CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 23 pomeridiana del 20 ottobre 2004


Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Paolo Fadda.

In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di :


Constatata l'assenza di numerosi consiglieri ed in particolare del primo firmatario della mozione n. 9, primo punto dell'ordine del giorno, il presidente Fadda ha sospeso i lavori per 30 minuti.

Alla ripresa della seduta, il presidente Fadda ha comunicato che il presidente della Giunta ha trasmesso al Consiglio l'elenco delle deliberazioni adottate nella seduta del 12 ottobre.

Discussione Mozione n. 9, sulla mancata
predisposizione del cosiddetto obbligo formativo
ovvero del programma degli interventi finalizzati
al conseguimento di una qualifica professionale
previsto dalla legge 28 marzo 2003 n. 53.

Il primo firmatario l'on. Attilio Dedoni (i Riformatori) nell'illustrare il documento, ha ricordato  l'importanza dell'argomento in discussione ai fini della valorizzazione delle risorse umane del paese, che vuole allinearsi agli altri paesi europei.
Dedoni, dopo avere accennato alle preoccupazioni espresse dalla chiesa sarda e alla risposta formulata dal presidente Soru, ha sottolineato la propria condivisione in merito ai valori di umanità e solidarietà, esprimendo però contrasti rispetto alle conclusioni tratte da Soru.
Si è davanti al tentativo di "criminalizzazione" di un intero settore, ha aggiunto Dedoni, quello della formazione professionale, i cui  accreditamenti sono stati ottenuti a norma della legislazione europea.
Dedoni ha ricordato, quindi, alcuni aspetti della normativa europea, che apre anche agli enti "profit". Perché si copre il deficit della Sanità, si è chiesto Dedoni, senza interrompere i servizi erogati, supplendo alle deficienze dello stato, e non si utilizza il medesimo criterio per la formazione professionale?
Dopo avere fornito cifre sui costi dei posti di lavoro nell'industria e nell'agricoltura, paragonati a quelli della formazione professionale, Dedoni, ha sostenuto il Diritto/Dovere dell'obbligo formativo che deve essere garantito a tutti, ed in particolare alle fasce più deboli della popolazione.
Non si può mettere la scuola pubblica contro quella privata, ha sostenuto Dedoni che, dopo avere espresso la sua solidarietà alla lotta dei precari, ha respinto le proposte di accorpamento e le richieste rivolte ai comuni di farsi carico dei trasporti e delle mense.
La formazione professionale non può fare a meno dell'azione di orientamento, ha aggiunto Dedoni, per il quale è necessaria inoltre una migliore conoscenza della reale situazione scolastica in Sardegna per individuare soluzioni, praticabili alla luce della particolare situazione dell'isola, diversa rispetto alle realtà ipotizzate dal ministro Moratti.
Dedoni ha concluso invitando l'intero Consiglio ad operare per ridare serenità al mondo della scuola in Sardegna.

A parere dell'on. Luciano Uras (PRC), il tema merita la partecipazione attiva del Consiglio per la sua "delicatezza strategica" nello sviluppo complessivo della Regione.
Il primo patrimonio da valorizzare, ha aggiunto Uras, è quello umano: sono i giovani e le giovani della Sardegna hai quali vanno garantiti i diritti ad uno sviluppo corrispondente alle loro aspirazioni. Questo patrimonio è il domani della Sardegna, unitamente ad altri soggetti.
Uras si è poi soffermato sull'attuale stato dell'obbligo formativo che, ha detto, oggi è "uno schiaffo" ai diritti dei cittadini ad avere una cultura più elevata possibile. Ci vogliono i corsi per aiutare l'inserimento nel mondo del lavoro, ma occorre anche un processo di crescita del sapere che si può ottenere solo con la scolarità pubblica diffusa.
Oggi si torna ad una scuola selettiva, a discapito dei poveri, ed i poveri in Sardegna sono tanti, ha detto ancora Uras. Non è tollerabile che i soldi di questa Regione vadano a finanziare un Governo votato ad aumentare i privilegi di pochi contro i diritti di molti. Uras ha sostenuto la necessità di rimpiazzare la formazione professionale, senza più ricorrere "al mercato dei ragazzi", e senza svendere i diritti dei sardi. Su questo punto occorre un particolare attenzione ed azione della Giunta che affronti veramente i punti per lo sviluppo della società, all'interno della quale la formazione ha un ruolo determinante.

