conferenza d'azienda, che rappresenta il territorio. Nessun dialogo, insomma, con Comuni e Provincia. I figli dei ghilarzesi e delle popolazioni che gravitavano sull'ospedale? Nasceranno a Nuoro, col disappunto di molti, "non per una questione di campanile", ma perché "si taglia un servizio sanitario di primaria importanza, senza dare alcuna certezza.
Ma le ragioni "di questa via crucis" sono scritte nel piano sanitario regionale, quando si parla di "convertire le funzioni degli ospedali minori" in particolare quelli "a bassa densità assistenziale". Non è solo questione di numeri - ha detto l'on. Franco Ignazio Cuccu (UDC) - ma di nuova impostazione della sanità. La storia di ostetricia e ginecologia è anche scritta nella decisione della Giunta di annullare la delibera che definiva quel reparto "struttura complessa". Nel volgere di pochissimi giorni, il manager decideva per la chiusura temporanea. Chi in passato (l'on. Biancu, l'on. Pinna, allora sindaco di Abbasanta) si era opposto alla chiusura "per garantire al cittadino la piena resindenzialità", ora tace. I bambini nascono a Nuoro. "In fondo a Nuoro, ha detto il manager, la gente ci va per comprarsi le scarpe. Può andarci anche per partorire". Una battuta infelice, ha commentato Cuccu, perché lede un diritto essenziale. Quanto ai numeri, non sono alti (614 ricoveri, 188 nascite, 396 interventi chirurgici, 1300 visite ambulatoriali e oltre 1100 ecografie. Dati 2003), ma le zone dell'interno "hanno una densità di popolazione così bassa che non potrebbero mai rendere profittevole la gestione sanitaria".
Un problema, dunque, non solo dell'ospedale di Ghilarza, del quale si dovrà occupare a fondo - ha anticipato l'on. Alessandro Frau (Progetto Sardegna) - il piano sanitario regionale. Problema grave, che, tuttavia, va esaminato con responsabilità. Precisato che la "sospensione dell'attività" del reparto è avvenuta il 1 settembre 2004 con provvedimento "della vecchia dirigenza", perché, a parere del direttore sanitario, esisteva "una condizione di grave pregiudizio per la sicurezza dei pazienti e degli operatori" (non era garantita la continuità assistenziale, oltre le 12 ore diurne previste; il reparto "apriva e chiudeva in base alle ferie del personale", non era garantita l'assistenza neonatologica), Frau ha messo in evidenza un altro dato importante:il 40 per cento dei parti avveniva con taglio cesareo; percentuale molto alta che mal si concilia con l'atto fisiologico di mettere al mondo un figlio. Il problema, dunque, è "garantire a tutti uguali livelli di prestazioni" senza disporre ("sarebbe un lusso dai costi insostenibili") dell'ospedale sotto casa.
Per l'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori) di questi ed altri problemi della salute si parlerà presto con i piani strategici che le aziende dovrebbero presentare entro la fine dell'anno (alcune hanno detto che rispetteranno la scadenza), prima che il piano regionale arrivi in Consiglio. Il compito dell'assessore sarà quello di coordinare i vari piani e di far circolare le informazioni. Quanto al "punto nascita" di Ghilarza, c'è una direttiva nazionale che prevede la "tendenziale" chiusura dei reparti dove non si registrino almeno 500 nascite. Motivo: la minor qualità delle prestazioni che nei piccoli centri inevitabilmente si verifica. Ma quanti "punti nascita" sardi raggiungono questa soglia? Secondo Vargiu, se si fanno i conti, anche Cagliari registrerà qualche sorpresa. Tenere aperto il reparto di Ghilarza, come quello di altri piccoli ospedali (si è parlato del "San Marcellino" di Muravera) è una scelta politica. Lo farà, non lo farà questa Giunta? In ogni caso, se lo farà, non dovrà dare servizi "finti", ma dovrà garantire gli stessi livelli dei reparti che hanno i grandi numeri. Si faranno altri debiti? Ma la Regione deve aprire una vertenza con lo Stato anche sulle quote capitarie, per far quadrare i "conti della salute", tenendo conto del fatto che la dispersione della popolazione, la mancanza di strade facilmente percorribili sono parametri che giustificano i maggiori costi della sanità.