L'on. Matteo Sanna (AN) ha sostenuto che la mozione intende tutelare i giovani sardi che, a causa dei tagli operati dalla Giunta, non possono completare il loro processo formativo.
Scuola e formazione professionale devono avere pari dignità, ha proseguito Sanna, e i temi relativi non possono essere affrontati solo alla luce dei calcoli aritmetici.
Dopo avere sottolineato il fato che molti giovani abbandonano lo studio per imparare un mestiere, come sottolineano alcune indagini svolte, recentemente sulla scuola dell'obbligo, Sanna ha fatto notare la discrepanza fra questa realtà e la raffigurazione che invece guida la Giunta regionale nelle sue decisioni relative all'istruzione. Sanna si è poi soffermato sulla situazione degli enti di formazione che operano oggi nella totale incertezza sul loro futuro e su quello dei loro dipendenti.

E' poi intervenuto Ciriaco Davoli (PRC) che ha definito la situazione "confusa" e gli interventi "strumentali e falsi". Il consigliere di Rifondazione Comunista ha chiesto all'Aula se era possibile recuperare il diritto universale allo studio. In questi quattro anni, ha aggiunto, la situazione non è stata chiara. La riforma Moratti vuole raggiungere l'obiettivo di creare due canali di istruzione: la scuola e la formazione. Questi due canali dovrebbero essere  equivalenti e sono presentati come aventi "pari dignità". Per Davoli solo la scuola pubblica conferisce allo studente la possibilità di acquisire un sapere critico che gli permette di scegliere il suo futuro. Molte le critiche alla  mozione presentata dal centrodestra dove, secondo Davoli,  ci sono molte "stupidaggini giuridiche". Il consigliere di Rifondazione ha ricordato che la Sardegna è l'unica regione d'Italia ad avere firmato un protocollo d'intesa che permette ai quattordicenni, senza licenza media, di frequentare la formazione al posto della scuola. "Questo atto del centrodestra è insensato".  La proposta di Davoli per combattere la dispersione scolastica è approntare, con risorse proprie, un piano straordinario di recupero scolastico.

Per Nello Cappai (UDC) affrontare un argomento così importante senza la presenza in Aula del presidente Soru è un controsenso. "E'  necessaria la presenza del capo dell'esecutivo, soprattutto dopo le dichiarazioni in materia rilasciate alla stampa".  Facendo riferimento al programma per cambiare la Sardegna illustrato qualche mese fa dal presidente Soru fa in Aula, dopo il suo insediamento, il questore ha detto che nonostante l'istruzione fosse una delle priorità del suo programma, le azioni poste in essere dalla Giunta vanno in senso contrario. Cappai ha ricordato che la Sardegna è stata la prima regione d'Italia, nell'ottobre del 2000, a dare attuazione all'obbligo formativo previsto dalla Legge Nazionale 44 voluta da Massimo D'Alema. "Quindi, ha detto rivolgendosi al centro sinistra, noi stiamo attuando una vostra proposta". Per Cappai la formazione professionale è importante anche perché è stata scelta da migliaia di ragazzi. "Evidentemente il numero degli iscritti ha preoccupato il presidente Soru che tratta la formazione come se non avesse dignità". La legge Moratti, piaccia o non piaccia, ha concluso Nello Cappai, deve essere rispettata perché è una legge della Repubblica italiana".

L'on. Salvatore Serra (Comunisti italiani- Insieme per la Sardegna) ha detto di condividere il dispositivo della mozione presentata dal centrodestra ma ne ha criticato la premessa e il contenuto.  Il consigliere dei comunisti italiani ha ribadito che l'emergenza che si è creata merita un dibattito ampio e approfondito.  Per risolvere la precaria situazione  è necessario riavviare un percorso per portare i ragazzi a scuola fino a 18 anni. "La scuola deve crescere, ha concluso, nella direzione della scuola pubblica. La formazione deve interagire con la scuola".   

Ha poi preso la parola l'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris), il quale dopo aver rivolto una serie di considerazioni preoccupate sulla dispersione scolastica, ha sottolineato le ragioni per cui vi è un'alta percentuale di iscritti nella formazione professionale. A questo proposito Ladu ha indicato le rilevanti cifre che riguardano l'affluenza ai corsi professionali. Proseguendo ha anche sottolineato che sono molto alte le percentuali di collocamento al lavoro al termine dei corsi, a testimonianza della loro importanza. L'istruzione è un servizio sociale fondamentale, che ha un suo costo, ma che non può essere condizionato da tale circostanza. Ed infatti la formazione professionale ha una funzione sociale importantissima.
C'è poi l'aspetto dei posti di lavoro garantiti agli insegnanti, ha proseguito Ladu; c'è il rischio di un nuovo flusso di emigrazione intellettuale, ha dichiarato. Gli insegnanti della formazione devono avere pari dignità rispetto ai colleghi delle scuole statali. 

"Delicato e tormentato" lo ha definito l'on. Gavino Cassano (I Riformatori): è il problema di migliaia di costretti a casa dall'atteggiamento "poco responsabile" di Stato e Regione e dallo scaricabarile fra le istituzioni, un ministro che parla di "eccesso di iscrizioni" e una Regione che addossa al ministro tutta la responsabilità per i finanziamenti che non arrivano. Risultato: studenti e docenti a spasso, famiglie nel disagio. Non molti i rimedi, considerato che spesso si tratta di famiglie a reddito medio basso e di ragazzi che hanno abbandonato la scuola pubblica. L'obbligo formativo - ha sostenuto Cassano - ha avuto il merito di recuperare molti giovani, non ponendosi in conflitto con la scuola pubblica, ma interpretando le diverse esigenze e le diverse realtà in cui opera. Chi accusa gli enti formativi di aver fatto il porta a porta per reclutare giovani, dice cose inesatte. Semmai il successo della formazione professionale doveva incoraggiare la Regione a valorizzare questo progetto ed a reperire, comunque, le risorse finanziarie necessarie. Ora il tempo sta per scadere; ancora qualche giorno e i ragazzi perderanno l'anno scolastico. C'è perciò bisogno - ha concluso Cassano - di una riflessione finale: meglio cancellare la formazione professionale?

Per l'on. Carlo Sanjust (Forza Italia) qualcuno s'è voluto lavare la coscienza proponendo un assegno di povertà alle famiglie bisognose, in un clima di puro assistenzialismo. "Noi - ha detto - preferiamo dare stimoli ai giovani e ai meno giovani, riconoscendo a pieno titolo il diritto alla formazione nel rispetto delle direttive europee e della Costituzione. L'obbligo formativo sta vivendo una fase sperimentale; non è improbabile che qualche errore sia stato commesso; ma la scelta era giusta e la convenzione fra Regione e scuola ha dimostrato che "eravamo sulla strada giusta". Ora si rischia di cancellare tutto con un colpo di spugna anziché correggere gli errori e migliorare il sistema.

"Non siamo contrari alla scuola pubblica ed apprezziamo anche gli insegnanti che bocciano. Non condividiamo invece l'invito di Pietrella, dirigente scolastico regionale, affinché fiocchino le promozioni e i ragazzi non siano "spinti" all'abbandono. Serve una scuola che boccia - ha detto l'on. Alberto Randazzo (UDC) - e ci deve essere una scuola alternativa; l'una e l'altra hanno il dovere di confrontarsi e collaborare. La formazione professionale ha accolto elementi che la scuola pubblica definiva "di disturbo", ragazzi segnalati dai servizi sociali e dal tribunale dei minori; esponenti di un disagio sociale riconosciuto ed è riuscita a concludere un percorso dando dignità ai ragazzi. Di qui l'invito ad abbandonare la polemica ed evitare le insinuazioni, consapevoli che "posso non essere d'accordo con la Moratti, ma ho il dovere di non ostacolare la legge dello Stato sull'istruzione che conferma la libera scelta dell'indirizzo scolastico".