L'on. Mondino Ibba (Misto - Sdi-SU), ricordando che "i numeri spesso fanno la professionalità e il buon nome di un ospedale" e che le aspettative del cittadino, in fatto di salute, devono essere rispettate, ha sostenuto che nessuno dei piccoli ospedali verrà chiuso; l'assistenza, tuttavia, sarà adattata "ai nuovi bisogni". Tutto ciò, ha detto, non esclude "riconversione o adattamento di divisioni, strutture o servizi". Il vero problema è trovare un giusto ed efficace equilibrio tra le esigenze della popolazione e quelle di carattere sanitario, tenendo conto dei cambiamenti, anche in tema di tutela della salute, che si sono verificati a distanza di decenni, quando, per diverse esigenze, i piccoli ospedali furono aperti. Ci sarà lavoro da svolgere per l'assessorato. Nei piani strategici aziendali "possiamo trovare solo parte delle risposte sull'assistenza specialistica"; non è detto che quei piani "saranno complementari e coincidenti"; bisognerà provvedere a "armonizzarli ed integrarli" per un'equa e solidale distribuzione dei servizi.
Se la politica della Giunta è quella di risparmiare, una specie di "ansia da prestazione economica", allora il futuro dei piccoli ospedali - ha detto l'on. Mimmo Licandro (Fi) - è grigio; non solo, ma la forbice della sanità "a due velocità", che condiziona l'assistenza in Sardegna, è destinata ad allargarsi. La difesa del reparto di ostetricia e ginecologia di Ghilarza non è "un atto di opposizione a scelte legittime dell'assessorato", ma non concilia il diritto alla salute con i tagli di bilancio che colpiscono anche altri settori vitali, dal piano straordinario del lavoro alla formazione, rendendo più povera, sotto tutti gli aspetti, quest'isola. La chiusura del reparto, considerate le valide motivazioni sollevate dal territorio, "non risponde a quella politica, equa e solidale, sbandierata dalla Giunta".
E' poi intervenuto l'on. Nicola Rassu (FI), che ha detto che la qualità della salute del cittadino è legata alla qualità della sanità. Per Rassu non si possono chiudere i piccoli ospedali anche per la situazione delle infrastrutture sarde. "gli ospedali periferici non possono chiudere ma non devono essere neanche dequalificati. In caso contrario si toglie ai cittadini dei piccoli centri il diritto alla salute".
Rassu ha auspicato una maggiore attenzione da parte della giunta verso i piccoli ospedali che sono strumenti di garanzia e di solidarietà sociale e che devono essere potenziati e specializzati. Inoltre, per l'esponente di Forza Italia, non è possibile calcolare la sanità su base economica. Almeno il diritto alla salute questa giunta - ha concluso - deve rispettarlo.
L'on. Alberto Sanna (DS) ha ricordato che la sanità oristanese è in una situazione di grande debolezza, i servizi di base sono scadenti, non ci sono stati investimenti, l'ospedale da anni è un cantiere, non ci sono servizi di eccellenza e c'è un grande disequilibrio tra sanità privata e pubblica. "Non c'è altra realtà in Sardegna dove la medicina privata prevalga in modo così marcato su quella pubblica. Non voglio demonizzare la medicina privata ma credo che tra il pubblico e il privato ci debba essere concorrenza per dare migliori servizi ai cittadini". Inoltre, l'on. Sanna ha detto che le risorse attribuite alla Asl di Oristano sono le più basse di tutta la Sardegna. Quindi, da un lato non si mettono risorse, dall'altra si pagano le altre Asl per i servizi che sono prestati ai cittadini costretti ad emigrare per curarsi. Il presidente della commissione Agricoltura, inoltre, ha lamentato una scarsa concertazione nella predisposizione del piano sanitario regionale e ha chiesto, prima di chiudere il reparto di ostetricia e di ginecologia di Ghilarza, di riesaminare tutta la questione della sanità nella provincia di Oristano.
L'on. Attilio Dedoni (I Riformatori) ha ribadito che le zone interne devono essere tutelate anche in materia di politica sanitaria perché tutti i cittadini hanno il diritto di poter esercitare il diritto alla salute. Dedoni ha auspicato un ordine del giorno unitario che, all'interno del piano sanitario regionale, dia spazio alle piccole strutture.
L'on. Giorgio Oppi (UDC) ha detto di essere meravigliato dalla presenza in Aula di "camaleonti" e ha espresso preoccupazione per la situazione che si sta creando nella sanità isolana: "questi piccoli ospedali che un tempo volevate tenere in vita a tutti i costi - ha detto rivolto alla maggioranza - ora non li volete più. Quindi, avete cambiato politica. La mia preoccupazione è che i medici in eccesso andranno in mobilità e che non ha più ragione di esistere nella Finanziaria la voce "scuole di specializzazione" .