Il sistema formativo "non è un buco nero e neppure una mangiatoia", ha detto, invece, l'on. Sergio Pisano (I Riformatori). Forse è un sistema malato, ma la pretesa di ucciderlo per provare a curarlo e fuori qualsiasi criterio logico. Anche perché la scuola sarda non va male se vogliamo dare credito all'indagine del ministero della pubblica istruzione: la dispersione è calata, la fiducia nella scuola cresce. Se i risultati sono questi e se gli obiettivi di migliorare ancora sono legittimi, dobbiamo - si è domandato Pisano - fermarci di fronte all'ostacolo finanziario. Reperire 46 milioni  (scaricandone 6 attraverso la legge 42) può rappresentare un ostacolo insuperabile? Un discorso serio - ha aggiunto Pisano - è quello di migliorare il sistema, anziché gettare discredito. Del resto la riforma è in atto; essa è dettata dall'Unione europea, è scritta nei complementi di programma ed è in grado di migliorare gli standard di qualità. "Vigiliamo - ha concluso - per colpire eventuali eccezioni negative".

Anche per l'on. Mauro Pili (FI) il problema finanziario non dovrebbe essere insuperabile, "perché si tratta di investire nelle generazioni future, sostenendo le fasce più deboli". L'atteggiamento della maggioranza che vuole distruggere sistematicamente ciò che è stato fatto da chi c'era prima crea episodi di autolesionismo. Meglio criticare, meglio modificare, "ma tentare di fermare il treno in corsa è pericoloso, non solo per il treno, ma anche per i passeggeri". Ricordato che altre volte maggioranza e opposizione hanno trovato l'accordo (i 400 miliardi di vecchie lire reperiti per mettere a norma le scuole; eppure il bilancio regionale non era particolarmente ricco), Pili ha sostenuto che le tappe da percorrere sono tre: stabilire gli obiettivi; modificare il sistema dove non va; reperire le risorse finanziarie. Fermarsi perché non ci sono soldi è un non senso se si ha a cuore il  destino di migliaia di giovani. Ci sono le condizioni - ha concluso - per un ordine del giorno unitario che: richiami le responsabilità di Stato e Regione; riavvii immediatamente i corsi; trovi le risorse necessarie con un impegno politico bipartisan.

E' quindi intervenuto l'on. Giuseppe Atzeri (Misto - Psd'Az), il quale ha esordito  esprimendo apprezzamento per il tono costruttivo del dibattito. E' la testimonianza che vi è un grande interesse per il problema. Dopo aver approfondito gli aspetti relativi al grave fenomeno della dispersione scolastica, Atzeri ha ricordato come l'unica alternativa  possibile per molti ragazzi, oltre alla formazione professionale è soltanto l'abusivismo nel commercio. Il rappresentante sardista ha anche osservato, in modo critico, come vi sia effettivamente nell'universo degli enti di formazione grande difformità qualitativa. Per questo motivo occorre una analisi seria del settore. Atzeri ha riconosciuto che spesso gli enti della formazione professionale cercano di sottrarre studenti alla scuola statale, e per questo motivo occorre una seria riflessione che porti a un documento unitario nel quale tutte le forze politiche trovino unitariamente un percorso che porti a soluzione i gravi problemi.

Ha poi preso la parola l'on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori). Rievocando le dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta, l'oratore ha preso spunto da esse per riaffermare che oggi si deve appropriatamente parlare, non tanto degli enti di formazione, quanto dei cosiddetti "ultimi" della popolazione scolastica; e cioè i ragazzi, che per le più disparate cause , anche di disagio scolastico, sono costretti ad abbandonare la scuola e che possono trovare sbocco unicamente nel settore della formazione. Di questo il Consiglio deve occuparsi, ha detto Vargiu, e per questo settore occorre mettere in campo la stessa logica usata per la Sanità: non di tagli occorre, infatti, parlare, ma di reperimento di risorse aggiuntive per soddisfare dei servizi sociali fondamentali.
Se poi, come si denuncia da più parti, quello della formazione è diventato un business, allora occorre approfondire e fare le opportune indagini caso per caso. Se gli obbiettivi sono comuni è possibili arrivare a soluzioni condivise.

Per l'on. Francesco Sanna (La Margherita) occorre, preliminarmente, sfatare il luogo comune che la scuola sia sempre qualitativamente migliore della formazione.
Tutti siamo i primi a dover ammettere, ha detto, che la scuola è malata "perché caduta in mano ad un medico incapace", quale sarebbe l'attuale ministro della Pubblica Istruzione.
Non si vuole qui imporre un modello teorico a fronte di un modello inefficiente. Il problema tuttavia è che non si sono fatti quadrare i conti, ha detto Sanna, il quale ha ricordato come la "devolution" che il Governo vuole attuare rischia di aggravare ulteriormente le cose.
Si deve allora ammettere che il modello di obbligo formativo proposto dal Governo è sbagliato, ha proseguito il rappresentante del centrosinistra che ha rievocato le varie riforme scolastiche fortemente innovative dei governi di centrosinistra.
"Non è vero che la mia parte politica si pregiudizialmente contraria alla formazione professionale e all'obbligo formativo", ha detto Sanna, che ha concluso annunciando un ordine del giorno in cui tra l'altro chiede di limitare gli accreditamenti facili. 

Per l'on. Giorgio La Spisa (FI) il pericolo di un blocco della attività formativa è concreto. La sperimentazione pur costosa e con qualche disfunzione, ha dato, in sostanza buoni risultati. Così come nel 2003 furono trovate le risorse ciò può avvenire anche oggi pur con i correttivi necessari e gli ulteriori miglioramenti. Occorre affrontare il problema col massimo realismo, ha detto La Spisa, ricordando come oggi sono cambiati i modelli dell'istruzione che si basano sul diritto/dovere all'istruzione. E l'obbiettivo di fondo è quello di dare alla formazione la stessa dignità dei licei. La Spisa ha poi polemizzato con i rappresentanti dell'estrema sinistra circa le contrapposizioni fra pubblico e privato nella scuola, affermando che "non si può sparare nel mucchio" della formazione privatistica perché pur con zone d'ombra si tratta di un sistema valido.

In sede di replica l'assessore al Lavoro Maddalena Salerno ha ricordato i termini del problema e lo stato del settore scolastico e formativo. Si sta parlando di come garantire il diritto all'istruzione , ha detto, e di chi lo deve garantire.
Il sistema non gode di buona salute, ha proseguito l'assessore Salerno, richiamando i dati negativi che caratterizzano il settore complessivo dell'istruzione. Ciò denota che il sistema sardo non è in grado di competere con gli altri sistemi scolastici, nazionali ed  europei, col rischio di penalizzare fortemente i nostri giovani.
Assicurando che la Giunta sta operando al meglio per dare maggiore efficienza al settore, Salerno ha ricordato le ultime riforme esprimendo contrarietà per l'ultima riforma del ministro Moratti. Ricordando come le riforme attuate dallo Stato devono anche essere finanziate dallo Stato, l'assessore ha ribadito che, invece, questo non è avvenuto perché non sono state attribuite alla Regione le necessarie risorse. La Regione le ha rivendicate perché a fronte del trasferimento di cinque milioni di euro, il fabbisogno reale è di 95 milioni. La Giunta si è attivata per trovare un rimedio, ha sottolineato Salerno, in modo responsabile. "Ci siamo trovati in una situazione complessa e delicata" ha detto l'assessore, caratterizzata oltre che dal problema finanziario anche dalla polverizzazione degli enti e del sistema di accreditamento degli enti. Riconoscendo che, a dispetto del giudizio negativo sulla riforma Moratti, qualche risultato positivo vi è stato; Maddalena Salerno ha tuttavia ricordato le dichiarazioni dello stesso ministro che parla della necessità di ridurre i corsi  e di tagliare gli enti. Ricordando che ciò che la Giunta ha cercato è stato il confronto con gli enti e con i sindacati, l'assessore a precisato che nessuna decisione definitiva è stata assunta ancora proprio perché si intende privilegiare il dialogo. Affermando che occorre però riappropriarsi del metodo della programmazione non soltanto in campo finanziario, l'assessore ha ribadito l'esigenza di lavorare con impegno per migliorare il sistema scolastico della Sardegna.