Rivolto all'assessore Dirindin, l'on. Oppi, l'ha invitata a non circondarsi di consiglieri "fraudolenti" e di ascoltare anche l'opposizione, che è disponibile a dare ottimi suggerimenti.
E' poi intervenuto l'assessore regionale alla Sanità Dirindin che ha dichiarato che la Giunta ha sempre agito con coerenza e che per il reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Ghilarza non si tratta di una chiusura ma solo di una sospensione di attività per rispondere all'obiettivo specifico della sicurezza della madre e del bambino.
L'assessore regionale della Sanità ha ricordato che in Sardegna ci sono 24 punti nascita di cui 4 strutture di terzo livello (due a Cagliari, una a Nuoro e una a Sassari) dove ci sono 1000 parti l'anno, sei di secondo livello (a Sassari, Olbia, Oristano, San Gavino e due a Cagliari) dove si registrano 800 parti l'anno e 14 di primo livello (con 500 parti l'anno). A Ghilarza ci sono tre parti alla settimana, la maggior parte cesarei. Una struttura del genere, dove ci sono pochissimi parti e, per di più programmati, non garantisce qualità e sicurezza. Intanto, ha assicurato l'assessore, è stato previsto di costituire un gruppo di lavoro all'interno del reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale di Oristano per mettere in rete l'attività del territorio. Il ruolo dell'ospedale di Ghilarza, comunque, sarà di primo piano. Saranno potenziate le urgenze, le chirurgie e saranno potenziati cinque ambulatori specialistici soprattutto per le patologie presenti sul territorio (diabete e urologia). La revisione dei reparti di ostetricia e ginecologia - ha detto ancora l'assessore - è necessaria in quanto la media in Sardegna dei posti letto per 1000 abitanti è dello 0,45 (è il 50% in più della media nazionale).
L'assessore ha concluso ribadendo che non ci sarà la chiusura dei piccoli ospedali, non ci saranno tagli indiscriminati, che i servizi sul territorio resteranno ma dovranno essere di qualità.
L'on. Diana (AN) ha innanzitutto detto che stamattina, il manager della ASL di Oristano ha fatto affiggere nella bacheca dell'ospedale di Ghilarza una disposizione nella quale si "vieta" di fornire dati sull'attività dell'ospedale. "E' un atto intimidatorio - ha detto Diana - impensabile soprattutto in una struttura pubblica". Dopo aver ripercorso la storia del reparto che l'assessore vuole chiudere, l'on. Diana ha detto che la cosa più allarmante è che la giunta sta già applicando il piano sanitario regionale che non è stato ancora approvato dal Consiglio." Questa non è democrazia - ha aggiunto - e sono fortemente contrariato. La politica dissennata che state facendo va verso la chiusura dei piccoli ospedali, ve ne prenderete la responsabilità".
L'on. Stefano Pinna (Progetto Sardegna) ha chiesto di sospendere il voto sulla mozione per cercare un'intesa.
L'on. Mario Diana (AN) ha detto che se la sospensione serviva a trovare un'intesa non aveva niente in contrario
L'on. Giorgio Oppi (UDC) ha ribadito che la sospensione doveva servire a trovare un accordo, in caso contrario era meglio votare
L'on. Siro Marrocu (DS) ha detto che la sospensione era utile solo se c'era la disponibilità a modificare il dispositivo.
I lavori sono stati sospesi per qualche minuto.
Alla ripresa dei lavori, non essendo stato ancora raggiunto un "accordo" sulla mozione, per la sua votazione o per la presentazione di un ordine del giorno "unitario", il Presidente ha sospeso l'esame del documento ed ha "chiamato" all'attenzione dell'Aula il secondo punto all'ordine del giorno dei lavori assembleari.
Esame Testo Unificato n. 3-41-84 -148
Disciplina e organizzazione
del trasporto pubblico in SardegnaUn provvedimento di grande importanza, approvato all'unanimità dalla commissione Trasporti del Consiglio. Il primo caso di attuazione, in Sardegna, del complesso processo di riforma messo in moto dalla legge 15 marzo 1997, n. 59 (la legge Bassanini). Un provvedimento, come ha sottolineato il relatore on. Salvatore Mattana (DS), di grande respiro che porterà alla creazione di un complesso sistema di trasporto interno, alla cui predisposizione saranno chiamati anche i rappresentanti degli organismi locali, favorendo quella integrazione fra comuni e province prevista proprio dalle norme sul decentramento amministrativo, sul federalismo interno, che muove timidamente i primi passi.
Nella predisposizione del piano regionale, che dovrà anche razionalizzare il servizio nel suo complesso (un settore nel quale operano due società pubbliche e una cinquantina di vettori privati, che forniscono, in regime di concessione o di convenzione, un servizio di grande valore sociale), saranno coinvolti "tutti", enti locali, privati, università ed esperti particolarmente qualificati, per modificare, forse completamente, un settore assolutamente strategico. La rete viaria isolana, infatti, non permette trasporti rapidi, collegamenti veloci. Il mezzo pubblico, anche per il notevole lievitare dei costi, comunque, è l'unico che permette collegamenti a prezzi contenuti, svolge, quindi, una funzione sociale essenziale, anche perché, almeno per ora, ha garantito "il diritto alla mobilità" dei cittadini sardi.
Questo provvedimento, discusso a lungo ed approvato all'unanimità, è frutto di un lavoro attento e approfondito, al quale hanno partecipato tutti i componenti la Quarta commissione ed il relatore ha voluto "ringraziare" il presidente della Commissione, i consiglieri della maggioranza e, specialmente, quelli della minoranza per il loro contributo attento, serio, costruttivo.
Il testo all'esame dell'Aula, ha aggiunto Salvatore Mattana, prevede norme in grado di garantire una effettiva "continuità interna", per i passeggeri e le merci, e "coinvolge" le autonomie locali nel processo di gestione delle risorse finanziarie, ma anche nel controllo della completezza e dell'efficienza del servizio fornito.
Un provvedimento moderno, ha aggiunto Mattana, che fissa con chiarezza le competenza della Regione e degli enti locali in un settore complesso e delicato, che prevede un piano regionale aggiornato almeno ogni tre anni ed una serie di piani (provinciali e comunali) che devono esser coordinati tra loro.
La Regione, per rendere più incisivo il comparto, ha istituito l'Agenzia regionale per il trasporto pubblico locale, questo nuovo organismo avrà il compito di colmare il gap tecnico scientifico esistente, ad esempio, nei confronti degli altri sistemi regionali e nazionali e potrà, per questo suo delicato compito, rivolgersi a professionalità e studiosi particolarmente qualificati, da inserire nei propri ruoli.
Ma la nuova normativa rivoluzionerà l'intero comparto: dalla trasformazione dell'ARST (Azienda regionale sarda trasporti) in società per azioni, a prevalente capitale pubblico, ad una diversa regolamentazione dei servizi in concessione.; dalla programmazione complessiva e coordinata dei servizi, ai nuovi rapporti con i diversi operatori, rivedendo i criteri e le norme per le concessioni, gli affidi, i contratti di servizio, le tariffe e le stesse agevolazioni tariffarie.
Insomma, ha sottolineato Salvatore Mattana, si sono elaborate norme di grande importanza, obiettive e generali, che permetteranno di realizzare un sistema di trasporto interno più moderno, efficiente, rispettoso dei diritti e della domanda di "servizio minimo" che giungono dalla intera, complessa, realtà sarda. Particolare attenzione, infine, è stata posta nell'analizzare e prevedere le necessità finanziarie di questo "intervento radicale", così come sono stati approfonditi gli aspetti legati al subentro della Regione nell'amministrazione delle ex ferrovie in concessione, ai rapporti con i dipendenti delle società operanti nel settore.
La Sardegna, ha concluso Salvatore Mattana, arriva forse in ritardo a normare questo settore, rispetto a quanto fatto dalle altre Regioni, ma, facendo tesoro anche delle esperienza degli "altri", ha elaborato un testo che appare moderno ed "adeguato" ad affrontare e risolvere le esigenze della difficile realtà isolana. Il relatore, quindi, ha auspicato un rapido esame ed una tempestiva approvazione del provvedimento in esame.
Conclusa la relazione sul testo unificato sul trasporto locale, il Presidente ha chiuso la seduta, ricordando che i lavori pomeridiani riprenderanno con la votazione sulla mozione n. 46, o su un ordine del giorno, nel caso si "raggiunga l'auspicata unità".
I lavori del Consiglio riprenderanno
questo pomeriggio alle 16.00