Questo è stato l'ultimo intervento del dibattito. Accogliendo la richiesta dell'on. Marrocu (DS), il presidente ha, quindi, sospeso la seduta per consentire l'elaborazione di un documento.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha annunciato la presentazione di due ordini del giorno.

Intervenendo per dichiarazione di voto l'on. Pili (FI) ha chiesto sull'ordine del giorno n. 1  la votazione per parti. Precisando che l'ordine del giorno della minoranza è identico, tranne che nella premessa politica, a quello della maggioranza, Pili ha proposto che il primo ordine del giorno sia votato per parti.

Votazione dell'Ordine del giorno n. 1

La Giunta accoglie l'ordine del giorno N° 1 e non accoglie l'ordine del giorno n. 2.

Per dichiarazione di voto è intervento l'on. Capelli (UDC), che ha annunciato il proprio voto contrario alla prima parte dell'ordine del giorno n. 1 e favorevole alla seconda parte.

L'on. Atzeri (Misto - Psd'Az) ha annunciato l'astensione della sua parte politica per la prima parte dell'ordine del giorno n. 1 e il voto favorevole per la parte finale.

L'on. Matteo Sanna (AN) ha annunciato il no alla prima parte e il si alla seconda parte dell'ordine del giorno.

Il capogruppo DS, l'on. Marrocu, ha annunciato il voto favorevole all'intero documento.

L'on. Dedoni (I Riformatori) ha preannunciato il proprio voto favorevole alla seconda parte ed il no alla prima parte dell'ordine del giorno.

Il voto favorevole è stato annunciato dall'on. Uras (PRC).

L'on. Liori (AN) ha annunciato il si alla parte dispositiva e il no alla premessa politica dell'ordine del giorno n. 1.

L'on. Sanjust (FI) ha ribadito il voto ripartito: si alla seconda parte, no alla prima parte dell'ordine del giorno n. 1.

L'on. Cugini (FI) ha annunciato il si all'ordine del giorno.

L'on. Oppi (UDC) ha annunciato che voterà no ai primi cinque capoversi dell'ordine del giorno N°1 e si alla parte restante.

Favorevole alla seconda parte dell'ordine del giorno e contrario alla prima parte, questa è la dichiarazione di voto dell'on. Ladu (Fortza Paris).

L'on. La Spisa (FI) ha ribadito il no alla prima parte dell'orine del giorno ed il si alla seconda.

Analogo giudizio quello espresso dall'on. Cappai (UDC), che ha annunciato il voto contrario alla prima parte e il si alla seconda parte.

L'on. Pisano (I Riformatori) ha annunciato il voto favorevole alla seconda parte dell'ordine del giorno n. 1 e contrario alla prima parte.

Per l'on. Licheri (PRC) l'ordine del giorno n. 1 merita un voto favorevole integrale.

Anche per l'on. Pinna (Progetto Sardegna) l'ordine del giorno n. 1 merita di essere votato favorevolmente in toto.

L'on. Ibba (Misto - SDI - SU) ha annunciato il si all'ordine del giorno n. 1.

E' stata, quindi, messa in votazione col sistema elettronico palese la prima parte dell'ordine del giorno n.1 che è stata approvata.

Anche la seconda parte dello stesso documento è stata approvata, questa volta  all'unanimità.

L'ordine del giorno n. 2 è stato, quindi, dichiarato decaduto in quanto identico all' dispositivo del documento appena approvato.

L'on. Marrocu, intervenendo sull'ordine dei lavori, ha chiesto l'inserimento all'ordine del giorno di una mozione, sulla grave situazione dello zuccherificio di Villasor.

Poiché tutti si sono detti favorevoli la mozione è stata messa in votazione senza discussione ed è stata approvata all'unanimità.

La seduta si è chiusa con la comunicazione della presentazione di una mozione urgente dell'on. Pili e più, sull'urbanistica, che sarà l'unico punto all'ordine del giorno della prossima seduta.


I lavori del Consiglio  proseguiranno
venerdì 22, alle ore 10.00.